east6__San_Pietroburgo_il_mito_passa_all`Astoria
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Da Lenin a Stalin, dai gerarchi nazisti a George W. Bush e al sultano del Brunei. Ritratto non convenzionale di uno degli alberghi più famosi del mondo. Il preferito da Vladimir Putin che qui ha ospitato Tony Blair alla San Pietroburgo: il mito passa dall’Astoria ARTI & MESTIERI di Cristina Giuliano sua prima visita ufficiale in Russia. Diretto da Mirco Zanini, un italiano tanto discreto quanto intraprendente. Che su questo pezzo di storia e sui suoi ospiti eccellenti... n hotel del 1912. Un palazzo storico. Una posizione importante. Il mito di Pietroburgo raccontato da Ettore Lo Gatto passa anche per i corridoi e le stanze dell’Astoria. Quell’edificio rosso che in piazza Sant’Isacco si fa guardare, rubando attenzione alla cattedrale massiccia, dalle colonne gigantesche. E dal peso non indifferente. Se è vero che per sostenerla si dovette abbattere un’intera foresta e porre i tronchi come base. La difficoltà reale è però azzeccare l’ingresso dell’hotel. Quello giusto porta all’appuntamento con il mago italiano della ristorazione in Russia. Quello sbagliato nel casinò a gestione separata, dove chi entra con un impermeabile e un registratore in mano viene guardato quanto meno con sorpresa. Anche da là comunque Mirco Zanini è raggiungibile. Basta una gentile indicazione e dal buio del gioco si passa alla luce accecante di una lunga galleria con vetrate. Fino allo splendore dell’ospitalità di lusso, sopravvissuta a zar e rivoluzioni. Regno incontrastato dell’effimero di gusto. “Sono stati necessari più di sei mesi per insegnarglielo, ma come può notare il risultato valeva la fatica”, afferma Zanini, riferendosi al piacevolissimo tè freddo appena U 50 offerto. Preparato dal barman più sorridente di Russia. In grado di creare un “khalodnij chaj” che è un inno alla bontà del miele e della teina. “Ma venga, non restiamo qua. Facciamo un giro”. Si attraversa la sala dedicata al business lunch e si apre una porta a vetri. Da lì un dedalo di corridoi collega cucine lucenti come specchi. Si cammina a passo svelto per una decina di minuti, tra cameriere che si affrettano e chef che salutano “Dobrij den, sinior Zanini!”. Poi di nuovo una porta e si entra nella hall. “Tre anni fa Tony Blair e Putin si sono incontrati proprio qui. Vede? In questo punto si strinsero la mano”. Come è noto l’amicizia non si rivelò particolarmente salda. Ma “era la prima volta che il premier britannico veniva in Russia con un invito ufficiale. Io ero già manager e mi occupavo della ristorazione. Allora soltanto dell’Astoria. Oggi dell’intera joint stock company”. La società in questione comprende a San Pietroburgo anche l’Angleterre: 5 stelle lusso, 193 camere, sempre nella piazza di Sant’Isacco e membro della World Hotel. Mentre l’Astoria è un 4 stelle plus, 223 camere e parte della Leading Hotels of the World. “Sono due marketing differenti”, ARTI & MESTIERI ma il padrone è sempre Sir Rocco Forte, di origine italiana, “però vive a Londra”. Rampollo di una tra le dinastie più influenti e prestigiose nel mondo del turismo, è figlio del leggendario Lord Charles Forte, nato nel 1908 a Manforte Casalattico (Lazio), poi emigrato in Scozia nel 1913 e fondatore del Walford di Londra. Il manager parla del proprietario come di una figura mitica, a metà strada tra il cavaliere errante e il revisore. “Viene qui ogni tre mesi. Cura molto lo standard. Ottiene sempre quello che vuole”. Compreso lo stesso Astoria, che fu comprato nel 1998, nella sorpresa generale, dalla città di San Pietroburgo. Cinque anni dopo venne celebrato il trecentesimo compleanno della ex capitale fondata da Pietro il Grande. “Giunsero oltre 40 premier: una campagna pubblicitaria a livello mondiale che ha avuto il suo riflesso”. Ma il turismo è ancora tutto da sviluppare. E il problema è proprio la carenza di strutture adatte ad accogliere flussi turistici all’altezza della città, costruita dagli architetti italiani. “Gli hotel sono ancora pochi, è vero” ammette il manager di origini lombarde, che ha sempre sognato di lavorare all’estero, ma con un passato di “studio“ al milanese Principe di Savoia. “Ma esistono gruppi internazionali che stanno investendo: Novotel e Kempinski hanno aperto quest’anno. Sofitel del gruppo Accor vuole entrare. Certo ci sono problemi con i visti e i permessi, ma si tratta di difficoltà che vanno risolte a livello politico. E comunque il mercato è molto interessante”. Zanini si sposta dal centro della hall, e va verso gli ascensori. “Guardi qua”. Sulla parete, due lunghe colonne di placche dorate con i nomi degli ospiti illustri. Si va da George W. Bush al sultano del Brunei, fino alle pop star indigene e internazionali. E ovviamente non manca un nome tra tutti: Vladimir Putin. I suoi gusti in fatto di cibo vengono gelosamente serbati dallo stesso Zanini. “A lui piace molto la cucina russa. Ricordo _Mirco Zanini, direttore dell’Astoria di San Pietroburgo. L’albergo, regno incontrastato dell’effimero di lusso, fa parte della catena controllata da Rocco Forte, figlio del leggendario Lord Charles, fondatore del Walford di Londra. 51 _Tre anni fa Tony Blair, alla sua prima visita ufficiale in Russia, e Vladimir Putin si sono incontrati tra le sale ricche di storia del celebre hotel russo 52 Contrasto_Reuters quando non era ancora Presidente, ma premier: una mattina telefonò alle 10. Dopo tre ore arrivarono in 15 persone”. Li aspettava una tavolata alla russa. Ovvero: “tutte le pietanze sul tavolo; i commensali non vengono serviti, ma possono scegliere tra piatti di carne e pesce affumicati, insalate, pirozhki (raviolotti cotti al forno), frutta e altri elementi” che richiamano il concetto dell’abbondanza. Da abbinare “vodka e cognac. Ma anche succhi di mirtilli o more”. Quanto alla passione del leader del Cremlino per la birra (confessata nell’autobiografia – intervista Ot Pervova Litsa - In Prima Persona), Zanini resta sul vago: “Non ho informazioni per confermare. Però penso di sì, perché in genere la birra si accompagna bene con la cucina russa”. Fra le targhette degli ospiti il nome di Berlusconi non compare. “Non ha mai alloggiato qua. Ma abbiamo ospitato due volte George W. Bush. Vuole vedere la suite?” Ultimo piano. La porta bianca si apre su un ingresso che fa angolo e si affaccia su due camere da letto. I locali non sono particolarmente ampi, ma la vista è mozzafiato. Il colore dominante è il bianco panna. “Le visite del Presidente Usa prevedono la chiusura dell’intera zona e un sistema di sicurezza molto stretto. In genere ha appuntamenti per tutta la giornata: non pranza qua. Arriva ed esce, arriva ed esce”. Prima di lui, dall’Astoria sono passati Lenin e Stalin. E vi avrebbero brindato anche i gerarchi nazisti se fossero riusciti a entrare a Leningrado, come si chiamava allora. “Ci sono i documenti ancora in archivio: avevano già scelto e prenotato la sala. Vuole dare un’occhiata?” Il salone si trova al pian terreno e mantiene ancora lo stile dei primi anni ‘40. L’ingresso sembra più alto rispetto al pavimento. Tutt’intorno specchi e grandi tavoli rotondi. La dominante è gialla. L’effetto inevitabile è un misto tra flashback e incubo che si interrompe quando la porta si richiude. Due passi e si è di nuovo nella hall. L’uscita dà sulla San Pietroburgo di oggi. Prossima Olycom SAN PIETROBURGO: IL MITO PASSA DALL’ASTORIA Contrasto_Corbis ARTI & MESTIERI I numeri dell’Astoria ■ Un business da 35 milioni di dollari l’anno: questa è la stima degli esperti sull’hotel Astoria di San Pietroburgo. ■ Angleterre e Astoria, strutture attigue, sotto un’unica joint stock company hanno un’alta occupazione: 78% il primo, 70% il secondo. fermata del G8. “Per allora nessun problema di sicurezza. Qui il discorso è diverso rispetto al Belgio o all’Italia. Anche i no global avranno bisogno di un visto per entrare. Quindi le persone saranno schedate sicuramente. E sicuramente la città verrà chiusa come per il compleanno nel 2003”. E il dopo Putin? “Perché c’è un dopo Putin? È molto difficile fare previsioni, ma è interesse di tutti che resti un sistema stabile”. ■ La clientela si divide in: 40% di europei, 20% americani, 20% russi; il resto viene da Paesi asiatici. ■ Attualmente conta 700 dipendenti: 1,5 per camera, con un peso del 14% sul budget della compagnia. Ma secondo i progetti si vorrebbero ingrandire le suite riducendo il numero di stanze. 53