Gli affamati

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Gli affamati
Gli affamati
Di Maria de Lourdes Jesus
Riassunto di Mare Caela
Jorge Canifa, come vuole essere chiamato, è un giovane capoverdiano che vive tra Italia e Capo Verde. I suoi scritti
risentono infatti della sua appartenenza ad entrambi i Paesi. Ha conseguito una laurea in letteratura presso l’Università
La Sapienza di Roma. I suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste "Il giornale di Peter Pan", "Cafè" e nelle antologie
Memoria in valigia (Fara Editore, 1997), Capoverde: Nove Isole e un Racconto Disabitato (Edizioni Le Lettere, 2000),
Libera o liberata (Il Leccio Editore 2002), Italiani per vocazione (Cadmos Editore, 2005) e Lo Sguardo dell'Altro
(Mangrovie Edizioni, 2008). Ha pubblicato, nel 2005, Racconti in altalena (Edizioni dell'Arco), nel 2009 per la Fuoco
Edizioni Il Bacio della Sfnge e nel 2011 Claridade: la coscienza illuminata di Capo Verde. Esce nell'agosto del 2012 la
sua prima raccolta di poesie con la casa editrice Freccia d'oro: Kronos'90: poesie in bianco, nero e grigio. Nel 2004
insieme ad altri capoverdiani fonda l'associazione Tabanka. Nel 2006 insieme al gruppo teatrale da lui fondato,
denominato RAIZ LONGE, porta in scena alcuni spettacoli tra cui Gli affamati. Dal 2005 collabora con il gruppo dei poeti
Apollo 11.
Con Gli afamati l'autore Jorge Canifa torna a ripercorrere un periodo storico tragico per le isole di Capo Verde. I dati su
questa tragedia sono documentati nel libro Capo Verde, una Storia lunga dieci isole riassumibili in questi tre brevi
paragraf: “Da sempre la vita nell'Arcipelago è segnata da ricorrenti periodi di siccità, che per quanto brevi, in
un’economia dal fragile equilibrio, sono sufcienti a provocare carestie e stragi. I periodi di fame e malattie mortali
dovute alla siccità si susseguono nel corso dei secoli e le cifre relative ai decessi sono sempre drammatiche. Nel 1800 si
è vista morire la metà della popolazione. Tra le più recenti carestie, quella del 1946-1947 ha provocato la morte di circa
30.000 persone, per fame e per malattie. Gli anziani ricordano ancora oggi la gente per le strade che cadeva a terra
senza più forze. I cimiteri non ofrivano più posti per i morti; se ne fecero altri, con grandi fosse comuni. Tutto quello
che si era piantato era stato mangiato prima ancora di essere maturato. Lontano dal mondo, dimenticato da tutti, Capo
Verde moriva”.
La follia degli uomini ha condotto alla Seconda guerra mondiale. La guerra è stata la principale causa di una carestia
che ha generato pazzia nelle menti di quelli che, pur non avendo combattuto, ne hanno subito le conseguenze negative.
Uomini, donne, bambini, vecchi, tutti a ridosso di un porto in attesa di un mercantile americano che forse non giungerà
mai. La mancanza d’acqua fa il resto: non crescono i frutti e la gente, nel tentativo di sopravvivere, devasta anche le
proprietà private alla ricerca anche solo di una patata marcia da mangiare! Nella difesa della proprietà anche l’uomo più
onorevole perde la ragione e cede alla pazzia. Così uno degli anziani in scena, colpito dalla pazzia, inizia la sua
personale battaglia contro quelli che crede demoni e arriva ad uccidere la propria fglia.
Per conoscere meglio il dramma rappresentato in scena da Gli afamati leggiamo l'intervista rilasciata dall’autore, Jorge
Canifa.
Intervista di Maria de Lourdes Jesus all'autore del testo teatrale Gli affamati
Come nasce Gli affamati?
Dall’idea di portare in scena un periodo della storia di Capo Verde di cui non si parla per vergogna, o per quella censura
storica salazariana che continua a vivere nelle menti della maggior parte delle persone. Poi, per essere sinceri, è
sempre difcile parlare delle proprie miserie. Ero cosciente però anche del fatto che i giovani della seconda generazione
dovessero riprendersi ciò che apparteneva ai genitori: la storia non sempre trasmessa. Era un loro diritto. Presi spunto
da due storie: Famintos, di Luis Romano e Le ombre della Luna che avevo scritto qualche anno fa. Il testo fnale cerca
di andare oltre: propone una visione moderna e mondiale del problema "fame". Nel fnale smette di essere un problema
di un Paese e di un’epoca e diventa materiale attuale e senza confni.
Chi sono i personaggi de Gli affamati?
“Gli afamati” è un’opera corale. Non gira intorno ad un unico personaggio, bensì intorno ad un gruppo, ad una massa
che narra insieme la propria storia mentre attende la speranza a ridosso di un porto. Il porto muove le corde dei
personaggi e li sposta ora a destra ora a sinistra, ove cioè si possa sentire odore di cibo. Alcuni, pensando di
intravedere un mercantile pieno di sacchi di farina, si buttano in mare, trovando non la nave, ma la morte; altri narrano
episodi di dissenteria e di morte di bambini; altri di uomini e donne che fniscono per diventare pazzi a causa della
fame. In questi racconti si inseriscono alcuni personaggi chiave: un immigrato italiano che non sa più come consolare
suo fglio; un vecchio maestro e sua moglie che iniziano accusando la Seconda guerra mondiale di quella loro
catastrofca condizione e fniscono per diventare pazzi; una ragazza che crede fno in fondo alla soluzione del problema
ma pagherà poi lei stessa il conto fnale per tutti. In tutto questo, a ridosso della scena, due strane fgure giocano ad
Uril, un gioco africano del "mangiapedine".
Come si sviluppa la trama?
Centinaia di afamati si trovano in un porto da giorni in attesa dell’arrivo di un mercantile. Alcuni di loro raccontano di
come la scarsità di acqua e cibo stia decimando la popolazione. Mentre sono in attesa del mercantile, il più afamato del
gruppo si dirige verso un tavolo apparecchiato con una grande quantità di cibo al quale è seduta una donna. La donna,
che incarna la Fame, invita il giovane, personifcazione invece della Speranza, a sedersi con lei e a mangiare. Il giovane,
nonostante stia morendo di fame, pensa anche agli altri afamati e chiede alla Fame di poter dare a tutti un piccolo
aiuto. Ma la Fame, deridendolo, gli dice che potrà salvare la popolazione intera solo se riuscirà a vincere una partita di
Uril contro di lei. Inizia così la partita tra la Fame e la Speranza.
Intanto le storie di alcuni afamati si intrecciano; un italiano, immigrato a Capo Verde, condivide con gli isolani la triste
storia di questa carestia: recatosi al mare insieme ad altri pescatori, mentre si trova sulla riva, riceve "il segnale" che
non riuscirà a pescare nulla quel giorno. Quindi anche lui, rassegnatosi al suo destino, decide di unirsi agli altri afamati,
sperando nell'arrivo di un mercantile che però continua a tardare.
Ad un tratto appare all’orizzonte il mercantile e tutti quelli che sono ancora in grado di camminare si animano e, anche
calpestando i più deboli, cominciano a tufarsi in mare per poter raggiungere per primi quell'ancora di salvezza che si
dimostrerà alla fne solo un'illusione collettiva.
Nel porto, nel frattempo, si è difusa voce che la casa di un vecchio maestro abbondi di cibo. La fglia del maestro,
Samira, passando dal porto e imboccando poi la via di casa, viene a sua insaputa seguita dalla massa di afamati che
invadono la proprietà del vecchio e fanno razzia di tutto. Il vecchio a quel punto, vedendo la sua proprietà invasa da
quegli uomini accecati dalla fame, preso dal panico, comincia a percuotere la loro capogruppo con tutte le sue forze,
quando si accorge che è sua fglia. Ravvedendosi dell'errore, la prende tra le sue braccia senza vita e si dirige verso un
dirupo poco distante, dove troverà la morte. Il fnale della storia mostra il trionfo della Fame sulla Speranza.
Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere con questo spettacolo?
Penso che il messaggio possa essere racchiuso dalla frase fnale che pronuncia la Speranza prima di seguire la Fame:
"Moriranno tutti di fame perché io non ho saputo fare niente per salvarli… Ho perso… Ho perso perché gli uomini hanno
perso… tutti hanno perso! Quelli che potendo sfamare una bocca non lo fanno perché stanno troppo comodi nelle loro
poltrone per occuparsi delle disgrazie altrui! Quelli che potendo sfamare un’innocente creatura non lo fanno perché è
più dignitoso ricoprire d’oro la propria tomba! Quelli che volendo sfamare uno sguardo supplichevole non possono farlo
perché qualcun altro che potrebbe gli ha già tagliato i fondi! Quelli che volendo asciugare le lacrime di tanta soferenza
asciugano con questa anche l’ultima speranza… Com’è strano il mondo: c’è chi vuole non potendo e c’è chi potendo
non vuole… Quanta disgrazia, quanta soferenza, quanto menefreghismo, quanta ignoranza… Siamo qui tutti per un
solo istante, o sbaglio?!?"
Chi sono secondo te gli affamati di oggi?
Gli afamati di oggi? Gli invisibili, quello che i mass-media nascondono ai nostri occhi, esattamente come il fascismo
portoghese nascose gli afamati capoverdiani al mondo, ai suoi tempi.
A chi hai voluto rivolgerti quando hai pensato a quest’opera teatrale?
Ho pensato di rivolgermi ai giovani capoverdiani afnché conoscano la loro storia; ma ho voluto anche fare un richiamo
all’intera umanità, afnché chi abbia occhi per guardare non fnga che tante brutte realtà non esistano o che esistano
soltanto lontano da noi!
Cosa pensi si dovrebbe fare per eliminare la fame nel mondo?
Sensibilizzare le coscienze giovanili, arrivare nelle scuole con programmi che parlino del mondo e dei suoi problemi
alimentari, facendo partecipi i più giovani del loro futuro. Mettere in atto programmi che si basino non sul rendiconto
economico di pochi, ma che coinvolgano equamente tutti i benefciari.
Fonte: www.canifa.blogspot.com