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Professioni, tra libero mercato e riconoscimento pubblico
Presentata alla Camera dei Deputati la ricerca che mette a fuoco i processi di
liberalizzazione in Italia, Francia, Germania e Regno Unito.
È stata presentata alla Camera dei Deputati la ricerca dal titolo “Trasformazioni delle professioni e
regolazione in Europa. Una comparazione dei mutamenti nei sistemi professionali in Francia, Germania,
Italia e Regno Unito”, a cura del sociologo e politologo Paolo Feltrin e del gruppo di ricerca di Tolomeo Studi
& Ricerche. L’incontro, moderato da Susanna Petruni, vicedirettore del Tg1, ha visto la partecipazione del
presidente d Confprofessioni Gaetano Stella, di Francesco Tufarelli, Capo dell'Ufficio di Gabinetto del
ministero degli affari europei, Massimo Baldinato, membro di gabinetto della commissione europea del
vicepresidente Antonio Tajani.
Dalla ricerca di Paolo Feltrin, docente di Scienze politiche nell'Università di Trieste, emerge come negli ultimi
20 anni, in tutta Europa, sia aumentato il numero di professionisti iscritti agli ordini; fenomeno ancora più
marcato per le professioni emergenti, sviluppatesi grazie ad un aumento della domanda dei servizi alla
persona. Parallelamente, si è assistito a un rafforzamento dei processi di liberalizzazione e delle politiche di
deregolamentazione promosse dall’Unione europea, che incontrano diverse “resistenze” in Italia, così come
in Francia, Germania e Regno Unito. Dalla ricerca emergono chiaramente due spinte contrapposte che
fotografano l’evoluzione in atto del sistema professionale in Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Se da
un lato, infatti, le legislazioni nazionali in materia di liberalizzazioni tendono a deregolamentare le attività
professionali; dall’altro lato, la domanda di legittimazione di qualsiasi nuova attività professionale si esprime
attraverso la richiesta di riconoscimento legale attraverso norme statali. Si tratta di un fenomeno controverso
che si affianca alla difficoltà di interpretare le difficoltà che vivono alcune tradizionali professioni liberali e,
allo stesso tempo, l’enorme successo del “modello professionale” tra i nuovi lavoratori della conoscenza, della
comunicazione, del tempo libero, del welfare.
Si apre dunque, tanto a livello nazionale quanto a livello sovranazionale, una sequela di “battaglie di
riconoscimento” che hanno come posta in gioco la legittimazione dei soggetti rappresentativi delle
professioni intellettuali. In nessuno dei quattro Paesi oggetto dell’indagine vi è oggi una chiara indicazione
del senso di marcia futuro, mentre quello a cui si assiste è lo straordinario campo di sperimentazione delle
più svariate iniziative.
La normativa presenta dei limiti all’interno dei quali le diverse organizzazioni nazionali hanno facoltà di
muoversi liberamente, fermo restando il vincolo europeo. Il problema è che ogni sistema-paese non guarda le
altre forme dei sistemi-paese continuando a perseguire un proprio sistema di organizzazione del lavoro
autonomo. Ogni paese è figlio della propria storia e di come ha saputo reagire all'avvento delle nuove
tecnologie. La richiesta di Confprofessioni allora potrebbe essere quella di costruire un modello europeo.
Francesco Tufarelli, Capo dell'Ufficio di Gabinetto del ministero degli affari europei, evidenzia che la fatica di
trovare un modello europeo consiste nel fatto che ciascun sistema-paese ha un modello giuridico a sé stante.
A livello europeo si sta lavorando a un certificato che renda possibile per un professionista esercitare
nell'Unione. Quindi una messa in linea dell'attività regolamentate. Il problema consiste nell’individuare
un'autorità che emetta le certificazioni. Un’altra questione da affrontare sul piano comunitario riguarda la
possibilità di accorpare alcuni ordini professionali.
Massimo Baldinato, membro di gabinetto della commissione europea del vicepresidente Antonio Tajani sottolinea che nel rapporto tra libere professioni ed Europa ciascun paese deve essere presente ed esercitare
la sua pressione perché vengano comprese le proprie specificità. Diffidare, quindi, dai modelli facili che
provengono da altri paesi, ad esempio il Regno Unito, dove le prestazioni di un professionista sono molto più
costose. E qui giunge a proposito l'esempio dell'Inghilterra, un tempo considerata il modello vincente.