Il canto a “tenore” - Scuola Popolare di Musica di Testaccio
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Il canto a “tenore” - Scuola Popolare di Musica di Testaccio
Il canto a “tenore” Origini Le notizie sulle origini del canto a tenore sono molto vaghe per permetterci una datazione precisa: alcune testimonianze, risalenti all'epoca pre-cristiana, accennano a un canto a quattro voci eseguito dai prigionieri di Roma provenienti dalle zone interne dell'isola, e c'è chi fa risalirne la nascita del canto addirittura al periodo nuragico. Si ritiene inoltre che il canto a tenore sia nato come l'imitazione delle voci della natura: su bassu imiterebbe il muggito del bue, sa contra il belato della pecora e sa mesu voche il sibilo del vento, mentre il solista sa voche impersonifica l'uomo stesso, colui che è riuscito a dominare la natura. Questo canto si è tramandato in Sardegna attraverso i secoli: la prima testimonianza è stata ritrovata in una zona nuragica della Barbagia e risale al VII secolo a.C.. Si tratta di un bronzetto che raffigura un cantore con una mano appoggiata sul mento e l’altra sull’orecchio con due dita che piegano la cartilagine, nella tipica postura dei tenores. Composizione Il quartetto che compone Su Tenore è formato da su bassu (il basso), sa contra (il baritono), sa mesu voche (il contralto) e sa voche (la voce solista) che oltre a cantare la poesia deve scandire il ritmo e la tonalità che il coro vero e proprio deve seguire armoniosamente. su bassu, (basso) è la prima voce gutturale del gruppo, il suo suono (molto ingolato), viene emesso per mezzo di una vibrazione continua delle corde vocali. Esso ha il compito di "costruire le fondamenta" della melodia, eseguendo una nota base, monotona alla tonalità precedentemente stabilita dalla voce solista. sa contra, (baritono) è la seconda voce gutturale del gruppo, il suo suono è cupo e sfocato; pur essendo meno "raschiato" del basso, la contra ha un suono più pulito e “metallico” e il compito di “marcare” le modulazioni vocali del solista. sa contra si congiunge al basso su un intervallo di quinta, formando il classico "accordo gutturale", peculiarità in cui consiste la vera e propria differenza del tenore dalle altre forme di espressione polifonica. mesu voche, (contralto) infine funge da "fattore dolcificante" nei confronti del ruvido suono emesso dal duetto basso-contra; la sua melodia vivace ha il compito di completare la polifonia del terzetto, rendendola più viva e soprattutto più varia. La mezza voce, infatti, è l'unico componente del gruppo che modifica di continuo la sua melodia: bassu e contra al contrario, non variano il tono se non quando sa voche (voce) ne imposta una di diversa tonalità. Esecuzione Il brano, solitamente, è una poesia rimata che viene eseguita in varie modalità secondo la metrica impostata: le composizioni endecasillabiche (undici sillabe per verso) si prestano per essere cantate a "sa seria" (canto che prevede un'esecuzione più pacata e malinconica), a "voche ‘e notte" (espressione melodica più corta e leggera) o a “voche ‘e ballu”, testi con scansione sillabica ridotta (sette-otto sillabe per verso) con varianti più ballabili. Terminologia Tenore è un sostantivo a sé stante, che non ha bisogno di aggiunte. Dire "gruppo a tenore" non è corretto in quanto il tenore è già un gruppo con il nome collettivo al singolare. Dire "coro a tenore" non è corretto in quanto il tenore è già una forma di canto corale. L'espressione a tenore deriva dal latino ad tenorem, ovvero in modo continuo e con tono di voce sostenuto. Questo sta a indicare la caratteristica ripetitiva dell'accompagnamento de su tenore. A cura dell’associazione Sos Cantores de Garteddi