Puttilli Matteo, Dansero Egidio

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Puttilli Matteo, Dansero Egidio
XXXI CONFERENZA ITALiANA DI SCIENZE REGIONALI
LO SVILUPPO TURISTICO DI UNA STAZIONE ALPINA EMBLEMATICA:
SESTRIERE.
Egidio Dansero*, Matteo Puttilli*
SOMMARIO
Sullo spartiacque tra le Valli Chisone a est e Susa a ovest, a 2035 m di quota, Sestriere
rappresenta una località turistica invernale archetipica: è una delle prime stazioni integrate
dell’arco alpino completamente dedicate al turismo della neve – anticipando peraltro di
quasi un trentennio l’affermazione di un simile modello –; sorge negli anni Trenta del
secolo scorso laddove prima non vi era nulla se non alpeggi, in un territorio di confine,
vicino alla frontiera con la Francia. La genesi del Sestriere è legata a due peculiarità che la
caratterizzano in modo univoco. La sua fondazione deriva da un progetto di matrice
fordista: quello di allocare al di fuori degli spazi urbani torinesi gli spazi del loisir e del
divertimento invernale, peraltro destinati, in origine, ad una cerchia di fruitori molto
ristretta appartenenti all’élite cittadina. Sestriere nasce quindi come città della neve,
naturale prolungamento in quota della “città dell’industria”, Torino. Allo stesso tempo,
Sestriere è il risultato di un progetto individuale promosso da una famiglia di imprenditori
(gli Agnelli), ed in quanto tale è l’esito di logiche territoriali di soggetti privati che
vedono, nella sua creazione, oltre che l’espressione di un proprio radicamento sul
territorio, anche i vantaggi di un’operazione economica di successo. Per queste due
condizioni di assoluta particolarità il Sestriere diviene oggetto di una territorialità
*
Dipartimento Interateneo Territorio, Politecnico e Università degli Studi di Torino; viale Mattioli 39, 10100,
Torino. Mail: [email protected], [email protected].
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esclusiva: la sua funzione non può non essere quella del loisir, ed il suo legame non può
non essere legato allo sguardo della città. Come sono (se lo sono) cambiate nel tempo
queste due condizioni fondative? Come è cambiata la città della neve? E, soprattutto,
come sono cambiati i suoi rapporti con la città industriale (a sua volta in rapidissima
trasformazione e mutazione)? Se in qualche modo il Sestriere non ha cambiato la propria
funzione (e può essere considerato, sotto un certo aspetto, l’ultimo baluardo della cultura
urbana fordista), certamente sono cambiati i legami con Torino e con altri territori. Il
contributo amb–isce a ricostruire, in una prospettiva transcalare, l’evoluzione del Sestriere
come città della neve, concentrandosi sulle diverse sfide e progetti (a partire da quello
fondativo) in cui la località si è trovata coinvolta, giocando spesso un ruolo di
protagonista (la fondazione, lo slancio internazionale, l’integrazione con il resto del
territorio nella via Lattea, le recenti Olimpiadi) e quali sono state le conseguenze di tali
sfide nella sua storia. Attraversando le diverse fasi del turismo alpino, il Sestriere si è
sganciato da una relazione mono-direzionale con Torino, ed è stato in grado di progettare
in modo più autonomo il proprio sviluppo proiettandosi sul mercato turistico
internazionale – sino a diventare uno dei luoghi turistici di punta di tutto l’arco alpino,
sede di importanti appuntamenti sportivi – e di trovare sinergie con le altre località
circostanti (dando vita, ad esempio, al comprensorio sciistico della via Lattea).
Recentemente, l’occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 ha offerto una nuova
occasione di strutturazione del rapporto con la città: i Giochi, assestatisi su un territorio
bi-cefalo montano e urbano, hanno visto il Sestriere e Torino come le due capitali a capo
delle gare più rilevanti e maggiormente interessate dalle trasformazioni urbanistiche e
territoriali. Oggi, il Sestriere si trova dinnanzi a nuove sfide che richiedono di sviluppare
nuove, complesse, sinergie con la città e con il territorio: la competitività internazionale
con le altre località alpine (marcata peraltro da un periodo di contrazione della domanda
turistica invernale); la gestione di una complessa eredità olimpica, che ha lasciato segni
profondi sul territorio delle valli; le questioni della sostenibilità dello sviluppo e della
diversificazione dell’offerta. Attraverso simili chiavi di lettura, si tratta di vedere come è
evoluto nel tempo il progetto del Sestriere come “città della neve”, e se tale progetto oggi
possa considerarsi (e in che termini) concluso.
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1. Introduzione. La stazione e la crisi.
La crisi (giudicata talvolta irreversibile) della stazione invernale tradizionale è ormai un dato
ampiamente condiviso, anticipato durante gli anni gli anni ’90 (Knafou, 1991; CIPRA, 1998)
e conclamato negli anni più recenti (Tuppen, 2000). Il modello classico di stazione integrata,
dedicata pressocchè esclusivamente al turismo della neve e soltanto marginalmente alla
villeggiatura estiva (Guerin, Gumuchian, 1977) ha mostrato definitivamente il fianco ad una
molteplicità di fenomeni (Tuppen, 2000; Keller et al., 2002; Macchiavelli, 2009): la
contrazione generale del mercato dello sci alpino, l’infittirsi della competitività internazionale
e l’insorgere di nuove destinazioni turistiche altamente competitive, il cambiamento delle
pratiche sportive, il verificarsi di impatti territoriali ed ambientali negativi e le pressioni
esercitate da fenomeni climatici contingenti – il verificarsi di stagioni più o meno favorevoli
per la pratica degli sport invernali – e di lungo periodo – i cambiamenti climatici e
l’innalzamento della quota-neve (Koenig, Abegg, 1997; Elsasser, Burki, 2002). Alcuni di
questi fenomeni non sono certo nuovi, mentre altri (come il cambiamento climatico), pur
essendo più recenti, preoccupano per lo più il mondo scientifico e la riflessione accademica,
mentre la sensibilità degli operatori turistici può essere facilmente rinfrancata da stagioni
favorevoli dal punto di vista dell’intensità delle precipitazioni e della tenuta del manto
nevoso.
Tuttavia, il complesso di tali fattori ha spinto le stazioni alpine ad un necessario ripensamento e ri-posizionamento sui mercati turistici (Derioz, Bachimon, 2009). Certo, ciò
non avviene in misura eguale lungo tutto l’arco alpino, e mentre alcune località (e alcuni
Paesi) sono più avanti nel percorso di transizione verso modelli innovativi, altre località
nicchiano, stimando probabilmente che sia troppo presto per intonare il requiem del modello
tradizionale di stazione.
Alcuni fatti emergono, tuttavia, come incontrovertibili: le stazioni alpine sono oggi investite
da un dibattito sul loro futuro quanto mai attuale e contraddittorio, che spinge le istituzioni
locali ad immaginare nuove strategie di rilancio per il territorio (Flagestad, Hope, 2001;
Bailly, 2002; Boudiéres, Marcelpoil, Gerbaux, 2004; Marcelpoil, Boudiéres, 2006; Arcuset,
2010). Tali strategie possono essere ricondotte a due campi più generali, tra loro
complementari ma che richiedono azioni ed iniziative distinte: da un lato vi sono le riflessioni
sui modelli di gestione della stazione alpina (Gaido, 2002), che possono ispirarsi a modelli più
o meno partecipati di governance e di coinvolgimento delle comunità locali piuttosto che su
forme più gerarchiche di gestione incentrate sul ruolo delle società di gestione degli impianti.
Dall’altro lato, vi è il grande tema dell’incremento della qualità e della differenziazione dei
servizi offerti al turista, con un particolare accento posto alla questione della destagionalizzazione del prodotto turistico (Tuppen, 2000; Macchiavelli, 2009). Collocandosi
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all’interno di questo dibattito e facendo esplicito riferimento al caso studio della stazione
alpina di Sestriere (alta val di Susa), l’obiettivo di questo contributo è duplice.
In prima battuta, si tratta di arricchire il dibattito sull’evoluzione della stazione alpina
attraverso un caso di studio di grande rilevanza quanto poco studiato. Così come, in termini
generali, la letteratura sul tema del futuro della stazione alpina sembra infatti scarseggiare di
esempi empirici e di casi studio locali riferiti alle più importanti località dell’arco alpino,
tanto più stupisce la mancanza di studi (tantomeno in lingua italiana) per una stazione
paradigmatica come Sestriere.
In seconda battuta, si intende avvalorare la specificità di un approccio geografico e territoriale
allo studio della stazione alpina. Tale approccio si fonda sull’analisi delle reti di relazione che
la stazione intrattiene con gli altri territori (con le città e le aree metropolitane, con il sistema
locale, con le reti lunghe internazionali). L’ipotesi sulla quale si fonda questo studio è che le
stazioni alpine siano dotate di un propria territorialità, collocate al centro di molteplici
strutture di relazione, e che la loro evoluzione e futuro siano comprensibili solo se si è in
grado di leggere tali reti di relazione. Queste reti, infatti, possono costituire talvolta un
impedimento e più spesso una risorsa per ripensare i propri modelli di sviluppo e affrontare le
sfide poste dai fattori di cambiamento del turismo di montagna.
2. Sestriere. Una stazione alpina archetipica.
Sestriere incarna l’archetipo della stazione turistica integrata, insediata in alta quota e dedicata
pressocchè esclusivamente al turismo della neve. Ne è l’idealtipo in quanto, nel momento
della sua fondazione, anticipa di circa un trentennio l’affermazione del modello integrato che
Guerin e Gumuchian (1977) descriveranno dettagliatamente nella sua forma e organizzazione
spaziale1. E’ per questo motivo che Sestriere detiene il fascino di un’opera visionaria, che
materializza i caratteri essenziali della stazione alpina (Guerin, Gumuchian, 1977)2. Sestriere
sorge laddove prima non vi era nulla se non malghe e alpeggi, in un territorio di confine con
la Francia, rispecchiando, nell’architettura così come nella funzione, un progetto di natura
fordista: allocare al di fuori degli spazi urbani torinesi gli spazi del loisir e del divertimento
invernale. Sestriere nasce quindi come città della neve, naturale prolungamento in quota della
città dell’industria per eccellenza, Torino. Allo stesso tempo, è il risultato di un progetto
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“La station intégrée est située à haute altitude, au niveau des alpages (…) de manière à posséder un
enneigement sur pendant 4 mois. Ce parti pris initial qui consiste à construire la station (batiments) au pied des
pistes implique que l’on rend aléatoire le fonctionnement de la station en été” (Guerin, Gumuchian, 1977, p.
171).
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Di fronte alla constatazione di tali caratteristiche risulta ancora più sorprendente l’assenza pressoché completa
di studi di carattere storico, socio-economico e geografico sul caso di Sestriere (al di là di alcune raccolte di
testimonianze storiche locali e diversi album fotografici legati alla fondazione del paese). I pochi lavori
scientifici che si occupano di Sestriere, infatti, si limitano all’analisi di alcuni caratteri architettonici di specificità
che Sestriere detiene (su tutti, le due torri progettate da Bottino, esempio della corrente razionalista in
architettura).
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individuale promosso da una famiglia di imprenditori (gli Agnelli, i proprietari della FIAT di
Torino) e in quanto tale è l’esito di logiche territoriali che vedono, nella creazione della
stazione, oltre che l’espressione di un proprio radicamento sul territorio, anche i vantaggi di
un’operazione economica di successo.
Per queste condizioni di assoluta particolarità Sestriere presenta una territorialità originaria di
tipo esclusivo: la sua funzione non può non essere quella del loisir, ed il suo legame non può
non essere con la città per servire la quale è stato progettato. Proprio per queste caratteristiche
originarie ha oggi particolare significato interrogarsi su come Sestriere, nella sua storia quasi
ottuagenaria così come di fronte alle sfide che si pongono per il futuro, sia entrato in relazione
con i mutamenti che hanno interessato il turismo alpino alle diverse scale: da quella
internazionale, all’interno della quale Sestriere ha sempre ambito inserirsi, a quella della
relazione con la città di Torino, anch’essa soggetta a grandi trasformazioni in particolare
durante gli ultimi decenni, sino ad arrivare alla scala locale, quella dei rapporti con i comuni e
le stazioni invernali sorte nelle vallate circostanti a Sestriere.
Batzing (2007) ha proposto un’efficace sistematizzazione delle diverse fasi di sviluppo del
turismo alpino in sei periodi tra loro distinti: la scoperta (1765-1880), la belle epoque (18801914), la transizione tra le due guerre (sino al 1955), l’epoca d’oro (1955-1985), la
stagnazione (1985-1999) e la fase attuale segnata dall’incremento della competizione
territoriale (2000-oggi). E’ possibile adottare tale schematizzazione per leggere i cambiamenti
che hanno interessato Sestriere nel corso della sua storia, facendo riferimento alle relazioni
intrattenute con la città di Torino, con le valli circostanti e con le reti lunghe internazionali
(Tab. 1). Come sono cambiate le reti di relazione di Sestriere in questi differenti periodi?
Quali le sfide principali che Sestriere ha affrontato nella sua storia in quanto stazione alpina
invernale e quali dovrà presumibilmente affrontare nei prossimi anni?
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Tab. 1. Le diverse fasi di sviluppo di Sestriere nelle relazioni con Torino, con le valli e con le reti lunghe
internazionali.
Fonte: elaborazione a cura degli autori.
2.1. La fondazione e i primi anni (1934-1955).
La fondazione di Sestriere, avvenuta formalmente con la costituzione in Comune nel 19343, si
caratterizza come un’imposizione operata dall’alto nei confronti dei comuni limitrofi preesistenti, ai quali sottrae spazio per potersi insediare. La fondazione segue infatti un unico
criterio funzionale (la finalità turistica) che determina una rottura con gli utilizzi del suolo
tradizionali delle comunità pre-esistenti (stanziate nei comuni di Pragelato e Cesana) dedite ad
attività agro-silvo-pastorali (Pressenda, 2001). Sestriere ha invece necessità di spazio per
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Nel 1914 era stata avviata la costruzione del primo albergo (Possetto), che avevo aperto anche d’inverno nel
1924. Del 1930 è la decisione del Senatore Agnelli di avviare la realizzazione di infrastrutture turistiche al Colle,
con un primo incarico all’Ing. Bonadé-Bottino per la progettazione di impianti funiviari, entrati in esercizio nel
1931, mentre le due torre con gli alberghi “Principi di Piemonte” e “Torre di Sestriéres” verranno ultimati e
inagurati nel 1932 quando viene realizzato anche il campo da golf.
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poter insediare gli alberghi e le strutture ricettive, ma soprattutto necessita di versanti liberi da
vegetazione per localizzarvi le piste da sci e le altre infrastrutture turistiche. Lo stesso comune
di Sestriere viene creato per sottrazione di borgate precedentemente appartenenti ad altri
comuni, ed ora annesse in posizione del tutto periferica rispetto al capoluogo e alle sue
strutture turistiche, create con un atto fortemente simbolico sulla sommità del colle che pone
in collegamento la Val di Susa (e la Francia) e la Val Chisone, in cui non vi sono altro che
pascoli. Un simile collage territoriale (ibidem, 2001) è consentito dalla capacità della
famiglia fondatrice (la famiglia Agnelli) di accedere direttamente ai poteri forti dello Stato e
di risolvere le dispute territoriali che si vengono subito a creare con i comuni limitrofi per la
definizione dei confini e dell’uso del territorio. Se, da un lato, la famiglia Agnelli promuove e
sancisce la nascita del comune, dall’altro lato ne lega di fatto il destino alla città di Torino
nella quale gli stessi Agnelli rappresentavano il potere industriale per eccellenza: Sestriere
rappresenta il prolungamento in quota della città fordista, funzionale ad assolvere alle
funzioni di loisir dei torinesi così come l’industria automobilistica ne occupava le ore
lavorative. La posizione allo spartiacque assume inoltre un valore simbolico “espresso anche
da scelte architettoniche coinvolsero personalità di indiscussa fama, chiamate a progettare un
centro montano d’avanguardia che recasse nei suoi tratti esteriori, attraverso le innovative
linee dell’architettura razionalista, le caratteristiche di modernità e negasse qualsiasi legame
con tradizionale architettura montana” (Pressenda, 2001, p.131)4. Il tutto viene inserito in un
progetto complessivo, ad opera di un unico gruppo decisore che concepisce unitariamente per
la prima volta sci e residenze turistiche, una vera e propria innovazione territoriale rispetto ai
canoni consolidati (De Rossi, 2005).
Al di là della città di Torino, Sestriere non ha relazioni rilevanti con le reti lunghe sovralocali.
Si inserisce in un panorama per certi versi ancora primordiale dello sviluppo turistico alpino,
in cui non sono tanto le stazioni della neve, quanto i villaggi e le stazioni di prima
generazione legate alla pratica dell’alpinismo o del turismo termale (quali Chamonix, Saint
Moritz, ecc.) ad occupare l’immaginario del turismo in alta quota.
2.2. Sestriere nel turismo di massa (1955 – 1985).
Il trentennio che va dalla metà degli anni ’50 alla metà degli anni ’80 rappresenta una fase di
crescita e affermazione turistica di Sestriere nel panorama del turismo alpino invernale. Il
modello della stazione integrata si diffonde sul piano internazionale (Batzing, 2007).
Sestriere è grande protagonista di questo momento di espansione (AAVV, 1993): vengono
realizzate nuove sciovie e aperte nuove piste per la discesa; i collegamenti stradali sia verso la
val di Susa sia verso la val Chisone subiscono importanti migliorie; tour operator
internazionali (come il Club Mediterranee) investono nella stazione, rilevando la gestione
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delle due torri di Sestriere (gli alberghi Torre e Duchi d’Aosta), simboli della località nonchè i
più importanti complessi alberghieri, che rendono disponibili più di 1600 posti letto.
L’affermazione di Sestriere come meta turistica passa anche attraverso l’inclusione (in un
primo momento, dal 1967, in modo saltuario) tra le tappe del circuito della Coppa del Mondo
di Sci Alpino.
Pur non essendoci dati disponibili, tramite interviste a testimoni privilegiati è stato possibile
ricostruire un quadro delle reti di relazioni di Sestriere in questa fase. Lo sviluppo della
stazione rimane fortemente ancorato alle vicende torinesi: sia perché la gestione degli
impianti (che, di fatto, rappresenta il motore dello sviluppo della stazione) proviene dalla
Società Anonima esercizi del Sestriere (dal 1967 denominata Società impianti funiscioviari –
SIF Spa e dal 1984 Sestriere spa), totalmente di proprietà della FIAT e quindi della famiglia
Agnelli; sia perché, nonostante Sestriere si proponga sul piano internazionale, il bacino di
turisti rimane spiccatamente di origine torinese, regionale e, solo in parte, nazionale.
Certamente, la massificazione del turismo invernale nelle vallate del torinese non riguarda
solo Sestriere: altre località, come Sportina (Sauze d’Oulx), Cesana, Claviere, Sansicario e
Bardonecchia vivono un periodo di grande dinamismo e di espansione turistica (ed urbana).
Le relazioni tra tali stazioni e paesi, nondimeno, resta di coesistenza competitiva: ogni
comprensorio sciistico è gestito autonomamente da diverse società funiscioviarie e non vi
sono particolari iniziative in termini di cooperazione territoriale: il mercato è abbastanza
ampio per sorreggere lo sviluppo di tutti.
2.3. Il rilancio internazionale e la scoperta del territorio (1985-1999).
Dalla metà degli anni ’80 si profila un lungo periodo di stagnazione del turismo invernale
legato alla pratica dello sci (Batzing, XXX). Ciò pone le stazioni alpine di fronte alla
necessità di re-inventare il proprio ruolo, nel tentativo di recuperare le posizioni perdute e di
rilanciarsi nei mercati turistici nazionali e internazionali. In controtendenza rispetto a molte
altre località turistiche, per Sestriere questo quindicennio rappresenta un periodo di forte
affermazione sul piano internazionale, nonché un’occasione per ripensare le proprie logiche di
sviluppo partendo dalla costituzione di nuove sinergie e relazioni territoriali. Sestriere non
abbandona la sua vocazione storica connessa al turismo della neve; semmai la rafforza,
attraverso un processo di integrazione territoriale che, tra il 1984 e il 1991 vede la fondazione
del comprensorio sciistico della Via Lattea. Questa è il risultato di un processo di
acquisizione, da parte della Sestriere spa, della gestione degli impianti di tutte le stazioni
vicine a Sestriere, collegandole l’una all’altra in un unico sistema di piste esteso per più di
400 km5. Tuttavia, l’operazione non si esaurisce nel semplice collegamento infrastrutturale tra
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Altri grandi comprensori sciistici dell’arco alpino sono Breuil-Cervinia (380 km di piste), Val d’Isere (300 km),
St. Moritz (350 km), Davos (300 km), Kitzbuehel (168 km), Curmayeur (100 km), Val Tellina (170 km), Asiago
(95 km), Val Gardena (175 km), Tre Valli (100 km).
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comprensori sciistici tra loro prospicienti: attraverso la Via Lattea viene prodotto un nuovo
territorio che si apre all’esterno come un’unica destinazione turistica integrata. Il visitatore
che accede ad una stazione e ne sfrutta i servizi e le offerte è potenzialmente connesso a tutte
le altre. E’ un passo decisivo per il territorio delle alte valli, che si dotano di una propria
marcata identità legata alla neve, di un marketing unitario e di una strategia integrata di
sviluppo. Certo, il comprensorio della Via Lattea rappresenta prevalentemente una iniziativa
di matrice privata, espressione, una volta di più, del legame con Torino e con la famiglia
Agnelli dal punto di vista del governo delle trasformazioni territoriali. Tuttavia, pone le basi
fondamentali per una cooperazione territoriale più ampia, che nel futuro avrebbe assunto un
ruolo di primaria importanza.
Il ruolo assunto dalla Via Lattea in termini turistici traspare dai dati sulle presenze di italiani e
stranieri. Tra il 1991 e il 2001, la Val di Susa6 registra nel complesso un incremento di
presenze pari al 95%, passando da 803.000 presenze per anno a più di 1.560.000.
L’affermazione del comprensorio sul piano internazionale è visibile se si considera che il peso
percentuale dei turisti stranieri sul totale dei turisti, nel 1991, era del 30% mentre nel 2001
supera il 70% (con un incremento del 128%, costante per tutto il periodo). Di contro, il
legame con il resto della regione e con Torino si mostra ancora forte: le presenze piemontesi
sul totale dei turisti italiani in val di Susa si assestano infatti tra il 70% e l’80% (dati
Osservatorio turistico della Regione Piemonte).
Sestriere è senza dubbio la località più rappresentativa del comprensorio: dal 1983 è ormai
appuntamento fisso della coppa del mondo di sci. Nel 1995 ospita i Mondiali di sci alpino,
che gli assegnano una visibilità internazionale e consentono di realizzare importanti
investimenti di natura infrastrutturale.
2.4. Sestriere nelle Olimpiadi invernali di Torino 2006.
Gli anni che vanno dal 2000 al 2006 sono caratterizzati dalla preparazione dei Giochi olimpici
invernali di Torino 2006. Non è questa la sede per approfondire le implicazioni territoriali di
tale evento, che sono state ampiamente discusse in precedenti lavori (Gambino, Mondini,
Peano, 2005; Dansero, Mela, 2006, 2007; Dansero, De Leonardis, Mela, 2007; Bondonio et
al., 2007; Dansero, Puttilli, 2010). I Giochi hanno rappresentato, per tutto l’ampio territorio
coinvolto, un’occasione unica di sviluppo sia sul piano materiale (della riqualificazione
urbana e infrastrutturale, della dotazione di nuovi impianti e di investimenti nella ricettività)
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Gli unici dati disponibili per il periodo precedente al 2000 si riferiscono al territorio della Val di Susa nel suo
complesso. E’ bene segnalare come i comuni appartenenti al comprensorio della via Lattea costituiscano una
parte della Val di Susa che pesa, sul totale delle presenze turistiche, una percentuale intorno al 30% (se si
considerano i comuni di Sestriere, Oulx, Cesana, Sauze e Claviere; la percentuale sale sino a poco meno del 40%
se si considera anche il comune di Bardonecchia, altra località turistica alpina storica del Torinese, che però non
è parte del comprensorio). Il peso relativo dei comuni parte del comprensorio è ancora maggiore, se si pensa che
buona parte dei turisti possono scegliere per soggiornare altri comuni oltre a quelli citati, e spostarsi
quotidianamente sulle piste per la pratica sportiva.
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sia sul piano immateriale (acquisizione di know-how e di competenze gestionali, marketing
territoriale, e così via).
Figura 1. I principali interventi edilizi a Sestriere. La figura illustra, in rosso, i complessi di nuovi edifici
realizzati in occasione dei giochi a Sestriere. In blu, viene indicato il fronte piste.
Fonte: elaborazione a cura degli autori.
Nell’organizzazione dell’evento, Torino e Sestriere hanno rappresentato le due centralità
principali: la prima, per quel che riguarda gli sport del ghiaccio e le cerimonie ufficiali; la
seconda, per quel che riguarda le discipline della neve. Le due polarità hanno lasciato in
secondo piano altre località che pure hanno rivestito un ruolo importante per la riuscita dei
Giochi e che hanno visto importanti investimenti infrastrutturali: Pragelato, Cesana, Pinerolo.
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Figura 2. Il territorio olimpico di Torino 2006. La carta mette in evidenza la concentrazione di discipline,
villaggi e strutture nelle alte valli (con una significativa centralità di Sestriere, sede del villaggio olimpico in
quota più importante) e a Torino.
Fonte: elaborazione a cura del Lartu – Dipartimento Interateneo Territorio.
Nell’ottica di questo lavoro, è importante segnalare come Torino 2006 sancisca un passaggio
importante nelle relazioni tra la città e Sestriere: la stazione si libera, anche se gradualmente,
dall’influenza direttiva della città, dando compimento a quel processo avviatosi con la
costituzione della via Lattea. I comuni delle valli svolgono un ruolo di interfaccia attiva con le
agenzie predisposte all’organizzazione dei Giochi, sia per quanto riguarda i soggetti preposti
alla realizzazione delle opere infrastrutturali (Toroc e Agenzia Torino 2006), sia nei confronti
di quelli con responsabilità più organizzative e gestionali (come la “cabina di regia”, alla
quale partecipano diverse amministrazioni del territorio).
Il bi-polarismo che viene ad instaurarsi trova un riflesso anche nelle due agenzie di
promozione turistica – la prima, “Turismo Torino”, dedicata all’area metropolitana e la
seconda, “Montagnedoc”, alle valli olimpiche –, che dopo i Giochi, all’interno di un ridisegno
e accorpamento delle agenzie di promozione turistica da parte della Regione Piemonte,
verranno inserite in un’unica agenzia per tutta la Provincia di Torino )”Turismo Torino e
Provincia”).
Lo smarcamento di Sestriere da Torino avviene anche attraverso il disimpegno della famiglia
Agnelli dalla Sestriere Spa: nel 2006, la FIAT cede le sue quote che vengono rilevate da una
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cordata di imprenditori locali7: si tratta di un evento dalla grande rilevanza per gli equilibri di
potere del territorio, in quanto il governo di tutti gli impianti della via Lattea, e quindi del
core business dell’economia locale, non dipende più dalle logiche aziendali di una grande
industria, ma da soggetti provenienti dalle valli.
Dal punto di vista delle presenze turistiche, l’ultimo decennio è stato fortemente condizionato
dai Giochi, sia prima che dopo la loro realizzazione.
500.000
450.000
400.000
Presenze turistiche
350.000
Oulx
300.000
Sestriere
Bardonecchia
250.000
Sauze d'Oulx
Claviere
200.000
Cesana Torinese
150.000
100.000
50.000
0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Figura 3. Andamento delle presenze turistiche nei comuni della Via Lattea e a Bardonecchia.
Fonte: elaborazione a cura degli autori da dati Osservatorio sul Turismo della Regione Piemonte.
Tra il 2005 e il 2006 Sestriere registra il picco assoluto delle presenze turistiche, legate in
gran parte all’organizzazione dell’evento olimpico. Una leggera flessione segna il biennio
successivo, comunque ben al di sopra dei dati registrati ad inizio decennio. Sestriere perde, al
contempo, la palma del comune più turistico del comprensorio a favore di Oulx (che non è
dotata di impianti, ma che costituisce snodo importante dai quali è possibile accedere alle
piste da sci della via Lattea).
3.
Le prospettive future: innovare e specializzarsi.
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L’acquisto del pacchetto azionario (oltre 25 milioni di euro) è portato a termine da due aziende: la Publigest
spa, impegnata nel ramo della cartellonistica e dell’affissionistica, attiva in val di Susa,con il 65% delle quote e
la Cba srl, che fa capo ad un albergatore sempre della val di Susa. Il disimpegno della FIAT viene invece
spiegato, da alcuni testimoni privilegiati intervistati che hanno operato nella Sestriere Spa prima del passaggio di
proprietà, come una volontà da parte dell’azienda di concentrarsi esclusivamente sul settore dell’automotive.
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Subito prima dei Giochi di Torino 2006, alcuni studi avevano prospettato diversi scenari di
sviluppo per il territorio olimpico, fondati sulla diversa capacità dei soggetti di entrare in
relazione gli uni con gli altri e di capitalizzare l’eredità (materiale e immateriale) generata
dall’Evento (Dansero, Mela, 2007): da un lato vi erano scenari inerziali fondati su una scarsa
capacità cooperativa da parte degli attori, i quali avrebbero continuato a seguire traiettorie di
sviluppo turistico indipendenti, esponendosi ai rischi derivanti da eccessive specializzazioni;
dall’altro lato, vi erano scenari più maturi, in cui il territorio olimpico avrebbe saputo proporsi
su diversi mercati turistici, variabili tra le grandi eccellenze internazionali a mercati più
piccoli, di rango regionale/locale e fondati su un turismo più dolce, maggiormente orientato
ad integrare attività tra loro diverse come sport, cultura, relax, e così via.
Simili alternative possono oggi porsi anche per Sestriere e per quel territorio (corrispondente
grossomodo al comprensorio della via Lattea) di cui è espressione più compiuta. Quali sono
gli scenari turistici futuri? Quali le strategie per capitalizzare l’eredità olimpica?
Da alcune prime indagini qualitative realizzate sul territorio emergono tre direttrici principali.
La prima è il rafforzamento del legame tra i comuni delle alte vallate olimpiche (val di Susa e
val Chisone), attraverso la costituzione del Consorzio “Sestriere e le montagne olimpiche”. Il
Consorzio si propone come uno strumento di programmazione e promozione turistica comune
che va oltre la semplice integrazione tra le piste da sci della via lattea. Vi fanno parte, ad oggi,
alcune amministrazioni comunali (Sestriere, Sauze di Cesana, Pragelato, con prospettive di
ulteriore ampliamento), la Sestriere Spa e una moltitudine di soggetti privati (albergatori,
scuole di sci, artigiani, e così via) in grado di rappresentare il tessuto socio-economico locale.
La gestione del Consorzio è affidata ad un manager unico, che promuove i pacchetti turistici
di Sestriere e delle alte valli presso i tour operator internazionali.
La seconda è una ridefinizione del prodotto turistico. Pur mantenendo come core business il
turismo invernale legato allo sci da discesa, il Consorzio ambisce ad assegnare al territorio
una più ampia vocazione sportiva, completamente de-stagionalizzata (o meglio, per tutte le
stagioni). Non si tratta più, come avveniva precedentemente, di promuovere iniziative capaci
di attrarre alcuni visitatori anche nei periodi in cui non è possibile sciare o comunque di
mantenere anche nel periodo estivo l’attenzione sul Sestriere come località turistica invernale
(in questo senso erano ad esempio nate iniziative come i meeting di atletica), quanto di
divenire un centro multi-sportivo proiettato su diverse e molteplici nicchie nicchie.
L’ambizione è di proporsi come stazione sportiva integrata d’alta quota, destinata sia alla
pratica agonistica sia al turismo amatoriale, sia in estate sia in inverno. La destagionalizzazione passa anche attraverso la riqualificazione di strutture pre-esistenti: il
campo da calcio, la pista di atletica, il campo da golf e l’adattamento degli impianti di risalita
invernali a pratiche estive (come la mountain bike, lo sci d’erba).
La terza è un rapporto di cooperazione-competizione con la città di Torino. Durante le
Olimpiadi, veniva prospettata e in qualche modo auspicata una maggiore integrazione, dal
13
punto di vista turistico e fuinzionale, tra le risorse culturali dell’area metropolitana torinese e
le vallate alpine piemontesi (una prospettiva riassunta nella formula retorica “Torino città
delle Alpi”). Tuttavia, dopo i Giochi, l’impressione è che tale legame non si sia rinsaldato, ma
che montagna e città abbiano intrapreso percorsi autonomi (o quantomeno scarsamente
collegati). Un segnale è dato dalle critiche, mosse da diversi testimoni privilegiati intervistati,
all’unificazione delle due ATL (Montagne Doc e Turismo Torino) in un’unica agenzia di
promozione (Turismo Torino e Provincia) considerata come eccessivamente sbilanciata nei
confronti della città e penalizzante per i territori di montagna, che avrebbero invece perso una
propria specifica agenzia di promozione turistica. Anche in virtù di questo fatto, alcune
iniziative sorte nelle alte valli mostrano come Sestriere e la via Lattea abbiano intenzione di
presentarsi come polarità forte verso l’esterno, al pari dell’area metropolitana torinese. Tra
queste, da segnalare è la costituzione di un club di prodotto, denominato “Grandi Stazioni
Invernali”, destinato a promuovere sui mercati internazionali il prodotto turistico dello sci e
della neve rappresentato dalle località della via Lattea e da Baronecchia. Si tratta, insieme ad
un consorzio, di un ulteriore passo verso una maggiore autonomia delle valli nel pianificare il
proprio sviluppo turistico e territoriale.
Di grande complessità, invece, rimane il rapporto con le medie e basse vallate alpine: territori
dotati di un patrimonio culturale considerevole ma che non possono puntare su un core
business legato al turismo invernale e agli sport della neve. Sebbene nel recente passato si
siano prospettate alcune iniziative per promuovere una maggiore sinergie tra le alte valli e le
medie valli, le tendenze attuali testimoniano uno scollamento in ragione del quale è possibile
parlare di integrazione territoriale soltanto a livello delle prime.
4.
Conclusioni. Verso un distretto turistico territoriale?
Come ha osservato Gaido (2002), è possibile distinguere tra modelli di governance dei sistemi
turistici puramente privati - corporate, adatti a rispondere in tempi rapidi alle evoluzioni del
mercato, e modelli affidati al ruolo delle collettività locali - community, ispirati ad un più
ampio coinvolgimento di attori pubblici e privati del territorio. Questi ultimi, certamente più
lenti nel rispondere al mercato, detengono talvolta una capacità di comprensione, di
programmazione e di pianificazione in grado di gestire in modo più efficace la complessità
dei mercati turistici contemporanei.
La storia di Sestriere può certamente essere letta come una transizione da un modello di
corporate, in cui la società di gestione degli impianti (la Sestriere Spa) svolgeva un ruolo
predominante, ad un modello improntato alla governance territoriale e all’integrazione tra
diverse categorie di attori. La Sestriere Spa continua a detenere un ruolo di primo piano, ma le
attività di promozione, pianificazione e governo del sistema turistico sono affidate ad altri
soggetti di natura mista, in cui gli attori pubblici e privati dialogano reciprocamente.
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Sarebbe tuttavia riduttivo scegliere solo questa chiave di lettura. La storia di Sestriere è
caratterizzata anche da un’evoluzione complessa delle relazioni territoriali intrattenute con le
altre località delle valli e con la città di Torino. Attraverso tale evoluzione, Sestriere ha potuto
attraversare le diverse fasi del turismo alpino, affrancandosi progressivamente dalla
dipendenza esclusiva da Torino e collocandosi al centro di un sistema territoriale articolato e
differenziato, capace di progettare autonomamente il proprio sviluppo e il proprio futuro. In
altri termini, è possibile sostenere che dalla stazione alpina invernale mono-funzionale si è
transitati, più o meno consapevolmente, verso un modello di distretto turistico territoriale che
costituisce, a livello regionale ma anche macro-regionale (di arco alpino) una polarità molto
forte. E’ un distretto che cerca di pensare al proprio futuro oltre il solo turismo invernale della
neve, spingendo, da un lato, sulla differenziazione territoriale (e cioè sulle diverse offerte che
le località del comprensorio possono offrire) e, dall’altro, su una specializzazione nel ramo
sportivo. La scelta di tale specializzazione è significativa dal momento che si pone in
continuità con una vocazione storica del territorio, ma la rafforza ampliandone le potenzialità
in termini di offerta turistica.
Tra le diverse strade che la stazione invernale può intraprendere in risposta alla crisi del suo
modello di riferimento, Sestriere rappresenta una via di uscita fondata su un approccio che è
possibile definire come relazionale o reticolare: la stazione da sola risulta eccessivamente
esposta alla crisi. Un modello territoriale, in grado di specializzarsi e allo stesso tempo
differenziare l’offerta, dotato di capacità autonome di programmazione-pianificazione,
sembra incarnare un modello capace di rispondere con maggiore efficacia e flessibilità alle
esigenze dei mercati.
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