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marzo 2015
Mondo
Anonymus
e la guerra
cyber
privacy di attori e celebrità americane.
Sempre nel 2014, altre importanti realtà aziendali sono
state vittime di gravi attacchi informatici tra cui Sony,
JPMorgan e eBay. In tutti i casi, il conseguente danno
reputazionale è stato enorme e l’andamento in borsa
ne ha risentito moltissimo.
Il cyber risk è uno dei rischi più temuti dalle aziende
di oggi, ma in Italia è ancora troppo sottovalutato. Il
Caso di Anonymous e del suo recente “attacco digitale” all’Isis evidenzia la vastità e la complessità del
fenomeno.
Secondo l’Allianz Risk Barometer, a livello globale il
cyber risk è considerato uno dei 5 principali rischi
per le imprese. Nel giro di pochi anni, la percezione
internazionale del rischio di attacco informatico è aumentata notevolmente: nel 2013, come conferma la
“Aon Global Risk Management Survey 2013”, il cyber
risk non compariva ancora tra i primi 10 rischi percepiti.
Tuttavia, il nostro Paese continua a rimanere indietro
rispetto alla media internazionale. Le nostre aziende
dimostrano ancora scarsa sensibilità nei confronti
di questo tema: oggi il rischio di attacco informatico
non rientra nemmeno tra i 10 top rischi percepiti dalle
imprese italiane.
Di Recente ha fatto molto discutere il caso di Anonymous e dell’attacco cyber ad alcuni militanti dell’Isis.
Centinaia di account Twitter e Facebook di presunti appartenenti al sedicente stato islamico sono stati chiusi. “Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura”;
queste parole, che suonano come una dichiarazione di
guerra a colpi di attacchi informatici, hanno fatto il giro
del web.
Ma chi si nasconde dietro la sigla Anonymous? È difficile dirlo. Sono numerose le “aggressioni digitali” ai danni
di siti web istituzionali rivendicate dal gruppo e non si
riesce a individuare una strategia comune. E’ opinione
diffusa che si tratti di un gruppo anarchico, un collettivo
di “hactivisti”, in apparenza senza una ideologia dominante. Come rileva Luca Tremolada su IlSole24ore.
com, “Anonymous ha sostenuto l’opposizione siriana,
ha colpito il cartello messicano dei narcotrafficanti, si è
contrapposto agli estremisti algerini e ha sbeffeggiato
Nel 2014 si sono verificati moltissimi casi di “hackeraggio” in tutto il mondo di cui hanno parlato i principali media nazionali e internazionali. A settembre anche
“Hollywood” è stata al centro di un attacco ad iCloud.
Alcuni pirati informatici sono riusciti ad appropriarsi di
numerose foto e video privati, con grandi danni per la
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siderare. Se il timore di diventare il bersaglio di un gruppo strutturato come Anonymous può essere eccessivo,
è comunque consigliabile essere pronti ad affrontare il
cyber risk e le sue eventuali implicazioni. Una di queste
potrebbe essere l’ipotesi di un grave danno reputazionale per un’azienda che ha il suo core business nella
vendita di servizi online.
le malefatte delle corporation”.
Il fenomeno Anonymous è interessante non solo per
l’aura di mistero di questo “collettivo anarchico”, e per
la sua decisione politica di colpire una realtà come l’Isis, ma anche per un’altra considerazione.
Il suo sostegno “militante” a cause di volta in volta diverse avviene su un piano puramente digitale. L’esplicita dichiarazione di guerra del gruppo anarchico
ha il web come campo d’azione e non si spinge oltre attacchi di carattere informatico.
Anonymous non utilizza armi di distruzione di massa,
non è un gruppo terroristico che si serve di esplosioni
e bombe per minacciare o colpire obiettivi fisici e persone. Siamo davanti ad una guerra 2.0: le armi sono
informatiche e l’obiettivo sono beni intangibili. Non è a
rischio la sopravvivenza di persone o luoghi fisici ma
milioni di dati e informazioni digitali, un’architettura su
cui si basano oggi i sistemi più complessi.
La digitalizzazione delle informazioni, l’implementazione di servizi online e la possibilità di archiviare milioni di
dati sensibili su supporti digitali, apre le porte al rischio
di una guerra combattuta a colpi di attacchi informatici,
di cui è difficile prevedere le conseguenze.
Ma il primo passo per affrontare un rischio è esserne
consapevoli. La consapevolezza di un pericolo è il
punto di partenza per affrontare e gestirne il rischio. È
questo il motivo per cui, come ha evidenziato l’Allianz
Risk Barometer, in Italia siamo ancora troppo indietro
I notevoli vantaggi dell’innovazione digitale comportano
quindi anche dei rischi che è opportuno valutare e con-
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