Relazione di restauro

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Relazione di restauro
16.
Manifattura dell’Italia meridionale o atelier lucchese;
manifattura dell’Italia meridionale
Pianeta detta ‘casula di Lanciano’
inizi del XIV secolo (tessuto di fondo); primo decennio
del XV secolo (croce figurata)
tecnica/materiali
lampasso a due trame lanciate in seta
color azzurro e giallo chiaro, broccato
con trame in oro membranaceo;
velluto color rosso chiaro, cremisi,
giallo, viola; lanciati in filato aureo
membranaceo e in seta color verde
chiaro, verde erba, viola, rosa tenue,
giallo, bianco, arancio, grigio,
nocciola; ricami a punto catenella;
fodera in filato di lino
relazione di restauro
Tiziana Benzi
restauro
Tiziana Benzi (Studio restauro
conservazione tessile, Piacenza)
con la direzione di Lucia Arbace
indagini
Isetta Tosini, Tiziana Benzi
dimensioni
alt. 135 cm (recto), alt. 136 cm
(verso), largh. 89 cm (tessuto di fondo);
136,5 × 32,5 (croce figurata)
iscrizioni
sulla croce, ai lati delle figure: «S //
MA/TE/O A//PO/ST/OL», «S // GI/
OV/AN//N[I]/AP/OS», «S // IA/
CO/PO// AP/OS/TO», «S // TU/
NA/SS//O M/AR/TI», «S // CH/AT/
ER//IN/A V/ER», «S // MA/TI/A
A//PO/ST/OL», «S // LU/CH/A V//
AN/GE/LI», «S // AG/HA/TA// VE/
RG/IN», «S // GI/ER/[HE]//MI/A
P/[RO] », «S // +O/S+/+A//OL/AP/--»,
«S // --/IN/AR//++/ST/AV», «S // --/
HE/MA//++/VE/LA»
provenienza
Lanciano (Chieti), chiesa
di San Giovanni Battista,
torre della Candelora (già campanile)
collocazione
Lanciano (Chieti), Museo Diocesano
Stato di conservazione
Lo studio preliminare del manufatto, supportata dalla campagna
fotografica, ha permesso di appurare lo stato conservativo del
paramento sacro (fig. 1). A una
prima osservazione la superficie
della casula risultava interessata da
un’enorme quantità di micro-particellato di deposito accumulatosi
negli anni, la cui presenza determinava un abbassamento dei toni
cromatici e una diffusa tonalità
grigiastra; tramite l’osservazione a
microscopio digitale con ingrandimento 400/800× è stato possibile
visualizzare il livello di penetrazione delle impurità all’interno delle
fibre e il loro grado di accumulo
(fig. 2).
In particolare si sono rilevate due
tipologie di deposito:
1) aree di colorazione brunogrigiastra, frutto di accumuli di
particellato pulverulento di varia
origine localizzato soprattutto in
prossimità di aloni intensi piuttosto circoscritti;
2) aree di colorazione biancastra,
dovute alla presenza di materiali
di aspetto poroso friabile (probabilmente gesso) insieme ad altri
materiali di aspetto ceroso.
Com’è visibile dalla documentazione fotografica, la percentuale
di materiale tessile andata perduta
è di una certa rilevanza, in particolare nell’area frontale, per una
porzione avente misure di 50 × 40
cm ca. Lo studio ha tuttavia permesso di capire che una parte del
materiale avrebbe potuto essere
recuperato dalla distensione e dallo scioglimento dei nodi posticci,
contribuendo in parte alla reintegrazione della zona mancante.
La casula riportava ampie aree
completamente distorte e disallineate: frammenti (toppe) medio
grandi sono stati assemblati non
rispettando il modulo originario,
causando di conseguenza un insieme caotico e fragile dal punto di
vista strutturale. Anche la fodera in
tela di lino si presentava in pessimo
stato di conservazione: non avendo
più alcuna funzione di supporto e
protezione, costituiva un elemento problematico per la distensione
delle fibre, costringendo il tessuto
operato soprastante a seguire le sue
grinze e imborsamenti; era inoltre
caratterizzata da aloni e ampie aree
macchiate, createsi a seguito di
contatto con superfici e ambienti
umidi (figg. 3-4).
Sulla fodera inoltre era stata ancorata la croce in velluto ricamato,
tramite tre tipi di cuciture con materiali diversi.
Stato di conservazione della croce
Anche i materiali costituenti la
croce denunciavano un precario
stato conservativo. Il manufatto
presentava una base in lino sulla
quale erano stati assemblati e ricamati i vari elementi. Prendendo in
esame una formella ‘tipo’ (fig. 5),
si può osservare il ricamo realizzato con lanciati in filato metallico e
seta di differenti colorazioni, ancorati su lino. I frammenti di velluti
riportati, in pessimo stato conservativo, presentano aree prive di
vello, tanto da scoprire la struttura
sottostante in lino, anch’essa usurata e lacunosa; i ricami risultavano fragili, spezzati e a volte perduti
completamente, così come il filato
metallico.
Le indagini effettuate al microscopio hanno mostrato come il particellato sia stato inglobato profondamente, occupando quasi interamente lo spazio interfibrillare.
Fasi preliminari della pulitura
Per permettere una pulitura ottimale della casula è stato necessario
1. Prima del restauro, totale fronte e retro
distaccare fodera, lampasso e croce. L’operazione, particolarmente
delicata, ha evidenziato sia la mancanza di tenuta dei filati di cucitura, sia la casualità con la quale erano stati effettuati i punti di tenuta.
Quindi si è proceduto alla scucitura di tutti i punti (fig. 6): il distacco
della croce ha permesso la distensione del lampasso consentendo il
recupero delle cimose originali; è
stato inoltre possibile individuare
l’inizio di battuta del tessuto, determinando la misura del telaio
utilizzato per la creazione della
stoffa, in 117 cm ca (fig. 7).
Come precedentemente accennato, il lampasso presentava sei toppe che avevano lo scopo di risarcire
piccole, medie e grandi lacune in
modo approssimativo, senza tenere conto né del modulo decorativo
né del drittofilo di trama e ordito,
quindi sollecitando e predisponendo la fibra a ulteriori rotture. Questi frammenti incongrui sono stati
rimossi, studiati e riposizionati in
dritto filo.
Procedendo con la fase della pulitura si sono messe a punto le modalità di esecuzione del processo,
attraverso prove di studio per individuare i parametri migliori.
Micro-aspirazione e pulitura del
lampasso
L’oro membranaceo che costituisce
i clavi della casula si presentava in
2. Prima del restauro, ingrandimento al microscopio delle impurità
3. Prima del restauro, rilievo di aloni e incrostazioni sul fronte e retro
4. Prima del restauro, rilievo di aloni e incrostazioni sulla fodera
5. Durante il restauro, formella ‘tipo’ presa in esame
pessimo stato di conservazione, a
causa di due fattori: opacizzazione
del deposito superficiale, e caduta
parziale dall’anima centrale in lino. Questi aspetti hanno influito
sul caratteristico effetto cangiante,
rendendolo piatto e poco brillante
(fig. 8).
Le osservazioni con il microscopio
ottico hanno confermato l’estrema
fragilità del lampasso e dei velluti della croce: sulla base di questi
risultati si è ritenuto opportuno
eseguire approfondimenti per capire la natura delle polveri presenti
e calibrare i processi successivi di
conservazione. I campioni prelevati sono stati sottoposti ad analisi
scientifiche, condotte da Isetta Tosini, direttore coordinatore del Laboratorio di Biologia dell’Opificio
delle Pietre Dure.
I risultati denotano la presenza di silicati, nitrati e carbonati,
materiali che presumibilmente
provengono sia dall’ambiente di
conservazione (possibili residui di
muratura) sia come prodotto di
degrado delle proteine (nitrati).
Indispensabile l’ulteriore indagine
eseguita sul filato metallico: tramite osservazione dei campioni allo
stereomicroscopio e al microscopio ottico (cfr. documentazione
fotografica delle cross-sections n°
12697, Obb.10x-UV), i ricami sia
della croce che del lampasso sono
costituiti da oro membranaceo.
Dopo aver distaccato tutte le toppe
ancorate in modo disordinato sul
tessuto, si è avviato il processo di
conservazione.
In base ai risultati delle analisi la
prima fase di pulitura è stata condotta per via fisica, operando inizialmente una macro-aspiratura
seguita da una puntuale microaspiratura. Ciò ha permesso la rimozione del materiale eterogeneo
di tipo particellare estraneo all’opera, che associato a inevitabili
cambiamenti termo-igrometrici
dell’ambiente avrebbe favorito e
accellerato il degrado materico del
manufatto.
Successivamente per bilanciare il
grado di igroscopicità delle fibre,
previa tutela del manufatto, si è
6. Durante il restauro, scorporamento dei tre elementi attraverso l’incisione delle cuciture
7. Prima del restauro, individuazione delle cimose originali (verde) e inizio di battuta (rosso)
8. Prima del restauro, osservazione al microscopio
del filato metallico
9. Durante il restauro, riposizionamento del lampasso
10. Durante il restauro, lavaggio della fodera a immersione
11. Durante il restauro, micro-spolveratura sulla croce in velluto
permesso un’azione ad aria a 5 KPa,
e media a 10 KPa, usando un ugello
di 0,4 cm di diametro (fig. 11), ottenendo l’eliminazione delle impurità
depositatesi. La tenue umidificazione ha permesso l’assimilazione delle
molecole di acqua, ammorbidendo
le fibre e incrementando la lucentezza del velluto e dei filati in seta. Al
termine si è proseguito con il restauro, consolidando tutti gli elementi
presenti tramite piccoli punti in
filato di organzino, tinto appositamente, a sostegno di tulle in colorazione pertinente presso le zone da
conservare.
12. Prima del restauro, lampasso dopo lo scorporamento da fodera e croce
realizzata la seconda fase di pulitura: tenendo in considerazione i
risultati delle analisi scientifiche
che sottolineavano la tendenza
dell’oro membranaceo a rigonfiarsi
in ambiente acquoso, si è ritenuto
fondamentale operare la pulitura
mediante rapide azioni di umidificazione e asciugatura, permettendo così il riposizionamento del
lampasso su piano inerte (fig. 9).
Pulitura della fodera in lino
La fodera in lino è stata sottoposta
prima a una macro-aspirazione per
rimuovere il particellato estraneo
superficiale e intrinseco e successivamente a una pulitura in mezzo
acquoso in presenza di tensioattivo
(fig. 10). La fase di pulitura in mezzo acquoso realizzata per immersione del manufatto ha permesso
di allontanare dall’armatura tessile
i materiali solubili e insolubili non
asportati per via fisica e ha consentito una ripresa di morbidezza
delle fibre, soprattutto nelle zone
interessate dalla presenza di aloni
e gore. Terminata l’operazione, si è
effettuato il riposizionamento del
tessile su materiale inerte facendolo asciugare naturalmente.
Croce
Come precedentemente accennato,
gli elementi costitutivi della croce
si presentavano in pessimo stato di
conservazione; si è quindi deciso di
eseguire soltanto un’accurata microaspirazione fronte/retro con successiva umidificazione a ultrasuoni.
Per l’assemblaggio dei frammenti di
velluto erano state eseguite fermature con filati di titolo superiore alla
finezza del vello, che rendevano la
lavorazione grossolana e disordinata. Ove possibile sono stati rimossi,
permettendo di proseguire con la
pulitura. I parametri calcolati hanno
Tintura supporti di sostegno del lampasso
Per andare a risarcire le lacune totali del lampasso, dopo un’accurata
ricerca merceologica e cromatica,
si è individuata la tonalità conforme alle diverse nuance di colore
acquisite dal tessile con il passare del tempo. Quest’ultima fase,
combinata con la progettazione del
riposizionamento delle toppe in
drittofilo per rispettare gli schemi
modulari del tessuto, ha permesso
il restauro tramite una capillare fermatura degli elementi secondo criteri tecnici studiati appositamente
per un’idonea tutela conservativa,
accostata a un ottimo recupero
materico ed estetico del pregiato
tessuto (figg. 12-15).
13. Durante il restauro, posizionamento del supporto totale e studio del reinserimento delle toppe in dritto filo
14. Dopo il restauro, fronte
15. Dopo il restauro, retro