Piano Comunale di Protezione Civile
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Piano Comunale di Protezione Civile
Comune di Sassari Piano Comunale di Protezione Civile A) RELAZIONE INTRODUTTIVA A.1) La struttura del Piano Predisporre un documento che si definisca Piano di Protezione Civile, o Piano di Emergenza, significa rispondere a due domande: • quali sono le ragioni, gli obblighi di legge, le motivazioni, i fattori originari, gli scopi e gli obiettivi, che giustificano e motivano l’iniziativa? • quali sono i metodi e gli strumenti che possono dare risultati concreti all’iniziativa? Le risposte alle domande sono: • l’esistenza sul territorio di pertinenza, di uno stato di rischio al quale è esposto il contesto sociale, economico e territoriale (questo è il Piano Previsionale e di Prevenzione): • l’individuazione delle forze in campo, la loro localizzazione nelle funzioni di competenza, lla definizione delle azioni da compiere, l’affidamento delle azioni agli attori idonei (questo è il Piano di Emergenza). Il Comune di Sassari alla fine degli anni ‘80 adottò un Piano di Protezione civile, che costituisce sicuramente prova sostanziale di una “primordiale “ coscienza di Protezione Civile, ma che oggi necessità di essere adeguato alle evoluzioni 1 normative che hanno dato vita al “sistema protezione civile”; pertanto, il contenuto del presente elaborato, si ispira ai seguenti criteri: 1. applicazione delle leggi nazionali e regionali vigenti in materia; 2. riferimento, nella stesura, allo schema denominato “Metodo Augustus” elaborato dal Dipartimento nazionale della protezione civile. Il Piano è suddiviso sostanzialmente in: • Parte generale: che raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, finalizzate all’elaborazione del quadro dei rischi che possono interessare il Comune; • Lineamenti della pianificazione: che individua gli obiettivi da conseguire per organizzare, al verificarsi dell’evento calamitoso, in tempi ristretti, una risposta coordinata di protezione civile, con l’indicazione delle componenti e strutture operative presenti nel territorio. • Modello di intervento: rappresenta l’organizzazione del sistema di protezione civile e indica le procedure operative per la gestione dell’emergenza. Considerata la mancanza di modelli di pianificazione a livello territoriale più ampio cui ispirarsi ed in considerazione del fatto che è in via di predisposizione ed adozione il Piano di Protezione civile Regionale, la presente edizione, raccoglie ed utilizza prevalentemente dati ed elaborazioni ricavati dai pochi studi e documenti di programmazione esistenti. In una successiva rivisitazione si terrà conto delle linee guida emanate a livello regionale e si completerà ed approfondirà lo studio dei rischi e le modalità operative d’intervento. 2 A.2. La normativa Il nostro Paese è stato colpito nel corso del tempo, con frequenza ciclica, da numerosissime calamità, ma la regolamentazione necessaria per la prevenzione di tali eventi ha origini recenti e solo dopo vicende disastrose vi è stato un tentativo di far nascere e crescere una coscienza di Protezione Civile in Italia. Il primo approccio alla disciplina della materia risale al secolo scorso ed è rappresentato dalla Legge n°. 774 del 13/07/1911 “Norme per la sistemazione idraulico-forestale dei bacini montani, per le altre opere idrauliche e per le bonifiche”; successivamente fu emanata la Legge n°. 473 del 17/04/1925 “Istituzione organi fondamentali di soccorso”, ma è il Regio Decreto n°. 2389 del 09/12/1926 ,“Disposizioni per i servizi di pronto soccorso in caso di disastri tellurici o di altra natura”, che ci fa risalire al primo vero tentativo di creare una sorta di “Protezione Civile”. Con questo atto fu affidato al Ministero dei Lavori Pubblici il coordinamento dell’evento ed in sua assenza ai Prefetti, mentre la tutela della pubblica incolumità venne affidata al Genio Civile con l’obbligo di coordinare il personale di soccorso e disciplinare gli scavi delle macerie. Vennero chiamati a concorrere, a diverso titolo, l’Aeronautica, l’Esercito, il Ministero per le comunicazioni e la Croce Rossa Italiana. Molti sono stati gli eventi calamitosi che hanno colpito la nostra penisola dal 1926 agli anni ’60, ma non vi è stata nessuna attività legislativa sino al 1970, dopo cioè la catastrofe del Vajont (1963), la grande alluvione di Firenze (1966) ed il terremoto del Belice (1968). Solo con la Legge n°. 996 dell’8/12/1970 “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”, la Protezione Civile acquisisce autonomia concettuale. Dal Ministero dei Lavori Pubblici le competenze di coordinamento passarono al Ministero degli Interni. Di conseguenza la struttura di fondamentale importanza per il soccorso divenne il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che aveva 3 gestito fino a quel momento tutte le emergenze quotidiane del paese. Vennero creati i “Centri Assistenziali di Pronto Intervento”, con il compito di assistere, nei territori colpiti da calamità, le popolazioni dalla prima emergenza fino al ritorno di accettabili condizioni di vita. Parallelamente ai Vigili del Fuoco vennero individuati, per la prima volta, organismi di livello locale. In questa legge si iniziò a parlare, anche se in modo embrionale, di volontariato. Negli anni ’70 il nostro paese fu colpito da due fortissimi terremoti che provocarono un grande numero di vittime: 989 in Friuli nell’anno 1976 e 2.734 in Irpinia nell’anno 1980. Solo a distanza di undici anni dalla Legge 996/1970 venne emanato il relativo Regolamento di attuazione il D.P.R. n°. 66 del 06/02/1981. Tra il 1981 ed il 1992 vennero varati molteplici provvedimenti normativi, a diverso titolo collegati alla materia di protezione civile: la Legge 187/82; il DPCM 22/06/82; la Legge 938/82; Legge 547/82 “Impiego di aeromobili militari nell’azione di prevenzione e spegnimento degli incendi”; la Legge 979/82 “Difesa del mare”; la Legge 180/83 “Principio dell’immediata esecutività delle ordinanze emanate dal Ministro del coordinamento della protezione civile”; la Legge 363/84 “Rapporti con le associazioni di volontariato”. Negli anni ‘90, a distanza di ventidue anni dalla Legge 996/70, venne emanata la Legge n°. 225 del 25/02/1992 “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile”, legge che tutt’oggi disciplina la materia e individua le competenze delle strutture componenti la Protezione Civile. La norma sancisce una ripartizione di compiti tra Stato, Regioni ed enti locali ed individua una diversità di ruoli tra questi soggetti per meglio tutelare dai danni o dal pericolo di danni, derivanti da eventi calamitosi, l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente. Il coordinamento delle attività di protezione civile è demandato al Presidente del Consiglio dei Ministri. Inoltre, per la prima volta, viene introdotto il concetto di Servizio di Protezione Civile e individuata una struttura che, preesistente all’evento, svolga le 4 seguenti attività: • previsione; • prevenzione; • soccorso; • superamento dell’emergenza. La novità della legge sta proprio nella introduzione dei primi due punti che dovrebbero consentire di rilevare una vera e propria mappa dei rischi in modo da poter individuare le aree di criticità del nostro paese. Si parla quindi di rischio sismico, idrogeologico, idraulico, meteo, industriale, chimico, sanitario, umanitario, derivante dai trasporti, da incendi boschivi ecc. A ciascuno di questi rischi sarebbe auspicabile che oggi corrispondesse una pianificazione ed una prevenzione in modo tale da poter evitare, ove possibile, l’insorgere dell’emergenza o, in casi inevitabili, consentire una migliore programmazione e coordinamento dei soccorsi. Le attività sopra dette sono affidate, oltre che allo Stato, alle Regioni, e agli enti locali, anche a quei soggetti che costituiscono la struttura operativa nazionale del servizio indicati nell’articolo 11 della citata legge. Viene individuato anche un livello di intervento entro il quale, fedeli al principio della sussidiarietà tra enti, vengono suddivise le tipologie degli eventi. Si parla quindi di eventi di: - tipo a per quelli naturali o connessi con l'attività dell'uomo, che possono essere fronteggiati direttamente con interventi attuati dai singoli Enti ed Amministrazioni competenti in via ordinaria; - tipo b per quelli naturali o connessi con l'attività dell'uomo che, per la loro natura ed estensione, necessitano dell'intervento coordinato di più Enti ed Amministrazioni competenti in via ordinaria; - tipo c per le calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità od estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. La rilevanza, per il superamento dell’emergenza, è nazionale o locale in rapporto alla complessità dell’organizzazione necessaria per svolgere l’attività di soccorso e gli interventi, tenendo conto anche dei seguenti fattori: 5 a) ambito territoriale e popolazione interessata; b) risorse operative, tecniche, scientifiche impiegate; c) entità complessiva dei danni; d) straordinarietà dell’evento. La Legge 225/92 è stata in parte modificata dal D.Lgs 300/1999 e dal D.L. 343/2001, ma relativamente alla ripartizione delle competenze, delle attività, dei compiti e degli ambiti di applicazione le modifiche sostanziali sono state apportate dal D.Lgs 112 del 31/03/1998, emanato a seguito della legge delega n. 59 del 15/03/1997, che ha trasferito sulla base del principio di sussidiarietà molte competenze dallo Stato alle Regioni, Province e Comuni. Con tale provvedimento sono stati individuati, all’art 107, i compiti che, avendo rilievo nazionale, rimangono in seno allo Stato (eventi di tipo C); mentre nell’art.108 vengono individuate le funzioni devolute agli enti locali (eventi di tipo A e B). La Regione Sardegna ha dato attuazione al D.Lgs 112/98, con l’emanazione della L.R. 9/2006 che, agli artt. 69 e 70, disciplina le funzioni rispettivamente delle Regioni e degli Enti locali in materia di protezione civile Sulla base della normativa di attuazione, la Regione, oltre che per gli eventi di tipo B, è titolare in generale delle funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento (previsione rischi, formazione, volontariato, ecc). Le Province, nel campo di prevenzione delle calamità sono titolari delle funzioni amministrative riguardanti zone sovracomunali o l’intero territorio provinciale inoltre hanno competenza per gli interventi urgenti in caso di eventi di tipo B e in materia di pianificazione provinciale in attuazione dei programmi regionali. Ai Comuni la normativa conferisce i compiti e le funzioni sotto indicate: - attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani regionali; - adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi, in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; - predisposizione ed attuazione dei piani comunali e/o intercomunali di 6 emergenza, anche nelle forme di gestione associata individuate ai sensi della L.R. 12/2005; - attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza; - vigilanza sull’attuazione degli interventi urgenti da parte delle strutture locali di protezione civile; - utilizzo del volontariato di protezione civile, a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. Per quanto sopra detto e alla luce della normativa di comparto, il Sindaco è Autorità comunale di protezione civile e responsabile primo delle attività volte alla salvaguardia dell’incolumità pubblica e privata; egli, al verificarsi di una situazione d’emergenza, ha la responsabilità dei servizi di soccorso ed assistenza alla popolazione colpita. 7 B) PARTE GENERALE B.1) IL TERRITORIO B.1.1 Estensione Il territorio comunale di Sassari, che si estende per 546,08 Kmq., è localizzato a nord-ovest della Sardegna ed è situato nella provincia di Sassari; confina a nord con i comuni di Porto Torres, Sennori, Sorso, Stintino, a Sud con i territori dei comuni di Alghero, Muros, Olmedo, Ossi, Tissi, Uri, Usini, ad Est con il territorio di Osilo e ad occidente si affaccia sul mare. Dal punto di vista della cartografia geologica il territorio studiato rientra nei fogli I.G.M. n° 180, mentre nella Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) con scala 1:10.000 e nella nuova cartografia I.G.M.I. – edizione 1 – serie 25, in scala 1:25.000, effettuata nel 1987 con rilievo aerofotogrammetrico, risulta compreso nei Fogli n° 440, n° 441, n° 458 e n° 459. B.1.2 Orografia Il comprensorio comunale si sviluppa su un tavolato calcareo che declina verso il Golfo dell’Asinara e si presenta a sud-est con un andamento prevalentemente collinare mentre a nord-ovest con un ampia estensione pianeggiante chiamata Nurra. Dal punto di vista altimetrico il territorio è situato per tutta la sua superficie tra m.0 e m.489 s.l.m.; dalla elaborazione dei suddetti dati si evidenzia che quasi l’80% delle superfici è posta al di sotto dei 200 metri rispetto al livello del mare. La costa, invece, si estende per circa 32 Km, è alta, frastagliata, sabbiosa e presenta alcune spiagge quali Platamona, Fiume Santo, Argentiera, Porto Ferro e Porto Palmas. È caratteristico l’insediamento minerario dell’Argentiera, ormai abbandonato, dove permangono a testimoniare l’antica attività estrattiva, solo alcune discariche e i resti delle strutture. 8 B.1.3 Idrografia I principali corsi d’acqua che attraversano il territorio sono il Rio Mannu, nel quale confluiscono il Rio Ottava (alimentato a sua volta dal Rio Sant’Orsola, dal Rio Mascari , dal Rio Funtana Regina e dal Rio Ertas) il Fiume Santu ed il Rio Flumini. Tutti i corsi d’acqua hanno carattere torrentizio e solamente il Rio Mannu conserva una modesta portata anche nel periodo estivo. Si rileva anche la presenza sul territorio comunale dell’unico bacino naturale della Sardegna, costituito dal lago di Baratz, situato vicino a Porto Ferro. B.1.4 Clima Il Comune di Sassari è caratterizzato da un tipico clima mediterraneo, definito da un periodo di surplus idrico contrapposto ad un altro di forte deficit, a causa delle elevate temperature. Un clima quasi bistagionale condizionato dalla presenza di due fasi critiche: una invernale per le basse temperature e una estiva per la scarsità di precipitazioni. L’area è inoltre, solo per una modesta parte, condizionata dalla presenza del mare, influenza che viene meno per la presenza dei primi rilievi del basamento miocenico o per la presenza di formazioni collinari che raggiungono il mare con notevoli pendenze. La mancanza di importanti rilievi determina una uniformità delle caratteristiche macroclimatiche dell’area. Il topoclima, al contrario è molto variabile ed è legato ad elementi morfologici come valli, versanti, pianure, dove la semplice variazione dell’esposizione determina profonde modificazioni delle caratteristiche podologiche e della vegetazione. Altri fattori che influenzano il topoclima sono quelli legati alle attività antropiche (la città) alle attività industriali e artigianali. Lo studio delle variabili climatiche è stato effettuato attraverso l’analisi dei dati rilevati dalla stazione termopluviometrica (Tab. I e Tab. II) di Sassari, posta a 224 m s.l.m. su una serie derivata da circa 40 anni di osservazioni. 9 Tabella I SASSARI 224 m slm – Pluviografo Precipitazioni mensili medie e totali annue, espresse in altezze di pioggia (mm). G F M A M G L A S O N D ANNO 62,9 58,5 54,7 43,7 33,7 15,6 3,2 10,0 46,1 70,8 82,1 86,0 567,1 Questi dati mettono in evidenza che la gran parte delle precipitazioni, in un periodo di 40 anni di osservazioni, sono concentrate nel periodo autunnovernino: il mese più piovoso è infatti dicembre con 86 mm, mentre il periodo più secco è rappresentato dai mesi estivi ed in particolare dal mese di luglio con soli 3 mm di pioggia. Tabella II SASSARI 224 m slm – Termometro Temperature medie mensili TEMPERATURA G F M A M G L A S O N D ANNO media 8,9 9,4 11,2 13,9 17,2 21,4 24,1 24,4 21,9 17,6 13,3 10,1 16,2 L’andamento delle temperature durante l’anno è tipico del clima mediterraneo e mostra un graduale aumento dei valori a partire da gennaio fino al mese di agosto che ha registrato una temperatura media massima di 24,4 °C. La direzione prevalente del vento è nord-ovest. 10 B.1.5 Vegetazione La vegetazione tipica è caratterizzata da una prevalenza di cenosi forestali a sclerofille, dove le specie arboree principali sono rappresentate dal leccio, ginepro feniceo e olivastro a seconda del substrato geolitologico esistente. Nei territori interni (Monte Forte, Canaglia) è presente la serie sarda termomesomediterranea del leccio. Si tratta di boschi climatofili a Quercus ilex con Pistacia lentiscus, Juniperus phoenicea subsp. turbinata e Olea europea var. sylvestris. Lo strato arbustivo è rappresentato da Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifoglia, Erica arborea, Phillyrea angustifolia, Myrtus communis e Arbutus unedo. Sono abbondanti le lianose Clematis cirrhosa, Prasium majus, Smilax aspera, Rubia peregrina e Lonicera implexa. Nella parte costiera nei pressi di Baratz-Porto Ferro, sono sviluppati microboschi edafoxerofili costituiti prevalentemente da fanerofite cespitose e nanofanerofite termofile, come Juniperus phoenicea, Chamaerops humilis, Phillyrea angustifolia Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus. In corrispondenza della piana alluvionale della Nurra, su substrati argillosi a matrice mista calcicola-silicicola si riscontrano, in aree molto ristrette, microboschi climatofili a Quercus ilex, mentre il substrato arbustivo è costituito da caducifoglie come Pyrus spinosa, Crategus monogyna, Myrtus communis, Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus. In prossimità del bacino idrografico del Rio Mannu e dei suoi due affluenti, Rio Mascari e Rio d’Ottava sono presenti mesoboschi edafoigrofili caducifogli costituiti da Populus alba, Ulmus minor che si sviluppano in prossimità di impluvi e margini fluviali. B.1.6 Viabilità Esaminando la consistenza e l'assetto distributivo della rete viaria e ferroviaria del Comune di Sassari si rileva la presenza di: • Strade statali; • Strade Provinciali; • Strade Vicinali; 11 • Ferrovie . Nell’ambito delle strade statali la S.S.131, denominata Carlo Felice, posizionata a nord ovest della città, è l’arteria principale di collegamento del territorio con le maggiori città della Sardegna è classificata come strada extraurbana secondaria ed è una strada ad intenso traffico, con doppia carreggiata per ogni senso di marcia, che attraversa l’isola da Nord a Sud consentendo la movimentazione dei passeggeri e delle merci per tutta l’isola. Si tenga inoltre presente che è stata realizzata, ed è in fase di completamento la S.S. 131 “ camionale” che collega Sassari a Porto Torres; sorta al fine di consentire uno snellimento del traffico pesante sulla 131 che di fatto attraversa l’agglomerato urbano di Sassari e le frazioni di Li Punti, San Giovanni e Ottava. Il collegamento con la città di Alghero ed il suo aeroporto è inoltre garantito dalla strada statale n. 291, strada a doppia corsia per senso di marcia, anch’essa in via di ampliamento e completamento. Con riguardo alle strade provinciali, queste hanno lo scopo di collegare la Città di Sassari con gli atri Comuni della Provincia e con i centri abitati appartenenti al Comune di Sassari e dislocati all’interno dell’ampio territorio comunale e sono : • Strada Provinciale n.18 che collega i centri abitati della Corte, Palmadula e la Borgata dell’Argentiera; • Strada Provinciale n.65/69 che collega il lago di Baratz e il centro abitato di Palmadula; • Strada Provinciale n.25 che collega la località di Platamona con il centro abitato di Sorso; • Strada Provinciale 15M/3 che collega i centri abitati di Usini, Tissi e Ossi. In aggiunta alle suddette infrastrutture, il territorio comunale di Sassari è caratterizzato dalla presenza di numerose strade vicinali (alcune asfaltate e con carreggiata non inferiore a mt.4,00), sorte a seguito della peculiare espansione urbanistica nelle campagne che, nel tempo, ha determinato la necessità di collegare l’agro con il centro cittadino. La rete viaria vicinale ha anche funzione di collegamento con le aziende 12 agricole presenti nel territorio della Nurra. Nell’ambito della rete ferroviaria, il sistema è interamente a binario unico non elettrificato, e costituisce il collegamento con lo scalo marittimo di Porto Torres, le stazioni di Oristano, Cagliari, Olbia e Golfo Aranci. Esiste poi una linea ferroviaria a scartamento ridotto che garantisce i collegamenti con gli altri centri della provincia. B.1.7 Porti Nel territorio comunale non è presente alcuna struttura portuale. Il più vicino porto commerciale, industriale e passeggeri è quello ubicato nel comune di Porto Torres a che dista circa venti chilometri dalla città di Sassari. B.1.8 Strutture Aeroportuali All’interno del perimetro del territorio comunale non vi sono aeroporti. La struttura aeroportuale più importante e vicina alla città è costituita dall’aeroporto di Alghero che è a circa trentacinque km di distanza. B.2)POPOLAZIONE B.2.1 Residenti La popolazione residente del Comune di Sassari, sulla base dei dati forniti dall’Ufficio Anagrafe aggiornati al 28/06/2007, risulta essere pari a 128.657 persone dei quali 61.960 maschi e 66.697 femmine. I nuclei familiari sono 52.498. Nella sottonotata tabella è indicata la consistenza numerica per singolo quartiere e/o frazione. 13 ARGENTIERA 87 BANCALI 12000 BARATZ-VILLASSUNTA 363 BIANCAREDDU 114 CAMPANEDDA 530 CANAGLIA 223 CANIGA 2753 CAPPUCCINI 5048 CARBONAZZI 7156 CENTRO STORICO 8391 LA CORTE 586 LA LANDRIGGA LA PEDRAIA 3018 144 LATTE DOLCE 6607 LI PUNTI 7310 LUNA E SOLE 17734 MONTEROSELLO 23.177 OTTAVA-PIAN DE SORRES PALMADULA 2.834 512 PORCELLANA 4.142 RIZZEDDU 7.009 SAN GIOVANNI 4.521 SAN GIUSEPPE 8.300 SANT'ORSOLA 4.280 SANTA MARIA DI PISA 6.727 SASSARI CENTRO 4.357 TOTTUBELLA-RUMANEDDA TOTALE 734 128.657 Il territorio comunale è suddiviso amministrativamente in sei circoscrizioni I Circoscrizione : Bancali, Centro Storico, Caniga, La Landrigga; II Circoscrizione : Latte Dolce, LI punti, San Giovanni, santa Maria di Pisa; III Circoscrizione :Cappuccini, Luna e Sole, Monte Rosello; IV Circoscrizione :Carbonazzi, Porcellana, Rizzeddu, San Giuseppe; V Circoscrizione : Campanedda, La Corte, Tottubella; VI Circoscrizione : Argentiera, Baratz, Palmadula. B.2.2 FLUSSI TURISTICI Relativamente ai flussi turistici, benché nel territorio del Comune di Sassari sia presente un notevole numero di beni paesaggistici, archeologici e culturali, si 14 rileva un movimento turistico relativamente modesto, pari al 3% delle presenze dell’intera provincia. L’affluenza di visitatori è prevalentemente composta da trasfertisti che soggiornano in città per motivi di lavoro. A riprova di quanto affermato vi è il fatto che le presenze maggiori si rilevano dal mese di settembre al mese di maggio, durante la settimana, con forte calo nel week-end. Il restante flusso è rappresentato da persone che arrivano in città per sostare brevemente, provenienti o orientate verso le vicine località turistiche costiere o per assistere a specifici manifestazioni o avvenimenti quali la Cavalcata o la Discesa dei Candelieri. B.2.3 PENDOLARISMO Nonostante l'unità fisica di riferimento per l'elaborazione del piano di protezione civile sia fondamentalmente il territorio del Comune di Sassari, è indispensabile accostare i dati prettamente comunali con quelli relativi al Sistema Locale del Lavoro, la cui suddivisione si fonda infatti sulla considerazione degli spostamenti per motivi di lavoro degli individui residenti: l'ambito territoriale che ne discende rappresenta dunque l'area geografica in cui maggiormente si addensano quei movimenti. Sotto questo punto di vista, si può comprendere allora l'importanza del fenomeno demografico nella città di Sassari, che nel 2001 conta una popolazione (residente e non ) pari al 46% del totale provinciale, configurandosi come uno dei sistemi locali più popolosi della Sardegna. Ciò significa che il Comune di Sassari è interessato da un notevole pendolarismo a scopo lavorativo di soggetti provenienti dai comuni limitrofi appartenenti al Sistema locale del lavoro. Non bisogna trascurare inoltre gli spostamenti giornalieri della popolazione studentesca e di coloro che si muovono per accedere ai servizi offerti dal territorio comunale (ospedali, enti, uffici pubblici, ecc.). 15 B.3) I RISCHI B.3.1 GENERALITA’ L’esistenza di una adeguata valutazione dei rischi esistenti sul territorio è premessa indispensabile in ogni pianificazione di Protezione Civile. E’ necessario, per una corretta amministrazione del territorio, inquadrare esattamente e in modo omogeneo l’intero scenario dei rischi, ed anche pervenire ad una scala di priorità che consenta scelte e strategie. Una classificazione, tra le più accurate degli eventi calamitosi, porta alla individuazione delle seguenti categorie. • Rischio idrogeologico; • Rischio neve, gelo, mareggiate, trombe d’aria, uragani; • Rischio incendi boschivi; • Rischio trasporti; • Rischio industriale; • Rischio sanitario; • Rischio dighe e invasi; • Rischio sismico; • Rischio vulcanico. Se a ciò aggiungiamo gli scenari di rischio sociale e territoriale connessi con la sicurezza in genere, il compito della Protezione Civile appare sotto prospettive ancor più articolate. Da una prima lettura si osserva che alcuni rischi sono assenti nel nostro territorio ed altri sono da ritenersi statisticamente non verificabili; di contro però il Comune di Sassari ha tra le sue caratteristiche principali quelle di essere tra i primi cinque Comuni a maggiore estensione areale d’Italia, con una superficie di 546,08 Kmq; questa peculiarità fa sì che il controllo, la vigilanza, il monitoraggio, gli interventi di prevenzione, di riparazione e minimizzazione dei danni provocati dalle calamità possano essere problematici. Solo un notevole dispiego di forze sul territorio consente di tutelare e proteggere un’area così estesa. 16 B.3.2. DEFINIZIONI B.3.2.1 Rischio Il RISCHIO può essere definito come il punto di incontro fra un EVENTO ANOMALO e una VITTIMA che lo subisce. In termini matematici semplificati, il rischio può essere descritto come il prodotto tra pericolo e vulnerabilità del territorio che lo subisce. R=PxVxE dove: R = rischio; P = pericolosità, probabilità o frequenza del verificarsi dell’evento calamitoso; V = vulnerabilità del sistema sociale o territoriale, intesa come carenza o debolezza che gli elementi sociali e territoriali possiedono; tale debolezza si manifesta nell’ambito dell’incolumità pubblica, negli ambiti sociale, economico, culturale, ambientale, ecc. E = esposizione, cioè la distribuzione antropica, sul territorio interessato dall’evento. B.3.2.2 Soglie di rischio Viene definita soglia di rischio il valore di un parametro al raggiungimento del quale scatta un livello di attenzione o di allarme più o meno grave. La conoscenza del valore delle soglie per le diverse tipologie di rischio, di fondamentale importanza, si può ottenere: • con una adeguata rete di monitoraggio ed una corretta valutazione ed interpretazione dei valori riportati; • da un campione statistico sufficientemente significativo di esperienze pregresse, in base alle quali poter prevedere l’evoluzione delle situazioni; • da modelli revisionali disponibili. Per quanto detto, è estremamente importante che, per definire o verificare la correttezza delle soglie di rischio, il Comune raccolga ed archivi i dati di tutti gli eventi che si verificano sul territorio, al fine di effettuare analisi storico- 17 statistiche. B.3.2.3 Previsione e prevenzione La PREVISIONE consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. La PREVENZIONE consiste nelle attività volte ad evitare o minimizzare la probabilità che si verifichino danni conseguenti a catastrofi ed eventi calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. La riduzione del rischio può avvenire intervenendo su tutte le componenti, dando diversa priorità agli interventi in funzione delle specificità dell’area considerata e della sensibilità degli elementi in essa presenti. L’opera di prevenzione è strettamente connessa con la previsione, ovvero con la possibilità di prevedere gli eventi con ragionevole anticipo; ciò consente di minimizzare l’evento stesso, contenendone se possibile lo sviluppo, e gli effetti, mediante azioni (evacuazione, soccorso, ecc) che riducano l’impatto sulla popolazione e sul territorio. B.3.2.4 Monitoraggio e precursori I sistemi di monitoraggio sono volti soprattutto a consentire l’individuazione di precursori e la predisposizione di procedure di contrasto degli eventi. Tali precursori consentono di attivare e definire gli stati di avviso, preallarme e allarme. Allo stato attuale non sono disponibili strumenti di monitoraggio di tipo informatico o telematico; l’unico sistema di monitoraggio e controllo attualmente presente di cui si è a conoscenza è assicurato dalle Forze dell’Ordine e da altri Enti che a vario titolo operano sul territorio. 18 B.3.3. I RISCHI E I PERICOLI Vengono descritti di seguito i principali rischi che si ritiene possano interessare il territorio del Comune di Sassari. B.3.3.1 RISCHIO IDROGEOLOGICO In tale terminologia ricadono gli episodi provocati da: destabilizzazione dei terreni e delle rocce, frane, crolli; allagamenti ed esondazioni in occasione di eventi meteorologici intensi. Nell’ambito di tale rischio, la Regione Sardegna ha predisposto ed approvato il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) che costituisce lo strumento di pianificazione per la difesa del suolo e contiene l’individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico del territorio regionale con relativa cartografia e schede di intervento che in questa sede sono integralmente richiamate. Dal documento in questione, risulta che il territorio di Sassari ricade nell’ambito del sub bacino denominato Coghinas, Mannu e Temo. Dalla lettura delle schede relative all’individuazione delle zone di pericolosità e rischio idrogeologico, relative al nostro territorio, sono stati individuati i c.d. tronchi critici relativi alle seguenti opere e/o località: - Ponte ferroviario sul rio Ottava - Rischio idraulico molto elevato - Ponte sul Rio Mascari Località S’Iscalone - Rischio idraulico molto elevato. - Ponte Zunchi sul rio Mannu –Località Badde Mulinu - Rischio idraulico molto elevato. - Ponte stradale – Località Rio Don Gavino- Rischio idraulico molto elevato. - Ponte stradale- Località Riu Su Mattone - Rischio idraulico molto elevato. - Tratto del Rio Ottava – Località San Quirico - Rischio idraulico molto elevato. - Tratto del rio Calamasciu e del rio di Tissi – Località Caniga- Rischio idraulico molto elevato. - Tratto del Rio Ottava- Zona serre di Pinna Nossai – Rischio idraulico molto elevato. - Riu Giuncheddu - Rischio idraulico molto elevato. 19 - Frazione Ottava - Rischio idraulico molto elevato. - Tratto del Rio Ottava - zona Nuraghe Ferru - Rischio idraulico medio/moderato - Frazione Bancali - Rischio idraulico molto elevato. - Rio Mannu – Località La Crucca – Rischio idraulico molto elevato. - Rio Santu Miali – regione Buddi Buddi - Rischio idraulico molto elevato. - Rio Mascari – Località Scala su Chercu - Rischio idraulico molto elevato. - Scala di Lu Pintori - Rischio frana molto elevato. - Variante S.S. 131 Gallerie Nord - Rischio Frana molto elevato. - Variante S.S. 131 Gallerie Sud - Rischio Frana molto elevato. - Truncu Reale/Pittiriccu - Rischio Frana molto elevato. - Baddi Tolta - Rischio Frana molto elevato. - Fosso del Rio Giuncheddu - Rischio Frana molto elevato. B.3.3.2 RISCHIO NEVE, GELO, MAREGGIATE, TROMBE D’ARIA, URAGANI Sotto la tipologia sopra detta si fanno ricadere i rischi connessi ad ogni evento climatico avverso di notevole intensità e/ o durata. L’andamento climatico stagionale influenza fortemente o comunque concorre sempre in caso di eventi straordinari. Sulla base delle esperienze pregresse e sui dati storici analizzati si ritiene di poter affermare che raro è il rischio di uragani, meno raro quello di trombe d’aria, neve e gelo. B.3.3.3 RISCHIO INCENDI BOSCHIVI Per le caratteristiche del territorio e della sua vegetazione, unitamente alle condizioni climatiche il nostro comune risulta essere particolarmente vulnerabile a tale tipo di rischio. La quasi totalità degli incendi boschivi si sviluppa durante il periodo estivo; statisticamente è stato notato che i giorni più pericolosi sono quelli festivi e prefestivi e le ore di più probabile inizio dell’evento sono quelle della tarda mattinata fino al primo pomeriggio, soprattutto nei casi in cui le giornate sono particolarmente ventose. La combustione viene facilitata dal clima, soprattutto quando intervengono 20 temperature elevate, siccità e vento, ma anche dallo stato di manutenzione del soprassuolo. Si tenga inoltre presente che gli incendi in Sardegna difficilmente sono di origine naturale, derivando per lo più da comportamenti dell’uomo di origine colposa o dolosa. Le Prescrizioni Regionali antincendio, che vengono annualmente emanate dalla Giunta Regionale, stabiliscono che dal 1° giugno al 15 settembre vige su tutto il territorio regionale lo stato “di elevato rischio di incendio boschivo”. Tale periodo può essere anticipato o posticipato a seconda dell’andamento stagionale. Per regolamentare la materia, la Regione Sardegna, ha adottato con deliberazione n.25/54 del 03/07/2007, in conformità della L.353/2000, il Piano Regionale Antincendi Boschivi, integralmente richiamato in questa sede, che disciplina la programmazione ed il coordinamento dell’attività antincendio degli Enti Pubblici e degli altri soggetti competenti. Tale normativa attribuisce prioritariamente la competenza in materia antincendio al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione Sardegna. Il Dipartimento Nazionale della Protezione civile, il Corpo dei Vigili del Fuoco, le forze di Polizia e gli Enti locali sono chiamati a collaborare in via sussidiaria. E pertanto nel contesto sopra evidenziato che va a collocarsi la funzione del Comune di Sassari. Per quanto riguarda il territorio di competenza si ritiene utile implementare il presente piano con l’elenco di tutte le località colpite da incendio negli ultimi 10 anni (allegato a)). La fonte di tale elaborazione è il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale regionale. B.3.3.4 RISCHIO TRASPORTI In tale categoria vengono ricondotti disastri ferroviari , aerei e viari. Per quanto riguarda i primi ed i secondi non risultano incidenti rilevanti sul nostro territorio. Relativamente ai sinistri stradali, quelli occorsi, seppure gravi, non hanno 21 comportato interventi di protezione civile, le attività di soccorso alle persone, di deviazione traffico e di interventi di ripristino in sicurezza della sede stradale vengono svolte dagli Enti preposti ( Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, 118, Enti proprietari strade ). B.3.3.5 RISCHIO INDUSTRIALE In tale contesto rientrano tutte quelle attività che per materiali utilizzati nei cicli lavorativi o manufatti prodotti sono soggetti all’applicazione del D.Lgs 334/99 “Attuazione della Direttiva C.E.E. 96/82 relativa al controllo dei pericoli d’incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”. All’interno del territorio comunale sono presenti i seguenti stabilimenti: La Pravisani S.p.A., deposito di esplosivi sito in Località Valle Vilia; il deposito in questione rientra nel campo di applicazione dell’art. 8 del suddetto D.Lgs. per la presenza di sostanze (esplosivi cat. R2/R3) in quantità superiore alla soglia di 50 t. La suddetta società, in ottemperanza alla normativa vigente, ha predisposto oltre che il rapporto di sicurezza anche le relative carte di isodanno. La Endesa Italia S.p.A., centrale termoelettrica di Fiume Santo sita in località Cabu Aspru; l’impianto rientra nel campo di applicazione degli artt. 6 e 7 del D.Lgs. 334/1999 (obbligo di notifica) per la presenza di gasolio (3325 t.) in quantità superiore rispetto alla soglia (2500 t.). La Medea S.p.A., deposito di gas petrolio liquefatto GPL , sito in località Maccia d’Agliastru; il deposito è costituito da un serbatoio da 200 mc di R13 gas liquefatto altamente infiammabile. In relazione a quest’ultima società risulta predisposto un piano, che disciplina “le procedure e i provvedimenti per perdite di aria propanata dalla rete cittadina”, contenuto nell’allegato b) del presente piano, volto a definire le modalità operative ed i compiti dei vari soggetti (Comune di Sassari, VV.F., società stessa). Per quanto riguarda il polo petrolchimico sito nel vicino Comune di Porto Torres, da quanto acquisito, risulta che il nostro Comune, non è interessato dal rischio relativo. 22 B.3.3.6 RISCHIO SANITARIO Sotto tale fattispecie si individuano due eventualità di rischio: • la prima derivante da rischio sanitario di origine naturale (epidemie o pandemie di origine umana, emergenze climatiche, incidente industriale con emissione o meno di sostanze tossiche, incendio); le emergenze saniate che si determinano da questi eventi vengo fronteggiate dalle strutture sanitarie territoriali del Dipartimento di Prevenzione, secondo modalità stabilite nel piano interno adottato dal Dipartimento stesso; • la seconda derivante da rischio sanitario di origine animale che è causata da epidemie o pandemie di origine animale; in relazione a questo rischio, la competenza è in capo al Servizio di Sanità Animale del Dipartimento di prevenzione che garantisce una presenza nell’arco delle 24 ore. Si possono infine citare le situazioni che prefigurano le c.d. maxi emergenze (derivanti da attentati, disastri, ecc.) per le quali è prevista la specifica applicazione del piano denominato PEIMAF (Piano di emergenza interna per il massiccio afflusso di feriti) elaborato dall’Asl n.1. B.3.3.7 RISCHIO DIGHE E INVASI Il rischio dighe è rappresentato dall’onda di piena che può riversarsi a valle dello sbarramento di ritenuta, a causa di sormonto o di cedimento di questo. Nel territorio comunale esiste la diga di Bunnari situata a Nord-Est della città; il bacino è distinto in Bunnari bassa, costruito alla fine dell’800 e Bunnari alta costruito durante il ventennio fascista. Il volume di invaso massimo autorizzato è di 1,61 Mmc ed il tipo di sbarramento viene definito a gravità massiccia. Si rileva che l’invaso da qualche anno è stato totalmente svuotato per effettuare interventi di manutenzione straordinaria ai fini della sicurezza. B.3.3.8 RISCHIO SISMICO Con il trasferimento di alcune competenze dallo Stato alle Regioni ed enti locali, in applicazione del D.L.vo 112/98, l’individuazione delle zone sismiche, 23 la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, è stato attribuito alle Regioni. Restano a carico dello Stato, ed in particolare al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, la definizione dei “Criteri generali per la individuazione delle zone sismiche e delle norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone”. Tali criteri sono stati disposti con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30/03/2003 n. 3274, nella quale, diversamente dal passato, tutto il territorio nazionale viene considerato sismico, sia pure in grado diverso. Il Comune di Sassari viene classificato in zona 4^, corrispondente a bassa pericolosità sismica. B.3.3.9 RISCHIO VULCANICO La Sardegna è stata in epoche remote interessata da un intensa attività vulcanica che ha contributo a darle l’aspetto attuale e una grande stabilità. Allo stato attuale non risultano essere presenti rischi di ripresa del fenomeno vulcanico. 24 C) LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE C.1) GENERALITA’ Il piano di emergenza di protezione civile è lo strumento che organizza la risposta del sistema al verificarsi di una emergenza. L’obiettivo primario della pianificazione di emergenza è infatti l’organizzazione del sistema di protezione civile nell’ambito territoriale di riferimento ed il suo coordinamento con il sistema di livello territoriale inferiore e/o superiore; ciò avuto riguardo al complesso delle attività finalizzate a prevedere il verificarsi di possibili situazioni di emergenza, al progressivo approntamento delle azioni per fronteggiarle, alla gestione delle stesse durantel’emergenza, ai primi interventi per il relativo superamento. Il sistema della protezione civile, nella complessa articolazione delle funzioni che lo caratterizzano e delle relative competenze, è organizzato a vari livelli territoriali – nazionale, regionale, provinciale, comunale – secondo il principio di sussidiarietà e di integrazione. Il primo livello chiamato ad operare in emergenza è il Comune, al quale è attribuito il compito di fornire la prima risposta all’evento, organizzando le risorse presenti sul proprio territorio ed adottando i provvedimenti d’urgenza necessari. Qualora questi, di fronte ad evento di ampia portata, non siano sufficienti a fronteggiare l’emergenza, vengono attivati i livelli superiori al fine di fornire un adeguato supporto e coordinamento tra i soggetti interessati. C.1.1 OBIETTIVI DEL PIANO Obiettivi e attività possono essere definiti ed individuate come segue: 1) funzionalità del sistema e relativa attivazione: • criteri di normale attenzione; • corretta attivazione di organi, gruppi, centri e funzioni; • attivazione del centro operativo ai fini del coordinamento; • organizzazione del pronto intervento; 1. attivazione dei sistemi informativi; 2) procedure di raccordo con Regione, Provincia, Prefettura, e altri Enti 25 interessati; 3) assistenza diretta alla popolazione colpita: 2. soccorso sanitario; 3. decisioni relative alla sistemazione logistica delle popolazioni colpite e distribuzione del vitto; 4. informazione alla popolazione; 4) ispezione, sopralluoghi e verifiche agibilità delle abitazioni: 5. ispezione e verifica di agibilità delle infrastrutture in genere e di trasporto in particolare; 6. ispezione delle aree colpite e soggette a rischio; 5) salvaguardia o ripristino dei beni e servizi essenziali e delle funzioni fondamentali: 7. ripristino dei servizi essenziali; 8. eventuali riattivazioni delle comunicazioni e/o installazione di una rete alternativa; 9. mantenimento della continuità nella amministrazione comunale; 10. ripristino delle attività produttive; 11. censimento e tutela dei beni culturali; 6) attivazione dei singoli organi o enti partecipanti all’emergenza, fra cui almeno: 12. Provincia; 13. Prefettura; 14. Vigili del Fuoco; 15. Volontariato. 7) procedure specifiche per singoli scenari di rischio; 8) procedure di comportamento per la popolazione. 26 C.2) LE RISORSE C.2.1) GENERALITA’ Per Risorsa si intende tutto ciò che può concorrere come forza positiva, nelle attività di protezione civile, al fine di creare un sistema efficace di soccorso; sono pertanto considerate risorse tutte quelle componenti utilizzate sia nelle normali attività di ufficio sia in situazioni di emergenza. Tra queste si individuano: a) persone, o associazioni di persone; tutti coloro che possono fornire un contributo concreto alle attività poste in essere dalla Protezione Civile: enti e organi pubblici o privati, professionisti, specialisti, tecnici, volontari; b) denaro; inteso come risorsa atta a finanziare tutto ciò che è necessario nelle fasi di previsione, prevenzione, nonché intervento in occasione di calamità o catastrofi; c) strumenti, mezzi e oggetti; tutto ciò che può essere messo materialmente a disposizione: macchine, mezzi mobili, apparecchiature radio, sistemi telefonici, calcolatori, banche dati, ecc. Per le finalità del Piano di protezione civile, tutti gli enti, gli uffici delle Amministrazioni, le associazioni operanti ai sensi dell’ordinamento generale o del proprio ordinamento, nelle attività di protezione civile costituiscono le risorse del sistema che il sistema di Protezione Civile deve organizzare. La Protezione Civile, così come viene intesa nel senso più attuale, cerca di utilizzare al meglio tutte le risorse già operanti evitando di crearne delle nuove. Per affrontare i problemi legati alla protezione civile bisogna infatti attuare un coordinamento straordinario fra enti, uomini e mezzi, che potrebbero non essere abituati a collaborare perché appartenenti a settori differenti, ambienti diversi, o realtà distanti tra loro. C.2.2) LE RISORSE DEL COMUNE C.2.2.1 PERSONALE DIPENDENTE Il personale in servizio presso l’Amministrazione comunale costituisce una notevole risorsa; infatti ciascun operatore, in emergenza, può fornire un valido apporto in relazione alla 27 professionalità posseduta, mentre, in tempo di pace, può essere valido ausilio del responsabile di funzione nell’organizzazione delle attività proprie della funzione specificatamente demandata. L’elenco di tutto il personale dipendente distinto per Settore e per profilo professionale è contenuto nell’allegato c). C.2.2.2 PARCO MEZZI Anche i veicoli di proprietà dell’Amministrazione comunale costituiscono una indubbia risorsa materiale; infatti gli stessi utilizzati i n tempo di pace per lo svolgimento delle attività ordinarie, possono, nell’emergenza, essere impiegati a seconda della loro tipologia per far fronte alle varie necessità. L’elenco di tutti i veicoli di proprietà dell’Amministrazione Comunale attribuiti a ciascun Settore è contenuto nell’allegato d). C.2.2.3 MACCHINARI E ATTREZZATURE In seno al cantiere comunale dell’Amministrazione sono presenti altre risorse materiali quali macchinari ed attrezzature che risultano di indubbio ausilio nelle emergenze; inoltre sono nella disponibilità dell’Ente un congruo numero di arredi ( letti, tavoli e sedie). L’elenco delle suddette risorse è contenuto nell’allegato e). C.2.2.4 FABBRICATI COMUNALI Nell’allegato f) sono indicati tutti gli edifici scolastici ed impianti sportivi con relativa ubicazione. Queste risorse possono essere utilizzate per il ricovero della popolazione e per coloro che hanno dovuto, in caso di emergenza, abbandonare la propria abitazione; il loro utilizzo è subordinato all’agibilità delle stesse al momento dell’evento in caso contrario verranno utilizzate le aree indicate nel successivo punto C.2.2.7. In caso di emergenze che interessano un numero limitato di persone può essere presa in considerazione l’ipotesi di una sistemazione in strutture ricettive della città. 28 C.2.2.5 VOLONTARIATO È considerata organizzazione di volontariato, che opera nel campo della protezione civile, ogni organismo liberamente costituito, senza fini di lucro, ivi compresi i gruppi comunali di protezione civile, che svolge o promuove, avvalendosi di prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti, attività di previsione, prevenzione e soccorso in vista o in occasione di eventi calamitosi. Il Volontariato di Protezione Civile è attualmente disciplinato dalle seguenti norme: • Legge n. 266 dell’11/08/1991 “Legge quadro sul Volontariato” • Legge n. 225 del 24/02/1992 “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile” • D.P.R. n. 194 dell’8/02/2001 “Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile”. Il Volontariato per partecipare alle attività di Protezione Civile deve essere riunito in Organizzazioni, iscritte negli albi regionali nel settore prevalente o secondario specifico. Le Organizzazioni di Volontariato, sia in “tempo di pace” che in emergenza, possono agire, a seconda della rispettiva specializzazione, in diversi ambiti di intervento: • Ambiente; • Antincendio; • Allestimento strutture logistiche e uso attrezzature; • Cinofile; • Radiocomunicazione; • Soccorso alpino; • Soccorso subacqueo; • Sociosanitarie; • Speleologiche. Ai sensi del DPR 194/2001, ai volontari aderenti ad associazioni di volontariato 29 impiegati in attività di soccorso ed assistenza in occasione di pubbliche calamità, autorizzate dal Dipartimento della Protezione Civile, vengono garantiti, entro i limiti delle disponibilità di bilancio esistenti e relativamente al periodo di effettivo impiego: il mantenimento del posto di lavoro pubblico o privato; mantenimento del trattamento economico e previdenziale da parte del datore di lavoro pubblico o privato. Si precisa che il datore di lavoro è tenuto a consentire per un massimo di trenta giorni continuativi e fino a novanta giorni nell’anno l’astensione del lavoratore “volontario” impegnato in attività di soccorso. L’allegato g) contiene l’elenco delle associazioni di volontariato operanti nel territorio del Comune di Sassari con relativa indicazione di personale, mezzi e attrezzature a disposizione e recapito dei responsabili. Le associazioni indicate nell’allegato sopraccitato risultano essere tutte iscritte al registro Regionale del volontariato al Settore Ambiente - Sezione Protezione Civile. C.2.2.6 LA COMPAGNIA BARRACELLARE Nell’ambito delle risorse non si può certamente dimenticare la Compagnia Barracellare che opera all’interno del Comune di Sassari da tempo immemorabile. L’istituto barracellare ha infatti origini molto antiche, caratteristico della sola Regione Sardegna è sorto inizialmente per il controllo delle zone agricole del territorio ai fini della lotta all’abigeato. Attualmente le attività, competenze ed organizzazione delle Compagnie barracellari sono disciplinate dalla legge regionale n.25 del 1988 che all’art. 2, tra le altre funzioni, attribuisce alle stesse compiti di collaborazione con le autorità istituzionalmente preposte, in materia di protezione civile e prevenzione e repressione degli incendi. La compagnia barracellare, in considerazione dell’attività espletata, ha una conoscenza approfondita del territorio utile ai fini di un’immediata operatività in caso di emergenza. 30 C.2.2.7 AREE DI EMERGENZA E ASSISTENZA DELLA POPOLAZIONE. Nell’allegato h) sono individuate gli spazi che, in caso di emergenza, possono essere utilizzati quali: • -aree di l’attesa, destinate ad accogliere e riunire la popolazione interessata dall’emergenza per il tempo necessario al ripristino della normalità (in caso di emergenze temporanee e di minore entità) o all’organizzazione di sistemazioni logistiche ulteriori (in caso di emergenze prolungate e di grave entità) • -aree per l’ammassamento dei soccorritori e delle risorse, che rappresentano il punto di contatto degli operatori con l’Ente, al fine di garantire un razionale impiego delle forze in campo e degli aiuti materiali; • -aree di ricovero della popolazione, che costituiscono i luoghi in cui potranno essere ospitate le prime strutture ricettive mobili (tende, strutture prefabbricate, roulottes, ecc.). C.2.3) LE ALTRE RISORSE DEL TERRITORIO Le risorse sottoindicate, sono risorse esterne all’Ente che, in quanto tali, fanno parte integrante del sistema di Protezione civile e come tali arricchiscono il Piano comunale e concorrono alle sue finalità e alla sua funzionalità, potendo essere impiegate nell’emergenza: -REGIONE SARDEGNA -PROVINCIA DI SASSARI -AZIENDA SANITARIA LOCALE N.1 -PREFETTURA-UTG -VV.F.F. -FORZE ARMATE -FORZE DELL’ORDINE (Polizia di stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato) -ARPAS – AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE DELLA SARDEGNA -CROCE ROSSA ITALIANA 31 -CONSORZIO DI BONIFICA DELLA NURRA -CONSORZIO INDUSTRIALE PREDDA NIEDDA -ANAS – ENTE NAZIONALE STRADE -TELECOM -E.N.E.L -TRENITALIA -ABBANOA -MEDEA Si precisa che l’elenco non è esaustivo ma potrà essere incrementato con l’inserimento di altri soggetti con i quali, successivamente all’approvazione del Piano, potranno essere avviati rapporti di collaborazione finalizzati al miglioramento del sistema. A questo proposito sarà utile stipulare protocolli d’intesa ed accordi atti a definire i rapporti con le figure sopra indicate. I dati, le informazioni ed i recapiti telefonici degli Enti che concorrono al sistema di protezione civile e la predisposizione delle schede contenenti tutte le informazioni utili in caso di emergenza verranno elaborate dal Ce.Si. (Centro Situazioni comunale) che potrà espletare ordinariamente tale attività. D) IL MODELLO D’INTERVENTO D.1) L’ORGANIZZAZIONE – MODELLO DI INTERVENTO Nell’ambito del Comune si individuano le seguenti strutture: a) Centro situazioni (Ce.Si.), che espleta la propria attività in via ordinaria e continuativa; b) Il Centro operativo Comunale (C.o.C.), che viene attivato in emergenza o in previsione di emergenza; c) L’unità di crisi che costituisce l’evoluzione del Centro operativo. D.1.1 IL CENTRO SITUAZIONI Il Centro Situazioni, in via ordinaria e continuativa, espleta le seguenti attività: a) riceve le segnalazioni circa situazioni di criticità in atto o previste; 32 b) verifica le segnalazioni ricevute e la loro possibile evoluzione; c) mantiene un costante flusso informativo con il C.o.C., ove costituito, nonché con le altre componenti del sistema di protezione civile (Provincia, Prefettura e Regione) e gli altri soggetti che concorrono alle attività di protezione civile; d) informa direttamente l’autorità comunale di protezione civile (Sindaco), anche ai fini dell’attivazione del centro operativo; e) attiva il volontariato convenzionato per l’espletamento dell’attività di verifica segnalazioni, sorveglianza, monitoraggio e dispone i primi interventi per le attività gestibili in fase di attenzione; f) gestisce e controlla, per gli eventi prevedibili collegati ad esempio a condizioni meteo avverse il progressivo evolversi della situazione ed il mantenimento di un costante flusso informativo con le strutture competenti del territorio; g) cura l’inserimento e l’aggiornamento dei dati relativi alle risorse del sistema di protezione civile. L’attività del Centro Situazioni è assicurata dal personale in servizio presso il Settore Protezione Civile ed è diretta dal Dirigente del medesimo Settore, o dal suo sostituto. La struttura assicura la reperibilità, anche telefonica, H.24. D.1.2 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE Il Centro Operativo Comunale espleta le proprie attività per far fronte, in modo adeguato, agli interventi necessari per risolvere la situazione di emergenza in corso o prevista. Pertanto i compiti del Centro Operativo, in emergenza o in previsione di emergenza, si esplicano: a) con l’accertamento delle esigenze di intervento; b) con l’attivazione diretta delle risorse necessarie e dei centri di competenza per far fronte alle esigenze di intervento; c) con una prima valutazione dell’evento e dei danni; d) garantendo il flusso delle comunicazioni ed il raccordo operativo con gli altri Enti anche per attuare il coordinato impiego di risorse esterne all’Ente; e) mediante il coordinamento operativo con le Organizzazioni di Volontariato; f) assicurando l’informazione alla popolazione. 33 L’attività del centro operativo è quindi finalizzata oltre che ad assicurare gli interventi atti a garantire l’assistenza alla popolazione, salvaguardare l’incolumità della stessa e dei beni, con particolare riferimento a quelli pubblici funzionali, anche al mantenimento delle normali condizioni di vita della popolazione ed allo svolgimento delle attività pubbliche essenziali. Il Sindaco, quale Autorità comunale di protezione civile, istituisce il C.o.C., su indicazione del Ce.Si. o di sua iniziativa, e lo presiede con la collaborazione dei responsabili tecnici che lo compongono. Tale organismo è strutturato, sulla base di quanto indicato nel c.d. Metodo Augustus elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, in funzioni di supporto che rappresentano l’insieme delle risposte alle diverse esigenze conseguenti all’evento calamitoso in essere. Ogni funzione, rispetto alle altre, assume un rilievo differente a seconda della tipologia di evento e degli effetti causati dallo stesso. L’attivazione delle funzioni di supporto induce al conseguimento dei seguenti obiettivi: 1. individuazione del responsabile coordinatore di ciascuna funzione; 2. mantenimento, da parte dei responsabili di funzione, della vitalità ed attualità del Piano mediante l’aggiornamento costante dei dati e delle procedure; 3. in caso di emergenza far assumere ai singoli responsabili la veste di operatori specializzati nell’ambito della propria funzione. Le funzioni previste sono: Funzione 1 tecnica e di pianificazione; Funzione 2 sanità, assistenza sociale e veterinaria; Funzione 3 volontariato; Funzione 4 materiali e mezzi; Funzione 5 servizi essenziali e attività scolastica; Funzione 6 censimento danni a persone e cose; Funzione 7 strutture operative locali e viabilità; Funzione 8 telecomunicazioni; Funzione 9 assistenza alla popolazione; Funzione 10 mass-media e informazione. 34 Alle sopraddette funzioni essenziali, in virtù dell’ampiezza del territorio del Comune di Sassari e della sua popolazione, è stata aggiunta l’ultima. Funzione 1 – tecnica e di pianificazione La funzione tecnica e di pianificazione interessa tutte le Amministrazioni e gli Enti che svolgono attività di ricerca scientifica o di gestione del territorio, i Gruppi Nazionali di ricerca ed i Servizi Tecnici nazionali e locali. Il responsabile, dovrà mantenere e coordinare i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche; dovrà effettuare un'analisi conoscitiva dell'evento e del rischio associato, aggiornare lo scenario sulla base dei dati acquisiti ed individuare le aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse. Il responsabile, durante l'emergenza, curerà il costante scambio di dati con i responsabili delle funzioni di supporto attivate al fine di aggiornare costantemente la cartografia tematica con l'indicazione dei danni e degli interventi sul territorio. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile Funzione 2 – sanità, assistenza sociale e veterinaria Nell'ambito di questa funzione operano A.S.L, 118, e Volontariato Socio Sanitario. I compiti della funzione Sanità sono: a- primo soccorso e assistenza sanitaria; b- interventi di sanità pubblica; c- attività di assistenza psicologica e di assistenza sociale Per l’assolvimento di tali compiti le principali attività da svolgere sono: soccorso immediato ai feriti; recupero e gestione delle salme; allestimento e gestione di strutture sanitarie campali; fornitura farmaci e presidi medico chirurgici per la popolazione colpita; assistenza di base e specialistica; vigilanza igienico sanitaria; controlli alle acque destinate ad uso potabile provenienti da impianti provvisori; disinfezione e disinfestazione; controllo degli 35 alimenti e distruzione e smaltimento degli alimenti avariati; profilassi delle malattie infettive e parassitarie; interventi veterinari; assistenza psicologica, sociale, domiciliare e geriatrica; igiene mentale. Nell’ambito della funzione sanità sono altresì previste attività connesse a problematiche di tipo ambientale conseguenti il deposito e lo smaltimento di rifiuti ed eventuali criticità derivanti da attività produttive colpite. Il responsabile avrà il compito di coordinare le attività svolte dai responsabili della Sanità locale e delle Organizzazioni di Volontariato che operano nel settore sanitario, sia in tempo di pace che in emergenza. Responsabile della funzione: Responsabile 118 Funzione 3 – volontariato Nell'ambito di questa funzione operano tutte le Organizzazioni di volontariato di protezione civile. La funzione in esame si occupa di redigere un quadro sinottico delle risorse in termini di mezzi, materiali, uomini e professionalità, in relazione alla specificità delle attività svolte dalle organizzazioni, al fine di supportare le operazioni di soccorso ed assistenza, in coordinamento con le altre funzioni. Il responsabile provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare e/o curare la partecipazione ad esercitazioni congiunte con altre forze preposte all'emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle suddette Organizzazioni. I compiti delle Organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla specificità delle attività espletate dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro disposizione. Responsabile della funzione: Presidente dell'Associazione di Volontariato “Misericordia” Funzione 4 – materiali e mezzi La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare 36 una emergenza di qualunque tipo. Nell'ambito di questa funzione operano enti, aziende pubbliche e private ed organizzazioni di volontariato che possiedono materiali e mezzi utili a fronteggiare l'emergenza. Il responsabile della funzione ha il compito di acquisire un quadro costantemente aggiornato delle risorse disponibili in situazioni di emergenza, attraverso il censimento dei materiali e dei mezzi presenti sul territorio, prevedendo per ogni risorsa il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell'area di intervento. In emergenza, nel caso in cui l'esigenza di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il responsabile rivolgerà richiesta a livello superiore. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile Funzione 5 – servizi essenziali e attività scolastica Di questa funzione faranno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto. Afferiscono a tale funzione gli enti gestori pubblici e privati di reti erogatrici di servizi (energia elettrica, gas, acqua, aziende municipalizzate, smaltimento rifiuti, ecc.). Il responsabile della funzione mantiene i contatti con gli enti gestori e prende conoscenza dei piani particolareggiati elaborati da ciascuna struttura. In emergenza tiene costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza delle reti di distribuzione, al fine di garantire la continuità e/o la sospensione dell'erogazione e/o la sicurezza delle reti di servizio. L'impiego del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinato dal rappresentante dell'ente gestore presente nella funzione. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Manutenzioni. Funzione 6 – censimento danni a persone e cose L'attività di censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di valutare la situazione complessiva determinatasi a seguito dell'evento. 37 Di fondamentale importanza risulta la valutazione del danno subito da edifici e da infrastrutture al fine di valutare la loro agibilità e per stabilire gli interventi urgenti. Il responsabile calamitoso, della dovrà suddetta coordinare funzione, il successivamente censimento riferito alle all'evento categorie sottoelencate, supportato da tecnici comunali, esperti del settore sanitario, industriale e commerciale. persone, edifici pubblici e edifici privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive, opere di interesse culturale, infrastrutture pubbliche, agricoltura e zootecnia, altro. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Manutenzioni Funzione 7 – strutture operative locali -viabilità Il responsabile ha il compito di disciplinare il movimento dei mezzi, che utilizzati per il trasporto di persone e cose, devono accedere o defluire dalla zona interessata all’evento. Tale attività comporta la predisposizione di cancelli di accesso per regolamentare e controllare il flusso di veicoli e persone da e per l’area. Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie forze al fine di verificare ed ottimizzare l'esatto andamento dei flussi lungo le varie direttrici. Altro compito affidato a tale funzione riguarda, oltre che la diffusione dell’allarme anche il concorso nelle operazioni di evacuazione della popolazione. Responsabile della funzione: Comandante Corpo di Polizia Municipale 38 Funzione 8 – telecomunicazioni A tale funzione afferiscono gli enti gestori, pubblici e privati, di reti di telecomunicazioni e gli operatori radio volontari. Il responsabile coordina le attività per garantire il funzionamento e l’efficienza delle comunicazioni in emergenza, per organizzare una rete di comunicazione alternativa e per assicurare il ripristino delle reti ordinarie. Si potrà eventualmente fare riferimento al centro TLC del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per assicurare per mezzo di sistemi alternativi di emergenza il collegamento alla zona interessata dall’evento. Responsabile della funzione: Dirigente del C.E.D. Funzione 9 – assistenza alla popolazione Per fronteggiare le esigenze della popolazione che, a seguito dell'evento calamitoso, risulta senza tetto e soggetta ad altre difficoltà, si dovranno organizzare aree attrezzate per fornire i servizi indispensabili; sarà inoltre necessario censire le strutture pubbliche e private idonee al ricovero dei nuclei familiari evacuati e rilevare le aziende di produzione e/o distribuzione alimentare. Il responsabile della funzione, in periodo ordinario, dovrà acquisire conoscenza ed elementi su quanto sopra detto e, per quanto concerne l'aspetto alimentare, prevedere un sistema di afflusso delle derrate il loro stoccaggio e le modalità di distribuzione alla popolazione. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile Funzione10 – mass-media e informazione In fase di emergenza, per quanto concerne l'informazione, sarà cura dell'addetto stampa, coordinandosi con gli altri enti eventualmente interessati, procedere alla divulgazione delle notizie. In tale ambito i compiti principali sono: • progettazione dell’attività informativa definendone i tempi, gli utenti, i contenuti, le modalità ed i mezzi di comunicazione; 39 • elaborazione di un cronoprogramma per l’inoltro delle informazioni ai rappresentanti degli organi di stampa e delle emittenti televisive; • gestione dell’informazione alla popolazione; • elaborazione dei comunicati; La sala stampa avrà sede presso i locali di via Ariosto,1. Responsabile della funzione: Dirigente Settore Gabinetto del Sindaco e comunicazione E’ opportuno precisare che il C.o.C. espleta la sua attività all’interno della sala operativa che ne costituisce la sede di azione; essa, in regime ordinario non è in esercizio, ma viene attivata contestualmente all’istituzione del C.o.C. La sala operativa è ubicata in via Ariosto,1. D.1.3. L’Unità di Crisi In presenza di situazioni di emergenza più gravi, anche se non specificatamente previsto dalle linee guida cui il presente piano fa riferimento, è opportuno costituire nell’ambito del C.o.C. una Unità di Crisi. Essa, convocata dal Sindaco o dall’assessore da lui delegato, ha il compito di gestire emergenze più complesse per cui, alle figure che già compongono il C.o.C. vengono affiancate in supporto altre professionalità che di seguito si elencano: a) referente della azienda sanitaria locale competente per territorio; b) rappresentante degli enti o società erogatori dei servizi pubblici essenziali; c) rappresentante dei vigili del fuoco; d) referente delle forze dell’ordine; e) rappresentante delle organizzazioni di volontariato operanti a livello comunale. f) altri soggetti, a seconda dell’evento. 40 D.2) LE PROCEDURE OPERATIVE D.2.1 GENERALITA’ Le procedure operative costituiscono il complesso di comportamenti, azioni ed operazioni da compiere con immediatezza e da avviare in ordine logico e temporale affinché si possa affrontare il primo impatto di un evento calamitoso con il minor grado di impreparazione e con il maggior automatismo possibile. Nel modello d’intervento vengono definite e distinte le procedure, a seconda che si manifesti un: -Evento improvviso, che, per mancato allarme o per il verificarsi di un fenomeno non prevedibile o ad evoluzione estremamente rapida, richiede l’attuazione immediata delle misure per l’emergenza. -Evento con preavviso, causato da fenomeni direttamente connessi con la situazione meteorologica, la cui previsione consente l’attivazione delle diverse fasi operative in funzione della crescente criticità. In relazione a quest’ultima tipologia di evento, occorre precisare che la Regione Sardegna, nelle more dell’organizzazione ed attivazione in seno all’A.R.P.A.S. del centro funzionale per il monitoraggio meteo-idro-pluviometrico, con la Direttiva Assessoriale del 27 marzo 2006, ha disciplinato l’organizzazione di un sistema di allertamento meteo per rischi idrogeologici che vede coinvolte tutte le strutture territoriali con competenze di Protezione Civile a partire dal Servizio Protezione Civile Regionale. In considerazione del fatto che gli eventi di tipo idrogeologico sono caratterizzati da un tempo di latenza e sviluppo tali da renderli prevedibili, la direttiva regionale di cui sopra, definisce i seguenti livelli di criticità: -criticità ordinaria, è quella che può essere affrontata con mezzi ordinari e per la quale il servizio Regionale non emette alcun avviso; -criticità moderata (codice 1): è quella definita sulla base degli avvisi meteo e dei bollettini di criticità del centro funzionale del Dipartimento Nazionale della Protezione civile. Per brevi durate (fino a 6 ore) gli effetti sono limitati a probabili 41 smottamenti in zone di elevata pericolosità idrogeologica (P.A.I.), ad aggravamento delle condizioni di smaltimento dei sistemi fognari nei centri urbani ed alla sollecitazione del reticolo idrografico minore. Per durate più lunghe (da 6 a 24 ore) si ha saturazione del suolo con aumento della pericolosità di frana, un aggravamento delle condizioni dei reticoli principali dei bacini di medie e grandi dimensioni ed una diminuzione dei volumi di laminazione delle piene dei serbatoi artificiali, con conseguente necessità di scarico da parte dei soggetti gestori di serbatoi. In questo caso, il Servizio Regionale emette l’avviso e lo stato di allerta diramandoli alle direzioni generali del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale e dell’Ente Foreste, ai quali viene assegnato il compito, tramite le loro strutture periferiche, di effettuare i monitoraggi e la sorveglianza del territorio. Il medesimo avviso viene inoltre diramato agli Uffici Territoriali del Governo, ai Comuni ed alle Province interessati. -criticità elevata (codice 2) è quella definita sulla base degli avvisi meteo e dei bollettini di criticità del centro funzionale del Dipartimento Nazionale della Protezione civile. Per brevi durate (fino a 6 ore) si determina un possibile aggravamento delle situazioni indicate nel caso di criticità moderata con forte sollecitazione del reticolo idrografico minore ed esondazioni in zone di elevata pericolosità idraulica. Probabili onde di piena nei bacini di medie e piccole dimensioni (>100 Kmq). Per durate più lunghe (da 6 a 24 ore) si può attendere la formazione di piena nei reticoli idrografici principali dei bacini di medie e grandi dimensioni (>500 Kmq) ed il repentino innalzamento dei livelli sulle aste principali anche a seguito dello scarico dei volumi di acqua da parte dei gestori di serbatoi artificiali. In questo caso, il servizio regionale, dopo aver emesso l’avviso e lo stato di allerta per le zone interessate alla Sala Operativa Regionale del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale, alla direzione Generale dell’Ente foreste, alle Provincie, ai Comuni , ai servizi del Genio Civile ed ai gestori dei serbatoi artificiali interessati assume il coordinamento delle operazioni con il concorso di questi Enti, che, tramite le proprie strutture periferiche, espletano servizi di monitoraggio e sorveglianza nei punti critici. 42 -emergenza ( codice 3) è quella che si determina a seguito dell’evoluzione negativa dello stato di criticità elevata. In questa ipotesi, il Centro Operativo Regionale Misto (C.O.R.M.), insediatosi nel livello precedente, attiva le colonne mobili del Servizio Regionale di Protezione Civile e degli altri Enti per l’intervento sulle zone interessate dall’evento. D.2.2 LA GESTIONE IN EMERGENZA DI EVENTI CON PREAVVISO. Lo schema che segue, disciplina le procedure operative che devono essere utilizzate in caso di emergenze dalle prime notizie fino alla conclusione. Tali procedure sono state elaborate sulla scorta delle previsioni della Direttiva Assessoriale sopraccitata, quindi con particolare riferimento alle emergenze derivanti da eventi meteorologici. Peraltro, prescindendo dai riferimenti specifici contenuti nella direttiva, lo schema è utilizzabile per qualsiasi altra emergenza derivante da eventi prevedibili, dei quali il nostro Ente venga comunque a conoscenza. Lo schema proposto è così articolato: fase attenzione preallarme allarme emergenza codice = 1 2 3 livello direttiva criticità ordinaria criticità moderata criticità elevata evoluzione negativa della criticità elevata direttiva nessun avviso avviso regione avviso regione avviso regione Ciascuna fase comporta l’espletamento di un certo numero di azioni. Si precisa che tale schema viene proposto al solo scopo di razionalizzare il lavoro; pertanto nella realtà, durante la gestione di un’emergenza è possibile porre in essere azioni ed attività ricomprese nelle fasi precedenti o successive; è importante anzi ripercorrere tutte le azioni previste per le varie fasi, al fine di verificare, nel caso concreto, la necessità e/o l’opportunità di porle in essere. Fase di attenzione: corrisponde ad un livello di criticità ordinaria per il quale, secondo la direttiva sopraccitata, non è prevista l’emissione di alcun avviso da parte del Servizio Regionale; ciò comporta per il Centro situazioni (Ce.si.) l’attuazione delle seguenti azioni che ricadono nelle attività sostanzialmente 43 ordinarie per l’Ente: • verifica dei bollettini meteo; • raccolta delle informazioni utili a valutare l’evolversi della situazione, anche effettuando sopralluoghi ed accertamenti d’iniziativa; • comunicazioni per le vie brevi con il Servizio Regionale di Protezione Civile al fine di valutare le informazioni ricevute e/o pervenute; • -informazione al Sindaco e/o l’assessore delegato per le valutazioni del caso. Fase di preallarme: corrisponde ad uno stato di criticità moderata per il quale il Servizio Regionale dirama al Comune l’avviso e lo stato di allerta. In tale fase assume particolare importanza l’attività di controllo nelle zone del territorio considerate a rischio. Tale attività è svolta, secondo quanto previsto dalla Direttiva Assessoriale, dal Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale e dall’Ente Foreste. A seguito della ricezione dell’avviso regionale, il Centro situazioni (Ce.si.) dovrà porre in essere le seguenti azioni: • -informare il Sindaco e/o l’assessore delegato sulla situazione in atto; • -attivare un collegamento con il Servizio Regionale ed il presidio territoriale del C.F.V.A., al fine di ottenere e scambiare tutte le informazioni utili, scaturenti dall’attività di monitoraggio e controllo sul territorio; • -allertare il personale in servizio durante l’orario di lavoro e i reperibili al di fuori dell’orario di lavoro per eventuali verifiche e controlli sul territorio; • -allertare le Associazioni di volontariato; • -informare, ai fini di preavviso, i Responsabili delle funzioni; • -divulgare gli avvisi meteo tramite il sito WEB del Comune. Fase di allarme: corrisponde ad un livello di criticità elevata che, nel caso di evoluzione negativa dell’evento, comporta il passaggio alla fase di emergenza, il Servizio Regionale assume il coordinamento delle operazioni nella Sala operativa del Centro Operativo Regionale Misto del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale e procede alla formazione, allestimento e attivazione delle colonne mobili (del Servizio regionale, del CFVA e dell’Ente Foreste). A seguito della ricezione dell’avviso sullo stato di allerta dalla Regione il 44 Servizio di Protezione Civile comunale attraverso il Responsabile del Centro Situazioni, informa il Sindaco e/o l’assessore delegato sulla situazione in atto e concorda i tempi di allertamento del C.o.C. ed eventualmente dell’Unità di crisi; -il Sindaco, in stretta collaborazione con il responsabile del Centro Situazioni e per il suo tramite, sulla scorta delle informazioni acquisite e a seconda della gravità della situazione, dispone per: • la definizione delle aree interessate all’evento; • la diramazione dell’immediato allarme ai residenti della zona interessata; • l’effettuazione di eventuali evacuazioni e sgomberi della popolazione residente nelle aree soggette a rischio; • la verifica immediata delle aree di attesa e ricovero popolazione e di ammassamento dei soccorritori e delle risorse; • l’attivazione della Sala Operativa, del Centro Operativo Comunale, dell’eventuale Unità di crisi presso i locali di via Ariosto,1 ; • la convocazione delle funzioni di supporto ritenute necessarie in relazione alla specificità dell’evento; • la verifica delle condizioni di viabilità per raggiungere i siti interessati; • la richiesta di supporto nelle azioni di intervento al Servizio Regionale laddove se ne ravvisi la necessità. Fase di cessazione preallarme-allarme e/o emergenza: comporta la cessazione delle fasi precedenti e si conclude con la relativa comunicazione ai soggetti interessati (Enti, popolazione, ecc.). Si precisa che la convocazione degli organi di protezione civile (centro operativo comunale, unità di crisi, attivazione sala operativa) è prevista a partire dalla fase di allarme; ciò nonostante, qualora la situazione lo richieda, specialmente nel caso in cui la tipologia dell’evento non permetta di prevederne con ragionevole approssimazione gli sviluppi, anche nelle fasi precedenti, può essere attivata la Sala Operativa, o successivamente l’Unità di Crisi, per una più completa ed efficiente gestione dell’emergenza. 45 D.2.3 LA GESTIONE IN EMERGENZA DI EVENTI SENZA PREAVVISO. Come sopra detto, qualora si verifichi un evento improvviso non previsto o non prevedibile, è necessario attuare le misure necessarie ad affrontare immediatamente l’emergenza, con l’avvio delle operazioni di soccorso. Tale azione comprende tre fasi che, per un positivo superamento dell’emergenza, debbono essere attuate in maniera rapida e nel più breve tempo possibile: • Acquisizione dei dati; • Valutazione dell’evento; • Adozione dei provvedimenti. Acquisizione dei dati: Ha lo scopo di avere un quadro, il più completo possibile, della situazione al fine di definire: • la delimitazione della e /o delle aree coinvolte nell’evento calamitoso; • l’entità dei danni e le relative conseguenze sulla popolazione, sui beni culturali, sui servizi essenziali, sulle telecomunicazioni, sulla viabilità, ecc.; • i fabbisogni più immediati. Valutazione dell’evento: I dati acquisiti direttamente o per il tramite di altri Enti e dei cittadini stessi, consentono di: • configurare il fenomeno nelle sue reali dimensioni territoriali; • definire l’effettiva portata dell’evento. Adozione dei provvedimenti: Tale attività consiste in: • avvio dei soccorsi e degli interventi tecnici urgenti; • attivazione della sala operativa e convocazione del C.o.C.; • attivazione, laddove necessario dell’Unità di crisi; 46 Pertanto, più specificatamente, con riguardo alla singole competenze: Il Sindaco avvalendosi del responsabile del Centro Situazioni: • assume le prime informazioni; • convoca il C.o.C. per la valutazione dell’evento in atto; • dispone l’attivazione della Sala Operativa e, se necessario, la convocazione dell’Unità di crisi e relative componenti; • avvia i soccorsi e gli interventi tecnici urgenti. avvalendosi del C.o.C. e/o dell’unità di crisi comunale: definisce i limiti esatti dell’area colpita, ne dispone la delimitazione e l’interdizione del traffico veicolare (funzioni: TECNICA E DI PIANIFICAZIONE, STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’, VOLONTARIATO); procede all’evacuazione delle aree abitate a rischio e allestisce aree di accoglienza e di ricettività della popolazione (funzioni: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’,ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, VOLONTARIATO); - attua le prime misure di salvaguardia e assistenza della popolazione (funzioni: SANITA’ E ASSITENZA SOCIALE, ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’ , VOLONTARIATO); - adotta i provvedimenti di carattere sanitario (funzione SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA); - attiva le procedure per accertare e quantificare i danni a persone, edifici, infrastrutture (funzioni: CENSIMENTO DANNI; SERVIZI ESSENZIALI; STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’, VOLONTARIATO); - verifica l’adeguatezza delle risorse disponibili e provvede alla loro integrazione e reperimento (funzioni: MATERIALI E MEZZI, ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, VOLONTARIATO); - informa la popolazione sui comportamenti da adottare e sull’evolversi dell’evento (funzione: MASS MEDIA e INFORMAZIONE); - assicura la messa in sicurezza della rete dei servizi (funzione: SERVIZI ESSENZIALI); - provvede al ripristino telecomunicazioni) dei (funzioni: servizi SERVIZI 47 essenziali ESSENZIALI; (acqua, elettricità, gas, TELECOMUNICAZIONI E VOLONTARIATO); - informa gli altri Enti (Provincia, Regione e Prefettura) circa la situazione in atto ed i provvedimenti adottati, richiedendo, se del caso, adeguato supporto. Si sottolinea che, sulla base della situazione in atto e della gravità dell’evento, verrà deciso sul momento quali delle funzioni attivare. Gli organismi convocati, al momento dell’insediamento, compiono una verifica delle azioni svolte nel periodo precedente; a tal fine gli stessi vengono resi edotti dal Responsabile del Centro Situazioni sulle attività e su quanto posto in essere fino a quel momento. La cessazione dell’emergenza: coincide con il ripristino di condizioni normali della situazione, viene comunicata alla popolazione dal Sindaco mediante la funzione MASS MEDIA INFORMAZIONE. A seguito della comunicazione suddetta gli organismi di protezione civile si sciolgono ed i soggetti riprendono la loro operatività in ordinario. 48