Piano Comunale di Protezione Civile

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Piano Comunale di Protezione Civile
Comune di Sassari
Piano Comunale di Protezione Civile
A) RELAZIONE INTRODUTTIVA
A.1) La struttura del Piano
Predisporre un documento che si definisca Piano di Protezione Civile, o Piano
di Emergenza, significa rispondere a due domande:
•
quali sono le ragioni, gli obblighi di legge, le motivazioni, i fattori originari, gli
scopi e gli obiettivi, che giustificano e motivano l’iniziativa?
•
quali sono i metodi e gli strumenti che possono dare risultati concreti
all’iniziativa?
Le risposte alle domande sono:
•
l’esistenza sul territorio di pertinenza, di uno stato di rischio al quale è
esposto il contesto sociale, economico e territoriale (questo è il Piano
Previsionale e di Prevenzione):
•
l’individuazione delle forze in campo, la loro localizzazione nelle funzioni di
competenza, lla definizione delle azioni da compiere, l’affidamento delle
azioni agli attori idonei (questo è il Piano di Emergenza).
Il Comune di Sassari alla fine degli anni ‘80 adottò un Piano di Protezione civile,
che costituisce sicuramente prova sostanziale di una “primordiale “ coscienza
di Protezione Civile, ma che oggi necessità di essere adeguato alle evoluzioni
1
normative che hanno dato vita al “sistema protezione civile”; pertanto, il
contenuto del presente elaborato, si ispira ai seguenti criteri:
1. applicazione delle leggi nazionali e regionali vigenti in materia;
2. riferimento, nella stesura, allo schema denominato “Metodo Augustus”
elaborato dal Dipartimento nazionale della protezione civile.
Il Piano è suddiviso sostanzialmente in:
•
Parte generale: che raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza
del territorio, finalizzate all’elaborazione del quadro dei rischi che possono
interessare il Comune;
•
Lineamenti della pianificazione: che individua gli obiettivi da conseguire per
organizzare, al verificarsi dell’evento calamitoso, in tempi ristretti, una
risposta coordinata di protezione civile, con l’indicazione delle componenti
e strutture operative presenti nel territorio.
•
Modello
di
intervento:
rappresenta
l’organizzazione
del
sistema
di
protezione civile e indica le procedure operative per la gestione
dell’emergenza.
Considerata la mancanza di modelli di pianificazione a livello territoriale più
ampio cui ispirarsi ed in considerazione del fatto che è in via di predisposizione
ed adozione il Piano di Protezione civile Regionale, la presente edizione,
raccoglie ed utilizza prevalentemente dati ed elaborazioni ricavati dai pochi
studi e documenti di programmazione esistenti.
In una successiva rivisitazione si terrà conto delle linee guida emanate a livello
regionale e si completerà ed approfondirà lo studio dei rischi e le modalità
operative d’intervento.
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A.2. La normativa
Il nostro Paese è stato colpito nel corso del tempo, con frequenza ciclica, da
numerosissime
calamità,
ma
la
regolamentazione
necessaria
per
la
prevenzione di tali eventi ha origini recenti e solo dopo vicende disastrose vi è
stato un tentativo di far nascere e crescere una coscienza di Protezione Civile
in Italia.
Il primo approccio alla disciplina della materia risale al secolo scorso ed è
rappresentato dalla Legge n°. 774 del 13/07/1911 “Norme per la sistemazione
idraulico-forestale dei bacini montani, per le altre opere idrauliche e per le
bonifiche”; successivamente fu emanata la Legge n°. 473 del 17/04/1925
“Istituzione organi fondamentali di soccorso”, ma è il Regio Decreto n°. 2389
del 09/12/1926 ,“Disposizioni per i servizi di pronto soccorso in caso di disastri
tellurici o di altra natura”, che ci fa risalire al primo vero tentativo di creare una
sorta di “Protezione Civile”.
Con questo atto fu affidato al Ministero dei Lavori Pubblici il coordinamento
dell’evento ed in sua assenza ai Prefetti, mentre la tutela della pubblica
incolumità venne affidata al Genio Civile con l’obbligo di coordinare il
personale di soccorso e disciplinare gli scavi delle macerie.
Vennero chiamati a concorrere, a diverso titolo, l’Aeronautica, l’Esercito, il
Ministero per le comunicazioni e la Croce Rossa Italiana.
Molti sono stati gli eventi calamitosi che hanno colpito la nostra penisola dal
1926 agli anni ’60, ma non vi è stata nessuna attività legislativa sino al 1970,
dopo cioè la catastrofe del Vajont (1963), la grande alluvione di Firenze (1966)
ed il terremoto del Belice (1968).
Solo con la Legge n°. 996 dell’8/12/1970 “Norme sul soccorso e l’assistenza alle
popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”, la Protezione Civile
acquisisce autonomia concettuale.
Dal Ministero dei Lavori Pubblici le competenze di coordinamento passarono al
Ministero degli Interni. Di conseguenza la struttura di fondamentale importanza
per il soccorso divenne il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che aveva
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gestito fino a quel momento tutte le emergenze quotidiane del paese.
Vennero creati i “Centri Assistenziali di Pronto Intervento”, con il compito di
assistere, nei territori colpiti da calamità, le popolazioni dalla prima emergenza
fino al ritorno di accettabili condizioni di vita.
Parallelamente ai Vigili del Fuoco vennero individuati, per la prima volta,
organismi di livello locale.
In questa legge si iniziò a parlare, anche se in modo embrionale, di
volontariato.
Negli anni ’70 il nostro paese fu colpito da due fortissimi terremoti che
provocarono un grande numero di vittime: 989 in Friuli nell’anno 1976 e 2.734 in
Irpinia nell’anno 1980.
Solo a distanza di undici anni dalla Legge 996/1970 venne emanato il relativo
Regolamento di attuazione il D.P.R. n°. 66 del 06/02/1981.
Tra il 1981 ed il 1992 vennero varati molteplici provvedimenti normativi, a
diverso titolo collegati alla materia di protezione civile: la Legge 187/82; il
DPCM 22/06/82; la Legge 938/82; Legge 547/82 “Impiego di aeromobili militari
nell’azione di prevenzione e spegnimento degli incendi”; la Legge 979/82
“Difesa del mare”; la Legge 180/83 “Principio dell’immediata esecutività delle
ordinanze emanate dal Ministro del coordinamento della protezione civile”; la
Legge 363/84 “Rapporti con le associazioni di volontariato”.
Negli anni ‘90, a distanza di ventidue anni dalla Legge 996/70, venne emanata
la Legge n°. 225 del 25/02/1992 “Istituzione del Servizio Nazionale della
Protezione Civile”, legge che tutt’oggi disciplina la materia e individua le
competenze delle strutture componenti la Protezione Civile. La norma sancisce
una ripartizione di compiti tra Stato, Regioni ed enti locali ed individua una
diversità di ruoli tra questi soggetti per meglio tutelare dai danni o dal pericolo
di danni, derivanti da eventi calamitosi, l’integrità della vita, i beni, gli
insediamenti e l’ambiente.
Il coordinamento delle attività di protezione civile è demandato al Presidente
del Consiglio dei Ministri.
Inoltre, per la prima volta, viene introdotto il concetto di Servizio di Protezione
Civile e individuata una struttura che, preesistente all’evento, svolga le
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seguenti attività:
• previsione;
• prevenzione;
• soccorso;
• superamento dell’emergenza.
La novità della legge sta proprio nella introduzione dei primi due punti che
dovrebbero consentire di rilevare una vera e propria mappa dei rischi in modo
da poter individuare le aree di criticità del nostro paese.
Si parla quindi di rischio sismico, idrogeologico, idraulico, meteo, industriale,
chimico, sanitario, umanitario, derivante dai trasporti, da incendi boschivi ecc.
A ciascuno di questi rischi sarebbe auspicabile che oggi corrispondesse una
pianificazione ed una prevenzione in modo tale da poter evitare, ove
possibile, l’insorgere dell’emergenza o, in casi inevitabili, consentire una
migliore programmazione e coordinamento dei soccorsi.
Le attività sopra dette sono affidate, oltre che allo Stato, alle Regioni, e agli
enti locali, anche a quei soggetti che costituiscono la struttura operativa
nazionale del servizio indicati nell’articolo 11 della citata legge.
Viene individuato anche un livello di intervento entro il quale, fedeli al principio
della sussidiarietà tra enti, vengono suddivise le tipologie degli eventi.
Si parla quindi di eventi di:
-
tipo a per quelli naturali o connessi con l'attività dell'uomo, che possono
essere fronteggiati direttamente con interventi attuati dai singoli Enti ed
Amministrazioni competenti in via ordinaria;
-
tipo b per quelli naturali o connessi con l'attività dell'uomo che, per la loro
natura ed estensione, necessitano dell'intervento coordinato di più Enti ed
Amministrazioni competenti in via ordinaria;
-
tipo c per le calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità od
estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
La rilevanza, per il superamento dell’emergenza, è nazionale o locale in
rapporto alla complessità dell’organizzazione necessaria per svolgere l’attività di
soccorso e gli interventi, tenendo conto anche dei seguenti fattori:
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a) ambito territoriale e popolazione interessata;
b) risorse operative, tecniche, scientifiche impiegate;
c) entità complessiva dei danni;
d) straordinarietà dell’evento.
La Legge 225/92 è stata in parte modificata dal D.Lgs 300/1999 e dal D.L.
343/2001, ma relativamente alla ripartizione delle competenze, delle attività,
dei compiti e degli ambiti di applicazione le modifiche sostanziali sono state
apportate dal D.Lgs 112 del 31/03/1998, emanato a seguito della legge
delega n. 59 del 15/03/1997, che ha trasferito sulla base del principio di
sussidiarietà molte competenze dallo Stato alle Regioni, Province e Comuni.
Con tale provvedimento sono stati individuati, all’art 107, i compiti che,
avendo rilievo nazionale, rimangono in seno allo Stato (eventi di tipo C);
mentre nell’art.108 vengono individuate le funzioni devolute agli enti locali
(eventi di tipo A e B).
La Regione Sardegna ha dato attuazione al D.Lgs 112/98, con l’emanazione
della L.R. 9/2006 che, agli artt. 69 e 70, disciplina le funzioni rispettivamente
delle Regioni e degli Enti locali in materia di protezione civile
Sulla base della normativa di attuazione, la Regione, oltre che per gli eventi di
tipo B, è titolare in generale delle funzioni di indirizzo, programmazione e
coordinamento (previsione rischi, formazione, volontariato, ecc).
Le Province, nel campo di prevenzione delle calamità sono titolari delle
funzioni amministrative riguardanti zone sovracomunali o l’intero territorio
provinciale inoltre hanno competenza per gli interventi urgenti in caso di
eventi di tipo B e in materia di pianificazione provinciale in attuazione dei
programmi regionali.
Ai Comuni la normativa conferisce i compiti e le funzioni sotto indicate:
- attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi
di prevenzione dei rischi, stabiliti dai programmi e piani regionali;
- adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione
all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi, in caso di eventi
calamitosi in ambito comunale;
- predisposizione ed attuazione dei piani comunali e/o intercomunali di
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emergenza, anche nelle forme di gestione associata individuate ai sensi della
L.R. 12/2005;
- attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti
necessari a fronteggiare l’emergenza;
- vigilanza sull’attuazione degli interventi urgenti da parte delle strutture locali
di protezione civile;
- utilizzo del volontariato di protezione civile, a livello comunale e/o
intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.
Per quanto sopra detto e alla luce della normativa di comparto, il Sindaco è
Autorità comunale di protezione civile e responsabile primo delle attività volte
alla salvaguardia dell’incolumità pubblica e privata; egli, al verificarsi di una
situazione d’emergenza, ha la responsabilità dei servizi di soccorso ed
assistenza alla popolazione colpita.
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B) PARTE GENERALE
B.1) IL TERRITORIO
B.1.1 Estensione
Il territorio comunale di Sassari, che si estende per 546,08 Kmq., è localizzato a
nord-ovest della Sardegna ed è situato nella provincia di Sassari; confina a
nord con i comuni di Porto Torres, Sennori, Sorso, Stintino, a Sud con i territori
dei comuni di Alghero, Muros, Olmedo, Ossi, Tissi, Uri, Usini, ad Est con il territorio
di Osilo e ad occidente si affaccia sul mare. Dal punto di vista della
cartografia geologica il territorio studiato rientra nei fogli I.G.M. n° 180, mentre
nella Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) con scala 1:10.000 e nella nuova
cartografia I.G.M.I. – edizione 1 – serie 25, in scala 1:25.000, effettuata nel 1987
con rilievo aerofotogrammetrico, risulta compreso nei Fogli n° 440, n° 441, n°
458 e n° 459.
B.1.2 Orografia
Il comprensorio comunale si sviluppa su un tavolato calcareo che declina verso il Golfo dell’Asinara e si presenta a sud-est con un andamento prevalentemente collinare mentre a nord-ovest con un ampia estensione pianeggiante
chiamata Nurra. Dal punto di vista altimetrico il territorio è situato per tutta la
sua superficie tra m.0 e m.489 s.l.m.; dalla elaborazione dei suddetti dati si evidenzia che quasi l’80% delle superfici è posta al di sotto dei 200 metri rispetto al
livello del mare.
La costa, invece, si estende per circa 32 Km, è alta, frastagliata, sabbiosa e
presenta alcune spiagge quali Platamona, Fiume Santo, Argentiera, Porto
Ferro e Porto Palmas. È caratteristico l’insediamento minerario dell’Argentiera,
ormai abbandonato, dove permangono a testimoniare l’antica attività
estrattiva, solo alcune discariche e i resti delle strutture.
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B.1.3 Idrografia
I principali corsi d’acqua che attraversano il territorio sono il Rio Mannu, nel
quale confluiscono il Rio Ottava (alimentato a sua volta dal Rio Sant’Orsola,
dal Rio Mascari , dal Rio Funtana Regina e dal Rio Ertas) il Fiume Santu ed il Rio
Flumini. Tutti i corsi d’acqua hanno carattere torrentizio e solamente il Rio Mannu conserva una modesta portata anche nel periodo estivo.
Si rileva anche la presenza sul territorio comunale dell’unico bacino naturale
della Sardegna, costituito dal lago di Baratz, situato vicino a Porto Ferro.
B.1.4 Clima
Il Comune di Sassari è caratterizzato da un tipico clima mediterraneo, definito
da un periodo di surplus idrico contrapposto ad un altro di forte deficit, a
causa delle elevate temperature. Un clima quasi bistagionale condizionato
dalla presenza di due fasi critiche: una invernale per le basse temperature e
una estiva per la scarsità di precipitazioni.
L’area è inoltre, solo per una modesta parte, condizionata dalla presenza del
mare, influenza che viene meno per la presenza dei primi rilievi del basamento
miocenico o per la presenza di formazioni collinari che raggiungono il mare
con notevoli pendenze. La mancanza di importanti rilievi determina una
uniformità delle caratteristiche macroclimatiche dell’area. Il topoclima, al
contrario è molto variabile ed è legato ad elementi morfologici come valli,
versanti, pianure, dove la semplice variazione dell’esposizione determina
profonde modificazioni delle caratteristiche podologiche e della vegetazione.
Altri fattori che influenzano il topoclima sono quelli legati alle attività
antropiche (la città) alle attività industriali e artigianali.
Lo studio delle variabili climatiche è stato effettuato attraverso l’analisi dei dati
rilevati dalla stazione termopluviometrica (Tab. I e Tab. II) di Sassari, posta a 224
m s.l.m. su una serie derivata da circa 40 anni di osservazioni.
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Tabella I
SASSARI 224 m slm – Pluviografo
Precipitazioni mensili medie e totali annue, espresse in altezze di pioggia (mm).
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
ANNO
62,9
58,5
54,7
43,7
33,7
15,6
3,2
10,0
46,1
70,8
82,1
86,0
567,1
Questi dati mettono in evidenza che la gran parte delle precipitazioni, in un
periodo di 40 anni di osservazioni, sono concentrate nel periodo autunnovernino: il mese più piovoso è infatti dicembre con 86 mm, mentre il periodo
più secco è rappresentato dai mesi estivi ed in particolare dal mese di luglio
con soli 3 mm di pioggia.
Tabella II
SASSARI 224 m slm – Termometro
Temperature medie mensili
TEMPERATURA
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
ANNO
media
8,9
9,4
11,2
13,9
17,2
21,4
24,1
24,4
21,9
17,6
13,3
10,1
16,2
L’andamento delle temperature durante l’anno è tipico del clima mediterraneo
e mostra un graduale aumento dei valori a partire da gennaio fino al mese di
agosto che ha registrato una temperatura media massima di 24,4 °C.
La direzione prevalente del vento è nord-ovest.
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B.1.5 Vegetazione
La vegetazione tipica è caratterizzata da una prevalenza di cenosi forestali a
sclerofille, dove le specie arboree principali sono rappresentate dal leccio,
ginepro feniceo e olivastro a seconda del substrato geolitologico esistente.
Nei territori interni (Monte Forte, Canaglia) è presente la serie sarda termomesomediterranea del leccio. Si tratta di boschi climatofili a Quercus ilex con
Pistacia lentiscus, Juniperus phoenicea subsp. turbinata e Olea europea var.
sylvestris. Lo strato arbustivo è rappresentato da Pistacia lentiscus, Rhamnus
alaternus, Phillyrea latifoglia, Erica arborea, Phillyrea angustifolia, Myrtus
communis e Arbutus unedo. Sono abbondanti le lianose Clematis cirrhosa,
Prasium majus, Smilax aspera, Rubia peregrina e Lonicera implexa.
Nella parte costiera nei pressi di Baratz-Porto Ferro, sono sviluppati microboschi
edafoxerofili
costituiti
prevalentemente
da
fanerofite
cespitose
e
nanofanerofite termofile, come Juniperus phoenicea, Chamaerops humilis,
Phillyrea angustifolia Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus.
In corrispondenza della piana alluvionale della Nurra, su substrati argillosi a
matrice mista calcicola-silicicola si riscontrano, in aree molto ristrette,
microboschi climatofili a Quercus ilex, mentre il substrato arbustivo è costituito
da caducifoglie come Pyrus spinosa, Crategus monogyna, Myrtus communis,
Pistacia lentiscus e Rhamnus alaternus.
In prossimità del bacino idrografico del Rio Mannu e dei suoi due affluenti, Rio
Mascari e Rio d’Ottava sono presenti mesoboschi edafoigrofili caducifogli
costituiti da Populus alba, Ulmus minor che si sviluppano in prossimità di impluvi
e margini fluviali.
B.1.6 Viabilità
Esaminando la consistenza e l'assetto distributivo della rete viaria e ferroviaria
del Comune di Sassari si rileva la presenza di:
•
Strade statali;
•
Strade Provinciali;
•
Strade Vicinali;
11
•
Ferrovie .
Nell’ambito delle strade statali la S.S.131, denominata Carlo Felice, posizionata
a nord ovest della città, è l’arteria principale di collegamento del territorio con
le maggiori città della Sardegna è classificata come strada extraurbana
secondaria ed è una strada ad intenso traffico, con doppia carreggiata per
ogni senso di marcia, che attraversa l’isola da Nord a Sud consentendo la
movimentazione dei passeggeri e delle merci per tutta l’isola.
Si tenga inoltre presente che è stata realizzata, ed è in fase di completamento
la S.S. 131 “ camionale” che collega Sassari a Porto Torres; sorta al fine di
consentire uno snellimento del traffico pesante sulla 131 che di fatto attraversa
l’agglomerato urbano di Sassari e le frazioni di Li Punti, San Giovanni e Ottava.
Il collegamento con la città di Alghero ed il suo aeroporto è inoltre garantito
dalla strada statale n. 291, strada a doppia corsia per senso di marcia,
anch’essa in via di ampliamento e completamento.
Con riguardo alle strade provinciali, queste hanno lo scopo di collegare la
Città di Sassari con gli atri Comuni della Provincia e con i centri abitati
appartenenti al Comune di Sassari e dislocati all’interno dell’ampio territorio
comunale e sono :
•
Strada Provinciale n.18 che collega i centri abitati della Corte,
Palmadula e la Borgata dell’Argentiera;
•
Strada Provinciale n.65/69 che collega il lago di Baratz e il centro abitato
di Palmadula;
•
Strada Provinciale n.25 che collega la località di Platamona con il
centro abitato di Sorso;
•
Strada Provinciale 15M/3 che collega i centri abitati di Usini, Tissi e Ossi.
In aggiunta alle suddette infrastrutture, il territorio comunale di Sassari è
caratterizzato dalla presenza di numerose strade vicinali (alcune asfaltate e
con carreggiata non inferiore a mt.4,00), sorte a seguito della peculiare
espansione urbanistica nelle campagne che, nel tempo, ha determinato la
necessità di collegare l’agro con il centro cittadino.
La rete viaria vicinale ha anche funzione di collegamento con le aziende
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agricole presenti nel territorio della Nurra.
Nell’ambito della rete ferroviaria, il sistema è interamente a binario unico non
elettrificato, e costituisce il collegamento con lo scalo marittimo di Porto Torres,
le stazioni di Oristano, Cagliari, Olbia e Golfo Aranci.
Esiste poi una linea ferroviaria a scartamento ridotto che garantisce i
collegamenti con gli altri centri della provincia.
B.1.7 Porti
Nel territorio comunale non è presente alcuna struttura portuale. Il più vicino porto
commerciale, industriale e passeggeri è quello ubicato nel comune di Porto Torres
a che dista circa venti chilometri dalla città di Sassari.
B.1.8 Strutture Aeroportuali
All’interno del perimetro del territorio comunale non vi sono aeroporti. La struttura
aeroportuale più importante e vicina alla città è costituita dall’aeroporto di
Alghero che è a circa trentacinque km di distanza.
B.2)POPOLAZIONE
B.2.1 Residenti
La popolazione residente del Comune di Sassari, sulla base dei dati forniti
dall’Ufficio Anagrafe aggiornati al 28/06/2007, risulta essere pari a 128.657
persone dei quali 61.960 maschi e 66.697 femmine. I nuclei familiari sono
52.498.
Nella sottonotata tabella è indicata la consistenza numerica per singolo
quartiere e/o frazione.
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ARGENTIERA
87
BANCALI
12000
BARATZ-VILLASSUNTA
363
BIANCAREDDU
114
CAMPANEDDA
530
CANAGLIA
223
CANIGA
2753
CAPPUCCINI
5048
CARBONAZZI
7156
CENTRO STORICO
8391
LA CORTE
586
LA LANDRIGGA
LA PEDRAIA
3018
144
LATTE DOLCE
6607
LI PUNTI
7310
LUNA E SOLE
17734
MONTEROSELLO
23.177
OTTAVA-PIAN DE SORRES
PALMADULA
2.834
512
PORCELLANA
4.142
RIZZEDDU
7.009
SAN GIOVANNI
4.521
SAN GIUSEPPE
8.300
SANT'ORSOLA
4.280
SANTA MARIA DI PISA
6.727
SASSARI CENTRO
4.357
TOTTUBELLA-RUMANEDDA
TOTALE
734
128.657
Il territorio comunale è suddiviso amministrativamente in sei circoscrizioni
I Circoscrizione : Bancali, Centro Storico, Caniga, La Landrigga;
II Circoscrizione : Latte Dolce, LI punti, San Giovanni, santa Maria di Pisa;
III Circoscrizione :Cappuccini, Luna e Sole, Monte Rosello;
IV Circoscrizione :Carbonazzi, Porcellana, Rizzeddu, San Giuseppe;
V Circoscrizione : Campanedda, La Corte, Tottubella;
VI Circoscrizione : Argentiera, Baratz, Palmadula.
B.2.2 FLUSSI TURISTICI
Relativamente ai flussi turistici, benché nel territorio del Comune di Sassari sia
presente un notevole numero di beni paesaggistici, archeologici e culturali, si
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rileva un movimento turistico relativamente modesto, pari al 3% delle presenze
dell’intera provincia.
L’affluenza di visitatori è prevalentemente composta da trasfertisti che
soggiornano in città per motivi di lavoro. A riprova di quanto affermato vi è il
fatto che le presenze maggiori si rilevano dal mese di settembre al mese di
maggio, durante la settimana, con forte calo nel week-end. Il restante flusso è
rappresentato da persone che arrivano in città per sostare brevemente,
provenienti o orientate verso le vicine località turistiche costiere o per assistere
a specifici manifestazioni o avvenimenti quali la Cavalcata o la Discesa dei
Candelieri.
B.2.3 PENDOLARISMO
Nonostante l'unità fisica di riferimento per l'elaborazione del piano di
protezione civile sia fondamentalmente il territorio del Comune di Sassari, è
indispensabile accostare i dati prettamente comunali con quelli relativi al
Sistema Locale del Lavoro, la cui suddivisione si fonda infatti sulla
considerazione degli spostamenti per motivi di lavoro degli individui residenti:
l'ambito territoriale che ne discende rappresenta dunque l'area geografica in
cui maggiormente si addensano quei movimenti.
Sotto questo punto di vista, si può comprendere allora l'importanza del
fenomeno demografico nella città di Sassari, che nel 2001 conta una
popolazione (residente e non ) pari al 46% del totale provinciale,
configurandosi come uno dei sistemi locali più popolosi della Sardegna.
Ciò significa che il Comune di Sassari è interessato da un notevole
pendolarismo a scopo lavorativo di soggetti provenienti dai comuni limitrofi
appartenenti al Sistema locale del lavoro.
Non bisogna trascurare inoltre gli spostamenti giornalieri della popolazione
studentesca e di coloro che si muovono per accedere ai servizi offerti dal
territorio comunale (ospedali, enti, uffici pubblici, ecc.).
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B.3) I RISCHI
B.3.1 GENERALITA’
L’esistenza di una adeguata valutazione dei rischi esistenti sul territorio è
premessa indispensabile in ogni pianificazione di Protezione Civile.
E’ necessario, per una corretta amministrazione del territorio, inquadrare
esattamente e in modo omogeneo l’intero scenario dei rischi, ed anche
pervenire ad una scala di priorità che consenta scelte e strategie.
Una classificazione, tra le più accurate degli eventi calamitosi, porta alla
individuazione delle seguenti categorie.
•
Rischio idrogeologico;
•
Rischio neve, gelo, mareggiate, trombe d’aria, uragani;
•
Rischio incendi boschivi;
•
Rischio trasporti;
•
Rischio industriale;
•
Rischio sanitario;
•
Rischio dighe e invasi;
•
Rischio sismico;
•
Rischio vulcanico.
Se a ciò aggiungiamo gli scenari di rischio sociale e territoriale connessi con la
sicurezza in genere, il compito della Protezione Civile appare sotto prospettive
ancor più articolate.
Da una prima lettura si osserva che alcuni rischi sono assenti nel nostro
territorio ed altri sono da ritenersi statisticamente non verificabili; di contro però
il Comune di Sassari ha tra le sue caratteristiche principali quelle di essere tra i
primi cinque Comuni a maggiore estensione areale d’Italia, con una
superficie di 546,08 Kmq; questa peculiarità fa sì che il controllo, la vigilanza, il
monitoraggio, gli interventi di prevenzione, di riparazione e minimizzazione dei
danni provocati dalle calamità possano essere problematici.
Solo un notevole dispiego di forze sul territorio consente di tutelare e
proteggere un’area così estesa.
16
B.3.2. DEFINIZIONI
B.3.2.1 Rischio
Il RISCHIO può essere definito come il punto di incontro fra un EVENTO
ANOMALO e una VITTIMA che lo subisce. In termini matematici semplificati, il
rischio può essere descritto come il prodotto tra pericolo e vulnerabilità del
territorio che lo subisce.
R=PxVxE
dove:
R = rischio;
P = pericolosità, probabilità o frequenza del verificarsi dell’evento calamitoso;
V = vulnerabilità del sistema sociale o territoriale, intesa come carenza o
debolezza che gli elementi sociali e territoriali possiedono; tale debolezza si
manifesta
nell’ambito
dell’incolumità
pubblica,
negli
ambiti
sociale,
economico, culturale, ambientale, ecc.
E = esposizione, cioè la distribuzione antropica, sul territorio interessato
dall’evento.
B.3.2.2 Soglie di rischio
Viene definita soglia di rischio il valore di un parametro al raggiungimento del
quale scatta un livello di attenzione o di allarme più o meno grave.
La conoscenza del valore delle soglie per le diverse tipologie di rischio, di
fondamentale importanza, si può ottenere:
•
con una adeguata rete di monitoraggio ed una corretta valutazione ed
interpretazione dei valori riportati;
•
da un campione statistico sufficientemente significativo di esperienze
pregresse, in base alle quali poter prevedere l’evoluzione delle situazioni;
•
da modelli revisionali disponibili.
Per quanto detto, è estremamente importante che, per definire o verificare la
correttezza delle soglie di rischio, il Comune raccolga ed archivi i dati di tutti
gli eventi che si verificano sul territorio, al fine di effettuare analisi storico-
17
statistiche.
B.3.2.3 Previsione e prevenzione
La PREVISIONE consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione
delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla
individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi.
La PREVENZIONE consiste nelle attività volte ad evitare o minimizzare la
probabilità che si verifichino danni conseguenti a catastrofi ed eventi
calamitosi, anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle
attività di previsione.
La riduzione del rischio può avvenire intervenendo su tutte le componenti,
dando diversa priorità agli interventi in funzione delle specificità dell’area
considerata e della sensibilità degli elementi in essa presenti.
L’opera di prevenzione è strettamente connessa con la previsione, ovvero
con la possibilità di prevedere gli eventi con ragionevole anticipo; ciò
consente di minimizzare l’evento stesso, contenendone se possibile lo sviluppo,
e gli effetti, mediante azioni (evacuazione, soccorso, ecc) che riducano
l’impatto sulla popolazione e sul territorio.
B.3.2.4 Monitoraggio e precursori
I sistemi di monitoraggio sono volti soprattutto a consentire l’individuazione di
precursori e la predisposizione di procedure di contrasto degli eventi.
Tali precursori consentono di attivare e definire gli stati di avviso, preallarme e
allarme.
Allo stato attuale non sono disponibili strumenti di monitoraggio di tipo
informatico o telematico; l’unico sistema di monitoraggio e controllo
attualmente presente di cui si è a conoscenza è assicurato dalle Forze
dell’Ordine e da altri Enti che a vario titolo operano sul territorio.
18
B.3.3. I RISCHI E I PERICOLI
Vengono descritti di seguito i principali rischi che si ritiene possano interessare il
territorio del Comune di Sassari.
B.3.3.1 RISCHIO IDROGEOLOGICO
In tale terminologia ricadono gli episodi provocati da:

destabilizzazione dei terreni e delle rocce, frane, crolli;

allagamenti ed esondazioni in occasione di eventi meteorologici intensi.
Nell’ambito di tale rischio, la Regione Sardegna ha predisposto ed approvato
il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) che costituisce lo strumento di
pianificazione per la difesa del suolo e contiene l’individuazione e la
perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico del territorio
regionale con relativa cartografia e schede di intervento che in questa sede
sono integralmente richiamate.
Dal documento in questione, risulta che il territorio di Sassari ricade nell’ambito
del sub bacino denominato Coghinas, Mannu e Temo.
Dalla lettura delle schede relative all’individuazione delle zone di pericolosità
e rischio idrogeologico, relative al nostro territorio, sono stati individuati i c.d.
tronchi critici relativi alle seguenti opere e/o località:
- Ponte ferroviario sul rio Ottava - Rischio idraulico molto elevato
- Ponte sul Rio Mascari Località S’Iscalone - Rischio idraulico molto elevato.
- Ponte Zunchi sul rio Mannu –Località Badde Mulinu - Rischio idraulico molto
elevato.
- Ponte stradale – Località Rio Don Gavino- Rischio idraulico molto elevato.
- Ponte stradale- Località Riu Su Mattone - Rischio idraulico molto elevato.
- Tratto del Rio Ottava – Località San Quirico - Rischio idraulico molto elevato.
- Tratto del rio Calamasciu e del rio di Tissi – Località Caniga- Rischio idraulico
molto elevato.
- Tratto del Rio Ottava- Zona serre di Pinna Nossai – Rischio idraulico molto
elevato.
- Riu Giuncheddu - Rischio idraulico molto elevato.
19
- Frazione Ottava - Rischio idraulico molto elevato.
- Tratto del Rio Ottava - zona Nuraghe Ferru - Rischio idraulico medio/moderato
- Frazione Bancali - Rischio idraulico molto elevato.
- Rio Mannu – Località La Crucca – Rischio idraulico molto elevato.
- Rio Santu Miali – regione Buddi Buddi - Rischio idraulico molto elevato.
- Rio Mascari – Località Scala su Chercu - Rischio idraulico molto elevato.
- Scala di Lu Pintori - Rischio frana molto elevato.
- Variante S.S. 131 Gallerie Nord - Rischio Frana molto elevato.
- Variante S.S. 131 Gallerie Sud - Rischio Frana molto elevato.
- Truncu Reale/Pittiriccu - Rischio Frana molto elevato.
- Baddi Tolta - Rischio Frana molto elevato.
- Fosso del Rio Giuncheddu - Rischio Frana molto elevato.
B.3.3.2 RISCHIO NEVE, GELO, MAREGGIATE, TROMBE D’ARIA, URAGANI
Sotto la tipologia sopra detta si fanno ricadere i rischi connessi ad ogni
evento climatico avverso di notevole intensità e/ o durata.
L’andamento
climatico
stagionale
influenza
fortemente
o
comunque
concorre sempre in caso di eventi straordinari.
Sulla base delle esperienze pregresse e sui dati storici analizzati si ritiene di
poter affermare che raro è il rischio di uragani, meno raro quello di trombe
d’aria, neve e gelo.
B.3.3.3 RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
Per le caratteristiche del territorio e della sua vegetazione, unitamente alle
condizioni
climatiche
il
nostro
comune
risulta
essere
particolarmente
vulnerabile a tale tipo di rischio.
La quasi totalità degli incendi boschivi si sviluppa durante il periodo estivo;
statisticamente è stato notato che i giorni più pericolosi sono quelli festivi e
prefestivi e le ore di più probabile inizio dell’evento sono quelle della tarda
mattinata fino al primo pomeriggio, soprattutto nei casi in cui le giornate sono
particolarmente ventose.
La combustione viene facilitata dal clima, soprattutto quando intervengono
20
temperature elevate, siccità e vento, ma anche dallo stato di manutenzione
del soprassuolo.
Si tenga inoltre presente che gli incendi in Sardegna difficilmente sono di
origine naturale, derivando per lo più da comportamenti dell’uomo di origine
colposa o dolosa.
Le Prescrizioni Regionali antincendio, che vengono annualmente emanate
dalla Giunta Regionale, stabiliscono che dal 1° giugno al 15 settembre vige su
tutto il territorio regionale lo stato “di elevato rischio di incendio boschivo”.
Tale periodo può essere anticipato o posticipato a seconda dell’andamento
stagionale.
Per regolamentare la materia, la Regione Sardegna, ha adottato con
deliberazione n.25/54 del 03/07/2007, in conformità della L.353/2000, il Piano
Regionale Antincendi Boschivi, integralmente richiamato in questa sede, che
disciplina la programmazione ed il coordinamento dell’attività antincendio
degli Enti Pubblici e degli altri soggetti competenti.
Tale normativa attribuisce prioritariamente la competenza in materia
antincendio al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale della Regione
Sardegna. Il Dipartimento Nazionale della Protezione civile, il Corpo dei Vigili
del Fuoco, le forze di Polizia e gli Enti locali sono chiamati a collaborare in via
sussidiaria.
E pertanto nel contesto sopra evidenziato che va a collocarsi la funzione del
Comune di Sassari.
Per quanto riguarda il territorio di competenza si ritiene utile implementare il
presente piano con l’elenco di tutte le località colpite da incendio negli ultimi
10 anni (allegato a)). La fonte di tale elaborazione è il Corpo Forestale e di
Vigilanza Ambientale regionale.
B.3.3.4 RISCHIO TRASPORTI
In tale categoria vengono ricondotti disastri ferroviari , aerei e viari.
Per quanto riguarda i primi ed i secondi non risultano incidenti rilevanti sul
nostro territorio.
Relativamente ai sinistri stradali, quelli occorsi, seppure gravi, non hanno
21
comportato interventi di protezione civile, le attività di soccorso alle persone,
di deviazione traffico e di interventi di ripristino in sicurezza della sede stradale
vengono svolte dagli Enti preposti ( Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, 118, Enti
proprietari strade ).
B.3.3.5 RISCHIO INDUSTRIALE
In tale contesto rientrano tutte quelle attività che per materiali utilizzati nei cicli
lavorativi o manufatti prodotti sono soggetti all’applicazione del D.Lgs 334/99
“Attuazione della Direttiva C.E.E. 96/82 relativa al controllo dei pericoli
d’incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”.
All’interno del territorio comunale sono presenti i seguenti stabilimenti:
La Pravisani S.p.A., deposito di esplosivi sito in Località Valle Vilia; il deposito in
questione rientra nel campo di applicazione dell’art. 8 del suddetto D.Lgs. per
la presenza di sostanze (esplosivi cat. R2/R3) in quantità superiore alla soglia di
50 t. La suddetta società, in ottemperanza alla normativa vigente, ha
predisposto oltre che il rapporto di sicurezza anche le relative carte di
isodanno.
La Endesa Italia S.p.A., centrale termoelettrica di Fiume Santo sita in località
Cabu Aspru; l’impianto rientra nel campo di applicazione degli artt. 6 e 7 del
D.Lgs. 334/1999 (obbligo di notifica) per la presenza di gasolio (3325 t.) in
quantità superiore rispetto alla soglia (2500 t.).
La Medea S.p.A., deposito di gas petrolio liquefatto GPL , sito in località
Maccia d’Agliastru; il deposito è costituito da un serbatoio da 200 mc di R13
gas liquefatto altamente infiammabile.
In relazione a quest’ultima società risulta predisposto un piano, che disciplina
“le procedure e i provvedimenti per perdite di aria propanata dalla rete
cittadina”, contenuto nell’allegato b) del presente piano, volto a definire le
modalità operative ed i compiti dei vari soggetti (Comune di Sassari, VV.F.,
società stessa).
Per quanto riguarda il polo petrolchimico sito nel vicino Comune di Porto
Torres, da quanto acquisito, risulta che il nostro Comune, non è interessato dal
rischio relativo.
22
B.3.3.6 RISCHIO SANITARIO
Sotto tale fattispecie si individuano due eventualità di rischio:
•
la prima derivante da rischio sanitario di origine naturale (epidemie o
pandemie di origine umana, emergenze climatiche, incidente industriale
con emissione o meno di sostanze tossiche, incendio); le emergenze
saniate che si determinano da questi eventi vengo fronteggiate dalle
strutture sanitarie territoriali del Dipartimento di Prevenzione, secondo
modalità stabilite nel piano interno adottato dal Dipartimento stesso;
•
la seconda derivante da rischio sanitario di origine animale che è causata
da epidemie o pandemie di origine animale; in relazione a questo rischio,
la competenza è in capo al Servizio di Sanità Animale del Dipartimento di
prevenzione che garantisce una presenza nell’arco delle 24 ore.
Si possono infine citare le situazioni che prefigurano le c.d. maxi emergenze
(derivanti da attentati, disastri, ecc.) per le quali è prevista la specifica
applicazione del piano denominato PEIMAF (Piano di emergenza interna per il
massiccio afflusso di feriti) elaborato dall’Asl n.1.
B.3.3.7 RISCHIO DIGHE E INVASI
Il rischio dighe è rappresentato dall’onda di piena che può riversarsi a valle
dello sbarramento di ritenuta, a causa di sormonto o di cedimento di questo.
Nel territorio comunale esiste la diga di Bunnari situata a Nord-Est della città; il
bacino è distinto in Bunnari bassa, costruito alla fine dell’800 e Bunnari alta
costruito durante il ventennio fascista. Il volume di invaso massimo autorizzato
è di 1,61 Mmc ed il tipo di sbarramento viene definito a gravità massiccia.
Si rileva che l’invaso da qualche anno è stato totalmente svuotato per
effettuare interventi di manutenzione straordinaria ai fini della sicurezza.
B.3.3.8 RISCHIO SISMICO
Con il trasferimento di alcune competenze dallo Stato alle Regioni ed enti
locali, in applicazione del D.L.vo 112/98, l’individuazione delle zone sismiche,
23
la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, è stato
attribuito alle Regioni.
Restano a carico dello Stato, ed in particolare al Dipartimento Nazionale della
Protezione Civile, la definizione dei “Criteri generali per la individuazione delle
zone sismiche e delle norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone”.
Tali criteri sono stati disposti con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 30/03/2003 n. 3274, nella quale, diversamente dal passato, tutto il
territorio nazionale viene considerato sismico, sia pure in grado diverso.
Il Comune di Sassari viene classificato in zona 4^, corrispondente a bassa
pericolosità sismica.
B.3.3.9 RISCHIO VULCANICO
La Sardegna è stata in epoche remote interessata da un intensa attività
vulcanica che ha contributo a darle l’aspetto attuale e una grande stabilità.
Allo stato attuale non risultano essere presenti rischi di ripresa del fenomeno
vulcanico.
24
C) LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE
C.1) GENERALITA’
Il piano di emergenza di protezione civile è lo strumento che organizza la
risposta del sistema al verificarsi di una emergenza.
L’obiettivo primario della pianificazione di emergenza è infatti l’organizzazione
del sistema di protezione civile nell’ambito territoriale di riferimento ed il suo
coordinamento con il sistema di livello territoriale inferiore e/o superiore; ciò
avuto riguardo al complesso delle attività finalizzate a prevedere il verificarsi di
possibili situazioni di emergenza, al progressivo approntamento delle azioni per
fronteggiarle, alla gestione delle stesse durantel’emergenza, ai primi interventi
per il relativo superamento.
Il sistema della protezione civile, nella complessa articolazione delle funzioni
che lo caratterizzano e delle relative competenze, è organizzato a vari livelli
territoriali – nazionale, regionale, provinciale, comunale – secondo il principio
di sussidiarietà e di integrazione.
Il primo livello chiamato ad operare in emergenza è il Comune, al quale è
attribuito il compito di fornire la prima risposta all’evento, organizzando le
risorse presenti sul proprio territorio ed adottando i provvedimenti d’urgenza
necessari. Qualora questi, di fronte ad evento di ampia portata, non siano
sufficienti a fronteggiare l’emergenza, vengono attivati i livelli superiori al fine
di fornire un adeguato supporto e coordinamento tra i soggetti interessati.
C.1.1 OBIETTIVI DEL PIANO
Obiettivi e attività possono essere definiti ed individuate come segue:
1) funzionalità del sistema e relativa attivazione:
•
criteri di normale attenzione;
•
corretta attivazione di organi, gruppi, centri e funzioni;
•
attivazione del centro operativo ai fini del coordinamento;
•
organizzazione del pronto intervento;
1. attivazione dei sistemi informativi;
2) procedure di raccordo con Regione, Provincia, Prefettura, e altri Enti
25
interessati;
3) assistenza diretta alla popolazione colpita:
2. soccorso sanitario;
3. decisioni relative alla sistemazione logistica delle popolazioni colpite e
distribuzione del vitto;
4. informazione alla popolazione;
4) ispezione, sopralluoghi e verifiche agibilità delle abitazioni:
5. ispezione e verifica di agibilità delle infrastrutture in genere e di trasporto in
particolare;
6. ispezione delle aree colpite e soggette a rischio;
5) salvaguardia o ripristino dei beni e servizi essenziali e delle funzioni
fondamentali:
7. ripristino dei servizi essenziali;
8. eventuali riattivazioni delle comunicazioni e/o installazione di una rete
alternativa;
9. mantenimento della continuità nella amministrazione comunale;
10. ripristino delle attività produttive;
11. censimento e tutela dei beni culturali;
6) attivazione dei singoli organi o enti partecipanti all’emergenza, fra cui
almeno:
12. Provincia;
13. Prefettura;
14. Vigili del Fuoco;
15. Volontariato.
7) procedure specifiche per singoli scenari di rischio;
8) procedure di comportamento per la popolazione.
26
C.2) LE RISORSE
C.2.1) GENERALITA’
Per Risorsa si intende tutto ciò che può concorrere come forza positiva, nelle
attività di protezione civile, al fine di creare un sistema efficace di soccorso;
sono pertanto considerate risorse tutte quelle componenti utilizzate sia nelle
normali attività di ufficio sia in situazioni di emergenza. Tra queste si
individuano:
a) persone, o associazioni di persone; tutti coloro che possono fornire un
contributo concreto alle attività poste in essere dalla Protezione Civile: enti
e organi pubblici o privati, professionisti, specialisti, tecnici, volontari;
b) denaro; inteso come risorsa atta a finanziare tutto ciò che è necessario
nelle fasi di previsione, prevenzione, nonché intervento in occasione di
calamità o catastrofi;
c) strumenti, mezzi e oggetti; tutto ciò che può essere messo materialmente a
disposizione: macchine, mezzi mobili, apparecchiature radio, sistemi
telefonici, calcolatori, banche dati, ecc.
Per le finalità del Piano di protezione civile, tutti gli enti, gli uffici delle
Amministrazioni, le associazioni operanti ai sensi dell’ordinamento generale o
del proprio ordinamento, nelle attività di protezione civile costituiscono le
risorse del sistema che il sistema di Protezione Civile deve organizzare.
La Protezione Civile, così come viene intesa nel senso più attuale, cerca di
utilizzare al meglio tutte le risorse già operanti evitando di crearne delle nuove.
Per affrontare i problemi legati alla protezione civile bisogna infatti attuare un
coordinamento straordinario fra enti, uomini e mezzi, che potrebbero non
essere abituati a collaborare perché appartenenti a settori differenti, ambienti
diversi, o realtà distanti tra loro.
C.2.2) LE RISORSE DEL COMUNE
C.2.2.1 PERSONALE DIPENDENTE
Il personale in servizio presso l’Amministrazione comunale costituisce una notevole risorsa;
infatti ciascun operatore, in emergenza, può fornire un valido apporto in relazione alla
27
professionalità posseduta, mentre, in tempo di pace, può essere valido ausilio del
responsabile di funzione nell’organizzazione delle attività proprie della funzione
specificatamente demandata.
L’elenco di tutto il personale dipendente distinto per Settore e per profilo professionale è
contenuto nell’allegato c).
C.2.2.2 PARCO MEZZI
Anche i veicoli di proprietà dell’Amministrazione comunale costituiscono una indubbia
risorsa materiale; infatti gli stessi utilizzati i n tempo di pace per lo svolgimento delle attività
ordinarie, possono, nell’emergenza, essere impiegati a seconda della loro tipologia per
far fronte alle varie necessità.
L’elenco di tutti i veicoli di proprietà dell’Amministrazione Comunale attribuiti a ciascun
Settore è contenuto nell’allegato d).
C.2.2.3 MACCHINARI E ATTREZZATURE
In seno al cantiere comunale dell’Amministrazione sono presenti altre risorse materiali
quali macchinari ed attrezzature che risultano di indubbio ausilio nelle emergenze; inoltre
sono nella disponibilità dell’Ente un congruo numero di arredi ( letti, tavoli e sedie).
L’elenco delle suddette risorse è contenuto nell’allegato e).
C.2.2.4 FABBRICATI COMUNALI
Nell’allegato f) sono indicati tutti gli edifici scolastici ed impianti sportivi con
relativa ubicazione.
Queste risorse possono essere utilizzate per il ricovero della popolazione e per
coloro che hanno dovuto, in caso di emergenza, abbandonare la propria
abitazione; il loro utilizzo è subordinato all’agibilità delle stesse al momento
dell’evento in caso contrario verranno utilizzate le aree indicate nel successivo
punto C.2.2.7.
In caso di emergenze che interessano un numero limitato di persone può essere
presa in considerazione l’ipotesi di una sistemazione in strutture ricettive della
città.
28
C.2.2.5 VOLONTARIATO
È considerata organizzazione di volontariato, che opera nel campo della
protezione civile, ogni organismo liberamente costituito, senza fini di lucro, ivi
compresi i gruppi comunali di protezione civile, che svolge o promuove,
avvalendosi di prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti,
attività di previsione, prevenzione e soccorso in vista o in occasione di eventi
calamitosi.
Il Volontariato di Protezione Civile è attualmente disciplinato dalle seguenti
norme:
•
Legge n. 266 dell’11/08/1991 “Legge quadro sul Volontariato”
•
Legge n. 225 del 24/02/1992 “Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione
Civile”
•
D.P.R. n. 194 dell’8/02/2001 “Regolamento recante nuova disciplina della
partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attività di protezione
civile”.
Il Volontariato per partecipare alle attività di Protezione Civile deve essere riunito
in Organizzazioni, iscritte negli albi regionali nel settore prevalente o secondario
specifico.
Le Organizzazioni di Volontariato, sia in “tempo di pace” che in emergenza,
possono agire, a seconda della rispettiva specializzazione, in diversi ambiti di
intervento:
•
Ambiente;
•
Antincendio;
•
Allestimento strutture logistiche e uso attrezzature;
•
Cinofile;
•
Radiocomunicazione;
•
Soccorso alpino;
•
Soccorso subacqueo;
•
Sociosanitarie;
•
Speleologiche.
Ai sensi del DPR 194/2001, ai volontari aderenti ad associazioni di volontariato
29
impiegati in attività di soccorso ed assistenza in occasione di pubbliche calamità,
autorizzate dal Dipartimento della Protezione Civile, vengono garantiti, entro i limiti
delle disponibilità di bilancio esistenti e relativamente al periodo di effettivo
impiego:


il mantenimento del posto di lavoro pubblico o privato;
mantenimento del trattamento economico e previdenziale da parte del
datore di lavoro pubblico o privato.
Si precisa che il datore di lavoro è tenuto a consentire per un massimo di trenta
giorni continuativi e fino a novanta giorni nell’anno l’astensione del lavoratore
“volontario” impegnato in attività di soccorso. L’allegato g) contiene l’elenco
delle associazioni di volontariato operanti nel territorio del Comune di Sassari con
relativa indicazione di personale, mezzi e attrezzature a disposizione e recapito
dei responsabili.
Le associazioni indicate nell’allegato sopraccitato risultano essere tutte iscritte al
registro Regionale del volontariato al Settore Ambiente - Sezione Protezione Civile.
C.2.2.6 LA COMPAGNIA BARRACELLARE
Nell’ambito delle risorse non si può certamente dimenticare la Compagnia
Barracellare
che
opera
all’interno
del
Comune
di
Sassari
da
tempo
immemorabile.
L’istituto barracellare ha infatti origini molto antiche, caratteristico della sola
Regione Sardegna è sorto inizialmente per il controllo delle zone agricole del
territorio ai fini della lotta all’abigeato. Attualmente le attività, competenze ed
organizzazione delle Compagnie barracellari sono disciplinate dalla legge
regionale n.25 del 1988 che all’art. 2, tra le altre funzioni, attribuisce alle stesse
compiti di collaborazione con le autorità istituzionalmente preposte, in materia di
protezione civile e prevenzione e repressione degli incendi.
La compagnia barracellare, in considerazione dell’attività espletata, ha una
conoscenza approfondita del territorio utile ai fini di un’immediata operatività in
caso di emergenza.
30
C.2.2.7 AREE DI EMERGENZA E ASSISTENZA DELLA POPOLAZIONE.
Nell’allegato h) sono individuate gli spazi che, in caso di emergenza, possono
essere utilizzati quali:
•
-aree di l’attesa, destinate ad accogliere e riunire la popolazione interessata
dall’emergenza per il tempo necessario al ripristino della normalità (in caso di
emergenze temporanee e di minore entità) o all’organizzazione di sistemazioni
logistiche ulteriori (in caso di emergenze prolungate e di grave entità)
•
-aree per l’ammassamento dei soccorritori e delle risorse, che rappresentano il
punto di contatto degli operatori con l’Ente, al fine di garantire un razionale
impiego delle forze in campo e degli aiuti materiali;
•
-aree di ricovero della popolazione, che costituiscono i luoghi in cui potranno
essere ospitate le prime strutture ricettive mobili (tende, strutture prefabbricate,
roulottes, ecc.).
C.2.3) LE ALTRE RISORSE DEL TERRITORIO
Le risorse sottoindicate, sono risorse esterne all’Ente che, in quanto tali, fanno
parte integrante del sistema di Protezione civile e come tali arricchiscono il Piano
comunale e concorrono alle sue finalità e alla sua funzionalità, potendo essere
impiegate nell’emergenza:
-REGIONE SARDEGNA
-PROVINCIA DI SASSARI
-AZIENDA SANITARIA LOCALE N.1
-PREFETTURA-UTG
-VV.F.F.
-FORZE ARMATE
-FORZE DELL’ORDINE (Polizia di stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza,
Corpo Forestale dello Stato)
-ARPAS – AGENZIA REGIONALE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE DELLA
SARDEGNA
-CROCE ROSSA ITALIANA
31
-CONSORZIO DI BONIFICA DELLA NURRA
-CONSORZIO INDUSTRIALE PREDDA NIEDDA
-ANAS – ENTE NAZIONALE STRADE
-TELECOM
-E.N.E.L
-TRENITALIA
-ABBANOA
-MEDEA
Si precisa che l’elenco non è esaustivo ma potrà essere incrementato con
l’inserimento di altri soggetti con i quali, successivamente all’approvazione del
Piano, potranno essere avviati rapporti di collaborazione finalizzati al
miglioramento del sistema.
A questo proposito sarà utile stipulare protocolli d’intesa ed accordi atti a
definire i rapporti con le figure sopra indicate.
I dati, le informazioni ed i recapiti telefonici degli Enti che concorrono al sistema
di protezione civile e la predisposizione delle schede contenenti tutte le
informazioni utili in caso di emergenza verranno elaborate dal Ce.Si. (Centro
Situazioni comunale) che potrà espletare ordinariamente tale attività.
D) IL MODELLO D’INTERVENTO
D.1) L’ORGANIZZAZIONE – MODELLO DI INTERVENTO
Nell’ambito del Comune si individuano le seguenti strutture:
a) Centro situazioni (Ce.Si.), che espleta la propria attività in via ordinaria e
continuativa;
b) Il Centro operativo Comunale (C.o.C.), che viene attivato in emergenza o in
previsione di emergenza;
c) L’unità di crisi che costituisce l’evoluzione del Centro operativo.
D.1.1 IL CENTRO SITUAZIONI
Il Centro Situazioni, in via ordinaria e continuativa, espleta le seguenti attività:
a) riceve le segnalazioni circa situazioni di criticità in atto o previste;
32
b) verifica le segnalazioni ricevute e la loro possibile evoluzione;
c) mantiene un costante flusso informativo con il C.o.C., ove costituito, nonché
con le altre componenti del sistema di protezione civile (Provincia, Prefettura
e Regione) e gli altri soggetti che concorrono alle attività di protezione civile;
d) informa direttamente l’autorità comunale di protezione civile (Sindaco),
anche ai fini dell’attivazione del centro operativo;
e) attiva il volontariato convenzionato per l’espletamento dell’attività di verifica
segnalazioni, sorveglianza, monitoraggio e dispone i primi interventi per le
attività gestibili in fase di attenzione;
f) gestisce e controlla, per gli eventi prevedibili collegati ad esempio a
condizioni meteo avverse il progressivo evolversi della situazione ed il
mantenimento di un costante flusso informativo con le strutture competenti
del territorio;
g) cura l’inserimento e l’aggiornamento dei dati relativi alle risorse del sistema di
protezione civile.
L’attività del Centro Situazioni è assicurata dal personale in servizio presso il
Settore Protezione Civile ed è diretta dal Dirigente del medesimo Settore, o dal
suo sostituto. La struttura assicura la reperibilità, anche telefonica, H.24.
D.1.2 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE
Il Centro Operativo Comunale espleta le proprie attività per far fronte, in modo
adeguato, agli interventi necessari per risolvere la situazione di emergenza in
corso o prevista.
Pertanto i compiti del Centro Operativo, in emergenza o in previsione di
emergenza, si esplicano:
a) con l’accertamento delle esigenze di intervento;
b) con l’attivazione diretta delle risorse necessarie e dei centri di competenza
per far fronte alle esigenze di intervento;
c) con una prima valutazione dell’evento e dei danni;
d) garantendo il flusso delle comunicazioni ed il raccordo operativo con gli altri
Enti anche per attuare il coordinato impiego di risorse esterne all’Ente;
e) mediante il coordinamento operativo con le Organizzazioni di Volontariato;
f) assicurando l’informazione alla popolazione.
33
L’attività del centro operativo è quindi finalizzata oltre che ad assicurare gli
interventi
atti
a
garantire
l’assistenza
alla
popolazione,
salvaguardare
l’incolumità della stessa e dei beni, con particolare riferimento a quelli pubblici
funzionali, anche al mantenimento delle normali condizioni di vita della
popolazione ed allo svolgimento delle attività pubbliche essenziali.
Il Sindaco, quale Autorità comunale di protezione civile, istituisce il C.o.C., su
indicazione del Ce.Si. o di sua iniziativa, e lo presiede con la collaborazione dei
responsabili tecnici che lo compongono.
Tale organismo è strutturato, sulla base di quanto indicato nel c.d. Metodo
Augustus elaborato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, in funzioni
di supporto che rappresentano l’insieme delle risposte alle diverse esigenze
conseguenti all’evento calamitoso in essere. Ogni funzione, rispetto alle altre,
assume un rilievo differente a seconda della tipologia di evento e degli effetti
causati dallo stesso.
L’attivazione delle funzioni di supporto induce al conseguimento dei seguenti
obiettivi:
1. individuazione del responsabile coordinatore di ciascuna funzione;
2. mantenimento, da parte dei responsabili di funzione, della vitalità ed attualità
del Piano mediante l’aggiornamento costante dei dati e delle procedure;
3. in caso di emergenza far assumere ai singoli responsabili la veste di operatori
specializzati nell’ambito della propria funzione.
Le funzioni previste sono:
Funzione
1
tecnica e di pianificazione;
Funzione
2
sanità, assistenza sociale e veterinaria;
Funzione
3
volontariato;
Funzione
4
materiali e mezzi;
Funzione
5
servizi essenziali e attività scolastica;
Funzione
6
censimento danni a persone e cose;
Funzione
7
strutture operative locali e viabilità;
Funzione
8
telecomunicazioni;
Funzione
9
assistenza alla popolazione;
Funzione
10
mass-media e informazione.
34
Alle sopraddette funzioni essenziali, in virtù dell’ampiezza del territorio del Comune
di Sassari e della sua popolazione, è stata aggiunta l’ultima.
Funzione 1 – tecnica e di pianificazione
La funzione tecnica e di pianificazione interessa tutte le Amministrazioni e gli
Enti che svolgono attività di ricerca scientifica o di gestione del territorio, i
Gruppi Nazionali di ricerca ed i Servizi Tecnici nazionali e locali.
Il responsabile, dovrà mantenere e coordinare i rapporti tra le varie
componenti scientifiche e tecniche; dovrà effettuare un'analisi conoscitiva
dell'evento e del rischio associato, aggiornare lo scenario sulla base dei dati
acquisiti ed individuare le aree di ammassamento dei soccorritori e delle
risorse.
Il responsabile, durante l'emergenza, curerà il costante scambio di dati con i
responsabili delle funzioni di supporto attivate al fine di aggiornare
costantemente la cartografia tematica con l'indicazione dei danni e degli
interventi sul territorio.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile
Funzione 2 – sanità, assistenza sociale e veterinaria
Nell'ambito di questa funzione operano A.S.L, 118, e Volontariato Socio
Sanitario.
I compiti della funzione Sanità sono:
a- primo soccorso e assistenza sanitaria;
b- interventi di sanità pubblica;
c- attività di assistenza psicologica e di assistenza sociale
Per l’assolvimento di tali compiti le principali attività da svolgere sono:
soccorso immediato ai feriti; recupero e gestione delle salme; allestimento e
gestione di strutture sanitarie campali; fornitura farmaci e presidi medico
chirurgici per la popolazione colpita; assistenza di base e specialistica;
vigilanza igienico sanitaria; controlli alle acque destinate ad uso potabile
provenienti da impianti provvisori; disinfezione e disinfestazione; controllo degli
35
alimenti e distruzione e smaltimento degli alimenti avariati; profilassi delle
malattie infettive e parassitarie; interventi veterinari; assistenza psicologica,
sociale, domiciliare e geriatrica; igiene mentale.
Nell’ambito della funzione sanità sono altresì previste attività connesse a
problematiche di tipo ambientale conseguenti il deposito e lo smaltimento di
rifiuti ed eventuali criticità derivanti da attività produttive colpite.
Il responsabile avrà il compito di coordinare le attività svolte dai responsabili
della Sanità locale e delle Organizzazioni di Volontariato che operano nel
settore sanitario, sia in tempo di pace che in emergenza.
Responsabile della funzione: Responsabile 118
Funzione 3 – volontariato
Nell'ambito di questa funzione operano tutte le Organizzazioni di volontariato
di protezione civile. La funzione in esame si occupa di redigere un quadro
sinottico delle risorse in termini di mezzi, materiali, uomini e professionalità, in
relazione alla specificità delle attività svolte dalle organizzazioni, al fine di
supportare le operazioni di soccorso ed assistenza, in coordinamento con le
altre funzioni.
Il responsabile provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare e/o curare la
partecipazione
ad
esercitazioni
congiunte
con
altre
forze
preposte
all'emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle
suddette Organizzazioni.
I compiti delle Organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono
individuati in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed
alla specificità delle attività espletate dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro
disposizione.
Responsabile
della
funzione:
Presidente
dell'Associazione
di
Volontariato
“Misericordia”
Funzione 4 – materiali e mezzi
La funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare
36
una emergenza di qualunque tipo. Nell'ambito di questa funzione operano
enti, aziende pubbliche e private ed organizzazioni di volontariato che
possiedono materiali e mezzi utili a fronteggiare l'emergenza.
Il responsabile della funzione ha il compito di acquisire un quadro
costantemente aggiornato delle risorse disponibili in situazioni di emergenza,
attraverso il censimento dei materiali e dei mezzi presenti sul territorio,
prevedendo per ogni risorsa il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell'area di
intervento.
In emergenza, nel caso in cui l'esigenza di materiali e/o mezzi non possa
essere fronteggiata a livello locale, il responsabile rivolgerà richiesta a livello
superiore.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile
Funzione 5 – servizi essenziali e attività scolastica
Di questa funzione faranno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali
erogati sul territorio coinvolto. Afferiscono a tale funzione gli enti gestori
pubblici e privati di reti erogatrici di servizi (energia elettrica, gas, acqua,
aziende municipalizzate, smaltimento rifiuti, ecc.).
Il responsabile della funzione mantiene i contatti con gli enti gestori e prende
conoscenza dei piani particolareggiati elaborati da ciascuna struttura.
In emergenza tiene costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza
delle reti di distribuzione, al fine di garantire la continuità e/o la sospensione
dell'erogazione e/o la sicurezza delle reti di servizio. L'impiego del personale
addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinato dal
rappresentante dell'ente gestore presente nella funzione.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Manutenzioni.
Funzione 6 – censimento danni a persone e cose
L'attività di censimento dei danni a persone e cose riveste particolare
importanza al fine di valutare la situazione complessiva determinatasi a
seguito dell'evento.
37
Di fondamentale importanza risulta la valutazione del danno subito da edifici
e da infrastrutture al fine di valutare la loro agibilità e per stabilire gli interventi
urgenti.
Il
responsabile
calamitoso,
della
dovrà
suddetta
coordinare
funzione,
il
successivamente
censimento
riferito
alle
all'evento
categorie
sottoelencate, supportato da tecnici comunali, esperti del settore sanitario,
industriale e commerciale.
persone,
edifici pubblici e edifici privati,
impianti industriali,
servizi essenziali,
attività produttive,
opere di interesse culturale,
infrastrutture pubbliche,
agricoltura e zootecnia,
altro.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Manutenzioni
Funzione 7 – strutture operative locali -viabilità
Il responsabile ha il compito di disciplinare il movimento dei mezzi, che utilizzati
per il trasporto di persone e cose, devono accedere o defluire dalla zona
interessata all’evento.
Tale attività comporta la predisposizione di cancelli di accesso per
regolamentare e controllare il flusso di veicoli e persone da e per l’area.
Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie forze al fine di
verificare ed ottimizzare l'esatto andamento dei flussi lungo le varie direttrici.
Altro compito affidato a tale funzione riguarda, oltre che la diffusione
dell’allarme anche il concorso nelle operazioni di evacuazione della
popolazione.
Responsabile della funzione: Comandante Corpo di Polizia Municipale
38
Funzione 8 – telecomunicazioni
A tale funzione afferiscono gli enti gestori, pubblici e privati, di reti di
telecomunicazioni e gli operatori radio volontari. Il responsabile coordina le
attività per garantire il funzionamento e l’efficienza delle comunicazioni in
emergenza, per organizzare una rete di comunicazione alternativa e per
assicurare il ripristino delle reti ordinarie.
Si potrà eventualmente fare riferimento al centro TLC del Dipartimento
Nazionale della Protezione Civile per assicurare per mezzo di sistemi alternativi di
emergenza il collegamento alla zona interessata dall’evento.
Responsabile della funzione: Dirigente del C.E.D.
Funzione 9 – assistenza alla popolazione
Per fronteggiare le esigenze della popolazione che, a seguito dell'evento
calamitoso, risulta senza tetto e soggetta ad altre difficoltà, si dovranno
organizzare aree attrezzate per fornire i servizi indispensabili; sarà inoltre
necessario censire le strutture pubbliche e private idonee al ricovero dei
nuclei familiari evacuati e rilevare le aziende di produzione e/o distribuzione
alimentare.
Il
responsabile
della
funzione,
in
periodo
ordinario,
dovrà
acquisire
conoscenza ed elementi su quanto sopra detto e, per quanto concerne
l'aspetto alimentare, prevedere un sistema di afflusso delle derrate il loro
stoccaggio e le modalità di distribuzione alla popolazione.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Protezione Civile
Funzione10 – mass-media e informazione
In fase di emergenza, per quanto concerne l'informazione, sarà cura
dell'addetto
stampa,
coordinandosi
con
gli
altri
enti
eventualmente
interessati, procedere alla divulgazione delle notizie. In tale ambito i compiti
principali sono:
•
progettazione dell’attività informativa definendone i tempi, gli utenti, i
contenuti, le modalità ed i mezzi di comunicazione;
39
•
elaborazione di un cronoprogramma per l’inoltro delle informazioni ai
rappresentanti degli organi di stampa e delle emittenti televisive;
•
gestione dell’informazione alla popolazione;
•
elaborazione dei comunicati;
La sala stampa avrà sede presso i locali di via Ariosto,1.
Responsabile della funzione: Dirigente Settore Gabinetto del Sindaco e
comunicazione
E’ opportuno precisare che il C.o.C. espleta la sua attività all’interno della sala
operativa che ne costituisce la sede di azione; essa, in regime ordinario non è in
esercizio, ma viene attivata contestualmente all’istituzione del C.o.C.
La sala operativa è ubicata in via Ariosto,1.
D.1.3. L’Unità di Crisi
In
presenza
di
situazioni
di
emergenza
più
gravi,
anche
se
non
specificatamente previsto dalle linee guida cui il presente piano fa riferimento,
è opportuno costituire nell’ambito del C.o.C. una Unità di Crisi. Essa,
convocata dal Sindaco o dall’assessore da lui delegato, ha il compito di
gestire emergenze più complesse per cui, alle figure che già compongono il
C.o.C. vengono affiancate in supporto altre professionalità che di seguito si
elencano:
a)
referente della azienda sanitaria locale competente per territorio;
b)
rappresentante degli enti o società erogatori dei servizi pubblici essenziali;
c) rappresentante dei vigili del fuoco;
d) referente delle forze dell’ordine;
e)
rappresentante delle organizzazioni di volontariato operanti a livello
comunale.
f)
altri soggetti, a seconda dell’evento.
40
D.2) LE PROCEDURE OPERATIVE
D.2.1 GENERALITA’
Le procedure operative costituiscono il complesso di comportamenti, azioni ed
operazioni da compiere con immediatezza e da avviare in ordine logico e
temporale affinché si possa affrontare il primo impatto di un evento calamitoso
con il minor grado di impreparazione e con il maggior automatismo possibile.
Nel modello d’intervento vengono definite e distinte le procedure, a seconda
che si manifesti un:
-Evento improvviso, che, per mancato allarme o per il verificarsi di un fenomeno
non prevedibile o ad evoluzione estremamente rapida, richiede l’attuazione
immediata delle misure per l’emergenza.
-Evento con preavviso, causato da fenomeni direttamente connessi con la
situazione meteorologica, la cui previsione consente l’attivazione delle diverse
fasi operative in funzione della crescente criticità.
In relazione a quest’ultima tipologia di evento, occorre precisare che la Regione
Sardegna, nelle more dell’organizzazione ed attivazione in seno all’A.R.P.A.S. del
centro funzionale per il monitoraggio meteo-idro-pluviometrico, con la Direttiva
Assessoriale del 27 marzo 2006, ha disciplinato l’organizzazione di un sistema di
allertamento meteo per rischi idrogeologici che vede coinvolte tutte le strutture
territoriali con competenze di Protezione Civile a partire dal Servizio Protezione
Civile Regionale.
In considerazione del fatto che gli eventi di tipo idrogeologico sono
caratterizzati da un tempo di latenza e sviluppo tali da renderli prevedibili, la
direttiva regionale di cui sopra, definisce i seguenti livelli di criticità:
-criticità ordinaria, è quella che può essere affrontata con mezzi ordinari e per la
quale il servizio Regionale non emette alcun avviso;
-criticità moderata (codice 1): è quella definita sulla base degli avvisi meteo e
dei bollettini di criticità del centro funzionale del Dipartimento Nazionale della
Protezione civile. Per brevi durate (fino a 6 ore) gli effetti sono limitati a probabili
41
smottamenti in zone di elevata pericolosità idrogeologica (P.A.I.), ad
aggravamento delle condizioni di smaltimento dei sistemi fognari nei centri
urbani ed alla sollecitazione del reticolo idrografico minore. Per durate più
lunghe (da 6 a 24 ore) si ha saturazione del suolo con aumento della
pericolosità di frana, un aggravamento delle condizioni dei reticoli principali dei
bacini di medie e grandi dimensioni ed una diminuzione dei volumi di
laminazione delle piene dei serbatoi artificiali, con conseguente necessità di
scarico da parte dei soggetti gestori di serbatoi.
In questo caso, il Servizio Regionale emette l’avviso e lo stato di allerta
diramandoli alle direzioni generali del Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale e
dell’Ente Foreste, ai quali viene assegnato il compito, tramite le loro strutture
periferiche, di effettuare i monitoraggi e la sorveglianza del territorio. Il
medesimo avviso viene inoltre diramato agli Uffici Territoriali del Governo, ai
Comuni ed alle Province interessati.
-criticità elevata (codice 2) è quella definita sulla base degli avvisi meteo e dei
bollettini di criticità del centro funzionale del Dipartimento Nazionale della
Protezione civile. Per brevi durate (fino a 6 ore) si determina un possibile
aggravamento delle situazioni indicate nel caso di criticità moderata con forte
sollecitazione del reticolo idrografico minore ed esondazioni in zone di elevata
pericolosità idraulica. Probabili onde di piena nei bacini di medie e piccole
dimensioni (>100 Kmq). Per durate più lunghe (da 6 a 24 ore) si può attendere la
formazione di piena nei reticoli idrografici principali dei bacini di medie e grandi
dimensioni (>500 Kmq) ed il repentino innalzamento dei livelli sulle aste principali
anche a seguito dello scarico dei volumi di acqua da parte dei gestori di
serbatoi artificiali.
In questo caso, il servizio regionale, dopo aver emesso l’avviso e lo stato di
allerta per le zone interessate alla Sala Operativa Regionale del Corpo Forestale
di Vigilanza Ambientale, alla direzione Generale dell’Ente foreste, alle Provincie,
ai Comuni , ai servizi del Genio Civile ed ai gestori dei serbatoi artificiali interessati
assume il coordinamento delle operazioni con il concorso di questi Enti, che,
tramite le proprie strutture periferiche, espletano servizi di monitoraggio e
sorveglianza nei punti critici.
42
-emergenza ( codice 3) è quella che si determina a seguito dell’evoluzione
negativa dello stato di criticità elevata. In questa ipotesi, il Centro Operativo
Regionale Misto (C.O.R.M.), insediatosi nel livello precedente, attiva le colonne
mobili del Servizio Regionale di Protezione Civile e degli altri Enti per l’intervento
sulle zone interessate dall’evento.
D.2.2 LA GESTIONE IN EMERGENZA DI EVENTI CON PREAVVISO.
Lo schema che segue, disciplina le procedure operative che devono essere
utilizzate in caso di emergenze dalle prime notizie fino alla conclusione.
Tali procedure sono state elaborate sulla scorta delle previsioni della Direttiva
Assessoriale sopraccitata, quindi con particolare riferimento alle emergenze
derivanti da eventi meteorologici.
Peraltro, prescindendo dai riferimenti specifici contenuti nella direttiva, lo
schema è utilizzabile per qualsiasi altra emergenza derivante da eventi
prevedibili, dei quali il nostro Ente venga comunque a conoscenza.
Lo schema proposto è così articolato:
fase
attenzione
preallarme
allarme
emergenza
codice
=
1
2
3
livello direttiva
criticità ordinaria
criticità moderata
criticità elevata
evoluzione negativa della criticità elevata
direttiva
nessun avviso
avviso regione
avviso regione
avviso regione
Ciascuna fase comporta l’espletamento di un certo numero di azioni.
Si precisa che tale schema viene proposto al solo scopo di razionalizzare il
lavoro; pertanto nella realtà, durante la gestione di un’emergenza è possibile
porre in essere azioni ed attività ricomprese nelle fasi precedenti o successive; è
importante anzi ripercorrere tutte le azioni previste per le varie fasi, al fine di
verificare, nel caso concreto, la necessità e/o l’opportunità di porle in essere.
Fase di attenzione: corrisponde ad un livello di criticità ordinaria per il quale,
secondo la direttiva sopraccitata, non è prevista l’emissione di alcun avviso da
parte del Servizio Regionale; ciò comporta per il Centro situazioni (Ce.si.)
l’attuazione delle seguenti azioni che ricadono nelle attività sostanzialmente
43
ordinarie per l’Ente:
•
verifica dei bollettini meteo;
•
raccolta delle informazioni utili a valutare l’evolversi della situazione, anche
effettuando sopralluoghi ed accertamenti d’iniziativa;
•
comunicazioni per le vie brevi con il Servizio Regionale di Protezione Civile al
fine di valutare le informazioni ricevute e/o pervenute;
•
-informazione al Sindaco e/o l’assessore delegato per le valutazioni del caso.
Fase di preallarme: corrisponde ad uno stato di criticità moderata per il quale il
Servizio Regionale dirama al Comune l’avviso e lo stato di allerta. In tale fase
assume particolare importanza l’attività di controllo nelle zone del territorio
considerate a rischio. Tale attività è svolta, secondo quanto previsto dalla
Direttiva Assessoriale, dal Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale e dall’Ente
Foreste.
A seguito della ricezione dell’avviso regionale, il Centro situazioni (Ce.si.) dovrà
porre in essere le seguenti azioni:
•
-informare il Sindaco e/o l’assessore delegato sulla situazione in atto;
•
-attivare un collegamento con il Servizio Regionale ed il presidio territoriale
del C.F.V.A., al fine di ottenere e scambiare tutte le informazioni utili,
scaturenti dall’attività di monitoraggio e controllo sul territorio;
•
-allertare il personale in servizio durante l’orario di lavoro e i reperibili al di fuori
dell’orario di lavoro per eventuali verifiche e controlli sul territorio;
•
-allertare le Associazioni di volontariato;
•
-informare, ai fini di preavviso, i Responsabili delle funzioni;
•
-divulgare gli avvisi meteo tramite il sito WEB del Comune.
Fase di allarme: corrisponde ad un livello di criticità elevata che, nel caso di
evoluzione negativa dell’evento, comporta il passaggio alla fase di emergenza,
il Servizio Regionale assume il coordinamento delle operazioni nella Sala
operativa del Centro Operativo Regionale Misto del Corpo Forestale di Vigilanza
Ambientale e procede alla formazione, allestimento e attivazione delle colonne
mobili (del Servizio regionale, del CFVA e dell’Ente Foreste).
A seguito della ricezione dell’avviso sullo stato di allerta dalla Regione il
44
Servizio di Protezione Civile comunale attraverso il Responsabile del Centro
Situazioni, informa il Sindaco e/o l’assessore delegato sulla situazione in atto e
concorda i tempi di allertamento del C.o.C. ed eventualmente dell’Unità di crisi;
-il Sindaco, in stretta collaborazione con il responsabile del Centro Situazioni e
per il suo tramite, sulla scorta delle informazioni acquisite e a seconda della
gravità della situazione, dispone per:
•
la definizione delle aree interessate all’evento;
•
la diramazione dell’immediato allarme ai residenti della zona interessata;
•
l’effettuazione di eventuali evacuazioni e sgomberi della popolazione
residente nelle aree soggette a rischio;
•
la verifica immediata delle aree di attesa e ricovero popolazione e di
ammassamento dei soccorritori e delle risorse;
•
l’attivazione della Sala Operativa, del Centro Operativo Comunale,
dell’eventuale Unità di crisi presso i locali di via Ariosto,1 ;
•
la convocazione delle funzioni di supporto ritenute necessarie in relazione
alla specificità dell’evento;
•
la verifica delle condizioni di viabilità per raggiungere i siti interessati;
•
la richiesta di supporto nelle azioni di intervento al Servizio Regionale
laddove se ne ravvisi la necessità.
Fase di cessazione preallarme-allarme e/o emergenza: comporta la cessazione
delle fasi precedenti e si conclude con la relativa comunicazione ai soggetti
interessati (Enti, popolazione, ecc.).
Si precisa che la convocazione degli organi di protezione civile (centro
operativo comunale, unità di crisi, attivazione sala operativa) è prevista a partire
dalla fase di allarme; ciò nonostante, qualora la situazione lo richieda,
specialmente nel caso in cui la tipologia dell’evento non permetta di
prevederne con ragionevole approssimazione gli sviluppi, anche nelle fasi
precedenti, può essere attivata la Sala Operativa, o successivamente l’Unità di
Crisi, per una più completa ed efficiente gestione dell’emergenza.
45
D.2.3 LA GESTIONE IN EMERGENZA DI EVENTI SENZA PREAVVISO.
Come sopra detto, qualora si verifichi un evento improvviso non previsto o non
prevedibile,
è
necessario
attuare
le
misure
necessarie
ad
affrontare
immediatamente l’emergenza, con l’avvio delle operazioni di soccorso.
Tale
azione
comprende
tre
fasi
che,
per
un
positivo
superamento
dell’emergenza, debbono essere attuate in maniera rapida e nel più breve
tempo possibile:
•
Acquisizione dei dati;
•
Valutazione dell’evento;
•
Adozione dei provvedimenti.
Acquisizione dei dati:
Ha lo scopo di avere un quadro, il più completo possibile, della situazione al fine
di definire:
•
la delimitazione della e /o delle aree coinvolte nell’evento calamitoso;
•
l’entità dei danni e le relative conseguenze sulla popolazione, sui beni
culturali, sui servizi essenziali, sulle telecomunicazioni, sulla viabilità, ecc.;
•
i fabbisogni più immediati.
Valutazione dell’evento:
I dati acquisiti direttamente o per il tramite di altri Enti e dei cittadini stessi,
consentono di:
•
configurare il fenomeno nelle sue reali dimensioni territoriali;
•
definire l’effettiva portata dell’evento.
Adozione dei provvedimenti:
Tale attività consiste in:
•
avvio dei soccorsi e degli interventi tecnici urgenti;
•
attivazione della sala operativa e convocazione del C.o.C.;
•
attivazione, laddove necessario dell’Unità di crisi;
46
Pertanto, più specificatamente, con riguardo alla singole competenze:
Il Sindaco
avvalendosi del responsabile del Centro Situazioni:
•
assume le prime informazioni;
•
convoca il C.o.C. per la valutazione dell’evento in atto;
•
dispone l’attivazione della Sala Operativa e, se necessario, la convocazione
dell’Unità di crisi e relative componenti;
•
avvia i soccorsi e gli interventi tecnici urgenti.
avvalendosi del C.o.C. e/o dell’unità di crisi comunale:
definisce i limiti esatti dell’area colpita, ne dispone la delimitazione e
l’interdizione del traffico veicolare (funzioni: TECNICA E DI PIANIFICAZIONE,
STRUTTURE OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’, VOLONTARIATO);
procede all’evacuazione delle aree abitate a rischio e allestisce aree di
accoglienza e di ricettività della popolazione (funzioni: STRUTTURE OPERATIVE
LOCALI E VIABILITA’,ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, VOLONTARIATO);
- attua le prime misure di salvaguardia e assistenza della popolazione (funzioni:
SANITA’ E ASSITENZA SOCIALE, ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE, STRUTTURE
OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’ , VOLONTARIATO);
- adotta i provvedimenti di carattere sanitario (funzione SANITA’, ASSISTENZA
SOCIALE E VETERINARIA);
- attiva le procedure per accertare e quantificare i danni a persone, edifici,
infrastrutture (funzioni: CENSIMENTO DANNI; SERVIZI ESSENZIALI; STRUTTURE
OPERATIVE LOCALI E VIABILITA’, VOLONTARIATO);
- verifica l’adeguatezza delle risorse disponibili e provvede alla loro integrazione
e reperimento (funzioni: MATERIALI E MEZZI, ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE,
VOLONTARIATO);
- informa la popolazione sui comportamenti da adottare e sull’evolversi
dell’evento (funzione: MASS MEDIA e INFORMAZIONE);
- assicura la messa in sicurezza della rete dei servizi (funzione: SERVIZI ESSENZIALI);
-
provvede
al
ripristino
telecomunicazioni)
dei
(funzioni:
servizi
SERVIZI
47
essenziali
ESSENZIALI;
(acqua,
elettricità,
gas,
TELECOMUNICAZIONI
E
VOLONTARIATO);
- informa gli altri Enti (Provincia, Regione e Prefettura) circa la situazione in atto
ed i provvedimenti adottati, richiedendo, se del caso, adeguato supporto.
Si sottolinea che, sulla base della situazione in atto e della gravità dell’evento,
verrà deciso sul momento quali delle funzioni attivare.
Gli organismi convocati, al momento dell’insediamento, compiono una
verifica delle azioni svolte nel periodo precedente; a tal fine gli stessi vengono
resi edotti dal Responsabile del Centro Situazioni sulle attività e su quanto posto
in essere fino a quel momento.
La cessazione dell’emergenza: coincide con il ripristino di condizioni normali
della situazione, viene comunicata alla popolazione dal Sindaco mediante la
funzione MASS
MEDIA INFORMAZIONE. A seguito della comunicazione
suddetta gli organismi di protezione civile si sciolgono ed i soggetti riprendono la
loro operatività in ordinario.
48