Intervista a Winton Marsalis

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Intervista a Winton Marsalis
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Su gentile concessione di All About Jazz ( www.allaboutjazz.com/italy ) pubblichiamo la
traduzione di una intervista che Frank A. Matzner ha fatto a Wynton Marsalis. L'intervista è
stata tradotta dal nostro utente Valerio Prigiotti.
L'intervista di Franz A. Matzner, qui tradotta, ha il pregio di presentare in modo chiaro alcuni
punti centrali del pensiero di Wynton Marsalis.
Emerge la centralità dell'educazione e dell'immersione del jazz nella vita quotidiana. Poi
l'importanza e la reciprocità del rapporto intergenerazionale, con la possibilità, per i giovani, di
recepire la tradizione, sulla quale riverseranno la loro esuberanza.
E' molto importante il passaggio sul ritmo, visto come fattore definitorio dell'identità di una
musica. Un concetto in apparenza banale, di solito dimenticato quando si tratta di jazz. Una
forma di appropriazione coloniale, di solito inconscia, che punta ad applicare a una musica non
europea concetti per noi di facile impiego, a scapito di quelli più originali.
AAJ: Il suo nuovo album esce a marzo. E' la prima registrazione con un piccolo gruppo, da
anni. Cosa le ha fatto preferire questo formato?
W.M.: Il mio ultimo disco vedeva all'opera 200 persone, era il momento di fare qualcosa di più
intimo, anche per il gusto del contrasto. Inoltre, sto suonando con musicisti che conosco da
tanto tempo. Forse dal liceo. Suoniamo in concerti di beneficenza e cose simili e volevo
documentare questo lavoro, il nostro stile. Mi piace come suoniamo e mi andava di registrarlo,
anche per far capire la ricchezza di talenti a disposizione del pubblico.
AAJ: Mi interessa molto il problema della didattica jazz. I suoi risultati nel settore sono ormai
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consolidati, in autunno lei aprirà una nuova ala del Jazz at Lincoln Center che promette molto.
Me ne vuole parlare?
W.M.: Metteremo su degli spettacoli. Faremo dei corsi su internet. Abbiamo uno studio per
registrare. Un club per far suonare piccoli gruppi, una sala media per eventi comunitari e una
sala grande, per concerti formali e balletti. Vogliamo stimolare l'integrazione fra artisti, far
incontrare i membri della comunità e vogliamo riprendere e trasmettere gli eventi realizzati,
così, anche se non abbiamo lo spazio più grande al mondo, possiamo raggiungere sempre più
persone.
AAJ: Come funzionerà il programma didattico. Chi insegnerà?
W.M.: Ci saranno master dei membri dell'orchestra, anche nelle scuole della città. Avremo una
gara per gruppi liceali e tante altre iniziative. Corsi per adulti.
AAJ: Quanta parte avranno storia e cultura del jazz?
W.M.: Io credo nell'educazione olistica. Un po' di musica, un po' di cose dette dai musicisti,
cerco di trasmettere un quadro generale. Gli elementi storici. Cerchiamo sempre di collegare
tutto a storia e cultura, non solo del jazz, ma dell'America.
AAJ: Qual è la parte più difficile nell'insegnamento del jazz?
W.M.: La mancanza di sostegno. Puoi avere un'ottima classe, ma non c'è sostegno da parte
della società. L'ambiente migliore per insegnare e quello dove dici qualcosa e gli studenti
possono verficarla nella vita quotidiana. Nell'insegnamento del jazz, siamo troppo isolati.
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Questo è il problema principale.
AAJ: Come superarlo?
W.M.: Ci vuole più gente interessata al jazz.
AAJ: Questo è oggetto di molte discussioni nell'ambiente. Alla conferenza IAJE si discuteva su
come portare il jazz ai giovani. Come si può fare?
W.M.: Come faresti con i tuoi figli. Devono essere esposti alla musica. Usare la nostra influenza
e portare i nostri figli ai concerti, comprare i dischi. Usare il sistema educativo. Trasmettere
cultura artistica. Non solo jazz. Tutte le arti sono connesse. Se insegniamo che le arti contano
meno del calcio, bene, è ovvio che preferiranno giocare a pallone. Ora, io penso che sia giusto
giocare a pallone con i tuoi figli, ma è importante anche ascoltarli suonare uno strumento e
sostenere i loro tentativi con l'arte e la poesia. Per qualche motivo, quando i figli sono molto
piccoli, suoniamo con loro, leggiamo storie, facciamo tante cose. Crescono e tutto questo
finisce. L'arte diviene una cosa che non appartiene più alla famiglia. Non c'interessano più le
attività dei nostri figli e questo è un grosso problema.
AAJ: Perché accade?
W.M.: Non so trovare una risposta soddisfacente.
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AAJ: Pensa che il finanziamento della cultura sia un problema?
W.M.: I finanziamenti sono un problema, ma non è la mancanza di fondi e impedire, a un
genitore, di spingere i figli a suonare un clarinetto, leggere poesie, di portarli a teatro o a vedere
un balletto.
AAJ: Io penso che la questione economica sia un grosso problema culturale. Se è difficile
accedere alle arti, se gli artisti non ricevono sostegno, diminuisce il loro peso nella comunità.
W.M.: Servono più fondi, ma ci serve anche più interesse. L'interesse porta finanziamenti.
AAJ: Continuiamo con la didattica. Ha imparato insegnando jazz?
W.M.: Moltissimo! Sulla storia americana, il flusso vitale del nostro paese, le attitudini
necessarie a insegnare. Insegnando ho avuto l'opportunità di mettere a fuoco le mie
problematiche e di colmare i vuoti nella mia educazione. Tante cose. Le differenze
interpersonali e i diversi modi attraverso i quali si manifesta il talento.
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AAJ: Quindi lei trova gratificante insegnare?
W.M.: Sì è una cosa che amo.
AAJ: Cosa rende speciale quest'attività?
W.M.: Mi fa sentire completo. Si chiude un cerchio: hai insegnato, ora insegni.
AAJ: Quanto è cambiata la scena del jazz, durante la sua carriera?
W.M.: ora c'e molta più gente che suona.
AAJ: Quindi è aumentato l'interesse nel jazz e il numero di persone che lo suonano?
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W.M.: Moltissimo, dai tempi del mio esordio.
AAJ: Quale direzione sta prendendo la musica? Quali elementi tendono a prevalere?
W.M.: Non saprei...
AAJ: Pensavo a un concerto di Nicholas Payton. Usava molti elementi hip-hop, spingendo la
musica verso il ballo.
W.M.: Non lo considero uno sviluppo del jazz. Quando cambi il ritmo, diviene un'altra musica. Il
cuore del jazz è lo swing. Se impieghi un ritmo funk o hip-hop, suoni hip-hop.
AAJ: Quindi lei pensa che Payton e Hargrove si stiano muovendo fuori dai confini del jazz?
W.M.: Sì, verso un'altra forma di musica.
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AAJ: Entrambi hanno suonato e studiato con lei. Cosa pensa delle loro scelte recenti?
W.M.: E' importante che ogni musicista faccia delle scelte personali e suoni ciò che preferisce.
Anche in altri stili. Loro possono farlo. Se vogliono suonare hip-hop, è solo un altro stile che
possono impiegare.
AAJ: Al pubblico, specie ai giovani, questa scelta piace molto.
W.M.: La gente reagisce agli stimoli che offri. La cosa importante nel jazz è come mantenerne
l'integrità e fornire stimoli superiori ai giovani, senza imitare le mode. C'è sempre la spinta a
seguire l'ultima tendenza perché è popolare, ma è un test per il tuo senso d'integrità.
AAJ: Il jazz ha sempre incorporato elementi esterni.
W.M.: Sì il jazz ha sempre assimilato elementi di altre musiche, ma il suo ritmo fondamentale
non è cambiato. Quando cambia il ritmo, cambia la musica. Prendiamo la musica afro-cubana:
Dizzy Gillespie poteva suonarne un brano o due, ma un concerto tutto formato da ritmi latini, la
clave, non è un concerto jazz. Se suoni un ritmo funk in ogni brano, suoni un'altra musica. You
have to make sure you don't incorporate yourself out of being you...
AAJ: Quindi, se si assimilano stili diversi...
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W.M.: E' una scelta individuale. Ciascun artista sceglie quanto e come. Il jazz ha un'identità.
Come l'hip-hop e la musica afro-cubana. Come il tango.Per capire qual è l'identità di una
musica, ascoltate il basso e la batteria. Quello che suonano per la maggior parte del tempo,
dice quale musica è. Non vai a un concerto hip-hop per ascoltare swing durante il 60% del
tempo. Non accade. No. Possono avere elementi swing nella loro musica, posso swingare il 10
o il 20% del tempo, ma il loro pubblico vuole ascoltare hip- hop. Se vuoi fare un concerto jazz,
suonerai swing per la maggior parte del tempo, perché questo è il ritmo del jazz.
AAJ: Quindi lei non ritiene che l'improvvisazione sia il fattore che distingue il jazz?
W.M.: L'improvvisazione esiste in tutte le musiche. Nella musica indiana, in tutte le musiche
africane, nell'hip-hop. Nella musica afro-acubana. Allora, qual è la differenza fra
l'improvvisazione jazz e tutte le altre forme di musica?
AAJ: Si torna sempre allo swing?
W.M.: Ci vuole qualcosa che identifichi, altrimenti non è nulla.
AAJ: Torniamo a come espandere l'interesse per il jazz. Qual è il ruolo di internet? Mi sembra ci
sia molto futuro nella rete, Si raggiungono persone in tutto il mondo. Si possono creare
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comunità senza vincoli spaziali.
W.M.: Sono d'accordo. Internet è un beneficio per tutto. Più informazione, sempre
piùWynton_Marsalis veloce. Uno strumento straordinario.
AAJ: Porterà più ascoltatori al jazz?
W.M.: Certo.
AAJ: Metterebbe la sua musica in rete, magari assieme al Lincoln Center?
W.M.: Sì, mi piacerebbe molto.
AAJ: Le capita mai di tornare a casa, dopo un tour, e voler prendere una pausa dalla musica?
W.M.: No. Non farei mai una pausa col jazz. È ciò che amo.
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AAJ: Cosa potrei trovare nel suo stereo?
W.M.: Di tutto. Jazz. Billie Holiday. Art Blakey. Sonny Stitt. Bird. Duke. Marcus Roberts, Ben
Webster. Louis Armstrong.
AAJ: Altre musiche?
W.M.: Tango. Musica brasiliana. Ogni tipo di musica folk. I classici: Stravinskij, Bartok.
Contemporanei come Mark Anthony Turner, mi piace la sua musica. Mi piace John Adams.
AAJ: Lei ha appena accennato a un forte interesse nelle musiche tradizionali. Questo mi ricorda
una sua precedente dichiarazione, secondo la quale il jazz le ricorda la sensazione di trovarsi a
casa di sua nonna. In questa descrizione e nella sua musica, sento molta nostalgia. Mi chiedo
se lei cerchi di catturare qualcosa che sente perduto.
W.M.: Fa parte della mia musica, come della vita in generale. Pensiamoci bene: tu eri in casa di
tua nonna. Così anche tu hai portato qualcosa nella sua casa. Non è solo lei ad averti dato
qualcosa. Lei ti passa questo gusto down home e ti fornisce un senso d'identità e tu porti
energia, esuberanza.
Se si taglia il legame fra i giovani e gli anziani, vendendo ai giovani idee come il gap
generazionale... m'incuriosisce sempre quanto sia facile sfruttare i giovani, la loro sessualità. In
America accade da quarant'anni: ti fanno credere che devi abbandonare gli anziani per essere
davvero giovane.
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Gli anziani ti donano saggezza e comprensione, tu porti vitalità. Quando si taglia questo
rapporto - com'è accaduto nel nostro paese, per motivi commerciali - ecco il risultato: declino
culturale, scarsa coscienza da parte dei giovani, che sono sempre più oggetto di speculazioni.
AAJ: Per questo lei pone l'accento sulla tradizione?
W.M.: No, lo faccio perché questa è la realtà. Ogni forma di educazione si riferisce alla
tradizione. Musica, medicina, ingegneria, è la stessa cosa. Per capire davvero ciò che studi devi
conoscere la tradizione. Questo è il cuore della conoscenza.
AAJ: Invece ora abbiamo una cultura con una memoria ridotta, che sa solo qual è l'ultimo
oggetto da comprare.
W.M.: Giusto. Per questo i fascisti al potere bruciano i libri, cancellano la memoria. Mai
dimenticare che il Terzo Reich era chiamato il Nuovo Ordine. Wynton_Marsalis
AAJ: Lei pensa che qualcosa di simile, per motivi commerciali, stia accadendo negli USA?
W.M.: Non dico certo che sia lo stesso del Terzo Reich... ma è quanto avviene dal punto di vista
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della separazione della gente dalla sua identità, in modo da potergli vendere qualunque cosa.
Questa è la realtà.
AAJ: Cosa possiamo fare?
W.M.: Portare i figli a vedere spettacoli. Non solo jazz, tutte le arti. Non vedo più giovani, dove
c'è qualcosa di valido. Non li vedo con i genitori ai musei, al balletto e così via. Dobbiamo
investire tempo ed energia per coinvolgere i nostri figli in cose che possano farli crescere.
Articolo riprodotto per gentile concessione di www.allaboutjazz.com/italy
Traduzione di Valerio Prigiotti
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