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MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 5 Un aggiornamento sul trattamento della tubercolosi LISA D. INGE, University of Florida JOHN W. WILSON, Mayo Clinic Circa un terzo della popolazione mondiale, compresi 11 milioni di pazienti negli Stati Uniti, presentano un’infezione latente da Mycobacterium tuberculosis. Negli Stati Uniti la maggior parte dei casi di tubercolosi riguarda pazienti provenienti da paesi in cui la malattia è endemica. La prevalenza dell’infezione è in genere più elevata in popolazioni economicamente svantaggiate e nei pazienti immunodepressi. Ritardi nell’individuazione e nel trattamento dell’infezione ne facilitano la trasmissione. Rispetto agli esami tradizionali come il test cutaneo alla tubercolina e lo striscio per la ricerca di bacilli acido-resistenti, alcuni nuovi esami, basati sul rilascio di interferone gamma e sull’amplificazione degli acidi nucleici consentono un’identificazione più rapida e specifica, rispettivamente, dell’infezione da M. tuberculosis e della presenza di una malattia attiva. Nella maggior parte dei pazienti con infezione tubercolare latente il trattamento di scelta prevede la somministrazione di isoniazide per 9 mesi. Quando viene diagnosticata una condizione di tubercolosi attiva va prontamente intrapresa una terapia di 2 mesi, definita “fase intensiva”, con l’associazione di isoniazide, rifampicina, pirazinamide e etambutolo; nella maggior parte dei casi questo trattamento va seguito da una “fase di mantenimento” con isoniazide e un prodotto simile alla rifamicina. È consigliabile una terapia con “osservazione diretta”. Anche se negli Stati Uniti il problema è ancora limitato, in molti paesi del mondo si stanno sempre più diffondendo ceppi di M. tuberculosis resistenti a più farmaci o estesamente resistente ai farmaci; ciò sottolinea ulteriormente la necessità di una diagnosi tempestiva e dell’adozione di strategie terapeutiche adeguate. I pazienti co-infettati con M. tuberculosis e con il virus dell’immunodeficienza umana presentano ulteriori difficoltà, riguardanti il rischio di interazioni tra farmaci e la cosiddetta sindrome infiammatoria da immuno-ricostituzione. (Am Fam Physician. 2008; 78 (4): 457-465, 469-470. Copyright © 2008 American Academy of Family Physicians). N el 2007 negli Stati Uniti sono stati identificati 13.293 casi di tubercolosi attiva.1 Anche se il numero di casi continua a diminuire, la velocità di diminuzione ha presentato un rallentamento. Negli Stati Uniti i soggetti esposti al rischio più elevato di infezione sono i soggetti nati in paesi in cui l’infezione da M. tuberculosis è endemica; in questi soggetti i tassi di infezione sono 10 volte più elevati rispetto a quelli descritti nei soggetti nati negli Stati Uniti.1 Molte delle differenze etniche e razziali nella diffusione dei casi di tubercolosi attiva possono essere attribuite a differenze di prevalenza tra i soggetti nati all’estero1 o che presentano fattori di rischio associati ad un basso livello socio-economico. Nel 2007 l’11,3% dei pazienti degli Stati Uniti con tubercolosi attiva presentava una co-infezione con il virus dell’immunodeficienza umana ( human immunodeficiency virus, HIV). Questi dati rappresentano peraltro delle sotto-stime, in quanto non comprendono i casi di co-infezione della California; in alcuni casi di tubercolosi non era inoltre stata ricercata l’eventuale co-infezione con HIV.1 Ritardi nell’identificazione o nel trattamento dei pazienti con tubercolosi polmonare attiva o dei pazienti con un rischio elevato di riattivazione di un’infezione tubercolare latente facilitano la trasmissione dell’infezione. Per un efficace controllo dell’infezione è essenziale un trattamento appropriato di tutti i pazienti con infezione tubercolare latente e con tubercolosi attiva.2 Nuovi esami diagnostici Lo screening casuale per la ricerca del M. tuberculosis non rappresenta una procedura consigliabile; è indicato invece un approccio più mirato, che preveda lo screening di soggetti ad alto rischio di infezione tubercolare latente o di progressione verso un’infezione attiva.3 I pazienti con infezione latente e con rischio di progressione verso la malattia attiva devono essere sottoposti a trattamento (Tabella 13).2 Il test cutaneo alla tubercolina, noto anche come test di Mantoux o test con proteina purificata derivata è disponibile da lungo tempo e presenta il vantaggio di un costo economico limitato. Pur in presenza di problemi come la scarsa sensibilità, la bassa specificità, il rischio di inadeguato follow-up del paziente per la lettura dei risultati, il test cutaneo alla tubercolina rappresenta tuttora l’esame standard per la diagnosi dell’infezione da M. tuberculosis.4 Risultati falsopositivi al test possono essere causati da infezioni con micobatteri non-tubercolotici, vaccinazioni con il bacillo di Calmette-Guérin (BCG) (in particolare se recenti), errate interpretazioni soggettive 5 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 6 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenza evidenza bibliografica Lo screening per l’infezione da Mycobacterium tuberculosis va condotto in pazienti selezionati. Lo C 3 screening va condotto solo in pazienti esposti ad un rischio elevato di infezione o di progressione a malattia attiva Gli esami basati sul rilascio dell’interferone gamma antigene-specifico sono utili per lo screC 5,9 ening dell’infezione da M. tuberculosis, in particolare nei pazienti precedentemente vaccinati con bacillo di Calmette-Guérin o con infezioni da micobatteri non-tubercolari La monoterapia con isoniazide rappresenta il trattamento di scelta per la maggior parte dei C 3 pazienti con infezione tubercolare latente, con l’eccezione dei casi in cui si sospetta una tubercolosi primaria resistente ai farmaci Anche se le forme sono poco frequenti negli Stati Uniti, la tubercolosi resistente a più farmaci C 3,36,37 e la tubercolosi estesamente resistente ai farmaci sottolineano l’importanza delle terapie condotte con l’associazione di più farmaci, e di terapie condotte mediante osservazione diretta A = Evidenza coerente, di buona qualità ed orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml dei risultati del test (indurimento della cute).4 Le linee-guida seguite negli Stati Uniti non prevedono, nell’interpretazione dei risultati del test, di tenere in considerazione l’eventuale vaccinazione con BCG; i nuovi esami diagnostici sono peraltro in grado di distinguere tra una recente vaccinazione con BCG ed un’infezione da M. tuberculosis.3 Gli assay basati sull’interferone gamma antigenespecifico individuano il rilascio di interferone gamma da parte di cellule T “di memoria” precedentemente sensibilizzate mediante stimolazione in vitro con proteine specifiche del M. tuberculosis. Questi esami non generano risultati falso-positivi in pazienti precedentemente vaccinati con BCG o affetti dalla maggior parte delle infezioni micobatteriche non-tubercolotiche;5 ciò consente una maggiore specificità nell’identificazione del M. tuberculosis.6,7 Come il test cutaneo alla tubercolina, gli assay basati sul rilascio dell’interferone gamma identificano semplicemente il M. tuberculosis; quando vengono utilizzati da soli, pertanto, questi esami non sono in grado di distinguere tra infezioni latenti ed infezioni attive. Con questi esami, inoltre, infezioni da HIV e condizioni caratterizzate da immunodeficienza, che compromettono la funzione delle cellule T, possono essere responsabili di risultati falso-negativi o non conclusivi. 8-10 Considerato da solo, pertanto, un risultato negativo al test cutaneo alla tubercolina o all’esame basato sul rilascio dell’interferone gamma non è in grado di escludere una diagnosi di tubercolosi. 6 - novembre 2009 - Minuti La diagnosi di tubercolosi attiva viene posta in seguito ad un’accurata raccolta anamnestica e ad un esame obiettivo completo, nonché con l’esecuzione di esami come la radiografia del torace, esami colturali dell’espettorato o di altri tessuti, ed a volte biopsie tessutali. Quando si sospetta una tubercolosi attiva, ulteriori valutazioni diagnostiche vanno condotte ancor prima che siano disponibili i risultati del test cutaneo alla tubercolina o dell’esame basato sul rilascio dell’interferone gamma. Diversi esami basati sui metodi di amplificazione degli acidi nucleici consentono una diagnosi più rapida e maggiormente sensibile della tubercolosi attiva, e possono essere utilizzati come complemento allo striscio per la ricerca dei bacilli acido-resistenti ed agli esami colturali per i micobatteri. Infezioni tubercolari latenti Circa un terzo della popolazione mondiale, compresi 11 milioni di pazienti negli Stati Uniti, presenta un’infezione latente da M. tuberculosis.11 Nella maggior parte dei pazienti immunocompetenti il rischio di riattivazione di un’infezione latente nel corso della vita è del 5-10%.12 Modificazioni della “fitness immunologica” (es. infezioni da HIV, diabete, patologie con immunodepressione) possono determinare un aumento di tale rischio. I pazienti con infezione da HIV presentano un rischio di riattivazione significativamente più elevato.12 Il rischio più elevato di sviluppo di una tubercolosi attiva riguarda i primi 2 anni dopo MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 7 Tabella 1. Popolazioni ad alto rischio che devono essere sottoposte in maniera mirata a test cutaneo con tubercolina ed a trattamento di infezioni tubercolari latenti Soggetti a rischio di esposizione e di infezione con Mycobacterium tuberculosis Soggetti in stretto contatto con pazienti affetti da tubercolosi attiva confermata Soggetti provenienti da paesi in cui la tubercolosi è endemica, e che vivono negli Stati Uniti da 5 anni o meno (in particolare bambini di età inferiore a 4 anni) Residenti e lavoratori in ambienti confinati (es. carceri, case di cura per pazienti cronici, rifugi per senza casa) Operatori sanitari in contatto con pazienti ad alto rischio Popolazioni di basso livello socio-economico, che non dispongono di un’assistenza medica adeguata Neonati, bambini e adolescenti esposti a popolazioni di adulti ad alto rischio Soggetti con elevato rischio di progressione da infezione tubercolare latente ad infezione attiva Pazienti con infezione da virus dell’immunodeficienza umana Pazienti recentemente (nel corso degli ultimi 2 anni) infettati con il M. tuberculosis Bambini di età inferiore a 4 anni Pazienti immunodepressi (es. pazienti con diabete, nefropatie croniche o terminali, silicosi, carcinomi, malnutrizione, pazienti sottoposti a terapie prolungate con corticosteroidi, pazienti sottoposti a trapianti d’organo; pazienti in trattamento con inibitori del fattore alfa di necrosi tumorale) Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 3 l’infezione.3,4 I pazienti ad alto rischio di riattivazione vanno adeguatamente informati dei rischi associati alla riattivazione, e vanno fortemente consigliati ad intraprendere un trattamento della tubercolosi latente. Nella maggior parte dei pazienti con infezione tubercolare latente il trattamento di scelta prevede la somministrazione di isoniazide; un’eccezione è costituita dai pazienti in cui si sospetta una resistenza nei confronti del farmaco.3 Le opzioni terapeutiche per la tubercolosi latente sono elencate in Tabella 2.3,13-15 Un trattamento di 9 mesi con isoniazide diminuisce il tasso di riattivazione durante la dissoluzione del granuloma, ed è associato a tassi di efficacia, nei pazienti con buona compliance al trattamento, pari all’incirca al 90%.12,16,17 Nove mesi di terapia con isoniazide sono indicati anche nei pazienti con infezione da HIV e nei bambini di età inferiore a 4 anni; il trattamento riduce i rischi di insuccesso terapeutico e di sviluppo di resistenza ai farmaci.12 L’età avanzata di per sé non rappresenta più un’indicazione all’esclusione dal trattamento. In pazienti che sono impossibilitati o che non intendono sottoporsi ad un trattamento di 9 mesi può essere preso in considerazione la somministrazione di isoniazide di 6 mesi; il trattamento più breve risulta tuttavia meno efficace. Nei pazienti con scarsa compliance e che non sono in grado di assumere rifampicina il trattamento breve con isoniazide può ridurre i tassi di interruzione della terapia, migliorandone in tal modo l’efficacia.18 La compliance del paziente al trattamento può costituire un problema significativo, in particolare in coloro che non hanno ben compreso gli effetti benefici del trattamento stesso.19,20 La Tabella 3 riporta alcuni metodi utili per migliorare le percentuali di adesione dei pazienti al trattamento.21 Nei pazienti che non sono in grado di tollerare l’isoniazide o nei pazienti con nota o sospetta tubercolosi latente resistente all’isoniazide un trattamento alternativo prevede la somministrazione di rifampicina per 4 mesi.22 Rispetto alla somministrazione di isoniazide per 9 mesi, la rifampicina presenta un’epatotossicità minore, e tassi di completamento del trattamento più elevati.23,24 Un problema significativo è tuttavia costituito dal rischio di interazioni tra farmaci e di sviluppo di resistenza alla rifampicina nei pazienti con scarsa compliance. Nei pazienti con infezione da HIV, che presentano un rischio più elevato di tubercolosi resistente alla rifampicina, la monoterapia con rifampicina non è consigliata; esiste inoltre un rischio di interazioni tra la rifampicina e diverse terapie che prevedono associazioni tra farmaci antiretrovirali.22 Un’altra opzione terapeutica, da utilizzare in casi selezionati e che non può essere considerato un trattamento di prima scelta, prevede la somministrazione per 3 mesi di un’associazione di isoniazide e rifampicina. Una meta-analisi di 5 studi che hanno messo a confronto questo trattamento rispetto alla somministrazione per 6-12 mesi di una monoterapia con isoniazide non ha evidenziato differenze significative in termini di efficacia e sicurezza (tassi di insuccesso terapeutico pari, rispettivamente, al 4,2% ed al 4,1%).14 Il trattamento con rifampicina e pirazinamide non viene invece più consigliato, in seguito alla descrizione di casi di grave epatotossicità.13,15 Per ridurre al minimo il rischio di tossicità queste terapie devono essere utilizzate in maniera appropriata, con un’adeguata informazione ed educazione del paziente, che va inoltre sottoposto ad un 7 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 9 Tabella 2. Opzioni terapeutiche per l’infezione tubercolare latente Farmaco Isoniazide*§3 Dosaggio giornaliero (massimo) Dosaggio “intermittente” per adulti (massimo) Durata 5 mg/kg (300 mg) 15 mg/kg (900 mg per dose) 2 volte la Nove mesi in adulti e bambini settimana (in alternativa 6 mesi in adulti) Rifampicina*#3 10 mg/kg (600 mg) 10 mg/kg (600 mg per dose); quando Quattro mesi in adulti, 6 mesi viene somministrata da sola è necessa- in bambini ria una somministrazione quotidiana NOTA: L’associazione di rifampicina e pirazinamide non è più consigliata nel trattamento dell’infezione tubercolare latente.13 * In pazienti selezionati un’opzione terapeutica alternativa prevede la somministrazione di rifampicina più isoniazide (stesso dosaggio) per 3 mesi; il trattamento aumenta tuttavia il rischio di epatotossicità.14,15 § Per ridurre il rischio di neuropatia l’isoniazide andrebbe associata, in pazienti ad alto rischio (es. donne in gravidanza; pazienti con diabete, alcolismo, neuropatie pre-esistenti, uremia, malnutrizione, infezione da HIV, patologie convulsive) a 25-50 mg al giorno di piridossina (vitamina B6).3 # Non è consigliata come monoterapia in pazienti con infezione da HIV, a causa di un aumento dei tassi di resistenza e di interazioni farmacologiche con diversi antiretrovirali.3 Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 3 e 13-15 monitoraggio clinico. Il rischio di epatotossicità associato alla somministrazione di isoniazide è compreso tra lo 0,1% e l’1,%; il rischio aumenta in presenza di epatopatie croniche (es. alcolismo, epatiti virali) ed in pazienti di età avanzata.25 Il monitoraggio dei test di funzionalità epatica prima di iniziare il trattamento è indicato solamente nei pazienti con epatopatie croniche, infezione da HIV o alcolismo, nonché durante la gravidanza e fino a 3 mesi dopo il parto. Un monitoraggio longitudinale dei test di funzionalità epatica è indicato solamente nei pazienti con risultati abnormi alla valutazione iniziale e nei pazienti con epatopatie croniche. L’età di per sé non rappresenta un’indicazione ad eseguire un monitoraggio degli esami di funzionalità epatica; nel paziente anziano la decisione se intraprendere o meno tale monitoraggio va presa caso per caso. Le donne in gravidanza, i pazienti ad alto rischio per una neuropatia periferica associata all’isoniazide (ad esempio pazienti affetti da diabete, alcolismo, neuropatie pre-esistenti, uremia, malnutrizione, infezione da HIV) ed i pazienti con una patologia convulsiva sottostante devono ricevere, in associazione alla terapia con isoniazide, una supplementazione con piridossina (vitamina B6). La Tabella 4 riassume gli aspetti fondamentali del monitoraggio della terapia antitubercolare.25,26 Quando un’infezione tubercolare latente non viene trattata, lo sviluppo di una compromissione della funzione immunitaria aumenta il rischio di riattivazione e di progressione a malattia attiva. Le popolazioni esposte al rischio più elevato di riattivazione o di progressione a malattia attiva comprendono i bambini; i pazienti con tubercolosi precedente non trattata o trattata in maniera sub-ottimale; i pazienti immunodepressi (ad esempio i pazienti con infezione da HIV, diabete, nefropatie croniche o terminali, silicosi, carcinomi, malnutrizione); i pazienti in trattamento con farmaci immunosoppressori, come ad esempio inibitori del fattore di necrosi tumorale-alfa (tumor necrosis factor, TNF) (es. infliximab, etanercept, adalimumab).27,28 Tutti i pazienti trattati con inibitori del TNF vanno sottoposti, prima di iniziare il trattamento, ad esami per la ricerca di un’infezione tubercolare latente.29 Tubercolosi attiva Il trattamento della tubercolosi attiva con la somministrazione di un’associazione tra più farmaci continua a rivestire un’importanza fondamentale per l’eliminazione dei micobatteri e la sterilizzazione tessutale; questi effetti contribuiscono alla prevenzione della resistenza ai farmaci, aspetto oggetto di una crescente preoccupazione. Lo sviluppo di resistenza ai farmaci è può essere di due tipi. In alcune lesioni cavitarie un’estesa proliferazione di un numero pari fino a 108 tubercoli può determinare una resistenza primaria ai farmaci. Una resistenza secondaria può invece svilupparsi in seguito ad una terapia farmacologica inappropriata (attribuibile ad esempio alla somministrazione di un numero insufficiente di farmaci, alla somministrazione di farmaci inattivi, oppure al raggiungimento di concentrazioni sub-ottimali), causata da una scarsa adesione del paziente alle prescrizioni terapeutiche o a prescrizioni inadeguate. Per la terapia della tubercolosi attiva vengono consigliati due stadi di trattamento. Il primo stadio è una fase iniziale, o “intensiva”, e prevede la somministrazione per 2 mesi di un’associazione di 9 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 11 Tabella 3. Problemi riguardanti l’adesione al trattamento e possibili soluzioni in pazienti con infezioni tubercolari latenti Problema Possibilità di accedere all’assistenza sanitaria Interpretazione del concetto di salute-benessere Esempi Orari scomodi delle visite in ambulatorio, lunghe code, mancanza di privacy, scarsa comunicazione tra medico e paziente, timori del paziente di essere rimproverato dal medico per la scarsa adesione al trattamento prescritto Scarsa comprensione dei motivi per cui si assumono i farmaci, della durata appropriata del trattamento, o degli effetti collaterali. Timori circa i sintomi lamentati Costo economico del trattamento Perdita di ore di lavoro. Spese associate alle visite (es. esami di laboratorio, monitoraggio) Attitudini, conoscenze e convinzioni circa il trattamento Problemi riguardanti la legge e l’immigrazione Caratteristiche del paziente Mancanza di conoscenze circa gli obiettivi e l’efficacia della terapia. Scarsa fiducia nella pratica medica, a volte associata a convinzioni culturali Timori del paziente che la diagnosi possa influire negativamente sulla sua situazione nei confronti delle leggi sull’immigrazione Problemi di salute mentale, comportamenti ad alto rischio, convinzioni religiose, timori di ricevere una definizione di “persona difficile” Influenze familiari e sociali Discriminazioni riferibili alla malattia in ambito familiare. Fattori familiari e sociali limitano la possibilità di rendere nota la malattia, e potrebbero ridurre il livello di supporto sociale ed economico di cui gode il paziente Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 21 4 farmaci: isoniazide, rifampicina, pirazinamide, etambutolo. La somministrazione di più farmaci ha l’obiettivo di eliminare i bacilli tubercolari in fase di replicazione attiva ed i bacilli “semi-dormienti”. La maggior parte dei regimi terapeutici prevede una somministrazione dei farmaci 5-7 volte la settimana, mediante una terapia con osservazione diretta (Tabella 5). 26 Nella maggior parte dei pazienti con tubercolosi polmonare o extra-polmonare sensibile ai farmaci la fase iniziale viene seguita da una “fase di mantenimento”. Quest’ultima prevede la somministrazione di isoniazide e di una rifamicina (rifampicina, rifabutina o rifapentina), somministrate ogni giorno o a giorni alterni per 4-7 mesi.26 Nella maggior parte dei pazienti la fase di terapia di mantenimento Soluzioni Il medico deve prolungare gli orari di visita e ridurre i tempi di attesa (organizzando ad esempio visite alla fine della giornata, oppure al mattino presto). Il medico deve accertarsi che la relazione tra medico e paziente sia di supporto al trattamento Il medico deve informare adeguatamente il paziente sui rischi della malattia e sui benefici ottenibili con il trattamento. Il medico deve informare il paziente dei possibili effetti collaterali; deve inoltre offrire delle soluzioni in caso di comparsa di effetti collaterali, ed istruzioni su quando contattare il medico Il medico deve collaborare con le autorità sanitarie per individuare metodi volti ad evitare costi aggiuntivi, e per assicurare una fornitura gratuita dei farmaci Le discussioni tra medico e paziente devono avvenire nella lingua madre del paziente (ciò può richiedere il coinvolgimento di un interprete), in modo da evitare incomprensioni e per identificare eventuali barriere religiose e culturali Il medico deve accertarsi che il paziente sia consapevole del fatto che la diagnosi non può influre negativamente sulla sua situazione nei confronti delle leggi sull’immigrazione Il medico deve prendere in considerazione patologie mediche o psichiatriche sottostanti (es. depressione), convinzioni religiose, timori da parte del paziente che potrebbero influire negativamente sulla sua adesione alle prescrizioni terapeutiche Il medico deve fornire al paziente materiale informativo per ridurre discriminazioni ingiustificate in ambito familiare, sociale e lavorativo dura tipicamente 4 mesi. Questa fase va prolungata fino a 7 mesi nei seguenti casi: pazienti in cui la fase di trattamento iniziale non aveva previsto la somministrazione di pirazinamide; pazienti con patologia polmonare cavitaria da tubercolosi sensibile ai farmaci, nei quali l’esame colturale dell’espettorato condotto al termine della fase di terapia intensiva continua ed essere positivo per il M. tuberculosis; pazienti trattati con isoniazide più rifapentina una volta la settimana, nei quali l’esame colturale dell’espettorato condotto al termine della fase di terapia intensiva continua ed essere positivo per il M. tuberculosis.26 Nei pazienti indenni da infezione da HIV ed affetti da malattia polmonare non-cavitaria, e con assenza di bacilli acido-resistenti nell’espettorato al termine della 11 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 13 Tabella 4. Principali effetti collaterali dei farmaci antitubercolari Farmaco Isoniazide Principali effetti collaterali Epatotossicità; sindrome simil-lupus; neuropatia periferica Tossicità da monoamine Parametri da utilizzare per il monitoraggio Monitorare gli esami di funzionalità epatica; indagare circa crisi di arrossamento al volto e diminuzione della sensibilità a livello delle estremità degli arti. Nei pazienti esposti ad un rischio più elevato di epatotossicità,* nei pazienti con patologie epatiche pre-esistenti o con precedenti esami alterati il monitoraggio degli esami di funzionalità epatica va condotto con frequenza mensile. Gli esami di funzionalità epatica vanno controllati anche nei pazienti che sviluppano sintomi clinici di epatite; la terapia con isoniazide va interrotta in presenza di aumenti pari a più di 5 volte rispetto il limite superiore della norma in pazienti indenni da sintomi di epatotossicità, ed in presenza di aumenti pari a più di 3 volte rispetto ai limiti superiori della norma in pazienti con sintomi di epatossicità# In presenza di crisi di arrossamento il paziente va consigliato ad evitare l’assunzione di alimenti con elevata concentrazione di monoamine (es. formaggi stagionati, vino) Esami di laboratorio iniziali (comprendenti esame emocromocitometrico completo e creatinina sierica), da ripetere ogni mese; nella maggior parte dei pazienti risulta accettabile, ma non è necessario, un protocollo che preveda a mesi alterni, oppure dopo 1, 3 e 6 mesi di terapia, il monitoraggio dei test di funzionalità epatica e l’analisi dei sintomi clinici. Nei pazienti esposti ad un rischio più elevato di epatotossicità,* nei pazienti con patologie epatiche pre-esistenti o con risultati abnormi a test precedenti il monitoraggio dei test di funzionalità epatica va condotto con frequenza mensile o 2 volte al mese. I pazienti vanno informati circa il rischio di alterazioni del colore di lenti a contatto Dep. AIFA 6 Febbraio 2009 Rifampicina§ Interazioni tra farmaci; epatotossicità; reazioni immunologiche (insufficienza renale acuta, sintomi simil-influenzali, anemia emolitica, trombocitopenia [con rischio di insufficienza renale acuta]); prurito (con o senza rash cutanei); colorito arancione dei liquidi corporei Pirazinamide Artralgie; disturbi gastroin- Valutazione iniziale test di funzionalità epatica; la creatinina sierica va detestinali; epatotossicità; rash terminata all’inizio del trattamento in modo tale da impostare eventuali cutanei; iperuricemia aggiustamenti del dosaggio. Nei pazienti con rischio elevato di epatossicità* o con patologie epatiche sottostanti i test di funzionalità epatica vanno monitorati una o due volte al mese. Se il paziente è sintomatico occorre controllare i livelli di acido urico Etambutolo Neurite ottica Valutazione iniziale e successivamente con frequenza mensile dell’acuità visiva e della capacità di discriminazione dei colori; determinazione della creatinina sierica all’inizio del trattamento in modo tale da impostare eventuali adattamenti del dosaggio * I fattori di rischio comprendono alterazioni genetiche (lenti acetilatori); epatite B o C; assunzione di farmaci epatotossici (paracetamolo, anticonvulsivanti, metotrexate); età superiore a 50 anni; gravidanza (fino a 3 mesi dopo il parto); malnutrizione. # I sintomi di epatotossicità comprendono nausea, vomito, dolore addominale (50-75%), febbre (10%), rash cutanei (5%). Ittero, colorito scuro delle urine, alterazioni delle feci, coagulopatia, iperalbuminemia e ipoglicemia indicano un’accentuazione dell’epatotossicità, e non sono frequenti. § La rifampicina esercita una potente azione di induzione degli enzimi epatici, e presenta numerose e significative interazioni farmacologiche; se si somministra rifampicina può essere necessario modificare il dosaggio di alcuni farmaci, oppure interromperne la somministrazione. Informazioni tratte dalle referenze bibliografiche 25 e 26 fase di trattamento iniziale, la fase di mantenimento può essere condotta somministrando rifapentina una volta la settimana.26 La durata della fase di mantenimento può essere ridotta a 2 mesi nei pazienti indenni da infezione da HIV, con tubercolosi negativa agli esami colturali e che presentano, durante il trattamento, un miglioramento clinico e radiografico; in questi casi la durata totale del trattamento risulta pertanto pari a 4 mesi.26 Molti medici preferiscono peraltro una durata complessiva del trattamento di 6 mesi anche in questi pazienti. Studi recenti supportano, in pazienti con effetti tossici a livello visivo o tubercolosi resistente ai farmaci, una terapia con 400 mg di moxifloxacina come possibile alternativa all’etambutolo.30 Moxifloxacina ed etambutolo sembrano essere egualmente efficaci nell’ottenere, dopo 2 mesi di trattamento, il viraggio da positivo a negativo dell’esame dell’espettorato. La moxifloxacina può 13 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 14 Tabella 5. Regimi terapeutici per il trattamento della tubercolosi polmonare con risultati positivi agli esami Fase iniziale Regime Farmaci terapeutico 1 Isoniazide Intervallo e dosaggi* (durata minima) Sette giorni la settimana per 56 dosi (8 settimane) oppure 5 dosi la settimana per 40 dosi (8 settimane)* Fase di mantenimento Regime Farmaci 1a Isoniazide / rifampicina Rifampicina Pirazinamide 1b Isoniazide / rifampicina Etambutolo 1c§ Isoniazide / rifapentina Isoniazide / rifampicina 2 Isoniazide Sette giorni la settimana per 14 dosi (2 settimane), successiva- 2a mente 2 volte la settimana per 12 dosi (6 settimane) o 5 giorni la settimana per 10 dosi (2 settimane),# e successivamente 2 volte la settimana per 12 dosi (6 settimane) Rifampicina 2b§ Isoniazide / rifapentina Pirazinamide Etambutolo 3 Isoniazide Tre volte la settimana per 24 dosi (8 settimane) 3a Isoniazide / rifampicina Rifampicina Pirazinamide Etambutolo 4 Isoniazide Sette giorni la settimana per 56 dosi (8 settimane) oppure 5 4a Isoniazide / rifampicina giorni la settimana per 40 dosi (8 settimane)# Rifampicina Etambutolo 4b Isoniazide / rifampicina Definizione delle forza delle evidenze: A = prima scelta; B = alternativa accettabile; C = da utilizzare quando A e B non possono essere utilizzate; E = da non utilizzare mai; I = studio clinico randomizzato; II = dati ottenuti da studi clinici non randomizzati o condotti in altre popolazioni; III = opinione di esperti. * Quando viene utilizzata una terapia con osservazione diretta i farmaci possono essere somministrati per 5 giorni la settimana, adattando il numero di dosi da somministrare. Anche se non sono disponibili studi di confronto dell’efficacia di regimi con 5 o con 7 dosi, l’utilità dell’approccio è dimostrata da un’ampia esperienza clinica. § Pazienti che presentano cavità alla valutazione radiografica iniziale ed esami colturali positivi al completamento dei 2 mesi di trattamento vanno sottoposti ad una terapia di mantenimento (31 settimane, 217 dosi [somministrate ogni giorno] o 62 dosi [somministrate 2 volte la settimana]) della durata di 7 mesi pertanto offrire un’ulteriore capacità di sterilizzazione, che potrebbe ridurre la durata del trattamento.30 La Tabella 5 riassume le indicazioni per il trattamento della tubercolosi attiva ed i diversi regimi terapeutici consigliati.26 La Tabella 6 riassume invece le indicazioni per la prevenzione della trasmissione dell’infezione da M. tuberculosis all’interno di strutture sanitarie come l’ambulatorio del medico. 31 I pazienti con tubercolosi che risultano negativi all’esame dell’espettorato ed in cui non si sospetta una tubercolosi resistente ai farmaci possono essere considerati non-infettivi dopo 2-3 settimane di terapia farmacologica.26 Resistenza ai farmaci In ogni paziente vanno condotti esami volti a determinare la sensibilità ai farmaci dei ceppi isolati 14 - novembre 2009 - Minuti di M. tuberculosis. Negli Stati Uniti circa l’1,1% dei casi di infezione da M. tuberculosis è attribuibile a ceppi resistenti a più farmaci (isoniazide e rifampicina).1 In questi pazienti il trattamento va condotto con 4-6 farmaci nei confronti dei quali il ceppo responsabile risulti sensibile. Il costo medio di questo tipo di trattamento è pari, sempre negli Stati Uniti, a circa 250.000 dollari per paziente, cioè più di 10 volte superiore al costo medio per i pazienti con infezione da ceppi non-resistenti.32-34 Nel 2006 la definizione di tubercolosi estesamente resistente ai farmaci è stata rivista, in modo tale da comprendere i ceppi resistenti a isoniazide e rifampicina, ai fluorochinoloni e ad almeno un farmaco somministrabile per iniezione (amikacina, capreomicina o kanamicina [quest’ultimo farmaco non è disponibile negli Stati Uniti]).35 La tubercolosi resistente a più farmaci e la tuberco- coltura Interva Sette g ni la Due v Una v Due v Una v Tre vo Sette g ni la Due v # La so giudizi @ Non ^ Le op di terap all’esam HIV = Modifi and Pr esami MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 15 colturali e causata da ceppi farmaco-sensibili Valutazione (evidenze) HIVHIV+ Intervallo e dosaggi (durata minima)*@ Range del dosaggio totale (durata minima) picina Sette giorni la settimana per 126 dosi (18 settimane) oppure 5 giorni la settimana per 90 dosi (18 settimane)# 182 - 130 (26 settimane) A (I) A (II) picina ntina picina Due volte la settimana per 36 dosi (18 settimane) Una volta la settimana per 18 dosi (18 settimane) Due volte la settimana per 36 dosi (18 settimane) 92 - 76 (26 settimane) 74 - 58 (26 settimane) 62 - 58 (26 settimane) A (I) B (I) A (II) A (II)^ E (I) B (II)^ ntina Una volta la settimana per 18 dosi (18 settimane) 44 - 40 (26 settimane) B (I) E (I) picina Tre volte la settimana per 54 dosi (18 settimane) 78 (26 settimane) B (I) B (II) picina Sette giorni la settimana per 217 dosi (31 settimane) oppure 5 giorni la settimana per 155 dosi (31 settimane)# 273 - 195 (39 settimane) C (I) C (II) picina izzate; oni; III Due volte la settimana per 62 dosi (31 settimane) 118 - 102 (39 settimane) C (I) C (II) # La somministrazione 5 volte la settimana viene sempre condotta mediante terapia con osservazione diretta. Per la terapia 5 volte la settimana il giudizio è di AIII. @ Non è consigliata in pazienti con infezione da HIV e conta cellulare CD4 inferiore a 100/mm3. ^ Le opzioni 1c e 2b vanno utilizzate solo in pazienti indenni dall’infezione da HIV e con esame dell’espettorato negativo al completamento dei 2 mesi di terapia, e che non presentano cavità all’esame radiografico iniziale. Nei pazienti che iniziano questo regime e che presentano un risultato positivo all’esame dell’espettorato condotto dopo 2 mesi il trattamento va prolungato per ulteriori 3 mesi. HIV = human immunodeficiency virus, virus dell’immunodeficienza umana. Modificata su autorizzazione da Blumberg HM, Burman WJ, Chaisson RE, et al. American Thoracic Society / Centers for Disease Control and Prevention / Infectious Diseases Society of America: treatment of tubercolosis. Am J Respir Crit Care Med. 2003; 167(4): 605 mero di ostrata vanno ) della losi estesamente resistente ai farmaci necessitano, in base alla risposta del paziente al trattamento, di almeno 18-24 mesi di terapia. Come terapia aggiuntiva viene spesso presa in considerazione la resezione chirurgica delle lesioni polmonari. Le piccole epidemie di tubercolosi estesamente resistente ai farmaci, finora di estensione limitata, sono tuttavia caratterizzate da bassi tassi di sopravvivenza. La diffusione dei viaggi aerei ha facilitato la diffusione dei germi patogeni. Altri importanti fattori che hanno contribuito alla diffusione della tubercolosi resistente a più farmaci e della tubercolosi estesamente resistente ai farmaci comprendono la scarsa compliance dei pazienti ai trattamenti, attuali o precedenti, scelte inappropriate dei farmaci, nonché la selezione di ceppi particolarmente virulenti.36,37 Per ottimizzare la compliance del paziente e la tollerabilità del trattamento appare particolarmente utile uno stretto monitoraggio del trattamento stesso da parte delle autorità sanitarie locali competenti; esperti nel trattamento della tubercolosi devono aiutare il medico nella scelta di terapie che utilizzano più farmaci di seconda scelta.36 Co-infezione da HIV Ogni paziente con tubercolosi va sottoposto ad esami per la ricerca di un’infezione da HIV.38 Nei pazienti con co-infezione da tubercolosi e HIV il trattamento dell’infezione tubercolare o di una malattia attiva vanno intrapresi con tempestività. L’infezione da HIV aumenta in maniera significativa il rischio di sviluppare una tubercolosi attiva, indipendentemente dalla conta cellulare CD4. 15 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:25 Pagina 17 Tabella 6. Indicazioni per la prevenzione della trasmissione del Mycobacterium tuberculosis nell’ambulatorio medico Ciascun ambulatorio deve mettere a punto dei protocolli per i casi sospetti di tubercolosi In tutti i pazienti va indagata una storia di esposizione alla tubercolosi, di infezione, di malattia attiva I questionari per lo screening dei pazienti devono riguardare i segni ed i sintomi di tubercolosi attiva, nonché le condizioni che porrebbero il paziente in una categoria ad alto rischio La raccolta anamnestica va condotta, se possibile, utilizzando la lingua-madre del paziente (risorse per la traduzione sono disponibili al sito http://atanet.org I pazienti in cui si sospetta una tubercolosi attiva devono utilizzare sale d’aspetto separate (se possibile locali che soddisfino i criteri di isolamento per le infezioni trasmesse per via aerea); la porta di tali locali va chiusa non appena possibile per ridurre il rischio di esposizione di altri pazienti Ai pazienti con sintomi di tubercolosi attiva va consegnata una mascherina chirurgica; tali pazienti devono ricevere informazioni adeguate riguardanti una corretta igiene della respirazione e della tosse I casi di pazienti con tubercolosi sospettata o confermata vanno immediatamente denunciati alle autorità sanitarie locali, che in tal modo vengono messe nelle condizioni di adottare le adeguate misure epidemiologiche, di valutazione dei contatti del paziente e di controllo del trattamento Tutti i familiari (in particolare i bambini) ed i soggetti esposti a casi di tubercolosi attiva (compresi gli operatori sanitari) vanno immediatamente sottoposti a screening per la ricerca dei sintomi e ad un test cutaneo alla tubercolina; queste valutazioni vanno ripetute 8-10 settimane dopo l’esposizione; nei pazienti ad alto rischio e nei bambini, durante il periodo di attesa dei risultati degli esami si può prendere in considerazione il trattamento Il test cutaneo alla tubercolina va considerato positivo in presenza di un indurimento di dimensioni superiori o uguali a 5 mm (nei pazienti che in precedenza non presentavano alcun indurimento), oppure in presenza di un ingrandimento di 10 mm di un indurimento precedente I pazienti con risultato positivo al test cutaneo alla tubercolina vanno sottoposti ad una radiografia del torace e ad altri esami diagnostici Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 31 L’immunodepressione mediata dall’infezione da HIV determina un aumento del rischio di tubercolosi extrapolmonare e di tubercolosi miliare, nonché di presentazioni radiologiche e cliniche abnormi della tubercolosi polmonare. La tubercolosi è una sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS, acquired immunodeficiency syndrome), che diventa malattia in pazienti con infezione da HIV; la diagnosi di una delle due condizioni impone l’esecuzione di esami di screening per la ricerca dell’altra.38,39 Nei pazienti con infezione da HIV la somministrazione una o due volte la settimana di isoniazide più rifapentina non è consigliabile, in conseguenza dei tassi più elevati di insuccesso terapeutico e di recidive, spesso causati da ceppi di M. tuberculosis resistenti alla rifamicina. Per motivi simili, nei pazienti con infezione da HIV e conta cellulare CD4 inferiore a 100/mm3 non è consigliabile una terapia di mantenimento con isoniazide e rifampicina somministrate due volte la settimana.26 In pazienti con patologie associate ad AIDS di gravità tale da metterne in pericolo la sopravvivenza può essere presa in considerazione la somministrazione immediata di una terapia antiretrovirale; la decisione di ritardare la terapia antiretrovirale fino a 2 settimane o 2 mesi dopo l’inizio della terapia per la tubercolosi può peraltro ottimizzare la tolleranza e la compliance dei pazienti nei confronti del trattamento. In pazienti con conta cellulare CD4 inferiore a 200/mm3 una terapia antiretrovirale altamente attiva riduce il rischio di progressione a tubercolosi attiva39,40 e riduce i tassi di mortalità associati alla tubercolosi; la terapia si può tuttavia associare a complicanze come una sindrome infiammatoria da ricostituzione immunitaria, o tossicità da farmaci.41 La rifampicina esercita un’azione di induzione enzimatica del metabolismo epatico dei farmaci, e questo effetto può diminuire l’efficacia di una terapia antiretrovirale associata, in particolare quando vengono utilizzati farmaci inibitori delle proteasi e farmaci inibitori non-nucleosidici della trascrittasi inversa.39 Per ridurre il rischio di interazioni con i farmaci antiretrovirali è possibile sostituire la rifampicina con la rifabutina. Il trattamento di HIV e tubercolosi richiede spesso la collaborazione tra più specialisti. Gravidanza La gravidanza di per sé non rappresenta un fattore di rischio significativo per la progressione da infezione tubercolare latente a malattia attiva. Donne in gravidanza con risultati positivi al test cutaneo alla tubercolina o all’esame basato sul rilascio dell’interferone gamma vanno tempestivamente sottoposte ad una valutazione clinica e ad una radiografia del torace (con protezione addominale), volte ad escludere la presenza di una malattia at17 - novembre 2009 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 190 :Layout 1 12/11/09 11:26 Pagina 21 tiva. Nella maggior parte delle donne in gravidanza non-immunodepresse e indenni dall’infezione da HIV il trattamento di una tubercolosi latente può essere rimandato fino a 3 mesi dopo il parto, in modo tale da ridurre il rischio di effetti tossici da isoniazide.3 Le donne con un rischio più elevato di progressione a tubercolosi attiva (ad esempio quelle con infezione recente, le donne con infezione da HIV o con altre patologie che determinano immunodepressione) vanno invece trattate durante la gravidanza. Se viene condotto un monitoraggio dei test di funzionalità epatica la somministrazione di isoniazide (con piridossina) e di rifampicina è sicura durante la gravidanza.25 In donne trattate con isoniazide e rifampicina non ci sono controindicazioni all’allattamento al seno. Nel latte di donne che allattano possono essere tuttavia individuate piccole quantità di isoniazide, per cui sia la madre che il bambino devono ricevere una supplementazione con piridossina.3 Tubercolosi extrapolmonare Il trattamento della tubercolosi extrapolmonare va condotto seguendo gli stessi principi descritti a proposito della tubercolosi polmonare. In caso di tubercolosi ossea e articolare la durata del trattamento viene tuttavia estesa fino a 9 mesi, mentre nei casi di tubercolosi del sistema nervoso centrale, compresa la meningite tubercolare, il trattamento deve essere continuato per 9-12 mesi. Per ridurre i tassi di mortalità e migliorare la sopravvivenza dei pazienti con meningite e pericardite è consigliato un trattamento aggiuntivo con steroidi.26 Gli Autori La Dr.ssa Lisa D. Inge è Clinical Assistant Professor presso il Department of Pharmacy Practice, University of Florida, di Gainesville, Florida (Stati Uniti). Il Dr. John W. Wilson è Assistant Professor of Medicine presso il Dipartimento di Malattie Infettive, Mayo Clinic, di Rochester, Minnesota. Note bibliografiche 1. Centers for Disease Control and Prevention. Trends in tuberculo-sis incidence-United States, 2007. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2008;57(11):281-285. 2. American Thoracic Society/Centers for Disease Control and Prevention/Infectious Diseases Society of America: controlling tuberculosis in the United States. Am J Respir Crit Care Med. 2005;172(9):1169-1227. 3. Targeted tuberculin testing and treatment of latent tuberculosis infection. American Thoracic Society. MMWR Recomm Rep. 2000;49 (RR-6):1-51. 4. Richeldi L. An update on the diagnosis of tuberculosis infection. Am J Respir Crit Care Med. 2006;174(7):736-742. 5. Brock I, Weldingh K, Lillebaek T, Follmann F, Andersen P. Comparison of tuberculin skin test and new specific blood test in tuberculosis contacts. Am J Respir Crit Care Med. 2004;170(1):65-69. 6. 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