Regioni di Provenienza per la roverella - SHERWOOD
Transcript
Regioni di Provenienza per la roverella - SHERWOOD
risorse genetiche Valorizzazione delle Caratterizzazione ecologica e genetica di popolamenti di roverella dell’Italia nord-occidentale di Diana Ferrazzini, Paolo Camerano, Piero Belletti Lo scopo del lavoro è stato quello di caratterizzare, sia dal punto di vista ecologico-vegetazionale che da quello genetico, alcuni popolamenti di roverella presenti nelle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta. L’analisi ha anche inteso valutare l’effetto della presenza di altre specie quercine (nella fattispecie farnia e rovere) sulle caratteristiche genetiche della roverella; ciò in quanto definire Regioni di Provenienza, presuppone anche la delimitazione di ambiti ove è possibile ritrovare i soggetti con caratteristiche tipiche della specie, e aree ove si trovano individui presumibilmente “ibridi”. La roverella (Quercus pubescens Willd.) con la rovere (Salvini et al. 2009) e con la appartiene, unitamente a farnia (Q. robur farnia (Dupouey e Badeau 1993), anche se, in L.), rovere (Q. petraea (Matt.) Liebl.) e far- quest’ultimo caso, un maggior livello di difnetto (Q. frainetto Ten.) alla sezione Robur ferenziazione genetica pare rendere meno del subgenere Quercus: queste specie, nel complesso, sono note anche come querce bianche (white oaks). Esse derivano, presumibilmente, da un progenitore comune, la cui discendenza, evolutasi in ambienti ecologicamente diversi, si è poi differenziata (Schwarz 1993). La farnia predilige infatti aree di pianura alluvionale, mentre la rovere è comune a quote più elevate, sebbene ancora fresche. La roverella vegeta soprattutto in aree collinari dell’ambito meso-mediterraneo e il farnetto è la specie più termofila, a diffusione più meridionale. La vicinanza sistematica delle specie citate pare confermata dalla facilità con cui si originano ibridi interspecifici, soprattutto tra farnia e rovere (Bacilieri et al. 1996). Tuttavia, sono documentati anche casi di ibridazione della roverella Bosco da seme di Mecosse (Arvier - AO). probabili gli incroci. La roverella è un albero di terza grandezza, che raramente supera i 20 m di altezza, deciduo. La chioma ha forma espansa, presto divaricata in grosse branche primarie, nodose e robuste. La specie è molto longeva. Nel complesso è una specie sub-mediterranea del bosco stabile, xerofila, eliofila e termofila. La roverella è una specie pioniera con spiccate caratteristiche di plasticità, soprattutto per quanto riguarda il tipo di substrato e le condizioni termiche: in pratica rifugge solo da suoli alluvionali. Inoltre, resiste bene all’aridità ed alle alte temperature, così come a quelle basse invernali. è tuttavia sensibile alle gelate tardive: per questo motivo si trova con maggior facilità sui versanti assolati. Le sue caratteristiche fisiologiche la rendono candidata ideale come specie utilizzabile in selvicoltura in vista dei correnti cambiamenti climatici. La roverella presenta un areale Sud eu- 31 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 Valorizzazione delle risorse genetiche ropeo con baricentro orientale: è rara nella penisola Iberica ma molto frequente in Italia e nei Balcani, spingendosi fino alla Turchia. Si trova nella parte basale dell’intera catena alpina ed a Nord si spinge fino alle porte di Parigi. Presenza in Italia In Italia la roverella è presente in tutto il territorio nazionale e nelle isole, con maggiore frequenza in ambito appenninico Si presenta più sporadica sulle Alpi, dove è vicariante della rovere nei settori più continentali (Valle di Susa, Valle d’Aosta, Valtellina, Val Pusteria, ecc.). In Piemonte la sua distribuzione è sporadica in Ossola, più diffusa dalle Alpi Cozie alle Marittime; è ben rappresentata sui rilievi collinari e sull’Appennino calcareo (Valli Curone e Borbera - AL). (Figura 1). genetica delle specie forestali viene stimata ricorrendo, in prima battuta, a marcatori genetici di tipo biochimico o molecolare. I dati ottenuti forniscono informazioni sulla distribuzione della variabilità e sulla struttura genetica delle popolazioni, che consentono di impostare programmi di salvaguardia e corretta gestione della biodiversità, ad esempio attraverso l’identificazione di popolamenti particolarmente ricchi di biodiversità e/o minacciati da erosione genetica e la definizione di Regioni di Provenienza, sulla base delle quali impostare la filiera vivaistica. Nell’area di studio considerata, attualmente sono iscritti all’interno di registri regionali dei materiali di base solo i popolamenti del Piemonte, mentre quelli della Valle d’Aosta sono stati semplicemente catalogati (Tabella 1). Anche a livello italiano la situazione non è dissimile, in quanto solo alcune Regioni hanno iscritto nei loro registri regionali boschi ove poter raccogliere la roverella, come di seguito indicato: • Lombardia (7 popolamenti iscritti nel Registro con la DGR 8/6272 del 21/12/2007 e DD 2894/2008), Risorse genetiche La variabilità genetica intraspecifica è il presupposto fondamentale per consentire l’adattabilità, e quindi l’evoluzione, delle specie viventi. Questo aspetto riveste particolare importanza per le specie forestali, a causa dei lunghi cicli vitali e dell’impossibilità di movimento, che le rende particolarmente esposte ai fattori ambientali. Il problema è di grande attualità, alla luce dei cambiamenti climatici che stanno inequivocabilmente avvenendo sul nostro pianeta. Una tra le più importanti cause di riduzione della variabilità genetica intraspecifica è dovuta alla frammentazione degli areali, la quale aumenta l’isolamento riproduttivo degli individui, con effetti potenzialmente molto gravi (Stockwell et al. 2003). I caratteri più interessanti dal punto di vista evolutivo risultano essere quelli di tipo adattativo. Tuttavia, poiché la loro valutazione è molto onerosa, in termini sia di costi che di tempi necessari, spesso la variabilità Regione Piemonte Valle d’Aosta Figura 1 - Areale di Quercus pubescens in Piemonte e Valle d’Aosta. In giallo i boschi a dominanza o prevalenza di roverella, in rosa quelli in cui la specie vi partecipa in varie proporzioni. Comuni Popolamento o località geografica Codice Registri MdB Mompantero Mompantero IT/Qpu/IF/A210/PI/0045 Serralunga di Crea Santuario di Crea IT/Qpu/IF/C620/PI/0014 Cantalupo Ligure Semega IT/Qpu/IF/C320/PI/0117 Pombia Casone-Monte Lame IT/Qpu/IF/B420/PI/0120 Arvier Mecosse S. Cristophe Soleney Pollein Felinaz Issogne Barnet Riferimento legislativo DGR 36-8195 del 11/2/2008, DD 1984/2008 Non approvati Tabella 1 - Elenco dei Materiali forestali di base per la roverella in Piemonte e Valle d’Aosta. Si tratta in tutti i casi di boschi appartenenti alla categoria “Identificati alla fonte”. 32 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 Valorizzazione delle Popolazione Comune Quota (m s.l.m.) Prec. annuali (mm) Prec. estive (mm) Temp. media annuale (°C) CRE Crea (AL) Serralunga 300-350 706 159 12 CAS Rio Ghisone (AL) Bruno 170 769 100 11 CUR Cantalupo (AL) Cantalupo 550-600 870 169 12 CHI Pavaglione (TO) Chianocco 600-700 800 167 9 ISS Barnet (AO) Issogne 400-500 810 140 10 Sigla MEC Mecosse (AO) Arvier 800-900 531 134 11 SCR Soleney (AO) S. Cristophe 850-950 560 113 10 POL Felinaz (AO) Pollein 650-750 570 122 9 risorse genetiche Regione di Provenienza Materiali di base iscritti e ricadenti nella RdP Piemonte centro-meridionale IT/Qpu/IF/C620/PI/0014 IT/Qpu/IF/C320/PI/0117 Settori mesalpici delle Alpi Centro-occidentali IT/Qpu/IF/A210/PI/0045 Valle d’Aosta interna e Alpi Cozie interne Tabella 2 - I popolamenti di roverella analizzati nel presente studio. Carattere Farnia Rovere 0 0 100 Lunghezza del peduncolo fogliare (mm) 4,5 23,3 11,8 Numero di nervature secondarie 4,6 0,9 1,1 Pubescenza fogliare (% di piante con foglie pubescenti nella lamina inferiore) Roverella Tabella 3 - Valori dei caratteri fogliari risultati maggiormente discriminanti tra le tre specie quercine in analisi. Regioni di Provenienza xerofilo meso-xerofilo Popolamenti oggetto di analisi mesofilo meso-igroclino igroclino meso-igrofilo calcareo neutro debolmente acido abbastanza acido acido molto acido igrofilo Figura 2 - Diagramma edafico per la roverella, in confronto con la rovere e la farnia (da R ameau et al. 1993, modificato). • Veneto (7 popolamenti iscritti nel Registro con la DGR 3263 del 15/10/2004), • Friuli-Venezia-Giulia (3 popolamenti iscritti nel Registro con la DD 1917/2010), • Emilia-Romagna (33 popolamenti iscritti nel Registro con la LR 10 del 6/7/2007 e DD 5205/2008), • Liguria (2 popolamenti classificati ma non ufficializzati), • Marche (8 popolamenti iscritti nel Registro con la LR 6 del 23/2/2005), • Molise (3 popolamenti classificati ma non ufficializzati), • Puglia (15 popolamenti iscritti nel Registro con la DD n. 757 del 21/12/2009), • Sicilia (17 popolamenti iscritti nel Registro con la DDG 1053 del 14/12 2009). Le altre Regioni e le Province Autonome non hanno individuato popolamenti idonei alla raccolta di seme di roverella. La scelta dei popolamenti è stata effettuata sulla base della rappresentatività delle condizioni ecologiche in cui la specie cresce nell’area considerata (Tabella 2). Al fine di verificare l’effettiva appartenenza dei soggetti campionati alla roverella, è stata realizzata un’indagine preliminare, mediante parametri di facile ed immediata rilevazione in bosco, per stabilire i criteri di assegnazione degli individui alle tre specie di quercia più comuni nella zona studiata (farnia, rovere e roverella), di cui è nota la possibilità di creare ibridi. L’analisi, condotta su popolamenti puri di ciascuna specie, ha riguardato 19 caratteri fogliari, misurati su almeno 5 foglie per pianta, appartenenti ad altrettante branche, possibilmente raccolte nella metà superiore della chioma. Dall’analisi dei dati è emerso come, tra i caratteri risultati variabili tra le specie, la lunghezza del picciolo abbia consentito la più evidente discriminazione tra le specie. La pubescenza delle foglie è risultata nettamente differenziata tra roverella e le altre due querce, mentre il numero di nervature secondarie consente di distinguere tra farnia e rovere, ma non tra quest’ultima e roverella (Tabella 3). Ulteriori dettagli su tale aspetto sono reperibili in Belletti e Ferrazzini (2008). Sulla base di tali dati sono stati identificati 8 popolamenti di roverella, quattro in Piemonte e quattro in Val d’Aosta: un nono (situato in località Traversagne, comune di Lilianes, valle di Gressoney) è stato escluso dall’analisi, poiché, contrariamente a quanto ipotizzato dai Servizi Forestali della Regione Valle d’Aosta, è risultato costituito prevalentemente da roveri. Si tratta di boschi con presenza esclusiva o preponderante di roverella: fa eccezione il popolamento di Rio Ghisone, ove, al contrario, sono presenti anche individui riconducibili a farnia e rovere. Questo sito è stato perciò scelto per studiare l’impatto della presenza di altre specie sulla variabilità genetica della roverella, campionando ed analizzando anche individui con fenotipo attribuibile alle altre specie di Quercus. Come siti di confronto, sono stati scelti Sampeyre (rovere) e Stupinigi (farnia), mentre Mecosse è stato identificato come popolamento rappresentativo di roverella su base morfologica. Aspetti ecologico-vegetazionali La roverella vegeta in climi che vanno dal mediterraneo a quelli continentali endalpici, segno di una ottima capacità di adattamento, dovuta probabilmente alla presenza di numerosi ecotipi. Le esigenze climatiche della roverella (Figura 2) sono le più ampie fra le specie appartenenti al gruppo delle querce bianche, come evidenziato anche nella distinzione e ripartizione fra i diversi Tipi forestali in funzione dell’approvvigionamento idrico dei suoli e del gradiente di fertilità e pH (Figura 3). Da un punto di vista termico, all’interno dell’areale analizzato le temperature medie annue variano tra 8 (stazioni endalpiche) e 13°C (fascia collinare appenninica). Il limite freddo non dipende dalla resistenza alle 33 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 Valorizzazione delle risorse genetiche Figura 3 - Distribuzione dei Tipi forestali in Piemonte e Valle d’Aosta a prevalenza di querce bianche in funzione dell’approvvigionamento idrico dei suoli e del gradiente di fertilità e pH (da Grandjean e Sigaud, 1987 adattato). In verde rovere, in giallo roverella, in arancio farnia. minime invernali, quanto dalla necessità di calore estivo; ciò spiega la capacità della specie di addentrarsi all’interno delle valli continentali endalpiche e, di contro, le difficoltà a risalire nell’orizzonte montano degli Appennini. La roverella, assieme al pino silvestre, rappresenta la vegetazione tipica di settori montani endalpici e dell’orizzonte submontano e collinare con impronta mediterranea tipico delle Alpi sud-occidentali (Mayer 1974, Ozenda 1979). Per quanto riguarda le precipitazioni, la roverella è la più xerotollerante fra le querce caducifoglie, essendo in grado di vivere in stazioni con presenza di 1-2 mesi di aridità nel suolo. Gli adattamenti all’aridità sono rappresentati dalla pubescenza della pagina inferiore delle foglie e dei giovani rametti. All’interno dell’areale considerato, le precipitazioni medie oscillano fra minimi di circa 500 (nella conca di Aosta) a 850-900 mm (sulle Colline del Po e nelle medie valli Stura di Demonte e Maira); mentre in settori poco piovosi, come quelli delle Colline del Monferrato o nei settori endalpici, la specie vive su diversi tipi di stazioni, in zone piovose si rifugia sui versanti caldi e in stazioni rocciose. Per quel che concerne la quota, l’ampiezza varia da circa 100 m s.l.m. nelle basse colline del Monferrato, fino a 1.300 m nelle Alpi; piccoli boschetti o singoli individui si trovano tuttavia fin verso 1.500 - 1.700 m, come sui versanti sud della conca di Aosta (Quart), dove vengono in contatto con abete rosso e bianco. Da un punto di vista dei substrati la roverella non ha particolari prefe- Figura 4 - Risultati dell’analisi delle componenti principali relativa al popolamento misto di roverella di Rio Ghisone (CAS-L), confrontato con popolamenti “puri” di roverella (Mecosse, MEC-L), rovere (SAM-R) e farnia (STU-F) e basati sulla variazione presentata a 7 loci microsatellite. renze, vegetando sia su quelli acidi (gneiss, ofioliti, ecc.) sia in quelli ricchi di carbonati (calcari, dolomie, marne ed arenarie); frequentemente la si trova su suoli superficiali, anche se ciò deve essere inteso in senso relativo, in quanto i suoli più profondi presenti all’interno dell’areale della specie sono stati utilizzati per l’agricoltura, ovvero sono state favorite altre specie come carpino nero o castagno. Nella maggior parte dei casi rifugge da suoli argillosi e molto umidi, ove è sostituita da farnia o cerro. In definitiva, da un punto di vista climatico e vegetazionale, per la roverella si possono distinguere: • Querceti di roverella dei rilievi collinari e dei terrazzi antichi del Piemonte centromeridionale (altopiano di Poirino e pianura alessandrina), ove alla roverella si associano farnia e rovere; • Querceti di roverella dell’Appennino ligure-piemontese, ove alla roverella si associa la rovere; • Querceti di roverella dei settori Alpini mesalpici, ove alla roverella si associa la rovere; • Querceti di roverella dei settori Alpini endalpici. Analisi genetiche L’analisi della variabilità genetica della roverella è stata eseguita utilizzando marcatori molecolari, nel caso specifico 7 microsatelliti nucleari, scelti in base alla riproducibilità ed al polimorfismo dei loro risultati (Steinkellner et al. 1997a, 1997b; K ampfer et al. 34 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 1998). I dettagli sulla tecnica utilizzata e sui risultati ottenuti sono reperibili in altra sede (Belletti e Ferrazzini 2008). I livelli di variabilità genetica interna ai popolamenti sono risultati molto simili: mediamente sono stati evidenziati quasi 18 alleli per ciascuno dei loci analizzati, mentre l’eterozigosi attesa si è attestata intorno a 0,849 (valore medio). Gli indici di fissazione hanno sempre assunto valori positivi (media 0,132 ed estremi di variazione da 0,069 [Felinaz] a 0,197 [Barnet]). I popolamenti analizzati hanno presentato un buon livello di variabilità genetica interna, ma tutti hanno mostrato un indice di fissazione positivo, indicante un eccesso di omozigoti. Tale risultato potrebbe essere dovuto a svariate cause, ad esempio all’incrocio tra individui in qualche modo imparentati (inbreeding). Nella prospettiva di utilizzare i popolamenti analizzati come possibili fonti di seme, tale situazione va valutata attentamente, dal momento che un forte livello di inbreeding causa un impoverimento della base genetica del popolamento, con l’aumento del numero di individui omozigoti, possibili portatori di combinazioni alleliche sfavorevoli alla sopravvivenza del popolamento nel tempo. La differenziazione genetica tra i popolamenti, invece, è risultata modesta, presumibilmente anche come conseguenza della ridotta estensione dell’area considerata: di tutta la variabilità genetica riscontrata, infatti, solamente il 3,1% può essere ascritto a differenze tra popolamenti. Non è stato Valorizzazione delle Figura 5 - Regioni di Provenienza per la roverella in Piemonte e Valle d’Aosta. Bosco da seme di Felinaz (Pollein - AO). possibile stabilire alcuna relazione tra la distribuzione della variabilità genetica e la localizzazione geografica dei popolamenti: in altre parole a popolamenti appartenenti allo stesso ambito ecologico non corrisponde un maggior livello di simi- risorse genetiche litudine genetica. Anche il confronto tra regione Piemonte e Valle d’Aosta ha escluso la presenza di differenziazione tra regioni. Questo fatto si giustifica con un considerevole flusso genico tra i popolamenti della stessa specie, i quali, di conseguenza, dimostrano di condividere lo stesso pool genico; d’altra parte l’attuale frammentazione dell’areale e la separazione tra i popolamenti sono la conseguenza della relativamente recente influenza antropica. Un caso particolare di studio è stato il popolamento misto di roverella, farnia e rovere del Rio Ghisone, in cui i risultati hanno fornito indicazioni apparentemente contraddittorie, esemplificativi di altre situazioni molto diffuse nel territorio considerato. Considerando la distanza genetica tra i popolamenti, sia il metodo UPGMA che l’analisi delle coordinate principali (Figura 4) hanno consentito di separare in modo piuttosto netto i popolamenti delle tre specie e di evidenziare una maggiore affinità della roverella di Rio Ghisone con quella di Mecosse, rispetto ad altre specie. In realtà, sarebbe bastata l’analisi di soli due loci microsatellite (QrZAG96 e QrZAG112), di cui il primo risiedente nell’area del genoma associata ad un importante carattere morfologico discriminante tra specie di Quercus (la lunghezza relativa del picciolo rispetto alla lamina fogliare, Neophytou et al. 2010), per distinguere le popolazioni di specie diversa. Però, quando si è cercato di attribuire i singoli individui alla specie a cui sono stati assegnati al momento della raccolta in campo, si è visto come i marcatori molecolari evidenzino la presenza di soggetti con genotipi intermedi, non chiaramente assegnabili ad una specie di appartenenza. In particolare, alcuni individui hanno ottenuto la stessa probabilità di assegnazione ad una qualsiasi delle specie di riferimento: questo potrebbe essere il risultato di un fenomeno di ibridazione tra esemplari di specie diversa. In altri casi, invece, piante attribuite fenotipicamente a “rovere” oppure a “roverella” sono risultate essere, geneticamente, decisamente più affini ad un’altra specie rispetto a quella di attribuzione: potrebbe trattarsi perciò di quei casi di ibridazione in cui il risultato dell’incrocio presenta un fenotipo riferibile ad uno dei due genitori. Tra rovere e roverella, tuttavia, sembra più facile trovare individui con morfologia e ge- 35 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 Valorizzazione delle risorse genetiche notipo intermedi, come evidenziato anche nel lavoro di Salvini et al. 2009. Conclusioni Integrando i risultati dell’analisi ecologicovegetazionale con quelli genetici è possibile ipotizzare la presenza di 4 Regioni di Provenienza (Figura 5): • Valle d’Aosta interna e Alpi Cozie interne, a cui appartengono le popolazioni di roverella dei settori endalpici, ove la specie si presenta pressoché in purezza (qpu/ A100); • Settori mesalpici delle Alpi Centro-occidentali, a cui appartengono le popolazioni di roverella presenti dalle Alpi Lepontine alle Cozie centro-settentrionali, su substrati prevalentemente acidofili dove la roverella si mescola talora con la rovere (qpu/A200); • Alpi Cozie meridionali, Marittime e Liguri, a cui appartengono le popolazioni di roverella presenti dalle Alpi Cozie meridionali alle Liguri, su substrati prevalentemente calcarei, ove la specie si presenta spesso in purezza (qpu/A201); • Piemonte centro-meridionale, comprendente i popolamenti di roverella dei Rilievi collinari interni, dell’Appennino Ligurepiemontese e dei terrazzi alluvionali antichi del torinese meridionale e alessandrino, in cui la specie si mescola spesso con rovere e farnia (qpu/A300). Come indicato nelle pagine precedenti, arrivare alla definizione di Regioni di Provenienza per la roverella significa anche delimitare ambiti ove è possibile ritrovare i soggetti con caratteristiche tipiche e quelli ove si trovano “ibridi”. In base a ciò, unendo ai risultati delle analisi genetiche quelli ricavati da specifiche indagini sugli aspetti ecologici, realizzate in Piemonte e Valle d’Aosta per la definizione di Regioni di Provenienza per roverella, rovere e farnia (Belletti e Ferrazzini 2008, Camerano et al. 2008a-2008b), si può infine affermare quanto segue: • il fattore che più di ogni altro determina l’assenza di una o dell’altra specie, ovvero la presenza di individui con caratteristiche intermedie, è il bilancio idrico dei suoli: ciò è particolarmente importante per i popolamenti di pianura e di collina; • nei popolamenti delle Alpi il fattore determinante sono il bioclima, secondariamente la litologia; • nei popolamenti degli Appennini il fattore determinante è la litologia; • le indagini morfologiche permettono di differenziare le diverse specie; all’opposto quelle genetiche forniscono talora risultati non chiari. Ciò permette, nell’ambito delle 4 Regioni di Provenienza sopra indicate, di individuare aree con elevata possibilità di mescolanza fra le tre specie quercine, ove la raccolta del seme di roverella è possibile, ma per utilizzazioni locali: • Settori mesalpici delle Alpi Centro-occidentali: frequenti ibridi fra roverella e rovere si trovano nelle prealpi biellesi e fra le basse Valli d’Aosta e di Susa; • Alpi Cozie meridionali, Marittime e Liguri: frequenti ibridi fra roverella e rovere si trovano dalle basse Valli Gesso e Tanaro; • Piemonte centro-meridionale: in questa vasta area le caratteristiche ecologiche permettono a tutte e tre le specie (farnia, rovere e roverella) di essere presenti; ciò permette di individuare alcuni settori particolarmente sensibili per la raccolta del seme: le colline del Po, l’altopiano di Poirino e l’alta pianura alessandrina. Bibliografia Bacilieri R., Ducousso A., Kremer A., 1996 - Comparison of morphological characters and molecular markers for the analysis of hybridization in sessile and pedunculate oak. Annals of Forest Sciences 53: 79-91. Belletti P., Ferrazzini D., 2008 - Valorizzazione delle provenienze piemontesi di specie forestali: definizione di Regioni di Provenienza per farnia, rovere, roverella e abete bianco. Relazione finale del progetto di ricerca. Università degli Studi di Torino, Regione Piemonte, Torino, inedito. Camerano P., Gottero F., Terzuolo P., Varese P., 2008a - I tipi forestali del Piemonte. Seconda edizione. Regione Piemonte, Blu Edizioni, Torino. Camerano P., Terzuolo P., Varese P., 2008b - I tipi forestali della Valle d’Aosta. Compagnia delle Foreste, Arezzo. Dupouey J.L., Badeau V., 1993 - Morphological variability of oaks (Q. robur L., Q. petraea (Matt.) Liebl., Q. pubescens Willd.) in a northeastern France: preliminary results. Annals of Forest Sciences 50: 35s-40s. Grandjean G., Sugaud P., 1987 - Contribution à la taxonomie et à l’écologie des chênes du Berry. Annales des Sciences Forestières 44 : 35-66. Kampfer S., Lexer C., Steinkeller H., Gloessl J.,1998 - Characterization of (GA)n microsatellite loci from Quercus robur. Hereditas 129: 183-186. Mayer H., 1974 - Wälder des Ostalpenraunes. Fischer, Iena, 344 pp. Neophytou C., Aravanopoulos F.A., Fink S., Dounavi A., 2010 - Detecting interspecific and geographic differentiation patterns in two interfertile 36 Sherwood n .189 D icembre 2012 - G ennaio 2013 oak species (Quercus petraea (Matt.) Liebl. and Q. robur L.) using small sets of microsatellite markers. Forest Ecology and Management 259: 2026-2035. Ozenda P., 1979 - Les relation biogéographiques des Alpes avec le Chaînes calcaires périphériques. Biogeografica. Rameau J., Mansion D., Dumè G., 1993 - Flore Forestiére Française. Institut pour le développement forestier, Paris. Salvini D., Bruschi P., Fineschi S., Grossoni P., Kjær E.D., Vendramin G.G., 2009 - Natural hybridisation between Quercus petraea (Matt.) Liebl. and Quercus pubescens Willd. within an Italian stand as revealed by microsatellite fingerprint. Plant Biology 11: 758-765. Schwarz O., 1993 - Quercus. In: Tutin T.G, Burger V.H., Valentine D.H., Walters S.M., Webb D.A. (eds.), Flora europea. Vol. 1, 2nd ed., Cambridge University Press, pp. 72-76. Steinkeller H., Fluch S., Turetschek E., Lexer C., Streiff R., Kremer A., Burg K., Gloessl J., 1997a Identification and characterization of (GA/CT)nmicrosatellite loci from Quercus petraea. Plant Molecular Biology 33: 1093-1096. Steinkeller H., Lexer C., Turetschek E., Gloessl J., 1997b - Conservation of (GA)n microsatellite loci between Quercus species. Molecular Ecology 6: 1189-1194. Stockwell C.A., Hendrie A.P., Kinnison M.T., 2003 - Contemporary evolution meets conservation biology. Trends in Ecology and Evolution 18: 94-101. Per la Regione Piemonte altro materiale è disponibile al seguente indirizzo: www.sistemapiemonte.it/montagna/sifor/ i n f o . artic o l o Autori: Diana Ferrazzini, Università degli Studi di Torino - DISAFA Genetica Agraria. E-mail [email protected] Paolo Camerano, IPLA SpA - Unità Operativa Biodiversità, Foreste e Paesaggio. E-mail [email protected] Piero Belletti, Università degli Studi di Torino - DISAFA Genetica Agraria. E-mail [email protected] Parole chiave: Risorsa genetica, roverella, variabilità genetica, ibridazione interspecifica, Regioni di Provenienza. Abstract: Ecological and genetic characterization of Quercus pubescens in north-west Italy. The aim of the work was to characterize Quercus pubescens populations from Piedmont and Aosta Valley, from both ecological and genetic points of view. This way it is possible to identify Regions of Provenance for the species, according to the European Directive 1999/105. The analysis allowed us to evaluate also how the presence of other Quercus species (namely English and sessile oak) affects the genetic characters of Quercus pubescens individuals. Key words: Quercus pubescens, genetic variability, interspecific hybridization, Regions of Provenance. Ringraziamenti: Lavoro svolto con contributo delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta.