Il ruolo dell`infermiere coordinatore nell`acco
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Il ruolo dell`infermiere coordinatore nell`acco
Il ruolo dell’infermiere coordinatore nell’accoglienza, inserimento, valutazione del neoassunto di Maria Antonietta Lucini Introduzione In questi ultimi anni l’infermiere è diventato attore principale, parte attiva nell’organizzazione, assistenza, ricerca e formazione infermieristica sanitaria. Il ruolo e l’immagine dello stesso infermiere coordinatore, si è evoluta sempre più verso un’emancipazione professionale di responsabilità e di autonomia. Il dirigente di primo livello oggi ha un’importanza strategica. Il suo lavoro in unione ai professionisti infermieri, può portare il gruppo a migliorare, in modo significativo, l’assistenza alla persona/assistito sviluppando e ottimizzando quelle caratteristiche individuali che rendono ogni persona diversa ma “in potenza” nel proprio ambito lavorativo. Lo scopo è favorire una gestione accurata della risorsa umana, che è rappresentata in questo specifico dal neo assunto infermiere, comprende tra l’altro il processo dell’accoglienza, l’inserimento e la valutazione. Processo che necessita di una pianificazione, guidata e valutata. Vengono messi in particolare risalto l’importanza, il ruolo centrale del tutor e del coordinatore, le difficoltà che incontra nel valutare un collega. La valutazione delle esigenze formative professionali del neoassunto insieme al tutor e coordinatore costringe entrambi a mettersi in discussione, e inevitabilmente a crescere. Il coordinatore sempre più deve essere responsabile della crescita, oltre che della propria, anche quella dei colleghi, dell’intero gruppo. All’indomani del cambiamento legislativo, Profilo Professionale DM739/1994, abrogazione mansionario L. 42/99, codice deontologico in vigore dal 1/03/2009, laurea e dirigenza infermieristica 251/2000, autonomia professionale ed equipollenza dei diplomi - L1/2002, che di fatto ha definito una nuova dimensione professionale dell’ infermiere, si rende necessaria la riformulazione di tutto lo scenario professionale, 1. Cantarelli M. (2003). Il modello delle prestazioni infermieristiche 2^ed. Milano Masson 34 . N.2/2010 - IO INFERMIERE sia nella sua dimensione concettuale, “chi è l’infermiere”, che operativa “come agisce l’infermiere “. Il processo di inserimento ed orientamento del personale infermieristico che accede in una realtà operativa è sicuramente un importante momento della dimensione operativa e se fino ad oggi questo momento si è concretizzato con l’elencazione di tutti quegli atti e compiti peculiari e non dell’unità operativa, sinonimo di scollatura fra la dimensione teorica e quella applicativa, per il futuro non sarà più sufficiente. Oggi è necessario che l’infermiere abbia un modello concettuale di riferimento che guidi il suo operato. Secondo l’approccio classico, ogni professione è caratterizzata dalla competenza tecnica esclusiva che delimita il campo di azione del professionista, e dall’ideale di servizio, che orienta e guida il suo agire verso l’interesse della persona. La competenza tecnica esclusiva rappresenta quindi lo specifico di ogni professione, il margine di operatività del professionista. Il “Modello delle Prestazioni Infermieristiche”1, si inserisce in questo ambito con l’obiettivo di rappresentare un quadro concettuale di riferimento della professione infermieristica nella formazione, nell’esercizio e nella ricerca. L’assistenza infermieristica “è un comportamento osservabile che si attua mediante lo svolgimento di un complesso di azioni tra loro coordinate, per risolvere un bisogno specifico manifestandosi in un cittadino malato...” il processo di addestramento può seguire questa logica, non più improntata sulla esecuzione di singole azioni, bensì su “prestazioni” che producono un risultato assistenziale. Esercitare la professione infermieristica oggi richiede la necessità di dominare un ampio orizzonte di conoscenze, di competenze e di abilità. Il livello di competenza raggiunto richiama la responsabilità che l’infermiere deve/può assumere. Il termine responsabilità include il concetto deontologico di impegno, “è responsabile chi risponde delle proprie azioni, ossia colui che possiede la capacità, raggiungibile da parte di ogni essere umano, di prendere coscienza delle proprie azioni e di non rinnegarle “. Nessuna persona nasce già in possesso di quel bagaglio di conoscenze teoriche e pratiche che lo renderanno un individuo maturo, quindi responsabile anche di riconoscere i propri limiti e richiedere l’intervento di esperti; la conoscenza dei propri limiti risulta perciò indispensabile per l’infermiere che deve sviluppare anche capacità di auto-valutazione. Il clima all’interno dell’unità operativa è una delle caratteristiche essenziali di ogni organizzazione ed esercita un’influenza da non sottovalutare su diversi tipi di output. Esso dipende dal modo in cui vengono trattate le persone, o meglio da come le persone percepiscono ed interpretano il modo in cui vengono trattate. Il clima organizzativo deriva, in parte, dalla rappresentazione che i soggetti hanno della “realtà”, cioè dallo schema che guida le loro interpretazioni nel permanente tentativo di comprendere e dare un significato agli eventi. Il clima funziona anche come schema di riferimento che orienta le percezioni e i comportamenti dei soggetti all’interno di un processo circolare, per cui vengono selezionate solo quelle informazioni che sono congruenti con gli schemi posseduti dai soggetti e che poi, vanno a loro volta a rinforzare il clima percepito. Cogliere i costrutti con i quali gli individui interpretano l’ambiente sociale nel quale sono inseriti consente di capire come ci si può muovere per avviare dei cambiamenti significativi. Materiali e metodi Sono state effettuate ricerche bibliografiche, e ricerche da siti internet di management infermieristici e documenti correlati agli argomenti trattati. Studio, analisi e comparazione degli stessi. Progettazione di schede di valutazione per l’inserimento in azienda del personale neo assunto. Risultati I risultati ottenuti dopo attenta indagine ed approfondimento inerenti il ruolo del coordinatore nel processo di accoglienza, inserimento e valutazione del neo assunto, hanno portato ad evidenziare in modo chiaro e netto quanto la figura del coordinatore infermieristico sia una figura strategica nei singoli processi e all’interno delle aziende ospedaliere. La formazione del dirigente di primo livello, si radica nella pratica organizzativa e leadership del proprio ruolo professio- nale. L’attività lavorativa dei professionisti all’interno della propria equipe e il neo assunto, che si sentirà parte integrante del processo organizzativo, fanno si che vi sia un miglioramento organizzativo in termini di qualità, sicurezza, stabilità organizzativa, soddisfazione e motivazione del proprio operato. Discussione Dallo studio della letteratura inerente l’inserimento del neofita e negli articoli, e documenti consultati, si è evidenziato come, le recenti teorie del management, stimino l’importanza di una buona leadership e di un buon clima organizzativo. È in questo contesto che si deve inserire la fase di accoglienza e inserimento del personale infermieristico neo assunto. L’accoglimento e l’inserimento dell’infermiere neoassunto sono momenti fondamentali capaci di incidere fortemente sulla vita lavorativa del singolo che condiziona l’intera organizzazione del reparto. Determinante è porre l’attenzione sull’investimento e la valorizzazione delle risorse umane, come opportunità di crescita non solo per il singolo ma per l’intera organizzazione di reparto. L’inserimento in un nuovo contesto lavorativo rappresenta un momento di reale shock per il neo-assunto, che si trova a dover mettere in gioco durante questo periodo, numerose competenze in termini di capacìtà di adattamento, di acquisizione di nuove conoscenze, di socializzazione con nuovi colleghi e un nuovo contesto ambientale. Durante il colloquio il coordinatore dovrà inoltre appurare le motivazioni che hanno spinto il neoassunto al cambiamento e le sue aspettative di carriera. Di decisiva importanza il colloquio. Il dialogo è uno strumento di conoscenza reciproca, finalizzato ad individuare la migliore collocazione lavorativa. È definibile come la fase nella quale il neo assunto entra a far parte dell’organico dell’unità operativa mediante un apprendimento e un coinvolginiento progressivo nelle attività di routine e in quelle straordinarie2. È una fase estremamente delicata, che può segnare in modo indelebile tutta la vita lavorativa. I suoi obbiettivi sono essenzialmente quello di permettere al neo assunto di acquisire la piena consapevolezza della propria professionalità e del contributo che essa può dare all’ organizzazione dell’ unità operativa, e fornire ai colleghi l’occasione per un ripensamento collettivo delle proprie modalità operative, che devono essere poste nella veste migliore per essere trasmesse e 2. C. Calamandrei, C. Orlandi, La dirigenza infermieristica, cit. pag. 283 IO INFERMIERE - N.2/2010 . 35 per non deludere le aspettative del neo assunto. Se l’inserimento è accuratamente presidiato, il nuovo operatore diventa una risorsa in quanto consente ai componenti dell’unità di confrontarsi con le ultime conoscenze teoriche e di riflettere su quanto le proprie modalità operative siano giustificate da un punto di vista scientifico. Quando l’infermiere neoassunto inizia a lavorare, possiede il più delle volte delle conoscenze prevalentemente teoriche, ha una sua sensibilità e delle aspettative. Spesso nota, all’inizio della sua nuova esperienza, cose che sfuggono agli infermieri più esperti dell’unità, ormai cristallizzati in operazioni diventate di routine, per l’organizzazione è fondamentale fare tesoro delle sue osservazioni. Se il nuovo infermiere ha dei rilievi da fare, che il caposala e l’infermiere guida ritengono motivati, è importante che tali rilievi vengano fatti conoscere a tutto il gruppo operativo, modificandone eventualmente le procedure. In tal modo il neo assunto acquisirà sicurezza e potrà sentirsi infine accolto dall’ organizzazione. In altri termini, il neo assunto deve stabilire un processo di socializzazione per entrare a far parte dell’ organizzazione, ma a sua volta contribuisce a “personalizzarla”. Per preparare un buon inserimento tutto il personale deve esprimere al meglio le proprie potenzialità e sfruttare al massimo le risorse di cui dispone. Quando questa fase non viene curata con l’attenzione necessaria, il neo assunto e l’unità operativa devono integrarsi da soli, senza alcun supporto gestionale né alcuna supervisione. In questi casi i neo assunti sperimentano frequentemente un’assenza di stimoli, dovuti al fatto che i primi compiti assegnati, non rispondendo ad alcun disegno formativo, sono i più semplici e i più umili. Se a ciò si aggiunge che i neo assunti hanno spesso un eccesso di aspettative che nessuno si premura di considerare e che i loro rapporti interpersonali possono essere dettati dalla paura del personale più anziano, si arriva alla conclusione che i risultati dei processi di inserimento lasciati a se stessi è quello di produrre in fretta un lavoratore frustrato nelle sue speranze. Perché possano preparare al meglio l’inserimento dei nuovi operatori, l’infermiere dirigente e l’infermiere coordinatore devono essere consapevoli di questo rischio e devono sapere quali sono i principali ostacoli che vanno superati: • L’incontro con gli operatori anziani. L’ infermiere con molti anni di anzianità può vedere nel neo assunto 3. C. Calamandrei, C. Orlandi, La dirigenza infermieristica, cit. pag. 284. 36 . N.2/2010 - IO INFERMIERE un pericolo potenziale, perché è portatore di nuove conoscenze e di motivazioni che possono turbare le modalità consolidate di esecuzione delle attività. • Aspettative inappropriate dell’ unità operativa. È tipica la speranza che il nuovo arrivato sappia già lavorare da solo, ma è molto più probabile che vi sia un maggior carico di lavoro per la necessità di istruirlo e guidarlo. • Una collaborazione non ottimale da parte dei medici. L’apporto dei medici è necessario per un inserimento efficace, poichè essi devono spiegare il tipo di relazioni quotidiane che si aspettano, mostrandosi tolleranti per le inevitabili difficoltà dei primi giorni di inserimento3. Pertanto gli infermieri dirigenti e l’infermiere coordinatore devono fare il possibile per evitare che i neo assunti siano costretti a inserirsi facendo unicamente ricorso alle capacità personali, imparando da soli e prendendo come riferimento i modelli che appaiono loro più idonei, senza che lo siano necessariamente. È inoltre possibile che il processo non si verifichi mai completamente, non sono poi così rari i casi in cui un elemento del personale non arrivi mai al completo inserimento con l’ ambiente circostante, da un punto di vista umano o da uno lavorativo. L’ organizzazione di corsi specifici per la formazione degli infermieri guida e la collaborazione dei tutor di tirocinio possono contribuire ad evitare i rischi suddetti e a migliorare l’ intero processo. I requisiti per un buon inserimento possono essere schematizzati attraverso: 1. La presenza di un’analisi organizzativa che riveli i punti critici dell’ organizzazione. 2. Il coinvolgimento di tutto il personale. 3. La condivisione, da parte del neo assunto e del personale, degli obbiettivi e della metodologia. 4. La personalizzazione del metodo alle esigenze del singolo caso. Poiché ogni unità operativa ha delle caratteristiche particolari, delle esigenze particolari ogni persona che in essa viene inserita, deve avere un programma di inserimento non standardizzato nei dettagli. Ne vanno stabiliti i criteri di fondo, all’ interno dei quali il singolo programma andrà adattato alla singola situazione. 5. L’ esistenza di procedure scritte per tutte le fasi. 6. La presenza di criteri di valutazione il più possibile chiari ed il obbiettivi. 7. Una preliminare e accurata definizione: a) Dei tempi e delle tappe del processo di apprendimento, considerando, in ugual misura, le esigenze dell’organizzazione e del neoassunto. b) Degli obbiettivi di apprendimento, che andranno distinti in intermedi e finali. c) Dell’assegnazione di responsabilità di addestramento. Nei casi in cui si prevede l’affiancamento del neoassunto ad un tutor, delle modalità di formazione e delle caratteristiche di quest’ultimo. Dopo aver elencato i requisiti, possono essere schematizzate le strategie di inserimento fondamentali: • Addestramento del neo assunto al fine di fargli acquisire abilità e conoscenze. Si può procedere con metodo deduttivo (dalle regole alla pratica) o con metodo induttivo (dalla pratica alle regole). • Istruzione in rapporto alle procedure e ai regolamenti. • Tirocinio, ovvero affiancamento del neo assunto ad una guida, un tutor esperto che abbia una funzione di riferimento. • Assegnazione progressiva di responsabilità sempre maggiori. • Autoapprendimento. Nella pianificazione dell’inserimento, è opportuno considerare un percorso che parta dai concetti generali per arrivare alle conoscenze ed alle competenze più dettagliate e più specialistiche. I primi momenti dovrebbero essere rappresentati da colloqui informativi sulle caratteristiche dell’ unità operativa e dei clienti, sugli obiettivi dell’ unità e sulle caratteristiche delle attività che in essa si svolgono. Poiché le variabili in gioco nel processo di inserimento sono moltissime, basti pensare alle caratteristiche strutturali dell’unità operativa, a quelle del personale, o a quelle del neoassunto, qualsiasi tipo di generalizzazione rischierebbe di fornire delle informazione poco approfondite. Al termine dell’iter di “formazione” del neo assunto è indispensabile una valutazione finale. Valutare significa dare un giudizio di valore, positivo o negativo sull’operato lavorativo svolto. Più concretamente, secondo un orientamento largamente condiviso, “valutare è istituire un confronto tra risultati raggiunti e gli obiettivi fissati, tra le prestazioni, la condotta del valutato e i criteri per dichiararli più o meno soddisfacenti”4. La valutazione intesa in senso positivo prevede anche la valorizzazione della persona, traducendo al valutato il valore della prestazione, come presa di coscienza dell’atto. Un aspetto importante della valutazione è che dovrebbe essere la più “obiettiva” possibile, considerando che, conterrà inevitabilmente degli elementi di “soggettività”. Il processo di valutazione infatti, passa sempre attraverso il filtro delle convinzioni e dei pregiudizi di chi lo opera. Diventa necessario per il valutatore cercare, non di eliminare i suoi sentimenti poiché ciò sarebbe impossibile, quello che può e che deve fare è riconoscere con onestà ed equilibrio le proprie caratteristiche e dirigere la valutazione esclusivamente sugli obiettivi e non sul soggetto da valutare. Per realizzare una efficace valutazione occorre preparare le persone a diffondere una cultura della valutazione a 360°, in modo che tutte le persone coinvolte ne conoscano le differenti caratteristiche. La valutazione del personale infermieristico neo assunto, viene registrata nelle apposite schede di valutazione nelle quali vengono descritti gli obiettivi da raggiungere distinti in breve, medio e lungo termine. Della scheda valutativa deve esserne a conoscenza non solo il Coordinatore, ma anche tutti gli infermieri neo assunti per poter attuare l’autovalutazione cui seguirà la valutazione certificativa del coordinatore. L’autovalutazione è propria dell’apprendimento dell’adulto, capace di autoregolarsi consapevolmente e di riflettere sul senso del proprio operare. L’autovalutazione è molto importante perché si presenta come un valido metodo del percorso di crescita del singolo e, in questo modo, la valutazione non risulta una sorpresa per il professionista ma viene condivisa e accettata. Considerando che per ogni cambiamento il personale deve avere il tempo necessario per prendere confidenza e “fare proprio” il nuovo strumento o la nuova modalità organizzativa, diventa inevitabile studiare dei tempi di introduzione e di applicazione che variano a seconda delle diverse realtà lavorative. La scheda di valutazione viene inclusa nella scheda personale dell’infermiere e conservata a cura del SITRA. Ruolo finale del coordinatore sarà quello di favorire una buona gestione della risorsa umana nella consapevolezza dell’efficacia delle prestazioni che il neo assunto fornirà nei confronti dell’utente, cittadino e dell’organizzazione. La bibliografia è presente sul sito internet ww.ipasvimi.it nella sezione “IO INFERMIERE”. 4. M. Laeng, Enciclopedia pedagogica, La Scuola, Brescia 1994, pag. 540 IO INFERMIERE - N.2/2010 . 37