fare il restauratore conservatore
Transcript
fare il restauratore conservatore
formazione & lavoro Elena Latini fare il restauratore conservatore Guida alla formazione e all’esercizio della professione Il restauratore, dove e cosa si studia, la formazione, gli indirizzi, gli sbocchi professionali. La figura del conservatore, le Classi di laurea, le Facoltà, la Scuola di specializzazione, il tirocinio e le opportunità di lavoro. 1 Indice PREMESSA .............................................................................. 7 3 Chi è il restauratore .......................................................... 13 COME SI DIVENTA RESTAURATORE.............................. 13 Un mestiere ....................................................................... 15 Dove e cosa si studia per diventare restauratore.............................................. 26 L’Istituto centrale per il restauro ..........................................30 La sua storia .......................................................................30 La proposta formativa .......................................................31 Istituto centrale di patologia del libro .................................37 La sua storia .......................................................................38 L’Istituto .............................................................................39 La formazione ....................................................................40 fare il restauratore/conservatore INTRODUZIONE ...................................................................... 9 Indice Opificio delle Pietre Dure ......................................................43 Storia dell’Istituto: .............................................................45 Formazione ........................................................................46 I laboratori di restauro: .....................................................48 L’importanza della diagnostica ........................................53 Il centro conservazione e restauro “la venaria reale” ................................................54 Le Attività ..........................................................................58 Le Regioni ...............................................................................60 fare il restauratore/conservatore 4 Scuola regionale per la Valorizzazione dei Beni culturali di Botticino (BS) ....................................63 Centro Regionale di Catalogazione e Restauro dei Beni Culturali – Villa Manin di Passariano .................65 Altre esperienze delle Regioni .........................................68 Istituti privati ..........................................................................73 Istituto Italiano Arte Artigianato e Restauro .................73 L'Istituto per l'Arte e il Restauro “Palazzo Spinelli” ..............................................................74 Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico-Ravenna .........................................................76 Istituto per i Beni Artistici e Culturali e Naturali, Regione Emilia Romagna, Bologna, Italia ...................................................................80 Centro Europeo di Ricerca sulla Conservazione e sul Restauro CERR ...........................................................81 Sbocchi professionali - RESTAURATORI ................................83 LE DITTE e il mondo del privato ............................................87 COME SI DIVENTA CONSERVATORE ............................. 93 L’Università........................................................................ 93 Le nuovi classi .........................................................................93 I corsi di laurea “Conservazione dei Beni culturali” ..................................................................96 Le classi di Laurea e di Laurea Specialistica .........................................................98 La Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali .................................................................101 Il Tirocinio ............................................................................104 Il dottorato, i master e corsi di alta formazione ....................................................106 I Progetti per studiare all’estero .........................................108 Sbocchi professionali ..........................................................109 Associazioni conservatori ............................................... 113 L’Associazione Giovanni Secco Suardo ...............................113 Associazione Bianchi Bandinelli ..........................................114 …. e in Europa ......................................................................115 Austria ..............................................................................117 Belgio ...............................................................................118 Danimarca ........................................................................119 Francia ..............................................................................121 Germania ..........................................................................126 Grecia ...............................................................................127 Regno Unito .....................................................................130 Spagna ..............................................................................131 5 fare il restauratore/conservatore Scuola di specializzazione ...................................................104 Indice APPENDICE (numeri e indirizzi utili) ........................ 135 LE FACOLTÀ UNIVERSITARIE ....................................... 139 BIBLIOGRAFIA .................................................................... 189 fare il restauratore/conservatore 6 Premessa Questo testo, che si presenta in forma sintetica, si pone come obiettivo di fornire ai giovani studiosi e a quanti intendono avvicinarsi al mondo del restauro e alla conservazione del vasto patrimonio storico-artistico italiano, uno strumento, che ci si augura essere utile ed 7 delle scuole di alta formazione, dell’Università dei corsi regionali e degli istituti pubblici e privati che operano nel settore al fine di cogliere le opportunità lavorative. L’intento è quello di descrivere i vari protagonisti di questo scenario, le modalità operative e le offerte di lavoro in questo ambito. Dall’altra parte, nella piena consapevolezza della vastità e della complessità della materia trattata, peraltro in continua evoluzione, si vuole sottolineare che queste indicazioni non pretendono, in alcun modo, di essere prescrittive ed esaustive di tutte le problematiche di un settore così vasto ed in alcuni aspetti ancora “sconosciuto” ed infine, per un qualsiasi approfondimento, si rimanda all’ampio quadro normativo vigente. Si vuole qui presentare una fotografia delle opportunità che si presentano al giovane studioso che vuole intraprendere questo percorso fare il restauratore/conservatore agile, per accedere con facilità nel complicato e sfaccettato mondo formazione e lavoro formativo e, successivamente, si vuole affacciare al mondo del lavoro sia questo rivolto alla conservazione che al restauro. La scelta della definizione di Restauratore-Conservatore è frutto di un esteso dibattito che si è acceso da alcuni anni, al fine di identificare una figura professionale con le competenze specifiche che possano essere riconosciute a livello europeo, frutto di una formazione che sia in pieno equilibrio tra parte pratica e quella teorica, ma che, ancora, non ha un pieno riconoscimento nei singoli paesi europei. In Italia, oggi il concetto di restauratore non equivale a quello di fare il restauratore/conservatore 8 conservatore e quindi questa guida accompagnerà il lettore all’interno dell’ambito formativo e professionale delle due figure lavorative, che risultano ancora distinte. Un altro aspetto che merita di essere sottolineato, è che l’eccessivo numero di corsi e di scuole di restauro che si sono sviluppate nel corso degli ultimi decenni ha confuso oltremodo il riconoscimento e la definizione di una figura o di un profilo professionale. Questo testo vuole descrivere le caratteristiche delle varie istituzioni pubbliche o private, enti coinvolti al fine di guidare lo studioso a comprendere meglio le opportunità formative e le aspettative lavorative di questo settore. Introduzione Nel suo significato più generale con il termine “re- 9 Brandi, fondatore con Giulio Carlo Argan dell’Istituto Centrale per il Restauro, si intende “qualsiasi intervento volto a rimettere in efficienza pratica un prodotto dell’attività umana”1 e inoltre che il “restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità storica e estetica, in vista della sua trasmissione al futuro”2. Se consultiamo il vocabolario della lingua italiana, ad esempio il Devoto-Oli, troviamo una definizione più articolata e circoscritta: “Il restauro è una operazione tecnica intesa ad integrare i particolari com- Approfondimento 1. Brandi C.,La Teoria del restauro, Torino 1963 (II ed. 1977), pag. 3. 2. Ibidem, 1963 (II ed. 1977), pag. 6. fare il restauratore/conservatore stauro”, punto fondamentale della dottrina di Cesare formazione e lavoro promessi o deteriorati di un’opera d’arte e di oggetti considerati artistici o di pregio, ed assicurarne la conservazione”. Quindi, nella seconda definizione l’oggetto del restauro viene indicato solo come prodotto artistico e la “rimessa in efficienza” non viene più menzionata. Le due definizioni sottolineano la differenza che esiste fra l’approccio verso il prodotto industriale, per il quale è indispensabile il ripristino dell’uso pratico, e quello rivolto ad un prodotto artistico. 10 E’ la differenza che conduce il restauro nel campo fare il restauratore/conservatore della filosofia, in quanto il riconoscimento delle specificità del prodotto artistico è di certo collegato al concetto stesso di arte. Queste riflessioni sono il frutto di un lungo percorso della “cultura del restauro” che si è maturata nel corso degli ultimi decenni. L’altro concetto che solitamente è intrecciato con il termine “Restauro” è quello di “Conservazione”. Nel vocabolario Devoto-Oli leggiamo che con il concetto di “conservazione” si intende, in modo generico, “il mantenimento in stato di efficienza…” Per cui per “conservazione” deve essere inteso tutto ciò che strettamente legato al “mantenimento”, ossia quella serie di operazioni intese non “dolorose” che servono per la “manutenzione” dell’opera d’arte. Introduzione La conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico costituiscono un fondamento irrinunciabile per l’affermazione e l’arricchimento dell’identità culturale e civile di ogni popolo. La tutela, la conservazione ed eventualmente il restauro di ciò che costituisce memoria della creatività umana, ricoprono un importante valore nella nostra cultura e richiedono la partecipazione collettiva per il raggiungimento di tale fine. La confederazione delle associazioni dei conservatori-restauratori, E.C.C.O. (European Confederetion of 11 relativo alla condotta professionale degli operatori del settore definisce il restauro: “l’intervento diretto sui beni culturali danneggiati o deteriorati, allo scopo di favorirne la conoscenza, rispettandone il più possibile l’integrità estetica, storica e fisica”3. L’Italia, nel panorama internazionale, riveste, da sempre, un ruolo da protagonista nella ricerca e nella elaborazione di metodologie e di tecniche relative alla conservazione e al restauro dei beni culturali, sia per il suo immenso patrimonio, per la sua tradizione di studi ed esperienze acquisite, sia per il qualificato operato di ricercatori, restauratori e storici dell’arte che lavorano nelle prestigiose istituzioni di Approfondimento 3. E.C.C.O. Professional Guidelines, 11 giugno 1993, allegato 1. fare il restauratore/conservatore Conservator-Restores’ Organisations) nel documento formazione e lavoro ricerca e di formazione. Inoltre, nel nostra nazione viene favorita una stretta collaborazione tra le strutture pubbliche e quelle private tese a salvaguardare il patrimonio culturale e a diffondere la cultura della Conservazione e del Restauro. fare il restauratore/conservatore 12 Come si diventa restauratore 13 Per delineare la figura del restauratore è necessario comprendere le sue competenze e le sue responsabilità, iniziando questa analisi dalla sua formazione che è, da sempre, legata, in modo indissolubile, alla stessa storia del restauro. I tentativi di definire questa figura, come riconoscimento di una professione vera e propria, sono stati molti e si sono susseguiti dall’inizio della formazione di bottega ottocentesca fino ai giorni nostri. Il profilo professionale del restauratore è connotato da una profonda cultura storico-artistica ma anche tecnico-scientifica che viene dimostrata dalla capacità di: - leggere un’opera d’arte nei suo aspetti storici, artistici, culturali e materici, fare il restauratore/conservatore CHI È IL RESTAURATORE formazione e lavoro - coordinare le scelte diagnostiche al fine di individuare le cause del degrado; - stendere il progetto di restauro scegliendo delle tecniche e delle metodologie adeguate all’opera; - documentare le varie fasi del restauro; - proporre delle tecniche per ovviare alla manutenzione conservativa; - conoscere gli aspetti giuridici. È necessario definire il percorso formativo del restau14 ratore e chiarire le contraddittorie normative vigenti a fare il restauratore/conservatore tale proposito, nella speranza di diminuire l’incertezza che esiste intorno a questa figura professionale, al suo lavoro e alle numerose relazioni che ha con le altre discipline coinvolte nella conservazione del patrimonio. Un mestiere UN MESTIERE La figura del restauratore corrisponde ad una professione moderna, che si potrebbe datare intorno al XVIII secolo ed è strettamente legata all’affermarsi di tecniche e metodologie di intervento specifiche riguardanti il “modo” di riparare i danni che si siano manifestati soprattutto nel campo delle opere d’arte. In realtà, in quel periodo c’era molta ambiguità ed incertezza sul ruolo che il restauratore aveva nell’ambimonio culturale. Nell’Ottocento, la figura professionale del restauratore ha oscillato tra quella dell’inventore, in qualche modo dello scienziato, la dimensione più propriamente artigianale e quello della rielaborazione artistica dell’opera del passato. In effetti, nella esperienza italiana e francese, è significativo che nell’Ottocento si cominci a distinguere tra restauro meccanico, ossia tutto ciò che riguarda i supporti, e il restauro artistico, quindi rivolto a tutto quello che riguarda l’intervento sulla superficie dipinta, i metodi di pulitura oppure quelli di reintegrazione. Quindi, l’ambiguità tra dimensione tecnologica e dimensione artistica si evolve e si definisce, in senso moderno, quando si approfondisce il rapporto tra materialità costitutiva dei manufatti, valutando anche i processi che comportano il 15 fare il restauratore/conservatore to della conservazione e della valorizzazione del patri- formazione e lavoro modificarsi di questi nel tempo e quindi al loro, inevitabile, proporsi come danno. Nasce, allora, la necessità di una più ampia e articolata conoscenza dei processi di degrado e soprattutto di controllo dei sistemi di intervento affinché sussista la possibilità, non soltanto di riparare il danno, ma anche che l’intervento non si manifesti come controproducente rispetto ad una durata più lunga e dell’opera e soprattutto rimanga efficace nel tempo senza mutare o alterare le caratteristiche del manufatto. 16 E’ in questo contesto che nasce la necessità di una fare il restauratore/conservatore formazione controllata e definita che propone una specificità della professione di restauratore. L’esigenza di una formazione appropriata per i restauratori venne ribadita anche nel 1931 dall’ICOM (Conferenza Internazionale dei musei) con un documento, firmato da storici dell’arte e direttori di musei, in cui si richiedeva la definizione della formazione di questa figura professionale, che deve essere stimolata al continuo aggiornamento. E’ proprio in quegli anni che vengono redatti i primi programmi accademici per la formazione di base dei restauratori. Il fervore intorno a questa disciplina si registrò in tutta Europa e portò alla creazione di centri di formazione con uno status universitario, come ad esempio quello che nel 1933 formò i primi restauratori di dipinti al Cortauld Institute of Art e che nel 1937 per- Un mestiere mise di avviare un programma di formazione specifica presso l’Istituto Archeologico, dell’Università di Londra. Inoltre, tra il 1935 ed il 1937 fu costituita la Master School of conservation presso l’Accademia dell’Arte di Vienna. Nel 1939 furono definiti i programmi ufficiali per l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, nell’ambito del quale era prevista la formazione dei restauratori e del quale ci occuperemo in modo dettagliato più avanti. La seconda guerra mondiale, inevitabilmente, ral- 17 rono costituiti nuovi centri nella ex-Cecoslovacchia, presso l’Accademia dell’Arte di Praga, presso l’Università di Torun e anche in Polonia, presso le Accademie di Arte di Cracovia e di Varsavia. Gli anni post-bellici furono caratterizzati sia da una forte vitalità di questi centri di formazione, dovuto soprattutto da una alacre attività nel settore dovuta ai numerosi danni registrati con la guerra, che da un vivace sviluppo dell’approccio intellettuale e metodologico a tale disciplina. Ricordiamo i dibattiti internazionali legati alla definizione della prassi del restauratore che portò a scontri tra istituti di elevata formazione, come l’Istituto centrale per il restauro di Roma e la National Gallery di Londra. fare il restauratore/conservatore lentò gli stimoli appena avviati e tra il 1946 e il 1949 fu- formazione e lavoro In particolare questa controversia prese avvio dalla mostra “Cleaned pictures” organizzata dal museo britannico nel 1947 che esponeva alcune dipinti restaurati e “puliti” dai laboratori dell’istituzione britannica e la questione si incentrò sulla differente valutazione della prassi del restauratore che aveva eseguito i lavori al fine di comprendere i limiti e le finalità di questa professione. Con questo dibattito costruttivo fu posta maggiore enfasi alla necessità della cooperazione tra istituti nel fare il restauratore/conservatore 18 campo della conservazione. Quindi, nel 1950 fu fondato a Londra L’International Institute for the conservation of museum objects che nel 1960 venne rinominato The International committee for the conservation of historic and artistic works (IIC). Un altro punto fondamentale per la formazione dei restauratori-conservatori è stato la nascita a Roma nel 1959 del International study centre for the conservation and restoration of cultural assest (ICCROM) sotto il patronato dell’Unesco. L’ICCROM ha avviato diversi corsi di formazione che sono stati legati al nome di Paul Philippot sia per il tipo di professionalità definita che per l’interesse per le questioni etiche. Altro istituto collegato alla figura di Philippot, è l’Istitut Royal du Patrimoine Artistique di Bruxelles, fondato nel 1962 e che organizza corsi di formazione, so- Un mestiere prattutto in conservazione e restauro di quadri da cavalletto e di sculture policrome. Nel 1960 Philippot, figura carismatica e di particolare spicco a cui si deve l’immensa crescita dell’interesse pubblico nella conservazione dei beni culturali a livello europeo, descrive la critica situazione della professione del restauratore e analizza le conseguenze nell’ambito della formazione. Infatti, risultavano chiari due aspetti fondamentali. Da un lato, la conservazione e il restauro iniziarono ad essere concepiti in termini metodologici e critici, e dall’al- 19 tato un’enorme spinta alle tecniche di conservazione. Questa forte duplicità che avrebbe potuto “spezzare” la situazione, portò alla richiesta di restauratori con una formazione storica e scientifica. In quanto la prima favorisce il riconoscimento della correlazione tra problemi estetici, storici e tecnici, e la seconda contribuisce ad integrare la collaborazione dello scienziato nella conservazione del bene culturale con gli aspetti storici ed estetici della pratica del restauro. Il risultato di questo enorme dibattito è stato la chiara volontà di migliorare e strutturare diversamente la formazione dei restauratori al fine di renderla di un livello di istruzione più alto. Sempre negli anni ’60, le importanti impostazioni teoriche di Cesare Brandi, direttore dell’Istituto Centra- fare il restauratore/conservatore tro l’enorme sviluppo tecnico di secolo scorso ha appor- formazione e lavoro le per il Restauro di Roma, vennero pubblicate nella sua Teoria del Restauro1. Quest’opera ha influenzato la scienza e la metodologia della conservazione e del restauro in Italia e nel mondo, ed è stata pubblicata, nel corso degli ultimi anni, in diverse lingue2. Le idee di Brandi le ritroviamo nella Carta di Venezia (1964) che nell’art. 9 afferma che: “Il restauro è un processo che deve mantenere un carattere eccezionale. Il suo scopo è di conservare e di rilevare i valori formali e storici fare il restauratore/conservatore 20 del monumento e si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e teoriche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca. Il restauro sarà sempre preceduto e accompagnato da uno studio archeologico e storico del monumento”. Il restauratore non può che essere un compendio di tutte le Approfondimento 1. Brandi C., La Teoria del restauro, Torino 1963 (II ed. 1977). 2. Il testo di Cesare Brandi “La Teoria del restauro” è stato tradotto in inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, boemo, rumeno, polacco, greco, giapponese e cinese. discipline che afferiscono al restauro e deve presentare una sapienza nell’intervento manuale e un’abilità nell’esecuzione, legata alla conoscenza teorica, metodologica, materica, scientifica e ad un senso critico dell’intervento che viene fatto.