oristano – chiesa di santa chiara
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oristano – chiesa di santa chiara
ORISTANO – CHIESA DI SANTA CHIARA – (XIV-XV SECOLO) RESTAURO DEI DIPINTI MURALI CONSERVATI NELL’ANTICA CAPPELLA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO . Note storiche ed introduttive La Chiesa di Santa Chiara, nel centro storico di Oristano è annessa al convento delle Clarisse claustrali, la cui presenza in città risale alla metà del XIII secolo , quando il papa Clemente VI concedeva al giudice di Arborea Pietro III de Bas Serra, attraverso la bolla emanata nel 1343, di edificare un monastero di suore Clarisse come forma di restituzione di beni illegittimamente acquisiti. Nel 1348 il complesso doveva già essere costruito, come testimonia la lapide commemorante Costanza di Saluzzo, consorte di Pietro defunta in quell’anno, che vi fu sepolta. Le forme originarie della chiesa sono da riferire a questo periodo anche se l’edificio venne consacrato solo nel 1428, come testimoniano gli stemmi scolpiti nei capitelli dell’arco trionfale dell’abside, riferibili alla dinastia sardo-catalana dei Bas Serra. La costruzione della Chiesa di Santa Chiara ad Oristano si colloca in un periodo storico molto complesso, a cavallo tra il romanico e il gotico, probabilmente, nasce come edificio romanico e viene costretta allo stile gotico solo nella parte del presbiterio e poi, con l’intervento degli anni Venti del Novecento, tutta la chiesa viene adattata a questo stile con artifici (volte a crociere in rete metallica e intonaco, finti archi e nervature). Queste modifiche successive, nate dal desiderio di collocare la fabbrica in un momento culturale ben preciso, ne hanno snaturato le linee originali aggredendo la struttura antica e nascondendo o distruggendo gran parte delle testimonianze del periodo giudicale. L’ intervento ormai storicizzato, rientra pertanto in quel tipo di testimonianza storica da tutelare, fin tanto che le tecniche di conservazione dei materiali lo consentono. Solo l’abside, in conci di arenaria, conserva la sua volta a crociera originaria a costoloni ed i capitelli dell’arco trionfale dove sono scolpiti gli stemmi giudicali d’Arborea con l’albero deradicato e i pali aragonesi. I peducci pensili su cui cadono i costoloni presentano figure umane in cui si è voluto riconoscere personaggi della storia giudicale arborense. I DIPINTI RECUPERATI Nel corso dei lavori di restauro iniziati nel 2003 e finanziati dalla Regione Sardegna, alla conclusione del primo lotto, si sono riportati alla luce, nell’originaria struttura della cappella del Santissimo Sacramento, alcuni brani di decorazioni parietali, Tali dipinti erano ancora leggibili su parte del muro della cappella, gravemente rovinato da interventi strutturali risalenti alla costruzione di una scala interna e altre mensole ormai senza nessun significato funzionale. I dipinti, gravemente deteriorati, riproducono nell’estrema destra, all’interno di spazi definiti da cornici con disegni geometrici, un gruppo sacro, ai piedi della croce con il Cristo crocefisso secondo i moduli del gotico doloroso, formato dalla Vergine, San Giovanni, due santi non ben identificati ed altri due personaggi inginocchiati. A sinistra, sempre incorniciati da strisce geometriche delimitate da stemmi araldici non completamente leggibili, sono venuti alla luce le figure di una Madonna con Bambino e altre due figure aureolate con punzonatura realizzata sull’intonaco, inquadrate entro cornici a sesto acuto. All’estremità sinistra nell’ex cappella di Sant’Antonio risulta ancora leggibile parte della figura di un santo con mano guantata recante un libro. Tale lettura è stata facilitata dal rilevamento grafico effettuato nel luglio scorso dal gruppo di lavoro di giovani ricercatori universitari, composto dal dott. Andrea Pala, la dott.ssa Nicoletta Usai, storici dell’arte, coadiuvati dall’arch. Rossella Sanna e Federica Pinna, incaricate dal comune come direttore dei lavori e direttore operativo dell’intervento ancora in corso nella chiesa. Questo primo rilievo riportato su fogli di acetato, ha permesso una mappatura corretta del dipinto e rilevato con più precisione il tratto pittorico, su segni grafici visibili e certi, senza nessuna interpretazione grafica arbitraria. Si rileva l’estrema precarietà dello stato conservativo delle pitture, che, pur pesantemente compromesse dai lavori murali e pittorici eseguiti nella cappella negli anni passati, potrebbero essere recuperate e costituire l’unica e preziosissima testimonianza rimasta della prima decorazione della chiesa eretta in età giudicale. Pur essendo ancora difficile ipotizzare una datazione, dai tratti superstiti e dalle aureole punzonate perfettamente conservate nel gruppo di sinistra, si potrebbe assegnare la decorazione pittorica alla seconda metà del XIV secolo. L’estrema precarietà delle condizioni dell’opera impedisce ancora di stabilire l’esatta tecnica pittorica, comunque ipotizzabile come affresco o mezzo fresco. La Soprintendenza BAPPSAE per le province di Cagliari e Oristano ha predisposto un intervento di somma urgenza per la messa in sicurezza ed il restauro dei dipinti recuperati ai sensi e per gli effetti della legge n.44/1975 (art.9) e del dpr n.554/1999 (artt. 146-147), destinando un importo di 25.800 euro. Il progetto redatto dalla dott.ssa Patricia Olivo, incaricata anche come direttore dei lavori, è stato finalizzato soprattutto ad uno studio analitico volto a individuare le tecniche e i materiali costitutivi dell’opera, il suo stato di conservazione, l’efficacia degli interventi precedentemente operati e altresì di valutare le condizioni ambientali della struttura nella quale è situata, attualmente oggetto di importanti interventi. I lavori che, iniziati nell’ ottobre 2007, si concluderanno nel gennaio 2008, sono stati affidati alla ditta Giuliana Fenu, con sede a Cagliari in via V.Veneto, n.40, con la quale si è predisposto un cronoprogramma delle analisi da effettuare. Rilievo fotogrammetrico delle superfici interessate. La documentazione fotografica e quindi la restituzione digitale in scala forniscono il supporto necessario alla realizzazione di una mappatura puntuale che consentirà la corretta lettura dello stato di conservazione e degli interventi operati. Osservazione e documentazione a luce radente e in riflettografia all’infrarosso. Le indagini visive permettono l’una di valutare la planarità degli intonaci, l’altra la possibilità di individuare con maggiore precisione le tecniche esecutive oltre a eventuali pentimenti durante la fase preparatoria alla stesura del colore. Indagine in termografia. Eseguita sugli ambienti interni ed esterni dell’edificio, fornisce informazioni riguardo la presenza di eventuale umidità in eccesso, l’integrità delle strutture e l’adesione dell’opera al supporto. Rilievo termoigrometrico. I dati relativi alla temperatura e all’umidità relativa, sia all’interno che eventualmente all’esterno dell’edificio, raccolti con rilevatori digitali vengono elaborati tramite software e riportati su grafico. Si otterranno in questo modo informazioni indispensabili a guidare la scelta dei materiali e l’idoneità della loro posa in opera durante l’intervento. È consigliabile protrarre il monitoraggio per almeno un intero anno solare. Sezioni sottili e relativa analisi minero-petrografica, analisi diffrattometricheX( XRD). Le due indagini associate consentono di valutare i materiali costitutivi degli intonaci e la tecnica esecutiva dell’opera oltre a documentare una quantità di indicazioni, quali ad esempio la porosità in termini quantitativi e qualitativi, assai utili da un punto di vista operativo. Analisi dei sali solubili in cromatografia ionica. Informa sulla tipologia e sulla quantità di sali presenti, permette di valutarne la provenienza e di conseguenza l’eventualità del trattamento da eseguire. Analisi spettrometrica infrarossa FT-IR . Individua la presenza e la tipologia di composti organici, supporto indispensabile, fra l’altro, per valutare l’entità dei precedenti interventi. Analisi dei pigmenti disgregati (micr. ottica+test microchimici). Queste notizie, interessanti da un punto di vista storico artistico, diventano di primaria importanza nella valutazione delle tecniche di pulitura e di consolidamento. Qualora i risultati delle termografie e delle cromatografie dovessero indicare un degrado da sanare, sarà utile ripeterle in itinere allo scopo di verificare l’efficacia degli interventi operati. Durante la seconda parte del progetto, sulla scorta dei risultati ottenuti, si interverrà sul manufatto secondo le seguenti fasi: - Ristabilimento parziale e localizzato ,riportato su mappatura, dell'adesione e della coesione della pellicola pittorica, propedeutico alle operazioni di consolidamento e pulitura; - Velinatura di parti in pericolo di caduta e puntellatura,con applicazione di tessuti naturali e/o sintetici, nei casi di fratturazione, fessurazione e distacco; - Ristabilimento localizzato, riportato su mappatura, dell'adesione tra supporto murario ed intonaco di supporto del dipinto mediante iniezioni di adesivi riempitivi, stuccatura delle crepe anche di piccola entità - Pulitura delle superfici decorate da incrostazioni, macchie solubili, fissativi alterati, sostanze soprammesse di varia natura, ossidi metallici, scialbature con metodi manuali e/o mezzi meccanici a secco o tramite impacchi di soluzioni organiche e/o inorganiche con sostanze e materiali e metodologie idonee, in cicli controllati di applicazione e rimozione meccanica dei residui, protezione delle superfici circostanti - Integrazione pittorica delle lacune con interventi differenziati, in relazione alle diverse condizioni di conservazione dei dipinti e trattamento finale delle superfici. BIBLIOGRAFIA Oristano, Archivio del Monastero di Santa Chiara (A.M.S.C.O.), ms. 1br G. Mele, Un manoscritto arborense inedito del Trecento. Il codice 1 br del Monastero di Santa Chiara, Oristano, S’Alvure, 1985 A. Melis, Guida storica di Oristano, Oristano, Ed. Cartotecnica, 1924 PATRICIA OLIVO Cagliari, ottobre 2007