Politiche riassicurative: la convenienza ai diversi trattati di
Transcript
Politiche riassicurative: la convenienza ai diversi trattati di
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTÀ DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE STATISTICHE ED ATTUARIALI TESI DI LAUREA IN STATISTICA ASSICURATIVA Politiche riassicurative: la convenienza ai diversi trattati di riassicurazione Relatore: Chiar.mo Prof. Luigi Vannucci Tesi di laurea di: Francesco Maggina A.A. 2002/2003 INDICE Capitolo 1 Introduzione e note storiche pag 1 Capitolo 2 Il mercato italiano della riassicurazione pag 5 2.1 Premessa pag 5 2.2 Imprese esercenti l’attività assicurativa in Italia pag 5 2.3 Composizione del mercato italiano della riassicurazione pag 6 2.4 Altri aspetti delle gestioni assicurative pag 13 Capitolo 3 Forme riassicurative pag 20 3.1 Premessa pag 20 3.2 Forme riassicurative proporzionali pag 24 3.3 Forme riassicurative non proporzionali pag 31 3.4 Forme riassicurative miste pag 39 3.5 Altri modelli esclusivi per ramo o per altre grandezze pag 42 3.6 Nuova tipologia riassicurativa pag 49 Capitolo 4 Analisi della convenienza alla riassicurazione pag 54 4.1 Elementi di teoria dell’utilità pag 54 4.2 Definizioni generali pag 57 4.3 Punto di vista dell’assicurato pag 58 4.4 Punto di vista dell’assicuratore pag 60 4.5 Punto di vista del riassicuratore pag 63 4.6 Convenienza ai contratti di assicurazione e riassicurazione pag 64 4.7 Convenienza ai trattati di riassicurazione pag 71 Capitolo 5 Politiche ottimali di riassicurazione pag 74 5.1 Premessa pag 74 5.2 Politiche ottimali di riassicurazione pag 75 5.3 Cessioni ottimali dei rischi pag 82 5.4 Accordi ottimi di contrattazione dei premi pag 87 5.5 Accordi ottimi in presenza di trattati di riassicurazione pag 93 Capitolo 6 Conclusione pag 98 Bibliografia pag 99 CAPITOLO 1 INTRODUZIONE E NOTE STORICHE Qualsiasi soggetto (singolo individuo, associazione, impresa, ecc..), presso il quale siano “localizzati” dei rischi, può trasferire (almeno parzialmente) ad altri soggetti alcuni di questi rischi. Tale trasferimento in genere avviene quando il complesso dei rischi supera un certo limite: questa “capacità di conservazione” dei rischi dipende da vari fattori, tra i quali uno dei più importanti è l’ammontare di mezzi finanziari che possono essere utilizzati per coprire gli eventuali oneri derivanti dall’acquisizione del rischio. Il trasferimento di rischi avviene mediante la stipulazione di contratti di assicurazione e il soggetto destinatario dei rischi trasferiti è dunque un assicuratore. Anche un’impresa di assicurazioni si può trovare in queste condizioni, ossia ritenere conveniente ridurre la propria esposizione aleatoria cedendo una parte dei rischi assunti, quindi “riassicurandosi”. In questo caso quest’impresa stipulerà con un’altra impresa assicuratrice, che agirà come riassicuratore, un opportuno contratto di riassicurazione. La riassicurazione è quindi il contratto con cui l'assicuratore (riassicurato) trasferisce una parte del rischio o dei rischi assunti ad un altro assicuratore (riassicuratore), ferma restando l'estraneità dell'assicurato. Insieme alla coassicurazione, è uno degli strumenti tipici previsti dal codice civile per la ripartizione del rischio tra più assicuratori. Nel capitolo 2 verrà innanzitutto presentata una panoramica del mercato riassicurativo italiano, con dati riferiti agli anni dal 1998 al 2002 riguardanti il tipo di imprese che esercitano l’attività assicurativa e riassicurativa, la composizione e i movimenti del mercato italiano della 1 riassicurazione e i principali aspetti del bilancio di una gestione assicurativa. Nel capitolo 3 saranno descritti i tipi di trattati che regolano i rapporti tra l’assicuratore e il riassicuratore, e successivamente le principali coperture riassicurative, proporzionali, non proporzionali e miste, presenti nel mercato italiano. Le più importanti tipologie di riassicurazione saranno chiarite con grafici e commenti, e analizzate sulla base di confronti diretti o di esempi numerici, per capire le implicazioni che ognuna di esse ha sulla parte dei rischi che sono a carico dell’assicuratore e del riassicuratore. Uno dei punti di partenza della matematica attuariale è l’analisi dei motivi che spingono due soggetti a stipulare un contratto di assicurazione. Quest’analisi si basa sullo studio delle funzioni di utilità dell’assicurato e dell’assicuratore, che si ipotizzano crescenti e concave; ragionando sulle proprietà di tali funzioni si desume come sia proprio la concavità il motivo della convenienza alla stipulazione del contratto assicurativo da tutte e due le parti, in quanto l’avversità al rischio si lega alla concavità. Nel capitolo 4 sarà effettuata un’analisi congiunta del contratto di assicurazione e del contratto di riassicurazione, basata non sui valori medi dei rischi che vengono ceduti, ma sulle valutazioni dei soggetti interessati. L’operazione aleatoria oggetto del contratto assicurativo e di quello riassicurativo, verrà quindi sempre valutata in termini di utilità perché solamente in questo modo, con la valutazione di importi aleatori secondo una scala alterata del valore monetario, è possibile tenere conto della rischiosità di un’operazione aleatoria e giudicarne quindi la vantaggiosità o meno. Saranno quindi determinate le regioni di convenienza ai due contratti dei vari soggetti coinvolti: l’assicuratore, la compagnia di assicurazione e il riassicuratore. 2 Dopo aver identificato queste regioni, saranno presentati all’inizio del capitolo 5, i principali criteri, trattati in letteratura, e i connessi risultati per stabilire le politiche ottimali di riassicurazione, basati su politiche unilaterali (punto di vista del solo assicuratore) o bilaterali (punto di vista dell’assicuratore e del riassicuratore). Successivamente sarà descritto un modello teorico, basato sulla minimizzazione della probabilità di rovina per l’assicuratore e per il riassicuratore, per scegliere le cessioni ottimali dei rischi, e un possibile metodo per trovare l’accordo sui premi, accordo che deve risultare conveniente per tutti i contraenti, basato sulla massimizzazione di una trasformazione delle utilità dei tre soggetti. Note storiche Nello stesso commercio marittimo in cui si trovano gli albori dell’assicurazione, si trovano anche i primi tentativi di riassicurazione. Infatti il primo contratto di riassicurazione di cui si ha notizia fu concluso nel 1370 a Genova. Durante il medioevo gli assicuratori lavoravano senza statistiche, tassi e calcoli probabilistici, facendo assegnamento esclusivamente sulle loro personali stime. Così, quando iniziarono a esserci delle perdite eccessive, gli assicuratori si chiesero se avessero acquisito troppi rischi. Per proteggersi contro tali situazioni, studiarono come trasferire parte dei rischi presso altri assicuratori. In aggiunta alla riassicurazione, che in quel periodo copriva solamente singoli rischi (riassicurazione facoltativa), l’altro strumento utilizzato per dividere i rischi era ed è tuttora la coassicurazione. La nascita dei “Lloyd’s” di Londra, la compagnia di assicurazione più famosa al mondo, è dovuta alla riassicurazione: fu nel 1764, quando una legge in Inghilterra proibì la riassicurazione, che gli assicuratori si riunirono per la prima volta in sindacati per poter coprire rischi superiori 3 ai loro mezzi finanziari individuali. La legge fece involontariamente nascere i Lloyd’s. Il processo di industrializzazione di quegli anni contribuì ad aumentare e concentrare denaro; la conseguenza diretta fu l’esplosione della domanda di riassicurazione delle compagnie di assicurazione. I trattati di riassicurazione obbligatori, che servivano a coprire interi portafogli, presero il posto delle forme facoltative su singoli rischi. Un incendio catastrofico ad Amburgo nel 1842, con un ammontare di danni pari a 18 milioni di marchi a carico della compagnia “Hamburg Fire Fund” la cui riserva ammontava a 500 mila marchi, dette un immediato impulso per la fondazione della “Cologne Reinsurance Company”, la prima compagnia professionale di riassicurazione. Conseguentemente a questo gravosissimo incidente, gli assicuratori sentirono il bisogno di distribuire i propri portafogli di polizze tra più soggetti, appunto perché le riserve normalmente accantonate dagli assicuratori erano inadeguate per tali o più gravose catastrofi. La fondazione di ulteriori compagnie professionali specializzate in riassicurazione (Aachen Re nel 1853, Frankfurt Re nel 1857, Swiss Re nel 1863 e Munich Re nel 1880), fu di grande importanza per le operazioni assicurative e quindi per lo sviluppo dell’industria. Ovviamente, queste specializzazioni portarono alla nascita di nuove forme di riassicurazione e all’utilizzo di meccanismi più complicati per soddisfare esigenze diverse. Il ventesimo secolo è stato caratterizzato da un’ondata di nuove compagnie di riassicurazione, fondate in numerosi paesi, e da un incremento dell’attività riassicurativa delle compagnie già esistenti. Oggi, Standard & Poor’s conta circa 135 riassicuratori professionali in tutto il mondo, e 2000 compagnie di assicurazione miste. 4 CAPITOLO 2 IL MERCATO ITALIANO 2.1 PREMESSA I dati che sono presentati in questo capitolo provengono prevalentemente da pubblicazioni (on-line e cartacee) delle riviste in bibliografia e da dati personalmente concessimi, nella persona del dottor Marco Marfoli dell’ufficio statistiche e studi attuariali dell’ANIA (Associazione Nazionale delle Imprese di Assicurazioni). Gli elementi che saranno presi in considerazione del mercato italiano, saranno l’analisi del tipo di imprese che esercitano l’attività assicurativa, la composizione e i movimenti di tale mercato suddiviso per rami, e alcuni elementi del bilancio di una gestione assicurativa. 2.2 IMPRESE ESERCENTI L’ATTIVITÀ ASSICURATIVA IN ITALIA Nel mercato assicurativo italiano rientrano molte compagnie, italiane e rappresentanze estere; la classificazione delle imprese al dicembre 2002, secondo le pubblicazioni ANIA, è descritto come nella seguente tabella. Tabella 2.1 imprese esercenti l’attività assicurativa in Italia rappresentanze imprese italiane società per mutue e azioni cooperative estere totale imprese solo vita 84 0 14 98 di solo danni 88 2 36 126 assicurazione multiramo 18 2 1 21 riassicuratori professionali 3 0 6 9 5 Rispetto al totale, il numero dei riassicuratori professionali (imprese esercenti la sola riassicurazione) è basso, solo 9. Ciò significa che sono pochissime le compagnie che si spingono ad intraprendere la sola attività riassicurativa, sia perché è un’attività generalmente più rischiosa di quella assicurativa, sia perché necessita di alcune caratteristiche di cui non tutte le compagnie dispongono. In dettaglio esse sono: una “fama” a livello internazionale per poter acquisire parte dei rischi da tutto il mondo, realizzando così portafogli più eterogenei e più equilibrati (se una compagnia si occupasse di riassicurazione solo in una nazione, correrebbe il grosso rischio che un solo catastrofico evento la faccia fallire, cosa che non accadrebbe con una diffusione territoriale più ampia), e un capitale molto elevato per far fronte a punte di sinistrosità effettiva non ordinaria. 2.3 COMPOSIZIONE DEL MERCATO ITALIANO DELLA RIASSICURAZIONE I dati che l’ANIA mi ha gentilmente concesso di visionare riguardano quattordici rami danni, con relativi premi di lavoro diretto e indiretto, premi ceduti (a compagnie di riassicurazione) e retroceduti (dal riassicuratore ad altri riassicuratori) e oneri relativi ai rischi assunti (ceduti e retroceduti), in relazione ad un orizzonte temporale di 4 anni – 1998, 1999, 2000 e 2001 – gli unici anni per cui sono disponibili i dati disaggregati per rami. Gli oneri riguardano i sinistri dell’esercizio in corso e i sinistri degli esercizi precedenti, liquidati tardivamente. Nella tabella 2 sono riportati in dettaglio questi dati1, già inflazionati secondo i tassi di inflazione ufficiali dell’ISTAT, per rendere confrontabili i dati di anni diversi (l’anno di riferimento è così il 2001). 1 I dati sono in milioni di euro 6 Tabella 2.2: tassi d’inflazione Anni 1998 1999 2000 2001 Tassi 1,8 1,6 2,6 2,7 Tabella 2.3: dati del mercato italiano per i rami danni Ramo j Altri danni ai beni Corpi di veicoli marittimi Incendio, elementi naturali Merci da trasporto R.C. generale Assistenza Anno Premi diretti e indiretti t 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 t Pj 1986 1979 2025 2108 347 244 253 345 2210 2056 2091 2118 371 400 428 359 2030 2109 2203 2349 238 244 261 267 Premi ceduti e retroc. t PjR Oneri relativi a sinistri ceduti, _ R retroc. P Rj t Xj 663 598 574 591 257 181 170 229 702 606 605 622 160 196 173 174 229 230 274 295 55 57 60 58 621 491 544 496 179 249 239 240 330 372 661 426 123 170 131 118 90 260 258 309 23 22 21 18 7 _ P 0,15 0,05 0,16 0,05 0,07 0,02 t PjR t Pj 0,33 0,30 0,28 0,28 0,74 0,74 0,67 0,66 0,32 0,29 0,29 0,29 0,43 0,49 0,40 0,48 0,11 0,11 0,12 0,13 0,23 0,23 0,23 0,22 c (X j ) 0,11 N Rj ^ bj 68 -0,01 0,14 -17 0,08 0,33 187 0,08 0,17 40 -0,03 0,42 28 0,10 36 -0,03 0,13 Corpi di veicoli terrestri Infortuni Perdite pecuniarie Cauzione Credito Malattia R.C. autoveicoli terrestri Altri rami Totale 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 1998 1999 2000 2001 2779 2800 2867 2947 2604 2559 2622 2701 149 162 175 184 689 599 551 581 257 271 325 357 1278 1297 1391 1454 12643 14016 14891 15536 282 285 360 339 27863 29018 30441 31644 195 198 236 242 383 321 319 317 26 31 34 33 369 313 275 290 128 124 136 133 126 158 175 186 581 658 781 704 102 110 170 128 3976 3781 3981 4001 102 100 144 134 220 203 210 195 25 44 137 27 91 96 118 165 -22 65 76 103 66 98 130 139 621 812 917 808 74 83 101 53 2542 3065 3686 3231 8 0,06 0,09 0,01 0,08 0,03 0,04 0,17 0,03 1,00 0,07 0,07 0,08 0,08 0,15 0,13 0,12 0,12 0,17 0,19 0,19 0,18 0,54 0,52 0,50 0,50 0,50 0,46 0,42 0,37 0,10 0,12 0,13 0,13 0,05 0,05 0,05 0,05 0,36 0,39 0,47 0,38 0,14 0,13 0,13 0,13 0,18 98 0,01 0,05 128 0,01 0,92 -27 0,16 0,29 194 0,08 0,98 75 0,22 0,31 53 0,06 0,16 108 0,01 0,26 49 -0,08 0,15 804 0,05 Dove _ R Pj = _ Pj = ∑ 2001 t _ R Pj t =1998 media aritmetica dei premi ceduti per ramo j 4 ∑ 2001 t _ Pj t =1998 media aritmetica dei premi diretti e indiretti 4 Gli indici calcolati per ogni ramo sono: _ R Pj percentuale del ramo j sul totale dei premi di riassicurazione _ R P t PjR t Pj percentuale di cessione nell’anno t per il ramo j c(X j ) = Nj ∑ = ( Vart t X j [ ] t Et X j 2001 t =1998 t ) coefficiente di variazione degli oneri per il ramo j PjR − ∑t =1998 t X j 2001 4 guadagno medio annuale per il ramo j tX j Cov t R , t t P ^ j stima del parametro b per la regressione di X j da t bj = j t R Var (t ) Pj Considerazioni. I tre rami “altri danni ai beni”, “incendio ed elementi naturali”, “R.C. autoveicoli”, dei quattordici considerati, comprendono quasi il 50% del volume totale dei premi ceduti (in riassicurazione). Ma si può notare che la percentuale di cessione in riassicurazione è all’incirca del 5% per il ramo R.C. autoveicoli, e del 30% per gli altri due rami, quindi in questi rami il totale dei premi ceduti è maggiore per effetto della grande quantità di premi diretti (di assicurazione). 9 Il ramo R.C. presenta un volume (medio sui quattro anni) dei premi ceduti pari a 681 milioni di euro, in confronto a un volume dei premi diretti e indiretti pari a più di 14 miliardi di euro; gli altri due rami presentano ciascuno un volume dei premi ceduti di più di 600 milioni di euro, in confronto a un volume dei premi diretti e indiretti pari a più di 2 miliardi di euro. Negli altri rami con un volume di premi diretti e indiretti pari a più di 2 miliardi di euro, la percentuale di cessione è più bassa, inferiore al 9%. Tra tali rami, ne spiccano alcuni in cui è più alta la percentuale di premi ceduti sul totale dei premi diretti, ossia i rami in cui si effettua di più la riassicurazione; sono il ramo “corpo di veicoli terrestri” che presenta un’aliquota di cessione pari al 70%, poi i rami “cauzione”, “credito” e “merci trasportate” che presentano un’aliquota di cessione dal 43% al 51%. In termini assoluti, si nota un continuo aumento del volume dei premi (ceduti e retroceduti) per i rami “R.C. generale”, “corpi di veicoli terrestri” e “malattia”, con un aumento percentuale totale nei quattro anni, rispettivamente del 29%, 24% e del 48%. Si nota invece una continua diminuzione del volume dei premi (ceduti e retroceduti) solo nel ramo “infortuni” con una diminuzione percentuale nei quattro anni del 17%. In percentuale al volume dei premi diretti e indiretti, le cose cambiano un po’: c’è un continuo aumento della percentuale di cessione solo per il ramo “malattia” e una continua diminuzione della percentuale di cessione e retrocessione per i rami “altri danni ai beni”, “infortuni” e “credito”; in questi ultimi tre rami si accentua quindi la propensione delle imprese a conservare e gestire direttamente i rischi assunti. 10 Per quanto riguarda gli oneri relativi ai sinistri ceduti, si può notare che i rami con i valori più grandi sono gli stessi tre rami che avevano maggior volume di premi, come c’era da aspettarsi. Analizzando il coefficiente di variazione tra i vari anni, per ogni ramo, si può notare che i rami più variabili sono il ramo credito e il ramo perdite pecuniarie con coefficiente quasi unitario; poi di seguito tutti gli altri rami con coefficiente di variazione minore di 0,41. Effettuando il test di correlazione tra le variabili anno e rapporto oneri – premi, con livello di significatività pari a 0,1, si ottiene che c’è una marcata correlazione negativa per il ramo “assistenza” e per il ramo “altri rami”, quindi una significativa decrescenza dei risarcimenti, mentre vi è una marcata correlazione positiva (e quindi un significativo aumento dei risarcimenti in proporzione ai premi) per i rami “cauzione”, “credito” e “malattia”. Per i restanti rami non c’è una significativa correlazione tra le due variabili considerate. Per il ramo R.C. autoveicoli, c’è stata una passività (oneri maggiori dei premi) per ognuno dei quattro anni considerati, con una perdita media all’anno di 108 milioni di euro. Per il ramo “corpi di veicoli marittimi” c’è stata passività per tre anni, con una perdita media all’anno di 17 milioni di euro. Per il ramo “perdite pecuniarie” c’è stata passività per due anni, con una perdita media all’anno di 27 milioni di euro. È anche il ramo in cui è stata registrata la più alta perdita, in percentuale al livello di premi introitati; infatti gli oneri nell’anno 2000 sono stati di 133 milioni di euro, a fronte di un introito di premi di circa 33 milioni (dati non inflazionati). Tutti gli altri rami, compresi i rami “R.C. generale” e “incendio ed elementi naturali”, che hanno registrato rispettivamente due e un anno di passività, hanno sempre segnato un “attivo” medio per anno. Ciò significa che, per questi rami, le perdite (relative alla semplice differenza tra premi 11 introitati e oneri sborsati) sono sempre state abbondantemente compensate dai premi introitati. Si riportano a titolo informativo, per gli anni dal 1999 al 2002, gli stessi dati, per il ramo vita. Per questo ramo si deve ricordare però che, essendo perlopiù coperture su contratti pluriennali, non ha senso effettuare un confronto diretto tra i premi ceduti e oneri dello stesso anno. Infatti, essendo i dati relativi ai pagamenti effettuati nell’esercizio in corso, spesso accade che gli oneri sono i risarcimenti per coperture i cui premi sono stati pagati diversi anni prima; e allo stesso modo, i premi sono per coperture che potrebbero portare risarcimenti con molti anni di differimento. Poiché nel mercato riassicurativo italiano intervengono compagnie estere e italiane, ed essendo le compagnie italiane soggette al diretto controllo dell’ANIA, i dati relativi al lavoro prettamente italiano (di imprese aventi la sede legale in Italia) sono più precisi e dettagliati, rispetto ai dati delle rappresentanze di imprese estere. Sotto, nella tabella 2.4, riguardante i dati del mercato italiano per il ramo vita, si riportano, per gli stessi anni, gli stessi dati per il ramo danni. Tabella 2.4: dati del mercato italiano per il ramo vita Anno t 1999 2000 2001 2002 Lavoro complessivo Lavoro italiano Risarcimenti Risarci- RisarciPremi Premi diretti e Premi Premi menti menti diretti indiretti indiretti diretti indiretti diretti indiretti 35617 1564 9514 35597 1365 8727 496 39805 2013 14329 39784 1537 13314 655 46352 2131 16774 46329 1622 15744 607 55325 2068 22682 55298 1593 21539 728 12 Tabella 2.5: dati del mercato italiano per il ramo danni Anno t 1999 2000 2001 2002 Lavoro complessivo Risarcimenti Premi Premi diretti e diretti indiretti indiretti 26419 3113 21532 28013 3388 22619 30005 3330 24073 32485 3505 23815 Lavoro italiano Premi Premi diretti indiretti 26246 1591 27875 1795 29926 1719 32417 1912 Risarci- Risarcimenti menti diretti indiretti 19078 991 19839 1085 21344 1165 21284 1234 Per quanto riguarda le modalità riassicurative che vengono correntemente utilizzate nel mercato italiano, si ha: - la modalità “in quota”, impiegata spesso nelle assicurazioni credito, cauzioni, incendio e responsabilità civile auto - la modalità “per eccedente di somma”, largamente impiegata nelle assicurazioni incendio, infortuni e trasporti. - la modalità “per risk excess of loss” frequentemente impiegata nelle assicurazioni di responsabilità civile - la modalità “aggregate excess of loss” diffusamente impiegata nelle assicurazioni grandine - la modalità “stop loss” spesso utilizzata nelle assicurazioni contro le catastrofi (in particolare contro le tempeste) e sulla salute 2.4 ALTRI ASPETTI DELLE GESTIONI ASSICURATIVE I premi introitati e gli oneri sborsati non sono le uniche voci interessanti di una gestione assicurativa. Altre voci importanti sono le spese di gestione e le riserve tecniche. Per il ramo danni, le riserve tecniche sono dei fondi non liberi, che servono per coprire gli impegni derivanti dalla gestione tecnica (i risarcimenti); sono principalmente la riserva premi, per rischi in corso e 13 per danni non ancora denunciati, e la riserva sinistri, per rischi non liquidati, non pagati o non denunciati. Per il ramo vita, le riserve matematiche al tempo t sono la differenza tra il valore attuariale in t delle prestazioni eventuali e future dell’assicuratore e il valore attuariale dei premi ancora da introitare. In entrambi i casi, le riserve rappresentano il debito che l’assicuratore ha nei confronti degli assicurati, e sono quindi l’indicatore principale degli impegni futuri dell’assicuratore. Ovviamente, a fronte di tale debito vi è l’accantonamento dei premi già incassati. Quanto appena detto vale sia per il lavoro diretto (acquisizione dei contratti di assicurazione direttamente sul mercato), sia per il lavoro indiretto (premi ceduti in riassicurazione); le riserve nel caso di lavoro indiretto rappresentano quindi il debito che il riassicuratore ha nei confronti degli assicuratori che gli hanno ceduto dei rischi, a fronte del pagamento dei premi di riassicurazione. Le riserve da lavoro diretto e indiretto, per gli anni dal 1999 al 2002, sono riportate nella tabella 2.6, con la seguente simbologia: Vt riserva matematica, per il ramo vita Vt P riserva premi, per il totale dei rami danni Vt S riserva sinistri, per il totale dei rami danni Tabella 2.6: Riserve matematiche (vita) e tecniche (danni) Anno Lavoro diretto italiano ed estero P S Vt Vt Vt t 1999 150515 11434 39618 2000 180708 11904 43765 2001 210944 12785 46527 2002 242983 13613 49135 Lavoro italiano Lavoro diretto Lavoro indiretto P S Vt Vt Vt P Vt S Vt Vt 140592 10344 34411 6536 523 2600 167362 10871 38074 7784 547 3058 196375 11652 40467 8631 593 3328 227280 12447 43311 9151 488 2602 È facile e ovvio intuire come le riserve, per il ramo vita e per il ramo danni, per il lavoro diretto e indiretto, siano crescenti con i premi 14 incassati; infatti, se il volume dei premi aumenta, significa che sono stipulate più coperture o che le coperture sono più onerose, e allora è ovvio che aumenti il debito di chi acquisisce i rischi, quindi le riserve. La particolare osservazione che si può fare riguarda i rapporti tra i premi e le rispettive riserve. Non sono molto rilevanti le fluttuazioni di questi rapporti, ma è interessante vedere la differenza tra questi rapporti a seconda del ramo (vita e danni) e per il lavoro diretto e indiretto; si ha Per il ramo vita: per il lavoro diretto il rapporto si attesta attorno al 24% (da un minimo del 23,6% del 2001 ad un massimo del 25,3% del 1999); per il lavoro indiretto il rapporto si attesta attorno al 19% (da un minimo del 17,4% del 2002 ad un massimo del 20,9% del 1999) Per il ramo danni: per il lavoro diretto il rapporto si attesta attorno al 58% (da un minimo del 56,9% del 2000 ad un massimo del 58,6% del 1999); per il lavoro indiretto il rapporto si attesta attorno al 52% (da un minimo del 43,8% del 2001 ad un massimo del 61,9% del 2002) A parte la grande variabilità del rapporto premi – riserve che si riscontra per il lavoro indiretto nel ramo danni, è evidentissima la differenza dei rapporti a seconda del ramo: nel ramo vita i premi sono “solo” il 24% delle riserve, mentre nel ramo danni i premi sono più della metà delle riserve. Per entrambi i rami si riscontra una diminuzione di questo rapporto, passando dal lavoro diretto al lavoro indiretto; ciò significa che, per quanto riguarda il lavoro indiretto, i premi sono più bassi in rapporto alle riserve; ciò si spiega con il fatto che i riassicuratori sono generalmente meno avversi al rischio degli assicuratori, per cui i caricamenti inseriti nei 15 premi di riassicurazione sono proporzionalmente inferiori ai caricamenti inseriti nei premi di assicurazione. L’altra voce importante per i bilanci delle imprese è costituita dalle spese di gestione, riportate, per ramo e per lavoro diretto e indiretto, nella seguente tabella. Tabella 2.7: Spese di gestione lavoro complessivo Anno vita danni 1999 3422 7249 2000 3854 7542 2001 3752 7858 2002 3762 8322 lavoro italiano diretto indiretto vita danni vita danni 3026 6211 367 475 3398 6471 412 518 3323 6891 351 499 3405 7328 312 564 Le spese di gestione rappresentano un altro aspetto fondamentale per il bilancio di un’impresa. Infatti, anche per i rami in cui c’è stata una differenza positiva tra i premi e gli oneri (vedi tabella 2.3 e relativi commenti), questa differenza non rappresenta il guadagno dei riassicuratori: dovendo tenere in conto le spese di gestione, il bilancio complessivo dei riassicuratori può essere negativo anche a fronte di una differenza positiva tra premi e oneri. I bilanci per quanto riguarda il totale del lavoro diretto (al netto delle cessioni in riassicurazione) e del lavoro indiretto solo per i riassicuratori professionali sono riportati nelle seguenti tabelle. 16 Tabella 2.8: Conti economici per il mercato diretto italiano CONTO TECNICO 1998 1999 2000 2001 Premi diretti e indiretti 61011 66965 75240 86197 Variazione riserve tecniche (-) 31919 27500 30047 32662 Utile investimenti 9941 7567 5435 3929 Oneri relativi ai sinistri (-) 29534 35583 38239 44332 Spese di gestione (-) 9167 9791 10208 10645 Altri proventi e oneri tecnici -420 -479 -117 -118 Risultato del conto tecnico vita e danni -88 1179 2064 2369 CONTO NON TECNICO Altri proventi rami vita Altri proventi rami danni Saldo altri proventi altri oneri Risultato attività ordinaria Risultato attività straordinaria Imposte (-) Risultato dell’Esercizio 1998 593 607 168 1281 1397 1195 1483 1999 876 705 -394 2366 1067 1390 2043 2000 436 629 -1 3127 1204 1454 2877 Tabella 2.9: Conto economico per i riassicuratori professionali Conto tecnico Premi indiretti Variazione riserve premi (-) Utile investimenti Oneri relativi ai sinistri (-) Spese di gestione (-) Saldo altri proventi ed oneri Risultato 1998 1212 268 210 914 367 -8 -135 1999 1135 193 159 760 339 7 9 2000 1447 230 219 1083 425 -11 -83 2001 1356 196 176 934 404 -12 -14 Conto non tecnico Proventi Saldo altri proventi ed oneri Risultato attività ordinaria Risultato attività straordinaria Imposte (-) Risultato dell'esercizio 1998 49 12 -75 2 6 -79 1999 33 -34 8 -151 9 -152 2000 32 -20 -71 109 3 35 2001 21 -22 -15 -1 0 -16 17 2001 726 412 -892 2615 2251 1416 3450 Dalla tabella 2.9 si ricava che i premi indiretti del lavoro italiano ed estero raccolti dai riassicuratori professionali sono aumentati di anno in anno (eccetto nell’anno 1999), da 1212 milioni di euro del 1998 fino a 1356 milioni del 2001. La quota di mercato dei riassicuratori professionali sul complesso del lavoro indiretto è cresciuta (eccetto l’ultimo anno) dal 32% del 1997, al 35,1% del 1998, al 35,7% del 1999, al 37,5% del 2000, per scendere al 34,6% del 2001. Il conto tecnico è il conto delle entrate e uscite dell’attività riassicurativa in sé. Il risultato del conto tecnico, al netto della retrocessione, è stato generalmente negativo. Stesso discorso anche per il risultato dell’esercizio (per attività non assicurative), positivo solo nel 2000. Si intuisce dai dati come le spese di gestione siano decisive anche per il bilancio di una compagnia di riassicurazione: infatti il risultato è negativo proprio a causa di queste spese, nonostante la differenza positiva tra premi introitati e oneri pagati. Più precisamente le perdite a causa delle spese di gestione sono più del 40% delle perdite a causa degli oneri pagati. Tabella 2.10: Stato patrimoniale dei riassicuratori professionali Attivo Attivi immateriali Investimenti Riserve tecniche retrocessionari Crediti Altri elementi dell'attivo Totale 1998 136 4118 899 679 599 6431 1999 295 4565 1084 630 475 7049 2000 294 5109 1196 590 214 7403 2001 267 5469 1260 632 255 7883 Passivo Patrimonio netto Riserve tecniche Fondi e depositi da retrocessionari Debiti ed altre passività Totale 1998 422 4439 336 1233 6431 1999 424 4896 305 1424 7049 2000 457 5471 431 1043 7403 2001 449 5874 465 1094 7883 18 Dello stato patrimoniale (vedi tabella 2.10) è interessante, per capire la gestione dell’attività riassicurativa, vedere soprattutto la voce delle riserve e dei fondi e riserve di retrocessione. Esse rappresentano più del 70% del totale del passivo e provengono dai premi che i riassicuratori hanno introitato, e costituiscono quindi la gran parte degli investimenti. Le riserve tecniche relative ai rischi retroceduti sono invece da contare all’attivo: esse sono il debito dei riassicuratori retrocessionari nei confronti degli assicuratori o riassicuratori cessionari. Da sole rappresentano circa il 17% delle riserve totali. Ciò significa approssimativamente che i riassicuratori retrocedono il 17% dei rischi che acquisiscono indirettamente dagli assicuratori. 19 CAPITOLO 3 TIPOLOGIE RIASSICURATIVE 3.1 PREMESSA La riassicurazione è un rapporto tra un assicuratore cedente, ossia un assicuratore che cede parte o tutti i rischi localizzati presso di sé, ad un altro soggetto, chiamato cessionario. Quest’ultimo può essere un altro assicuratore, con cui generalmente si mettono in comune parte dei rischi assunti, oppure un riassicuratore professionale, la cui attività consiste solo nell’acquisire parte dei rischi ceduti dall’assicuratore. Possono formarsi anche dei pool di riassicurazione, dove più imprese mettono in comune il proprio portafoglio e la totalità dei rischi viene ripartita secondo opportuni criteri fissati. Le modalità di questo tipo trattate, sono la riassicurazione di reciprocità, per le proporzionali, e l’ADP per le non proporzionali. La coassicurazione è un altro strumento, simile alla riassicurazione, che permette a più compagnie di raggiungere i medesimi scopi raggiungibili con la riassicurazione, e che verrà trattato tra le tipologie riassicurative proporzionali, perché a queste assimilabile. La cessione dei rischi in riassicurazione si chiama riassicurazione passiva, mentre l’assunzione si chiama riassicurazione attiva o lavoro indiretto (perché non proveniente da acquisizione diretta sul mercato assicurativo). La cessione dei rischi può ovviamente attuarsi secondo varie tipologie, diversi metodi, che portano a risultati e a problemi di valutazione differenti. La più importante differenza tra queste tipologie le distingue in proporzionali e non proporzionali. Nella riassicurazione proporzionale, l’assicuratore e il riassicuratore si accordano sulla ripartizione della copertura del rischio di ogni contratto 20 del portafoglio, secondo un’aliquota ai da applicarsi ad una ben definita quantità relativa al contratto i (es. intero risarcimento o massimale, per danni, capitale sotto rischio o capitale assicurato, per vita). Ne consegue che in proporzione vengono anche ripartiti il risarcimento relativo ai sinistri verificati e il premio assicurativo, al netto delle spese di acquisizione e della provvigione riconosciuta all’assicuratore per il trasferimento al riassicuratore di parte degli utili attesi. Nella riassicurazione non proporzionale, invece, l’assicuratore e il riassicuratore si accordano su un importo monetario che corrisponde, secondo la modalità scelta, al massimo risarcimento che l’assicuratore è disposto ad effettuare. Non esiste quindi un rapporto diretto tra il premio di riassicurazione pagato al riassicuratore e il rimborso ricevuto da questo. Nella riassicurazione proporzionale l’intervento del riassicuratore in caso di sinistro è certo, ma rimane aleatoria l’entità (a parte casi specifici, ad esempio per le assicurazioni vita con capitale fissato); in quella non proporzionale invece non è detto che vi sia l’intervento del riassicuratore. La differenza tra le due modalità sta nel fatto che nella riassicurazione non proporzionale, la ripartizione del risarcimento relativo al singolo sinistro è individuata solamente a posteriori, cioè una volta che si sia verificato il sinistro, o, addirittura, anche dopo l’osservazione della sinistrosità relativa al portafoglio, se la riassicurazione è fissata per portafoglio e non per polizze singole. Ricapitolando quindi, la riassicurazione proporzionale attua la cosiddetta ripartizione dei rischi, mentre quella non proporzionale attua la cosiddetta ripartizione dei risarcimenti. Nella pratica riassicurativa le forme proporzionali e quelle non proporzionali sono spesso combinate tra loro, dando vita a riassicurazioni miste. Le riassicurazioni non proporzionali vengono normalmente stipulate per limitare superiormente 21 il risarcimento a carico dell’assicuratore e sono di solito stipulate con dei riassicuratori professionali; quelle proporzionali invece sono spesso usate quando l’obiettivo è una omogeneizzazione dei rischi e possono essere anche accettate dalle cosiddette imprese “miste” (che esercitano sia l’attività assicurativa che quella riassicurativa). La seconda distinzione riguarda la portata della riassicurazione: può essere riassicurazione individuale, a livello di singolo contratto, o globale, a livello di portafoglio. La riassicurazione parziale comprende solamente determinati sottoportafogli o collettività. Con la riassicurazione individuale, i due soggetti stabiliscono le varie clausole del contratto, e l’assicuratore deve presentare al riassicuratore una relazione precisa e dettagliata riguardo tutte le informazioni pertinenti al rischio in questione. Il riassicuratore, dopo aver esaminato i dettagli, sceglierà se accettare il rischio. La riassicurazione globale, riguardando tutti i contratti del portafoglio, non porta ad una selezione dei rischi, mentre quella individuale, poiché la modalità è scelta in relazione al singolo contratto, può portare ad una selezione del rischio: l’assicuratore, in questo caso, decide caso per caso come riassicurare il rischio, nella modalità a lui più favorevole, quindi sfavorevole per il riassicuratore (cosa che non può fare direttamente con la riassicurazione globale). Il rapporto tra l’assicuratore cedente e il riassicuratore cessionario può avvenire secondo tre modalità dal punto di vista giuridico – contrattuale. 1) Riassicurazione facoltativa. È effettuata contratto per contratto, secondo le esigenze dell’assicuratore, ed è vincolata alla libera accettazione del riassicuratore. Riguarda quindi forme individuali. L’assicuratore ricorre alla riassicurazione facoltativa principalmente in due casi: quando la tipologia del rischio non rientra nei trattati stipulati 22 con i riassicuratori, o quando le somme da risarcire sono eccedenti rispetto alla gestione ordinaria dei rischi. 2) Riassicurazione obbligatoria. Il rapporto tra le parti è regolamentato da un trattato di riassicurazione, che ne disciplina i fondamentali aspetti (date d’inizio e fine del rapporto, modalità riassicurativa, limiti di ritenzione e accettazione, modalità di pagamento, provvigione di riassicurazione ...); secondo questo tipo di trattati, l’assicuratore è obbligato a cedere assegnate quote di rischi e il riassicuratore è obbligato ad accettarle. Oggetto di trattati obbligatori sono ovviamente portafogli interi o sottoportafogli, per cui tutti i contratti appartenenti ad essi sono soggetti alle stesse clausole contrattuali stabilite nel trattato. 3) Riassicurazione “facob”. È una forma intermedia; la differenza con l’obbligatoria sta solo nel fatto che il riassicuratore è obbligato ad accettare, entro i limiti stabiliti dal trattato, le quote di rischi che l’assicuratore decide liberamente di cedere di volta in volta. Spesso, nella pratica riassicurativa, il riassicuratore non è disposto ad accettare l’intera cessione dei rischi richiesta dall’assicuratore. Può allora riservarsi di ricorrere ad un altro riassicuratore, trasferendo (retrocedendo) a questo la parte di rischio che non è disposto ad accettare. Per descrivere gli aspetti tecnico – attuariali delle varie tipologie riassicurative, si considera un portafoglio costituito da n contratti, con X 1 , X 2 , … , X n che esprimono i relativi risarcimenti aleatori a carico dell’assicuratore prima della riassicurazione, con riferimento ad un orizzonte temporale di durata annuale (in caso di assicurazioni danni saranno direttamente i valori assicurati o i massimali o il risarcimento intero se il contratto è a garanzia illimitata, mentre in caso di assicurazione vita saranno i capitali relativi all’anno considerato). La 23 riassicurazione relativa al singolo contratto i del portafoglio considerato, può essere descritta come una funzione li (.) che, applicata al risarcimento globale X i , restituisce la parte del risarcimento ceduto al riassicuratore e che è indicata con X iR = l i ( X i ) . La parte del risarcimento che resta alla compagnia di assicurazioni, indicata con X iC , è quindi X iC = X i − X iR = X i − l i ( X i ) . In riferimento al risarcimento globale aleatorio, X = ∑i =1 X i , si ha che il n risarcimento globale a carico del riassicuratore è X R = ∑i =1 X iR e quello a n carico della compagnia di assicurazioni è X C = ∑i =1 X iC . n Nei paragrafi seguenti, 3.2, 3.3 e 3.4, verranno trattate modalità riassicurative comuni alle assicurazioni danni e alle assicurazioni vita. Le assicurazioni danni hanno generalmente durata annuale, quindi oggetto della riassicurazione è sempre il valore assicurato nell’anno, mentre, per quanto riguarda le assicurazioni vita, ci sono modalità che interessano singoli anni (che verranno trattate alla pari delle assicurazioni danni, nei paragrafi 3.2, 3.3 e 3.4) e altre modalità riguardati durate pluriennali, che verranno trattate nel paragrafo 3.5. 3.2 FORME RIASSICURATIVE PROPORZIONALI Nelle modalità riassicurative proporzionali l’assicuratore e il riassicuratore si accordano sulla ripartizione della copertura dei rischi per ogni contratto i , ripartendo proporzionalmente anche i premi incassati e i risarcimenti pagati. A livello di singolo contratto, i due soggetti devono semplicemente accordarsi sull’aliquota ai di conservazione (ritenzione) con 0 ≤ ai ≤ 1 , in base alla rischiosità del contratto i . 24 La riassicurazione proporzionale a livello di un portafoglio (o di un sottoportafoglio) con n contratti, si esplica invece in un vettore a di n aliquote ai relative agli n contratti. Le tradizionali tipologie riassicurative a livello di portafoglio sono la riassicurazione in quota e la riassicurazione per eccedente di somma. a) Riassicurazione in quota (“quota-share”). È un tipo di riassicurazione a livello globale, in cui l’assicuratore e il riassicuratore si accordano su un’aliquota a di ritenzione, fissa per ogni contratto i e da applicarsi o al risarcimento aleatorio del valore monetario assicurato o al massimale di garanzia in caso di assicurazioni danni, o al capitale assicurato in caso di assicurazioni vita. È allora li ( X i ) = (1 − a )X i , per ogni i considerato, la parte di risarcimento globale del rischio che deve essere pagata dal riassicuratore. A livello di portafoglio si ha quindi che la parte di risarcimento, pagata dal riassicuratore, è: X R = ∑i =1 X iR = ∑i =1 (1 − a ) X i = (1 − a )∑i =1 X i = (1 − a )X n n n mentre l’assicuratore conserva X C = ∑i =1 X iC = ∑i =1 aX i = a ∑i =1 X i = aX n n n Questa modalità riassicurativa, semplicissima a fini operativi, riduce ovviamente valor medio e variabilità dell’esborso aleatorio; non realizza invece un “livellamento” dei capitali assicurati, bensì solo una loro riduzione proporzionale. Perciò, in relazione a rischi con garanzia illimitata, non limita superiormente l’esborso dell’assicuratore. È consigliabile per compagnie giovani, in via di sviluppo, o per compagnie che svolgono per la prima volta attività in nuove branche. Poiché la loro esperienza è limitata, spesso hanno difficoltà nella definizione del premio corretto e con la riassicurazione in quota il riassicuratore prende parte del rischio di queste stime non corrette. 25 b) Riassicurazione per eccedente di somma (“surplus”). Con questa modalità riassicurativa, l’assicuratore e il riassicuratore si accordano su un valore C , chiamato pieno di ritenzione, che rappresenta il massimo valore, fisso per ogni contratto, del risarcimento che l’assicuratore è disposto a pagare. Volendo l’assicuratore risarcire al massimo questo valore C , il risarcimento a suo carico, in relazione ad un contratto con massimale o valore assicurato M i inferiore al pieno C , è l’intero risarcimento, quindi l’aliquota di ritenzione ai è uguale a 1; in relazione ad un contratto con M i maggiore del pieno C , invece, il risarcimento a carico dell’assicuratore è un’aliquota pari a C Mi del risarcimento complessivo. C Mi L’aliquota generica può essere quindi scritta come ai = min ,1 . È una copertura che si propone un diretto “livellamento” proporzionale dei capitali assicurati, allo scopo di conseguire una significativa riduzione della variabilità dell’esborso aleatorio. Per vedere meglio la differenza tra le due modalità, si può ricorrere ad una rappresentazione grafica, mettendo a confronto, sulla base di dieci contratti con danni da rimborsare Vi tra 0 e 1000 unità (che possono essere centinaia o migliaia di euro), le due forme di risarcimento, in termini assoluti e percentuali a carico dell’assicuratore. Vedi tabella 3.1, in cui il pieno C è stato fissato a 500 unità (restano quindi determinate le aliquote implicite di ritenzione bi e i massimi importi a carico dell’assicuratore Hi , secondo il meccanismo precedentemente illustrato), mentre nella riassicurazione in quota 26 l’aliquota di ritenzione a è stata fissata al 75% (per cui restano determinati i massimi esborsi a carico dell’assicuratore Gi = aVi ). Tabella 3.1 contratto i 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Vi 927 878 787 654 508 485 352 243 119 65 bi 0,54 0,57 0,64 0,76 0,98 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 Hi=bi*Vi 500 500 500 500 500 485 352 243 119 65 Gi=0,75*Vi 690 650 590 490 380 360 260 180 80 40 1000 800 600 Hi 400 Gi 200 Vi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 La modalità riassicurativa in quota riduce ovviamente il valor medio e la variabilità dell’esborso aleatorio, per singolo contratto e di portafoglio, anche se non attua il livellamento dei capitali assicurati ritenuti, nel senso in precedenza ricordato. La riassicurazione per eccedente di somma si propone, invece, tale livellamento dei capitali assicurati, conseguendo altresì una significativa riduzione del valor medio e della variabilità dell’esborso aleatorio, limitando sicuramente il massimo esborso dell’assicuratore. La modalità per eccedente di somma, inoltre, azzera completamente la probabilità di rovina, se c’è un congruo capitale “iniziale”. 27 c) Riassicurazione di n-esimo eccedente. È un metodo per formalizzare la cessione di rischi a più riassicuratori, generalizzando la modalità per eccedente di somma. In relazione al valore (o capitale) assicurato V , l’assicuratore e il riassicuratore si accordano sul pieno di conservazione C (ovviamente minore di V ). Allora il valore V può essere visto come un multiplo intero del pieno C più una parte frazionaria: V = nC + S , con n ∈ N , e il residuo S ∈ [0, C ) . A carico dell’assicuratore rimane il pieno C , perciò resta ancora da coprire un importo pari a V − C = (n − 1)C + S . Il riassicuratore può decidere di coprire una parte del rischio pari a m volte il pieno C e si ha che se m ≥ n − 1 c’è copertura totale del rischio da parte del riassicuratore se m < n − 1 c’è copertura parziale del rischio, per la cui parte rimanente, l’assicuratore deve ricorrere ad un altro riassicuratore, se vuole conservare solo il pieno C Se invece la modalità scelta è la riassicurazione in quota, l’assicuratore, una volta scelta l’aliquota di conservazione a (valida per ogni contratto), deve cedere la restante quota 1 − a ad un unico riassicuratore o, divisa in più quote con totale 1 − a , a più riassicuratori. Altre modalità riassicurative innovative hanno una struttura sostanzialmente diversa, per cui non è necessaria la definizione di un massimo esborso: sono modalità attuabili da più compagnie, adatte per pool di riassicurazione. Una modalità di un certo rilievo è la riassicurazione di reciprocità. 28 d) Riassicurazioni di reciprocità. Sono modalità riassicurative che riguardano un rapporto tra due o più compagnie di assicurazione, che effettuano una reciproca cessione di parte dei rischi acquisiti sul mercato secondo aliquote fissate, per diminuire la variabilità dell’esborso globale aleatorio. Un esempio particolare è il seguente. Si considerano due compagnie di assicurazioni, A e B . Ognuna di esse ha già acquisito sul mercato un certo numero di contratti e incassato un certo volume di premi, e siano essi PA e PB . Le due compagnie mettono in comune tutti i rischi acquisiti sul mercato: la compagnia A trattiene, del volume totale dei premi PA + PB , l’aliquota a = l’aliquota 1 − a = PA , mentre la compagnia B trattiene PA + PB PB . PA + PB Alla compagnia A rimane il volume di premi che ha acquisito, è infatti a × (PA + PB ) = PA ; analogo discorso vale per la compagnia B che trattiene, a titolo di premi, (1 − a ) × (PA + PB ) = PB . Poiché ogni compagnia trattiene il volume dei premi che ha incassato, non c’è bisogno di nessun trasferimento di denaro per applicare questa modalità riassicurativa. Seguendo la logica delle riassicurazioni proporzionali, la compagnia A si fa poi carico dell’aliquota a del risarcimento globale, X A + X B e la compagnia B dell’aliquota 1 − a . Con questa strategia, ogni compagnia mantiene il valore atteso del guadagno netto ma riduce fortemente la variabilità dell’esborso globale aleatorio. 29 Più dettagliatamente: definite σ 2 ( X A ) e σ 2 ( X B ) le varianze dei portafogli delle compagnie prima della riassicurazione, σ 2 ( X AR ) e σ 2 ( X BR ) le varianze dopo la σ 2 (X B ) σ (X A , X B ) riassicurazione di reciprocità, b = 2 , ρ= , si ha σ (X A )× σ (X B ) σ (X A ) 2 ( ) σ 2 ( X AR ) = a 2 1 + 2 ρb + b 2 σ 2 ( X A ) 2 2 1 + 2bρ + b σ 2 ( X AR ) = (1 − a ) b2 2 σ ( X B ) La compagnia A riduce la varianza se a 2 (1 + 2 ρb + b 2 ) < 1 1 + 2bρ + b 2 b2 La compagnia B riduce la varianza se 1 < 2 (1 − a ) Con l’ipotesi che ρ ≥ 0 , la riduzione di varianza è funzione decrescente di b per A , crescente per B ; le implicazioni che questa modalità riassicurativa ha sulle due compagnie sono di verso contrario, per le due compagnie. L’accordo ottimo può essere allora quello che comporta un’uguale riduzione percentuale di varianza: σ 2 ( X A ) − σ 2 ( X AR ) σ 2 ( X B ) − σ 2 ( X BR ) = . σ 2 (X A ) σ 2 (X B ) Tale obiettivo si realizza in corrispondenza del valore a = per 1 , cioè 1+ b PA σ ( X A ) = . Perciò due compagnie con pressoché uguali raccolta PB σ ( X B ) premi e scarto quadratico medio degli oneri aleatori, traggono il massimo vantaggio dall’accordarsi sull’aliquota a al 50% (ogni rischio sarebbe equamente ripartito tra A e B ). 30 e) Coassicurazione. La coassicurazione è un altro strumento che permette all’assicuratore di raggiungere i medesimi scopi che raggiunge con la riassicurazione, principalmente la minimizzazione della probabilità di guadagno negativo e di rovina. In breve, con la coassicurazione, l’assicuratore assume ogni rischio in compartecipazione con altri assicuratori o operatori (coassicuratori), riducendo la sua esposizione. Lo schema è molto semplice: si stabilisce un gruppo di k imprese che si dividono il rischio frazionato integralmente. Qualche elemento di difficoltà può essere ravvisato solo nel calcolo della percentuale di caricamento per spese che vanno all’impresa delegataria. Il ricorso alla coassicurazione è una soluzione, però, che è frutto di una scelta suggerita (o imposta) da opportunità commerciali prima ancora che da valutazioni tecniche. 3.3 FORME RIASSICURATIVE NON PROPORZIONALI Le forme riassicurative non proporzionali possono essere definite a livello di contratto o a livello di portafoglio. Non sono di preminente interesse nell’ambito delle assicurazioni sulla durata di vita, per il fatto che i “risarcimenti” sono spesso fissi (è fissato un capitale C da corrispondere, e fissare un’aliquota o determinare il massimo risarcimento a carico dell’assicuratore è identico) e non fortemente variabili (come nelle assicurazioni danni). L’unica forma riassicurativa non proporzionale interessante per le assicurazioni vita è la cosiddetta riassicurazione catastrofale. Le principali modalità riassicurative non proporzionali sono basate sulla determinazione di un certo valore che esprima, direttamente (come 31 valore) o indirettamente (dipendente da altri valori), il massimo impegno che l’assicuratore è disposto a garantire nel risarcimento. Ci sono principalmente due forme riassicurative: Excess of Loss e Stop Loss. a) Riassicurazione Excess of Loss. L’assicuratore e il riassicuratore si accordano, in genere, su due valori: uno, chiamato priorità e indicata con L , è il massimo valore che resta comunque a carico dell’assicuratore, oltre il quale interviene il riassicuratore; l’altro, chiamato portata e indicato con Q , è il massimo valore che il riassicuratore è disposto a pagare. Per capire meglio, la priorità del contratto riassicurativo può essere assimilata ad una franchigia di un contratto assicurativo, mentre la portata può essere vista come il massimale. Ovviamente, come nel contratto assicurativo, può mancare la portata (che equivale a porla a + ∞ ) o la priorità (che equivale ad annullarla). La modalità riassicurativa excess of loss può essere definita a vari livelli (individuale, globale …) e quindi assumere diversi nomi: 1) Risk excess of loss. La priorità Li e la portata Qi sono fisse per ogni contratto i e definite a livello di ogni h -esimo sinistro Yh,i del contratto i considerato. Si ha per ogni h e per ogni i YhC,i = Yh ,i - se Yh,i ≤ Li - se Li ≤ Yh ,i ≤ Li + Qi YhC,i = Li - se Yh,i > Li + Qi YhC,i = Yh,i − Qi YhR,i = 0 YhR,i = Yh ,i − Li YhR,i = Qi oppure, in forma chiusa: { YhR,i = min (Yh,i − Li ) , Qi + } YhC,i = min{Yh ,i , Li }+ max{0, Yh,i − Qi } Per capire meglio come i due soggetti intervengono nel risarcimento di questo sinistro, secondo la sua entità, si può osservare il seguente grafico con l’importo del danno Y sulle 32 ascisse, relativo alle funzioni con cui il risarcimento viene suddiviso tra assicuratore e riassicuratore. Grafico 3.1 A livello di contratto i , se N i è il numero di sinistri, si ha X iC = ∑h=i 1 YhC,i e X iR = ∑h=i 1 YhR,i N N Da notare che per le assicurazioni sulla vita, con un capitale prefissato, la modalità riassicurativa per risk excess of loss coincide con la modalità per eccedente di somma. In tale ambito si riscontra l’impiego di questa modalità riassicurativa per assicurazioni di invalidità (la prestazione può variare sensibilmente essendo commisurata alla gravità del sinistro o al grado di invalidità), oppure per le rendite (l’intervento del riassicuratore può essere previsto quando il periodo del pagamento delle rate della rendita eccede un’assegnata durata massima). 2) Catastrophe excess of loss. Questa modalità copre il rischio che un unico evento produca un numero aleatorio D di sinistri e conseguente esborso X D . Viene anche qui fissata la priorità LC e la portata Q C , per la copertura dei sinistri derivanti da quest’unico evento, come può essere un incidente in un’area industriale o un 33 terremoto. Questo evento è anche definito come catastrofale se l’importo dei risarcimenti supera certe soglie ed è consistente il numero dei sinistri provocati. Si ha {( ) + X DR = min X D − LC , Q C { } } { X DC = min X D , LC + max 0, X D − Q C } Per le assicurazioni sulla vita (ma applicabili comunque anche alle assicurazioni contro i danni, relativamente ai sinistri incorsi), sono poi previsti due modelli particolari • è fissato il valore d cons , ossia il massimo numero di decessi (sinistri) a carico della cedente, perciò: - a carico della cedente rimane d cons min X D , XD D - a carico del riassicuratore rimane D − d cons max 0, XD D • è fissato il valore x cons , ossia il massimo esborso a carico della cedente, per cui: - a carico della cedente rimane - a carico del riassicuratore rimane { max{0, X min X D , x cons D } − x cons } 3) Aggregate excess of loss. La priorità LG e la portata Q G sono definite a livello di portafoglio (quindi globale). Ricordando che vale un discorso analogo a quello fatto per la modalità excess of loss a livello di rischio, si riportano solo le espressioni dei risarcimenti in forma chiusa: {( ) + X R = min X − LG , Q G { } } { X C = min X , LG + max 0, X − Q G } Se non è fissato un limite per la portata questa modalità si rivela molto cautelativa per l’assicuratore, in quanto limita l’esborso aleatorio; comporterebbe invece un’elevata rischiosità per il 34 riassicuratore, che in questo caso richiederà un caricamento di sicurezza più consistente. Si considera adesso un tipo di modalità riassicurative non più basate su importi monetari certi, che limitano l’esborso dell’assicuratore, ma basate su altre grandezze che incidono indirettamente sui rischi conservati. b) Riassicurazione Stop Loss. Con questa forma riassicurativa, il riassicuratore si impegna a rifondere, a fine esercizio, all’assicuratore parte delle eventuali perdite della gestione assicurativa, quando queste si originino dal superamento di un certo rapporto convenuto, r SP , tra i risarcimenti pagati nell’esercizio e i premi lordi incassati (si considerano solo i premi e i risarcimenti di competenza all’anno considerato, e non quelli provenienti da liquidazioni o denunce tardive). In tal modo si limita sempre l’esborso dell’assicuratore, ma, invece che definire direttamente il massimo esborso, questo viene individuato indirettamente con il valore r SP . La differenza sostanziale con le altre tipologie riassicurative è che qui, il massimo esborso che l’assicuratore accetta di risarcire è individuato solo al momento dell’individuazione del totale dei premi incassati nell’anno (indicati con P ). All’assicuratore spetta quindi quella parte dei risarcimenti tale che il rapporto tra il risarcimento pagato e i premi incassati, sia al massimo r SP . Il rapporto tra il risarcimento e i premi incassati alla fine X SP ,r P dell’anno, per l’assicuratore, è r C = min e per il riassicuratore r R = max 0, X − r SP . P 35 Identificati i valori r C e r R , i risarcimenti a carico dei soggetti sono X C = r C P e X R = r R P , cioè se X ≤ r SP P XC = X XR =0 se X > r SP P X C = r SP P X X C = − r SP P P Questa modalità riassicurativa procurerebbe dei vantaggi per l’assicuratore se non comportasse una consistente esposizione per il rischio del riassicuratore (quindi un premio di riassicurazione alto), difficilmente realizzabile a livello di intero portafoglio. È invece spesso impiegata come copertura di particolari sottoportafogli molto rischiosi. Il rischio per il riassicuratore, può derivare anche da un possibile comportamento dell’assicuratore che, pur di incrementare il proprio volume di premi e sentendosi fortemente coperto, potrebbe non curare troppo oculatamente le assunzioni dei rischi. Nelle forme di riassicurazione non proporzionale occorre tenere conto delle conseguenze dell’inflazione, che può far sì che il risarcimento relativo a un sinistro che colpisce uno o più rischi superi, al momento della liquidazione (che è il momento della determinazione del risarcimento), la priorità o la portata inizialmente fissata. Questa evenienza si manifesta, in particolar modo, se la liquidazione dei sinistri è notevolmente differita nel tempo. Per fronteggiare questa evenienza, oltre a varie clausole di rivalutazione che si possono istituire nei contratti di riassicurazione (clausola di stabilità, per cui viene effettuata un indicizzazione dei valori), sono previste alcune coperture che limitano l’esborso dell’assicuratore. Tali coperture sono basate sui sinistri effettivamente verificatisi e ordinati secondo l’ammontare dei risarcimenti, quindi aleatori al momento della stipula del contratto di riassicurazione. 36 Per trattare le suddette modalità riassicurative, bisogna utilizzare una simbologia leggermente diversa: si considerano gli importi X (1) , …, X ( N ) dei risarcimenti degli N sinistri, ordinati in senso non crescente, per cui si ha che X (1) ≥ ... ≥ X ( N ) ; rimangono valide le definizioni date per l i (X (i ) ) , X (Ci) , X (Ri) , XC, X R . Fissato questo aspetto, si possono ricordare principalmente due tipologie riassicurative: “ECOMOR” e “LCR”. c) Riassicurazione E.CO.MO.R. (“Excèdent du COut MOyen Relatif”) Questa garanzia opera come la garanzia Excess of Loss, assumendo come priorità l’importo dell’ m -esimo più grande sinistro, ossia X (m ) , per cui sono a carico del riassicuratore gli importi eccedenti tale priorità. La soglia è aleatoria al momento della stipula e, dipendendo dal valore m concordato, potrà determinarsi solo alla fine del periodo considerato. A tale epoca si ha X (Ci) = min{X (i ) , X ( m ) } e X (Ri) = max{0, X (i ) − X (m ) } e, aggregando, X C = m × X (m ) + ∑i =m +1 X (i ) e X R = ∑i =1 ( X (i ) − X (m ) ) . N m La modalità considerata soddisfa l’esigenza dell’assicuratore di tutelarsi contro l’eventualità di grossi esborsi monetari, anche se non in modo noto a priori nella effettiva entità. d) L.C.R. (“Largest Claims Reinsurance”) Con questa modalità, vengono posti interamente a carico del riassicuratore interamente gli importi degli m (valore sempre concordato nel trattato di riassicurazione) maggiori risarcimenti. Risulta pertanto X C = ∑i = m+1 X (i ) e X R = ∑i =1 X (i ) N m Ancor più della precedente, questa modalità riassicurativa permette all’assicuratore di tutelarsi contro l’eventualità di grossi esborsi monetari ma risulta più gravosa per il riassicuratore, con conseguenze talvolta pesanti negli oneri di riassicurazione. 37 Ci sono anche delle coperture riassicurative basate solamente sull’entità degli utili della compagnia, a fine anno, senza fare riferimento ad alcun valore che limiti l’esborso. Una delle principali coperture in questo senso è il modello ADP. e) ADP. Questa copertura riassicurativa è basata su un trattato tra due compagnie, chiamate A e B . Per ognuna di queste compagnie, si va a vedere il rapporto complessivo, a fine anno, tra i risarcimenti pagati e i premi introitati. Se, per una compagnia, questo rapporto è compreso nell’intervallo (1 − ε 1 ,1 + ε 2 ) , con i valori ε 1 ed ε 2 positivi fissati nel trattato, non ci saranno trasferimenti. Se tale rapporto è minore del valore inferiore, 1 − ε 1 , la compagnia è in attivo, e si procede ad un trasferimento di utili all’altra compagnia. Se esso è invece maggiore del valore superiore, 1 + ε 2 , la compagnia è in forte passivo, e ci sarà un trasferimento a suo favore da parte dell’altra compagnia, per ripartire le perdite subite. Quanto detto vale per entrambe le compagnie, per cui ci sono 3 × 3 = 9 esiti possibili in questo rapporto contrattuale: ovviamente se entrambe sono in perdita netta questo rapporto riassicurativo non comporta nessuna utilità, ma se una compagnia è in passivo e l’altra in attivo, il rapporto consente un riequilibrio dei risultati economici. f) Riassicurazione per “layer”. Per contratti a garanzia illimitata o con massimale elevato, la cedente può, analogamente alle coperture proporzionali, frazionare la copertura in eccesso alla prima priorità L in più fasce (layers), in relazione ad una molteplicità di riassicuratori, a cui pensa di rivolgersi. Se M è il massimale prefigurato per il rischio e se L < M , si pone: M = nL + S con n ∈ N e 0 ≤ S < L La massima copertura che l’assicuratore può richiedere è M − L . Quando il riassicuratore è disposto a coprire parzialmente l’intero 38 rischio M − L , per una portata pari a Q (supposto multiplo m -esimo della priorità L : Q = mL ), si hanno i due seguenti casi - se m ≥ n l’intero importo da riassicurare rientra nella sfera di competenza del riassicuratore - se m < n l’importo che all’assicuratore rimane ancora da localizzare presso un altro riassicuratore è M − L − mL = (n − m − 1)L + S In tal modo l’assicuratore fraziona la copertura in eccesso alla priorità L in due o più “layers”. 3.4 FORME RIASSICURATIVE MISTE Le modalità riassicurative miste, per singoli contratti o a livello di portafoglio, possono essere combinazioni di modalità proporzionali (punto a), combinazioni di modalità non proporzionali (punto b), o ancora combinazioni di modalità proporzionali e non proporzionali (punto c). a) Riassicurazioni proporzionali miste. Si tratta di modalità riassicurative composte da combinazioni delle precedenti modalità proporzionali. È trattato solo un caso particolare, quello per cui l’assicuratore conserva per ogni contratto un’aliquota b e, per la parte restante, stabilisce un pieno C ; allora l’aliquota di conservazione ai effettiva, che è implicitamente applicata può essere scritta come a i = min{b, C M i }. L’aliquota di conservazione a i varia al variare della relazione tra il massimale M i e il pieno C ; è sempre minore di b e più precisamente è: ai = b se bM i < C ai = C M se bM i ≥ C b) Riassicurazioni non proporzionali miste. Sono delle combinazioni delle varie tipologie non proporzionali, trattate nel paragrafo precedente. Verranno illustrate brevemente solo due tra tutte le possibili. 39 1) L’assicuratore, con riferimento ad un portafoglio, può stabilire una priorità L e una portata Q , e successivamente utilizzare una copertura “Stop Loss”, stabilendo un rapporto massimo r SP ; si ha rR = { } min ( X − L ) , Q X + max 0, − r SP P P + min{X , L} + max{0, X − Q} SP r C = min ,r P Nel caso più semplice (e spesso utilizzato) in cui non ci sia la portata, la parte complessiva dei rischi che rimane a carico dell’assicuratore è minore della priorità L ed è tale che il rapporto sinistri conservati – premi sia inferiore a r SP ; graficamente, in relazione ad ogni possibile realizzazione della coppia risarcimento – premi, la parte che rimane a carico dell’assicuratore è quella sotto la spezzata, definita dalla priorità L e dalla retta r SP P . Grafico 3.2 2) L’assicuratore può combinare le modalità “per risk” (con Li e Qi per i = 1...n ) e “aggregate excess of loss” (con L e Q ). Sono { } = ∑ min{(Y X R = min ( X − L ) , Q + ∑i =1 X iR , dove X iR è X iR + Ni h =1 h ,i n − Li ) , Qi + 40 } X C = min{X , L} + max{0, X − Q}, dove X è X = ∑i =1 X iC = ∑i =1 ∑h =i 1 [min{Yh ,i , Li } + max{0, Yh ,i − Qi }] n n N c) Riassicurazioni miste. Delle molteplici combinazioni, è trattata solo la cosiddetta “Excess of loss modificato”, la più diffusa nella pratica riassicurativa. L’assicuratore adotta una copertura “aggregate excess of loss” con priorità LG ed una copertura proporzionale con aliquota di ritenzione a . Si ha { } { = (1 − a ) max{0, X − L } X C = min X , LG + a max 0, X − LG XR } G Il risarcimento a carico dell’assicuratore, a seconda della realizzazione X , è, nel seguente grafico, la parte sotto la spezzata. Grafico 3.3 Per il riassicuratore questa forma mista può essere preferita rispetto alla semplice “aggregate excess of loss”, perché coinvolge l’impegno dell’assicuratore anche quando è superata la soglia LG . Si segnala che con analogo criterio può essere costruita una copertura stop loss modificato. 41 3.5 ALTRI MODELLI ESCLUSIVI PER RAMO O PER ALTRE GRANDEZZE Per trattare la modalità riassicurativa seguente, bisogna introdurre il concetto di riserva matematica e di premio di rischio. Chiamando, per un assicurazione generica sulla vita su una testa, Prest [t,n] il valore attuariale delle prestazioni dell’assicuratore relative all’intervallo da t a n , e Premi[t , n] il valore attuariale dei premi relativi all’intervallo da t a n , si definisce • Riserva matematica in t : Vt = Prest [t , n] − Premi[t , n] La differenza considerata rappresenta il debito dell’assicuratore verso l’assicurato. Focalizzando l’attenzione sulla parte libera (premi di risparmio) dei premi incassati dall’assicuratore, la riserva matematica rappresenta anche il capitale maturato all’epoca t a fronte dei premi di risparmio. Analizzando un contratto caso morte, cioè con corresponsione di un capitale C t +1 in caso di decesso tra t e t + 1 , con la probabilità q x +t che l’individuo considerato (di età x alla stipulazione del contratto) muoia tra t e t + 1 , dietro pagamento del premio Pt +1 da parte dall’assicurato all’inizio dell’anno t + 1 , si può ottenere l’equazione ricorrente di Kanner per il calcolo della riserva matematica: (Vt + Pt +1 )(1 + i ) = (Ct +1 − Vt +1 )q x +t + Vt +1 dove i è il tasso tecnico e di valutazione del rapporto assicurativo. Da tale relazione appare che con l’importo Vt + Pt +1 , capitalizzato per un anno, l’assicuratore deve coprire l’impegno di costituzione della riserva al tempo t + 1 , e quello aleatorio (tramite q x +t ) di integrare la riserva (detenuta in t + 1 ) per corrispondere il capitale C t +1 in caso di decesso. Nel caso che l’evento si verifichi, l’assicuratore dovrà far fronte al pagamento del capitale, ricorrendo a fonti diverse dalla riserva, ovvero 42 C t +1 − Vt +1 è l’importo che l’assicuratore rischia di dover pagare ricorrendo al proprio capitale netto. Esso è anche detto capitale sotto rischio e indicato con: SR C t +1 = C t +1 − Vt +1 . Fissati questi concetti, si può allora introdurre la seguente copertura. a) Contratti vita pluriennali. La definizione di una forma riassicurativa applicabile ad un contratto pluriennale richiede la specifica dell’oggetto della cessione: capitale sotto rischio o capitale assicurato. Sono infatti dette “a premio di rischio” le forme riassicurative in cui oggetto della cessione in riassicurazione è il capitale sotto rischio nei vari anni di contratto. Sono invece chiamate “a premio commerciale” le forme riassicurative basate su una ripartizione in assegnata misura, tra cedente e riassicuratore, del capitale assicurato e di tutte le altre componenti contrattuali (ne consegue, indirettamente, anche la ripartizione del capitale sotto rischio nei vari anni di contratto). La riassicurazione “a premio commerciale”, avendo le assicurazioni vita generalmente per oggetto un valore fisso per tutta la durata del contratto, può essere attuata mediante le stesse modalità descritte nei paragrafi 3.2, 3.3, 3.4. Nelle riassicurazioni a premio di rischio, invece deve essere diviso tra i due soggetti il capitale sotto rischio. Fissata l’aliquota bt , conservata dalla cedente nel periodo t , in caso di decesso, il risarcimento a carico della cedente è bt (C t − Vt ) + Vt a carico del riass.re è (1 − bt )(Ct − Vt ) dove C t è il capitale per l’assicurazione caso morte e Vt è la riserva matematica al tempo t . 43 Il riassicuratore richiede un premio variabile in base alla parte trattenuta bt e alla probabilità che l’assicurato, di età x , sopravviva per altri t anni, p x+t . Fissato dall’assicuratore il pieno di conservazione C cons , si hanno principalmente due modalità: 1 RRM: bt = C cons C X C = C cons (1 − Vt C ) + Vt e X R = C − Vt − C cons (1 − Vt C ) 2 CRM: X C = min C cons bt = min ,1 SR C t { SR } C t , C cons + Vt e X R = max { SR } C t − C cons ,0 Il capitale sotto rischio conservato è costante finché il capitale sotto rischio riassicurato è positivo; quando si annulla, la riassicurazione cessa. Per capire meglio il trattamento del capitale sotto rischio conservato, che le due modalità appena descritte producono, si può analizzare il loro effetto, in relazione a tre contratti con capitali iniziali sotto rischio pari a 750, 1000 e 1500, su un orizzonte temporale di dieci anni. Il capitale sotto rischio RS C t (e i conseguenti capitali sotto rischio conservati), è ovviamente decrescente nell’arco del tempo. 44 Tabella 3.2 n 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 n 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 n 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Crisc i=1 Crisc i=2 Crisc 750 1000 667 889 583 778 500 667 417 556 333 444 250 333 167 222 83 111 0 0 Prima di Riassicurazione i=3 1500 1333 1167 1000 833 667 500 333 167 0 1500 1000 i=1 500 i=3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 aliquota di ritenzione = 0,6 RRM i=1 RRM i=2 RRM i=3 450 600 900 400 533 800 350 467 700 300 400 600 250 333 500 200 267 400 150 200 300 100 133 200 50 67 100 0 0 0 capitale conservato = 600 CRM i=1 CRM i=2 CRM i=3 600 600 600 600 600 600 583 600 600 500 600 600 417 556 600 333 444 600 250 333 500 167 222 333 83 111 167 0 0 0 i=2 Riassicurazione RRM 1500 1000 i=1 500 i=2 i=3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Riassicurazione CRM 1500 1000 i=1 500 i=2 i=3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 La differenza di effetto nella riduzione dei capitali conservati, secondo le due modalità, è analoga alla differenza che c’è nel trattamento del massimo esborso possibile, analizzato nel paragrafo 3.2, con la modalità in quota e la modalità per eccedente di somma. È facile intuire la maggiore efficacia, ai fini della riduzione del rischio 45 demografico, della modalità CRM, in quanto attua un livellamento del capitale sotto rischio conservato nei vari anni di contratto. b) Provvigione di riassicurazione. La cessione di quote dei rischi al riassicuratore determina il trasferimento presso quest’ultimo di parte degli utili inizialmente attesi da parte dell’assicuratore. A fronte di tale trasferimento il riassicuratore riconosce all’assicuratore una provvigione di riassicurazione, con cui partecipa anche alle spese di acquisizione e gestione sostenute. La provvigione è generalmente espressa come una percentuale del premio di riassicurazione; può essere decisa a priori, e quindi essere fissa, oppure a posteriori, consistente in una parte fissa, provvisoria e immediata, successivamente adeguata con una parte variabile a fine rapporto, secondo i metodi di calcolo scelti nel trattato. Questa parte variabile della provvigione, se, come spesso accade, direttamente proporzionale alla percentuale tra risarcimenti e premi, può anche essere vista come un modo per premiare l’assicuratore per la bassa sinistrosità dei rischi ceduti, e viceversa. La percentuale considerata nella provvigione scalare è in genere data dal rapporto tra competenza sinistri e competenza premi (cioè di competenza all’anno considerato), e non dai sinistri e dai premi pagati in quell’anno. Poiché con la riassicurazione in quota il riassicuratore ottiene di norma utili più consistenti rispetto ad altre forme riassicurative, la provvigione riconosciuta all’assicuratore è generalmente più elevata che nelle altre forme di riassicurazione, come ad esempio nella copertura per eccedente di somma; con quest’ultima si trasferiscono al riassicuratore solo i rischi più grandi, che spesso sono i più pericolosi, per cui il caricamento di sicurezza che il riassicuratore lascia alla compagnia è minore. 46 c) metodi di calcolo del premio di riassicurazione 1) Burning cost. Ai fini della determinazione del premio di riassicurazione, nelle riassicurazioni non proporzionali, in particolare per la modalità Excess of Loss, si considera frequentemente l’applicazione di un tasso di premio, chiamato “tasso di burning cost”, ottenuto a posteriori (in riferimento ad un orizzonte temporale di m anni, con m in genere uguale a 3 o 4) come rapporto tra i risarcimenti che sono stati effettuati dal riassicuratore ed il volume dei premi introitati dall’assicuratore negli m anni considerati. Così, chiamati 1Y , … , m Y gli esborsi globali del riassicuratore negli m anni precedenti l’esercizio attuale, e 1 P T , … , m P T i premi di tariffa incassati dalla cedente negli stessi m anni, e ipotizzando che i rischi e le coperture utilizzate siano omogenei a quelle degli anni passati, il tasso di burning cost è dato da: ∑ τ= ∑ m t t =1 m t t =1 Y PT o, in alternativa, dalla τ * = 1 m tY ∑ m t =1 t P T Tale tasso, gravato da un caricamento η di sicurezza e per spese, applicato al totale dei premi di tariffa incassati dall’assicuratore nell’esercizio attuale (per i rischi considerati in quella copertura riassicurativa), m +1 P T , fornisce il premio di riassicurazione. Più spesso il tasso effettivamente utilizzato risente sia del tasso di burning cost (di esperienza) che della previsione della perdita che quel particolare tipo di rischio comporta. 2) Premio fisso. In alternativa al precedente metodo di calcolo del premio, che risulta quindi variabile nel tempo in funzione dei risultati osservati (premio di esperienza), si può considerare l’applicazione di un premio fisso, usualmente applicato alle 47 coperture riassicurative più impegnative, caratterizzate da sinistri relativi ad eventi di natura catastrofale. 3) Loss ratio. Con riferimento alla modalità aggregate excess of loss, l’accordo delle parti può essere basato anche sul rapporto sinistri su premi di competenza (loss ratio) del portafoglio, considerando quindi una limitazione espressa in termini percentuali, anziché in termini monetari, per la ripartizione dell’onere aleatorio per risarcimenti tra assicuratore e riassicuratore. 4) E.CO.MO.R e L.C.R. Per la E.CO.MO.R, proposte per i premi equi di riassicurazione sono state fatte da: - Thèpaut [ ] E XR = x m:n (m − 1) con xm:n importo dell’ m -esimo α −1 (con m stabilito nel trattato di riassicurazione) sinistro tra gli n verificatisi e sotto l’ipotesi di distribuzione del risarcimento data dalla Pareto(α ) : FX ( x) = 1 − x −α . L’espressione del premio equo indicato corrisponde al valore atteso condizionato E [X / X > x m:n ] . - Ammeter E [X R ] ( ) 1 Γ m −1 t α α ottenuto con l’ipotesi che i = × α − 1 Γ(m − 1) sinistri siano i.i.d. come una Pareto(α ) e indipendenti da N la cui distribuzione è data dalla Poisson(t ) . Per la L.C.R., proposte per i premi equi sono state fatte da: - Ammeter E [X R ] ( 1 1 α ×t α Γ m +1− α = × α −1 Γ(m ) ) con le stesse ipotesi fatte per il calcolo nella E.CO.MO.R. Benktander propone invece di approssimare E [X R ] con il premio equo di un trattato “Excess of Loss” con una priorità opportunamente definita. 48 3.6 NUOVA TIPOLOGIA RIASSICURATIVA Tutte le coperture riassicurative trattate nei precedenti paragrafi riguardano la ripartizione del risarcimento, e sono quindi dirette a diminuire semplicemente (proporzionali) o a livellare, omogeneizzando (non proporzionali), i massimi esborsi possibili e i capitali assicurati, e possono riguardare ogni singolo sinistro o una collettività di rischi omogenei o, al limite, l’intero portafoglio. Riassicurazione di probabilità. Un nuovo modo per effettuare la riassicurazione è quello di alterare contrattualmente la probabilità di verificarsi del sinistro, a differenza di tutte le altre coperture riassicurative trattate precedentemente, che intervengono direttamente o indirettamente sulla ripartizione del risarcimento X . L’unico modo per poter realizzare questo risultato è aggiungere esperimenti casuali che determinino come deve essere ripartito il danno da risarcire tra l’assicuratore e il riassicuratore. Il caso più estremo è quello in cui il danno viene interamente addossato all’assicuratore o al riassicuratore, a seconda dell’esito degli esperimenti. Esempio: si considera un contratto assicurativo vita, con modalità capitale differito, per cui un individuo di età x , se vivo dopo n anni, con probabilità n p x , riceve un capitale C . Si suppone che n p x = 0,8 , valore desunto dalle tavole di mortalità. Se l’assicuratore che ha acquisito questo contratto, lo reputa troppo pericoloso, perché con probabilità di verificarsi del “danno” molto alta, la può diminuire, ad esempio fino al valore q = 0,4 . Allora può utilizzare una copertura riassicurativa basata su un esperimento casuale con due esiti, ognuno con probabilità ½. Il risarcimento tocca interamente all’assicuratore, se l’evento non si verifica, e tocca interamente al riassicuratore, se 49 esso si verifica. Stipulato questo contratto di riassicurazione, la probabilità del verificarsi dell’evento “conservata” dall’assicuratore, è quella voluta: n p x × 1 2 = 0,4 . Si può effettuare un confronto con una riassicurazione proporzionale e, a parità di premio equo, vedere come questo esempio di riassicurazione di probabilità influisce sulla varianza dell’esborso dell’assicuratore: p C 0 1 - p si considera il rischio X = è E [X ] = pC e Var ( X ) = E [X 2 ] − E [X ]2 = C 2 p − C 2 p 2 = C 2 p(1 − p ) 1) Con la riassicurazione proporzionale con aliquota ritenuta a è E[ X 1C ] = p (aC ) = aE[ X ] e E[ X 1R ] = p(1 − a )C = (1 − a )E[ X ] ( ) [( ) ]− E [X ] = (a C )p − (apC ) Var (X ) = (1 − a ) C p (1 − p ) Var X 1C = E X 1C 2 1R 2 1C 2 2 2 2 = a 2 C 2 p (1 − p ) 2 2) Con la riassicurazione di probabilità con probabilità conservata q , è [ ] E X 2C = qC = ( p − q ) E [X ] q E[ X ] e E X 2 R = ( p − q )C = p p [ ] ( ) [( ) ]− E [X ] = (C )q − (qC ) = C q(1 − q ) Var (X ) = E [(X ) ]− E [X ] = (C )( p − q ) − [( p − q )C ] = 2 2C 2 2 2R 2 2R 2 2 Var X 2C = E X 2C 2R 2 2 2 = C 2 ( p − q )(1 − p + q ) A parità di media del rischio ceduto, cioè con aE [X ] = q E[ X ] , ossia p q = ap , si ha che la varianza del rischio con la riassicurazione proporzionale è minore della varianza nel caso di riassicurazione di probabilità, sia per l’assicuratore che per il riassicuratore. È infatti: per l’assicuratore a 2 C 2 p(1 − p ) ≤ C 2 q (1 − q ) poiché a ≤ 1 per il riassicuratore (1 − a )2 C 2 p(1 − p ) ≤ C 2 ( p − q )(1 − p + q ) poiché a ≥ 0 50 Mentre nella scelta tra le due è preferibile la riassicurazione proporzionale (per la maggiore riduzione di varianza), in un’ottica di omogeneizzazione dei rischi del portafoglio, queste due modalità possono essere efficacemente combinate (vedi successivamente, tabella 3.3). Da segnalare inoltre che anche questa copertura riassicurativa comporta un semplice calcolo del premio equo di riassicurazione, analogo a quello per le riassicurazioni proporzionali. L’aspetto problematico in questa forma di riassicurazione può essere rappresentato dalla realizzazione dell’esperimento in modo da garantire la probabilità q contrattualmente fissata. Per evitare contestazioni si può pensare di fissare, fin dall’inizio del periodo di assicurazione – riassicurazione, se un singolo contratto spetta interamente all’assicuratore o al riassicuratore. Al di là di questa perplessità, questa copertura riassicurativa potrebbe aiutare, come si era già detto, l’assicuratore a omogeneizzare i rischi del portafoglio, livellandone le probabilità di accadimento degli stessi. Qualora si utilizzassero entrambe le forme di riassicurazione (questa, di probabilità e, ad esempio, la copertura per eccedente di somma), questo livellamento dei rischi potrebbe essere ulteriormente rafforzato. Il risultato di una tale omogeneizzazione, attuata in riferimento a 10 contratti con valori (o capitali o massimali) assicurati Vi , probabilità di verificarsi del sinistro pi , relativi premi equi e Pi , con la riassicurazione per eccedente di somma con pieno C = 5000 e con la riassicurazione sulle probabilità con probabilità conservata per ogni sinistro pari a q = 0,4 , può essere visto nella seguente tabella. 51 Tabella 3.3 Senza riassicurazione Vi pi ePi 1 7000 0,1 700 2 9000 0,4 3600 3 5000 0,2 1000 4 5000 0,6 3000 5 6000 0,4 2400 6 7000 0,5 3500 7 8000 0,6 4800 8 1000 0,5 500 9 10000 0,2 2000 10 3000 0,4 1200 i 10000 8000 6000 P 4000 V 2000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Riassicurazione per eccedente di somma i 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Vi^ 5000 5000 5000 5000 5000 5000 5000 1000 5000 3000 pi ePi 0,1 500 0,4 2000 0,2 1000 0,6 3000 0,4 2000 0,5 2500 0,6 3000 0,5 500 0,2 1000 0,4 1200 10000 8000 6000 P 4000 V 2000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Riassicurazione combinata, sulle probabilità e per eccedente di somma i 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Vi^ 5000 5000 5000 5000 5000 5000 5000 1000 5000 3000 ePi q 0,1 500 0,3 1500 0,2 1000 0,3 1500 0,3 1500 0,3 1500 0,3 1500 0,3 300 0,2 1000 0,3 900 10000 8000 6000 P 4000 V 2000 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 L’omogeneizzazione così ottenuta è decisamente efficace, riducendo i vari contratti ad uno stesso “contratto ideale”, il cui massimo esborso e la cui massima probabilità di verificarsi sono scelte dall’assicuratore. L’omogeneizzazione a livello del solo capitale assicurato infatti può essere talvolta non del tutto soddisfacente: un indicatore migliore del 52 livello di omogeneizzazione dei vari rischi può essere rappresentato dal premio di assicurazione al netto del premio di riassicurazione, poiché, a parità di capitale assicurato, se anche i premi netti sono pressoché uguali, ciò significa che i rischi conservati sono veramente omogenei. 53 CAPITOLO 4 ANALISI DELLA CONVENIENZA ALLA RIASSICURAZIONE 4.1 ELEMENTI DI TEORIA DELL’UTILITÀ Spesso, nella vita di tutti i giorni, e ancor più nelle materie attuariali, si ha a che fare con delle situazioni aleatorie, il cui esito quindi è incerto. Il più classico e diffuso indicatore di queste situazioni è, com’è noto, il valore monetario atteso. Data una variabile aleatoria risultato X , con una serie di possibili esiti x1 ,..., x n e con relative probabilità p (x1 ),..., p( x n ) , tali che ∑ n i =1 p( xi ) = 1 , si definisce x = E [X ] = ∑i =1 xi p( xi ) , o anche _ Def. di valore monetario atteso n x = E [ X ] = ∫ zdFx ( z ) , interpretando l’integrale nel senso di Stiltjies. _ R Quest’ultima formula è valida in generale, quindi anche per il caso in cui l’insieme dei possibili risultati della variabile X sia continuo Questo indicatore porterebbe a giudicare indifferente scambiare un guadagno aleatorio con il suo valor medio deterministico. Ma generalmente nella realtà non è così, e per quantificare le valutazioni che gli individui fanno riguardo a situazioni aleatorie, si utilizza un’opportuna trasformazione dei suddetti valori, invece che direttamente gli stessi; non solo, quei guadagni (in senso lato poiché potrebbero prefigurarsi anche con valori negativi) vengono considerati come variazioni della ricchezza posseduta. 54 Esempio. Un aumento del proprio capitale di una somma, ad esempio di 1000 (euro), viene valutata più o meno buona, a seconda del livello del capitale già detenuto. Infatti, per un individuo che ha un capitale di 100 (euro), un introito di 1000 vale molto più di quanto possa valere per un individuo che ha già un capitale di un milione (per il quale, un aumento di 1000 non è più di tanto significativo). Questa differenza, oggettivamente riconoscibile, non si riscontra se si valuta guardando solamente l’incremento di ricchezza: la somma 1000 è la stessa per entrambi. Spesso come trasformazione della ricchezza detenuta viene utilizzata la cosiddetta funzione di utilità, indicata con u , funzione che appunto esprime l’utilità che il soggetto attribuisce al possesso di ricchezza. u ( X ) è l’utilità dell’importo certo x ∈ R (è quindi l’utilità che l’individuo ha con un capitale pari a x ). Essa deve essere continua e crescente (infatti è ovvio che se un valore x1 è maggiore di un valore x 2 , l’utilità che il soggetto attribuisce al valore x1 deve essere maggiore dell’utilità attribuita al valore x 2 ), quindi, se anche derivabile, con derivata prima maggiore o uguale a zero. Ma nulla di generale si può dire riguardo alla concavità/convessità di questa funzione. Infatti essa può essere lineare, concava, convessa … Si assume che l’utilità, che l’individuo attribuisce al valore 0, sia pari a 0. Inoltre, si può standardizzare la funzione con delle trasformazioni lineari (si dimostra che il sistema di preferenza determinato da una funzione di utilità è invariante per trasformazioni lineari crescenti). 55 La funzione di utilità è quindi una misura più opportuna per fare valutazioni e l’individuo, invece di usare, come indicatore, il valore monetario atteso, può impiegare l’utilità attesa. Se X è la ricchezza aleatoria posseduta e U = u ( X ) è la variabile aleatoria ottenuta dalla trasformazione u di X , allora: Def. di utilità attesa E [U ] = E[u ( X )] = ∑i =1 u (xi ) p(xi ) = ∫ u (z )dFx (z ) n R Se la u si assume superiormente limitata (ad esempio da 1, con standardizzazione della funzione), si dice di assumere l’ipotesi di saziabilità. Ciò non è possibile nelle ipotesi di linearità e di convessità di u , mentre l’assunzione di limitatezza può essere soddisfatta se si ammette la concavità della funzione di utilità. Per capire le implicazioni di queste tre ipotesi sulle scelte di un individuo, si considera il cosiddetto equivalente certo. Def. di equivalente certo xc = u −1 (E[u ( X )]) Ovviamente questo importo xc , confrontato con la media E [ X ] , soddisfa differenti disuguaglianze, a seconda della concavità della funzione u (.) . 1 Se u è una funzione lineare, E [u ( X )] = u (E [X ]) e xc = E[X ]. In questo caso si dice che l’individuo è neutrale al rischio. 2 Se u è una funzione concava, E [u ( X )] ≤ u (E [X ]) e xc ≤ E [X ] . In questo caso si dice che l’individuo è avverso al rischio. 3 Se u è una funzione convessa, E [u ( X )] ≥ u (E [X ]) e xc ≥ E [X ] . In questo caso si dice che l’individuo è propenso al rischio. È interessante reinterpretare xc come ricchezza deterministica posseduta, giudicata equivalente a quella incerta rappresentata da X . 56 Data una variabile aleatoria X che indica il capitale di un soggetto, con realizzazioni x1 ,..., x n e relative probabilità p(x1 ),..., p(x n ) , per individui avversi al rischio, si definisce: Def. di premio al rischio π = E ( X ) − xc ; è quell’importo che rappresenta il massimo valore che l’individuo (avverso al rischio) è disposto a pagare con certezza per evitare la detenzione della ricchezza aleatoria X . Def. di misura di avversione al rischio di Pratt r (x ) = − u ' ' (x ) , per la quale u' (x ) vale: π > 0 se e solo se u ' ' (x ) < 0 se e solo se r (x ) > 0 . 4.2 DEFINIZIONI GENERALI Nota: per chiarezza, tutti i contratti nominati, non espressamente accompagnati dal termine “riassicurativo” o simili, devono essere automaticamente considerati come contratti di assicurazione tra compagnia assicuratrice e soggetto; inoltre per compagnia si intenderà sempre la compagnia assicuratrice, mentre per la compagnia riassicuratrice verrà sempre utilizzato il termine “riassicuratore”. Si assume nel rapporto trilaterale assicurato – compagnia – riassicuratore, che siano noti i seguenti elementi: X variabile aleatoria “prestazione del contratto di assicurazione” con distribuzione generica FX ( x ) (generalmente il punto 0 è l’unico punto di massa di probabilità, cioè tale che Pr ( X = 0) > 0 , essendo l’insieme di tutti gli altri punti un insieme continuo) e P = E[X ] m premio equo di assicurazione caricamento di sicurezza che l’assicuratore inserisce nel premio puro 57 caricamento per spese per il contratto di assicurazione (supposto s proporzionale al premio di tariffa secondo un’aliquota data, η , senza che l’assicuratore possa modificarla) P premio puro di assicurazione; P = e P + m T premio di tariffa per il contratto di assicurazione; T P = P + s P l (.) funzione che associa ad un rischio (come X ), la parte di rischio ceduta al riassicuratore; per cui, se si verifica il sinistro con valore del danno x , all’assicuratore spetta il risarcimento x − l (x ) e al riassicuratore una parte del risarcimento pari a l (x ) e P R = E[l ( X )] premio equo di riassicurazione m R caricamento di sicurezza inserito dal riassicuratore sR caricamento per spese per il contratto di riassicurazione, anche questo supposto proporzionale, secondo un’aliquota data δ , al premio di tariffa per il contratto di riassicurazione P R premio puro di riassicurazione; P R = e P R + m R (si considera il premio puro di riassicurazione, al netto della provvigione di riassicurazione) T P R premio di tariffa di riassicurazione; T P R = P R + s R Con le assunzioni fatte, siano infine: u A , u C , u R le funzioni di utilità rispettivamente dell’assicurato (A), della compagnia (C) di assicurazione, del riassicuratore (R) g A , gC , g R le ricchezze iniziali (prima di concludere i contratti) rispettivamente dell’assicurato, dell’assicuratore e del riassicuratore. 4.3 PUNTO DI VISTA DELL’ASSICURATO Si assume che l’assicurato sia avverso al rischio, ipotesi molto ragionevole, poiché altrimenti non prenderebbe neanche in considerazione 58 l’eventualità di assicurarsi per un rischio monetario pagando più del danno atteso. Se non si assicura, l’assicurato dispone della sua ricchezza g A . A suo carico, grava il rischio X , quindi la sua è una “situazione” aleatoria. La sua valutazione di convenienza è data dall’utilità media: u A,1 = E[u ( g A − X )] = ∫ u A ( g A − x )dFX ( x ) _ +∞ 0 4.3.1 Se si assicura, l’assicurato elimina totalmente il rischio X , tramite il pagamento del premio di tariffa T P . La sua utilità è _ u A, 2 ( P ) = u (g T A A −T P ) 4.3.2 Perché all’assicurato convenga stipulare il contratto, deve essere: _ u A, 2 ( P) ≥ u T _ 4.3.3 A,1 Per trovare il valore massimo del premio di tariffa, per cui all’assicurato convenga concludere il contratto di assicurazione, si deve risolvere quindi l’equazione nella variabile T P _ u A, 2 ( P) = u T _ 4.3.4 A,1 Si intuisce immediatamente che, se π A è la soluzione dell’equazione 4.3.4, il valore g A − T P è l’equivalente certo, secondo la funzione di utilità dell’assicurato, della situazione rappresentata dal capitale dell’assicurato sotto il rischio X . π A rappresenta perciò il massimo valore del premio oltre il quale cessa la convenienza del contratto di assicurazione per l’assicurato. Ricordando l’avversione al rischio dell’assicurato e la definizione di premio al rischio, risulta ovviamente che il valore π A è maggiore del premio equo e P e ciò rende possibile l’inserimento di un caricamento di sicurezza da parte dell’assicuratore. 59 4.4 PUNTO DI VISTA DELL’ASSICURATORE Si assume che anche l’assicuratore sia avverso al rischio. Egli deve decidere se gli conviene stipulare il contratto di assicurazione, in base al premio introitato, eventualmente riassicurandosi. Si suppone inizialmente che l’assicuratore analizzi la convenienza soltanto al contratto assicurativo senza riassicurarsi. Successivamente verrà analizzato il caso in cui l’assicuratore valuti l’ipotesi di stipulare il contratto assicurativo e contemporaneamente di riassicurarsi L’assicuratore dispone del capitale g C , quindi la sua utilità è _ u C ,1 = uC ( g C ) Se viene stipulato 4.4.1 il contratto di assicurazione, la ricchezza dell’assicuratore aumenta del valore del premio puro P , ma diventa aleatoria e non più certa. La situazione, dopo aver concluso il contratto di assicurazione, ma prima di concludere l’eventuale contratto di riassicurazione, include il rischio del contratto, quindi i due possibili esiti per l’assicuratore sono: 1) l’evento oggetto del rischio si verifica l’assicuratore, che dispone già del capitale g C , aumentato del premio puro P (equivalente al premio di tariffa T P introitato, decurtato dalle spese s ), subisce una perdita pari al danno verificatosi (nel caso, supposto, di copertura integrale), che segue la distribuzione FX ( x ) . 2) l’evento oggetto del rischio non si verifica all’assicuratore rimane semplicemente il capitale g C + P , senza altri esborsi 60 La valutazione di convenienza dell’assicuratore è data dall’utilità media: _ ( ) ( +∞ ) u C,2 T P = ∫ uC g C +T P − s − x dFX (x) 0 4.4.2 Perché all’assicuratore convenga il contratto di assicurazione, dev’essere: _ u C ,2 ( P) ≥ u T _ 4.4.3 C ,1 Per l’assicuratore si può fare l’analogo discorso fatto per l’assicurato. Per trovare il valore minimo del premio di tariffa, per cui all’assicuratore convenga stipulare il contratto di assicurazione, si deve risolvere l’equazione, nella variabile T P : _ u C ,2 ( P) = u T _ 4.4.4 C ,1 Anche qui è chiaro che, se π C , 2 è la soluzione dell’equazione 4.4.4, esso rappresenta il minimo valore sotto il quale cessa la convenienza al contratto di assicurazione per l’assicuratore. Per l’assicuratore si prospetta l’ipotesi di stipulare un contratto di riassicurazione, per cedere una parte del rischio acquisito. Deve decidere se gli conviene cedere quella parte del rischio, a seconda dei premi di assicurazione e di riassicurazione pattuibili. La situazione, una volta concluso il contratto di riassicurazione (e di assicurazione) è comunque aleatoria e prevede due possibili esiti: 1) l’evento oggetto del rischio si verifica l’assicuratore, che dispone già del capitale g C , aumentato del premio puro (quindi al netto delle spese) di assicurazione P introitato, e decurtato del premio di riassicurazione T P R pagato, subisce una perdita variabile in base alla modalità riassicurativa, che dipende da l (.) 2) l’evento oggetto del rischio non si verifica allora l’assicuratore non è tenuto al risarcimento 61 In questa situazione quindi, la sua valutazione di convenienza è data dall’utilità media: _ ( ) ( +∞ ) u C ,3 T P, T P R = ∫ u C g C +( T P − s) − x− T P R + l ( x) dFX (x ) 0 4.4.5 Perché all’assicuratore convenga il contratto di riassicurazione (e di assicurazione), dev’essere per T P e per T P R _ ( ) _ u C , 3 T P, T P R ≥ u C , 2 ( P) T 4.4.6 Anche in questo caso, per l’assicuratore esiste un valore del premio di assicurazione, chiamato π C ,3 ( T P ) e che realizza l’uguaglianza _ ( ) _ u C , 3 T P, T P R = u C , 2 ( ) π C ,3 T P ( P) T 4.4.7 rappresenta il massimo valore del premio di tariffa per il contratto di riassicurazione, oltre il quale il contratto di riassicurazione non è vantaggioso per l’assicuratore. Il contratto di riassicurazione deve inoltre essere conveniente rispetto alla situazione di partenza (con il solo capitale g C ); questa condizione si tramuta nella _ ( ) _ u C ,3 T P, T P R ≥ u C ,1 4.4.8 La convenienza alla stipulazione di entrambi i contratti dipende quindi ) Il luogo delle coppie ( dalla coppia ( T P, T P R , e non è più un semplice intervallo. T ) P, T P R che rendono conveniente i due contratti per l’assicuratore, sono quindi quelle coppie che soddisfano: ( ) _ _ u C ,3 T P, T P R ≥ max u C , 2 ( P ), u T _ C ,1 4.4.9 Nel seguito il luogo delle coppie che realizzano quella disuguaglianza verrà indicato con ( T P, T P R ) C . 62 4.5 PUNTO DI VISTA DEL RIASSICURATORE Si assume che anche il riassicuratore sia avverso al rischio. È un’ipotesi molto ragionevole, perché è innanzitutto anche lui un assicuratore, nel senso che incassa un premio certo in cambio di una prestazione aleatoria, e, in quanto assicuratore, è avverso al rischio. Il riassicuratore deve decidere se accettare il rischio che l’assicuratore gli cede, in base al prezzo pattuito (premio di riassicurazione). Il riassicuratore dispone del capitale certo g R , e la sua utilità è: _ u R ,1 = u R (g R ) 4.5.1 Assumendo che debba valutare solo questo singolo contratto di riassicurazione, e non questo in relazione agli altri, il riassicuratore, stipulando il contratto di riassicurazione con premio di tariffa di T riassicurazione P R generico, acquisisce un rischio, quindi la sua ricchezza non è più certa, ma aleatoria. La sua valutazione di convenienza, dopo aver stipulato il contratto, è data dall’utilità media: _ u R,2 ( T ) +∞ ( ) P R = ∫ u R g R + ( T P R − s R ) − l ( x) dFX ( x) 0 4.5.2 Perché al riassicuratore convenga il contratto di riassicurazione, dev’essere: _ u R,2 ( T ) _ P R ≥ u R ,1 4.5.3 Anche in questo caso, per il riassicuratore esiste un valore π R , trovato tramite l’equazione in T P R _ u R,2 ( T ) _ P R = u R ,1 4.5.4 che rappresenta il minimo valore del premio di tariffa per il contratto di riassicurazione, sotto il quale non c’è convenienza per il riassicuratore. 63 4.6 CONVENIENZA AI CONTRATTI DI ASSICURAZIONE E RIASSICURAZIONE Ricapitolando, per il contratto di assicurazione tra assicurato e compagnia, si è ottenuto che all’assicurato conviene fare il contratto di assicurazione anche se il premio di assicurazione è maggiore del premio equo, e che la compagnia di assicurazione è disposta ad accettare il contratto solo se il premio è maggiore del premio equo. Ma questo non dà la certezza che esista un valore del premio che renda il contratto vantaggioso per entrambi i contraenti. Ricordando che π A è il massimo valore del premio che l’assicurato è disposto a pagare, e π C , 2 è il minimo valore del premio che rende il contratto conveniente per la compagnia, si ha che: - se π A < π C , 2 non esistono soluzioni, e non c’è nessun accordo - se π A = π C , 2 esiste un unico valore del premio ( T P = π A = π C , 2 ), indifferente per entrambi i contraenti. In questo caso è difficile che il contratto venga stipulato, perché il margine di sicurezza è il minimo che l’assicuratore è disposto ad inserire. - se π A > π C , 2 esiste un intervallo per il premio di assicurazione, in cui risulta conveniente il contratto sia per l’assicurato che per la compagnia di assicurazione. Per il contratto di riassicurazione tra compagnia assicuratrice e riassicuratore, il discorso si complica perché, come è stato già detto, la regione di convenienza per l’assicuratore è una regione dipendente sia dal premio di tariffa per il contratto di assicurazione sia da quello del contratto di riassicurazione. 64 Si ha che: - se la regione ( T P, T P R ) C non comprende valori per il premio di riassicurazione maggiori di π R , allora non c’è una regione di convenienza, e l’assicuratore non stipula il contratto di riassicurazione; allora analizza la convenienza al singolo contratto di assicurazione - se la regione ( T P, T P R ) C contiene π R come punto di frontiera e nessun altro punto di T P R tale che sia maggiore di π R , esiste un unico valore che rende indifferente il contratto di riassicurazione; probabilmente, sempre per gli stessi motivi, l’assicuratore non stipula il contratto di riassicurazione - se la regione ( T P, T P R ) C comprende valori, per il premio di riassicurazione, maggiori di π R , allora esiste una regione di convenienza, per cui l’assicuratore stipula il contratto di assicurazione e di riassicurazione. Un altro possibile impiego di questi ragionamenti è l’analisi non del singolo rischio da assicurare e riassicurare, ma l’analisi di un trattato di riassicurazione da stipulare. Utilizzando le relazioni già trovate, si può arrivare a delle conclusioni di carattere generale, per i trattati obbligatori e facob. Quest’analisi verrà presentata nel paragrafo 4.7. Per analizzare meglio la convenienza dei contratti per i tre soggetti considerati, si fanno ora delle ipotesi più specifiche circa le loro funzioni di utilità: u A ( x) = 1 − e −αx funzione di utilità dell’assicurato u C ( x) = 1 − e − βx funzione di utilità della compagnia assicurativa u R ( x) = 1 − e −γx funzione di utilità del riassicuratore 65 È ben noto che per le funzioni di utilità esponenziali, l’indice di ArrowPratt è costante. Se u ( x) = 1 − e − λx , allora r ( x) = − u ' ' ( x) − λ2 e − λx =− =λ. u ' ( x) λe −λx Quindi, nella famiglia delle funzioni di utilità considerate (esponenziali), quanto minore è il valore del parametro, tanto meno è avverso al rischio il soggetto di volta in volta considerato. Con l’ipotesi di esponenzialità per le funzioni di utilità, si ha: Per l’assicurato _ +∞ +∞ 0 0 la 4.3.1 diventa u A,1 = ∫ u A (g A − x )dFX (x ) = ∫ 1 − e −α ( g la 4.3.2 diventa u A, 2 (T P ) = u A (g A − T P ) = 1 − e −α (g _ A− T P A −x ) dFX ( x ) ) la convenienza all’assicurazione (4.3.3) per esso si traduce in: 1− e ( −α g A −T P +∞ ) ≥ 1 − e −α ( g ∫ A −x ) dFX (x ) 0 +∞ T P≤ ln ∫ eαx dFX (x ) 0 4.6.1 α il valore π A che rende il contratto di assicurazione indifferente per +∞ l’assicurato è π A = ln ∫ eαx dFX ( x ) 0 α Per l’assicuratore _ la 4.4.1 diventa u C ,1 = uC ( g C ) = 1 − e − βg C la 4.4.2 diventa ( ) ( ) u C,2 T P = ∫ uC g C + ( T P − s) − x dFX (x) = ∫ 1− e −β (gC +( P−s )− x )dFX ( x) _ +∞ 0 +∞ T 0 la convenienza all’assicurazione (4.4.3) si traduce per esso in : ∫ +∞ 0 1− e −β (gC +( P−s)− x )dFX ( x) ≥ 1− e −βgC T 66 +∞ T P≥ ln ∫ e βx dFX ( x) P≥ ln ∫ e βx dFX ( x) 0 β +s +∞ T 0 4.6.2 β (1−η) il valore π C , 2 che rende il contratto di assicurazione indifferente per +∞ l’assicuratore è π C,2 = ln ∫ e βx dFX ( x) 0 β (1−η) la 4.4.5 diventa ( _ ) ( +∞ ) u C,3 T P, T P R = ∫ uC g C + ( T P − s)−T P R − x + l ( x) dFX (x) = 0 = ∫ 1 − e − β (g C + ( +∞ T P −s ) −T P R − x +l ( x) 0 )dF (x) X la convenienza ad entrambi i contratti (4.4.9) si traduce per esso in: _ ( ) _ _ ( ) _ u C , 3 T P, T P R ≥ u C , 2 ( P) T u C ,3 T P, T P R ≥ u C ,1 che diventano: +∞ T PR ≤ ln ∫ e βx dFX ( x) 0 β +∞ − ln ∫ e β ( x −l ( x ) ) dFX ( x) 0 4.6.3 β +∞ T P R ≤ T P(1 − η ) − ln ∫ e β ( x −l ( x ) ) dFX ( x) 0 4.6.4 β che possono essere riassunte nella +∞ βu ln +∞ e β (u −l (u ) ) dF (u ) ln e dF ( u ) X X ∫ ∫0 T P R ≤ min T P(1 − η ), 0 − β β 4.6.5 Per il riassicuratore la 4.5.1 diventa u R (g R ) = 1 − e −γg R la 4.5.2 diventa: +∞ +∞ −γ [ g + ( T R R ∫ u R [ g R +( P − s ) − l ( x)]dFX ( x) = ∫ 1 − e R 0 0 67 T P R − s R ) −l ( x )] dFX ( x) la convenienza al contratto di riassicurazione (4.5.3) si traduce in: +∞ ∫1 − e −γ [ g R + (T P R − s R ) −l ( x )] dFX ( x) ≥ 1 − e −γ ( g R ) 0 +∞ T PR ≥ ln ∫ e γl ( x ) dFX ( x) + sR 0 γ +∞ T PR ≥ ln ∫ e γl ( x ) dFX ( x) 0 4.6.6 γ (1 − δ ) Il valore π R che rende il contratto di riassicurazione indifferente per +∞ il riassicuratore è π R = ln ∫ e γl ( x ) dFX ( x) 0 γ (1 − δ ) . Si nota immediatamente che nella determinazione dei vari π A , π C , 2 , π R , e della regione ( T P, T P R ) C , con l’ipotesi di esponenzialità delle funzioni di utilità, non compaiono i capitali iniziali g A , g C , g R ; questo non significa che siano ininfluenti, infatti essi contribuiscono alla determinazione dei parametri delle funzioni di utilità: quanto più alto è il capitale di un soggetto, tanto meno egli è avverso al rischio, e quindi, ricordando la relazione tra il parametro della funzione di utilità e la misura di avversione al rischio di Arrow-Pratt, tanto più piccolo è il valore del parametro della funzione esponenziale. Per chiarire, confrontando l’assicurato e la compagnia di assicurazioni, il capitale della compagnia è di gran lunga maggiore del capitale dell’assicurato, quindi la compagnia è meno avversa al rischio di quanto lo è l’assicurato. È immediata conseguenza quindi che il parametro β (della funzione di utilità della compagnia) è minore del parametro α (della funzione di utilità dell’assicurato); occorre sottolineare che questa relazione ( α > β ) 68 non garantisce l’esistenza di un intervallo di negoziazione del premio di assicurazione, a causa delle spese che l’assicuratore deve sopportare, η T P . Analogo discorso vale per il rapporto tra assicuratore e riassicuratore. Si può vedere, tramite un’analisi grafica, come varia la regione complessiva di convenienza per i due contratti. Per il contratto di assicurazione si è visto che la regione di convenienza per i due contraenti è data dall’insieme dei punti tali che T P è compreso tra π C , 2 e π A (valori dipendenti solo dalla distribuzione del danno X ): Grafico 4.1 La regione di convenienza per il contratto di riassicurazione è più interessante, perché dipende da due variabili. Essa deve rispettare le condizioni imposte dalla 4.6.3, 4.6.4 e 4.6.6. La 4.6.6 impone, per la convenienza del riassicuratore, che il premio di riassicurazione sia superiore ad una certa soglia, indicata con π R (l ) perché dipendente dal tipo di copertura riassicurativa scelta, l (.) . La 4.6.3 identifica il valore massimo del premio di riassicurazione, per l’assicuratore; esso deve essere minore di un certo valore, indicato con π C ,3 (l ) perché dipendente dalla distribuzione del danno X e dal tipo di 69 copertura riassicurativa scelta, l (.) , dato dalla differenza tra π C , 2 e il +∞ ln ∫ e β ( x −l ( x ) ) dFX ( x) 0 valore β , indicato con k (l ) . La 4.6.4 impone un ulteriore vincolo al premio T P R , dipendente dal premio T P ; la limitazione imposta è data da una retta con equazione +∞ T e con P = P(1 − η ) − R T inclinazione ln ∫ e β ( x −l ( x ) ) dFX ( x) 0 β di un angolo = T P(1 − η ) − k (l ) minore di 4.6.6 45° (è infatti arctg (1 − η ) < arctg (1) = 45° ). Poiché il punto (π C , 2 ,π C ,3 (l )) soddisfa l’equazione 4.6.6, ciò significa che la retta data dalla 4.6.6 passa per il punto. La figura della regione di convenienza alla riassicurazione (grigio scuro) è quindi univocamente determinata, rispetto alla regione di convenienza per l’assicurazione (grigio chiaro) che coincide, com’è già stato detto, con la parte di piano delimitata, per le ascisse, dai valori π A e π C , 2 . La regione di convenienza alla riassicurazione appare quindi come un trapezio scaleno, come nel seguente grafico. Grafico 4.2 La principale considerazione che si può evincere da questi risultati è che l’area di convenienza per l’assicuratore, con la riassicurazione, si estende 70 oltre l’originaria regione di convenienza all’assicurazione, per cui l’assicuratore può essere disposto ad acquisire il contratto di assicurazione anche ad un prezzo inferiore a π C , 2 , perché comunque il caricamento insufficiente è compensato dal rapporto riassicurativo. Quindi l’assicuratore, grazie all’intervento del riassicuratore, può proporre sul mercato assicurativo delle polizze con dei premi inferiori alla sua originaria possibilità, premi che rendono le polizze più competitive sul mercato rispetto a quelle di eventuali altre compagnie di assicurazione con stessa avversione al rischio e che non ricorrono alla riassicurazione. La forma della regione di convenienza ai contratti è sempre la stessa, ma le dimensioni variano a seconda delle avversioni al rischio, della distribuzione del danno X e della copertura riassicurativa l (.) . Per ricercare, in quest’area di convenienza, una soluzione che sia soddisfacente per i tre soggetti, si deve introdurre un criterio di ottimalità, che verrà presentato nel capitolo 5, dopo un breve sguardo ai principali criteri utilizzati in letteratura. 4.7 CONVENIENZA AI TRATTATI DI RIASSICURAZIONE Con gli stessi risultati ottenuti per analizzare le regioni di convenienza ai contratti di assicurazione e riassicurazione, si può anche effettuare un’analisi dei trattati di riassicurazione e delle relative regioni di convenienza. Le scelte ottimali di riassicurazione verranno trattate sempre nel capitolo 5, anche nel caso dei trattati obbligatori e facob. 71 Caso I: riassicurazione facob Il limite superiore per il premio di assicurazione rimane sempre dato da π A ; la differenza è che il premio di riassicurazione, essendoci un trattato, è una funzione g (.) del premio di assicurazione e della parte di rischio ceduta (spesso anche questa fissata nel trattato), per cui il premio di riassicurazione è automaticamente identificato. Questa funzione g (.) è crescente, e può essere lineare (come g1 ), convessa (come g 2 ), … Grafico 4.3 La regione di convenienza per la riassicurazione coincide con il grafico di questa funzione, per valori del premio di assicurazione inferiori a π A e superiori ad un certo valore generalmente fissato nel trattato, chiamato π * , sotto il quale il contratto non rientra nel trattato (questo valore π * è più piccolo del minimo valore del premio di tariffa a cui l’assicuratore è disposto a vendere il contratto di assicurazione, π C ,3 , ed è comunque maggiore o uguale del premio di tariffa che introiterebbe il riassicuratore acquisendo direttamente il rischio sul mercato). Per il caso invece, in cui l’assicuratore decida di non riassicurarsi, allora la regione di convenienza comprende i restanti punti tali che il premio T P è delimitato da π C , 2 e π A . 72 Caso II: riassicurazione obbligatoria Il discorso si ripete analogo a quello fatto per le riassicurazioni facob, con l’unica differenza che appunto l’assicuratore, se acquisisce il rischio sul mercato, deve cederlo al riassicuratore secondo i patti stabiliti nel trattato; l’assicuratore non ha facoltà di scelta, quindi la regione di convenienza, in questo caso, coincide con il grafico della funzione g (.) . Grafico 4.4 Un’altra interessante applicazione di questi ragionamenti può essere svolta in riferimento non ad un preesistente trattato di riassicurazione, ma nell’analisi degli effetti che comporterebbe l’eventuale stipulazione di un trattato di riassicurazione, per la scelta della funzione g (.) . Anche quest’applicazione trattata nel capitolo 5. 73 CAPITOLO 5 POLITICHE OTTIMALI DI RIASSICURAZIONE 5.1 PREMESSA L’analisi delle regioni di convenienza ai contratti di assicurazione e di riassicurazione effettuata nel precedente capitolo, si inserisce in una più ampia ottica di ricerca della miglior copertura riassicurativa, secondo gli interessi del solo assicuratore (politiche unilaterali) o dell’assicuratore e del riassicuratore (politiche bilaterali). Le preoccupazioni principali dell’assicuratore riguardano le fluttuazioni annuali dei risultati economico – patrimoniali, che potrebbero portare a perdite gravose compromettendo gli assetti e gli equilibri aziendali. Per evitare questo o diminuire la probabilità di questi eventi negativi, l’assicuratore può intervenire aumentando il caricamento di sicurezza, ma essendo una scelta che complica l’acquisizione dei contratti sul mercato, è preferibile spesso ricorrere a strumenti come la riassicurazione e la coassicurazione, con qualche sacrificio in termini di guadagno atteso di portafoglio. Tenendo come base le modalità riassicurative trattate nel capitolo 3, verranno presentati vari approcci, basati essenzialmente sulla minimizzazione della probabilità di rovina e sulla massimizzazione dell’utilità attesa, per la determinazione di una politica ottimale di riassicurazione da applicare ad un determinato portafoglio. Verrà di seguito utilizzata la seguente simbologia a livello di portafoglio: - n numero, ipotizzato sufficientemente grande, di contratti omogenei (rischi analoghi, tenuto conto di caratteristiche rilevabili a priori) afferenti al portafoglio considerato. 74 - X i variabile aleatoria, per ogni contratto i , con media E [X i ]= e Pi e varianza Var ( X i ) = σ i2 . A livello di portafoglio: X , e P , σ 2 . - m = ∑i =1 mi caricamento di sicurezza introitato per tutti gli n contratti n - m R = ∑i =1 miR caricamento di sicurezza utilizzato dal riassicuratore n - Gi = e Pi + mi − X i è il guadagno (aleatorio) relativo al generico contratto i - G = ∑i =1 Gi guadagno aleatorio sull’intero portafoglio n - GiC = e Pi + mi − ( e Pi R + miR ) − X iC guadagno aleatorio relativo al contratto i riassicurato; E [GiC ] = mi − miR , Var (GiC ) = Var (X iC ), µ 3 (GiC ) = − µ 3 (X iC ) - G C = ∑i =1 GiC guadagno aleatorio dell’assicuratore relativo ai rischi n conservati; E [G C ] = m − m R , Var (G C ) = Var (X C ), µ 3 (G C ) = − µ 3 (X C ) 5.2 POLITICHE OTTIMALI DI RIASSICURAZIONE Politiche unilaterali In letteratura come politiche unilaterali di riassicurazione sono trattati principalmente i due criteri della massimizzazione dell’utilità attesa e quello della minimizzazione della probabilità di rovina. A) Massimizzazione dell’utilità attesa. L’utilità attesa della ricchezza dell’assicuratore, se effettua la riassicurazione, è E [u (g C + G C )] ; con l’ipotesi di esponenzialità per la funzione di utilità, riprendendo la stessa notazione del capitolo 4, diventa [ E [e C E 1 − e − β (g C + G ) ( − β g C +G C ] ] e massimizzare questo valore significa minimizzare [ ] [ ) = e − βg E e − βG , o analogamente E e − βG C C Modalità “in quota globale”. È m R = (1 − a )k R , dove k R X C = aX C ] o ln(E[e ]). − βG C e si fa l’ipotesi che è il caricamento che il riassicuratore inserirebbe se il complessivo rischio X fosse localizzato presso di lui. 75 Approssimando ([ ln E e − βG l’espressione C ]), che è la funzione generatrice dei cumulanti di G C nel punto − β , con il polinomio di Taylor di ordine 3, si ottiene che l’obiettivo si sposta nella minimizzazione di − βE [G C ] + β2 β3 Var G C − µ 3 G C , al variare del 2 6 ( ) ( ) parametro a . Poiché tale espressione equivale, con le ipotesi assunte, a ( ) − m − (1 − a )k R + ( = − m − (1 − a )k R ) β β2 Var X C + µ3 X C = 2 6 ( ) ( ) β 2 2 β2 3 + aσ + a µ3 , 2 6 si ottiene se µ 3 = 0 kR a* = min 1, 2 βσ se µ 3 > 0 σ 2 a* = min 1, βµ 3 k R µ3 1+ 2 − 1 2 σ2 ( ) Modalità “in quota individuale”. È X iC = ai X i e si fa l’ipotesi, analoga a quella fatta precedentemente, che miR = (1 − a i )k iR , e quella d’indipendenza tra gli n rischi. Per la ricerca della soluzione ottima vale un discorso analogo a quello fatto per la modalità in quota globale; risulta infatti ([ ln E e − βG C ]) = ln E e −β ([ ]) ([ ]) ∑i =1 GiC = ln n E e − βGiC = n ln E e − βGiC . ∑i =1 ∏i=1 n La ricerca della soluzione ottima per ogni contratto i , sempre tramite l’approssimazione di Taylor della funzione generatrice dei cumulanti GiC di ( nel punto ) − mi − (1 − ai )k iR + −β, porta alla ricerca del minimo di β 2 2 β2 3 i ai σ i + ai µ 3 . 2 6 76 Analogamente è se µ 3i = 0 kR ai * = min 1, i 2 βσ i se µ > 0 σ2 a i * = min 1, i i βµ 3 i 3 k iR µ 3i 1+ 2 − 1 2 σ i2 ( ) Modalità “per risk excess of loss”. È X iC = ∑h=i min (Yh ,i , Li ) = ∑h =1 Λ h ,i . Ni Ni Si fa l’ipotesi che la portata sia totale, che i rischi abbiano un massimale M i e che Yh,i iid come Yi . Si definisce K Y ( x) = 1 − FY ( x) . i i Con l’ipotesi che il premio di riassicurazione è calcolato secondo il criterio del valor medio, Pi R = (1 + η i )E[ N i ]∫ K Y (x )dx (con η aliquota Mi i Li di caricamento), e con l’ipotesi che la distribuzione di X C sia Poissoncomposta, si ha [ ] [ ] Mi C C E e − βGi = exp − βPi + β (1 + η i )E ( N i )∫ K Yi ( x )dx E e βX i . Li [ ] β È E e βX = E e ∑ C i Ni Λ h =0 h ,i È E (e βΛ ) = ∫ e βu dFY ( x ) + e βL 0 Li i [ [ ] ]) ( βΛ i −1 . = exp E (N i ) E e i i ∫ Mi Li dFYi ( x ) = 1 + β ∫ e βu K Yi ( x )dx , ottenuto Li 0 integrando per parti e semplificando il tutto. Si ha quindi che [ ] ln E e − βGi = − βP + β (1 + η ) E ( N ) ∫ K Yi ( x )dx + E ( N i )β ∫ e βx K Yi ( x ) C Mi Li Li 0 Il problema di ottimo si riduce alla ricerca del min Li (1 + η i ) ∫ K Yi ( x )dx + ∫ e βx K Yi ( x )dx . Mi Li Li 0 Annullando la derivata di questa funzione della priorità Li , si ha − (1 + η i )K Yi (Li ) + e βLi K Z i ( Li ) = 0 ⇒ Li → +∞ ln(1 + η ) = 0 se L= β La soluzione ottima si può riassumere con Li * = min M i , 77 ln(1 + η i ) . β X C = min{X , L} ; risulta Modalità “aggregate excess of loss”. È ( ) L L L E X C = ∫ K X ( x )dx e Var (X C ) = 2 ∫ xK X ( x )dx − ∫ K X ( x)dx , definito 0 0 0 2 +∞ K X ( x ) = Pr{X ≥ x} . Si fa l’ipotesi m R = η ∫ K X ( x )dx , per cui risulta L +∞ P R = (1 + η )∫ K X ( x )dx . L Per semplicità si arresta lo sviluppo in serie di Taylor dell’espressione ([ ln E e − βG C ]) al secondo termine: − βE[G ]+ β2 Var (G ), ovvero 2 C Φ(L ) = 2 ∫ xK X ( x )dx − ∫ 0 0 L L C +∞ 2 m − η ∫ K X ( x )dx L . K X ( x )dx − β 2 Derivando questa funzione rispetto a L , si vede subito che essa presenta due possibili estremi: L tale che K X (L ) = 0 (ma in questo caso non esiste questo valore), o L tale che L − ∫ K X (x )dx = L 0 η . β Con l’ipotesi di distribuzione esponenziale per X , per esempio, si ottiene, approssimando con il polinomio di Taylor del terzo ordine, L* = 2 E ( X )η . β B) Minimizzazione della probabilità di rovina. La probabilità di rovina nell’esercizio dell’assicuratore nell’esercizio è data da G C − m − gC − m gC + m < Pr G C < − g C = Pr = Φ − σ σ σ { } dove Φ è la funzione di distribuzione della variabile G C standardizzata. Per diminuire questa probabilità, l’assicuratore interviene tramite la riassicurazione, diminuendo quello che viene chiamato l’indice di stabilità 78 del portafoglio. In luogo di quest’indice s = gC + m , si considera l’indice σ in presenza di riassicurazione: s C = gC + mC con m C e σ C caricamento e σC scarto rischio quadratico medio del di portafoglio conservato dall’assicuratore. Il cosiddetto “problema dei pieni relativi” procede all’analisi delle soluzioni ottime di riassicurazione per una data riduzione del guadagno medio di portafoglio. Si tratta quindi di un problema di ottimo vincolato: si minimizza la varianza del portafoglio conservato dall’assicuratore nell’ipotesi, semplificatrice, di indipendenza dei rischi degli n contratti, sotto vincolo di una predeterminata riduzione del guadagno atteso di portafoglio, m − m C . Nel caso di riassicurazione proporzionale, ad esempio, si devono determinare le aliquote di ritenzione ai , con 0 ≤ ai ≤ 1 , che minimizzano la varianza σ 2 (G C ) = ∑i =1σ 2 (GiC ) = ∑i =1σ 2 (ai X i ) = ∑i =1 aiσ i2 , per una data n n n riduzione del guadagno atteso di portafoglio m − m C = ∑i =1 (1 − ai )k i , in n accordo con le precedenti ipotesi fatte sulla determinazione del premio di riassicurazione nel caso di riassicurazione proporzionale. [ ] Considerata la g (a1 ,..., a n ) = ∑i =1 ai2σ i2 + 2λ ∑i =1 (1 − ai )k i − m + m C si può n n ottenere la soluzione ottima con il metodo di Lagrange. Annullando quindi le derivate parziali della funzione g rispetto alle aliquote ai , si ottengono le soluzioni ai = λ ki ; dovendo rispettare il vincolo della σ i2 ∑ riduzione del portafoglio, si ottiene λ = n i =1 ( ki − m − m C k i2 ∑i =1 σ 2 i n 79 ) . Se per questi valori di ai e di λ si soddisfano anche i vincoli 0 ≤ ai ≤ 1 , allora quella trovata è, ovviamente la soluzione ottima. Se così non fosse, un’analisi più accurata mostrerebbe che la soluzione è k ai = min ξ i2 ,1 , dove ξ = σi ∑ n* i =1 ( ki − m − mC k i2 ∑i =1 σ 2 i ) , avendo indicato con n * il n* massimo degli indici tali che, ordinati i contratti i in modo che i rapporti ki k risultino non decrescenti, non sia superiore a uno il rapporto ξ i2 . 2 σi σi Il cosiddetto “problema dei pieni assoluti” prende in considerazione dei criteri per scegliere opportunamente la riduzione m − m C . Generalmente si utilizza il seguente criterio: definita ε* la soglia della probabilità di rovina accettabile dall’assicuratore, la riduzione m − m C si trova numericamente risolvendo la seguente equazione nelle variabili m C e σ C , entrambe univocamente determinate in funzione della riduzione m − m C , gC + mC = Φ −1 (ε *) . C σ Politiche bilaterali I due criteri appena presentati prendono in considerazione solo il punto di vista dell’assicuratore. Potrebbe essere che i risultati più vantaggiosi per l’assicuratore siano i meno vantaggiosi per il riassicuratore, poiché le implicazioni che ogni politica ha sui due soggetti sono spesso di verso contrario dal punto di vista della loro convenienza. Si dicono politiche bilaterali quelle che prendono in considerazione contemporaneamente i punti di vista dei due soggetti interessati. Si valutino le situazioni che si creano con la riassicurazione con il criterio dell’utilità attesa, con funzioni di utilità dell’assicuratore e del riassicuratore uguali a quelle trattate nel capitolo 4: 80 u C ( x ) = 1 − e − βx e u R ( x ) = 1 − e −γx . Considerando la massimizzazione dell’utilità attesa per i due soggetti, si ha che la riassicurazione è conveniente (con le usuali tecniche degli sviluppi accorciati di Taylor) per l’assicuratore se P R ≤ E (X R ) + [ ( )] β 2 σ (X ) − σ 2 X C 2 γ 2 per il riassicuratore se P R ≥ E (X R ) + σ 2 (X R ) e il rapporto riassicurativo può risultare non svantaggioso per entrambi i soggetti solo se, considerato Ψ = [ ( )] β 2 γ σ (X ) − σ 2 X C − σ 2 X R , è Ψ > 0 . 2 2 ( ) I due soggetti, per scegliere la cessione ottimale dei rischi e la conseguente definizione del premio di riassicurazione, possono concordare quella cessione che massimizza l’ampiezza dell’intervallo di negoziazione, che è stato indicato con Ψ . Modalità “in quota globale”. È X C = aX . La funzione da massimizzare è Ψ (a ) = β γ 2 1 − a 2 σ 2 ( X ) − (1 − a ) σ 2 ( X ) 2 2 ( ) annullando la derivata, si ha per a* = e il massimo, ottenuto γ . β +γ La ripartizione di X nelle due componenti aX e (1 − a )X avviene quindi proporzionalmente alle avversioni al rischio dei due soggetti. Effettuando un confronto con l’aliquota ottimale trovata con il criterio della massimizzazione dell’utilità attesa (politiche unilaterali), che diventa a* = kR γ = con l’ipotesi che il caricamento sia valutato dal 2 2β βσ riassicuratore secondo il criterio della varianza ( k R = γ σ2 ), si ha che 2 questa soluzione è minore della soluzione ottenuta con il criterio utilizzato per questa politica bilaterale. 81 Modalità “aggregate excess of loss”. È X C = min{X , L} ; con l’ipotesi della distribuzione del risarcimento globale con distribuzione decumulata K X (x ) , la funzione da massimizzare è Ψ (L ) = = β 2 2 2 +∞ +∞ K ( x )dx − 2 L xK ( x )dx + L K ( x )dx + 2 xK x dx − ( ) X X ∫0 ∫0 X ∫0 ∫0 X − 2 γ +∞ + ∞ K (x )dx 2 x − L K x dx − ( ) ( ) X X ∫L 2 ∫L La priorità ottimale è quella che annulla la derivata di Ψ (L ) : L +∞ Ψ ' (L ) = β K X (L ) ∫ K X ( x )dx − L − γ ∫ K X (x )dx (K X (L ) − 1) = 0 . L 0 5.3 CESSIONI OTTIMALI DEI RISCHI Si considera qui un criterio che prende contemporaneamente in considerazione le esigenze dei due soggetti. Si mira a minimizzare la probabilità di rovina di almeno uno dei due soggetti nell’esercizio: è un criterio che si riferisce alla copertura riassicurativa sull’intero portafoglio acquisito nell’anno. La ricerca dell’accordo ottimo tra assicuratore e riassicuratore, per la definizione dei livelli dell’aliquota di ritenzione a (per la modalità in quota) o della priorità L (per la modalità aggregate excess of loss), va ricondotta dunque, alla minimizzazione, rispetto al tipo di copertura riassicurativa l (.) , della probabilità di rovina di almeno uno tra assicuratore e riassicuratore: min l Pr{almeno uno rovina} = min l [1 − Pr{nessuno rovina}] = = max l Pr{nessuno rovina} La probabilità che nessuno dei due soggetti vada in rovina, si può scrivere come: { Pr{nessuno rovina} = Pr X − l ( X ) ≤ g C + P − P R ∩ l ( X ) ≤ g R + P R 82 } Si devono ora considerare separatamente i due casi, prima accennati. A) Riassicurazione “aggregate excess of loss”. È l ( X ) = max{X − L,0} e il premio di riassicurazione è una funzione della priorità L , P R (L ) . Si ha { } Pr X − l ( X ) ≤ g C + P − P R (L ) ∩ l ( X ) ≤ g R + P R (L ) = { = Pr{min{X , L} ≤ g } = Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) = C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) ∩ ∩ [( X ≥ L ) ∪ ( X < L )]} = {[ ] = Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) ∩ X ≥ L ∪ [ ]} ∪ min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) ∩ X < L = grazie alle leggi di De Morgan; e, poiché i due eventi sono incompatibili, { } = Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) ∩ X ≥ L + { } + Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) ∩ X < L = { } = Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) / X ≥ L × × Pr{X ≥ L} + { } + Pr min{X , L} ≤ g C + P − P R (L ) ∩ max{X − L,0} ≤ g R + P R (L ) / X < L × × Pr{X < L} = { } + Pr{X ≤ g + P − P (L ) ∩ 0 ≤ g + P (L ) / X < L}Pr{X < L} = = Ψ{ } Pr{X ≤ L + g + P (L ) / X ≥ L}Pr{X ≥ L} + = Pr L ≤ g C + P − P R (L ) ∩ X − L ≤ g R + P R (L ) / X ≥ L Pr{X ≥ L} + R R C R R L≤ gC + P − P R R { } + Pr X ≤ g C + P − P R (L ) / X < L Pr{X < L} = dove Ψ{L≤ g C + P−P R ( L )} è la funzione indicatrice dell’evento certo o impossibile, L≤gC+P-PR(L) = Ψ{L ≤ g C + P−P R ( L )} Pr {L ≤ X ≤ L + g R } { { }} + P R (L ) + Pr X < min g C + P − P R (L ), L A questo punto si devono considerare i due casi: 83 • 1) Se L è tale che L ≤ g C + P − P R (L ) , la probabilità di non rovina di entrambi è { } { } Pr L ≤ X ≤ L + g R + P R (L ) + Pr{X < L} = Pr X ≤ L + g R + P R (L ) Il valore di L tale che sia massima questa probabilità, è lo stesso valore che rende massimo L + g R + P R (L ) o equivalentemente L + P R (L ) . Dovendo risultare L + P R (L ) ≤ g C + P , il massimo si ha per quel valore di L tale che sia L + P R (L ) = g C + P . Il valore massimo della probabilità di non rovina di entrambi è { } Pr X ≤ L + g R + P R (L ) = Pr{X ≤ g C + P + g R } • 2) Se L è tale che L > g C + P − P R (L ) , la probabilità di non rovina di entrambi è Pr{X < g C + P − P R (L )} Il valore di L tale che sia massima questa probabilità, è lo stesso valore che rende massimo g C + P − P R (L ) ; tale massimo lo si ha quando il premio di riassicurazione è 0, cioè per L che tende a più infinito. Il valore massimo di questa probabilità è pertanto { } lim L →+∞ Pr X < g C + P − P R (L ) = Pr{X < g C + P} • Un diretto confronto tra le due probabilità massime, fa vedere immediatamente come il valore massimo della probabilità di non rovina dei due soggetti si abbia per il valore L * tale che L* = g C + P − P R (L *) , che dipenderà dalla distribuzione del danno X e dal metodo di calcolo del premio di riassicurazione. È un risultato prevedibile: con quel valore della priorità si azzera completamente la probabilità di rovina dell’assicuratore, che si assume il massimo rischio per lui sopportabile, e subordinatamente si minimizza la probabilità di rovina del riassicuratore. 84 Il valore massimo della probabilità di non rovina di entrambi è { } Pr X ≤ L + g R + P R (L ) = Pr{X ≤ g C + P + g R } ed è come se l’assicuratore e il riassicuratore mettessero insieme le loro intere disponibilità, g C + P − P R e g R + P R , per far fronte alla perdita complessiva. B) Riassicurazione in quota. l ( X ) = (1 − a )X , il premio di riassicurazione è calcolato come P R = (1 − a )Q , dove Q è il volume totale dei premi che imporrebbe il riassicuratore, se il complesso dei rischi fosse interamente localizzato presso di lui (il valore Q è quindi ragionevolmente minore del valore P ). Si ha { } Pr X − l ( X ) ≤ g C + P − P R ∩ l ( X ) ≤ g R + P R = = Pr{aX ≤ g C + P − (1 − a )Q ∩ (1 − a ) X ≤ g R + (1 − a )Q} = g + P − (1 − a )Q g = Pr X ≤ C ∩ X ≤ R + Q = a 1− a g + P − (1 − a )Q g R , = Pr X ≤ min C + Q 1− a a Per massimizzare questa probabilità, si deve massimizzare la funzione: g + P − (1 − a )Q g R h(a ) = min C , + Q con a ∈ [0,1] a 1− a Si cercano ora i valori di a per cui vale la disuguaglianza: g C + P − (1 − a )Q g ≥ R +Q a 1− a ( ) g C − ag C + P − aP − 1 − 2a + a 2 Q ≥ ag R + aQ − a 2 Q g C + P − Q + a (− g C − P + 2Q − Q − g R ) ≥ a 2 (Q − Q ) a(g C + g R + P − Q ) ≤ g C + P − Q a≤ gC + P − Q gC + g R + P − Q 85 Si ha quindi che: g C + P − (1 − a )Q a h(a ) = gR + Q 1 − a per gC + P − Q ≤ a ≤1 gC + g R + P − Q per 0 ≤ a ≤ gC + P − Q gC + g R + P − Q Bisogna allora cercare il massimo di g C + P − (1 − a )Q gC + P − Q con ≤ a ≤1 a gC + g R + P − Q 1) È g C + P − (1 − a )Q g C + P − Q +Q = a a e questa funzione è tanto più grande, quanto più piccolo è il valore di a= a. Il massimo si trova quindi nel punto gC + P − Q gC + g R + P − Q gC + P − Q gR + Q con 0 ≤ a ≤ 1− a gC + g R + P − Q 2) Questa funzione è tanto più grande quanto 1 − a è più piccolo, quindi quanto più a è grande; il massimo della funzione sarà quindi nel punto a = gC + P − Q gC + g R + P − Q L’aliquota di ritenzione a che minimizza la probabilità di rovina di almeno uno dei due soggetti è quindi: a= gC + P − Q . gC + g R + P − Q Poiché il volume totale dei premi che incassa l’assicuratore, P , non è molto più grande del volume che incasserebbe il riassicuratore, Q , l’aliquota di ritenzione (per l’assicuratore) ottima può essere approssimata con a ≈ gC . Quest’aliquota comporta che ognuno dei due soggetti gC + g R trattenga una parte del rischio complessivo, proporzionale alle ricchezze detenute. 86 5.4 ACCORDI OTTIMI DI CONTRATTAZIONE DEI PREMI Per la scelta del premio di assicurazione e riassicurazione si deve tenere conto dei punti di vista di tutti i soggetti interessati e trovare un accordo che assicuri un certo guadagno ad ognuno di essi, e quindi spostare, per tutti, il punto di accordo sui premi dalle linee di indifferenza a quelle di convenienza. Un criterio di ricerca dei premi ottimi può essere quello di massimizzare il prodotto tra le differenze delle utilità dei soggetti in presenza del contratto e dell’utilità iniziale degli stessi. Sono due i problemi da analizzare, perché l’assicuratore può decidere, una volta concluso il contratto di assicurazione, se riassicurarsi. Quindi l’assicuratore effettua l’analisi dei due casi, mettendo a confronto il suo incremento di utilità: sulla base di questo confronto, deciderà se riassicurarsi oppure no, a seconda che la sua utilità con il solo contratto di assicurazione sia minore o maggiore della sua utilità con la riassicurazione. Le equazioni che esprimono le utilità attese dei soggetti, prima (indice 1) e dopo (indice 2 e 5) i contratti di assicurazione e riassicurazione, sono le seguenti _ +∞ +∞ 0 0 4.3.1 u A,1 = ∫ u A (g A − x )dFX (x ) = ∫ 1 − e −α ( g 4.3.2 u A, 2 (T P ) = u A (g A − T P ) = 1 − e −α (g _ _ 4.4.1 u C ,1 = uC ( g C ) = 1 − e − β ( g C A− T P A −x ) dFX ( x ) ) ) 4.4.2 u C,2 ( T P) = ∫ uC (gC +T P − s − x)dFX (x) = ∫ 1− e −β (g 0 0 _ +∞ +∞ T C + P(1−η ) − x )dF (x) X 4.4.5 u C ,3 ( T P,T P R ) = ∫0 u C (g C +( T P − s ) − x − T P R + l ( x))dFX (x ) = _ +∞ = ∫ 1 − e − β (g C + +∞ T P (1−η ) − x −T P R + l ( x ) 0 _ 4.5.1 u R ,1 = u R (g R ) = 1 − e −γ ( g R ) 87 )dF (x ) X 4.5.2 u R , 2 ( T P R ) = ∫ u R (g R + ( T P R − s R ) − l ( x) )dFX ( x) = 0 _ +∞ = ∫ 1 − e − γ (g R + +∞ P R (1−η ) − l ( u ) T 0 )dF (u ) X A) Accordo ottimo per il solo contratto di assicurazione La ricerca dell’accordo ottimo tra assicuratore e assicurato si riduce alla ricerca del massimo, rispetto a T P di: f ( P ) = u ( P ) − u _ T _ T A, 2 A,1 _ u C , 2 ( P) − u T _ C ,1 = +∞ T = 1 − e −α (g A − P ) − 1 − ∫ e −α ( g A − x ) dFX ( x ) × 0 × 1 − ∫ e − β (g C + 0 +∞ T P (1−η ) − x [ ] )dF ( x ) − 1 − e − β ( g ) = X C +∞ +∞ T = e −αg A − βgC ∫ e − β ( gC − x ) dFX ( x ) ∫ eαx dFX ( x ) − e −α P × 0 0 ( −1 T +∞ × ∫ e − β ( g C − x ) dFX (x ) − e − β (1−η ) P = 0 = k1 a1 − eα T P )(c − e ), − λ TP 1 a1 ≥ eα con vincoli T P e c1 ≥ e − λ P , e avendo posto T +∞ +∞ 0 0 k1 = e −αg A − βgC ∫ e − β ( gC − x ) dFX ( x ) , a1 = ∫ eαx dFX ( x ) , c1 = λ = β (1 − η ) , 1 ∫ +∞ 0 e − β ( g C − x ) dFX ( x ) , delle espressioni che non dipendono dalla variabile rispetto a cui si massimizza e che possono essere considerate come delle costanti positive. La funzione f in T P è continua ed ammette derivate di ogni ordine. Risulta ( ) [ f ' ' ( P ) = k [− α f ' T P = k1 − α e α T 1 T P (c − e )+ λ e (a − e )] (c − e ) − 2α λe e − λ e (a − e )] − λ TP α TP 1 2 α TP e −λ TP 1 − λ TP α TP 1 − λ TP 2 −λ TP α TP 1 88 Dai vincoli segue che i valori dentro le parentesi quadre sono non negativi e quindi, essendo negativo il secondo addendo, per ogni T P è ( ) f ' ' T P < 0 e quindi f è strettamente concava. f è pertanto una funzione, in una variabile, che si annulla in π C , 2 e in π A . Per il teorema di Weierstrass, essendo f continua su un compatto (l’intervallo chiuso [π C , 2 − π A ]), ammette un unico punto di massimo (per la stretta concavità). Poiché la funzione f vale zero nei punti di frontiera (si annulla l’incremento di utilità di uno dei due soggetti), l’unico punto di massimo è interno e si può determinare con l’annullamento della derivata prima: [ ( ) f ' T P = k1 − α e α T P (c − e )+ λ e (a − e )] = 0 , − λ TP −λ TP α TP 1 1 ossia se eα P e − λ P (α − λ ) = α c1eα P − λ a1e − λ P T T T T Non è possibile risolvere in forma analitica chiusa l’equazione rispetto a T P e quindi si deve ricorrere a tecniche numeriche. B Accordo ottimo per il contratto di assicurazione e di riassicurazione La ricerca dell’accordo ottimo tra i tre soggetti può concretizzarsi nella ricerca del massimo, rispetto a T P e T P R , della funzione: ( ) _ h T P , T P R = u A, 2 ( P) − u T _ A,1 _ u C ,3 ( T ) _ _ P, T P R − u C ,1 u R , 2 ( T ) _ P R − u R ,1 = +∞ T = 1 − e −α (g A − P ) − 1 − ∫ e −α ( g A − x ) dFX ( x ) × 0 × 1 − ∫ e − β (g C + 0 +∞ T P (1−η ) − T P R − x + l ( x ) × 1 − ∫ e −γ (g R + 0 +∞ T P R (1−η ) − l ( x ) [ )dF ( x ) − 1 − e − β ( g X C ) ] × )dF ( x ) − [1 − e −γ ( g ) ] = X R +∞ +∞ +∞ T = e −αg A − βg C −γg R ∫ e − β (− x +l ( x ) ) dFX ( x )∫ e γl ( x ) dFX ( x ) ∫ e −αx dFX ( x ) − eα P × 0 0 0 −1 T T R +∞ × ∫ e − β (− x +l ( x ) ) dFX ( x ) − e − λ P e β P 0 89 −1 T R +∞ γl ( x ) × ∫ e dFX ( x ) − e −θ P 0 = ( = k 2 a1 − eα T P con vincoli )(c − e −λ P e β T 2 T R P a1 ≥ eα P , T )(r − e −θ TP R 1 ) c2 ≥ e −λ P e β P , T r1 ≥ e −θ T R +∞ +∞ 0 0 T R P , e avendo posto +∞ k 2 = e −αg A − βgC −γg R ∫ e − β (− x +l ( x ) ) dFX ( x )∫ e γl ( x ) dFX ( x ) , +∞ c 2 = ∫ e − β (− x +l ( x ) ) dFX ( x ) 0 −1 r1 = ∫ e γl ( x ) dFX ( x ) , 0 e θ = γ (1 − δ ) , tutte e quattro costanti positive. Per il teorema di Weierstrass, poiché h è continua su un compatto (regione analizzata nel capitolo 4, e che si presenta come nel grafico 4.2), h ammette massimo, interno perché se fosse sui vincoli vorrebbe dire che h (che è non negativa) è la funzione 0. Risolvendo quindi il sistema dato dall’annullamento delle due derivate prime parziali, si trovano i punti candidati ad essere i massimi di h: [ ( ) )]( ( ) ∂h − λ T P β TP R − λ T P β TP R α TP α TP γ TP R = k − e c − e e + e e a − e r − r e =0 α λ 2 2 1 1 2 ∂T P T T T R T R T R T T R ∂h = k 2 a1 − eα P − β e − λ P e β P r1 − e −θ P + θ e −θ P c 2 − e − λ P e β P = 0 T R ∂ P ( )[ ( ) )] ( Una volta definiti tutti i valori numerici, l’assicuratore potrà agilmente decidere se riassicurarsi o no. Si considerano i seguenti valori: α = 0.01 , β = 0.005 , γ = 0.003 , η = 0.15 , δ = 0.13 , l ( X ) = 0.3 X , f X ( x ) = 0.02e −0.02 x . Si ottiene π A = 69,31 , π C , 2 = 67,69 , π C ,3 = 19,06 , π R = 17,64 . La regione di negoziazione per il contratto di assicurazione è l’intervallo ( )( chiuso [67,69 − 69,31] . La funzione è f (T P ) = 2 − e 0,01 P 0,75 − e −0,00425 P con vincoli 2 − e 0, 01 P ≥ 0 e 0,75 − e −0, 00425 P ≥ 0 . T T Il grafico di questa funzione è 90 T T ) Grafico 5.1 La soluzione di massimo per f si ha per T P* = 68,50 . Per la negoziazione dei premi di assicurazione e riassicurazione, invece si ha che, con quei valori dei vari parametri, la regione di convenienza per entrambi i contratti è un triangolo: Grafico 5.2 91 Questa situazione prefigura un ampliamento della regione di convenienza; l’assicuratore potrà allora, se le esigenze di competitività sul mercato lo richiedono, proporre la copertura assicurativa ad un costo (premio) inferiore a quello a cui avrebbe potuto offrirla senza l’intervento del riassicuratore. Se questo genere di esigenze non ci sono, allora l’accordo sui premi può essere trovato tramite la massimizzazione della funzione h , che in questo caso con è ) ( ( h T P, T P R = 2 − e −0, 01 vincoli 0,955 − e −0, 0026 T PR T 2 − e −0, 01 T P P )(0,825 − e ≥0 e )(0,955 − e −0 , 00425T P + 0 , 005T P R 0,825 − e −0, 00425 T P + 0 , 005T P R −0 , 0026T P R ≥0 ) e ≥ 0 . Il suo grafico è Grafico 5.3 La funzione si presenta come una piramide a base triangolare, con gli angoli smussati. Annullando la derivata di h , si ottiene un unico punto appartenente all’insieme vincolato; pertanto questo punto è l’unica soluzione di massimo per h . Tale punto è ( T ) P, T P R * = (68,22 , 18,54) . 92 Si ha che l’aumento di utilità, in percentuale al valore e − βg , è maggiore C nel caso di riassicurazione; infatti si ha _ u C ,2 _ ( P) − u T ( _ C ,1 ) = 0,00345e − βgC _ u C ,3 T P, T P R − u C ,1 = 0,00485e − βgC Come si vede chiaramente, l’utilità dell’assicuratore è maggiore nel caso di riassicurazione, perciò egli opterà per la stipulazione di entrambi i contratti. Non è questo il caso, ma, in teoria, la soluzione ottima nel caso di assicurazione e riassicurazione potrebbe configurare una situazione in cui l’utilità dell’assicuratore è minore rispetto al caso di sola assicurazione. Allora il riassicuratore, pur di acquisire una parte del rischio (e quindi una parte degli utili attesi trasferiti), può essere disposto ad accettare un premio di riassicurazione inferiore a quello determinato con la massimizzazione di h nel rapporto trilaterale, aumentando l’utilità dell’assicuratore in caso di riassicurazione, quindi rendendogli più conveniente riassicurarsi. 5.5 ACCORDI OTTIMI IN PRESENZA DI TRATTATI DI RIASSICURAZIONE Nel precedente paragrafo è stato presentato un modello di scelta dei premi di assicurazione e riassicurazione nel caso di assoluta libertà per i contraenti. Nella pratica assicurativa però, ci sono spesso trattati di riassicurazione che regolano, rendendoli sovente obbligatori, i rapporti di cessione del rischio dall’assicuratore al riassicuratore. In presenza dei trattati di riassicurazione, si deve considerare un altro elemento, rispetto alle precedenti analisi: la funzione g , che, applicata al premio di assicurazione T P e al tipo di copertura riassicurativa l (.) , 93 restituisce il corrispondente premio di riassicurazione, per cui è T ( ) P R = g T P,l (.) . Il problema è comunque analogo a quello trattato nel capitolo precedente; l’unica differenza è che il premio di riassicurazione T P R non è una variabile incognita a sé, ma è la funzione g (T P,l (.)). Perciò la funzione h è una funzione di una sola variabile, T P . Nel luogo di negoziazione dei premi (nel caso assicurazione e riassicurazione) non si è più liberi di muoversi bidimensionalmente, ma si deve trovare la soluzione di equilibrio per i tre soggetti, muovendosi nell’intersezione tra il luogo suddetto con i punti ammissibili per il trattato di riassicurazione, così come espresso dalla funzione g . In particolare, per i trattati facob, l’assicuratore deve fare gli stessi ragionamenti, confrontando le sue utilità ottime nei casi di assicurazione e di assicurazione – riassicurazione; invece per i trattati obbligatori (che obbligano l’assicuratore a cedere determinate parti dei rischi acquisiti), l’assicuratore valuta la propria e le altrui utilità solo nel caso di assicurazione e riassicurazione. Un’altra interessante applicazione di questi ragionamenti può essere svolta in riferimento non ad un preesistente trattato di riassicurazione, ma nell’analisi degli effetti che comporterebbe l’eventuale stipulazione di un trattato di riassicurazione, e, in particolare, di alcune proprietà che deve avere la funzione g e i relativi accorgimenti di cui il riassicuratore deve tenere conto nella scelta e nella negoziazione di tale funzione. È un’analisi valida sia per i trattati facob che per quelli obbligatori; andrebbe fatta in relazione a ogni possibile esplicitazione della funzione l (.) , a causa delle varie implicazioni che le varie modalità riassicurative comportano, ma verranno tratte solo delle considerazioni in generale. 94 In assenza di trattati, all’interno della regione di convenienza, le curve di indifferenza dell’assicuratore (derivate dalla 4.6.4), si presentano come: T P(1 −η )− T P R − k (l ) = c dipendenti dai premi T P, T P R e dalla modalità riassicurativa l (.) , oltre che dalla distribuzione del danno FX ( x ) . Fissata l (.) , la curva d’indifferenza è una retta parallela alla retta data dalla 4.6.6; l’utilità allora aumenta, per l’assicuratore, nel verso della freccia (nel grafico sotto). Grafico 5.4 La soluzione di maggiore convenienza per l’assicuratore sarebbe ovviamente il punto (π R (l ), π A ) , per cui c’è il massimo caricamento nel premio di assicurazione e il minimo in quello di riassicurazione. Al riassicuratore, d’altro canto, lo stesso discorso non va bene, perché non è disposto a lasciare all’assicuratore l’intero caricamento da lui introitato; di conseguenza si premunisce contro quest’eventualità, imponendo alcune condizioni per la determinazione del premio di riassicurazione in funzione del premio di assicurazione, con la funzione g : - Dovendo aumentare la convenienza per l’assicuratore, all’aumentare del premio T P , la funzione g deve essere tale che il 95 punto ( T ) ( P, T P R = T ( P , g T P, l )) si trovi su una retta di indifferenza con utilità maggiore; la pendenza della funzione g deve essere, pertanto, sempre minore della pendenza della retta d’indifferenza, cioè (1 − η ) . - Quanto più è alto il premio T P (e di conseguenza il caricamento insito), tanto più alto deve essere il caricamento a carico dell’assicuratore, per premiarlo appunto per il fatto di aver inserito un caricamento alto; allora, per valori del premio T P alti, la pendenza della funzione g deve essere sempre minore, in modo da passare più velocemente da una curva d’indifferenza all’altra. Invece, quanto più è basso il premio T P , tanto maggiore sarà la pendenza di g . La funzione g deve essere una funzione quindi concava per premiare l’assicuratore (per valori alti di T P ), invece convessa per penalizzarlo (per valori bassi di T P ). Allora la funzione g assumerà una forma analoga a quella del seguente Grafico 5.5 Si segnala un’importante differenza tra i trattati obbligatori e quelli facob. A parità di distribuzione del danno FX ( x ) , del premio T P e della modalità 96 riassicurativa l (.) , il premio di riassicurazione per trattati obbligatori sarà minore del premio di riassicurazione per trattati facob. Questo perché i trattati facob lasciano la libertà di cedere il contratto all’assicuratore, che opterà per riassicurarsi se reputa troppo rischioso il contratto; quindi, con i trattati facob, sono in genere ceduti i contratti più rischiosi, motivo per cui il riassicuratore richiede un caricamento più alto. 97 CAPITOLO 6 CONCLUSIONE I risultati che sono stati ottenuti mettono in evidenza l’importanza delle avversioni al rischio dei soggetti nella negoziazione dei contratti di assicurazione e riassicurazione. Nella pratica assicurativa (e riassicurativa) i modelli presentati non sono applicabili perché le avversioni al rischio sono dei concetti astratti, quindi idonei solo per discorsi e analisi teoriche, tralasciando il problema della costruzione delle funzioni di utilità, e quindi della definizione delle misure di avversione al rischio. Aldilà della limitata portata operativa, i risultati descritti danno delle indicazioni sugli obiettivi che si possono ottenere con il ricorso alla riassicurazione. In particolare l’analisi svolta nel capitolo 4 sulle regioni di convenienza ai contratti di assicurazione e riassicurazione, fa vedere come l’area di convenienza per l’assicuratore, con la riassicurazione, si può estendere oltre la regione originaria di convenienza; in virtù di questo risultato, l’assicuratore può essere disposto ad acquisire il contratto di assicurazione anche ad un prezzo inferiore alle sue originarie possibilità, perché comunque il caricamento insufficiente è compensato dal rapporto riassicurativo. Nel capitolo 5 invece è stato visto come, tramite un criterio basato sulle funzioni di utilità dei soggetti (supposte esponenziali), l’accordo sui premi può essere ricondotto ad un problema di massimizzazione di una certa funzione, la cui forma piramidale è indipendente dalla modalità riassicurativa; in particolare, modalità differenti con stessa utilità media portano alla stessa funzione da massimizzare. 98 BIBLIOGRAFIA Pitacco E. “Matematica e tecnica attuariale delle assicurazioni sulla durata di vita”, Edizioni LINT, Trieste, 2000 Grasso F. “Elementi di tecnica attuariale della riassicurazione nei rami danni”, working paper n.5, DIMAD, Università di Firenze, 2001 Luce, Duncan, Raiffa, Howard “Games and decisions: introduction and critical survey”, New York: Dover, 1989 Pitacco E. “Elementi di matematica delle assicurazioni”, Edizioni LINT, Trieste, 2002 Daboni L. “Lezioni di tecnica attuariale delle assicurazioni contro i danni”, Edizioni LINT Trieste, 1993 Grasso F. – Iannizzotto A. “The APS reinsurance with skewed claims ratio distributions”, GIIA, vol. LXII n. 1-2, 1999 Campana A. “Garanzie riassicurative basate sui sinistri ordinati per importo di danno: le coperture ECOMOR e LCR”, Dipartimento di Scienze Economiche, Getionali e Sociali, Università degli Studi del Molise De Finetti B. “Il problema dei pieni”, GIIA, vol. XI, 1940 Cacciafesta R. “Sulla ripartizione tra compagnie di assicurazione”, GIIA, vol XXII, 1959 Donati A., Putzolu G. “Manuale di diritto delle assicurazioni”, Giuffrè editore, Milano, 2000 www.ania.it , documenti e pubblicazioni: "La riassicurazione” ne “L'assicurazione italiana nel 2002/2003”, "L'assicurazione italiana nel 2001”, "L'assicurazione italiana nel 2000", "L'assicurazione italiana nel 1999", "L'assicurazione italiana nel 1998" 99