La spia - A Most Wanted Man

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La spia - A Most Wanted Man
Recensioni cinema e film | Persinsala.it
Andrea Ussia
30 ottobre 2014
Tratto dal romanzo di John Le Carré, La spia – A Most Wanted
Man è un thriller anomalo, che preferisce far leva
sull’introspezione piuttosto che sull’azione. Una spy story che
“saluta” artisticamente Philip Seymour Hoffman e dimostra di
saper coinvolgere lo spettatore solo a tratti.
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Ad Amburgo giunge Issa Karpov, un povero diavolo di origine russocecena, che ha un unico obiettivo: recuperare i soldi del padre, accumulati
perpetrando crimini di guerra. Una volta allertati i servizi segreti tedeschi
e americani, sarà Gunther Bachmann a dover capire se Karpov è un
innocente capitato in una storia più grande di lui o se è un terrorista che
progetta di farsi saltare in aria ad Amburgo.
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I romanzi di Le Carré sono talmente ben scritti e di sicuro richiamo che
spesso e volentieri si tramutano in pellicole. Thriller che si distanziano
dagli stereotipi di genere, rifuggendo l’azione, e che preferiscono
concentrarsi sulla psicologia dei personaggi, sui giochi di potere e su una
struttura costruita ad hoc per i sotterfugi e gli inganni. Ciò succedeva ne
La talpa di Tomas Alfredson e ciò accade ne La spia – A Most Wanted
Man. Eppure quell’andamento lento e meditabondo dell’opera firmata
Alfredson (in cui si respirava aria di raggiro in ogni sequenza) non trova
libero sfogo nel film dell’olandese Corbijn. Difatti si nota a vista d’occhio
che la recente pellicola ha numerosi passaggi a vuoto, frutto di una
struttura a incastro che perde la bussola e che allunga eccessivamente il
brodo. Ciò non toglie che l’interpretazione del compianto Seymour
Hoffman sia lodevole e di enorme attrattiva. Perché l’attore riesce a
imprimere al suo personaggio un dolore latente, un deludente macigno
morale, che lo fa sprofondare nell’alcool e lo priva della fiducia negli altri.
La spia – A Most Wanted Man si misura e si rapporta con la bravura di
Seymour Hoffman, malinconico uomo solo al comando, nel quale si riflette
l’ingerenza degli americani negli affari mondiali e che cerca di dare il suo
contributo per rendere il mondo un posto migliore. Ma tutto ciò è figlio del
background artistico di un attore di un elevato spessore e non
necessariamente frutto dell’abile direzione di Corbijn. Difatti si notano i
limiti del regista olandese, che non riesce a imprimere un ritmo
accattivante e che si esprime in modo farraginoso in una parte centrale,
nella quale sono molti i momenti che si discostano dal reale obiettivo della
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pellicola. Sicuramente c’è qualche intuizione visiva singolare, ma perlopiù
fa capolino una freddezza eccessiva e una carenza di emozioni. Ed è
proprio per questo motivo che La spia – A Most Wanted Man non riesce
a diventare un’opera interessante, malgrado una sezione conclusiva che
rilascia tutta la sua carica emotiva indolente e disillusa e che,
involontariamente, rende omaggio alla scomparsa dell’attore. Infatti il suo
grido di rabbia e il conseguente allontanamento in auto sono un perfetto
epitaffio. Seymour Hoffman esce dal quadro. Titoli di coda.
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Titolo originale: A Most Wanted Man
Regista: Anton Corbijn
Sceneggiatura: Andrew Bovell
Attori principali: Philip Seymour Hoffman, Willem Dafoe, Robin Wright, Rachel McAdams, Daniel Bruhl,
Nina Hoss, Grigoriy Dobrygin
Fotografia: Benoit Delhomme
Montaggio: Claire Simpson
Musiche: Herbert Gronemeyer
Prodotto da The Ink Factory, Potboiler Productions, Film4
Distribuzione: Notorius
Genere: Thriller
Durata: 121’
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