Ottobre - Mogli Marina Militare

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Ottobre - Mogli Marina Militare
CLUB TRE EMME
Mogli degli ufficiali della Marina Militare
Sede di Livorno
DIARIO DI BORDO
ottobre
2015
2015
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Calendario ................................................................................................... 3
Editoriale Rosetta ....................................................................................... 4
Un saluto da Paola Favaro……………………………….………………5
Le Donne nell’Arte……………………………………………………….6
Gherardo Della Notte ............................................................................... 13
Io all’ EXPO……………………………………………………....……..15
Auguri……………………………………………………………………17
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CALENDARIO DI OTTOBRE – NOVEMBRE
martedì 13 ottobre Assemblea delle Socie alle 16,30
giovedì 15 ottobre Pranzo sociale ore 12.45
Per comunicare con noi telefonare a:
Rosetta Rossi tel. 0586-578827
Paola Favaro tel. 0586- 813704;
Diana Perrone tel.0586-813028;
Anna Rossi tel. 0586-889032;
Patrizia Bella tel. 0586-891620
A proposito dei Corsi…
I Corsi, o gruppi di incontro, come mi piace considerarli, non sono stati
ancora definiti.
C’è la disponibilità di Diana Perrone a continuare il gruppo di Punto a
croce, con la possibilità di inserire degli incontri di lavori di perline
(bigiotteria, addobbi ec..) per i quali mi rendo disponibile se ci sono
persone interessate con modalità da accordare. (potremmo tenere lo stesso
pomeriggio del punto a croce e alternarci con Diana quando Lei non è
disponibile).
Sono sollecitate e saranno ben accolte tutte le proposte che vorrete farci,
anche solo per un gruppo di lavoro per preparare il mercatino di Natale.
Patrizia
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EDITORIALE PER IL GIORNALINO
Care amiche del nostro Club, bentornate a tutte, ricomincia un’altra
stagione.
Dal punto di vista climatico direi che l’estate appena finita è stata buona,
ci ha regalato tante belle giornate di sole, e ora che siamo di nuovo in
vista del lungo inverno dobbiamo inventarci qualche nuova attività per
allontanare la malinconia del cielo grigio e dei giorni che si fanno
sempre più brevi.
Ho indugiato un po’ con le banalità perché non sapevo come affrontare
un triste argomento; l’ennesima perdita di una nostra socia, e per me
amica di vecchia data, Paola Faraglia.
La notizia della sua morte ci è arrivata in una calda giornata di Luglio,
mentre alcune di noi , me compresa, si rilassavano serenamente al sole
dei “bagnetti”. Subito ho cercato di ricordare quando l’avevo vista per
l’ultima volta, ed era stato proprio là, in pineta, verso la fine di Agosto
dell’anno scorso, mentre giocava a burraco con alcune amiche. Strano
come a volte ci si dica “Ciao” senza immaginare che quello è un addio.
Per quelle di noi che la conoscono da tempo Paola è una figura storica
del Club Tre Emme.
Nel 1993 tornavo a Roma da Brindisi e fui subito catturata dalla novità:
era nata un’associazione delle mogli di Marina e fu proprio lei a
darmene notizia per prima. Il suo entusiasmo, il suo spirito
intraprendente mi trascinò fin dall’inizio e la mia, dopo la sua, fu una
delle prime adesioni a questa nuova avventura.
Frequentare il Club di Roma non fu, per me e molte altre neo socie,
un’impresa facile. Chi conosce ed ha vissuto in una caotica e dispersiva
metropoli come la nostra capitale sa cosa significa spostarsi per
partecipare a qualsiasi attività. Personalmente, se non potevo avere
l’auto, ero costretta a prendere una metro e due autobus per
raggiungere il Circolo ufficiali da casa. Eppure lo facevo, lo facevamo in
tante, perché questo progetto ci aveva galvanizzate: finalmente
qualcuno si era preso la briga di organizzare in modo mirato quello
spirito di solidarietà, quel senso di appartenenza che da sempre si era
sperimentato sul campo, dopo anni di problemi e disagi al seguito del
marito marinaio.
Quanti buoni propositi, quanto impegno, quante speranze, Paola!
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E quante delusioni…Ma è la vita; il tempo passa, le situazioni cambiano,
e non possiamo farci nulla.
Ecco. Conoscendoti non credo che tu avresti voluto una
commemorazione formale, di quelle magari un po’ pompose.
Sei sempre stata una donna pratica, intelligente, a tratti perfino dura. Ma
eri una persona straordinaria, con un carattere forte e generoso, tenera
con i tuoi cari a cui ti sei dedicata sempre, senza mai pensare a te
stessa.
Una cosa che mi piace ricordare di te: il tuo eclettismo. Con te si poteva
parlare di tutto, dalla politica alla cucina, dal ricamo alla letteratura,
dall’uso del computer ai figli in crisi di adolescenza.
Per te, come per me ed altre della stessa generazione, il ruolo di
casalinga non era esattamente in cima alle aspirazioni personali. Era
stata una scelta obbligata dalla tenace volontà di mantenere una
famiglia unita, a dispetto di quella Marina Militare che, quasi
inconsciamente, avevamo sposato. Ma non ti sei mai arresa a questa
condizione che ti stava stretta ed hai declinato la tua energia ed il tuo
talento in tanti modi diversi, flessibile ma determinata come solo le
persone di carattere riescono ad essere.
Ci mancherai Paola, mi mancherai.
A te il Club Tre Emme di Livorno dedica questo primo notiziario
d’autunno 2015
Rosetta
UN PO’ DI CHIACCHERE CON VOI
Ho molta voglia che il nostro Club Tre Emme ricominci
a vivere, e perciò avrò la gioia di rivedervi presto.
Spero con tanto entusiasmo e voglia di sorprendere le
socie, e questo è rivolto naturalmente a noi del
Direttivo, ma faccio un appello a tutte le socie.
Vogliamo vedervi attive, desiderose di portare avanti
con entusiasmo questo Club, tutto nostro, che forse
in tanti ci invidiano.
Desidero soprattutto vedervi presenti e partecipi
alle Assemblee e con tante nuove idee e iniziative,
che se vengono da voi, noi porteremo avanti con
gioia.
A presto care amiche mie, abbiate con noi ottantenni
un po’ di pazienza, con noi che ormai forse ripetiamo
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sempre le stesse cose, ma abbiamo sempre più bisogno
di voi.
Un abbraccio a presto
PAOLA FAVARO
Le donne nell’arte
A cura di Patrizia Baroni Bella
La scorsa settimana mi sono imbattuta su Rai 5 in un nuovo programma dedicato all’arte, o
meglio all’ “ Altra metà dell’Arte “ ovvero le artiste donne nella storia.
Nessuna meraviglia che il programma partisse da alcune artiste italiane del rinascimento,
non possiamo pensare ad un periodo come quello in cui sono fioriti così tanti geni al
maschile senza pensare che ci fossero anche figure femminili anche se la morale del tempo
le relegava in ambiti domestici o conventuali.
Sono andata in internet a cercare qualche notizia e ve ne segnalo tre, suggerendo per chi,
come me, è interessata all’argomento di guardare le prossime puntate che saranno
programmate su Rai 5. Con la speranza di ridare un posto anche nelle nostre conoscenze alle
artiste donne.
Properzia de’ Rossi 1490 - 1530
Figlia di un notaio, studia disegno con
l’incisore Marcantonio Raimondi a Bologna, da quale apprende l’arte della
miniatura e della scultura in marmo e terracotta. Nella Vita a lei dedicata
Giorgio Vasari racconta della sua grande abilità a incidere noccioli di ciliegie o
pesche con scene affollate di figure. Nel Museo Civico Medievale di Bologna è
conservata una sua aquila a due teste in filigrana d’argento con incastonati
undici noccioli di pesca, ciascuno dei quali presenta una figura per lato: un
apostolo e una santa. Ma Properzia esegue anche figure tradizionali per il
baldacchino e l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Baraccano,
attirandosi per questo l’invidia dei rivali. Successivamente vince il concorso per
la realizzazione di due formelle in marmo sul tema della castità di Giuseppe per
la basilica bolognese di San Petronio, eseguite tra il 1525 e il 1526. Secondo
Vasari la formella con Giuseppe e la moglie di Putifarre sarebbe stata dettata
all’avvenente Properzia dalla passione non ricambiata per un giovane
bolognese, forse il collega Anton Galeazzo Malvasia, con il quale sembra
comunque convivesse. Nel 1520 è citata in giudizio per aver danneggiato la
proprietà di un vicino e nel 1525 per aver graffiato la faccia del pittore
Vincenzo Miola. Testimone d’accusa in quest’ultimo processo è il collega
Amico Aspertini, forse determinato a stroncare col Miola la carriera della
pericolosa rivale. Sotto la supervisione del Tribolo esegue diversi lavori. Un
bassorilievo marmoreo del conte Guido Pepoli a lei attribuito testimonia della
protezione che ella avrebbe ricevuto da tale famiglia. Le si attribuiscono anche
alcuni rilievi e capitelli in Palazzo Salina-Amorini e, sempre a Bologna, gli
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intagli del cortile di Palazzo Grassi. Muore di peste nel 1530, alla probabile età
di 39 anni. Vasari racconta che Clemente VII, trovandosi a Bologna per
incoronare Carlo V, apprese con rammarico la scomparsa della scultrice che
avrebbe voluto incontrare.
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Suor Plautilla Nelli
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Plautilla Nelli, che, in realtà, si chiamava Polissena de’ Nelli, nacque a Firenze nel
1524 nella antica e nobile famiglia fiorentina di Piero di Luca Nelli. Prese il velo
alla età di 13 anni, abbandonando il nome della martire laica Polissena per
assumere quello di Plautilla. Oltre a diventare «veneranda e virtuosa suora» del
Convento domenicano di
Santa Caterina in Cafaggio sulla
Via Larga (oggi non più esistente), Plautilla iniziò a dipingere precocemente da
autodidatta ed è, oggi, conosciuta per essere stata la “prima donna pittrice di
Firenze”. Dei suoi dipinti, soprattutto a soggetto sacro e animati da mistico fervore
savonaroliano, ci restano oggi solo 7 tavole e una tela, anche se, come riferisce il
Vasari nel 1586, Plautilla dipinse «per le case de’ gentiluomini di Firenze tanti
quadri che troppo sarei lungo a volere di tutti ragionare», aggiungendo, nell’elogio
che ne fa della pittrice, che suor Plautilla «fu la prima pittrice a Firenze, nonché
monaca e priora nel monastero domenicano di Santa Caterina in Cafaggio su
piazza di San Marco».
Suor Plautilla : Madonna con bambino e quattro angeli
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Sulla sua attività artistica sicuramente gravarono i dettami e i provvedimenti
restrittivi del Concilio di Trento, che esigevano la clausura e che presumibilmente
condizionarono e ridussero la sua produzione artistica, in qualità e quantità, pur
essendo lei personalmente trattata con un occhio di riguardo e una certa Iiberalità”.
In proposito il Vasari, sostenitore della prima accademia a Firenze, dice che la
pittrice suor Plautilla Nelli “avrebbe fatto cose meravigliose se, come fanno
gl’uomini, avesse avuto commodo di studiare et attendere al disegno e ritrarre cose
vive e naturali”. Allieva, secondo la testimonianza del Vasari, di fra’ Paolino da
Pistoia, la produzione artistica di Plausilla si colloca all’interno del filone di pittura
fiorentina cinquecentesca, rimasta estranea alla sperimentazione formale ed
espressiva del manierismo, pittura che aveva trovato espressione nelle opere dei
maestri della “Scuola di San Marco”, Fra’ Bartolomeo, Mariotto Albertinelli,
Lorenzo di Credi, Giovanni Antonio Sogliani ed altri ancora. Oltre che pittrice
convenzionale di soggetti ovviamente religiosi, esercitò anche la ritrattistica, fu
ottima miniatrice e tenne una scuola con numerose apprezzate “discepole”.
Riferisce, ancora, curiosamente il Vasari che “i volti e fattezze delle donne, per
averne veduto a suo piacimento, sono assai migliori che le teste degli uomini”.
L’inciso, in particolare, si riferisce al fatto che nel dipinto “Ultima Cena”,
che in origine era conservato nel refettorio del Monastero di S.Caterina, i volti e le
fattezze degli Apostoli, hanno un qualcosa di “femmineo”. Due grandi lunette su
tavola con San Domenico e Santa Caterina sono opere inedite appena riscoperte,
restaurate da Rossella Lari, che sono state esposte al Cenacolo di San Salvi,mentre
sono esposte una Pentecoste nelle chiesa di San Domenico a Perugia, un Compianto
a San Marco. Una Madonna addolorata è custodita nei depositi di Palazzo Pitti e
una Crocefissione alla Certosa di Firenze.
Plautilla visse fino al 1588 all’ interno del convento domenicano di S. Caterina, che
fu fucina di ingegni femminili., Altre monache, di cui molte allieve di Plautilla, si
dedicarono alla scultura di figure sacre in terracotta, alle miniatura e ad altre forme
d’ arte..
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Sofonisba Anguissola
Cremona 1535 ca. - Palermo 1626
1551: una ragazza dipinge il ritratto della sorella appena entrata in
convento, colta con finezza nella sua delicata spiritualità, velata da
un’ombra di malinconia.
Oggi quel ritratto è esposto nella Southampton City Art Gallery a
testimoniare l’inizio della lunga, e per certi versi straordinaria, carriera
artistica di una delle più famose pittrici italiane, la cremonese Sofonisba
Anguissola, la prima donna pittrice a conoscere un’autentica fama
internazionale, in particolare nell’ambito della ritrattistica, che sembra
essere stato il genere pittorico prediletto in antico dalle artiste.
Cosa ha reso proprio questa donna capace di superare le barriere del tempo
e dello spazio, conquistandosi un posto d’onore nelle pagine dei libri
d’arte? In che modo è riuscita a vincere i pregiudizi sociali e culturali della
sua epoca, elevandosi al di sopra di molti artisti uomini? Perché re e regine
volevano essere ritratti da lei e non da altri? Cosa c’era di così speciale in
questa ragazza dai grandi occhi chiari e dalla fronte spaziosa, che amava
ritrarsi con abiti semplici ma dignitosi e severi (Autoritratto al cavalletto,
Lancut, Muzeum Zamek; Autoritratto alla spinetta, Napoli, Capodimonte),
bella con semplicità?
Speciale fu innanzitutto la famiglia (Ritratto di famiglia: il padre
Amilcare, la sorella Minerva e il fratello Asdrubale, Nivaa, Nivaagards
Malerisamling) di Sofonisba, prima di sette figli (di cui uno solo maschio)
di Amilcare Anguissola e Bianca Ponzoni, entrambi di famiglie nobili di
Cremona, all’epoca della dominazione spagnola seconda città dello Stato
di Milano per importanza e ricchezza.
Speciale fu in particolare il padre, egli stesso amante dell’arte e
disegnatore dilettante; superando i pregiudizi dei contemporanei, egli non
solo concesse alle figlie la possibilità di studiare letteratura, pittura e
musica, secondo quanto suggerito dagli umanisti più illuminati, come
Baldassarre Castiglione, ma fece di più promuovendone la notorietà (la
Biblioteca Laurenziana di Firenze conserva ancora sue lettere indirizzate
tra il 1557 ed il 1558 al grande Michelangelo). A Sofonisba fu tuttavia
precluso lo studio della matematica, della prospettiva e dell’impegnativa
tecnica dell’affresco, ben nota invece ai suoi maestri, Bernardino Campi,
prima – ritratto in Bernardino Campi ritrae Sofonisba (Siena, Pinacoteca
Nazionale) – e Bernardino Gatti poi, dai quali la sua pittura deriverà
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evidenti echi della raffinata arte emiliana.
Speciali furono le sorelle, di Sofonisba, talentuose anch’esse: Elena, Lucia,
Minerva, Europa ed anche la più piccola, Anna Maria si dimostrarono abili
disegnatrici e pittrici di buon livello, pur senza raggiungere mai la fama
della sorella maggiore.
Speciale fu soprattutto l’approccio di Sofonisba alla ritrattistica nella quale
introdusse vari elementi di novità, trasformandola talvolta in pittura di
genere, come nella Partita a scacchi (Poznan, Muzeum Narodowe), che
ritrae con vivezza tre delle sorelle Anguissola con la fantesca. Con
Sofonisba il ritratto non è solo l’immagine della persona, ma accenna alla
sua storia; infatti, accanto ai volti straordinariamente somiglianti («tanto
ben fatti che pare che spirino e siano vivissimi» scrisse il Vasari in persona
dopo aver visto nel 1566 i ritratti di famiglia in casa Anguissola), la
pittrice dipinge spesso con minuzia descrittiva elementi che, come pezzi di
un puzzle, aiutano a ricomporre la personalità del soggetto raffigurato: un
medaglione, un libro aperto, un guanto, un gioiello, uno spadino, secondo
l’approccio tipico della ritrattistica cinquecentesca, ma con un naturalismo
diretto che presuppone anche la conoscenza della pittura bresciana del
Moretto e di quella bergamasca del Moroni. Notevole soprattutto
l’intensità degli sguardi e la capacità espressiva dei visi, sui quali
Sofonisba si esercitò molto, come testimoniano vari disegni ritrovati,
studiando in particolar modo, sulla scorta della teoria leonardesca dei moti
dell’animo, il riso ed il pianto, fino ad allora poco considerati in ambito
ritrattistico. Significativo a questo proposito il disegno di un bimbo che
piange perché morso da un gambero (Napoli, Capodimonte), al quale
molto probabilmente si sarebbe ispirato Caravaggio per il suo Ragazzo
morso da un ramarro.
Grazie alle sue capacità ed alla promozione che ne seppe fare il padre,
Sofonisba riuscì in breve tempo a farsi conoscere nelle corti italiane ed
europee – Annibal Caro in una lettera del 14 luglio 1556 scrisse «le cose
sue son da principi» – a cominciare da quella spagnola dove arrivò nel
1559, per il tramite del duca d’Alba e del duca di Sessa, presso cui aveva
soggiornato a Milano. A Madrid conquistò subito il favore dei sovrani
grazie ai ritratti che eseguì della regina Isabella di Valois prima e
dell’imperatore Filippo II poi, entrambi al Prado di Madrid; il sovrano fu
così impressionato dalla somiglianza di entrambi i ritratti da premiare la
pittrice con una rendita annua di 200 scudi. Col tempo però Sofonisba
seppe farsi apprezzare non solo per il talento artistico, ma anche per le doti
umane, quelle doti che la spinsero a restare alla corte anche dopo la morte
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della regina Isabella per prendersi cura delle due figlie di lei. Per
trattenerla in Spagna il più a lungo possibile, Filippo II cercò di maritarla
con un nobile spagnolo, ma dovette arrendersi di fronte alla volontà di
Sofonisba che preferiva invece un consorte italiano. Il prescelto fu dunque
un nobile siciliano, Fabrizio Moncada, fratello del viceré di Sicilia, che la
ritrattista cremonese sposò nel 1573, anno in cui lasciò la Spagna per
trasferirsi a Palermo. L’unione durò solo cinque anni a causa della tragica
ed improvvisa morte di Fabrizio, annegato nei pressi di Capri, nel corso di
un attacco piratesco ed in memoria del marito, del quale non fu mai
trovato il corpo, Sofonisba dipinse, come attesta un atto notarile del 1579,
una pala d’altare per la chiesa dell’Annunziata di Paternò raffigurante la
Madonna dell’Itria, cui il casato dei Moncada era molto devoto, con la
Vergine col Bambino sopra una grande bara. La pittrice, però, non rimase
sola a lungo poiché dopo un anno, durante un viaggio via mare verso
Genova, conobbe il nobile Orazio Lomellini e si risposò, ancora una volta
imponendo la propria volontà contro il parere di tutti. Per oltre trent’anni
la pittrice visse con il marito a Genova continuando la sua opera di
ritrattista per le famiglie aristocratiche della città e facendo registrare nei
suoi dipinti le influenze del genovese Luca Cambiaso (Sacra Famiglia con
Sant’Anna e San Giovannino, Coral Gables, Florida, The Lowe Art
Museum). Morì a Palermo, dove si era trasferita col marito, ormai
ultranovantenne e dove fu visitata, addirittura, da un ammirato Anton Van
Dyck che ne schizzò la figura in un disegno (Londra, British Museum) e
che ebbe a dire: «ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo
studiare le opere dei più insigni maestri». Fu sepolta a Palermo nella
chiesa di S. Giorgio.
Nonostante la lunga carriera artistica, Sofonisba non fu mai pagata in
contanti, a differenza dei suoi colleghi maschi, ma solo con doni o rendite,
mentre sono documentati i pagamenti che per lei ricevettero prima il padre
Amilcare e poi il fratello Asdrubale.
Fonti, risorse bibliografiche, siti
G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori, Firenze, 1568, vol. III; ed. anastatica,
Firenze, 1906
A. Campi, Cremona fedelissima, Cremona, 1585, p. 192
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UN ANNO AD ARTE: Firenze 2015
Gherardo delle Notti
a cura di M. Grazia De Palo
Anche quest’anno è stato presentato il programma completo
di "Un anno ad arte: Firenze 2015 ": cioè le mostre che
saranno ospitate nei musei del Polo Museale Fiorentino.
Apre la stagione espositiva il pittore olandese Gerrit van
Honthorst (1592-1656), più noto come Gherardo delle
Notti1con la mostra "Quadri bizzarrissimi e scene allegre"
ospitata dal 10 febbraio al 24 maggio presso la Galleria
degli Uffizi.
Si tratta della prima monografia dedicata a questo
particolare artista di Utrecht: esponente del Seicento
olandese era ammirato dai contemporanei per le sue scene
notturne.
La mostra raccoglie le opere dell’intera carriera dell’artista,
circa 40 dipinti: sia della fase iniziale olandese, sia della
produzione italiana realizzata a metà del XVII secolo.
Il periodo dell’attività italiana del pittore è quello più ricco
di novità stilistiche influenzate anche dalla pittura di
Caravaggio: il suo accostamento alla rivoluzione
caravaggesca fu pressoché immediato tanto da essere
indicato come pittore caravaggista.2
1 Detto "Gherardo delle notti" per le sue scene notturne rischiarate da
lucerne e candele
2 In mostra è presente anche il celebre Cavadenti eseguito da Caravaggio
Le opere più suggestive di Gherardo sono spesso scene di
taverne con musicisti, giocatori d'azzardo e persone che
mangiano: molto abile nell’uso della tecnica del
chiaroscuro, spesso dipingeva scene illuminate anche da
una sola candela.
Il pittore diventò in poco tempo un grande protagonista
e le sue opere ebbero l’onore di occupare altari importanti
delle chiese romane e genovesi.
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Ben presto fu ricercato da prestigiosi collezionisti come il
marchese Vincenzo Giustiniani di Roma e il Granduca di
Toscana Cosimo II de' Medici.
E’ proprio grazie alla passione del granduca per Gherardo
se oggi la Galleria degli Uffizi possiede cinque bellissime
tele del pittore: "Adorazione del Bambino", "Cena con
suonatore di liuto", "Cena con sponsali", "La buona
ventura"; oltre a queste il pittore dipinse per Piero
Guicciardini3 la pala per l’altare della cappella di famiglia
in Santa Felicita: quella «Adorazione dei pastori» che fu
vittima del tragico attentato mafioso agli Uffizi nella notte
del 26 maggio 1993. A quest’opera è stata dedicata una sala
dove proiezioni di luce e video restituiscono (o tentano di
restituire) alla tela terribilmente sfregiata la sua originaria
bellezza e luce.
Cena con suonatori di liuto
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Io all’EXPO
Care Socie, in questi ultimi sei mesi si è fatto un gran parlare dell’EXPO di
Milano.
Essendo io milanese di nascita ho ne seguito un po’ le vicende sin da
quando la candidatura per l’expo 2015 è stata assegnata a Milano.
Per chi di Voi è stato a Milano negli ultimi anni avrà sicuramente avuto
modo di vedere in giro per la città manifesti, orologi indicanti i conti alla
rovescia dei giorni prima dell’apertura, padiglioni espositivi…
Le aspettative erano tante, le cose da fare pure, i lavori di infrastruttura
gestiti all’italica maniera, ma in qualche modo e con molte critiche sono
riusciti a farlo.
E… sorpresa! Nonostante le code, il caldo e gli imprevisti; le opinioni delle
persone che ci sono state prima di me sono state favorevoli.
Ero intenzionata ad andarci a giugno, lasciando passare un mesetto
dall’apertura per dare modo di finire i padiglioni non ancora ultimati e per
godere delle giornate lunghe. Complici il clima rovente e varie vicende
familiari sono riuscita ad approdarci solo a metà settembre.
Ci sono andata senza prima aver consultato siti internet o visto programmi
sull’argomento, sono andata per così dire “a naso” non volendo sentirmi
obbligata a vedere per forza un padiglione piuttosto di un altro.
Nonostante la camminata, dalla stazione del metrò di Rho ( che serve la
fiera di Milano) ci vogliono più di venti minuti a piedi per raggiungere
l’ingresso, grazie anche ad un biglietto acquistato on-line e un accesso
preferenziale non ho dovuto fare molta coda per entrare.
Discorso diverso per le code per entrare nei padiglioni, alcune erano
davvero lunghe e hanno messo a dura prova i miei piedi.
Molto variegati ed interessanti a volte davvero fantasiosi i padiglioni
all’esterno, all’interno di quelli che ho visitato io è stato fatto un uso
massiccio delle nuove tecnologie , grandi schermi, proiezioni , robot, effetti
visivi e sonori.
Poco spazio al lavoro manuale, che rappresenta invece tuttora una grossa
componente di tutto ciò che al cibo è correlato; considerando che l’ Expo è
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orientato soprattutto alle scuole e ai giovani ho trovato fuorviante questa
scelta.
Anche i cosiddetti “cluster”, padiglioni tematici sui prodotti, dove sono
ospitati i paesi che non hanno padiglioni propri mi sono sembrati una
versione spesso scadente di una fiera dell’artigianato o del turismo; mi è
stato detto però che per le scuole sono stati organizzati dei laboratori, e
per i giovani delle conferenze.
Ben organizzata la distribuzione delle fontanine per l’acqua e di diverse
postazione dove potersi sedere per riposare; il cibo era davvero molto caro
e mi è stato detto che in questo ultimo mese, dove l’affluenza è stata
maggiore, i prezzi sono persino aumentati a fronte invece di offerte
scontate per i biglietti.
Ovviamente non ho voluto, ne potuto (per ragioni di tempo) provare uno
dei tanti ristoranti tematici, anche quelli, mi è stato detto, molto costosi.
Essendo rimasta a Milano alcuni giorni ho potuto restare fino a tardi e
questo mi ha permesso di godere degli spettacoli serali, primo fra tutti
quello di suoni e luci dell’ “albero della vita”, davvero bello e suggestivo
anche se stancante vista la mancanza quasi assoluta di posti a sedere.
A parte le agevolazioni per gli handicappati e per le famiglie con bimbi
piccoli e passeggini, le distanze da coprire e le scale hanno messo a dura
prova anche una come me abituata a muovermi e a visitare esposizioni e di
sicuro non ci sarei tornata il giorno successivo , forse è per questo che il
biglietto per due giorni consecutivi costa poco di più di un giorno solo; ma
la voglia di farci un altro giretto magari con un ingresso pomeridiano,
decisamente conveniente, mi è venuta.
Nulla di ciò che ho visto mi ha lasciato un ricordo indelebile, forse anche
perché ho già visitato diversi paesi tra quelli presenti alla manifestazione,
ma la creatività nella realizzazione dei padiglioni e l’atmosfera giovane
aiuta a sperare in un futuro , sicuramente più correlato o, come si usa dire
ora, più connesso, più cosciente degli sprechi alimentari anche se non so
quanto più attento ad evitarli.
Morale ! Sono contenta di esserci andata !
Per chi non ci è riuscito niente paura, sono sicura che alla chiusura ci
bombarderanno di servizi televisivi e vorrà dire che ciò che non ho visto
me lo vedrò allora.
Patrizia
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L’angolo degli Auguri
Auguri a tutte le socie che compiono gli anni nei mesi di Ottobre
e Novembre, tra cui vorrei ricordare con particolare affetto
Luciana Grill che il prossimo 5 novembre spegnerà 90 candeline,
un gran bel traguardo soprattutto per come ci è arrivata e che
sia di augurio ed esempio a tutte noi.
Un Augurio anche a Giannina Ferraro che festeggerà il suo
compleanno il 14 novembre.
Purtroppo ho le date di compleanno solo di alcune di Voi quindi
mi scuso se ho rivolto un saluto speciale solo alle due di cui ero a
conoscenza.
Patrizia Baroni Bella
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