Riflessioni riguardo alla Cina (Christopher Romano) La nostra non
Transcript
Riflessioni riguardo alla Cina (Christopher Romano) La nostra non
Riflessioni riguardo alla Cina (Christopher Romano) La nostra non si può chiamare una vacanza, tutt’altro, è stata una vera e propria settimana scolastica. Le sveglie a orari improponibili per gli standard svizzeri, i continui spostamenti in autobus e a piedi, le visite ai monumenti. Eravamo dei veri e propri turisti, come quelli cinesi di cui ci si prende spesso gioco qui in Ticino. Sempre in giro a fare foto e sempre in gruppo. Dopo questa parentesi riguardante noi svizzeri, parliamo di cose serie. La Cina, un paese veramente immenso, con il suo miliardo e mezzo di abitanti, mi avrebbe colpito, o cosi pensavo, e invece mi sono trovato perfettamente a mio agio. Nonostante le tradizioni di cui è ricca la cultura cinese nessuna di esse ci è mai sembrata anomala, o troppo sconvolgente. Lavarsi i denti prima dei pasti e non dopo, attraversare le porte con il piede sinistro per i maschi e quello destro per le femmine, cibo salato a colazione, la loro mania verso le pantofole in casa, l’acqua non potabile dai rubinetti. Tutte cose alla quale ci si può abituare in un niente (potrei essere stato solo io, avendo viaggiato in India e in Tailandia). Le cose per la quale rimasi sorpreso furono invece più sul positivo. L’inquinamento fu la prima cosa che notai una volta atterrato a Pechino, ma non in senso negativo. Certo, la differenza tra il Ticino, con la sua aria fresca, ed una megalopoli è tangibile, ma non di certo sconvolgente. Ai telegiornali qui in Ticino, soprattutto in occasione delle olimpiadi del 2008, si sentivano notizie di aria irrespirabile, mascherine dappertutto, e cielo costantemente coperto. Certamente sono passati più di 7 anni dall’evento, e la Cina potrebbe aver adottato regolamentazioni più strette in ambito ambientale, ma ciononostante rimasi sorpreso in positivo. L’esperienza cinese dal punto di vista alimentare è stata più deludente, soprattutto nei ristoranti. Ci si trovava a mangiare più volte lo stesso identico cibo, e in Cina la dieta è composta da pietanze molto “salsate” e oleose, il che non le conferisce certo leggerezza sul palato. Nelle case dei nostri amici cinesi invece rimasi positivamente colpito. Lo stile di vita cinese non si può certo dire molto diverso dal nostro. Ci si sveglia, si va a scuola o a lavorare, e si torna a casa. Ovviamente il contesto é differente, ma la routine é la medesima. La scuola cinese è molto più impegnativa rispetto a quella ticinese. Spesso mi sono ritrovato a vedere alunni nelle aule alle 20:00, a studiare, cosa da noi impensabile al liceo (certo si studia a casa, ma in modo molto più rilassato). Le famiglie che ci hanno gentilmente ospitato non potevano essere più generose. Non mi é mai mancato niente (ovviamente non ho mai richiesto qualcosa fuori dalla loro portata) e la loro ospitalità mi ha veramente scaldato il cuore. Il mio compagno cinese l’ho trovato molto più aperto nel suo paese rispetto al Ticino, ma la loro naturale timidezza penso abbia giocato un ruolo importante. Qualcosa di veramente differente sono le relazioni amorosi, concetto quasi alieno in Cina, mentre qui in Ticino sono la norma tra studenti liceali. Una delle cose più belle della Cina é l’organizzazione e l’ordine, soprattutto a Shangai. Venendo dall’India conosco bene il caos che possono essere le persone, e in Cina questo non lo ho per niente trovato. Certo, li le leggi stradali esistono solo per iscritto, con persone che tagliano la strada, fanno girate a U in mezzo alla strada e utilizzano la corsia di emergenza come se fosse una corsia normale. Sulle città posso dire che la migliore è di gran lunga Shangai. Moderna, pulita, enorme. Ti fa sentire davvero piccolo, con i suoi grattacieli, e davvero in un altro mondo nella zona vecchia, con le case in stile inglese. Ci si dimentica quasi di essere in Cina. Lo stesso non può esser detto per Pechino e Hangzhou, griglie di cemento senza nessun monumento o quartiere diverso dagli altri. Ciò che si sentiva era il soffocamento dei muri grigi. Nonostante questo non c’erano tracce di miseria come si potrebbe pensare. Alla fine posso dire che questa esperienza è una che rifarei molto volentieri, e di cui sono molto grato al Liceo di Lugano 1, alla Città di Lugano, e ai nostri accompagnatori, il direttore Giampaolo Cereghetti, la professoressa Filomena Carparelli, e il professor Osvaldo Daldini.