Altro che lupo... Attenti a Pierino!

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Altro che lupo... Attenti a Pierino!
SPETTACOLI
L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 19 FEBBRAIO 2007
29
Questa sera all’auditorium di piazza della Libertà il film di quattro ore sul commediografo francese firmato nel 1979 da Ariane Mnouchkine
Due anni di lavoro, 120 attori, 600 comparse: arriva il kolossal su Molière
Centoventi attori, seicento
comparse, milletrecento costumi, duecento scenografie, due
anni di lavoro. Il risultato è Molière, un film di quattro ore sulla vita del grande
commediografo
francese realizzato nel 1979 da
Ariane Mnouchkine.
Il film viene
presentato stasera all’auditorium
di piazza della Libertà alle 20.30
(ingresso gratuito) in una proiezione organizzata dal Comune
in collaborazione con Lab 80
nell’ambito delle iniziative per
il carnevale. «Un personaggio
straordinario in un’epoca
straordinaria», così la regista
definisce il «suo» Molière e l’epoca in cui visse. Tre, spiegava
la Mnouchkine a suo tempo, sono i motivi che l’anno spinta ad
occuparsi di questo personaggio: «Il fascino di un’esistenza
piena come quella di Molière,
uomo integro; l’interesse per un
periodo particolare della storia francese, cioè il sorgere dell’assolutismo di Luigi XIV, in un
paese dominato dalla miseria;
infine la condizione dell’attore
e dell’uomo di teatro in rapporto al potere». Come ha potuto
- si chiede in sostanza l’autrice
nel film - un ragazzo nato nella
Francia del 1622 da un padre
tappezziere, rimasto orfano di
madre giovanissimo, diventare
uno dei più grandi attori e commediografi della storia del teatro?
Il film ricostruisce praticamente tutta la vita del grande
autore dalla nascita
alla morte
ma lo fa in
modo piuttosto particolare. Dopo gli studi
di psicologia
alla
Sorbona,
la Mnouchkine
(classe 1939, figlia di padre russo), fonda un’associazione teatrale studentesca con la quale
mette in scena i suoi primi spet-
tacoli. Dopo numerosi viaggi all’estero soprattutto in Estremo
Oriente dai quali trarrà più di
un motivo ispiratore per le sue
messe in scena successive, fonda, sempre
a Parigi, il
Théâtre du
Soleil una
cooperativa
teatrale
che ben
presto diventa uno
dei punti di
riferimento
imprescindibili del
teatro degli anni ’60 e ’70. Uno
dei maggiori successi della compagnia è «1789», uno spettacolo ispirato alla Rivoluzione fran-
cese, messo in scena nel 1973.
Nello stesso anno la regista realizza una versione filmata dello
spettacolo per il cinema.
Pochi anni dopo torna a cimentarsi con la settima arte con
questo Molière. Che, però, a differenza di quanto accaduto per
«1789», non è più la semplice ripresa di uno spettacolo teatrale precedente, ma è creato appositamente per la televisione e
per il cinema. Del film infatti esistono due versioni, una più lunga per il piccolo schermo e una
di circa tre ore e mezza destinata alle sale cinematografiche. Il
Molière della Mnouchkine è
quindi una sorta di cinema-teatro, che ha in comune con lo
straordinario primo film della
regista ancora una volta il fat-
to di essere un’opera collettiva
cui ha contribuito tutto l’ensemble del Théâtre du Soleil. Più
che il personaggio in sé, alla regista interessa raccontare tutto un secolo: o
meglio, «attraverso di lui il film
mette in scena
un’epoca, quella
piena di contraddizioni di Luigi
XIV, dove convivevano grandezza e miseria, luci
e ombre, sfarzo e
povertà». Lo stile
della regia è barocco e perfino poetico ma sempre sincero e soprattutto movimentato e inventivo.
Altro che lupo... Attenti a Pierino!
Applaudita a Ponteranica la nuova pièce di Erbamil sulla fiaba musicale di Prokofiev
Stravolta la storia tra guizzi e capitomboli: il bambino è un tiranno con la fionda
Una prima nazionale
a Ponteranica. Sabato all’auditorium comunale la
compagnia Erbamil ha
proposto la sua nuova
produzione. Sul palcoscenico è andato in scena Pierino e il lupo alla
rovescia, uno spettacolo di e con Michele Eynard e Federica Molteni.
Come si capisce immediatamente dal titolo lo
spettacolo è basato sulla celeberrima fiaba musicale di Sergej Prokofiev,
Pierino e il lupo. Una
fiaba che legioni di scolari si sono sentiti proporre almeno una volta
per il sostrato didattico
che la contraddistingue.
Infatti ad ogni personaggio della fiaba (Pierino, il lupo, il nonno, il
gatto, la papera, i cacciatori...) è abbinato un particolare strumento musicale (il clarinetto, l’oboe,
il flauto, i timpani, l’orchestra intera...).
L’intento è proprio
quello di far prendere
confidenza ai ragazzi con
i suoni dei diversi strumenti.
A questo intento primigenio, se ne aggiunge ora
un secondo. Quello ecologico, se così possiamo
dire. Il lavoro di Erbamil
– che in questo si conferma fedele alla propria vocazione – si basa infatti
sulla rilettura della fiaba
effettuata da Rodolfo Bonucci. Il quale ha ribaltato l’impianto narrativo
di base incentrando la
fiaba sul lupo, che diviene il personaggio principale, mentre Pierino viene visto come il suo te-
Federica Molteni e Michele Eynard in una scena di «Pierino e il lupo alla rovescia»
mibile avversario: un
moccioso che, armato di
fionda, è il terrore di tutti gli animali della foresta.
Su questo ribaltamento i due attori intervengono ulteriormente perché lo spettacolo è racchiuso in una cornice
potremmo dire «esterna»
che è quella del teatro
nel teatro.
Infatti lo spettacolo si
apre con due presentato-
ri che, appunto, annunciano l’imminente messa
in scena dello spettacolo
da parte dell’orchestra.
Succede invece che per
una banale dimenticanza (hanno dimenticato
nientemeno che i timpani), gli orchestrali abbandonino il palco.
I due presentatori si
trovano così nella necessità di mettere in scena
loro stessi lo spettacolo,
interpretando i vari personaggi della fiaba. Inizia così un sottile gioco
di scambi di ruolo, di
piccoli scherzi tra i due,
di ripicche, di piccole
vendette, perché ognuno
vorrebbe (o non vorrebbe ) interpretare un certo personaggio e cerca di
fare in modo che sia l’altro (soprattutto se la situazione – per il personaggio – si fa pericolosa),
ad interpretarlo. Il tutto
mentre la fiaba viene effettivamente rappresentata. Si assiste così – soprattutto per la gioia dei
bambini che, almeno a
sentire quelli presenti
sabato sera a Ponteranica hanno apprezzato il
gioco – ad un continuo
intrecciarsi comico e
gioioso di entrate e uscite dai personaggi da parte dei due attori, di situazioni paradossali risolte
con un guizzo comico, di
inseguimenti, capitomboli, giravolte, scherzi e
lazzi sottolineati dal numeroso pubblico intervenuto con lunghi applausi a scena aperta. Fa da
collante magico a tutta
l’operazione e da «colonna Sonora» se possiamo
dire così, la musica di
Prokofiev.
Una partitura vivacemente movimentata che
si presta ovviamente (essendo studiata appositamente) a sottolineare le
scorribande degli attori
in scena.
An. Fr.
A San Sisto si conclude il Festival «Dialoghi della musica»
All’Inverno Musicale Laura Beltrametti e Ennio Poggi non hanno deluso le attese
Magie veneziane a Colognola
A Montecchio i fuochi d’artificio di Liszt
Ultimo atto del Festival «Dialoghi
della Musica». Questa sera nella exchiesa di San Sisto, oggi elegante auditorium di Colognola (alle 21, ingresso libero), il trio «Contrasto musico»
propone un itinerario intorno alla «musica veneziana del ’700 in Europa».
Lorenzo Brondetta al flauto traverso, Marcello Scandelli al violoncello
e Angelo Marchetti al clavicembalo
proporranno una scelta antologia di
pagine composte nel tardo barocco da
autori direttamente o indirettamente
legati alla cultura musicale veneziana.
Al solito, come diceva lo stesso Marchetti - direttore artistico della rassegna - le proposte verranno sinteticamente ma esaurientemente presentate al pubblico, che non sempre può conoscere un repertorio normalmente
poco divulgato.
L’epoca è quella in cui il gusto estetico andava rapidamente evolvendo dal
barocco allo stile galante, dai dotti tratti contrappuntistici alle più piacevoli
movenze del melodiare aggraziato. Così si può collocare la Sonata per flauto traversiere e continuo di Anna Bon,
figlia di un famoso architetto veneziano, definita nel frontespizio della composizione «virtuosa di musica da camera» alla corte di Potsdam nel 1756.
Segue una Fantasia di G. Philip Telemann, amico di Bach e indefesso
compositore di musica, più vicino al
nuovo gusto galante di Bach e quindi non ignaro della lezione italiana, soprattutto in campo strumentale: della sua musica lui si ammirava lo squisito senso pittorico, e l’inesauribile varietà.
Ovviamente non può mancare Antonio Vivaldi, con una Sonata per cello
e continuo, esempio della sua pur notevole produzione cameristica, mentre
Giovanni Ferrandini, con la sua Sonata per traverso e continuo è l’esempio
di un musicista veneziano poi trasferitosi in Europa, a Bonn.
Completano il quadro un Andante
per clavicembalo di Baldassarre Galuppi, il maggiore clavicembalista di
quest’epoca insieme a Domenico Scarlatti, determinante nel porre le premesse allo stile classico, così come importante è stato Giovannni Benedetto
Platti, padovano ma attivo alla corte
di Wurzburg, a cui va il merito di aver
introdotto il bitematismo insieme a
Carl Philip Emanuel Bach: di lui sarà
eseguita la Sonata VI per traverso e
basso continuo.
Lorenzo Brondetta, dopo gli studi al
conservatori di Padova si è perfezionato in Francia dove tutt’ora vive e svolge l’attività musicale, mentre Marcello Scandelli lavora con molti dei gruppi di musica antica più qualificati.
Il romanticismo è stata l’epoca dell’individualismo: ma nella musica come in nessun altra
espressione artistica l’esaltazione del genio individuale ha prodotto tanti
capolavori e così diversi.
Se ne è avuto un saggio
nel terzo appuntamento
dell’Inverno Musicale di
Alzano, dove ieri pomeriggio si sono esibiti i pianisti Laura Beltrametti ed
Ennio Poggi in duo a
quattro mani. Di fronte alla platea, al completo, dell’auditorium Montecchio,
i due pianisti hanno presentato alcune facce diverse del mondo romantico, sciogliendo con sicurezza le difficoltà e i diversi problemi specifici di
ogni brano.
Dapprima hanno affrontato le poco eseguite
«Visioni sull’Est» (Bilder
auf Osten) op. 66 di
Schumann, sei improvvisi in cui scrittura e soluzioni timbriche oscillano
tra il lirismo inquieto e sognante specifico di SchuB. Z. mann, le brume fosche e
Ennio Poggi e Laura Beltrametti a Montecchio (foto Yuri)
inconsolabili di Brahms,
ma anche l’errabondo incedere ora triste ora illuminato di Schubert. E qui
il duo ha dimostrato, oltre all’affiatamento, una
bella unità di intenti
espressivi, non solo nel ri-
trarre ciascun quadro nel
suo complesso, ma anche
nelle sfumature e nei dettagli. Buona perizia i due
hanno poi messo in mostra anche nella versione
(originale) a quattromani
de l’ouverture La grotta di
Fingal di Mendelssohn,
magistero di evocatività,
con riverberare di suoni
proprio come le luci su
uno specchio d’acqua. In
questo trascinante descrittivismo - che sarebbe
stato di riferimento anche
agli impressionisti e a Ravel - la resa pianistica è
decisamente impegnativa
e richiede equilibri e regolarità sottili, che gli interpreti han saputo mettere
in campo con buona pertinenza.
Alla fine è arrivato, per
così dire, il momento dello spettacolo, con le intensità pirotecniche di Liszt,
delle sue polacche e delle sue rapsodie. Pagine di
alta densità sonora e, appunto, molto spettacolari, che han trovato i due
perfettamente a loro agio.
Tanto che, in fondo anche
i due fuoriprogramma
concessi al plauso caloroso del pubblico, hanno seguito la stessa falsariga,
come l’ouverture di Norma trascritta dallo stesso
Poggi.
Bernardino Zappa
Andrea Frambrosi
Sinigallia
Un cantautore
a tutto rock
Si è trovato perfetta- distinte e complementamente a suo agio con il ri. Forse l’autore cerca di
pubblico bergamasco, accontentare quelle che
Riccardo Sinigallia (nella sembrano essere le due
foto di Thomas Magni). sfaccettature delle persoLo ha dichiarato aperta- ne che seguono la performente durante il concer- mance con attenzione e
to tenuto allo Zero Music che lui definisce «eroiche
Club di Azzano San Pao- e amiche» perché «di quelo, dove la platea non era sti tempi solo così può esnumerosa, ma seleziona- sere definito chi paga un
ta e ben sintonizzata sul- biglietto per ascoltare un
la lunghezza d’onda del concerto di canzoni».
Una visione pessimisticantautore romano.
Ecco perché Riccardo ca delle realtà contempoha chiacchierato meno ranea in cui «l’economia
del solito fra una canzo- ha un potere assai più
ne e l’altra: «quando dal forte di quello della cultupubblico senti un certo ra». Se questi concetti vecalore – ha detto – le pa- nivano affrontati sopratrole risultano superflue». tutto nel suo primo omoE allora è meglio lasciar nimo album, nel secondo
parlare la musica, fare in Incontri a metà strada il
modo che le vibrazioni cinismo lascia spazio alrimbalzino da chi suona la speranza. Così anche
a chi ascolta e viceversa. questi aspetti si spalmaDopo le polverose balla- no lungo il repertorio esete texane del dinoccolato guito, diviso fra i due diex-Lift To Experience Jo- schi finora prodotti: da
sh T. PearAmici nel
son, curvo
tempo ad
Platea non numerosa Anni di
sulla chitarra e sul
allo Zero Music Club pace (scritmicrofono
ta insieme
di Azzano, ma il
sotto il suo
all’elogiato
cappello da
amico Emiconcerto del
cow boy,
dio
Clecantautore romano e
un Sinigalmenti, già
della sua band
lia emozioleader dei
nato dal soMassimo
è stato apprezzato
litario set
Volume), fidell’amerino a Il nocano ha introdotto il suo stro fragile equilibrio.
show con una performanMa c’è spazio anche per
ce per piano e voce prima La descrizione di un atdi unirsi alla band.
timo, testimonianza tanUna band in grado di gibile dell’esperienza con
dare un respiro epico al- i Tiromancino. A sostituile suite strumentali che re la bassista Laura Arzilcompletano i suoi brani. li (impegnata con il figlio
Perché proprio questa appena avuto dallo stessembra essere la caratte- so Riccardo) c’è il vecchio
ristica del nuovo spetta- collaboratore Filippo Gatcolo di Riccardo Sinigal- ti (ex-Elettrojoice). Gli allia: le sue composizioni tri componenti della band
vengono divise in due sono il batterista manciparti ben distinte. Una no Marco Ranelli, Matteo
prima squisitamente can- Chiarella alla chitarra,
tautorale costruita sulla Daniele Sinigallia alla chiclassica forma-canzone, tarra e al mandolino. Braa volte aggiornata con di- vi nel costruire le giuste
screzione da un leggero vibrazioni sonore atte a
loop elettronico, e una se- completare le emozioni
conda che le sviluppa fi- profonde nascoste nei teno alla fine attraverso sti cantati da Riccardo
un’apertura in crescendo (diviso fra la chitarra acual limite della psichedelia. stica e il piano elettrico) e
Più che di cantautora- nel creare uno show soto rock si tratta dunque speso fra intimità e pasdi cantautorato e rock sione.
vissuti come due entità
Diego Ancordi