Capote style

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CAPOTE STYLE – LE GRANDI INTERVISTE DI “PARIS REVIEW” –
IL MITOLOGICO AUTORE DI “A SANGUE FREDDO” FAN DEL
“CONTADINO TIMIDO” ZAVATTINI: “L’80% DEI FILM ITALIANI DI
QUALITÀ È COSTRUITO DA UNA SUA SCENEGGIATURA” - I
SEGRETI DELlo stile…
Da "Il Messaggero"
Truman Capote
Nel 1953, il primo numero della rivista americana "The Paris Review" uscì con un'intervista a E.
M
.
Forster
, inaugurando un genere letterario del quale il review è a tutt'oggi l'esempio più alto e raffinato.
Da allora, "The Paris Review" ha intervistato i grandi autori della letteratura ricavandone
riflessioni sulla vita dello scrittore e sull'arte dello scrivere. Fandango ora pubblica un'antologia
di questi testi ("The Paris Review". Interviste, 320 pagine, 20 euro). Tra gli scrittori scelti
Dorothy Parker
,
Truman Capote
.
Ernest Hemingway
(T.S. Eliot, Saul
Bellow
,
Jorge Luis
Borges
,
Kurt Vonnegut
. Dal libro che sarà in libreria tra due settimane anticipiamo una parte dell'intervista di
Path Hill
a
Capote
.
CAPOTE, LEZIONE DI STILE
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Capote style
Di Pati Hill (© 2009, Fandango Libri per gentile concessione di The Wylie Agency Ltd)
Truman Capote vive in una grande casa gialla a Brooklyn Heights, che è stata recentemente
ristrutturata con il gusto e l'eleganza che in genere caratterizza tutto ciò di cui si occupa.
Quando sono entrata l'ho trovato intento a esaminare una cassa appena arrivata che conteneva
un leone di legno. "Ecco!", ha esclamato mentre lo faceva nascere da una massa di segatura e
riccioli di legno. "Ha mai visto una cosa tanto splendida? Io l'ho visto e l'ho comprato. Adesso è
tutto mio."
"È grande", ho detto. "Dove lo metterà?"
"Ma nel camino, naturalmente", ha risposto Capote.
"Adesso venga in salotto mentre provvedo a far pulire questo casino."
Truman Capote
Il salotto è in stile vittoriano e contiene la collezione più intima di oggetti d'arte e tesori personali
di Capote, che nel modo in cui sono esposti ordinatamente su tavoli lucidati e scaffali di bambù
ricordano il contenuto delle tasche di un bambino molto astuto..
Capote stesso si intona benissimo con questa impressione a prima vista. È piccolo e biondo,
con un boccolo che insiste a cadergli sugli occhi; e il suo sorriso è improvviso e solare. Il suo
approccio a qualcuno che non conosce è di aperta curiosità e di amicizia.
Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
«Mi rendevo conto che volevo essere uno scrittore, ma non fui sicuro che lo sarei diventato fino
all'età di circa quindici anni. All'epoca avevo cominciato a inviare senza modestia i miei racconti
a riviste e periodici letterari. Naturalmente nessuno scrittore si scorda la prima risposta positiva,
ma un giorno a diciassette anni io ottenni la prima, la seconda e le terza tutte nella stessa
mattinata. Mi creda, dire che ero eccitato è un eufemismo!».
Cosa scriveva all'inizio?
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«Racconti. Le mie ambizioni più incontrollabili ruotano ancora intorno a questa forma. Se la si
esplora a fondo, la forma del racconto mi sembra la forma più difficile e più disciplinante di
prosa. Tutto il controllo e la tecnica che ho acquisito li devo interamente all'esercizio fatto con
questo mezzo».
Truman Capote
Come si fa ad arrivare alla perfetta tecnica del racconto?
«Poiché ogni racconto presenta i propri problemi tecnici, ovviamente non si possono
generalizzare le regole fornendo un'equazione del tipo due per due uguale quattro. Trovare la
forma giusta per un racconto vuol dire semplicemente scoprire il modo più naturale di scriverlo.
La prova per capire se uno scrittore ha sublimato la forma naturale del suo racconto è questa:
dopo averlo letto, bisogna capire se lo si può immaginare diversamente, o se l'immaginazione
ne esce ammutolita e sembra definitivo e completo. Proprio come è completa un'arancia, che la
natura ha fatto proprio nel modo giusto».
Ci sono trucchi che si possono usare per migliorare la propria tecnica?
«Lavorare è l'unico trucco che conosco. La scrittura ha leggi di prospettiva, di luci e di ombre,
proprio come la pittura o la musica. Se si conoscono dalla nascita, bene. Altrimenti bisogna
impararle. Poi si possono anche sistemare a seconda dei propri gusti. Perfino Joyce, il nostro
discolo più estremo, era un grande artigiano; ha potuto scrivere l'Ulisse perché era stato capace
di scrivere Gente di Dublino. Troppi scrittori sembrano considerare lo scrivere racconti come un
esercizio per sgranchirsi le dita. In questi casi stanno usando sicuramente solo le dita...».
Truman Capote
Quali scrittori l'hanno influenzata maggiormente?
«(...) Non penso che uno scrittore abbia molte possibilità di imporsi in un film a meno
che non lavori nel più stretto rapporto col regista o sia lui stesso il regista. Il cinema ha
sviluppato un solo scrittore che, lavorando esclusivamente come sceneggiatore, si può
definire un genio cinematografico. Sto parlando di quel contadino timido di
Zavattin
i
. Che
senso visivo! L'ottanta per cento dei film italiani di qualità è stato costruito da una
sceneggiatura di
Zavattini
- tutti i film di
De Sica
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, per esempio.
De Sica
è un uomo affascinante, una persona dotata e profondamente sofisticata; nonostante ciò
è per la maggior parte un megafono di
Zavattini
, i suoi film sono creazioni assolute di
Zavattini
: ogni sfumatura, emozione, ogni parte è chiaramente indicata nei copioni di
Zavattini
».
Truman Capote
Lei sembra distinguere tra scrittori che sono stilisti e scrittori che non lo sono. Quali
scrittori definirebbe stilisti e quali no?
«Che cos'è lo stile? "E qual è", chiede il koan zen, "il suono di una mano sola?" Nessuno lo sa
veramente; ma o lo si sa o no. Per quanto riguarda me, se mi permette l'immagine alquanto
banale, suppongo che lo stile sia lo specchio della sensibilità di uno scrittore - più che il
contenuto del suo lavoro. Da un certo punto di vista tutti gli scrittori hanno uno stile - Ronald
Firbank
,
che Dio lo benedica, aveva poco altro e grazie a Dio se ne rendeva conto. Ma l'avere stile, uno
stile proprio, spesso è un impedimento, una forza negativa, non una forza come dovrebbe
essere e com'è, per esempio, per
E
.
M
.
Forster
,
Colette
,
Flaubert
,
Mark Twain
,
Hemingway
e
Isak
Dinesen
.
Dreiser, per esempio, ha uno stile - ma, mon Dieu! Così Eugene O'Neill. E Faulkner, per
quanto brillante fosse. Mi sembrano tutti dei trionfi su degli stili forti ma negativi, stili che non
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aggiungono niente alla comunicazione tra lettore e scrittore. Poi ci sono gli stilisti senza stile cosa molto difficile, molto ammirevole e sempre molto popolare:
Graham Greene
,
Maugham
,
Thornton Wilder
,
John Hersey
,
Willa Carter
,
Thurber
,
Sartre
(si ricordi che non stiamo discutendo del contenuto),
J
.
P
.
Marquand
e così via. Sì, comunque esistono anche i non-stilisti. Solo che non sono scrittori, sono
dattilografi. Dattilografi sudati che anneriscono chili di carta con messaggi senza forma, suono o
immagine».
Truman Capote
Uno scrittore può imparare lo stile?
«No, non penso che si possa arrivare consciamente allo stile, almeno nella stessa misura in cui
possiamo decidere il colore dei nostri occhi. Dopo tutto lo stile è la persona stessa. Alla fine la
personalità dello scrittore ha moltissimo a che fare con il suo lavoro. La personalità deve essere
umanamente presente. "Personalità" è una parola ormai svalutata, lo so, ma rende bene quello
che voglio dire. L'umanità individuale dello scrittore, le sue parole o i suoi gesti nel mondo,
devono sembrare un personaggio che cerca un contatto con il lettore. Se la personalità è vaga
o confusa o solamente letteraria, ça ne va pas. Faulkner e McCullers proiettano
istantaneamente le loro personalità».
[08-07-2009]
5/5