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TECNICA Il parto tranquillo delle scrofe nel silenzio e in solitudine Allo stato libero la partoriente si isolerebbe nel nido che ha preparato per la nascita dei suinetti. La presenza di sconosciuti evoca il timore innato verso i predatori di Casimiro Tarocco gni volta che l’allevatore si appresta a mettere le scrofe in sala parto sa quali sono i pregi e le criticità delle attrezzature presenti in quest’importantissimo settore dell’azienda. Sa che vi sono gabbie più aggiornate, che la tecnologia si è evoluta (poco in questo settore), che con i nuovi tipi genetici le scrofe sono diventate più lunghe e più larghe e che pertanto le sue gabbie possono essere inadatte a questi nuovi tipi di animali. Allora, che fare? Demolire il tutto per costruire sale parto più aggiornate? Certamente no. Di conseguenza si appresta, con siringhe alla mano e pazienza, a cercare di diminuire i problemi che alcune, se non la maggior parte delle scrofe, avranno al momento del parto. Intuisce che la scrofa in benessere partorisce più velocemente, pro- O g Foto 1 La disposizione della sala parto dove le scrofe sono posizionate “testa contro testa” favo risce la distribuzione di mangime, mentre quella “groppa contro groppa” risponde alle necessità di isolamento dell'animale durante lo sgravio, al più facile controllo delle figliate, all'osservazione più agevole di un eventuale scolo vulvare e rende più veloce il tempo per la palpazione dell'anca. duce suinetti vitali, avrà maggiori probabilità di avere colostro sufficiente per la figliata, è in genere dotata di un buon istinto materno. L’obiettivo è avere la maggior parte delle scrofe, se non tutte, con la caratteristica di partori- re bene, con la minima richiesta di intervento dell’uomo, senza che, a parto avvenuto, succedano eventi negativi per la salute e la produttività e per proseguire a nutrire i figli senza inconvenienti. Comportamento in gestazione Il benessere della scrofa è il risultato di un’opera coordinata di tutte le persone che intervengono nella sua vita e non di un singolo individuo in una singola IL RUOLO RASSICURANTE DELLA SCROFA CAPOGRUPPO L’ingresso in sala parto può non essere traumatico per quelle pluripare che durante la loro carriera sono sempre state trattate bene, per cui entrano nelle gabbie senza difficoltà. Il problema si pone per alcuni soggetti che, giunti sulla porta della sala, non vogliono entrare, probabilmente perché, oltre alla novità dell’ambiente, l’odore è differente da quello cui erano 18 abituati. Il mettere davanti a questi soggetti la scrofa capogruppo che era stata riconosciuta come tale in sala gestazione, vuol dire far entrare gli animali senza bisogno di urla, spinte o percosse, tutte condizioni che aggravano lo stato di paura e che possono avere pesanti ripercussioni al momento dello sgravio, non soltanto per quella scrofa, ma per i grugniti di dolore o allarme che inducono stress in quelle già presenti. Suinicoltura – n. 12 dicembre 2009 TECNICA g Foto 2 La scrofa in benessere resta più a lungo in decubito prima del parto. Se invece è in malessere passa molto più tempo in piedi. fase. Infatti, è necessario che vi sia un ottimo rapporto dell’uomo con l’animale perché la persona che è in sala parto raccolga i frutti di questa collaborazione. Ma non è una condizione sufficiente, perché la scrofa che arriverà in sala parto avrà contatti con una persona sconosciuta; almeno, questo accade in tutti gli allevamenti dove i diversi settori sono affidati a personale g Foto 3 La temperatura in sala parto è una condizione fondamenta le per far sì che la scrofa mangi il più possibile elevate quantità di mangime. Suinicoltura – n. 12 dicembre 2009 specifico per quella mansione Ed è per questo che il problema del benessere dell’animale che sta per partorire interessa anche l’addetto alla sala parto perché dovrebbe conoscere e farsi conoscere dagli animali come colui che dovrà gestirli nell’evento fondamentale della loro carriera. Una settimana prima che le scrofe lascino il box o la gabbia da gestazione, l’addetto alla sala dovrebbe entrare in contatto con gli animali perché il farsi conoscere è già una buona base per ottenere un parto tranquillo. L’operatore avrà modo, restando in mezzo al branco delle gravide alcuni minuti ogni giorno nell’ultima settimana di permanenza delle scrofe in quel box, di individuare quelle che meriteranno un’attenzione particolare nei confronti delle quali sarà indotto a prendere determinate precauzioni quando arriveranno nella nuova sala. Animali paurosi Ma anche questo non basta: occorre, in particolare, osservare quelle che si avvicinano e quelle TECNICA che si allontanano da lui, toccandole e parlando normalmente per stabilire con loro un rapporto di fiducia e fovrebbe identificare la scrofa capogruppo. Un segno sul dorso degli animali paurosi gli ricorderà che una volta arrivati in sala dovrà prestare loro particolare attenzione, perché quasi sempre hanno o un parto più lungo o contrassegnato da inconvenienti che obbligheranno ad entrare con la mano in vagina per esplorare. E spesso tali manualità si ripeteranno in quel parto e per quella scrofa. Già vent’anni fa (1989) Hemsworth et al. evidenziavano che le scrofe dotate di paura per l’uomo erano quelle che poi mostravano inconvenienti al momento dello sgravio. Successivamente, altre ricerche hanno dimostrato come buoni o cattivi rapporti con la persona significhino avere più o meno nati, più o meno morti e, inoltre, conseguenze che si fanno sentire anche nella successiva sopravvivenza dei suinetti sotto scrofa. Se le scrofe paurose fossero parecchie, l’assistenza dell’addetto si farebbe più impegnativa. Ho già scritto, in una nota precedente a questa, che lo stabilire buoni rapporti con le scrofe negli ultimi giorni di gestazione sarà seguito 20 da parti più veloci, da animali che restano coricati per più tempo prima del parto rispetto ai soggetti paurosi che restano maggiormente in piedi. Ricordando, però, che i buoni rapporti in sala parto si hanno quando gli animali e l’operatore li avevano costruiti già prima di partorire. L’ingresso in sala parto Giunte in gabbia parto, le scrofe esplorano l’ambiente e le compagne. Il primo ha per la partoriente condizioni che non le facilitano la vita, perché la gabbia impedisce di muoversi, non le permette di entrare in contatto fisico con le compagne e se, come succede, si alterna ad ogni scrofa una scrofetta nelle gabbie contigue, signi- fica che ognuna si trova tra due sconosciute. Non pare essere questo un problema stressante, mentre è presente se di fronte, anche se separata dal corridoio centrale tra le due file di gabbie contrapposte, si trova una dominante. Non conta molto il fatto che sia impossibile essere aggredita perché c’è una robusta intelaiatura metallica che la protegge: quello che conta è che l’altra è a breve distanza, minore di quella necessaria per definire un rapporto di sottomissione e pertanto questo aspetto potrebbe determinare apprensione nella dominata e uno stato di nervosismo nella dominante (foto 1). Parlare con tono tranquillo È comune il fatto che l’addetto non vada in sala gestazione delle scrofette o scrofe a compiere gesti di familiarità con le femmine prima del loro trasferimento in sala parto con la conseguenza che verrà percepito come un perfetto sconosciuto perché ha voce, odore, gesti, comportamento che sono differenti da colui che le aveva gestite in gravidanza. Per i soggetti appena pervenuti in sala occorrerebbe fare il “petting”, che consiste nel parlare con voce calma davanti all’animale, nel grattarlo sul collo e, soprattutto, nel compiere un massaggio alla mammella in seguito al quale l’animale quasi sempre si corica Osservazione dell’incidenza degli schiacciamenti di suinetti in sala parto e sulla nascita di nati morti quando l’intera figliata era nata con uomo presente (colonna 1) o assente (2) oppure nelle figliate in cui il primo suinetto ma non l’ultimo (3) oppure l’ultimo ma non il primo (4) erano nati durante l’orario di lavoro Variabili 1 2 3 4 N° di figliate 82 84 243 22 Figliate in cui c'erano schiacciamenti (%) 18,3 11,9 7 18,2 Nati morti (mediaper figliata) 0,65 1 0,44 2,51* durata media del parto (minuti) 143 200 169,9 417* * P< 0,01 - Fonte: Hemsworth 1995 Suinicoltura – n. 12 dicembre 2009 TECNICA (foto 2). Questa pratica ripetuta per tutti i giorni che precedono il parto ha lo scopo di rendere gli animali più tranquilli. L’attenzione della persona sarà rivolta ad ogni animale per vedere se una volta in piedi per mangiare si siede bruscamente – probabilmente per dolore agli arti – soprattutto se il pavimento della gabbia è scivoloso. La presenza di un tappetino sotto i piedi della scrofa avrà lo scopo di rassicurarla nella sua postura in piedi e di lenire il disagio. Questo provvedimento potrebbe diminuire l’apprensione della femmina nei confronti del fatto di doversi alzare. Il nervosismo della scrofa cresce nell’imminenza del parto. È allora che bisogna intervenire perché l’animale vuole costruire un nido per la sua prossima figliata. Basta un sacchetto vuoto di mangime, dei pezzi di giornale che l’animale subito afferrerà con la bocca per metterli sotto di sé. Ciò provoca un effetto tranquillizzante, perché la scrofa ha soddisfatto il suo istinto che le impone di costruire il nido, anche se il foglio di carta è ben lontano dal rappresentare un S’è detto che la scrofa in parto vuole l’assoluta tranquillità; meglio, aspirerebbe ad essere isolata senza nessuno, animale o uomo, che le giri attorno o che compaia durante l’espulsione dei nati. Una prova indiretta la si ha considerando le scrofe che partoriscono di notte, perché la tranquillità dell’ambiente, il buio o le luci smorzate, l’assenza della persona, sono tutti fattori favorevoli al parto. g Foto 4 Scrofa in sala parto. giaciglio confortevole per i figli. Di notte è meglio L’addetto resta attento ai tempi che intercorrono tra la nascita di un suinetto ed il successivo e si preoccupa se passa una mezz’ora senza che la scrofa abbia contrazioni. Il parto è il momento in cui la tensione emotiva dell’animale è certamente a livello altissimo per cui basta poco per vedere interrompere la sequenza di espulsione dei nati allungando il tempo che intercorre tra la nascita dell’ultimo fuoriuscito e del successivo, oppure, addirittura, sospendendo le contrazio- ni uterine che non permetteranno ai nascituri di progredire lungo il canale che li porterà all’esterno. Quali sono gli stimoli che intervengono negativamente sul procedere del parto? Molti, a cominciare dai rumori molesti, dalle grida che giungono fino a loro da parte delle persone presenti nella struttura, dai grugniti di allarme che le scrofe svezzate emettono quando passano nel corridoio centrale, ma anche le manovre esercitate dall’addetto quando, ad esempio, interviene in modo brusco per risolvere una situazione che lui considera negativamente. Inconvenienti e malessere Una ricerca getta luce su taluni aspetti negativi, quali la lunghezza del parto e l’aumento del numero di nati morti, che sembrano non avere spiegazioni. Tale ricerca ha verificato che cosa succede in presenza o in assenza della persona in sala parto e sulla sua comparsa durante il parto stesso (v. tabella). Il malessere della scrofa in sala parto può essere evidenziato dal nervosismo dell’animale e misurato dall’aumentata incidenza di cambi posizionali. Infatti, riferendoci alla tabella, le scrofe della colonna 1 hanno avuto un maggior numero di schiacciamenti ri- IL BENESSERE SI COSTRUISCE IN GRAVIDANZA E PRIMA DEL PARTO Come si riconosce il benessere della scrofa in sala parto? Innanzitutto dovrebbe essere tranquilla al momento dell’immissione in sala, non avere paura della persona che è presente, non avere inconvenienti causati dalla gabbia e dal pavimento, non essere sottoposta a manipolazioni brusche, avere un clima idoneo, una luce diffusa. In corrispondenza del parto deve avere la possibilità di costruirsi un nido, di non essere disturbata da rumori anomali, soprattutto di far sì che abbia la sensazione di isolamento, come se il mondo dell’allevatore non esistesse, perché le scrofe non hanno ancora perduto l’istinto di allontanarsi dal gruppo quando stanno per partorire, scavarsi una buca, mettere della lettiera e procedere al parto in tranquillità. Tuttavia, anche nelle situazioni più favorevoli tutto ciò non è possibile in una sala parto tradizionale. Di conseguenza la gabbia, con ciò che la circonda, è un compromesso 22 che giova sicuramente all’allevatore perché si corre meno pericolo che la scrofa schiacci i suinetti e perché allatta ogni ora, mentre se fosse libera probabilmente schiaccerebbe di più, si muoverebbe e allatterebbe con poppate distanziate di parecchio tempo l’una dall’altra. Ciò nonostante, l’animale potrebbe percepire meno il disagio se, arrivando in sala, avesse la conferma di una situazione sopportabile, per non dire serena, che attenui gli aspetti negativi collegati a questa struttura. Il benessere dell’animale è una condizione che si crea prima del parto e addirittura in gravidanza, perché è esperienza comune il vedere che un animale in buona salute, con un ottimo rapporto sia con gli altri soggetti che convivono con lui e sia con la persona che lo cura, esce dal box dove ha condotto la gestazione, percorre dietro alle altre scrofe il corridoio che lo porta al lavaggio e poi entra nella sala parto per immettersi direttamente in gabbia, se si è avuto l’avvertenza di lasciare aperta la porta di quest’ultima, senza che l’uomo intervenga o quasi. Suinicoltura – n. 12 dicembre 2009 TECNICA PERCHÉ EVITARE L’INTRODUZIONE TARDIVA Il nervosismo lo si percepisce quando si introducono le scrofette in gabbia, struttura che sperimentano per la prima volta. È qui che si assiste alle manifestazioni della loro intolleranza per quell’attrezzatura, data dalle testate contro la mangiatoia, dal rialzarsi e coricarsi in continuità, dal mordere le sbarre. E questo per ore. Tutto questo spiega il perché gli animali debbano entrare in gabbia alcuni giorni prima del parto, proprio per adattarsi a questo nuovo ambiente che sarà più carico di apprensione per le scrofette e per le quali il tempo di adattamento dovrebbe essere maggiore rispetto a quello delle scrofe. Quando si confrontano i risultati delle scrofette messe in gabbia tardivamente con quelli osservati in altre nullipare, che invece erano immesse in un box e quindi con possibilità di muoversi, Pedersen e Jensen (2009) hanno evidenziato che l’introduzione tardiva per le femmine poste in gabbia significava avere parti più complicati ed una maggiore percentuale di nati morti. spetto a quelle della colonna 3, hanno cambiato il doppio di volte di posizione e sono rimaste in piedi il 50% in più. Questa ricerca dimostra che la scrofa che vede arrivare la persona a parto già avanzato tenta di ritardare l’espulsione dei nati e spiega l’aumento di nati morti che si verifica in quest’occasione. La ragione degli inconvenienti al parto per la presenza dell’uomo risiede probabilmente nel fatto che è apparso alla scrofa un potenziale predatore, per cui la tensione emotiva sale al punto di bloccare il processo fisiologico dell’espulsione, anche se questo non può essere rimandato a molto tempo dopo. detto, molto probabilmente il silenzio del secondo ed il farsi vedere il meno possibile davanti alla scrofa sono le condizioni per condurre al meglio il parto nelle nostre porcilaie. Non per niente, i risultati migliori si ottengono nelle sale in cui operano donne, perché istintivamente capiscono lo stato d’animo e le necessità di chi si trova in una condizione che molte di loro hanno già personalmente vissuta. Un’ulteriore osservazione riguarda la temperatura ambiente in sala parto. È dimostrato che la scrofa è in malessere quando questa è elevata per dare un ambiente favorevole ai suinetti; non appena questi si sono acclimatati e hanno trovato condizioni che Attenzione soddisfino le loro necessità bioalla temperatura logiche, anche la temperatura Non sappiamo se gli animali nella ambiente dovrebbe essere regoricerca summenzionata avevano lata per la scrofa e portata a livelli un rapporto normale, cioè, fidu- più bassi (foto 3). cioso, oppure pauroso, con le Se il parto è l’evento che conclupersone che li accudivano. L’inse- de il lavoro e le preoccupazioni gnamento che si può ricavare da dell’allevatore dal momento del questo esempio è che oltre al rap- calore fino all’espulsione di suiporto fiducioso tra scrofa e ad- netti si vede chiaramente come tutto il processo rimanga nelle mani e nel comportamento della Suinicoltura – n. 12 dicembre 2009 persona.