Tra immagini storie ed emozioni

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Tra immagini storie ed emozioni
presentato il 20 settembre
a Pordenonelegge.it 2008,
il libro dell’Area Giovani “Non chiedermi
come sto ma dimmi cosa c’è fuori”
AREA GIOVANI
Tra immagini, storie
ed emozioni i ragazzi
del CRO raccontano
la loro lotta contro il tumore
I proventi dei volumi, disponibili
presso la Biblioteca del CRO,
saranno destinati ai progetti di
umanizzazione
dell’Area Giovani e della
Biblioteca per i Pazienti
dell’Istituto
È con grande entusiasmo che il
20 settembre è stato presentato al
pubblico, nell’ambito di Pordenonelegge.it, il libro “Non chiedermi come
sto ma dimmi cosa c’è fuori: testimonianze di giovani pazienti malati di
tumore”, pubblicazione che contiene
uno spaccato della realtà ospedaliera dell’Istituto.
L’appuntamento per quel sabato
mattina era alle ore 10.00 presso
la Sala Consiliare del Palazzo della
Provincia: il pubblico è arrivato molto
presto, già alle ore 9.00 la sala ha
cominciato a riempirsi di persone ansiose di conoscere che cosa potesse contenere e trasmettere questo
testo. Erano presenti tante persone
direttamente coinvolte nelle vicende
narrate, ma anche persone “comuni” che hanno deciso di fermarsi un
momento, di accantonare impegni e
routine, e riflettere su un tema che,
in qualsiasi momento, potrebbe toccare chiunque; di fermarsi insomma
a “sentire” e partecipare alle storie di
lotta, dolore, fatica, ma anche recupero, rinascita, vittoria di fronte a un
male che mette a durissima prova.
Ma torniamo a questo libro che si è
guadagnato uno spazio speciale all’interno di una manifestazione, che
proprio quest’anno presentava, a
Pordenone, oltre 200 nomi importanti della letteratura contemporanea. Il
testo, nato timidamente all’interno
del progetto Area Giovani, è stato
“curato” per quasi un anno prima di
arrivare alla sua forma definitiva. E
così, l’8 settembre al CRO è arrivato un libro che raccoglie fotografie e
testimonianze di ragazzi e delle loro
famiglie, contributi di operatori e sostenitori speciali che a questi giovani
sono stati vicini o che, semplicemente, hanno messo a disposizione parte del loro tempo.
Perché, anche a chi aveva paura al
solo pensiero di mettere piede in un
ospedale, il contatto con i ragazzi è
servito a capire che anche il male si
può guardare in faccia, che anche
il male può essere affrontato, con il
coraggio che ogni ragazza o ragazzo ha dentro di sé. Questo, tanto
per fare un esempio, è quanto ci ha
rivelato il giornalista Toni Capuozzo,
ospite presso il nostro ospedale.
Lui, abituato a lavorare sui terreni
minati delle zone di guerra, lui che
di ospedali disastrati ne ha visti tanti.
Eppure, proprio lui ha ammesso di
essere uscito dal CRO con la netta
sensazione di aver ricevuto da questi
giovani pazienti coraggio e capacità
di affrontare al meglio le proprie paure. E proprio il coraggio, la fragilità, la
paura ma anche la vitalità e la voglia
di farcela sono alcuni dei messaggi
trasmessi dai pensieri e dalle immagini raccolti nel volume.
Durante la presentazione, dopo un
primo momento introduttivo affidato
alla voce del Dr. Mascarin, il microfono passa ad Annalisa, la ragazza
che per prima ha detto “Non chiedermi come sto ma dimmi cosa
c’è fuori” la frase che è stata scelta
come titolo e che è diventata un po’
l’emblema di questo lavoro.
«Questa frase - dice Annalisa - mi
veniva spontanea quando sentivo le
mie amiche, nel periodo in cui stavo male. Ogni volta che mi sentivo
chiedere -Come stai?- non volevo
dire loro che stavo male, perché le
avrei soltanto rattristate… Ma quando parlavo con le mie amiche era
l’unica occasione in cui io potevo
evadere con la mia mente e con i
miei pensieri, al di fuori di tutto quello che stavo passando. In quei momenti riuscivo a non pensare alla mia
situazione, alla mia malattia, alle medicine, all’ospedale, ma pensavo al
mio mondo di prima, con i prof., gli
amici, i ragazzi, i compiti…cosa che
mi faceva un gran bene, più di tutte
AREA GIOVANI
CROnews
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La Sala Consiliare della Provincia gremita di gente durante la presentazione
del libro dell’Area Giovani
le medicine del mondo! In quei momenti ero libera, e in quei momenti
stavo meglio».
Poi è venuto il momento di Marica
che ha deciso di raccontarsi attraverso un paragone. Ha rivelato come,
una volta avuto il libro tra le mani,
dapprima lo abbia posato senza riuscire ad aprirlo, poi, piano piano e
con l’aiuto delle persone care, abbia
cominciato a sfogliarlo.
La stessa reazione, dice, l’aveva
avuta quando le comunicarono la
sua malattia: prima lo shock, poi
l’incredulità, la non accettazione,
poi la chiusura in se stessa e infine il
recupero delle proprie energie e del
proprio coraggio e la forza di chiedere aiuto. Solo così, grazie all’affetto
e alla presenza costante di quanti
le volevano bene, è riuscita a intraprendere il cammino che l’ha portata
a stare bene.
E, infine, è intervenuta Monica,
mamma di Giacomo, bambino di tre
anni e mezzo che ora è in cielo. Un
Il Dr. Maurizio Mascarin e i ragazzi del CRO raccontano le loro esperienze
bimbo che, tuttavia, al CRO ha potuto recuperare la serenità e il sorriso perduti, e ha potuto incontrare
tanti amici grazie ai quali è riuscito a
vincere le sue paure. Un bimbo che
in questo ospedale ha conosciuto
un mondo fatto di fate, favole, gnomi e folletti, re e regine… tutti con
un nome: Luana, Lucia, Paola, Katia, Manuela, Roberto… tutti pronti a
trovare un modo per distrarlo e per
accarezzarlo.
Anche le autorità, sedute in prima
fila, hanno manifestato il loro sostegno semplicemente con la loro
presenza e il loro silenzio e, seppur
invitate a intervenire, hanno preferito non farlo per non interrompere
quel filo diretto che si era creato tra
i protagonisti/autori di quelle toccanti storie di vita e coloro che, con
composta commozione, stavano ad
ascoltare. Anche loro, forse, erano lì
più in veste di padri e di madri a cui
quelle storie avevano tolto la voglia
di parlare…forse, dopo quelle testi-
monianze, non c’era nient’altro da
aggiungere.
A fare da sfondo a questi racconti,
un bellissimo video, realizzato con
grande sensibilità e fantasia da Ugo
Furlan, dove le immagini scorrevano
sulle note della canzone “Dimmi che
credi” di Antonello Venditti. Sguardi,
sorrisi, abbracci bucavano lo schermo, dando vitalità alle foto del libro
scattate da Attilio Rossetti, il fotografo che ha saputo cogliere alcuni
momenti di gioia nei volti di questi
ragazzi. A concludere l’intensa mattinata, è salita sul palco Veronica (anche lei ex paziente): a lei il microfono,
a lei il compito, con la sua splendida
voce, di cantare dal vivo “Una poesia anche per te” di Elisa. E con l’immagine di una ragazza solare “guarita”, con le note della sua canzone
ancora nelle orecchie, la tensione
delle ore precedenti si è stemperata,
lasciando in ognuno un messaggio
di speranza e qualcosa nel cuore da
portare con sè.
La magia di Cortina
Piuttosto che fare un resoconto dettagliato della breve gita a Cortina
d’Ampezzo organizzata per i ragazzi/bambini dell’Area Giovani, abbiamo pensato che il modo migliore per
far vivere quei magici momenti nella
mente e nell’immaginazione di chi
non li ha vissuti, era quello di raccon-
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tare cos’hanno significato per noi e
quali emozioni ci hanno lasciato.
Ancora una volta, la Fondazione
Magica Cleme (il cui obiettivo è, da
sempre, quello di organizzare eventi
per regalare un sorriso a chi soffre)
ci ha coinvolto in una delle sue innumerevoli attività dando la possibilità
AREA GIOVANI
a una ventina di ragazzi/bambini del
nostro istituto di trascorrere 3 giorni
(dall’11 al 13 luglio) a Cortina d’Ampezzo. In soli 3 giorni erano previsti
una miriade di divertimenti e la visita
di posti meravigliosi… un programma a dir poco allettante! Come sempre, però, una proposta di questo