Fascicolo SS.Eucarestia 1° Parte

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Fascicolo SS.Eucarestia 1° Parte
Fascicolo con alcuni racconti
di
miracoli Eucaristici avvenuti
nella storia cristiana.
Testi tratti dal libro di preghiera
“ VICINO A GESU’ “
( 1° Parte )
MEDITAZIONI ESEMPI E PRATICHE EUCARISTICHE
PER OGNI GIORNO DELL’ANNO.
MILANO
EDITRICE “ ANCORA “
1935
1
Una parolina del cuore
ai devoti di Gesù in Sacramento
____
Sono anni ed anni che sospiro di poter offrire alle anime
che vanno in cerca di Gesù un libro che, come la benefica
ed amica Stella condusse i santi Re- Magi vicino alla culla di Gesù,
Egli pure conduca vicino al tabernacolo quelle anime, che a questo
libro ricorreranno come ad un amico, ad una guida fedele nel faticoso
loro viaggio di quaggiù verso la bella patria del Cielo.
Mi piacque intitolare questo libro VICINO A GESU’
perché mi sono unicamente proposto di avvicinare a Gesù, di condurre
vicino al tabernacolo, di far gustare da vicino le dolcezze del S. Cuore
di Gesù a tutte quelle anime, che sotto il peso del dolore, oppresse da
tribolazioni e croci, sentono tanto tanto il bisogno di aiuto e di conforto,
di lume e di pace.
A chi è debole e sofferente il medico raccomanda di sostentarsi,
di nutrirsi con cibi sostanziosi e presi di frequente. Anche noi, o cari,
battuti da ogni parte dalle tempeste morali, feriti ben spesso nella lotta
delle passioni, angustiati, indeboliti e stanchi per la incessante guerra
che sosteniamo in questo doloroso pellegrinaggio della vita, per salvare
quest’UNICA ANIMA nostra, sentiamo vivo il bisogno di ANDARE e
STARE vicino a Gesù per avere da Lui quel conforto, quell’aiuto,
quella gioia, quella pace che Egli, Egli solo, può dare a noi, suoi figli.
E non è forse Egli che ci sussurra dolcemente: VENITE A ME, O VOI TUTTI
CHE SIETE AGGRAVATI E STANCHI, ED IO VI RISTORERO’?
Con questo libro mi lusingo io pure, quale medico spirituale,
di somministrare alle anime deboli e stanche un cibo quotidiano
nutriente un cibo facile a tutti, un cibo gradevole e caro.
Ho raccolto, nei vasti giardini della pietà cristiana, tutto ciò che ho
trovato di meglio per condurvi VICINO A GESU’, e se vi riuscirò, come spero,
mi chiamerò felice, perché l’essere vicino a Gesù qui in terra vuol dire
essere vicino a Gesù sempre in cielo.
Che Gesù ci faccia tutti buoni e santi.
Milano, S. Natale 1902
P. GERARDO BECCARO C S.
2
S. Giuseppe da Copertino
Un giorno che S. Giuseppe da Copertino era in viaggio, incontrò sulla via una chiesa negletta e
abbandonata, dove non era neppure la lampada accesa. << credete, chiese al suo compagno, che il
Santo dei santi sia qui?>> Il frate che ne dubitava, rispose: << Chi lo sa? >>. Ma il cuore di
Giuseppe non si era ingannato. Il santo gettò un grido, s’elevò nello spazio, volò presso il
tabernacolo e, abbracciatolo, adorò il suo Dio velato e sconosciuto. Giuseppe s’inabissava nel
sentimento del suo nulla.
Non si era mai creduto più indegno del sacerdozio che dopo che ne compiva le funzioni. Egli
provava, toccando il sacratissimo Corpo di Nostro Signore, una inesprimibile emozione.
Avrebbe voluto, diceva, avere in ciascuna mano un pollice e un indice da ricambio per non
servirsene che al Santo Sacrificio della Messa.
Ciò che lo sosteneva nelle sue lunghe astinenze era l’alimento eucaristico, egli si nutriva del Santo
Sacrificio che celebrava ogni giorno.
Si notò più di una volta che, essendo pallido, estenuato e quasi morente avanti la Messa, apparve
lasciando l’altare, agile, animato e pieno di vigore. Così una delle sue massime era questa:
<< Il SS. Sacramento produce ogni bene, tanto per l’anima che per il corpo >>
San Giovanni della Croce.
S. Giovanni della Croce, Padre del ristaurato Carmelo e compagno di S. Teresa nella ristaurazione
dell’Ordine Carmelitano, fu di tanta e sì sublime santità che S. Teresa non dubitava di chiamarlo: <<
Uomo celeste e divino in cui stava nascosto un prezioso tesoro >>.
E protestando ella di non aver trovato in tutta Castiglia un altro simile a lui nelle vie di Dio, spesso
ripeteva: << Giovanni della Croce è un santo da annoverarsi tra gli spiriti più puri e le anime più
sante che Dio abbia nella sua chiesa; in lui il Signore ha infuso grandissimo tesoro di luce e di
purità, di sapienza celeste >>. E ben si apponeva la Santa, chè allorquando Giovanni della Croce
salì la prima volta all’altare per celebrare il divin Sacrificio, fu graziato da Dio in ispecialissima
guisa. E’ più facile immaginare che descrivere con quale fervore di spirito ed accesissimo amore
passò i brevi giorni precedenti al grande atto, in estremo ritiro, tutto raccolto in sé stesso e nel suo
Dio; e quando si fu al momento solenne di ascendere ad immolare l’Agnello immacolato, a quanti
ebbero la ventura di trovarsi presenti, parve di vedere all’altare non un uomo, ma un serafino in
umane sembianze.
Tenendo egli fra le sue mani l’Ostia Santa, che toglie i peccati del mondo, e dal peccato preserva,
rinnovò tra intimi gemiti la preghiera fatta altre volte di andare immune da colpe gravi fino alla
morte, conservando sempre intatta la candida stola dell’innocenza. E nel profondo dell’anima sentì
risuonare con ineffabile accento divino la dolce risposta: << Ti concedo quanto mi domandi >>.
Rapito intanto in dolcissima estasi sentissi cingere i lombi da una mano angelica, quasi a conferma
della grazia ottenuta.
3
Il venerabile P. Francesco
Il ven. Padre Francesco del Bambino Gesù Carmelitano, nella solennità del Corpus Domini,
trovandosi ammalato, muoveva a pietà per la veemenza dell’angoscia che mostrava di sentire,
e poneva ogni studio a vincere la malattia per alcune ore almeno.
Così a Baèzo, essendo obbligato stare a letto per una febbre che gli minacciava anche la vita,
appena seppe che doveva aver luogo la processione del SS. Sacramento non vi fu modo di
trattenerlo; egli s’alzò, prese i suoi abiti, e tutto tremante corse ad inginocchiarsi in mezzo alla
strada davanti al suo Signore.
La folla ammirò quella sua fede viva, sapendosi da tutti a quali estremi egli era ridotto.
A Ubeda egli dette un chiaro indizio dello zelo per la gloria di Dio da cui era tutto infiammato;
gli addobbi delle strade per le quali era passata la processione furono lasciati sino alla sera,
perché i cittadini, passeggiando per il fresco, potessero liberamente vederne tutto l’insieme.
Alcuni giovinastri, che mai non mancano, si dettero mascherati a percorrere, sghignazzando
con mille attacchi e buffonerie e con parlare disonesto, quelle vie santificate poche ore prima
dalla presenza del Salvatore. Come il servo di Dio seppe di questo scandalo, di tratto comprese
il senso di ciò che aveva veduto la mattina; l’Ostia gli aveva mostrato nostro Signore non più
siccome un Salvatore benevolo ed amoroso, ma siccome un giudice sdegnato, pronto a punire
empi e ribelli. Tosto sveste i suoi abiti, indossa un sacco di penitenza, si cosparge di cenere il
capo, e con una disciplina di ferro in mano si avvia per quel luogo percuotendosi fieramente, e
inginocchiandosi di tratto in tratto gridava ad alta voce: <<Uomini ingrati, non temete adunque
lo sdegno divino? Che? ardite voi profanare questi luoghi santificati oggi stesso dal vostro Dio?
Volete adunque che Egli fulmini contro di voi i flagelli dell’ira sua?>>.
A tale spettacolo tutti restarono commossi, quegli scapestrati si ritrassero, i buoni lodarono Dio,
e lo scandalo per questa forma si cambiò in una scena di penitenza.
1333. Bruxelles.
Verso l’anno 1333 un miracolo ebbe luogo a Bruxelles. Ne abbiamo trovato il racconto in lettere
pubblicate il 1° Maggio 1493 da Enrico di Berghes, vescovo di Cambraix:
<<Il curato e i rettori della fabbrica della chiesa di Nostra Signora della Cappella, a Bruxelles,
nella nostra diocesi, ci hanno informato che nella detta chiesa, si venera da più di centosessant’anni
un corporale tinto del sangue di Gesù Cristo, e conservato in un ricco vaso d’argento.
Dicono che un prete ebbe, durante le orazioni segrete, dopo la consacrazione e l’elevazione del
Corpo e Sangue di Gesù Cristo, dei dubbi sul cambiamento sostanziale, del vino bianco mescolato
all’acqua, nel Sangue del Corpo Glorioso del Signore: per caso od inavvertenza esso versò il
contenuto del calice sul corporale e il vino bianco, unito all’acqua, si cambiò miracolosamente in
sangue e, tutto il corporale ne fu macchiato.
Questo corporale è nella detta chiesa un soggetto di grande venerazione per i fedeli; e da tanto
tempo si ha l’abitudine di mostrarlo pubblicamente ai fedeli nella festa dell’Invenzione e della
Esaltazione della Santa Croce.>>
4
Tommaso Vorkop, inglese, aveva passata la giovinezza nell’eresia di Calvino.
Arrivato in Francia, e trovandosi a Reims, gli venne la curiosità di vedere almeno una volta
le cerimonie religiose dei cattolici, quali si praticano nel Santo sacrificio della Messa.
Perciò, va un giorno in chiesa, e s’inginocchia più vicino che può ad un altare, dove incominciava
una Messa. Dopo la consacrazione, al momento in cui il sacerdote alza l’Ostia, egli fa come gli altri
e si batte il petto. Finito il sacrificio, domanda a un cattolico suo conoscente, perché i preti al suono
del campanello, coi due pollici uniti agli indici, alzino le due mani, senza tenervi niente dentro, e
perché mai il popolo, come se vedesse qualche cosa di grande e d’augusto, si batta allora spesso il
petto. Ma l’amico gli rispose: <<siete cieco, che non avete visto l’Ostia che teneva fra le dita, e che
il popolo guardava con consolazione? Considerate, vi prego, se mai questo accada, perché siete
eretico, che abbiate demeritato di vedere la Santa Eucarestia che noi cattolici vediamo?>>.
Allora Vorkop, spaventato dal prodigio, rientrò in sé, abiurò l’eresia, e, riconciliato con Gesù Cristo,
vide poi sempre la sacra Particola.
Ma Gesù non si contentò di questa grazia, e poco dopo se lo chiamò nella sua diletta compagnia.
P.Eggene Conet: Miracles du S. Sacrement.
La mano di Dio, dice Florimond di Rèmond, antico magistrato nel parlamento di Bordeaux,
punì la mano sacrilega che osò, per canzonatura, rappresentare l’elevazione celeste che si
faceva all’altare.
Ecco la storia raccontata da persone degne di fede. Il giorno delle Ceneri del 1836,un cattolico,
essendosi incontrato con degli eretici che mangiavano insieme, fu pregato da essi di porsi alla
stessa tavola. <<Non ve lo rifiuterei, rispose il cattolico, se avessi udito la messa>>.--<<Ah! Ciò
non importa! Riprese uno di essi, tu potrai adorare il tuo Dio>>. Dicendo ciò prende il suo piatto
e lo eleva al di sopra della sua testa, come i preti quando fanno adorare Gesù Cristo nella Santa
Messa. Ma, per una spaventosa punizione divina, le braccia gli restarono irrigidite in modo che
non gli fu impossibile di piegarle per riabbassarle; poco dopo cadde nel luogo stesso, dove aveva
canzonato le cose sante e spirò.
V. Postet: L’angelo della prima comunione.
5
La Santissima Eucarestia
fecondatrice della verginale purezza.
Narra il P. Rossignoli che un giovanotto della città di Ferrara provava un’estrema difficoltà a
conservare la purezza dell’anima sua. Pronto a tutto per acquistare la pace, si rivolge a molti
suoi amici pieni di pietà e religione, i quali gli consigliano chi una pratica, chi un’altra, questi
una mortificazione, quegli un’altra, cose tutte eccellenti in sè stesse; ma il povero giovanotto,
dopo aver messo in esecuzione i loro consigli, non sentiva sollievo di sorta.
Finalmente egli si aprì ad un santo sacerdote, il quale, commosso dello stato suo e della tristezza
che gli cagionava il nemico infernale, disse: << Figliuolo mio, conviene comunicarsi spesso,
non dovete cercare altri rimedi, questo vi basta>>. Il giovane abbracciò questo consiglio, spesso
si confessò e si comunicò. A poco a poco sentì svanire le interne tempeste e potè agevolmente
frenare i sensi, secondo che gli aveva detto quel sacerdote.
Perseverò difatti, e, vittorioso del demonio, visse nella virtù sino alla fine, sperimentando quanto
sia vero che la SS. Eucarestia è detta frumento degli eletti e vino che germoglia la verginità.
Frumentum electorum et vinum germinans virgines.
Miracolo di Montmartre.
S. Dionigi Areopagita, mentre evangelizzava le Gallie, fu imprigionato e per parecchi giorni fu
sottoposto ad ogni sorta di tormenti, e finalmente insieme ai suoi compagni fu gettato in una
prigione. Ma nelle catene fu lasciato loro la libertà per poter compiere i loro doveri religiosi.
Allora S. Dionigi volle celebrare il Santo Sacrificio della Messa. A un tratto mentre divideva
la Santa Ostia, apparve Gesù Cristo raggiante di luce, il quale prese in mano le specie sacramentali
e le presentò al santo vescovo dicendo: <<Ricevi questo dono prezioso che farà presto la tua delizia
nella gloria di mio Padre. La ricompensa che io ti destino è incomparabile e tutti coloro che avranno
ascoltato i tuoi consigli, avranno un posto nel mio regno. Combatti, riporta vittoria e il tuo nome
sarà benedetto tra gli uomini. Quando pregherai per qualcuno otterrai tutto quello che chiederai>>.
Dopo queste parole , il Signore comunicò il beato martire e disparve lasciando S. Dionigi e i suoi
Compagni in un trasporto di gioia celeste.
Consolati da questa apparizione aspettarono coraggiosamente l’ora della morte, che avvenne
il 9 Ottobre dell’anno 92 in una collina presso Parigi chiamata Montmartre cioè Monte del Martire.
6
In un paese delle Marche, un giovane empio e libertino, entrato in una chiesa, era oggetto di
scandalo a tutti per le sue irriverenze e profanazioni. Ebbe perfino l’ardire di rivolgersi al
SS. Sacramento, che era esposto, e proferire contro di esso parole d’insulto e di disprezzo.
Si levò fra la gente un fremito di sdegno e di orrore; ma Dio non tardò a vendicare il suo onore
oltraggiato. Il giovane, bello della persona e robusto di corpo, fu tosto colpito da legger dolore
di capo. Ma aggravatosi ognor più il male, quel disgraziato dopo pochi giorni morì infelicemente,
senza neppur ricevere i sacramenti. Il fatto riempì di tristezza tutto il paese.
Apologista di Torino, n°54, 1862
San Venceslao
S. Venceslao re di Boemia ardeva tanto di amore verso Gesù Sacramentato nelle sue visite notturne,
che l’ardore dell’animo si trasfondeva anche nel suo corpo in maniera che la neve si scioglieva al
contatto dei suoi piedi; per questo il suo servo studiava di camminare sulle sue orme per non sentire
il freddo della rigida stagione.
VI secolo. --- Selèucia
Le Sante Ostie cambiate in spighe
Vi era a Selèucia, nell’Asia Minore, in faccia all’isola di Cipro, un ricco negoziante timorato di Dio,
ma che disgraziatamente aveva lasciato sorprendere la sua buona fede, ed era divenuto un fervente
addetto dell’eresia severiana. Fra i suoi servi se ne trovava uno che, malgrado il suo affetto per il
padrone, non aveva voluto seguirlo nell’errore, e continuava a praticare la religione cattolica.
Il giorno del Giovedì Santo, seguendo il costume della provincia, il servo ricevette in chiesa una
parte del pane consacrato per portarlo a casa e comunicarsi; l’avviluppo in un candido lino e lo
depose decentemente in un armadio. Ma un affare avendolo obbligato qualche giorno dopo Pasqua
a partire precipitosamente per Costantinopoli, lasciò l’Eucarestia nell’armadio e rimise la chiave al
suo padrone. Questi l’aprì un giorno per caso, e vedendo quella tela chiusa con grande cura, ebbe
la curiosità di spiegarla. Quando riconobbe il pane eucaristico fu in un grande imbarazzo, perché
non voleva, essendo partigiano di Severo, consumare le Ostie che erano state consacrate da un prete
cattolico. Infine pensando che il suo servo ritornerebbe e le prenderebbe egli stesso, le lasciò come
erano nell’armadio. Ritardando questi di troppo, il padrone, volendo allora bruciare le Ostie, aprì
l’armadio, ma indietreggio ad un tratto alla vista di un prodigio inaudito: dalle sante Particole
molti steli erano spuntati e avevano prodotto il frumento divino. Questo avvenimento lo riempì di
meraviglia e di timore, ma gli fece rinascere la fede nel suo cuore. Esso prese quelle Ostie e
l’ammirabile messe, e , gridando perdono e misericordia, andò alla chiesa con tutta la sua famiglia
per proclamare la sua conversione davanti al vescovo.
Al suo passaggio una gran folla si radunò, e dinanzi a quella meraviglia inconcepibile, molti eretici
ritornarono nel seno della Chiesa cattolica.
De Vitis Patrum, c. 79.
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A Fraga, in Spagna, nel 1460, durante un incendio, mentre il fuoco consumava il tabernacolo,
il Santo Sacramento si alzò da sé stesso attraverso le fiamme e andò a porsi ai piedi di un
candelabro, in un luogo della chiesa dove l’incendio vi era meno furioso.
P. Serario: Moguntiacarum, t. V.
Tenera protezione di Maria
per un sacerdote.
Due sacerdoti, passando per il paese degli Albigesi, scorsero una chiesa, e per quanto fosse tempo di
persecuzione vollero celebrare la santa Messa, soprattutto perché era sabato, e dovevano celebrarla
in onore di Maria. Uno di essi già celebrava quando giunsero gli Albigesi, che lo strapparono
dall’altare, e dopo mille oltraggi gli tagliarono la lingua e lo lasciarono mezzo morto.
Il compagno lo portò come poteva fino ad un monastero vicino, dove fu ricevuto con molta carità.
La vigilia dell’Epifania il povero sacerdote muto, sentendo cantare i religiosi, desiderò di unirsi ad
essi, ed avrebbe voluto poter dire la santa Messa. Si rivolse dunque a Maria, e questa dolce Madre
lo accontentò e gli disse: << Figlio mio, poiché tu hai perduto questo membro per aver voluto,
malgrado il pericolo, celebrare la Messa in mio onore, io ti rendo la tua lingua >>. Il sacerdote nello
stesso momento fu guarito, e con voce sonora intonò un cantico di ringraziamento a lode di Gesù e
della sua misericordiosissima Madre.
Nicolao Laghi, trat. VI, c. XXIV.
Maria mediatrice
presso Gesù Sacramentato.
Un buon novizio dell’ordine di San Francesco fu assalito, verso il tempo in cui doveva pronunciare
i voti, da una violenta tentazione di tornare nel mondo. Avanti di partire entrò nella chiesa del
convento, e, prostratosi davanti al tabernacolo, che era sormontato da una statua della santa Vergine,
chiese umilmente a Gesù e alla sua Madre di esserne benedetto. Ma oh! Prodigio: egli vede la santa
Vergine discendere dal suo trono, aprire il santo ciborio, di dove esce un bel fanciullo.
Maria si getta ai piedi del divin Figlio e gli dice con voce supplichevole: << Mio dolcissimo Figlio,
abbiate pietà del nostro povero servo >>. E il Signore: << Madre mia, che volete che io faccia ?
Egli non vuol più stare con noi >>. E la misericordiosissima Vergine: << Figlio, abbiate pietà di lui
ed illuminatelo nella tentazione che ce lo allontana >>. Allora Gesù bambino, alzando la mano
benedisse il frate, il quale, rientrato in sé, perseverò nella sua vocazione e visse da quel giorno
sempre fedele a Dio.
Dopo queste parole il Signore rientrò nel ciborio e disparve lasciando il buon frate pieno di forza e
di consolazione.
Annali Francescani, t. III.
8
Il seguente fatto prova luminosamente quanto l’onore di Dio stesse a cuore a S. Carlo Borromeo.
Distribuendo la santa Comunione, gli avvenne un giorno di lasciar cadere, per errore di colui che lo
serviva, una Particella consacrata. Fu tale il suo dolore, che s’impose per otto giorni un digiuno
rigorosissimo, e si astenne per quattro dì dal celebrare la santa Messa, e si sarebbe astenuto più
lungamente ancora, se non gli fosse stato riferito che il popolo era molto afflitto di non poter
ascoltar la sua Messa e di essere comunicato dalle sue mani, e che lo avrebbe privato di un bene,
più importante della penitenza che faceva per uno sbaglio del quale non ne aveva nessuna colpa.
Sua vita.
Vittoria d’Ethelred sui danesi.
I danesi stavano per fare una discesa in Inghilterra. Il re Ethelred accorse con suo fratello Alfredo
per respingerli, ma non avendo potuto raggiungerli che alla fine del giorno, furono obbligati di
rimettere il combattimento al domani. Appena apparve l’aurora, Alfredo si trovò pronto, e vedendo
che il re non veniva, gli mandò corrieri incontro, per avvertirlo che i danesi stavano per assalirli.
Ethelred assisteva allora alla Messa, e mandò a dire al fratello che fino a che il santo Sacrificio non
fosse terminato, non uscirebbe. << I beni del cielo avanti quelli della terra—aggiunse—desidero
piuttosto perdere la vita e tutto ciò che ho di più caro al mondo, ma non sarà mai detto che faccia
passare i miei interessi avanti alla gloria di Dio >>. Una fede sì grande doveva meritare al principe
la protezione del Dio delle armi.
Alfredo, impaziente, attaccò il nemico che, avendo il vantaggio sul terreno, respingeva gli inglesi;
allora Ethelred, facendo il segno della croce, si avanzò quando meno lo si aspettava, e rialzò
talmente il coraggio dei suoi, che vinse la battaglia, nella quale i principali capi dei nemici furono
uccisi.
Questa vittoria fu riguardata come la ricompensa della sua devozione e specialmente della sua
fedeltà ad assistere al sacrificio della Messa.
Annali della Chiesa d’Inghilterra, anno 871
Coloro che partecipano del Sangue di Cristo, ottengono la compagnia degli angeli, degli arcangeli
e delle superne virtù, vengono cinti della regale stola di Cristo e muniti delle armi spirituali.
S. Giovanni Crisostomo.
9
S. Brigida.
S. Senan (riportano i Bollandisti) si era raccolto in solitudine nell’Irlanda, in una isoletta, dove
passava i suoi giorni, tanto unito al cielo, quanto straniero alla terra. In un altra località molto
lontana si santificava nello stesso modo S. Brigida (detta la solitaria), serva di Dio molto innanzi
nella perfezione, la quale era tutta angosciata di non poter cibarsi del Pane eucaristico, quanto
avrebbe bramato. Per consolarsi un poco della durissima privazione, si mise a lavorare di sua mano
una bellissima pianeta, coll’animo di farne un dono a Senan, affinchè questo ornamento fosse come
un suo rappresentante all’altare; ma il difficile era di fargliela pervenire, non avendo nè messaggeri,
nè battelli. Una ispirazione le venne a cui si appigliò come a un avviso del cielo. Costruì un cestello
di giunchi, vi sistemò dentro in bel modo la pianeta e una lettera nella quale supplicava il santo
eremita, che appena ne avesse ricevuta la pianeta glielo facesse conoscere inviandole un’Ostia
consacrata, di cui era bramosissima; benedisse il cestello, e raccomandatolo alla Provvidenza,
l’affido all’acqua.
Cosa meravigliosa! Quella navicella, senza vele, senza remi, senza timone, segue franca il corso del
fiume, entra nel mare e va a fermarsi vicino alla piccola cappella del buon Senan.
Avutone questi contezza per rivelazione divina, comandò al suo diacono di scendere tosto al mare,
e di recarne quello che vi avrebbe trovato. Così la pianeta giunse a chi era indirizzata.
Senan lesse con consolazione la lettera, e si propose di usare quell’ornamento come prima potesse
secondo le leggi della Chiesa, la quale prescrive i colori per ciascun genere di feste, e non lascia
libero di adoperare indifferentemente questo o quello. Ma come appagare il desiderio di Brigida?
Come farle avere la vittima adorabile? Dopo una fervorosa orazione egli si determina di usare lo
stesso mezzo, persuaso che Iddio si sarebbe degnato di compiere il miracolo; onde, chiusa in una
piccola pisside l’Ostia adorabile, la pone nello stesso cestello e con la sua benedizione lo abbandona
alle onde che già obbedivano nella Giudea alla voce di Gesù.
Il cestello riprende dolcemente lo stesso cammino, giunge alla foce del fiume, vi entra e s’arresta di
fronte a Brigida, cui un segreto avvertimento aveva tratta alla sponda.
Immensa fu la gioia della santa e molti i suoi ringraziamenti.
Nel 1277 il 18 Maggio, nella città di Maestricht, nei Paesi Bassi, un gran numero di giovanetti e di
giovanette ballavano sul ponte della Mosa, quando un prete passò, portando il Viatico a un malato.
I giovani, per non interrompere il loro ballo, fecero finta di non vedere il ministro di Dio; ma
nell’ora stessa, il ponte, cedendo al loro peso, si staccò sotto ai loro piedi, ed essi caddero nel fiume
dove quasi duecento di loro furono schiacciati dalle rovine e sommersi nell’acqua. Terribile castigo!
Eug. Conet, pag. 361
10
Era appena scomparso il terrore di Mirando, quando la città, presidiata dalle truppe di Carlo V,
stava per essere invasa dalla eresia protestante.
Era quello un momento supremo, ancor più terribile delle orde spagnole; si trattava della fede del
Dio eucaristico, negato dai quei fanatici seguaci di Calvino e di Lutero.
Il 25 Luglio 1535 ( festa del grande apostolo S. Giacomo ) celebrava, nel tempio di S. Secondo, il
Piissimo D. Domenico De Ancellis: quand’ecco, nel rompere l’Ostia Santissima, vide uscire vivo
sangue, il quale, oltre l’Ostia stessa, bagnò le dita del sacerdote; tre gocce caddero nel calice, e
moltissime ne piovvero sulla patena. Meravigliato e tremante il fervoroso sacerdote fece la seconda
divisione dell’Ostia; ed ecco d’ambo le parti scaturire di nuovo il Sangue portentoso.
Fu allora che, acceso da ardentissimo amore e commosso fino alle lacrime, il pio celebrante si volse
al popolo affollato e annunciò il grande miracolo che Gesù operava su quell’altare.
Accorsero tutti, e chi dava gloria a Dio eucaristico, chi percuotendosi il petto chiedeva perdono nei
suoi falli; altri, uscendo ad annunziare il miracolo per la città, attrassero a S. Secondo molta gente,
fra cui anche luterani e calvinisti. Dinanzi all’evidenza sfolgorante del miracolo, gli eretici caddero
anche essi in ginocchio dinanzi all’altare, ed abiurando l’errore, abbracciarono con entusiasmo
quella fede cattolica che dà prove sì grandi di sua divinità.
Quando tutti ebbero finito di contemplare il prodigioso avvenimento, le sacre Specie ritornarono al
loro primitivo colore, tra i cantici di lode e ringraziamento di Mirando commosso e credente.
Concarneau in Bretagna.
Quid est tibi, mare, quod fugisti?
<< Nel 1623 apparve a Parigi una piccola opera, che trattava del metodo di ben comunicarsi,
composta da un Padre della compagnia di Gesù, e debitamente approvata.
Vi si trova nell’appendice il racconto del miracolo seguente: Ogni anno, nel giorno del
Corpus Domini, la processione va dalla parrocchia di Beuzec alla chiesa principale di Concarneau.
Bisogna camminare sulla spiaggia per lo spazio d’un quarto di lega, in un luogo coperto dalle acque
ben due volte al giorno. Ora, nel momento in cui la processione si avanza, il mare, contrariamente
alle leggi del flusso e riflusso, si ritira e lascia tanto spazio quanto ce ne bisogna al passaggio del
corteggio. >> Il Vescovo di Quimper, Guglielmo Le Prestre, conferma questo fatto in un
documento autentico, munito del suo sigillo e datato il 22 Dicembre 1622.
Esso attesta che, mentre era curato della parrocchia di Beuzec, in Concarneau, i vecchi gli avevano
certificato che questo prodigio avveniva ordinariamente, ed egli stesso l’aveva visto più volte coi
suoi propri occhi. Nel momento in cui il mare copriva la spiaggia, allora che non si poteva sperare,
secondo le leggi ordinarie, che esso si ritirasse avanti quattro ore, egli faceva, per le esortazioni dei
principali della città, mettere la processione in cammino; e tosto le acque si ritiravano e lasciavano
passare liberamente il corteggio del SS. Sacramento.
Se il Re profeta, ricordando il passaggio degli israeliti attraverso le acque del Giordano, grida con
allegrezza: Quid est tibi, mare, quod fugisti, et tu Jordanis, quia conversus es retrorsum? noi
avremo maggiore obbligo di rendere grazie a Dio immortale che obbliga così i flutti del mare a
riconoscere il loro Creatore e a rendere il loro omaggio alla divina Eucarestia.
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1453. Miracolo di Torino.
Nel1453, mentre vi era guerra tra la Francia e il Piemonte, sul confine del Delfinato, fu
saccheggiato il piccolo borgo di Exilles, in diocesi di Susa. La chiesa non fu risparmiata, e il ciborio
che conteneva la santa Eucarestia fu rubato con altri oggetti. Il 6 Giugno, i ladri entrarono in Torino,
conducendo un mulo carico degli oggetti rubati nel saccheggio da Exilles.
Giunti sulla piazza S. Silvestro, l’animale si fermò ad un tratto, e restò immobile malgrado gli
sforzi che si fecero per costringerlo ad avanzare. Pochi istanti dopo caddero dal mulo gli involti, si
sciolsero; ed ecco apparire l’Ostia, che si levò in alto, circondata di raggi luminosi.
Essa conservò per un po’ di tempo questa posizione, fino a che il vescovo di Torino accorse col suo
clero, e pregò supplicando il Signore di fermarsi in quella città: Mane nobiscum, Domine; e tutto il
popolo ripeteva questa preghiera. Allora il prelato prese un calice, l’Ostia santa vi discese da sé, e fu
trasportata in processione alla cattedrale, dove fu per lungo tempo conservata e pubblicamente
venerata; e sul luogo del miracolo sorse il tempio del Corpus Domini.
Ricompensa di una pietosa offerta.
( Dal libro delle Fondazioni di S. Teresa, Cap. XV ).
Ragionando meco un distinto cavaliere mi disse che se io volessi aprire un monastero in Valladolid,
molto volentieri mi darebbe egli a questo effetto una sua casa di gran valore, pronto a darmene
anche subito il possesso. Circa due mesi dopo quest’opera buona, il cavaliere fu assalito
all’improvviso da una infermità così grave che gli tolse la parola, né si poteva ben confessare,
sebbene mostrasse molti segni di contrizione. Se ne morì in brevissimo tempo.
Io stavo allora assai lontana. Mi disse il Signore che fortunatamente quell’anima si trovava in luogo
di salvazione, avendone Egli avuto misericordia per quel servizio che aveva fatto alla sua
benedetta Madre in donare quella casa, perché se ne facesse un monastero del suo Ordine, ma che
non uscirebbe dal Purgatorio, finchè non si dicesse quivi la prima Messa.
Stando io un giorno in orazione, mi disse il Signore che mi dessi fretta, perché quell’anima pativa
gravemente; onde, sebbene impreparata, volli partire, ed entrai in Valladolid il giorno di S. Lorenzo,
e feci subito incominciare il muro di cinta.
Giunta intanto la Domenica, Mons. Vicario ci diede licenza che si dicessero Messe nel luogo che
stavamo adattando per la chiesa. Venendo il sacerdote per comunicarci col SS. Sacramento nelle
mani, io mi accostai per riceverlo, e vidi, insieme al sacerdote, fermarsi innanzi quel cavaliere con
viso risplendente ed allegro e con le mani giunte, per ringraziarmi grandemente di quanto mi era
adoperata per lui, affinchè uscisse dal Purgatorio; dopo ciò, lo vidi volarsene al cielo.
Oh! Quanto piace a nostro Signore, e come ricompensa Egli qualsivoglia servizio che si faccia alla
benedetta sua Madre.
12
Lodi al SS. Sacramento.
S. Filippo Neri notò un giorno con grande dolore come una persona, dopo essersi comunicata, si
dirigeva verso la porta per andarsene. Il Santo ordinò a due fanciulli di accompagnare, con due
fiaccole accese, la persona da lui indicata.
Questa , meravigliata, domanda il perché di ciò, e sulla risposta dei ragazzi che il prete l’aveva loro
ordinato, si dirige verso S. Filippo per saperne la ragione. Ma questi gli rispose: << Quando un
prete porta il SS. Sacramento in un ciborio, è sempre accompagnato da due ministri muniti di due
candele accese, e mi pare che il medesimo onore deve esser reso a colui che porta la SS. Eucarestia
nel suo cuore >>. L’altro, conosciuta la sua colpa, andò ad inginocchiarsi in chiesa per rendere a
Gesù Cristo i doveri di adorazione e di ringraziamento.
1348. Friburgo.
Era una splendida giornata del 1348. Il sole splendeva terso sull’orizzonte senza che una nube
turbasse il bel sereno, e una allegra brigata danzava spensieratamente e con troppa libertà e licenza
nei pressi della città di Friburgo, quando venne a passare di là un sacerdote che recava il santo
viatico ad un infermo. Il capo della brigata udendo il suono del campanello, avvertì gli altri che
cessassero per venerare il Santissimo Sacramento.
Ma una donna imprudente se ne rise, mottegiando che il Padre suo aveva dei campanelli migliori
appesi al collo de’ suoi giumenti e che era ridicolo interrompere così il loro divertimento.
Applaudirono tutti a questo scherzo sacrilego e continuarono allegramente le loro danze; ma non fu
che per poco. Ad un tratto nere nubi coprirono il cielo, ed un violento uragano si scatenò con tale
furia e tale torrente di pioggia che tutti gli abitanti di quella contrada perirono insieme ai loro averi.
Cms.: Annales Suevici, p. 3, lib. 5, cap. I.
Il cielo sulla terra.
Si legge nella Città Mistica di Maria Eustella: << Maria vedeva dentro di sé il corpo del suo
SS. Figlio glorioso rivestito della bellezza naturale della sua umanità santa; quasi sempre conosceva
tutti i miracoli che racchiudeva il SS. Sacramento dell’Eucarestia. Ciò che ella apprezzava di più era
il sapere come il suo SS. Figlio si compiaceva di dimorare sotto le specie sacramentali nel suo
purissimo cuore e vi trovava più delizie che nella compagnia dei beati >>.
<< D’altra parte una delle cose che penetravano Maria d’una gioia indicibile era l’adorazione e il
rispetto che gli spiriti celesti rendevano al suo Figlio nascosto sotto le specie sacramentali nel suo
seno. Essa, prevedendo la negligenza degli uomini in rendere al corpo del Salvatore il culto che gli
è dovuto, offriva a sua divina Maestà gli omaggi dei principi celesti che la circondavano. >>
O singolare capolavoro, unico e prodigioso della potenza divina! Vergine santa, voi siete stata per il
vostro Creatore un cielo più gradito di quello inanimato ch’Egli ha fatto per sua dimora! Colui che i
cieli non possono contenere, s’è rinchiuso in voi sola ed ha trovato un trono conveniente, non solo
nel vostro seno verginale, ma anche nel dominio immenso del vostro cuore!
13
Al tempo di S.Cipriano, vescovo di Cartagine, un padre ed una madre cristiani avevano
abbandonata la loro casa per sottrarsi alla persecuzione. Nel disordine della loro fuga, lasciarono
una bambina sotto la custodia della sua balia. Questa, temendo di essere molestata dai pagani, portò
la piccina ai magistrati, che le fecero prendere del pane inzuppato nel vino, resto di un sacrificio
offerto agli idoli. Poco tempo dopo, la fanciulla, essendo stata resa alla madre, fu condotta nel luogo
dove i fedeli si riunivano per la partecipazione ai Santi Misteri.
Appena là, non potendo sopportare i canti e le preghiere, scoppiando in singhiozzi, agitata da molti
convulsi, come se fosse stata messa alla tortura, manifestò l’abuso che si era fatto della sua età
tenera. A quell’epoca i bimbi innocenti si comunicavano come le persone adulte.
Il sacrificio era dunque terminato, e il diacono cominciò a distribuire il calice a quelli che erano
presenti; ma quando giunse la volta della bambina, essa volse la testa con orrore, stringendo le
labbra e respingendo con tutta forza il sangue adorabile.
Il diacono non vide in questa ripugnanza che un capriccio puerile, insistette e riuscì a farle prendere
qualche goccia. Ma essa la rigettò tosto con dei singhiozzi e vomiti. La santa Eucarestia, dice
S.Cipriano raccontando questo fatto, non può dimorare in un corpo e in un’anima profanati; il
sangue di Gesù Cristo non poteva unirsi ad una sacrilega bevanda. Per questa meravigliosa
testimonianza della sua potenza e della sua maestà, Dio fece scoprire ciò che aveva avuto luogo in
segreto; e il delitto che era stato nascosto, non potè sfuggire alla conoscenza dei ministri del
Signore.
S.Cipriano: Tract. De Lapsis, c . IV.
1254. Miracolo di Douai.
Tomaso di Cantimprè, vescovo suffraganeo di Cambrai, riferisce il seguente prodigio avvenuto a
Douai l’anno 1254, nella chiesa collegiata di Saint-Amè:
<< Un sacerdote, che aveva distribuito la santa Comunione, vide un’Ostia sul pavimento.
Mentre tutto commosso si prostrava per raccoglierla, essa si levò di per sé e andò a collocarsi nel
purificatorio. Il sacerdote chiama tosto i canonici, che accorrono, e vedono il Corpo santissimo di
Gesù Cristo sotto la forma di un bambino di soprannaturale bellezza. Il popolo viene anch’esso, e
tutti godono di così delizioso spettacolo. Alla voce corsa del prodigio mi recai a Douai e,
appressatomi al decano, lo pregai di farmi vedere l’Ostia miracolosa. Dà gli ordini opportuni, si
apre il ciborio e tutti esclamano: Io vedo e contemplo il Salvatore.
Stranamente sorpreso di non vedere che le specie del pane, consultai la mia coscienza e questa non
mi rimproverava nulla che potesse privarmi del favore che tutti godevano. Ma il mio turbamento
non durò molto; poco dopo io vidi la faccia del nostro Signore come di un uomo di età matura; era
coronata di spine e due stille di sangue dalla fronte cadevano separatamente su ciascuna delle gote.
Mi prostrai con gli occhi bagnati di lacrime e adorai il mio Salvatore e mio Dio. Quando mi rialzai
non vidi più nè la corona di spine né alcuna stilla di sangue, ma solamente una faccia d’uomo, la
quale era tutta bontà e insieme ispirava la più grande venerazione. Il divin Redentore si mostrava
sotto aspetti differenti e spesso anche per un’ora intera: gli uni lo vedevano steso sulla croce, gli
altri coll’aspetto di un giudice, i più sotto le forme di un bambino.>>
Thoma e Cantipr. : Bonum univ. de Assib. , lib. II.c.40.
14
Maria ama Gesù in noi.
E’ specialmente quando noi teniamo in cuore nostro Signore che Maria ci circonda della sua
tenerezza materna, perché ella allora vede in noi il suo diletto Figlio.
Santa Opportuna, abbadessa, trovandosi al punto di morte, domandò il Corpo sacratissimo di nostro
Signore; e fu tale la sua devozione nel riceverlo che non solamente Gesù le diede i più grandi segni
di amore, ma vide pure Maria santissima discendere presso il suo letticciuolo a consolarla e
sostenerla nell’ultimo combattimento. La buona abbadessa le raccomandò con istanza le sue figlie e
gli interessi del monastero. Stendendo ella poi le braccia verso Maria, come per abbracciarla, nelle
mani di lei rimise l’anima sua in un al suo ultimo anelito.
Nicolò Laghi, tratt. II, c. 47.
1317. Miracolo di Herckenrode ( Belgio ).
Un sacerdote, vice curato della cappella di Virersel, il 25 Giugno del 1317, veniva di fretta chiamato
presso un moribondo per amministrargli gli ultimi sacramenti. Giunto alla casa del malato, depose
il ciborio sopra una tavola preparata per questo, e si mise a confessare il moribondo.
In questo frattempo alcuni individui, spinti dalla curiosità, e vedendo il sacerdote tutto inteso alla
confessione dell’agonizzante, osarono toccare colle loro mani profane le sacre specie, e compiuto il
sacrilegio, riposero l’Ostia nel ciborio sopra il pannilino che a quei tempi si usava mettere nel vaso
sacro . Terminata la confessione, il sacerdote si accinse a comunicar l’ammalato; ma qual non fu il
suo spavento quando volle prendere in mano l’Ostia santa! Essa era tutta insanguinata e le gocce
che ne cadevano si erano sparse sul lino, sì che le sante specie, il corporale e il sangue sembravano
incollate insieme. Il sacerdote riportò il SS. Sacramento alla sua chiesa e ve lo tenne cinque giorni,
non sapendo a che risolversi; alla fine andò a consultare Simeone, direttore dell’abbazia di
Herckenrode, portando con sé l’Ostia prodigiosa.
Ma appena entrato nel bosco che circonda l’abbazia, una truppa di montoni dispersi per il piano
corsero a inginocchiarsi al suo passaggio, dando segni di rispetto e di venerazione al Sacramento
che egli portava nascosto. Altri miracoli seguirono.
Il sacerdote non era che a una piccola distanza da Hercknrode , quando le due campane dell’abbazia
si misero a suonare da sé; e quando il sacerdote entrato in chiesa depose l’Ostia sull’altare,
Gesù Cristo apparve sotto forma umana con la testa coronata di spine e circondata di raggi
luminosi. Tutti restarono meravigliati, e una donna posseduta dal demonio fu sull’istante liberata.
L’Ostia fu lasciata e onorata a Herckenrode fino alla Rivoluzione, e dal 1804 la si venera nella
chiesa di San Quintino di Hasselt.
Histoire du miracle, Hasselt, 1845.
15
La S. Messa fonte di benedizione
anche nelle imprese temporali.
Venne un giorno domandato al generale di Sonis come mai la fortuna militare arridesse a lui più che
agli altri generali. << E’ semplice, rispose egli: tutti i giorni vado per mezz’oretta d’istruzione dal
più valente generale che esista >>. E poiché insistevano gli altri per conoscere il nome di questo suo
maestro: << Si chiama Gesù Cristo, disse il bravo e valoroso soldato, tutti i giorni io assisto alla
S. Messa e vi ricevo grazie per il buon esito delle mie imprese >>.
Un altro militare diceva nel suo rozzo linguaggio: << Quando trascuro di recarmi alla santa Messa
la mattina, resto un po’ ottuso tutto il giorno >>. O’ Connel, l’eroe liberatore dell’Irlanda, ascriveva
il merito di tutti i suoi successi alla S. Messa, cui ogni giorno assisteva con grande pietà.
Il santo contadino Isidoro tutti i giorni si recava ad ascoltare la santa Messa, né per questo ne
soffrivano i suoi campi che erano sempre più belli di quelli degli altri.
Racconta anzi una leggenda, che un angelo lavorasse per lui, mentre egli in chiesa adorava il suo
Signore.
Nel 1719 il fuoco si appiccò per cause sconosciute alla foresta di Valbonne, presso Nimes.
Spinte dalla violenza del vento, le fiamme si estendevano da per tutto, al punto da far temere
un incendio generale dei boschi di Valbonne e la distruzione della Certosa vicina. Si chiamò al
soccorso per arrestarlo; ma invano. Fu invocato all’ora l’aiuto di Colui che comanda ai venti ed al
fuoco del cielo. Il Padre priore, aperto il tabernacolo, prese fra le sue mani il SS. Sacramento, ed
uscito dal monastero si avanzò verso il luogo del pericolo. Al suo giungere, le fiamme si
arrestarono, si piegarono su sè stesse e si spensero senz’altro.
Sensation de la Chartreuse, de Loin Cros, pag. 62.
Bella lezione di rispetto data da Maria.
Santa Veronica, religiosa di S. Marta di Milano, devotissima del SS. Sacramento, fu, il giorno
dell’ottava del Corpus Domini, nel 1489, rapita in ispirito in cielo nel momento in cui si faceva la
processione nel suo monastero. L’angelo del Signore le rivelò come in questo soggiorno di gloria si
celebrava meravigliosamente quella bella festa. Tra le altre cose le disse che in quel giorno tutti gli
spiriti celesti, rivestiti di bianco, circondavano il trono dell’Agnello, cantando inni di lode e
offrendo un incenso purissimo in turiboli d’oro.
In mezzo ad essi stava la gloriosa Vergine Maria. Tutti i santi vennero due a due a prostrarsi tre
volte davanti a Gesù Cristo, rendendogli i loro omaggi. Quando venne la volta di Maria, si prostrò
per tre volte davanti al Salvatore e l’adorò profondamente. Ma ecco la bella lezione di rispetto
ch’ella ci dà: quando si fu alzata per ritirarsi, lo fece senza volger le spalle al suo Figlio,
insegnandoci con ciò con quale rispetto si deve agire quando siamo in sua augusta presenza.
Nicolò Laghi, tratt. III, c. XXX.
16
Una Messa per un defunto.
Il celebre P. Lacordaire nelle sue conferenze sull’immortalità dell’anima raccontava il seguente
fatto. Un principe polacco, incredulo, materialista, veniva componendo un libro contro
l’immortalità dell’anima, ed era prossimo a darlo alla stampa, allorchè un mattino, passeggiando pel
suo parco, una donna viene a gettarsi ai suoi piedi, esclamando con molte lacrime: << Principe, mio
marito è morto testè. Ed ora l’anima sua, probabilmente, sarà in purgatorio….egli soffre!….Ed io
sono nella impossibilità, perché povera, di far celebrare almeno una messa per lui. Vogliate venire
in mio aiuto, ve ne scongiuro >>. Il principe benchè ritenesse che tale donna, abusando della sua
credulità, volesse scroccargli una moneta, non ebbe il coraggio di rigettarla.
Egli le consegnò una moneta, colla quale quella si diè premura di far celebrare il santo sacrificio per
Il suo marito.
Cinque giorni dopo, verso le dieci della sera, il principe, ritirato nel suo gabinetto di studio,
rileggeva il suo manoscritto, ritoccando qualche particolare, quando tutto ad un tratto vide
apparirgli dinanzi un uomo vestito come le persone del suo paese.
<< Principe, dissegli quell’uomo, io sono il marito della povera donna che venne a supplicarvi
alcuni giorni or sono, chiedendovi una elemosina per far celebrare una santa Messa pel riposo della
mia anima. La vostra carità è stata accetta a Dio, epperò Egli ha permesso di venire a
ringraziarvene.>> E ciò detto, disparve come un’ombra. Il principe fu talmente colpito da questa
visione, che getto il cattivo suo libro al fuoco, e si convertì nella più splendida maniera.
San Malachia , arcivescovo di Armagh in Irlanda, raccomandò a Dio, durante la celebrazione del
santo sacrificio, una sorella che la morte gli aveva tolta. Avendo cessato di farlo per trenta giorni,
fu avvertito in sogno che la defunta aspettava con dolore nel cimitero e che era stata trenta giorni
senza cibo spirituale.
Il santo capì che questo cibo non era che la santa Messa. Riprese dunque l’uso di pregare per sua
sorella; celebrò egli stesso e fece celebrare tutti i giorni la Messa a sua intenzione.
Qualche tempo dopo la vide alla porta della chiesa, ma senza potervi entrare. Non avendo
tralasciate le sue preghiere, la vide una seconda volta nella chiesa, ma lontana dal suo altare.
Infine, pochi giorni dopo, essa gli riapparve una terza volta nella gioia, in mezzo ad una schiera di
spiriti beati, e ciò gli dette una grande consolazione.
1611. San Severino a Parigi.
Guarigione istantanea per una Comunione.
Un giovane, nell’anno 1641, cadde gravemente ammalato, nella parrocchia di S. Severino a Parigi.
Come si usa da mondani assai spesso di ricorrere tosto, ai medici umani, si chiamarono quelli della
professione in cui si aveva più fiducia per la sua guarigione. Ma tutti i rimedi furono inutili e abili
medici disperarono di salvarlo dalla morte, quantunque la sua giovinezza favorisse la loro impresa.
Non vi era dunque più speranza che nel sovrano Medico dei corpi e delle anime, disceso, come dice
sant’ Agostino, sulla terra per il genere umano; questo gran Medico, che da solo può guarire tutte le
infermità spirituali e corporali. Il giovane, abbandonato com’era dagli uomini, pose in Dio solo la
sua confidenza, ricevè la SS. Eucarestia dalla mano del Sacerdote che gliela portò secondo l’uso;
ed ecco che per un miracolo straordinario e visibile, questo infermo, abbandonato da tre giorni dai
medici, guarì subito, e sull’istante ritornò nella sua prima salute e non ebbe più bisogno dei soccorsi
della medicina, e si trovò in istato di andare a far visita ai malati di tutta la parrocchia.
Menologio Eucaristico, t. II, pag. 760.
17
La pianeta di Maria.
S. Bonnet, vescovo di Clermont, molto devoto di Gesù e di Maria si era ritirato, la vigilia
dell’Ascensione, nella chiesa di S. Michele per passarvi la notte in preghiere e prepararsi alla gran
festa della sua Signora. A un tratto sentì come degli accordi melodiosi che venivano dal cielo, e
subito il tempio fu illuminato e le sue volte risuonarono come nei giorni solenni quando vi è gran
folla di popolo. Stupefatto il santo, vide la santa Vergine circondata da angeli avanzarsi in
processione fino ai piedi dell’altare. Gli angeli chiesero chi celebrerebbe i divini Misteri e Maria
rispose: << Sarà il mio servo Bonnet che prega in questa chiesa >>.
Gli angeli andarono a cercare il santo, il quale, spaventato, si era nascosto in un canto della chiesa;
lo rivestirono di ornamenti magnifici e l’assistettero, mentre celebrava la santa Messa in presenza di
Maria.
Terminato il santo sacrificio, la santa Vergine benedì il suo servo e come pegno della sua visita
piena d’amore, gli lasciò la bella pianeta che aveva portata dal cielo. Questa veste miracolosa si
conservava a Clermont prima della rivoluzione; era sì fina e sì bella che non si è mai potuto
sapere di che materia fosse fatta, pesava quasi niente, morbidissima al tatto e di un ricamo sì
delicato che solo le dita di un angelo e piuttosto della Regina degli angeli hanno potuto lavorarla.
Bolland., 15 Febbraio.
1240. L’uso del calice
non è necessario ai Laici per comunicarsi.
Alessandro Ales, santo dottore, racconta che molti religiosi vennero un giorno a chiedere al priore
del loro monastero di comunicarli sotto le due specie; essi non potevano credere, aggiunge, che
ricevevano Gesù Cristo tutto intero, se non si dava loro nello stesso tempo il pane e il vino,
consacrati all’altare. Il prete cerca di distoglierli dal loro errore, ma inutilmente, rimette allora nelle
mani di Dio la causa, che esso non poteva vincere, e comincia il santo sacrificio.
Il Dio nostro di bontà e misericordia, per confermare l’insegnamento della sua chiesa e le parole del
santo priore, volle Egli stesso manifestare la verità disconosciuta.
Il celebrante divideva l’Ostia santa, quando improvvisamente il sangue cade dalla frattura e la
patena si riempie fino all’orlo. Ad un segno gli increduli si avvicinano e restano stupefatti: Il sangue
di Gesù Cristo era dunque veramente nell’Ostia, come nel calice! Il religioso riavvicina poi le due
parti, e il sangue che ne era uscito vi rientra senza lasciare alcuna traccia.
Tutti i dubbi furono vinti e i monaci pentiti dissero col prete ciò che più tardi nel Concilio di Trento
Fu definito sì chiaramente, dicendo: << Maledizione a quello che negherà che l’augusto
Sacramento, sotto ciascuna specie e sotto ciascuna parte nella quale si divide quella specie, contiene
Gesù Cristo tutto intero >>.
Aless. Blons, S. IV, 9, 11.
18
La misericordiosa Regina del Purgatorio.
Il mezzo più potente di soccorrere le anime del Purgatorio è di far celebrare per esse il santo
sacrificio della Messa. Ma quando si rimettono i frutti infiniti del sangue di Gesù tra le mani di
Maria, perché li applichi a suffragio dei defunti, si può star quasi sicuri della loro liberazione.
Un buon frate, morto da qualche tempo. apparve ai suoi antichi compagni e disse che essendo nel
Purgatorio, soffriva poco per la pena del senso, ma molto per la privazione di Dio.
Egli lo pregò di chiedere al suo Priore di aggiungere una preghiera per lui nella santa Messa.
Si soddisfece al suo desiderio e il Priore vide l’anima del Frate tutto allegro, sotto il manto di Maria
che lo conduceva in cielo con un’aria di trionfo, come una conquista del suo amore.
S. Stanislao Kostka
Nic. Laghi, t, III
Si sa qual tenero amore S. Stanislao Kostka portasse a Maria; quando gli si chiedeva la ragione del
suo affetto sì vivo, rispondeva: << Essa è mia madre! >>.
Prima di entrare nella compagnia di Gesù, cadde gravemente ammalato, ed essendo alloggiato in
casa di eretici, non poteva ricevere il SS. Sacramento. Questa cosa era per il suo cuore, pieno
d’amore per l’Eucarestia, un dolore maggiore della malattia stessa. Egli ricorse a santa Barbara,
patrona degli agonizzanti, e la sua preghiera fu esaudita. Questa santa gli apparve circondata da
angeli, e gli portò l’oggetto dei suoi desideri, la santa Comunione. Ma Maria vegliava su questo
figlio privilegiato del suo cuore, e volle manifestargli sensibilmente chi era colui ch’egli aveva
ricevuto sotto i veli eucaristici. Essa si mostrò dunque a lui, tenendo il suo carissimo Gesù tra le
braccia, poi mise questo tesoro inestimabile sul suo letto.
Non si può comprendere l’ardore, il rispetto, la tenerezza e la consolazione che provò il santo
giovane, vedendo il suo letto ornato d’un fiore sì prezioso. Egli cominciò a migliorare e presto fu
perfettamente guarito, non potendo la malattia resistere al contatto dell’Autore della vita.
Vita dei Santi, 15 Agosto.
1345. Miracolo di Cracovia.
Alcuni scellerati, spinti dalla cupidigia, rubarono dalla chiesa di tutti i Santi in Cracovia la custodia
che serviva a esporre l’Ostia santa alla adorazione dei fedeli. Il Corpo di Gesù Cristo vi si trovava
ancora; ma ciò non arrestò i sacrileghi, che credevano fare un ricco bottino, stimando il vaso fosse
d’oro. S’accorsero presto che era solo dorato e dal dispetto lo gettarono in una palude melmosa.
Ciò successe alla porta della città, in un terreno appartenente alla basilica di Cracovia .
Da quel giorno delle fiammelle uscivano dalla palude e numerosi lumi, portati da mani invisibili,
brillavano come torce al di sopra delle acque. Il vescovo, ordinato un digiuno di tre giorni, andò
solennemente col suo clero sul luogo del prodigio. Dopo alcune ricerche, in mezzo ad alcune erbe,
l’Ostia santa apparve intatta agli occhi della folla meravigliata. Certo gli angeli avevano vegliato
intorno al loro Re sì indegnamente oltraggiato. L’Ostia divina fu riportata alla chiesa donde era stata
asportata . Ed a perpetuare il ricordo di questo miracolo, il re Casimiro di Polonia fece innalzare un
tempio magnifico col nome di Corpo di Gesù Cristo e più tardi vi fondò intorno una città chiamata,
dal suo nome, Casimiria.
Molanus: Natales Sanctor.
19
S. Geltrude e le anime purganti.
L’illustre vergine S. Geltrude, volendo far comprendere alle sue religiose la gran purezza che lo
Sposo divino ricerca nelle anime prima di ammetterle alle nozze celesti, manifestò loro una visione
meravigliosa che ebbe ella stessa.
La sua propria sorella, alquanto più giovane di lei, era morta nel fiore degli anni, ricca di opere
sante e di meriti e particolarmente di una devozione affatto singolare verso il SS. Sacramento.
La comunità ebbe cura di pregare per quell’anima e di offrire a beneficio di essa penitenze ed
orazioni innumerevoli. Geltrude la vide risplendente ed inginocchiata dinanzi al Re della gloria, da
cui ne partivano cinque raggi infiammati, che dolcemente andavano a percuotere i cinque sensi
della defunta, la quale però portava sulla fronte una nube d’angoscia e una visibile tristezza.
La santa, volgendosi a Nostro Signore Gesù Cristo, lo richiese come Ei potesse illuminarla in quel
modo, senza che ella esperimentasse una gioia perfetta. Gesù le rispose che, sino a quel momento,
la pia figliuola era degna soltanto di contemplare la sua divina umanità, e di godere la vista delle
sue cinque piaghe, ma che non meritava ancora la visione beatifica della divinità, rimanendovi
alcune lievi colpe contratte quanto alle osservanze della regola. Geltrude supplicò il Signore di
usare indulgenza a sua sorella, di perdonarle quelle debolezze, e di ammetterla al concorso dei beati.
Il Signore rispose che quando non fosse per i suffragi fatti in favore di lei, la divina giustizia
avrebbe voluto l’intero sconto della pena. La S. Badessa da quell’istante s’impose molte opere
meritorie, affine di sollevare e liberare l’anima della sorella; pensava specialmente a lei nel tempo
che si offriva il santo Sacrificio della Messa, ed allora le sembrava di vederla salire a poco a poco al
cielo.
Un giorno apparve a Geltrude l’anima della sorella e le disse: << La devozione che io ebbi per tutta
la mia vita al SS. Sacramento, mi fa raccogliere frutti particolari dall’Ostia adorabile, quando è
offerta per me; perciò io sto per essere introdotta per sempre in quel soggiorno, ove mi attende il
Celeste Sposo, per darmi la corona. Oh quanto sono contenta del culto che gli porsi durante i pochi
anni del terreno mio pellegrinaggio! A qual buon Signore serviamo noi! >>. Da queste parole fu
infiammata di nuovo amore verso la SS. Eucarestia tutta la comunità di Geltrude; e anche
concepirono quelle suore una grande avversione alle piccole mancanze.
Postel: L’angelo della prima Comunione.
A Mubeuge, nell’Hainaut francese, un sacerdote vide all’altare improvvisamente il sangue di
Gesù Cristo, fresco e vermiglio come se fosse sparso allora, elevarsi nel calice bollendo, versarsi e
spandersi sul corporale che ne fu tosto imbevuto. La città intera si commosse a questo prodigio, e
perché se ne conservasse sempre la memoria, fu racchiuso il prezioso corporale in una cassetta
d’argento, sostenuta da un angelo dello stesso metallo. Un santuario fu fondato per servire di riparo
a questo tesoro; una confraternita eretta in onore del SS. Sacramento; e, ogni anno, gli associati,
vestiti di un mantello rosso e con una torcia in mano, assistono alla processione commemorativa del
miracolo.
Hautin: Sacram. Amoris, p. 549
20
La Beata Emilia Bicchieri
La beata Emilia Bicchieri, stata per quarantun’anni priora di un monastero del Terzo Ordine di
S. Domenico, presso Vercelli, morì in odore di santità il 3 Maggio 1314.
Un giorno ritenuta presso una suora sofferente non poteva assistere alla santa Comunione.
Quando potè scendere nella cappella, sentì vivamente la privazione spirituale che aveva dovuto
imporsi; ma il pensiero che un atto di carità ne era stata la causa, la consolava. Ed ecco che, in
presenza delle religiose, un angelo entra nella cappella, apre il tabernacolo e dà la Comunione alla
venerabile madre. La madre ordinò allora di cantare il Te Deum, e tutta la comunità rese grazia di
questo beneficio.
I giorni di Comunione conservava più che era possibile un raccoglimento profondo, e si sforzava di
restare unita al suo divin Salvatore. Si comunicava più volte alla settimana ed era la sua più grande
felicità sulla terra.
Una volta, meditando sulla infinita maestà e santità di Dio, si domandò con ansietà se non era
temeraria d’accostarsi sì spesso a sì augusto Sacramento. Nostro Signore calmò tosto il suo
turbamento con questa risposta: << Mia cara, io sono felice di vivere con te sotto la specie
sacramentali. Mi è più accetto chi si avvicina a me per amore, di chi si allontana per timore.
Ricordati delle parole che ho detto al miei Apostoli: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
dimora in me, ed io in lui >>.
Bolland., die 3 maji
1866. Dubno in Polonia
Apparizione durante le quarant’ore.
A Dubno il 18 Febbraio del 1866, in una chiesa cattolica, nell’occasione degli ultimi giorni di
carnevale, vi si celebravano le quarant’ore. Il SS. Sacramento era esposto, e le persone che
l’adoravano scorsero una luce tranquilla ma splendida uscire dall’Ostensorio, ed in mezzo ad essa la
forma distintissima di nostro Signore. Questo miracolo che durò tutto il tempo delle quarant’ore, fu
ammirato, non solamente da alcuni privilegiati, ma da tutti, cattolici o scismatici, che, per
devozione o curiosità, riempivano incessantemente la chiesa. Il curato fu il primo ad esaminare da
vicino questa meravigliosa apparizione, ed i fedeli invitati ad accostarsi per osservare essi pure,
furono presi da un tal rispetto misto a terrore che non sapevano in qual modo discendere i gradini
dell’altare. La notizia del prodigio si sparse subito nella città e nei dintorni. La polizia chiamò il
curato per domandargli delle spiegazioni e gli proibì, sotto pena d’imprigionamento, di parlarne,
perché, dicevano le autorità, era quello un nuovo sotterfugio del clero. Il curato, da parte sua
presentò un rapporto particolareggiato al vescovo; ma il clero stesso supplicò i testimoni oculari di
tacere sul miracolo, perché temevano con ragione la chiusura della chiesa.
Questo è il fatto nella sua semplicità. Furono sperimentati tutti i mezzi per cancellarlo dalla mente
del popolo; ma la verità sa farsi luce attraverso anche alle più fitte tenebre, e i fervorosi cristiani
polacchi ricordano tuttora questo fatto prodigioso di cui li ha degnati l’amabile bontà di Gesù
Sacramentato.
Dal Monde, del 23 Marzo 1866
21
La presenza reale di Gesù Cristo
nel Sacramento, attestata con un prodigio.
Nel mese di Dicembre 1892, uno dei nostri Missionari Cinesi, il R. P. Simone Tiheng, faceva la
missione annuale nell’estremo nord del vicariato. Il villaggio, dove il padre si trovava, non contava
che 57 cristiani, di cui 7 battezzati in quell’anno. Questi ultimi appartengono tutti ad una numerosa
famiglia di 20 persone, padre, madre con 5 figli, altrettante figlie e nipoti. La più giovane delle
figlie aveva imparato il catechismo con tutti gli altri, ma non aveva voluto né potuto battezzarsi,
perché essa continuava a dubitare della presenza reale di Gesù Cristo nella SS. Eucarestia.
Un giorno essa assisteva con altri fedeli e catecumeni alla S. Messa, quando terminato il santo
Sacrificio, andò a curiosare sopra e sotto la tovaglia e intorno all’altare stesso.
Il catechista, occupato ad istruire i fedeli, accorse, dicendole che essa mancava di rispetto al santo
altare e al tempio di Dio. << E’ vero, rispose essa; so che non sarebbe permesso, ma io però ho le
mie buone ragioni di far ciò; perché durante la Messa ho veduto sull’altare due bambini di una
bellezza sorprendente, ed io voglio sapere, dove il padre che ha celebrato li ha nascosti, perché mai
in mia vita ho veduto due fanciulli così belli. Fu condotta in sagrestia dal padre missionario il quale,
comprendendo l’opera della grazia, le spiegò come Iddio avesse voluto far comprendere a lei la sua
presenza reale nell’Ostia sacrosanta, mentre due ostie appunto egli aveva consacrate perché, oltre il
sacerdote, un altro fedele si era comunicato.
La giovane allora sì graziosamente privilegiata dal Signore, sciogliendosi in lacrime di
consolazione, chiese immediatamente il battesimo, dicendo: Io credo fermamente alla presenza
reale di Gesù Cristo nel Sacramento dell’altare.
Missioni Cattoliche, Genn. 1893.
1558. Salzano ( Italia )
Una mattina del 1558, un sacerdote per nome don Lorenzo in quel di Salzano presso Treviso,
portava il S. Viatico ad un infermo; nessun corteggio, nessuna pompa accompagnava l’augustissimo
Sacramento, all’infuori di un fanciulletto di sacristia. Uscendo dalla città, s’imbattono in una truppa
di giumenti, i quali, quasi consapevoli del grande mistero che celava il sacerdote, fanno ala al suo
passaggio e piegano riverenti le ginocchia in atto di adorazione.
Non è da dire la meraviglia del prete e del chierichetto, i quali furono ancor più stupiti quando
videro quella mandra, alzatasi, tutta insieme seguirli docile e tranquilla, quasi facendo corteggio alla
divina Eucarestia. E così giunsero alla porta dell’ammalato, dove quei giumenti attesero che il
sacerdote amministrasse il santo Viatico e li benedicesse! Dopo di che ritornarono alla loro pastura.
Hautin: Sacram. Amoris, pag. 70.
22
Maria e l’Eucarestia.
Colui che fa una Comunione indegna risente nel fondo del cuore una paura, una disperazione, un
odio contro Dio; è ciò il principio di quello che lo dividerà da Lui nell’eternità.
Tutto, invece di portarlo alla massima fiducia, lo porta alla disperazione. Gli si parla degli ultimi
Sacramenti? Ma il ricordo di quelli che profanò in vita, lo turba. Gli vien presentata una croce? Ma
tale vista, in luogo di consolarlo, gli rimprovera il delitto.
La maggior parte dei sacrileghi muore in tale insensibilità. Essi muoiono sovente, pensando a
tutt’altro che a Dio; e i Sacramenti mal ricevuti sono come la conferma della loro riprovazione.
San Giovanni della Croce.
Questo gran Santo, che fu compagno di S. Teresa nella riforma dell’Ordine Carmelitano, e che tanto
si affaticò in opera così ardua, veniva ricolmato di insigni favori celesti e da frequenti estasi.
Un giorno celebrava nella chiesa del monastero di Baeza. Tanta fu la violenza che egli dovette
imporsi per resistere all’impeto dello spirito che lo trasportava, da trovarsi fuori di sé.
Dopo la consumazione della sacra Ostia, restò come estatico, col calice fra le mani come stupefatto.
Dopo qualche momento ritornato in sé stesso, ma non ancora abbastanza per conoscere ciò che
facesse, discende dall’altare senza bere il prezioso sangue e rientra in sacrestia. Tutti si guardano
l’uno con l’altro senza pronunziare parola ma infine lo circondano, lo fanno rinvenire in sé stesso, e
lo aiutano a terminare la Santa Messa.
Un’altra volta nella chiesa delle Carmelitane di Avila fu rapito in estasi , nella quale durò
lungamente dopo pronunciate le parole della consacrazione e restando con la sacra Ostia elevata.
Il suo volto raggiava come se fosse stato situato dirimpetto ad una intensa luce. Quelli che erano
presenti si accostarono da vicino per meglio considerare il prodigio; ma un nuovo portento loro si
para innanzi. Essi scorsero sulla superficie del corporale tanti brillanti splendori che illuminavano
tutto il mezzo dell’altare. Il santo, senza accorgersi del miracolo, rimase immobile con gli occhi
fissi sull’Ostia, che egli adorava con tutto il fervore del suo cuore.
Allorchè ebbe terminata la S. Messa, la Madre priora venne a vederlo, e: << Padre mio, gli disse,
che cosa v’è successo nel tempo della S. Messa? Non vogliate tacerlo, perché tutti l’hanno
notato>>. Il Santo dopo un profondo sospiro disse: << Iddio mi si è fatto vedere in sì grande
maestà, che io non potevo continuare il Sacrificio >>.
23
Un ebreo confuso da una spiritata.
San Leonardo narra nel Tesoro nascosto il seguente fatto.
Trattenendosi un ebreo su di una piazza, dove erano molte persone, fra le quali una spiritata, passò
di là un sacerdote, che accompagnato da molto popolo, portava il santo Viatico ad un infermo.
Tutta quella gente s’inginocchiò, facendo il dovuto ossequio d’adorazione al SS. Sacramento; solo
l’ebreo non si mosse, né diede alcun segno di riverenza. Ciò veduto l’ossessa, s’alzò tutta infuriata,
tolse di capo all’ebreo il cappello, e gli diede una gran guanciata (schiaffo) dicendo: O sventurato!
perché non fai riverenza al vero Dio che si trova in quel divin Sacramento? – Che vero Dio, ripigliò
l’ebreo, se ciò fosse vero si adorerebbero più dei, mentre sopra ciascun altare, quando si dice la
messa, ve n’è uno. Quella femmina allora preso un crivello e postolo incontro al sole, disse
all’ebreo che mirasse i raggi che entravano per quei buchi, poi soggiunse: Dimmi, ebreo, sono per
questo molti soli, che passano per i buchi di questo crivello, oppure uno solo? E rispondendo
l’ebreo, che certo era il medesimo e unico sole, replicò la donna: Perché ti scandalizzi se Dio
umanato e sacramentato, benchè uno invisibile e invariabile, per eccesso d’amore si avvicina a noi
con vera e reale presenza sopra diversi altari? Tanto bastò per confondere le incredulità dell’ebreo, e
per costringerlo a confessare la verità della fede.
1578. Bois - le - Duc in Fiandra
Nel 1578, a Bois- le- duc , un calvinista predicava nella chiesa parrocchiale di S. Pietro, e disse tante
bestemmie contro le cerimonie della chiesa, ed in particolare contro l’elevazione della Santa Ostia
nella Messa, che Dio volle dare un salutare esempio in presenza dei suoi stessi uditori.
Nel momento in cui proferiva le più grosse insolenze contro la divina Eucarestia, fu colpito da un
male improvviso, e rese l’anima senza che gli si potesse dare il minimo soccorso.
I suoi seguaci furono così colpiti da questo castigo provvidenziale, che lo sotterrarono in segreto per
non attirare l’attenzione sopra questa punizione, che avrebbe potuto far abbandonare la pretesa
riforma del paese.
San Francesco Saverio.
San Francesco Saverio, il grande apostolo delle Indie, dopo aver impiegato il giorno a conquistare
anime a Dio, cercava il riposo e la consolazione del suo cuore ai piedi del tabernacolo.
Inginocchiato davanti al suo Dio, lo contemplava e l’adorava, finchè, soccombendo alla fatica, si
addormentava sui gradini dell’altare. Era là che il suo grande cuore di apostolo riposava presso al
divin cuore del suo buon Maestro. Era di là che egli si alzava la mattina pieno di coraggio e di forza
per correre di nuovo a conquistare anime a Gesù.
24
Il ciborio vivente.
Si legge nella vita di Maria Eustella, soprannominata l’angelo dell’Eucarestia, le parole seguenti:
<< Autori gravissimi dissero che dopo l’ascensione del suo divin Figlio la santissima Vergine
Maria riceveva ogni giorno il Corpo del Salvatore e che le specie sacramentali si conservavano
senza corruzione nel suo petto da una Comunione all’altra >> (pag.201).
La santa Vergine rivelò questa meraviglia a Maria d’Agreda. Noi citeremo alcune parole della serva
di Dio: Ecco come l’Altissimo operava questo miracolo.
Quando la purissima riceveva la Comunione, le specie sacramentali si separavano nello stomaco dal
nutrimento naturale affine di non confondersi e mescolarsi col poco nutrimento che la grande
Regina prendeva alcune volte. Il SS. Sacramento poneva allora nel cuore di Maria come ricompensa
del sangue ch’essa aveva fornito per formare la santa umanità di Gesù Cristo. La Comunione della
divina Eucarestia è considerata come estensione dell’Incarnazione; era dunque giusto che la beata
Madre partecipasse a questa estensione in modo nuovo e speciale, ella che aveva concorso a questa
stessa Incarnazione del Verbo eterno in modo miracoloso e particolare.
Città mistica, p. III, VII, c. VIII.
1230. Firenze. Una goccia di sangue
cambiata in carne.
Il Venerdì 30 Dicembre 1230 un venerando sacerdote, per nome Ugoccione, celebrava il santo
sacrificio della Messa nella chiesa di S. Ambrogio, situata allora fuori delle mura di Firenze e
dipendente dal monastero di Suore Benedettine.
Il pio sacerdote, cui l’età aveva assai affievolita la vista, non si accorse, nel sumere il calice, di
avervi lasciato una goccia del vino consacrato. Ma nel momento dell’abluzione egli vide questa
goccia cambiarsi in sangue vermiglio, dividersi per ben due volte in tre parti uguali, e riunitesi
ancora soprastare sul vino versato nel calice per la purificazione.
Ai gemiti ed ai singhiozzi del sacerdote, religiosamente spaventato da tanto prodigio, accorrono i
fedeli, i quali rimangono essi pure colpiti della più profonda meraviglia. Infine l’abbadessa del
monastero, Taida, fatta recare un’ampolla di cristallo, Ugoccione vi versò col massimo rispetto il
prezioso Sangue e terminò il sacro rito.
Tre giorni appresso che era stata con ogni cura riposta in un tabernacolo, un nuovo prodigio veniva
ad accrescere immensamente l’ammirazione e la fede. La goccia di vino consacrato, cambiatosi in
sangue, prese l’aspetto di carne umana e la si vedeva sospesa nell’ampolla senza alcun appoggio di
sorta, mentre il vino non consacrato che avrebbe dovuto servire per l’abluzione e che riempiva circa
la metà dell’ampolla, aveva preso una tinta rosea ed erasi disseccato istantaneamente senza lasciare
alcuna traccia di umidità. La notizia del prodigio si diffuse tosto per tutta Firenze e il vescovo
Ardingo, dopo sacro esame, constatato il prodigio, assieme a molti altri sacerdoti e personaggi, fece
costruire un magnifico tabernacolo di avorio, ornato di lamine d’oro e rivestito di porpora perché
servisse di dimora al Corpo santissimo di Gesù Sacramentato.
Agost. Coltellini: Miracoli del SS. Sacramento di Firenze.
25
La genuflessione
davanti al SS. Sacramento.
Monsignor Gaume, in un suo libretto intitolato << La genuflessione davanti al SS. Sacramento >>,
ci narra una conversione operata, senza saperlo, da Mons. Mermillod, quando era ancora vescovo di
Ginevra. Egli aveva l’abitudine ogni sera di fare un’ultima visita all’Ospite divino, riempire d’olio
la lampada, vedere se tutte le porte erano chiuse e nessuno fosse entrato in chiesa.
Fatto tutto questo, s’inginocchiava qualche tempo su un gradino dell’altare, si inchinava fino a terra,
baciava il pavimento in segno di profonda venerazione e si ritirava.
Una sera, mentre credeva essere affatto solo in chiesa, ed aveva appena finita la sua solita
devozione, udì aprirsi ad un tratto la porta d’un confessionale e vide uscire una signora riccamente
vestita. Chiestole che facesse là a quell’ora: << Io sono protestante, gli rispose la donna, ma durante
tutta la quaresima ho assistito alle vostre prediche sulla presenza reale di Cristo nel SS. Sacramento,
ed i vostri argomenti mi convinsero della verità di questa dottrina; solo un dubbio mi rimaneva:
Crede egli stesso a ciò che dice? Per questo mi nascosi qui per osservare se il vostro contegno
davanti alla SS. Eucarestia era, anche lungi da ogni sguardo, quello di un credente. Nascosta, spiai
ogni vostro movimento…. ed ora credo: ascoltate la mia confessione >>.
Quella signora divenne ben presto una delle più ferventi cattoliche di Ginevra.
1603. Isola di Chio.
Il miracolo della pioggia.
Nel 1603, l’isola di Chio era minacciata da una grande carestia, perché la cessazione delle piogge da
due anni rendeva sterili le campagne.
In questo frangente, i turchi supplicarono i cristiani di fare una processione col SS. Sacramento per
piegare la misericordia divina. Il corteggio fu prontamente organizzato, e i mussulmani vollero che
le loro truppe in grande tenuta facessero scorta al Dio dei Cristiani.
Questo atto di fede di una popolazione desolata non fu inutile; poiché appena la processione
cominciò a sfilare nelle vie, il cielo si coprì improvvisamente di nubi. Tosto la pioggia cadde e in sì
grande abbondanza che si dovette rientrare precipitosamente nella chiesa.
Queste pioggie benefiche durarono tre giorni, rendendo alla terra la sua fertilità e preparando una
messe abbondante. Il miracolo fu sì meraviglioso che un gran numero di maomettani si
convertirono, e il governatore credette dover ricompensare i cristiani, dando loro dei preziosi
privilegi.
Silv. Pietrasanta: Thammasia verae religionis, tom. III, pag. 74.
26
1250. Milano.
Un ricco cattolico del territorio di Milano aveva l’abitudine di offrire l’ospitalità a San Piero di
Verona nelle gite apostoliche.
Una sera Piero giunse affaticato; il suo ospite, ordinariamente sì rispettoso, sì premuroso, osò quasi
chiudergli la porta in faccia. Come mai questo cambiamento? – Nel corso della conversazione
l’ospite finì per confessare il suo segreto. Un eretico manicheo era venuto e gli aveva rimproverato
l’ospitalità che dava al << nemico della verità >>, e aveva aggiunto: << Vieni, ti farò vedere la santa
Vergine che te lo dirà >>. Esso, spinto dalla curiosità, si era fatto accompagnare dal suo
interlocutore all’assemblea dei settari. Una brillante signora era apparsa sull’altare portando il suo
figlio fra le braccia: << Figlio mio, aveva detto, tu sei nell’errore, tu vedi che la verità è qui e non
presso i cattolici. Io te lo dico, la Madre di Gesù >>.
Convinto, l’infelice si era fatto manicheo.
<< Andate a dire all’uomo che vi ha parlato che io pure mi faro manicheo se mi mostra la
Santissima Vergine >>, dice Piero. L’ospite si affretta ad avvertire il suo nuovo amico che accetta
con gioia. Il Santo passò la notte in preghiera. La mattina alla messa conservò un’Ostia consacrata,
che racchiuse in una pisside e appese rispettosamente sul suo petto. Così armato, andò all’assemblea
dei manichei. Quello che adempiva l’ufficio di medium fece apparire sull’altare la brillante signora,
la quale rimproverò al nuovo arrivato la sua ignoranza nella verità. Allora Piero, elevando l’Ostia
santa, disse all’apparizione: << Se tu sei veramente Madre di Dio, adora tuo Figlio! >>.
A queste parole il fantasma disparve in fumo nero, lasciando la sala ripiena di un odore pestifero; il
demonio era fuggito davanti al suo padrone e Dio.
Acta SS., Bolland., t. III.
S. Ambrogio
S. Ambrogio aveva una somma riverenza alla chiesa, e quando celebrava i divini misteri lo faceva
con tanta maestà e devozione che rapiva tutti i presenti.
Racconta egli stesso, come ai suoi tempi vi erano in Milano anche le chiese degli eretici ariani. Ma
essendo mal tenute e peggio ufficiate, restavano per lo più deserte, e tutto il concorso era alle chiese
dei cattolici. L’imperatrice Giustina, ostinata ariana, si rodeva di rabbia, né poteva soffrire questo
confronto. Una festa adunque, in cui la chiesa dei cattolici era piena più che mai, questa donna,
inviperita, mandò due compagnie di soldati, parte eretici, parte pagani, con ordine che si
inoltrassero con fracasso fino all’altare, e mettessero in confusione ogni cosa, rovesciando, battendo
ed uccidendo ancora i cattolici assistenti ai divini ufficii.
Entrano dunque costoro nel sacro tempio con grida e con armi alla mano, e rompendo a forza la
calca del popolo, giungono fino al recinto dell’altare. Quivi, cosa stupenda! Al mirare la
compostezza e devozione del popolo, la maestà dell’apparato, la modestia dei sacerdoti, il silenzio
dei sacri ministri, la melodia del canto, il profumo degli incensi, l’imponenza delle cerimonie, lo
splendore dei ceri, restano come attoniti e sbalorditi. Si fermano per curiosità, quindi alla curiosità
subentra la riverenza e la devozione.
Conclude S. Ambrogio affermando che molti di quegli idolatri, mossi dal decoro e dalla maestà di
quelle sacre funzioni e dal raccoglimento e devozione di tanto popolo, chiesero il battesimo, e
moltissimi eretici ritornarono in grembo alla chiesa.
27
Guarigione miracolosa di S. Gorgonia.
Mia sorella Gogornia, dice san Gregorio di Nazianzo nei panegirici di quella santa, era aggravata da
una malattia mortale. I medici non avevano più speranza di guarirla. Allora questa amata sorella si
alza nella notte, poi va in chiesa.
Là prostrata davanti al tabernacolo dove riposa nostro Signore Gesù Cristo per nostro amore, essa
gli presenta le sue bontà e i suoi benefici e i prodigi della sua carità: << Altra volta, gli dice essa,
una povera donna travagliata da una crudele malattia tocca il lembo della vostra veste e subito
guarisce. Dunque, Signore, la vostra potenza sarà diminuita? Voi che vi lasciate intenerire dalla
voce della povera cananea, sarete dunque insensibile alla mia preghiera? La vostra bontà, la vostra
tenerezza così compassionevole non la volgerete dunque più a sollevare gli infermi? L’infinità della
vostra potenza, della vostra bontà e del vostro amore avrà essa dei termini? Eccomi umilmente
prostrata ai piedi della vostra inestinguibile misericordia, davanti a questo tabernacolo dove avete
stabilito la vostra dimora nell’eccesso del vostro amore per i figli degli uomini. Ebbene! Io faccio
voto di non rialzarmi, finchè non mi abbiate guarita >>.
Terminata questa preghiera, nella quale non si sa che cosa ammirare di più, o la sua fede viva o il
suo amore, Gorgonia si alza: la sua domanda era esaudita, essa era guarita.
Da una famiglia era da molto tempo fuggita la pace. La madre, oltre ai maltrattamenti del marito,
doveva subire anche quella dei figli, e le cose giunsero a tal punto che la poverina fu costretta ad
allontanarsi. Fu così consigliata ad iscriversi alla Santa Lega Eucaristica, né la sua speranza andò
delusa. Pochi giorni appresso, il marito, ammalatosi, la pregò di tornare in famiglia ad assisterlo, ed
essa volò al suo fianco. Durante la lunga malattia quegli le domandò perdono dei torti usatile, si
riconciliò con Dio e morì poi da buon cristiano. Ora la pace è tornata in quella casa, la vedova vive
tra i figli che l’amano e la rispettano cordialmente. Ne sia lodato Gesù Eucarestia che ha saputo
mutare quei cuori.
Da una lettera al P. Beccaro.
A Fecamps in Normandia un prete di grande santità cantava solennemente la Messa il giorno in
cui si celebrava la dedica della chiesa della SS. Trinità. Egli teneva l’Ostia per comunicarsi quando
essa si cambiò improvvisamente in un bel fanciullo. Il sacerdote fece allora segno al diacono di
chiamare i vescovi presenti alla solennità e dietro il loro ordine trasportò il Sacramento miracoloso
in un tabernacolo per conservarvelo. Era l’anno 1182.
Roberti de Monte: Cronaca, anno 1182. – E. Conet:
Miracoli del SS. Sacramento.
28
La sentinella di Gesù Cristo.
Alcuni anni fa, essendosi cambiata la guarnigione ad Orlèans, il parroco della cattedrale osservava,
sorpreso, che, dall’arrivo di quel nuovo reggimento, tutti i giorni un soldato, dalle ore una alle tre
dopo mezzogiorno, tenevasi diritto, immobile, dinanzi al Sancta Sanctorum.
Venuto un capitano con la sua signora a visitare la splendida cattedrale, il parroco lo introduce nella
sacrestia, e portato il discorso sul bel contegno delle nuove milizie, gli narra l’accaduto, quindi
soggiunge: -- Se lei ha pazienza di aspettare qualche minuto, ne diverrà testimonio oculare.
Difatti, appena suona l’ora, ecco il soldato mettersi al solito luogo. Lo guarda il capitano ed
esclama: -- Ma questi è il soldato di mia confidenza, un bravo giovane ed un eccellente militare.
Si avvicina allora al soldato che, veduto il suo capitano, si mette tosto in posizione.
Che fai tu là? Gli dice l’ufficiale. – Mio capitano, faccio due ore di guardia a Dio. Vedete, è
un’osservazione che mi fa bollire il sangue nelle vene, vi sono delle guardie da per tutto; a Parigi i
grandi dignitari hanno la loro sentinella, il generale ne ha tre, una il mio colonnello, una il prefetto,
ecc. Quando io vengo in questa chiesa dico a me stesso: Ma il Signore è pure infinitamente più
grande di tutti, e non ha mai una sentinella? … Ebbene verrò io tutti i giorni, nelle ore che ho di mia
libertà, e vi assicuro che non mi pare lungo questo tempo, perché amo il buon Dio, come lo amate
voi, mio capitano.
Conversione ottenuta
In grazia della S. Lega Eucaristica.
In una città della Liguria una giovane donna presa da scoraggiamento per gravi colpe commesse da
giovinetta, si era data al mal fare. Dalla sua prima Comunione non si era più accostata ai
SS. Sacramenti, e tutta vana di sé stessa nessun pensiero davasi dell’anima sua.
Nella prima quindicina dell’Aprile 1897 venne regalata un’immagine della S. Lega Eucaristica ad
un suo bimbo. Ella vide e lesse ciò che in essa stava scritto. Da quel giorno ogni volta che essa
passava dinanzi a qualche chiesa, una forza irresistibile l’attraeva ad entrarvi, il che non aveva fatto
da parecchi anni. Tenne di ciò parola con una signora cattolica, dalla quale ebbe conforto e consigli.
Il giorno 29 Aprile la grazia era ottenuta; la giovane donna si apriva ad uno zelantissimo sacerdote,
si riconciliava con Dio, riaveva per la seconda volta in vita sua Gesù nel suo cuore e ne viveva
consolata. Ora ne benedice il Signore, e ripete non aver mai provato tanta gioia quanta ne sente,
nella speranza di aver ottenuta dalla divina misericordia il perdono delle tante sue colpe.
29
La prima Comunione
di un condannato a morte.
La Corte d’Assise di Nantes condannava, nel 1800, alla pena di morte un giovanetto che aveva
ricevuto l’istruzione moderna. Nei pubblici dibattimenti l’accusato fè pompa di un ributtante
cinismo. In carcere, dopo la sentenza, consentì di ricevere il cappellano che gli diede a leggere il
Pensateci bene del Baudran, e ne sentì le parole di conforto, che per grazia del signore
trasformarono l’anima di lui. Il 5 Febbraio, dopo aver ricevuti i primi rudimenti religiosi, fece nella
prigione di San Nazaro, la sua prima Comunione con tale fede e pietà da strappare le lacrime ai
pochi presenti. Poi andava dicendo: << Se avessi sentito parlare di Dio, non sarei dove ora mi trovo;
ma nessuno me ne parlò prima che ricevessi la visita del cappellano e del mio avvocato. Accetto la
mia terribile pena e con coraggio aspetto il giorno dell’espiazione.
Possa la sventura servire d’esempio agli altri e preservarli da ogni delitto >>.
I padri del deserto.
Nella sua storia Lausiaca, Pallade parla di un santo monaco chiamato Marco, che, in mezzo al
deserto dell’Egitto, viveva in una purità angelica. Ora nel suo cuore, il buon Dio fece questo
miracolo: ogni volta che il sacerdote gli si avvicinava per dargli la Comunione, una persona
misteriosa, della quale non si vedeva che la mano, prendeva dall’altare la santa Ostia e la portava al
pio solitario, la cui purezza rendeva degno di essere così servito dagli angeli.
E’ pure dalla mano degli angeli che S. Onofrio e i solitari del suo deserto ricevevano la santa
Comunione. << Come , padre mio, gli domandava un giorno uno straniero, perduto nel fondo delle
solitudini, come fate per ricevere la santa Eucarestia alla Domenica? >> <<Vi provvede il Signore,
rispose il Santo, inviando un angelo che mi porta l’Ostia immacolata. E non sono solo io a essere
trattato con tanta misericordia, tutti quelli che per amor di Dio vogliono ritirarsi in questo deserto,
lungi dagli sguardi degli uomini, ricevono lo stesso favore >>.
Patrol. Lat., t. 73 col. 1119.
Ugo di S. Vittore
Si legge nella vita del celebre e pio Ugo di S. Vittore, che il Figlio di Dio gli apparve un giorno
all’altare, sotto la forma di un bambino e, dopo avergli dato il piacere di contemplarlo, l’invitò
alfine a prenderlo ed a cibarsene. A queste parole, scusandosi sull’orrore naturale che sentiva, il
sant’uomo pregò nostro Signore di nascondere la sua carne adorabile sotto i veli delle sue specie
sacramentali. Il Salvatore esaudì la sua domanda, e l’abate si comunicò con una devozione
straordinaria. Questo miracolo mostra chiaramente la bontà con la quale il dio dell’Eucarestia ci
tratta tutti i giorni alla Santa Mensa, condiscendendo, dice Ugo di S. Vittore, << all’infermità degli
uomini in una maniera così ammirabile che, risparmiando i sensi ci fortifica la fede >>.
Hugo Victor: Lib. De Sacr. Patrol. Lat., t. 176
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1640. Torino. Il castigo dei profanatori.
Nella terribile guerra civile che desolò il Piemonte sotto la minorità del duca Carlo Emanuele II, gli
spagnoli sostenevano le pretensioni del principe Tommaso contro la duchessa madre Maria Cristina.
Questa principessa era sorella di Luigi XIII, re di Francia, che mandò delle truppe per soccorrerla.
I francesi giunsero il 10 Maggio sotto le mura di Torino. Il 12, dopo aver dato molte volte l’assalto
alla fortezza del Monte, se ne resero padroni e la guarnigione si rifugiò con la popolazione dei
sobborghi nella chiesa dei Padri Cappuccini.
I vincitori non si arrestarono per la santità del luogo: massacrarono senza pietà i rifugiati e si dettero
al saccheggio. In mezzo alla carneficina un soldato più audace monta sull’altare, forza la porta del
tabernacolo e vuol mettere la mano sui vasi sacri che contengono il SS. Sacramento.
Ma nell’istante, una fiamma esce dal ciborio, colpisce il miserabile in pieno petto e gli brucia il
viso. Esso cade a terra e fugge presso la porta gridando: << Ah mio Dio, mio Dio! >>. Queste grida
Mettono lo spavento nella truppa; nello stesso tempo, un denso fumo riempie la chiesa, e gl’invasori
fuggono in fretta dal santuario che avevano profanato.
Atti del Congresso eucaristico di Torino.
La cravatta bianca e l’innocenza conservata
dalla prima Comunione fino alla morte.
Un fanciullo di nome Giorgio fece i suoi primi studi in un collegio della città di Rouen in Francia.
Fece la sua prima Comunione, e il giorno dopo, come era di costume in quell’istituto, portò insieme
ai suoi compagni il quaderno dei fatti proponimenti; ne aveva scritto uno solo, ben conciso: Porterò
la cravatta bianca, adoperata nel giorno della prima Comunione, fino al giorno in cui per sventura
perdessi la grazia santificante, di cui essa è simbolo, con un peccato mortale; e mantenne il suo
proposito. I suoi compagni dapprima lo canzonarono, poi le burla cambiarono in rispetto. Venute le
vacanze comparve in casa dei genitori colla sua cravatta bianca, la riportò in collegio: sdrucita la
cambiava, ma era sempre la cravatta bianca, ricordo della prima Comunione, e non cessò di portarla
fino al corso compiuto di filosofia in cui uscì baccelliere, avendo diciotto anni. Era all’ora l’anno
1870; ed essendo scoppiata la guerra franco -- prussiana, egli si arruolò fra i zuavi, militanti non più
per la Chiesa, presa Roma dagli Italiani, ma per la Francia sotto la bandiera del generale Charrette.
Nella battaglia fu colpito mortalmente da una palla. Il cappellano dell’esercito, avvicinatosi, gli offri
il soccorso del suo ministero e gli portò la Santissima Eucarestia.
Prima di comunicarsi Giorgio gli disse: La prego di una grazia; apra il mio bagaglio e troverà una
cravatta bianca, me la metta al collo. Quindi ricevuto il Viatico disse: Ecco che io muoio! La prego,
signor cappellano, quando sarà finita la guerra, porti a mia madre questa cravatta bianca, e le dica
che dal giorno della mia prima Comunione non ho perduto mai la grazia di Dio, e che questa
cravatta non ricevette altra macchia che quella del mio sangue versato per la patria.
31
Un vecchio più che ottuagenario giaceva da parecchi mesi a letto. La sua vita andava lentamente
spegnendosi, ed ogni dì s’avvicinava alla tomba, senza che egli si desse pensiero alcuno dell’anima.
Dopo la sua prima Comunione, non aveva più messo piede in chiesa. Dato in braccio ai vizi, di
nulla più si curava che dell’accontentamento delle sue passioni. Di Dio e dell’anima non si curava,
non voleva sentirne parlare. Durante la sua malattia, nessuno si fidava di parlare con lui di preti, di
confessione ecc., chè altrimenti le più orrende bestemmie ed imprecazioni sarebbero uscite dalla sua
bocca. Ma diversi sacerdoti e molte buone persone pregavano per la conversione di questo infelice.
Finalmente suonò per lui l’ora della misericordia e della grazia.
In paese si andava divulgando la santa Lega Eucaristica. Una persona solita a visitare l’ammalato
entrò un dì nella sua camera, tenendo in mano rotolata, un’immagine del cooperatore della Santa
Lega; l’ammalato volle vedere chi fosse, ma colei titubava a mostrargliela nel timore che egli
andasse in escandescenze. Invece oh meraviglia! Non solo egli restò tranquillo, ma disse di voler
una di quelle immagini col suo nome. Il pio desiderio fu subito appagato, e la bella immagine fu
esposta innanzi al letto dell’infermo. Gesù aveva vinto. Il cuore indurito di quell’infelice si era
ammollito, chiese di un sacerdote e si confessò. Il primo passo era fatto; ma non voleva ancor
cedere alle istanze del buon prete, che intendeva portargli il Santo Viatico, sebbene gli proponesse
di portarglielo di sera, di nascosto, pur di riuscire. Bruscamente l’ammalato rispose che sì, lo
avrebbe ricevuto di sera, ma per il momento non voleva essere importunato.
Ma, onnipotenza e misericordia di Gesù!…Il giorno appresso spontaneamente fa chiamare il
sacerdote e gli dice: << La mia condotta per lo passato è stata di pubblico scandalo, pubblica
dev’essere la riparazione >>. Ed a mezzodì – era giorno di mercato – il Santo Viatico attraversava
solennemente la piazza, per recarsi a confortare il vecchio convertito e prepararlo all’ultima ora.
Ricevette pure l’Olio Santo con sentimento di compuzione e di fervore; e il giorno dopo, il vecchio
peccatore, purificato dal pentimento, spirava l’anima sua con la serenità del giusto, nel bacio del
Signore.
1532. Marsiglia
La SS. Eucarestia rispettata dalle nevi.
Da una lettera al P. Beccaro.
Le feste natalizie del 1532, a Marseille – le – Petit, venivano contristate da un orribile sacrilegio.
Alcuni malfattori, penetrati nottetempo nella chiesa, ne asportavano la sacra Pisside contenente non
poche Particole. Ma agognando essi al semplice bottino, avviluppate in un velo le sante Ostie, le
gettarono in un cespuglio poco lontano dove nessuno potesse scorgerle così facilmente.
Grande e generale fu la costernazione di quei buoni terrieri a tale annunzio e molte furono le
suppliche a Dio e gli atti di riparazione a tanto sacrilegio.
Otto giorni dopo e cioè la mattina del 1° Gennaio, Giovanni Moncque, passando pel sentiero che
costeggiava il camposanto attiguo alla chiesetta, fu colpito da uno strano fenomeno: in mezzo alla
neve, che era caduta in quantità che ricopriva tutto il terreno di un grosso spessore, un solo punto
appariva scoperto; Giovanni si accosta… ed oh, gioia! Colui che per amore dell’uomo si è nascosto
sotto i candori eucaristici aveva comandato agli elementi di rispettare il Sacramento profanato
dell’Eucarestia; e la candida neve, cadendo dal cielo aveva circondato rispettosamente, quasi
fortezza immacolata, il luogo ove i profanatori avevano gettato le sante Particole trafugate.
Il buon parroco, tra l’esultanza di tutti i suoi fedeli, trasportò alla Chiesa le sante Ostie prodigiose, e
sul luogo del portento circondato da spine, perché non si calpestasse quel sacro suolo, fu eretta una
croce in memoria. Quel luogo benedetto divenne ben presto la meta di numerosi pellegrinaggi ed in
seguito ne fu edificata una sontuosa cappella.
Abbè Roullin. Paris: Les Saintes Hosties de Marseille – le –Petit.
32
Filippo Augusto all’età di sedici anni sapeva, in mezzo ai piaceri della corte, unire al più grande
coraggio una purezza di vita ammirabile. Un po’ di tempo dopo la sua incoronazione, che ebbe
luogo nel 1180, egli assisteva alla santa Messa in un castello di nome saint Lèger, quando Dio volle
dargli un segno della sua benevolenza: all’elevazione della santa Ostia, il giovane monarca scorse
fra le mani del celebrante un piccolo fanciullo di una meravigliosa bellezza, circondato di luce:
intorno a lui i cori angelici si avvicinavano per adorare e servire il loro divin re.
Il principe pianse di commozione a questo spettacolo e si prostrò con la faccia a terra per rendere
grazie a Dio che si compiace di rivelare i suoi segreti a coloro che vivono secondo il suo cuore.
Guil. Brito . De gestis Philippi Franc. Regis, 1. 1.
1247. Santarem in Portogallo
Gesù appare
Sotto diverse forme nella SS. Eucarestia.
Durante la reggenza di Alfonso III in Portogallo, una nobile donna di Santarem, gelosa del marito,
andò a consultare una maga che le promise di rimettere la pace fra i due sposi; ma per far ciò essa
esigeva un’Ostia consacrata.
La cristiana andò alla chiesa di S. Stefano, ricevette la santa Ostia, la nascose in un fazzoletto e la
portò a casa sua. Ma durante la via gocce di sangue segnavano la strada che seguiva e svegliavano
l’attenzione dei passeggeri. Essa, tormentata già da cocenti rimorsi, si allontana in fretta ed entra in
casa, nasconde in una cassetta la Santa Eucarestia. La notte seguente un fascio di raggi meravigliosi
escono improvvisamente dalla cassetta, e la stanza è illuminata da una luce misteriosa. Il marito,
svegliato da questa luce, interroga la moglie che il terrore e l’inquietudine rendevano silenziosa, ma
finisce coll’ottenere la confessione completa delle sue detestabili opere. Appena giorno, corse ad
avvertire il curato, ed una folla numerosa va processionalmente al luogo del prodigio per riportare
con onore nella chiesa di S. Stefano il Sacramento profanato.
Il fazzoletto macchiato di sangue eucaristico fu dato ai domenicani di Santarem che lo conservano
in un reliquiario di cristallo. Quanto all’ostia miracolosa, fu riposta in una ampolla, e si espose
d’allora in poi alla venerazione dei fedeli.
Sylv. Petra Sancta: Thaumasia verae religionis, tom. II. Pag. 74.
Quanto i popoli protestanti sarebbero sorpresi se Dio aprisse loro gli occhi per vedere l’oscurità
orribile di quel pane impuro che si distribuisce alla cena dai loro ministri! Essi lo ricevono in
ginocchio, quantunque non partecipino che della tavola e del calice dei demoni.
Hanno voglia di elevare l’anima loro al cielo per comunicarsi così della carne dell’Agnello senza
macchia; questa Comunione spirituale e immaginaria. Per quanto bene si comunicassero, questa
Comunione non impedirebbe loro di essere dei profanatori, secondo questa bella sentenza che
S. Girolamo scrive al Papa S. Damaso: << Chi avrà mangiato l’Agnello fuori di questa casa
( la chiesa romana ) è un profanatore.
O amore eterno del mio Dio! L’anima mia voi solo cerca ed a Voi si dona senza riserva alcuna.
Ah! Venite, Spirito Santo, infiammate coll’ardente amor vostro il cuor mio!
O amare o morire! Morire ed amare sia la vita mia; morire ad ogni altro amore per vivere solo
dell’amore di Gesù Cristo, e non morire eternamente; ma vivendo invece del vostro amore, o
Salvatore dell’anima mia, giungere a cantare in eterno: Viva Gesù che io amo.
Io amo Gesù che vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia.
S. Francesco di Sales.
33
Una prima Comunione presso i selvaggi.
Nella Colombière britannica una povera fanciulla, troppo giovane per fare la prima Comunione
( aveva nove anni ), desiderava con tutta l’anima << ricevere il buon Dio! >>.
Andò dal missionario – Padre, io voglio fare la prima Comunione. – Sei troppo piccina, e non puoi
conoscere l’Eucarestia! La fanciulla tornò alla carica, ma invano.
Un giorno monsignor Durien, contro la sua abitudine, volle fare una visita al SS. Sacramento sul
mezzogiorno. La pia fanciulla era davanti al tabernacolo e pregava a voce alta: << Signore, il prete
dice che non ti conosco, ma io ti conosco. Tu sei il Figlio di Dio, il fanciullo che nacque a
Betlemme, che visse a Nazareth; Tu hai fatto gli apostoli, sei morto sulla croce, sei risuscitato.
Tu vedi bene che ti conosco! Ebbene, io ti domando che Tu apra gli occhi del prete! >>.
Il missionario piangeva di tenerezza; se ne andò senza far chiasso.
La sera dopo, nella chiesa, dopo aver cantato il vespro, il sacerdote chiama la fanciulla:
-- Vieni qui. Quante volte hai visitato il Signore oggi?
-- Cinque volte.
-- Che gli hai detto?
-- Padre gli ho parlato male di te.
E ripetè ciò che aveva detto davanti al tabernacolo. Il padre si rivolse allora all’assemblea:
<< Voi vedete che il Signore ascolta le preghiere ben fatte. Io non ero solito di andare alla chiesa
a quell’ora in cui questa fanciulla vi si trovava stamattina. Oggi lo Spirito Santo mi ci ha spinto.
<< Mia cara fanciulla, tu hai fatto bene a venire a pregare: il Signore dall’alto mi ha aperti gli
occhi, io vedo che tu conosci Gesù Cristo, e tu farai la SS. Comunione >>.
Io mi trovo in mille Ostie del pari che in una; io sono ugualmente presente in tutti i luoghi dove vi
è qualche Ostia consacrata, e non sono che uno; tutti, quand’anche ve ne fossero mille milioni, mi
riceverebbero tutto intero, e l’abbondanza di grazie, ciascuno secondo le sue disposizioni.
Si deve dunque dire che nel Sacramento dell’amore suo il Signore ha fatto apparire la sua potenza.
Parole di N. S. a Maria Lataste.
Nel tempo delle persecuzioni si permetteva ai fedeli di portare nelle loro case la Santa Eucarestia
affine di fortificarsi col cibo del Pane sacro contro i pericoli che li minacciavano continuamente.
Ora una donna, avendo avuto la temerità di aprire con mani impure il cofano dove era conservato il
Santo Sacramento, trovò l’Ostia circondata di fiamme che le impedirono di metterci le mani e di
consumare il suo sacrilegio.
34
I demoni loro malgrado, confessano
e adorano Gesù Cristo in Sacramento.
Nella città di Laon in Piccardia fu condotta al vescovo Bursia una donna invasata dal demonio.
Il saggio e pio pastore, per ottenere più sicura la liberazione di quell’infelice, ricorse al divin
Sacramento, e presa l’Ostia consacrata la presentò agli occhi di lei.
Il demonio allora per mezzo della sua vittima manifestava il suo disdegno, perché la povera donna
smaniava in terribili contorsioni di tutta la persona, ed era dal maligno spirito terribilmente
percorsa. Il vescovo, sapendo esservi fra gli astanti parecchi eretici, pregò il nostro Signore di
convincerli con qualche prodigio della reale sua presenza sotto le specie sacramentali.
Precisamente uno di quelli eretici che aveva maggior influenza, volgendosi al demonio: << Perché,
gli disse, questa agitazione, perché queste smorfie davanti ad un semplice pezzetto di pane? >>.
<< Tu parla come meglio ti piace, rispose lo spirito infernale per bocca della donna; non è un vano
boccone di pane che mi tormenta, ma è la parola che il sacerdote ha pronunciato su di esso! >> E si
dibattè ancora per un po’ di tempo, dopo di che alle orecchie della moltitudine ripetè più volte:
<< La parola! La parola! Hoc est! Hoc est! >>, e così dicendo agitò la sua vittima come fosse
per ucciderla, fece volare scintille per tutta la chiesa, riempiendola nello stesso tempo di un fetido
odore e di grida spaventevoli, e infine se ne fuggì.
Erano colà radunate spettatrici di questa scena più di diecimila persone. I cattolici furono
meravigliosamente confermati nella loro fede, e gran numero di eretici, abiurando i loro errori,
rientrarono nel grembo della Chiesa.
Fu chiamato un pubblico notaro, che stese l’autentica relazione del fatto, sottoscritto poi dai
principali testimoni, uno dei quali fu Hermondo Raymond che scisse questa narrazione, ed assicura
che va debitore a questo miracolo d’essere stato egli stesso preservato dall’eresia di Calvino.
La Comunione di Maria
il giorno dell’istituzione dell’Eucarestia
Il Padre Bernardino di Parigi dice che la Vergine Maria si comunicò il giorno della cena.
E’ naturale infatti l’impanzienza dei desideri di Maria e di Gesù di vedersi ancora uniti in uno stesso
corpo e in una stessa anima.
Maria d’Agreda e Caterina Emmerich affermano la medesima cosa nelle loro rivelazioni, per quanto
in modo differente circa le circostanze dell’avvenimento. Noi seguiremo la narrazione della
religiosa spagnola. << La nostra augusta Priora immersa in una divina contemplazione, dalla
camera in cui si era ritirata, vedeva tutto ciò che Gesù Cristo faceva nel cenacolo. Quando Egli
annunzio le parole della consacrazione, Maria si prostrò e con un rispetto infinito adorò suo Figlio
nell’Eucarestia. Essa vide Gesù dividere il pane consacrato e darne una parte all’arcangelo Gabriele,
affinchè la comunicasse. Maria con gli occhi bagnati di lacrime, aspettava la santa Comunione,
l’Arcangelo entrò accompagnato da una legione innumerevole di angeli, ed essa per la prima
ricevette il suo divin Figlio dalle mani di questo principe celeste.
<< E’ così che il SS. Sacramento fu depositato nel seno purissimo di Maria Vergine, come nel vero
santuario e nel più decente tabernacolo dell’Altissimo >>.
Città mistica, part. II, I, VI. C. XI.
35
Miracolo di S. Gervasio ( Parigi ).
Nel 1274 un ladro penetrò nella chiesa di San Gervasio e portò via il vaso sacro contenente il
SS. Sacramento. Egli non lo aprì che in un campo vicino a S. Dionisio e subito la santa Ostia
s’elevò nell’aria svolazzando sopra il colpevole, cosa che lo fece scoprire e arrestare.
L’Ostia miracolosa restò sospesa nell’aria alla vista di tutti e il vescovo di Parigi venne in
processione a raccoglierla. Dall’altra parte l’abate di S. Dionigi vi venne coi suoi monaci, perché il
prodigio essendosi operato su un dominio dell’abbazia, il Sacramento del miracolo gli restava per
diritto. Ma quando il curato di S. Gervasio passò, l’Ostia discese tra le sue mani alla vista d’una
folla immensa. Fu dunque convenuto che il prezioso tesoro apparterrebbe alla sua chiesa.
La santa ostia fu conservata fino al tempo della Rivoluzione.
Un’antica iscrizione che scorge tuttavia nel muro di detta chiesa, ricorda questo fatto.
V. Postel, pag.464
In un giorno dell’inverno 1870-71, prima che il santo Padre Pio IX celebrasse la santa Messa,
venne nelle anticamere un signore sconosciuto, ma elegantemente vestito, ad offrire un grosso cero,
pregando di metterlo acceso sull’altare, durante la Messa del Papa, giacchè era un ex- voto per
grazia ottenuta. E così fu fatto. Ma entrato Pio IX nella cappella, non gli piacque quella mancanza
di simmetria sull’altare, e seguendo forse un’interna ispirazione, lo fece levare di là, e riporre spento
in un angolo della cappella.
Quale grazia! Verso la metà della Messa il cero sarebbe scoppiato, perché conteneva una piccola
bomba all’Orsini, destinata ad uccidere il santo Padre. Possiamo immaginarci quanti Te Deum si
saranno recitati da tutti i cattolici, e specialmente in Roma, dopo una simile preservazione!…
Oh col Papa è un brutto cozzare, egli è piantato su una pietra, da cui non sarà rimosso, finchè duri il
mondo! Molti Papi morirono martiri, ma quelli che vogliono sradicare il papato fanno un lavoro
impossibile, che sempre ricade in distruzione di loro medesimi. Non vi fosse altro al presente, che
questa verità palpabile, mi par che dovrebbe bastare a convincere tutti gli eretici, che l’unica Chiesa,
la quale abbia l’assistenza divina, è la Chiesa cattolica.
La fede dei napoletani.
La fede dei napoletani è proverbiale in Italia.
Mons. Gaume racconta come un canonico francese, ritrovandosi in Napoli, ebbe a contrarvi
amicizia con un canonico col quale, passeggiando un giorno insieme per la campagna, entrò in un
giardino per mangiare dei fichi freschi. Dopo la loro colanzioncina chiesero alla padrona di quel
luogo un po’ d’acqua per lavarsi le dita ed un pannolino per asciugarle.
Prima che fosse portato l’asciugamano, il canonico francese prese il primo panno che gli venne per
le mani. No, padre mio, disse la buona donna, non è degno questo panno di asciugare quelle dita che
ogni giorno toccano il Corpo di Gesù cristo. Ciò detto, essa va subito al suo armadio, ne cava fuori
un fazzoletto di battista, il più bianco e il più fino, e lo consegna al ministro di dio.
36
1280 Miracolo di Zlabings in Moravia
Durante una notte d’inverno, in cui l’uragano imperversava con violenza, dei malfattori penetrarono
nella chiesa parrocchiale di Zlabings, in Moravia, e tra gli altri oggetti rubarono l’Ostensorio con la
Santa ostia. Gli autori del delitto restarono sconosciuti, non fu possibile ritrovare il SS. Sacramento
profanato, e ciò fu causa dell’afflizione generale. Dio però ben presto cambiò questo dolore in gioia
generale.
Un pastore di Zlabings faceva pascere le sue pecore in alcune terre incolte. A un tratto scorse un
fuoco violento elevarsi da un mucchio di pietre coperto da sterpi, nello stesso tempo le pecore
accorsero ad inginocchiarsi intorno alla meravigliosa siepe. Il pastore spaventato, fuggì urlando, e
subito accorsero i contadini vicini e si avvicinarono per esaminare la natura di queste fiamme
misteriose. Oh prodigio! In mezzo alla siepe ardente raggiava l’Ostia Santa intatta e luminosa.
Un sacerdote, accorso dalla città, raccolse l’augusto sacramento e si mise in cammino verso la
chiesa parrocchiale, scortato da una folla che mandava gridi di gioia. Ma alla porta di Zlabings,
l’Ostia sfuggì e torno al suo antico posto in mezzo alla siepe. Tre volte si rinnovò lo stesso
miracolo. Il sacerdote disse allora al popolo che il Signore indicava chiaramente che aveva scelto
quel luogo per sua dimora e che vi si doveva elevare un tempio.
La promessa fu subito fatta e si potè in seguito, senza difficoltà, riportare Santa alla chiesa
parrocchiale.
Georg. Ott. : Eucharistic-Buch, pag. 223.
1631. Dronero in Italia.
Incendio estinto
La domenica 3 Agosto 1631, verso l’ora di vespro, un incendio scoppiò nella città di Dronero.
Esso fu cagionato dall’imprudenza di una donna che dette fuoco a un mucchio di paglia nel
momento che soffiava un gran vento precursore di tempesta. In pochi momenti le fiamme
attaccarono la sua casa e le abitazioni più vicine, e il borgo di Maira fu invaso.
La popolazione faceva degli sforzi inutili, l’acqua che vi si gettava troppo scarsa, aumentava
l’ardore del fuoco; la città intera era minacciata da una completa distruzione.
Davanti a questo pericolo, che nessun sforzo umano poteva scongiurare, il P. Maurizio da Ceva,
cappuccino, fu ispirato di ricorrere al SS. Sacramento. Una processione si organizza; il padre,
circondato da una folla ansiosa e che prega con fervore, porta il SS. Sacramento nel luogo dove
l’incendio si scatena con più furore. Oh prodigio! Il fuoco si arresta improvvisamente, e le case
attigue a quelle già in fiamme restano illese.
Un grido di riconoscenza universale accolse questa manifestazione della potenza divina, e subito
dice uno storico, un gran danno fu allontanato, fu confermata la fede cattolica nell’Eucarestia, e
messa in silenzio la perfidia degli eretici.
Can. E. Colomiatti: Il Miracolo del SS. Sacramento,
Torino, 1894, p. 61.
37
Il beato Federico di Ratisbona, frate laico dell’ordine degli Agostiniani, viveva al principio del
XVI secolo. La sua ammirabile pietà, la sua innocenza verginale, il suo amore per Dio, facevano di
lui un angelo in terra. Così gli spiriti celesti vivevano con lui in santa famigliarità e l’onoravano
spesso delle loro visite. La sua felicità era di adornare gli altari e di prendersi cura della chiesa; e gli
angeli l’aiutavano spesso nei suoi pii lavori. Un giorno i suoi compagni celesti gli portarono,
durante l’inverno, delle rose freschissime per ornare il santuario.
Federico corse con gioia infantile a presentarle al suo superiore, stupefatto per il prodigio, ma pieno
di ammirazione per l’innocente frate che meritava da Dio tali favori.
Una mattina Federico desiderava ardentemente accostarsi alla Sacra Mensa, ma ricevette l’ordine di
andare a spaccare legna da fuoco. Obbedì subito con sottomissione, malgrado il dolore causato da
una così grande privazione. Ma nostro Signore gradì un sacrificio così generosamente accettato.
Un sacerdote che distribuiva la Santa Comunione in una chiesa vicina, vide ad un tratto un’Ostia
sfuggire dalle sue dita e sparire; un angelo, come si seppe dopo, aveva portato a Federico il Pane
celeste che l’inondò di dolcezza e gli fece comprendere come Dio si compiace dell’obbedienza e
dell’abbandono cieco agli ordini dei superiori.
Georg. Ott.. : Miracoli Eucaristici, pag. 210; P. Conet,
pag. 310.
A Santaren, in Portogallo, vi è una particola miracolosa racchiusa in una capsula di vetro che il
tempo non ha punto alterata, ed è divenuta la salvaguardia delle popolazioni vicine.
Qualunque flagello minacci la contrada, si porta l’Ostia prodigiosa e mai la pia confidenza del
popolo è ingannata. Ma ciò che è ancora più degno di ammirazione in questa miracolosa Ostia, è
che nostro Signore vi si è mostrato frequentemente sotto le diverse forme della sua santa umanità;
sotto le apparenze di un fanciullo nelle braccia dalla Madre sua, come un bell’adolescente o come
un uomo nella forza dell’età; qualche volta con aria minacciosa e terribile, volgendosi con
indignazione agli spettatori, altre volte con viso pieno di bontà e di misericordia; quando
nell’apparenza di Giudice severo, quando nella maestà della sua gloria divina, spesso anche nello
stato doloroso in cui i Giudei l’avevano ridotto con la flagellazione e la coronazione di spine.
Di più, è accaduto qualche volta, che nello stesso tempo diverse persone vedevano delle apparizioni
differenti.
Syh. Petra Santa S. I. aera: Thammassia e religionis,
t. III, pag. 74.
A Boxmeer, in Olanda, nell’anno 1400, le specie del vino si cambiarono visibilmente in sangue, e
traboccando dal calice, si sparsero sul corporale. E siccome il prete atterrito a tal vista domandò a
Dio perdono dei suoi dubbi, nello stesso istante il sangue cessò di spandersi fuori del calice, e
quello che era caduto sul corporale, si era coagulato in una massa sanguinosa della grossezza di una
noce. Si può ancora oggi vedere questo sangue, che non è stato alterato del tempo.
La santa reliquia viene solennemente portata in processione la terza domenica dopo la Pentecoste.
38
S. Nicola da Tolentino.
San Nicola da Tolentino, che aveva per molto tempo rifiutata la sublimità del sacerdozio, si decise
alfine a ricevere la sacra ordinazione ed a celebrare la santa Messa, considerando il gran vantaggio
che ne avrebbero avute le anime del Purgatorio.
Una notte, dal sabato alla domenica, dormendo, udì una voce vicina al suo letto che gli gridava:
Frate Nicola, uomo di Dio, guardami --. Mezzo svegliato, Nicola guardò il suo interlocutore e gli
chiese chi fosse. – Io sono Pellegrino d’Azimo, soffro tanto nelle fiamme del Purgatorio, e ti
supplico, in grazia, di celebrare la santa Messa per me. – Che il sangue di Gesù vi aiuti, disse il
religioso, ma io domani non posso celebrare la Messa per voi avendo da cantare la Messa solenne –
Ma lo spirito insisteva: -- Guardate, Padre santo, e vedete se è giusto rigettare le preghiere di anime
così desolate --.E sembrò al santo di seguire la sua guida misteriosa in una parte remota del deserto,
e là in una piccola pianura scorse un numero considerevole di anime che gli gridavano: -- Abbiate
pietà di noi, che aspettiamo il vostro soccorso perché se vi degnate offrire per noi il santo sacrificio,
un gran numero voleranno al cielo.
Nicola si svegliò, pregò e sparse molte lacrime, intercedendo presso al Salvatore del mondo per
quelle infelici. La mattina andò a gettarsi ai piedi del suo superiore e ottenne di essere dispensato
dall’ufficio di ebdomadario e di celebrare per una settimana la Messa dei morti.
L’ottavo giorno, Pellegrino apparve di nuovo a Nicola e gli dette la sicurezza che la maggior parte
di quelle anime, che gli aveva mostrate nel deserto, avevano, grazie alle sue Messe e alle sue
preghiere, ottenuta la liberazione, e gustavano ora le gioie del cielo.
V. Sua Vita, e P. E. Conet: du Miracles historiques
Très saint Sacrement.
Bella risposta d’un ragazzo
nell’Albania Turca.
L’anno 1875 mi venne scritto da Scutari, nell’Albania Turca, come da qualche tempo speravano
nella consolazione, di veder fondata una Congregazione fra quei giovani del Bazan, gente non
istruita nella dottrina cristiana, ma inclinata bene.
Ora un giorno uno di questi giovani incontrò un turco, che burlandosi della SS. Eucarestia, gli disse:
<< Chi può mettervi in mente che vi siano tanti Gesù, da comunicare ogni cristiano? >>.
Il giovinetto con una presenza di spirito, che solo il lume di Dio poteva dargli, rispose: << Quante
finestre ha Scutari? >>. Il turco sorpreso da quella inaspettata domanda: << Oh, esclamò, che cosa
ne so io?… innumerabili >>. << E quanti soli? >> replicò il ragazzo. << Oh! Il sole è uno: e non c’è
altro? >> soggiunse il turco quasi scandolezzato di questo parlare sconnesso. << Ebbene, concluse il
cristiano, il sole è uno, eppure entra tutto in tante finestre, e voi mi volete negare che Gesù entri
tutto in tante anime? >>. Il turco restò a bocca aperta, e il ragazzo corse a raccontarlo ai Padri della
Congregazione, che riconobbero il lume di Dio nella così giusta similitudine, che si presentò subito
alla mente del giovanetto.
39
Un uomo che si era macchiato, assistendo ai sacrifici dei pagani, osò presentarsi fra gli altri fedeli
per ricevere anch’egli l’Eucarestia, e portarla in casa sua. Ma quando volle mangiarla non trovò
nelle sue mani che della cenere. Questo solo esempio basterebbe a dimostrare che Dio si ritira da
chi lo nega, che inutilmente si riceve il segno della salute, quando si riceve indegnamente, e che in
un cuore dal quale la grazia è bandita, il Sacramento di vita lascia la rovina e la morte.
O mio Dio! Molto tardi ho compreso la verità! Era già ben lungi da Voi e smarrita nella solitudine
del deserto questa pecorella, dall’amor vostro con sollecitudine ricercata. Ma finalmente, per vostro
favore, dopo tanti stenti, cattivi sonni ed increscevoli illusioni, ha ritrovato il riposo e la pace. Voi
mi cercavate, ed io fuggivo, ma fortunatamente per me, ci siamo incontrati nel cammino della vita.
Io mi sono prostrato ai vostri piedi, bagnandoli con le mie lacrime. Voi mi avete allora perdonato.
Poi in un sogno divino io ho sentito deporre dal vostro angelo sulle mie labbra un pane delizioso, un
pane preparato nel cielo per i viaggiatori della vita, ed allora nell’anima mia è caduta qualche stilla
di quel fiume di pace e di amore, che eternamente rallegra la città degli eletti.
H.L.
1239. Miracolo di Valenza e Daroca
Nell’anno 1239 era guerra tra gli spagnoli ed i mori. Un giorno questi piombarono in gran numero
sopra un migliaio di spagnoli e li obbligarono a rinchiudersi dentro un castello.
Allora quei soldati cristiani, privi di ogni speranza d’aiuto da parte degli uomini, si volsero al cielo
e si convenne che i sei primi tra i capi farebbero la Comunione a nome di tutti. Ora, dopo la
consacrazione, si udì suonare l’allarme: i mori volevano venire a battaglia. Gli spagnoli si
slanciarono tutti ad incontrarli; e il sacerdote, per non esporre le Ostie consacrate agli oltraggi
degl’infedeli, le avvolse in un corporale e le depose sotto una pietra. Gli spagnoli vinsero.
Quando il sacerdote volle raccogliere le Ostie, trovò le sante specie macchiate di sangue ed incollate
nel corporale. Ma i mori, vergognandosi della loro sconfitta, assalirono nuovamente i cristiani.
Questi, per accendere di più il loro coraggio, domandarono che il sacerdote, stando sopra un luogo
elevato, tenesse il corporale spiegato innanzi ai loro sguardi. E ottennero una seconda vittoria,
dovuta alle Ostie miracolose. Ora tutti volevano arricchire della preziosa reliquia il loro paese
nativo. Il generale cercò una mula, le si porse sul dorso il ricco ciborio, contenente le sacrosante
Particole, ed il corporale, e la si lascio andare a suo agio. La mula andò diretta a Daroca, ove giunta
spirò. Nostro Signore aveva così indicato Egli stesso il luogo in cui quelle sante Particole dovevano
essere venerate, e impedito che quella bestia da soma fosse adoperata ad altro uso, dopo avere
servito a Lui, re dei re.
P. Luigi di Granata: Introd. Simbolo, c. 29.
40
Dio è là
Un convertito raccontava la sua storia in questi termini al cappellano della chiesa del Voto
Nazionale: << Nato da parenti ebrei, io seguii prima la loro religione, ma il mio cuore non era
soddisfatto. Il Talmud mi prometteva Dio, ma non me lo dava, e io sentivo il bisogno di possedere
Dio. << Un giorno, presso uno dei miei amici, le sue maniere affabili e il linguaggio religioso di un
giovane mi rapirono; io gli parlai con confidenza delle mie aspirazioni. Era un ministro protestante
e si mise a parlarmi di Gesù Cristo con una convinzione che mi guadagnò, sì che mi feci
protestante. Ma non tardai a provare di nuovo lo stesso vuoto interno; io non avevo trovato Dio.
Non sapendo allora che fare, caddi nell’indifferenza religiosa.
<< Un giorno, una circostanza mi condusse, con uno dei miei amici, in una chiesa cattolica; vidi
molti lumi intorno ad un’altare e appena vi fui entrato mi sentii penetrare da un’impressione
impossibile a esprimersi: era una specie di voce interna che mi diceva: -- Dio è là --.
<< Non sapendo a che attribuire ciò, uscendo di chiesa io feci parte dei miei sentimenti al mio
compagno, un buon cattolico: -- Non siate sorpreso di ciò che avete provato, mi disse, noi siamo
entrati in una chiesa dove il Santo Sacramento era esposto – e mi spiegò il dogma della presenza
reale. << Capii subito che avevo trovato Dio, e mi feci cattolico. Da allora in poi, vengo a
comunicarmi a Montmartre per ringraziare il Sacro Cuore. >>
Sac. V. Postel: L’angelo della Prima Comunione.
Solimano.
Narra il D. Cattaneo che, presa una città cristiana dalle armi turchesche, Solimano, il gran sultano,
curioso dei riti cristiani, volle vedere il Vescovo celebrare la Messa. Celebrò questi con l’assistenza
dei canonici e di tutti gli schiavi cristiani, ed anche Solimano era presente, osservando il tutto con
ammirazione. Consacrata che fu l’Ostia e alzata e adorata dai circostanti, si accostò Solimano
all’altare e, messosi un paio di guanti bianchi nuovi e tutti ricamati in oro con gioie preziosissime,
volle con quelle mani inguantate prendere la sacra Ostia. La mirò attentissimamente, e dopo, senza
alcun segno di riverenza, la pose sopra l’altare, comandando al Vescovo che continuasse il suo
sacrificio. Fatto poi portare un gran braciere di fuoco, ivi, in presenza di tutti, bruciò i magnifici
guanti, dicendo che non dovevano più servire agli uomini quei guanti, che avevano toccato il Dio
dei cristiani. << Oh!, come questo infedele ci confonderà al tribunale di Cristo giudice se, credendo
noi, come crediamo, saremo stati irriverenti durante il S. Sacrificio della Messa, e quando Gesù
Sacramentato è esposto sugli altari! Terribile è la minaccia di Gesù Cristo, la quale colpisce proprio
coloro che non si curano di Gesù Sacramentato. Egli dice: << La regina del mezzogiorno si leverà
su nel giudizio contro gli uomini di questa generazione, e li condannerà, perché ella venne dalle
estreme parti della terra per udire la sapienza di Salomone, ed ecco qui più che Salomone >>.
Buon Gesù, Salvatore santissimo, supplite con la vostra bontà e la vostra grazia a ciò che mi manca,
Voi che siete degnato chiamare a Voi tutti gli uomini dicendo: Venite a me voi tutti che siete
affaticati di lavoro e di dolore e io vi solleverò.
41
La Ven. serva di Dio Suor Teresa Mexia
dell’ordine di San Domenico.
Questa serva di Dio aveva per il S. Bambino Gesù una devozione così straordinaria, che non appena
scorgeva una delle sue immagini, subito era piena dei più teneri sentimenti, che anche all’esterno
chiaramente dimostrava. Nel monastero c’era una immagine della B. Vergine Maria, che teneva
nelle braccia il Bambino Gesù; verso di lei Teresa compiacevasi di rivolgere gli occhi, e la invocava
con parole e sospiri d’amore. Ella fece per quella statua molti ornamenti; aveva un abito di colore e
di qualità diverso per ciascun mese dell’anno.
Un giorno avendo preparato un abito più grazioso degli altri lo portò a Gesù esclamando in un
trasporto di fervore: << Venite, o amato mio Bene, ricevete questa povera veste che la vostra serva
vi offre: essa non è carica d’oro, perché la vostra serva è povera, ma sarebbe di pietre preziose, se
l’amore possedesse i tesori di questo mondo >>. Non aveva però ancora finito di parlare che il
fanciullo Gesù, staccandosi dalla statua andò a posarsi sulle braccia di Teresa, la quale, piena di
indescrivibile gaudio, non si saziava di stringersi al cuore quel Gesù per il cui amore avrebbe voluto
dare la sua vita. E’ quindi facile immaginarsi lo studio che essa poneva a purificare ed abbellire il
tempio dell’anima sua, quando doveva ricevere il Dio di ogni santità, Ella avrebbe bramato di
comunicarsi ogni mattina, ma questa grazia non le era concessa.
Un giorno della settimana, sebbene non fosse giorno di comunione, sentì dentro di sé che avrebbe
goduto di tale felicità, e malgrado le istanze di una suora che le presentava un frutto a godere, non
volle sdigiunarsi, assicurando a più riprese che Nostro Signore l’onorerebbe di sua presenza in quel
giorno. Difatti, nella Messa, dopo le seconde oblazioni, il sacerdote celebrante, trovandosi con una
particola consacrata in più, domandò a bassa voce se alcuna delle suore fosse disposta a
comunicarsi. Teresa fu beata di poter ricevere il Corpo del Signore.
Il Generale Gèramb.
Il R. P. Gèramb, Trappista, ha scritto sopra la Santa Comunione un libro delizioso, col titolo
Lettere ad Eugenio; ma prima di scriverlo, e quando tuttavia militava sotto la bandiera austriaca,
ufficiale destinato ai più cospicui gradi, e vicino alla persona dell’imperatore, di cui era
ciambellano, aveva fatto vedere splendidamente i suoi sentimenti verso la Santissima Eucarestia.
Vestito egli un giorno da generale, traversava una delle strade più frequentate di Lione, e
incontratosi in un sacerdote che portava il Santo Viatico, si gettò in ginocchio alla vista di tutti per
adorare il SS. Sacramento. Appressatosi sempre di più il sacerdote, il pio generale s’accorge che i
due chierichetti portanti il baldacchino, erano venuti a parole ed a reciproche minacce con grande
scandalo di chi li guardava. Allora, infiammato di sdegno, si alza, va da quello che si mostrava più
insolente, gli toglie di mano il bastone e lo allontana. Il sacerdote rivolgendo indietro lo sguardo,
vede al posto del chierichetto un generale, ne stupisce e con lui ne ha stupore e meraviglia tutta la
moltitudine, che lo segue.
Il generale proseguì fino alla fine il rispettoso officio, che si era assunto, nonostante che gli
convenisse fare un lungo cammino, essendo ben distanti le case dove dimoravano gli infermi da
comunicare.
42
Miracolo di Ratisbonne ( 1257 ).
Nel 1257 un sacerdote, celebrando la santa Messa, fu assalito da dubbi violenti circa la
consacrazione del calice: << E’ possibile che poche parole pronunciate da un uomo cambino il vino
nel sangue di Gesù Cristo? >>. Mentre questo pensiero tormentava la sua anima, restò indeciso
prima di fare l’elevazione del calice, e subito un leggero rumore si produsse sopra l’altare.
Dal Crocifisso di legno, che sormontava il Tabernacolo, l’immagine del Salvatore stendeva
lentamente le braccia e toglieva dalle mani del sacerdote, che pronunciava le parole sacramentali,
il calice, esponendolo all’adorazione dei fedeli. Il sacerdote cadde in ginocchio! Al dubbio successe
un tremore d’angoscia e di fede; egli confessò la sua colpa e chiese perdono del dubbio volontario,
versando abbondanti lacrime. Allora il Salvatore abbassò le braccia e rimise il calice tra le mani del
suo ministro desolato.
1181. Orlèans.
Un vecchio cronista, di cui, Saussey ha riprodotto il racconto nei suoi Annales Ecclesiae
Aurelianensis, racconta il fatto seguente, che avvenne nel 1181 in una chiesa di Orlèans.
La domenica dell’ottava di S. Lorenzo un sacerdote celebrando la santa Messa, aveva consacrato
due Ostie l’una per comunicarsi, l’altra per portarla al malato. Prima di recitare l’orazione
domenicale elevò la santa Ostia sopra il calice, seguendo il rito; ma quale non fu la sua meraviglia
nel vederla coprirsi di macchie sanguigne, prendere l’aspetto di carne livida, mentre il sangue
cadeva a stille sulle mani del sacerdote!
Tremando il sacerdote depose l’Ostia nel corporale, e siccome il sangue continuava a grondare, la
cambiò tre volte di posto: in ogni luogo un’impronta sanguigna delineava esattamente il contorno
dell’Ostia. Lo spavento e il turbamento tenevano il celebrante immobile all’altare. L’inserviente,
avvicinatosi per vedere la causa di questo ritardo, scorse il miracolo e chiamò gli astanti, che
accorsero e restarono meravigliati e colpiti da timore a tanto prodigio.
Allora il sacerdote, per terminare il sacrificio, si comunicò con l’Ostia che aveva messa da parte e
conservò il Sacramento del miracolo e il corporale insanguinato.
Alla nuova di questa meraviglia, la città intera andò alla chiesa. Il re di Francia, Filippo Augusto,
che si trovava allora non lontano da Orlèans, accorse al miracolo, e a testimoniare il suo rispetto
profondo verso l’adorabile Sacramento.
Il cronista aggiunge che questo non fu un fatto unico; simili avvenimenti ebbero luogo nello stesso
tempo in Borgogna, a Vendome e nella città di Arras.
43
A Moravalle, diocesi di Fermo, in Italia, nella notte del 7 Aprile 1562, un incendio distrusse la
chiesa dei Padri Francescani: il Tabernacolo fu ridotto in cenere ed il ciborio fuso dall’ardore delle
fiamme; ma le sante Ostie furono ritrovate intere senza la minima traccia del fuoco.
Una simile preservazione avvenne a Trans, in Provenza (1526), dove, essendo stato appiccato il
fuoco alla chiesa dalle truppe di Carlo V, la divina Eucarestia restò intatta, mentre sull’altare del
SS. Sacramento vi erano rimaste le ceneri del tabernacolo, dove riposava la santa Eucarestia.
Il giorno di Pasqua a Soissons una madre aveva condotto il suo bambino alla chiesa per fargli
ricevere la Santa Comunione, poiché si usava ancora dare l’Eucarestia ai piccoli innocenti, puri
come gli angeli, che i loro genitori conducevano al Santo Sacrificio.
Il fanciullo, troppo piccolo ancora per comprendere le cerimonie sante, guardava con curiosità verso
l’altare; ad un tratto nel momento della consacrazione, senza essere intimidito dalla presenza dei
fedeli, esso gridò: << Mamma guarda com’è bello, il bambino che il sacerdote tiene nelle sue
mani! >>. E sorridendo di felicità tendeva le braccia verso l’altare e mostrava con la sua attitudine
che contemplava una visione straordinaria. La madre nulla vedendo voleva imporgli silenzio, ma
egli ripeteva le sue esclamazioni e dava nuovi segni di gioia.
Infine quando il sacerdote depose l’Ostia sull’altare e la coprì col corporale, il fanciullo disse ancora
ad alta voce: << Guarda dunque, lo nasconde con un velo bianco! >>.
Questa scena fece una viva impressione sugli astanti.
Le attrattive di Gesù in Sacramento.
IL P. John Dunn, fu chiamato alla casa di un ministro evangelico nemico di tutto ciò che appartiene
al Romanismo; ed egli, pensando di esser chiamato presso al letto di qualche fedele servo, le cui
istanze per ricevere i soccorsi della Chiesa avessero trionfato del fanatismo, si pone sul petto la
santa Ostia rinchiusa in una scatola d’argento.
Introdotto in un elegante salotto, fu molto meravigliato di vedere sopra un piccolo letto l’unica
figlia del ministro in agonia. Nessuno dei celebri medici chiamati aveva potuto conoscere il male
che la conduceva al sepolcro. Solo nella mattina del giorno in cui fu chiamato il P. Dunn, il dottore
ebbe la prima idea sullo stato della malata. Alle acerbe invettive ed esclamazioni della madre contro
le serve cattoliche, mentre i suoi occhi, senza lacrime, si arrestavano sulla piccina, il dottore volle
sapere la spiegazione di quelle parole e seppe che un’Irlandese, ch’essa aveva presa come
bambinaia, aveva condotta la sua piccina in una chiesa, dove si dava la benedizione; e da quel
momento, era incominciata la loro disgrazia. La piccina fu così impressionata da quella cerimonia
che chiedeva continuamente di tornare alla chiesa. La domestica venne subito licenziata, e si
impiegò vanamente ogni mezzo per liberare la fanciulla da quella diabolica influenza.
Il dottore comandò che si facesse venir subito un sacerdote cattolico e designò il Padre Dunn.
Appena giunto il sacerdote, la piccina si levò sul letto e con le mani tese: << Voi mi portate il mio
Signore >> -- disse esultante. Il P. Dunn cercava di calmarla, ma essa appoggiando le sue scarne
manine sul petto del sacerdote diceva: << E’ il mio Signore, che voi mi portate >>. Il P. Dunn,
fattele alcune domande dalle quali capì che la piccina era abbastanza istruita, ed assicuratosi della
validità del suo battesimo, la comunicò e dopo pochi momenti quell’anima volava al suo Diletto.
44
1374. Middelbourg.
L’Ostia cambiata in carne.
Una pia signora di Middelbourg, capitale della Zelanda, aveva la lodevole abitudine di esortare
vivamente i suoi domestici a prepararsi alla Comunione Pasquale sin dal principio della Quaresima.
Essa si credeva con ragione obbligata a vegliare ella stessa, affinchè tutte le persone della casa
adempissero tutti i loro doveri cristiani. Durante la santa Quaresima dell’anno 1374, essa dovette
insistere in modo particolare presso uno dei suoi domestici, Giovanni di Cologna, che, trascurando
le lezioni e gli esempi della signora, conduceva una vita poco cristiana. Le sue esortazioni non
poterono pertanto decidere il disgraziato ad emendarsi. Ma non osando resistere apertamente,
promise di comunicarsi, ed ebbe la temerità di andare alla Sacra Mensa senza purificare la sua
anima con la confessione. Ma Dio non permise che quest’oltraggio restasse impunito. Appena il
miserabile ebbe ricevuto il Corpo del Signore sulla sua lingua sacrilega, la santa Ostia si cambiò in
carne. E poiché volle nel suo turbamento masticarla fra i denti e inghiottirla, tre grosse gocce di
sangue caddero sulla tovaglia della Comunione. Nello stesso istante fu colpito da cecità.
Il sacerdote avendo notato il suo turbamento e le macchie di sangue, strinse di domande il
colpevole, che, toccato dalla grazia, gli mostrò nella bocca l’Ostia cambiata in carne. Il prete ritirò
con rispetto l’augusto Sacramento, e subito il peccatore confessò pubblicamente il suo delitto
versando amare lacrime. Esso si convertì sinceramente, ricevette l’assoluzione dei suoi peccati, e
con l’assoluzione ricuperò anche la vista perduta.
Un santo sacerdote chiamato Plègils, desiderava ardentemente di contemplare i misteri nascosti
sotto i veli eucaristici. Un giorno durante il Santo Sacrificio s’inginocchiò e fece questa preghiera:
<< Dio di misericordia, ascoltate le mie suppliche e concedetemi che mi sia dato di adorare sotto la
forma di un fanciullo Colui che la santa Vergine ha portato tra le sue braccia >>.
Nello stesso istante un Angelo scese dal cielo e gli disse: << Alzati, tu vuoi vedere il Salvatore ed
Egli ti ha esaudito: ecco che il figlio di Maria si mostrerà a te nella sua carne e ti aspetta sull’altare>
Colpito da gioia e da timore, il Sacerdote si alza: oh meraviglia! Un fanciullo di una bellezza divina
gli tende le braccia sorridendo. << Tu desideravi, aggiunge l’Angelo, veder Colui che ogni giorno tu
consacri sull’altare, sotto le specie del pane e del vino, per mezzo delle parole sacramentali: sazia
dunque il tuo sguardo e il tuo cuore, tu poi toccarlo con le tue mani, vederlo con i tuoi occhi,
baciarlo con le tue labbra >>.
Nello stesso tempo una forza segreta anima il santo sacerdote: egli prende il fanciullo Gesù nelle
sue braccia tremanti, lo stringe contro il suo petto, e con gli occhi bagnati di lacrime posa le sue
labbra frementi su quelle del Salvatore, che risponde ai suoi pii trasporti con nuove effusioni
d’amore e di tenerezza. Egli si credeva già rapito in Cielo e la terra era già disparsa per lui.
Infine rimette il Bambino sull’altare e prostrandosi per la seconda volta supplica umilmente Nostro
Signore di riprendere l’apparenza sacramentale. Quando si alzò, il fanciullo era scomparso e non
restava più che l’Ostia consacrata. Che Comunione animata da ardore serafico dovè seguire un
simile favore!
45
Il ven. P. Matteo Agostiniano.
La Chiesa, nell’uffizio della feste di S. Filippo Neri, ne dice che il cuore del Santo batteva per Dio
di tale amore, che gli si dilatò il petto rompendo due costole.
Una grazia quasi somigliante fu compartita al ven. P. Matteo di S. Paolino dell’Ordine degli
Agostiniani Scalzi. Tale era l’ardore suo verso l’Eucarestia, che ne soffriva palpitazioni e battiti
fortissimi, particolarmente quando si disponeva a salire all’altare e per tutta l’Ottava del Corpus
Domini; e quella violenta commozione lo costringeva a tenere sempre la mano dritta fortemente
appoggiata sul fianco sinistro: << Basta così, diceva egli, povero mio cuore, basta, basta >>.
Quando era ancora chierico e studente fu visto nell’atto che si avvicinava alla S. Comunione,
sollevato da terra e portato fino all’altare da una forza prodigiosa. Ordinato sacerdote venne più
volte veduto, dopo la consacrazione, elevato più di un palmo dal suolo, intanto che l’anima sua era
rapita in estasi. Altre volte, mentre diceva il Domine non sum dignus, l’Ostia consacrata gli sfuggiva
di mano e di per sé andava ad appoggiarsi sulle labbra del sant’uomo, come impaziente di unirsi ad
un’anima così fervorosa.
Egli non poteva sentir nominare il SS. Sacramento senza che entrasse in estatica contemplazione, e
ciò gli avveniva nel chiostro, nella cella, ed anche in mezzo alle strade, ove a grande confusione del
buon religioso la moltitudine si fermava per ammirarlo.
Facendo viaggi con lui, due suoi confratelli, per mettere Matteo a prova, si misero a parlare di Gesù
Sacramentato e subito videro infiammarsi il viso al venerabile Padre, che trasaliva di gioia
sovrumana ed era come sul punto di elevarsi in aria: ma ad un tratto lo videro farsi violenza per
distrarsi da quel pensiero e correre in un vicino prato a cogliere fiori, sussurrando fra sé medesimo:
<< No, Signore, no, mio unico tesoro, non ora!… lasciatemi stare adesso >>.
1249. Erfurt, in Sassonia.
Le sante Ostie
in una palude ghiacciata.
La vigilia dell’Assunzione, due ladri entrarono nella chiesa di S. Martino di Erfurt. Fra il bottino vi
era il santo Ciborio che conteneva nove Ostie consacrate. Ma essi, i quali non volevano che
l’argento, gettarono le sante Particole in una palude.
Qualche mese dopo, uno degli autori del sacrilegio cadde ammalato gravemente a Eisenach, e Iddio
gli fece la grazia di pentirsi nel momento supremo della morte. Quel sacrilego confessò il suo
delitto ad un religioso dell’Ordine di S. Francesco. Il monaco non conosceva la città di Erfurt, ma
dietro alle indicazioni del moribondo vi andò, e, conservando il segreto della confessione, pregò
molte persone di aiutarlo in una ricerca d’importanza.
L’inverno era già molto inoltrato ed il freddo aveva gelato gli stagni e i fiumi, ma quando si giunse
alla palude designata, si trovò senza alcuna traccia di ghiaccio una parte di quest’acqua stagnante.
Era là dove erano state gettate le sacre Particole, e le divine Ostie galleggiavano alla superficie, tutte
perfettamente asciutte. Ben più di una volta, un diacono di grande pietà confessò di aver veduto
durante la notte una luce misteriosa illuminare questa parte della palude. Alla nuova di questo
miracolo, l’Arcivescovo di Mayence, che si trovava per caso a Erfurt, fece radunare il clero ed il
popolo e andò processionalmente a prendere le Ostie. La chiesa della SS. Vergine fu arricchita di
questo tesoro. Un uomo molto religioso consacrò una grossa parte delle sue ricchezze per assicurare
il culto a quelle sante Ostie prodigiose.
46
Santa Germana.
Era nell’Eucarestia che Santa Germana di Pibrac attingeva la forza soprannaturale che fece di lei
l’eroina del dolore e dell’amore. Ogni otto giorni si confessava ed ogni domenica riceveva il buon
Dio con gli slanci di una pietà serafica.
Tuttavia questa Comunione della domenica non bastava al suo cuore. Dalla prateria dove
sorvegliava gli agnelli, sentiva tutte le mattine la campana che chiamava i fedeli al santo Sacrificio:
pii e ardenti desideri si elevavano allora nella sua anima, che non poteva più vivere lontana dal suo
Diletto, però non osava lasciar le sue pecore.
Un giorno finalmente, rischiarata da una ispirazione divina, riunì i suoi agnelli, piantò la sua
canocchia in mezzo ad essi raccomandandoli agli Angeli del Signore, e partì tranquilla e serena.
Assistè alla santa Messa, vi ricevè il Pane Eucaristico e ritornò presso la sua canocchia la cui sola
vista teneva lontani i lupi. Da quel giorno non si privò più di questo favore ineffabile; ed ogni
mattina, quando la campana suonava, la pia pastorella partiva per andare a salutare il suo Gesù.
Un’altra storia racconta che, andando alla Chiesa , Germana di Pibrac doveva attraversare il ruscello
della valle; ora avvenne che dopo una grande tempesta, questo ruscello era divenuto come un
torrente e scorreva impetuoso. Germana, sempre con gli occhi bassi, s’avanzava pregando, senza
prevedere l’ostacolo; finalmente lo scorse, allora alzò gli occhi al cielo e implorò l’assistenza
divina. Subito sentì una voce celeste; era la voce di Gesù che la chiamava.
Essa, senza temere, continuò intrepidamente la sua via ed ecco che il piano liquido diventa solido
sotto i suoi passi, ed ella giunge all’altra riva in mezzo ai trasporti di gioia e di riconoscenza.
Ricevuto il Diletto della sua anima nella santa Comunione, il miracolo si rinnovò al ritorno, ed ella
giunse così presso i suoi agnelli, lodando il Signore che l’aveva ancora graziata con un simile
prodigio.
La devozione delle devozioni.
Il generale de la Moricière praticava la sua religione con una franchezza da bretone e da soldato;
amava pregare con i suoi figli, e la loro prima Comunione lo fece tornare per due anni di seguito in
quella Parigi che aveva abbandonato dopo il suo esilio. Spesso conduceva le sue figlie al
catechismo, lo spiegava loro e glielo faceva ripetere. Il giorno che la sua seconda figlia fece la sua
prima Comunione, egli pure si comunicò. << Quel giorno io l’ho visto piangere come un bambino!>
dice uno dei suoi amici. Monsignor Dupanloup, che narra questi fatti, ci dice che La Moricière
anche dopo convertito aveva degli scrupoli da Giansenista, riguardo alla Comunione frequente.
<< Noi non siamo degni di comunicarci spesso >>, diceva una volta a Parigi al curato della sua
parrocchia. << E’ vero, rispose il curato, ma noi ne abbiamo bisogno. La Comunione è non meno
una ricompensa che una grazia ed un soccorso >>.
Dopo un momento di riflessione:
<< Signor curato, disse il generale, mi erano state date fin qui venticinque mila cattive ragioni, ma
voi me ne date una buona. Basta! Figlia mia, comunicati finchè puoi!…>>.
47
XII Secolo. -- Clermont in Alvernia.
Il tabernacolo di cera
Un contadino della diocesi di Clermont, in Alvernia, aveva molti alveari che formavano tutta la sua
ricchezza. Ma una malattia decimò ad un tratto le sue api, ed egli pensò di consultare degli indovini
per mettere un riparo al flagello. Ed alla colpa di consultarli aggiunse quella più grave di mettere in
pratica i sacrileghi consigli di quegli empi, che gli dissero di andare a ricevere la S. Comunione e
con l’Ostia consacrata di soffiare nell’alveare. Ma mentre il contadino faceva questa pratica
superstiziosa e sacrilega, la santa Particola gli sfuggì dalle labbra e cadde a terra. Subito, cosa
ammirabile! Le api si precipitano sulla santa Ostia, la sollevano sulle loro ali con rispetto, e la
mettono in mezzo ai loro favi di miele come nel centro di un meraviglioso ostensorio.
Il contadino, colpito dalla singolarità di questo fatto, riflettendo che il suo sacrilegio non sarebbe
sfuggito al castigo di Dio, risolse di vendicare sulle innocenti api il delitto che aveva commesso, ed
innondò l’alveare per affogarvi i poveri insetti. Apertolo poi per levarne il miele e la cera, fu
sorpreso alla vista di un bambino di una bellezza celeste. Passato il primo momento di stupore, il
contadino prende nelle sue mani il piccino, ma vedendolo come morto, decide di andarlo a
sotterrare nella chiesa , all'insaputa di tutti. Durante il cammino però il bambino disparve senza
lasciare nessuna traccia di sé e la vendetta del cielo non tardò a punire quest’empietà; il paese dove
fu compiuto il sacrilegio fu reso deserto per la morte precipitosa dei suoi abitanti.
Questo miracolo è accaduto al tempo e nel paese di Pietro il Venerabile, che lo raccontò egli stesso
e che l’ha risaputo dal Vescovo di Clermont il quale ne aveva avute serie informazioni.
Un Inglese protestante visitava una chiesa di Marsiglia. Spinto dalla curiosità, o forse nella
speranza di sorprendere un cattolico in disaccordo fra la sua condotta e il dogma della presenza
reale, si era posto dietro una colonna, da dove poteva osservare, senza esser veduto, ciò che
succedeva nella chiesa. L’ora della Messa era passata, e il protestante era solo; mentre aspettava, il
sacrestano uscì dalla sacrestia per mettere la chiesa in ordine. Egli si credeva evidentemente senza
testimoni; ma era un uomo pio e temeva Colui la di cui augusta presenza meritava ai suoi occhi
mille volte più rispetto che non glielo avrebbe ispirato la presenza di un principe. Così, ogni volta
che esso passava davanti all’altare, si fermava per fare la genuflessione di uso con la più profonda
devozione.
A questa vista il protestante sentì fondersi il ghiaccio nel cuore; mise da parte i pregiudizi, studiò la
nostra religione, e, non tardando a riconoscere la divina origine, rinunciò all’eresia ed entrò nel seno
della Chiesa.
Un fanciullo, interrogato un giorno che cosa fosse il cielo: << Il cielo, rispose, è una prima
Comunione che dura sempre >>.
48
B. Enrico Susone.
Il Beato Enrico Susone ci rivela così il segreto della felicità che egli gustava nella sua vita religiosa:
<< Se qualcuno ha un amico abbastanza vicino alla via per dove deve passare, molto volentieri
allunga di qualche passo la sua strada per andare a vederlo e discorrere con lui; così tutte le volte
che io discendo dalla mia camera o che vi salgo, passo dal coro della chiesa per salutarvi il
Santissimo Sacramento >>.
Il Beato Enrico Susone, gloria dell’ordine di S. Domenico racconta che, durante i suoi studi a
Colonia, aveva fatto con uno dei suoi compagni un patto, per il quale, quello che sopravvivesse
avrebbe dovuto celebrare per un anno, ogni lunedì, la Messa da morto e ogni venerdì quella della
passione. L’amico di Susone fu chiamato il primo a comparire davanti a Dio.
Qualche tempo dopo, il Beato vide il defunto presentarsi a lui tutto afflitto e sfigurato dal dolore, e
lamentandosi amaramente della sua infedeltà ad eseguire il patto che avevano fissato.
<< Ma, fratello mio, disse il Susone per giustificarsi, io non vi ho certo dimenticato; se ho
trascurato di celebrare per voi, ogni giorno ho raccomandata a Dio la vostra anima e mi sono
imposto delle mortificazioni per affrettare la vostra liberazione >>.
<< Come? – riprese il defunto – è appunto questa la causa dei miei lamenti, perché fra tutti i mezzi
che avete di soccorrermi, avete trascurato il più efficace e il più potente. E’ il Sangue di Gesù
Cristo, aggiunse, che io chiedo per calmare queste fiamme che mi bruciano; è il santo Sacrificio che
mi riscatterà da questi tormenti spaventosi >>.
Il Beato, tutto confuso, si affrettò a rispondere allo sventurato, che, per riparare la sua colpa, direbbe
ancora più Messe di quelle che avesse promesse. Infatti il giorno dopo, molti preti, pregati da
Susone, andarono all’altare con questa intenzione, e per molti giorni continuarono a celebrare la
Messa per il defunto. Allora questi apparve di nuovo al nostro Beato, con la gioia nel viso e
l’aureola dei santi intorno alla testa. << Oh! Grazie, mio fedele amico, eccomi, grazie al Sangue del
Salvatore, liberato dalle fiamme espiatrici: io salgo al cielo e non vi dimenticherò!>>.
1171. Miracolo di Ferrara.
Nel 1171 gli eretici che negavano la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucarestia contavano
numerosi partitanti in Ferrara. Nostro Signore volle allora con un grande miracolo dare ai suoi
fedeli un’arma potente per resistere agli assalti dei suoi nemici.
Il giorno di Pasqua, Pietro di Verona, priore dei canonici, celebrava la santa Messa. Dopo la
consacrazione, quando elevò l’Ostia, il Corpo del Signore apparve agli occhi del popolo sotto forma
di un fanciullino pieno di vita.
La folla meravigliata potè contemplare il miracolo fino al momento della frazione dell’Ostia. Allora
la scena cambiò aspetto, e grida di terrore sì elevarono da tutte la parti: larghi flotti di sangue
vermiglio scaturivano tra le mani del celebrante, il calice ne era pieno, il corporale, la mensa
dell’altare e le vesti tutte insanguinate, infine un getto più abbondante si slanciò con tanta forza che
raggiunse la volta della chiesa e la sparse di innumerevoli gocce di sangue, che si venerano ancora.
49
1245. Assisi, in Italia.
Santa Chiara e i Saraceni.
Nel tempo in cui Federico II, ribellatosi alla S. Chiesa, saccheggiava le città d’Italia, la valle di
Spoleto fu soprattutto in preda ai furori delle bande di Saraceni per aiutarlo nella sua opera di
distruzione. Un giorno una truppa di questi barbari venne ad assediare Assisi.
Il convento di S. Damiano, dove viveva Santa Chiara con le sue figlie, si offrì subito ai loro sguardi;
e fu a questo asilo senza difesa che si attaccarono.
Mentre i Saraceni scalavano le mura, mandando orribili grida, le ancelle di Dio, spaventate e
tremanti, erano accorse intorno alla loro madre, che una malattia riteneva da lungo tempo in letto.
La Santa , senza spaventarsi del pericolo, ordina alle sue figlie di prenderla sulle loro braccia e di
condurla all’entrata del monastero; si fa portare davanti al Ciborio che conteneva il SS. Sacramento,
e, là, a due passi dai nemici, che fremevano di rabbia, prostrata in una preghiera ardente:
<< Sarà possibile, o mio Dio, grida, che Voi lasciate cadere nelle mani di pagani le vostre serve
disarmate, che io ho cibato sino ad ora del pane del vostro amore? Guardate, Signore, ve ne prego,
queste anime che vi appartengono e non posso difendere >>.
E dal Ciborio della nuova alleanza, essa udì una voce, dolce come quella di un fanciullo: << Io vi
custodirò sempre >>.--<< Mio Dio, aggiunge Chiara, proteggete anche questa città che ci ha nutrito
per vostro amore >>. E il Salvatore rispose: << Grazie alla tua intercessione la proteggerò >>.
Allora la vergine, alzando il viso dove splendeva la speranza: << Coraggio, figlie mie, non avrete
alcun male; contate sull’amore del nostro Dio >>. Nello stesso tempo, come ispirata, si alza, prende
il Ciborio, si avanza sulla breccia che gli invasori stavano per valicare, e presenta loro l’Augusto
Sacramento. O prodigio! I barbari cadono accecati dai raggi di una luce celeste: la truppa intera è
presa da timor panico e fuggono in disordine. Il monastero era salvato e la città sfuggiva al
saccheggio.
Le Ostie consacrate in mezzo alle fiamme.
In Andorra, piccola città dell’Aragona nella diocesi di Saragozza in Spagna, nel secolo
decimoquarto scoppiò un incendio che distrusse la chiesa dedicata a S. Maria Maddalena, non
restandone che le sole mura.
Quando, dopo l’incendio, si volle far ricerca del SS. Sacramento, in mezzo agli avanzi furono
trovate le sacre Ostie in fiamme, di un colore sanguigno e, tuttavia, non consumate né ridotte in
cenere. Raccolte con grande venerazione, per ordine dell’Arcivescovo di Saragozza vennero
custodite con conveniente venerazione in una cassetta di argento dorato.
Dopo qualche tempo le autorità ecclesiastiche, volendo esaminare se quelle sacre Ostie si
conservassero tuttora, sentirono uscire un odore simile a quello del pane caldo e lievemente
arrostito. Anche al presente continua grandissima e viva la venerazione a quelle Ostie sacre.
50
Lourdes.
In Lourdes si avvera la parola biblica, che chi trova la Madre, trova la vita da lei nata.
Qui me invenerit, inveniet vitam. Noi andiamo in Lourdes a cercare lei, ed Ella ci fa trovare il verbo
di vita nel SS. Sacramento. Noi le domandiamo i miracoli, ed Ella, come alle nozze di Cana, li fa
operare dal suo Divin Figliuolo, nel mistero della fede. Per lei, qui la presenza reale di Gesù
nell’Eucarestia non si crede altrimenti, si vede palpabile negli effetti suoi. Ora nell’Eucarestia è la
vita. In Lourdes si svolge un poema profetico, che è come l’apocalisse dei tempi nostri.
La Vergine vi appare: nominando sé stessa la Immacolata, riafferma il gran dogma definito da
Pio IX e pronuncia Leone XIII il Pontefice del Rosario il quale le scende dal braccio. Poi chiama a
sé i popoli illanguiditi nella fede ed Ella li scuote e conquista coll’argomento appropriato agli
infedeli, coi miracoli continui, strepitosi, resistenti ad ogni sofisma dell’incredulità! Quindi li
indirizza a Cristo nell’Eucarestia, affinchè in Lui, con la verità, godano la vita. Il portento non
cessa, l’operazione della Vergine di Lourdes è indefettibile, è persistente.
Che ne seguirà? Chi vivrà vedrà che dalla Vergine Immacolata di Lourdes avrà avuto principio od
impulso la restaurazione cristiana di tutto il mondo che la onora.
Quando gli ammalati risanano nella piscina, osserva il dottore Boissarie, provano sull’atto, nelle
membra inferme, o da lungo tempo paralizzate, sensazioni violente che sono penosi preludi del
moto e della vita che tornano in sull’istante. Il medesimo accade alle subitanee guarigioni che si
ottengono al passaggio de Divin Sacramento. Questo fatto, il medesimo nei due modi, sembra
indicare l’intervento di una forza all’umana superiore.
La giovane Grimald, di Bordeaux, era paralitica da 17 anni.
Nel punto nel quale l’Eucarestia le si avvicinava, fu presa da un sentimento indefinibile, e come da
un’ondata, per così qualificarla, di mare, che la sollevò sopra la sua barella, e ne la spinse fuori.
Quest’impulso, ci diceva essa, non posso dimenticarlo, né spiegarlo, ma per certo è venuto da una
forza esterna, prevalente alla mia natura.
Come a lei è avvenuto a milioni di altri infermi graziati dalla Vergine di Lourdes.
Madame Servais de St. – Nicolas du Port,di 37 anni, veniva colpita, il 27 Settembre 1897, da una
peritonite acuta: ne guarì, ma il male lasciò delle aderenze negli intestini rendendo le funzioni
digestive assai penose. L’ammalata soffriva moltissimo e rigettava quasi sempre ogni nutrimento
anche piccolo. Ne risultò, quindi, una grande debolezza, e dopo un anno si svilupparono fenomeni
di paralisi, di contrazioni e d’insensibilità in differenti parti del corpo.
M. me Servais non aveva lasciato il letto dal principio della sua malattia, e le era impossibile
assolutamente reggersi in piedi: ma il 3 Settembre 1899 recatasi a Lourdes alla processione del
SS. Sacramento, si sentì meglio e si mise in ginocchio: da questo momento ella potè ritenere un
poco di brodo.
Il giorno appresso un nuovo miglioramento si fece sentire, l’ammalata si alzò in piedi e cominciò a
fare qualche passo sostenuta da due persone: ora gode perfetta salute e loda la Vergine di Lourdes,
sua benefattrice.
51
Ecco ciò che un periodico liberale, il Journal di Parigi, raccontava di un miracolo del quale il suo
corrispondente ufficiale, signor Ludovico Naurdeau, era stato testimone a Lourdes.
<< Nessuna guarigione è più straordinaria di quella di Gargam l’impiegato delle poste.
In un disastro ferroviario accaduto 20 mesi or sono a Montmoreau, Gargam, sbalzato violentemente
sulla via, aveva riportato una lesione alla spina dorsale ed era rimasto interamente paralizzato dai
fianchi ai piedi. Era stato trasportato moribondo all’ospedale d’Angouleme subito dopo la
catastrofe. Bisognava nutrirlo per mezzo di un tubo. Dopo un processo intentato dalla famiglia, la
Compagnia d’Orlèans era stata condannata a pagare al disgraziato impiegato postale un capitale di
60 mila lire oltre alla rendita annua di 6000 franchi.
Gargam sembrava assolutamente incurabile e destinato a soccombere ben presto.
Sebbene fosse incredulo, egli aveva acconsentito a lasciarsi trasportare a Lourdes dove lo aveva
accompagnato un infermiere dell’ospedale di Angouleme, molto più incredulo di lui e che dubitava
di vederlo morire lungo il tragitto.
<< Io avevo veduto Gargam al suo arrivo. Quasi incosciente, scheletrito, mi era sembrato del
numero di coloro destinati a morire nel ritornare al proprio paese.
<< Ora questo paralitico ha provato davanti alla grotta un formicolio nelle gambe fino allora
assolutamente a lui sconosciuto. E nel pomeriggio, al passaggio del SS. Sacramento, si è alzato ad
un tratto e meccanicamente ha seguito la processione. Le molte gravi piaghe dei suoi piedi si sono
quasi istantaneamente cicatrizzate. Questo paralitico moribondo, io l’ho veduto camminare e
risanare sotto i miei occhi! Fu una vera risurrezione >>.
Eugenia Clar di Dodenheim, trentenne, non lasciava il letto da due anni, tossiva molto e sputava
sangue. Non aveva appetito: da un anno non prendeva che un po’ di latte, soffrendo moltissimo alla
gola e inghiottendo con grande difficoltà; ella era debolissima e la voce le si abbassò
completamente. Il certificato medico porta che ella era colpita da etisia alla laringe e alle parti
superiori dei polmoni.
Il 3 settembre 1899, nella piscina di Lourdes, riebbe ad un tratto la voce, e il dolore alla gola
disparve. Il 4 Settembre 1899, alla processione del SS. Sacramento, fu presa da un fremito di tutta la
persona; ella sentì subito che poteva alzarsi, ma per rispetto, come disse, aspetto a mettersi in piedi
che la processione terminasse.
Da quel momento l’ammalata si sente bene, non soffre più, mangia con appetito e non le resta che
da ringraziare la Vergine di Lourdes e il SS. Sacramento.
La perfezione dell’amore è di amare ancora, d’amare sempre e di non cessar mai di amare.
Maria Lataste.
52
La Beata Imelda Lambertini.
Racconta il padre Segneri d. C. d. G., che in Bologna, nel monastero delle Domenicane, vi era stata
( tempo addietro ) una fanciulla per nome Imelda, la quale sembrava un frutto d’innocenza e
devozione. Singolarmente si mostrava inclinata ad onorare il SS. Sacramento, e dall’onorarlo
passando al desiderarlo, avrebbe voluto anche ella riceverlo con le altre. Ma per la sua tenera età le
monache non volevano consentirglielo, ond’essa tanto più si struggeva dentro di sé, quanto più si
vedeva vicina alla fonte, e non si poteva togliere la sete.
Frattanto una mattina, mentre le altre si comunicavano, Imelda, rimasta sola al suo posto,
sollecitava il Signore con brame sì infuocate ed intense di venire a lei, che Gesù, lasciandosi
vincere, si partì dalle mani del sacerdote e volando a lei per un sentiero di luce, si fermò sul capo
della fanciulla. A questo prodigio il sacerdote, giudicando che fosse giusto comunicare un’anima
distinta da Dio con sì gran portento, porse ad Imelda quell’Ostia santa; ed Imelda, a quel
raddoppiato favore non potendo più sostenere nel suo bel cuore l’incendio di pura allegrezza e di
ardentissimo amore, se ne morì, e andò a stringere in cielo eterne nozze con l’amorosissimo suo
Sposo Gesù.
Sant’Andrea Corsini ricompensato da Maria
per la sua devozione verso Gesù Sacramentato.
Sant’Andrea Corsini, già illustre per la sua virtù e la sua santità, fu ordinato sacerdote, malgrado la
resistenza della sua umiltà, per la reiterata domanda di tutto il popolo.
Arrivato il giorno della sua prima Messa, i suoi parenti volevano che la celebrasse nella chiesa della
città con tutta la pompa possibile. Ma il Santo ottenne dal suo superiore di ritirarsi, ad insaputa di
tutti, in un convento solitario, in mezzo ai boschi. Là offrì il suo primo sacrificio, immerso
nell’amore dell’Ostia santa che immolava.
Maria apprezzò tanto il coraggio del Santo, che gli apparve subito dopo la Comunione e gli disse:
<<Andrea, voi siete il mio servo; io vi ho scelto e mi glorificherò in voi >>.
Maria ci manifestò con questo favore che niente le piace più dell’amore e del rispetto che noi
testimoniamo al suo divin Figlio, presente, per amor nostro, nella santa Eucarestia.
( Bolland, 6 Febbraio )
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La SS. Eucarestia rispettata dalle acque.
Nel regno di Valenza, in Spagna, il parroco del villaggio di Alboraya si recava a somministrare il
S. Viatico ad un suo parrocchiano moribondo; e nel cammino, traversando un fiumicello che di
solito aveva poca acqua, cadde e gli sfuggi di mano la S. Pisside. Egli subito si toglie da ogni
pericolo senza procurarsi altri danni, se non quello di essersi bagnato dal capo ai piedi: ma gli
dispiaceva molto delle SS. Particole, che si erano perdute nel fiume, rinchiuse nella Pisside: e
vedendo inutili tutti i suoi sforzi e ricerche, corse al villaggio e, chiamati quanti più uomini poteva
trovare, si recò con loro al fiume, sollecitandoli a fare tutte le diligenze per riavere il prezioso
Tesoro. I pescatori si pongono alla ricerca, gettano le reti, le affondano nell’acqua e le traggono alla
spiaggia: infine mandano un grido: Ecco la Pisside!…ma ahi! Era scoperchiata e vuota, e le
SS. Particole erano state travolte dalla corrente…. L’allegrezza si cambiò in dolore: ma piacque a
Nostro Signore consolarli tutti. Mentre il lamento si faceva ogni ora più vivo, due grossi pesci
apparvero in mezzo al fiume con la bocca aperta e in tale atteggiamento che sembravano volere
attirare l’attenzione dei presenti; ognuno di essi teneva in bocca una S. Particola; essi vennero da sé
alla riva e porsero al sacerdote il SS. Sacramento.
Le Particole, quantunque fossero rimaste per più di un’ora nell’acqua, erano asciutte come prima
che cadessero nel fiume; per questa cosa la moltitudine uscì in esclamazioni di meraviglia e fece
ritorno tutta allegra alla chiesa dove le prodigiose Particole furono poste in disparte e conservate.
E’ cosa buona e utilissima che noi ci comunichiamo ogni giorno e partecipiamo del corpo e del
sangue di Gesù Cristo, dicendo Egli chiaramente: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha
la vita eterna.
S. Agostino.
Conversione di un giovanetta protestante operata
per la prima Comunione di due giovanette cattoliche.
Una signorina di nome Lascio di Tkolac contrasse amicizia con due giovanette, le quali, educate
cristianamente, ben presto s’accorsero che la loro amica non amava sentir parlare di religione non
avendone punto. Non sapendo rispondere, perché piccine, a certe frasi, le due giovanette molto
spesso la ricordavano nelle loro preghiere, raccomandandola alla SS. Vergine.
Giunse intanto il più bel giorno della vita delle due fanciulle, ed esse vi si disposero con ogni
diligenza in sacro ritiro presso certe suore in Sorrento. In quel giorno solenne le due giovanette
pregarono per la conversione della loro amica protestante. Esse erano confortate e sicure di ottenere
la conversione di quella poverina e non tralasciavano di parlarle della Vergine e delle delizie che si
provano nella SS. Comunione, esortandola a rendersi cattolica. Ma nulla avevano ottenuto e la
Tkolac partiva da Sorrento per Roma e poi per Siena, dove volevano i genitori collocarla in
collegio: non si sarebbero più vedute. Nel salutarsi le due amiche non vollero baciarla prima di farsi
promettere e ripromettere che sarebbe divenuta cattolica.
Era il Maggio 1895 e le buone giovanette ricevevano da Siena una lettera della loro amica che
annunciava loro la sospirata consolazione, e in un’altra lettera, che ricevevano il 31 Maggio,
leggevano: << Il 1° Giugno sarà il giorno più felice della mia vita: oh, come sono contenta!… io vi
sarò sorella in Gesù Cristo! Pregate per me ed io pregherò per voi! >> Infatti il 1° Giugno di detto
anno 1895 veniva battezzata nella chiesa di S. Raimondo in Siena con il nome di Alessandra Fabio e
ricevuta la Cresima dall’Ecc. Mons. Arcivescovo, faceva nel fervore dell’anima la sua prima
Comunione.
54
Non separiamo mai Maria da Gesù.
S. Giacinto.
San Giacinto, dell’Ordine dei Frati Predicatori, sentendo che i Tartari stavano per assalire la città di
Kiew dove egli abitava, corse alla chiesa del convento e si impadronì del santo Ciborio per sottrarre
il suo divino Maestro all’empietà di quei barbari infedeli.
Mentre usciva dalla chiesa portando il suo tesoro, una statua di Maria, molto grande e pesante, lo
chiamò per tre volte. Giacinto, meravigliato, chiese alla santa Vergine ciò che voleva da lui, e Maria
gli rispose: << Mio caro Giacinto, tu vuoi dunque sottrarre il Figlio agli oltraggi ed abbandonare la
Madre ai loro insulti? >> E siccome il Santo disse di esser troppo debole per portare una statua così
pesante, Maria riprese: << Oh! Se tu avessi un po’ di amore, ti sarebbe facile portarmi….Prega mio
Figlio: Egli ti renderà leggero questo peso >>. Subito il Santo prese la statua, e la portò come se
portasse un fiore.
Con il Santissimo Sacramento sul petto e la statua di Maria tra le braccia attraversò, senza essere
inquietato, le linee nemiche e si diresse verso Cracovia, dove arrivò felicemente.
Rossignoli.
I miracoli eucaristici a Lourdes.
Nei grandi pellegrinaggi a Lourdes nel 1888 e 1889 sembra che la Vergine Immacolata si sia voluta
nascondere per lasciar risplendere il suo divin Figlio nell’Eucarestia.
Un pio autore scrive riguardo la processione del 20 Agosto 1889: << Quando l’Ostia santa è arrivata
in mezzo ai malati, le suppliche si sono levate da tutte le parti. Ad un tratto a due passi da Gesù,
cambiata da un nuovo vigore, una giovane donna, pallida come la morte, mostra al disopra di tutte
le teste le sue mani bianche e tremanti, poi il suo volto trasfigurato.
La si credette sospesa in aria, vera figura di Lazzaro uscito dal sepolcro.
E mentre la folla meravigliata piange a questo spettacolo, altri infermi si levano. A destra, a sinistra,
davanti, di dietro, si freme, si trasale, si tendono le braccia >>.
Una giovanetta cieca doveva essere esaudita. Essa aveva detto alla sua compagna: << Quando il
SS. Sacramento sarà davanti a me , avvisami >>. L’amica la toccò, essa sentì subito un dolore acuto,
poi un gran chiarore e vide come tutti gli altri.
chi ripeterà queste cose? Il SS. Sacramento è letteralmente perseguitato da una scorta di resuscitati.
Qui è un paralitico, là un tisico, poi altri malati, che si moltiplicano e si schierano in mezzo alla
folla che si pressa e si precipita.
Nello stesso tempo il Magnificat ripetuto da ventimila voci, davanti alla piscina dove Gesù in
Sacramento è arrivato.
Non vi è un pellegrino, non uno solo, che non pianga. L’emozione ha trasfigurato tutti i volti.
55
Il SS. Sacramento vincitore dei nemici.
Giovanni I, re del Portogallo ( 1357 – 1433 ) aveva il disegno di assalire i Mori nel loro
accampamento di Ceuta. Siccome costoro si ritenevano invincibili, volle egli incominciare la
campagna sotto la protezione e alla presenza di Gesù Cristo.
A questo scopo fece innalzare nel campo una cappella, per conservarvi il SS. Sacramento, dinanzi a
cui capitani e soldati, secondo il loro turno, facevano adorazione giorno e notte.
Appena l’armata approdò in Africa, e già stava per dare l’assalto, il Sacerdote più degno apre il
tabernacolo, prende fuori il Ciborio, lo mostra ai soldati e li eccita a combattere valorosamente per
la fede di Gesù Cristo. Dunque i soldati si avvicinano, e, dietro l’esempio del loro re, baciano con
amore e fiducia il piede del santo Ciborio. Da questo atto di fede attingono essi una virtù, un
coraggio incredibile, e, con forza di furenti leoni, si scagliano sul nemico. La sconfitta dei Mori fu
pienissima. Cetua fu presa. Soccombettero più di duemila nemici, molti furono fatti prigionieri, il
resto dell’armata si sottrasse alla morte con la fuga. Dalla parte dei cristiani caddero solo otto
uomini. Appare da ciò evidente che lo stesso Sacramentato Signore, che si chiama Dio degli
eserciti, guidava la battaglia, e che a Lui solo si doveva ascrivere alla vittoria.
Satana con accanito furore ritenta ora l’assalto alla santa città di Dio, la cattolica Chiesa; è ben
armato e poderoso il suo esercito, ma che possiamo temere noi? Il nostro aiuto è nel nome di quel
Dio, che ha creato cielo e terra. Noi riponiamo le nostre speranze, la nostra fiducia, il nostro aiuto in
Gesù Sacramentato, e ripeteremo ancora una volta con David: << I nostri nemici confidano nelle
loro forze, ma noi confidiamo solo nel Signore; cento volte furono essi sconfitti….liberati noi
sempre e vincitori. >>
Dal Pelikan.
La ven. Caterina di Gesù.
La venerabile Caterina di Gesù, Carmelitana Scalza , era ripiena di un ardore incomparabile per la
S. Comunione. Il Signore, d’altra parte, con favori sorprendenti rispondeva a questo amore di
serafino. Un giorno che Caterina era stata occupata in opere di carità, arrivò tardi alla chiesa di
S. Anna in Siviglia, sicchè la porta era chiusa, e non potendo più sperare di unirsi al suo dolce
Redentore, ne ebbe dolore immenso e si rimproverava come delitto quel ritardo che non era stato
causato se non dall’intrattenersi che aveva fatto in atti di virtù: non dispera però, entra nella casa del
parroco, conoscendo la santità di lei, esaudì la preghiera ed aprì la chiesa, ma quale non fu il suo
stupore, vedendo i ceri accesi, il tabernacolo aperto e tutto preparato certamente da un Angelo!
Caterina cadde in ginocchio, e con gli occhi molli di lacrime, ripeteva a Dio di essere indegna di
un così bel miracolo.
56
Santa Caterina dei Ricci.
Santa Caterina dei Ricci si faceva notare per la sua assiduità alla preghiera. Era specialmente in
presenza al SS. Sacramento che il suo amore si dimostrava in sospiri infiammati, in tenere
espressioni e spesso in un torrente di lacrime deliziose.
A forza d’intimità con questo adorabile Sacramento, aveva finito per avere come l’istinto, la
intuizione della sua presenza, tanto che, meglio della lampada che dimostra il luogo dove si trova la
SS. Eucarestia, glielo rivelava il suo cuore. E’ così che un giorno di Venerdì Santo, meditando in
cappella sui misteri del giorno, il suo cuore gli rivelò che, contro ogni apparenza, Nostro Signore
era nel tabernacolo. Ella andò a prostrarsi e siccome una suora le disse che era stato trasportato il
SS. Sacramento, santa Caterina disse: << Non siete qui, mio Diletto? >>. << Sì, io ci sono >>, le fu
risposto. Infatti il priore di San Domenico confessò dopo, che all’ufficio della vigilia, aveva lasciate
alcune Particole per i bisogni degli infermi.
Divenuta sottopriora del suo monastero, indirizzo questa esortazione alle religiose in occasione
della festa di santa Caterina, sua patrona: << Grazie alla sua perfetta obbedienza e alla semplicità
della sua fede, questa Santa ebbe la felicità di vedere Gesù. Voi pure, figlie mie, praticate la santa
obbedienza, frequentate la Confessione e la Comunione se volete vedere Gesù, poiché non vi è
mezzo più eccellente per amar Gesù e per vederlo, che unirsi a Lui nella santa Comunione. E’ per
questa che egli ci rivela la sua bontà, la sua misericordia infinita e il fondo irrimediabile della nostra
miseria e del nostro niente…>>. Gesù, amor mio, benedicimi ora e sempre!
Ven. Caterina di Gesù.
Una volta la ven. Caterina di Gesù, essendosi posta di buon mattino in orazione per disporsi alla
Comunione, fu rapita in estasi e vi rimase sino a mezzodì. Ritornata in sè stessa studiava il passo
per giungere al convento de los Remedios, e, trovando chiuse le porte della cappella, ritornava col
cuore rattristato. Provò ancora ad un altro convento, quello della Vittoria, e lungo il cammino
supplicava Nostro Signore che si degnasse consolarla nel suo spirituale bisogno. Trovò ugualmente
la porta chiusa, tuttavia un venerabile sacerdote, che lì si trovava, l’accolse con benevolenza e prima
che ella chiedesse la Comunione, si offerse di comunicarla. Ella entra e vede vicino all’altare molti
ministri rivestiti dei sacri loro ornamenti con ceri accesi in mano, i quali sembravano aspettarla; per
la qual cosa rapita per esuberanza di gioia, si accosta, riceve il corpo del Salvatore, ed uno di quei
ministri le dice: << Figlia mia, fate ringraziamenti fervorosi, poiché voi siete trattata da Dio con
singolare bontà >>. Rientrata nella sua celletta ebbe una nuova estasi, e le fu rivelato che quei
ministri e quel venerabile pastore erano Angeli mandati dal cielo per lei.
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Rispetto al SS. Sacramento.
L’abate Tedesco, fondatore dell’Opera della Giovinezza a Marsiglia, amava molto il
SS. Sacramento, e inculcava ai giovani il rispetto e l’amore a Gesù presente sui nostri altari.
Se un fanciullo entrava bruscamente nella cappella, il degno abate lo faceva uscire e rientrare con
lui, per insegnargli come si apre la porta senza far chiasso, come ci si avanza modestamente fino
alla piletta dell’acqua santa, dove si intingono due dita della mano destra, per fare subito con
attenzione e rispetto il segno della croce; come infine, passando davanti all’altare, ci si inginocchia
rispettosamente.
<< per fare questa genuflessione, diceva, bisogna che il ginocchio destro vada fino a terra e tocchi
il piede sinistro, mentre il corpo inchinato e gli occhi bassi oppure rivolti verso l’altare esprimono la
fede, l’umiltà, il rispetto >>.
Poi l’abate diceva: Quando si vuole comandare silenzio si dice spesso: << Che non si senta volare
neppure una mosca! E io, miei cari fanciulli, vi dico: Quando siete davanti a Nostro Signore, siate
così ben raccolti, che se una mosca vola, si senta volare. >>
378. Isola di Sardegna.
S. Satiro, fratello di S. Ambrogio,
preservato dal naufragio.
Nell’anno 378, S. Ambrogio, vescovo di Milano, seppe che uno dei suoi debitori rifiutava di
pagargli un debito considerevole sperando che, nominato vescovo, egli non l’avrebbe costretto.
Questo debitore stava in Africa. Ambrogio mise questo affare in mano di suo fratello Satiro, che si
imbarcò per l’Africa. Si era d’inverno, il bastimento era vecchio ed avariato incapace di resistere al
mare per molto tempo. Appena fu in vista delle coste della Sardegna, avendo battuto contro un
banco, la sua carena si aprì e fece acqua da tutte la parti. Nello spavento generale, Satiro, meno
spaventato dalla morte che dal pensiero dell’eternità, implorava dal Cielo di non morire prima di
essere, rigenerato dai sacri Misteri.
Molti passeggeri erano cristiani, e quando si videro vicini alla morte, presero il santo Viatico,
l’adorarono insieme e si comunicarono per l’ultima volta. Geloso di questa felicità, che esso non
poteva dividere, Satiro ebbe in quel momento una sublime ispirazione di fede.
Supplicò i cristiani di dargli un’Ostia divina che essi portavano, ed avutala l’avvolse in un
pannolino sacro, che si chiamava orarium, e se lo appese al collo, poi si gettò in mare e non
s’inquietò più di trovare un pezzo di legno per attaccarvisi, forte com’era del soccorso divino di cui
era munito. << Non è, dice S. Ambrogio, che esso abbia voluto dare uno sguardo indiscreto nei
segreti dell’altare. Desiderava solamente testimoniare la sua fede e raccoglierne il prezzo >>.
Satiro potè guadagnare l’isola di Sardegna dove dopo aver aiutato nel salvataggio altri naufraghi,
cercò di una chiesa per rendere grazie alla protezione divina e farsi battezzare e ricevere la
SS. Eucarestia.
58
Il ven. P. Matteo Agostiniano aveva fabbricato un piccolo tabernacolo che portava sempre con sé,
ovunque andava, per consolazione della sua fede. Questo piccolo capolavoro si apriva da due lati: in
uno vi era l’immagine della Santissima Vergine, di cui era oltremodo devoto, nell’altro la figura di
un cuore da cui uscivano fiamme che circondavano l’Ostia.
Si inginocchiava sovente dinanzi a questo tabernacolo per fare le sue preghiere; spesso lo faceva
vedere ai suoi amici, eccitandoli all’amore verso Gesù in Sacramento; e Iddio gli fece conoscere
quanto gli fossero gradite quelle sante industrie, facendo che gli ammalati guarissero subito quando
venivano toccati da quell’oggetto.
Sua delizia era adornare l’altare dove si trovava il SS. Sacramento, che egli chiamava il suo
Prigioniero, si preoccupava che non mancassero i preziosi abbellimenti e componeva egli medesimo
dei mazzi di fiori sempre freschi da contornare il sacro tabernacolo: i quali fiori divenivano salutari
per gli infermi come avvenne ad un figlio di una sua penitente, Armenia Migliore, che era venuta in
tutta fretta a richiederlo di aiuto. La gioia e la felicità di questo servo di Dio si manifestava
specialmente nella festa dell’Ottava del Corpus Domini. In quei giorni sembrava impazzito, diceva
di esser quella la festa dei sacerdoti, e nel convento di Vienna, dove dimorava, la solennizzava da
Angelo. In tal convento si vedeva il suo ritratto, e sotto si leggeva la seguente iscrizione in latino:
Il Ven. Matteo di S. Paolino, così ripieno era d’amore per la S. Eucarestia, che la sola
rimembranza lo rapiva.
Egli era stato seppellito a mani giunte, ma dopo molti anni, aperta la sua tomba, fu veduto il
cadavere aver ripreso la sua posizione di prima, cioè la mano destra premere il corpo dalla parte del
cuore per dimostrare che il sepolcro non aveva posto fine all’amoroso suo ardore verso Gesù Cristo.
Onorina La Corbe.
Il sacerdote Guillos, curato della città di Mans, riferisce che un giovinetta, chiamata Onorina La
Corbe, il giorno avanti a quello in cui doveva comunicarsi per la prima volta, provò una così forte
commozione, che ebbe bisogno di assistenza fino alla mezzanotte per vincere coi rimedi quella
febbre che la consumava.
Quando si riebbe, la sua prima parola fu un atto di fede; quindi aggiunse nello slancio di un santo
trasporto: << Questo finalmente è il giorno più bello della mia vita >>.
Le sue compagne, all’uscire dalla S. Messa, furono toccate della espressione piena di fede,
d’innocenza e di felicità, che si manifestava in tutte le sue fattezze. A lei stessa venivan meno le
parole quando voleva parlare di ciò che era seguito nel suo cuore nell’atto di ricevere il suo Dio.
<< Uno dei pensieri, diceva ella, che mi rese più felice, fu che la prima Comunione è in certo
modo un secondo battesimo; così io ho con tutto il cuore domandato a Dio la grazia di morire prima
che perdere questa preziosa innocenza; così lo spero, essa mi accompagnerà fino alla morte >>.
Onorina, animata dal sentimento di gratitudine e di fede, conservò le vesti e i libri che aveva usati
nel giorno della sua prima Comunione.
Spesso fu vista baciarli con rispetto, e domandata del perché avesse per quelli una specie di culto:
<< Ah! Rispondeva ella, queste cose mi rammentano il giorno, in cui l’anima mia stava così bene
con Dio e mi pare, nel rivederli, di godere ancora della stessa felicità >>.
Onorina morì come un angelo in età di quindici anni.
59
S. Pier Damiano.
Si trovano negli scritti di S. Pier Damiano, molti miracoli eucaristici, e fra gli altri anche il
seguente: << Alla presenza del Papa, dice il Santo, il vescovo di Amalfi ci ha attestato sotto fede il
giuramento, che, celebrando un giorno il santo Sacrificio, ebbe lo spirito turbato da un pensiero
d’incredulità: la presenza reale del Salvatore sotto la specie eucaristiche gli sembrava impossibile a
credersi. Era in questa disposizione interna quando ebbe, secondo il rito, da dividere la santa Ostia.
In questo momento, il pane eucaristico fu rimpiazzato nelle sue mani dalla carne visibile del
Salvatore; le sue dita furono insanguinate. Esso cadde in ginocchio in un’adorazione piena di
pentimento e di fede, e l’Ostia riprese la sua forma ordinaria.
Questo è il Sacramento di amore così terribile per quelli che osano toccarlo con mani indegne.
Santa Teresa.
E’ notte….e Teresa di Gesù, la Serafina del Sacramento, è prostrata dinanzi al suo eucaristico
Amore nella chiesina di Avila, quando per superna divina rivelazione conosce che la lampada che
ardeva dinanzi al Santissimo nella chiesa delle sue figlie in Malagone, da alcune ore si è spenta.
Soffre Teresa che là non arda, dinanzi al santo altare, il simbolo vivo di nostra fede, e sospira non
potervi riparare. E’ Gesù, a premiare lo zelo della diletta sua sposa, con un grazioso miracolo ne
appaga l’ardente desiderio.
Ed eccola tuttora circondata dal terreno suo frale, appare in Malagone quella stessa notte alla
ven. Anna di S. Agostino, allora sacrestana, e: << Presto, le dice, presto, sorella, andate in chiesa ad
accendere la lampada al Sacramento, che già da un po’ di tempo si è spenta >>.
Ubbidisce la venerabile Anna, non è facile il dire con qual meraviglia e stupore.
1834. Charlestown, in America.
In Charlestown, presso Boston, fu aggiunto ad un convento di Orsoline un educandato. Vi erano
otto suore e parevano moltiplicarsi, grazie a nuove vocazioni. Ma nella notte dell’11 Agosto 1834,
il popolaccio puritano, eccitato da alcuni suoi capi, si sollevò in Charlestown, e nel colmo del suo
furore andò alle porte del convento. Tutte le suore e le educande dormivano, quando all’improvviso
furono destate dall’orribile fracasso che facevano quei miserabili. Ebbero appena il tempo di
vestirsi, che la fiamma di uno spaventoso incendio già illuminava le loro celle. Esse si salvarono
mentre i briganti si occupavano a saccheggiare il monastero e la chiesa profanata.
Uno di quei miserabili era salito all’altare, aveva preso il Santissimo Sacramento e l’aveva messo
nella sua tasca. Di ritorno ad un albergo di Charlestown tra una folla avida di ascoltare i suoi
sacrilegi, si trovava un Irlandese cattolico, che ascoltava con profondo terrore. Ma ad un tratto il
fanatico mostrandogli molte Ostie: << Tieni, gli dice con scherno, ecco il tuo Dio! Che bisogno hai
di andarlo a cercare nelle tue chiese? >>. L’Irlandese era muto di orrore.
Poco dopo il sacrilegio esce, ma passa mezz’ora, passa un’ora, ed egli non torna: gli astanti presi da
un vago timore vanno a cercarlo, e lo trovano morto, della morte dell’eresiarca Ario.
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Quando la signora Margherita Savoye è arrivata a Lourdes, più che altro assomigliava ad un
cadavere che si portasse in una bara; pallida, senza voce, scarna, orrida a vedersi. Sebbene avesse
25 anni di età, pure pesava non più di 40 libbre, quanto pesa un bambino di 2 anni.
Mai non era scesa da letto, né si era nutrita di alimento solido. Quando arrivò il momento di partire
per Lourdes il suo medico le pronosticò solo 15 giorni di vita. I dottori che la videro nell’ufficio di
constatazioni, non osarono toccarla perché appena respirava, e nemmeno si pensò di metterla nelle
piscine. In tale stato fu ella deposta ai piedi della Vergine, dinanzi alla grotta. Al passaggio del
SS. Sacramento, uno spirito gagliardo, irresistibile, la rialza d’improvviso dal suo letticciuolo e la fa
sbalzare giù a terra, da un’altezza di 60 centimetri. Margherita si accorge di essere inginocchiata al
piede del suo letto. Si alza e si avanza speditamente, senza appoggio, ed esclama forte:
Sono guarita!—La madre stupefatta le corre incontro, e la figliuola, tra le sue braccia, torna
esultante a ripetere: Mamma, io sono guarita!
Il giorno stesso ella rientra nell’ufficio medico, ritta e ben ferma sulle gambe, e nonostante ancora
smorta e magra in viso, briosa però e raggiante di una gioia che dall’anima le traboccava.
Da prima pesava 40 libbre, pochi mesi dopo ne pesava già 110. La crescita ha preso in lei il suo
corso, e la statura ha acquistato da 7 a 8 centimetri d’altezza. E ciò, in età di anni 25!
In questo caso non si tratta più di guarigione, si tratta di risurrezione. La virtù del Dio
dell’Eucarestia l’ha rifatta.
S. Maria d’Oignies.
Nel secolo XIII viveva nel Brabante una illustre serva di Dio, S. Maria d’Oignies, la quale andò
sposa ad un giovane signore commendevole per ogni virtù. I seguaci del mondo e delle futili
grandezze terrene deridevano i due ricchi sposi, che si condannavano a perpetuo servizio negli
ospedali e consumavano le loro ricchezze in favore dei malati, essi che potevano vivere senza noie,
felici e beati. Ma Gesù cristo sapeva bene compensarli anche in questo mondo, apparendo spesso e
sotto forme diverse, nel tempo della S. Messa, a Maria d’oignies. All’elevazione essa lo vedeva
sotto la forma di un fanciullo contornato da una moltitudine di Angeli; alla Comunione essa vedeva
in spirito Gesù Cristo discendere nell’anima sua e riempirla di splendore. Anche quando si trovava
nella sua celletta, il suo volto esprimeva che essa sentiva la presenza di Gesù Eucarestia.
Alcune volte si presentava a lei sotto forma di un agnello o di una colomba, e in ogni festa si
lasciava vedere sotto un’immagine analoga al mistero che si celebrava. Nella festa di Natale essa lo
vedeva come un bambino in grembo alla madre; nella purificazione, fra le braccia del vecchio
Simeone; nel tempo della Passione lo vedeva sulla croce; rare volte però perché questa vista le
recava troppo vivo dolore. Quando si somministrava agli infermi l’Estrema Unzione, essa vedeva
Gesù spargersi come luce per tutte le sue membra. Ella pregava spesso per un sacerdote di sua
conoscenza. Avendo un giorno assistito alla S. Messa, celebrata per lei dal sacerdote senza che
l’avesse punto avvisata, l’Oignies, dopo il Sacrificio, gli disse: Vi ringrazio della Messa che avete
celebrato per me. Il sacerdote stupito le domandò come lo sapesse. – Io ho visto, mentre eravate
all’altare discendere sul vostro capo una colomba e spiegare le sue ali verso di me, ed ho capito che
era lo Spirito Santo che mi recava il frutto del Sacrificio.
Ciò che la Santa distingueva con gli occhi del corpo, i cristiani tutti lo vedono con quelli della
fede: così Gesù è nel suo augusto Sacramento e ci elargisce celesti benefici. Perché noi siamo docili
come Maria d’Oignies nel dedicarci al bene ed alla pietà?
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1860. Parigi.
Guarigione di una fanciulla paralitica.
<< Ho conosciuto, racconta Mgr. Di Sègur, una bambina che fu guarita dal SS. Sacramento,
il 20 Settembre 1860, da una paralisi che i medici avevano dichiarata, non solo incurabile, ma
certo mortale. La povera fanciulla, imparando a Parigi una lezione di ginnastica, era caduta sopra un
uncinetto di ferro, che le aveva fatto una lesione al cervello dietro l’orecchio. La paralisi era
completa, e dolori acuti strappavano grida strazianti alla piccola malata. I suoi genitori dovettero
udire dai medici la fatale sentenza: Vostra figlia è perduta! << La piccola Dionisia di C. non
cessava di domandare che le si facesse fare la sua prima Comunione in un santuario che essa amava.
<< Che mi si porti, che mi si lasci fare la mia prima Comunione e sarò guarita! >>
<< Si acconsentì per non contrariarla; ma il medico dichiarò che, secondo ogni probabilità, essa
sarebbe morta per la via. Se non morì, soffrì il martirio. Giunta al caro santuario più morta che viva,
ricevette il Corpo santissimo di N. Signore; e là senza appoggio si levò, si mise in ginocchio, riprese
senz’altro la vita e le forze; e quando al ritorno si aprì lo sportello della carrozza davanti al castello,
il povero padre, che non aveva potuto accompagnarla, poco mancò non cadesse dallo stupore, dalla
gioia, dalla felicità di vedere la sua figlia alzarsi tutta ad un tratto e saltargli al collo gridando:
-- Babbo, babbo, sono guarita! – Ho udito da lui stesso questo racconto.
Sua figlia non ha più risentito nulla della lesione organica che doveva farla morire. >>
Sant’Ugo, vescovo di Lincoln, alla fine del secolo XII, si trovò un giorno in una casa dei suoi
domini chiamata Butkedan. Nel momento in cui andava a celebrare, alcuni religiosi di un monastero
vicino, seguaci fedeli dell’antica disciplina gli presentarono da benedire delle vesti sacerdotali, fatte
delle più ricche stoffe, e un calice di un gran prezzo. Ugo trovò occasione favorevole per dare una
lezione al clero che circondava.
Dopo aver consacrato quel prezioso calice, attraversò lentamente le file e lo presentò ai suoi preti
per far loro ammirare la materia, l’arte squisita, la forma che l’aveva ornato. Ai suoi occhi, niente
era più degno di elogio che la sollecitudine di quegli uomini di Dio, che credevano non aver mai
fatto assai per adornare l’altare e trattare con onore i divini Misteri.
Ma esso non aveva parole abbastanza amare per rimproverare coloro i quali, provveduti di ricche
rendite, lasciano le chiese del Signore nello sfacelo e nella miseria, riservandosi di impiegare per sé
stessi in ornamenti superflui e in lusso colpevole, i beni sacri del santuario.
Felice di aver così proclamato i diritti che l’augusto Sacramento ha di essere sempre circondato di
omaggi e di rispetto, il santo vescovo salì sull’altare. Dio volle subito ricompensare il suo zelo.
Quando ebbe pronunciate le parole mistiche che cambiano il pane nel Corpo di Gesù, si accorsero
che il santo teneva nelle sue mani purissime il Salvatore stesso sotto forma umana. Era un piccolo
bambino che con le braccia levate al Cielo si offriva all’Eterno Padre per la salute del mondo; dalla
sua persona uscivano raggi di una bellezza incomparabile. Proseguendosi il Sacrificio il vescovo
elevò di nuovo l’Ostia per spezzarla e lo stesso prodigio si rinnovò. Alla Comunione il figlio della
Vergine Santissima di nuovo si fece vedere nelle mani del vescovo.
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INDICE ( 1 )
PREFAZIONE………………………………. Pag. 2………………………………………………
S. Giuseppe da Copertino…………………………….3………...…………………………………….
S. Giovanni della Croce……………………………. . 3……………………………………………....
Il ven. P. Francesco………………………………….. 4…………..…………………………………
1333. Bruxelles……………………………………… 4…………………...………………………….
Tommaso Vorkop…………………………………… 5…………………………...………………….
La mano di Dio……………………………………… 5…………………………………...………….
La SS.Euc. fecondatrice della verginale purezza ……6………………………………………………
Miracolo di Montmartre……………………………. 6………………………………………………
In un paese. delle Marche………………………. .. ….7……………………………………………..
San Venceslao………………………………………..7………………………………………………
VI sec. Le sante Ostie cambiate in spighe……………7………………………………………………
A Fraga, in Spagna……………………………………8……………………………………………...
Tenera protezione di Maria per un sacerdote…………8……………………………………………...
Maria mediatrice presso Gesù Sacramentato……. …. .8……………………………………………..
Il seguente fatto……………………………………… 9……………………………………………...
Vittoria di Etherled sui danesi……………………….. 9……………………………………………..
Coloro che partecipano……………………………….9………………………………………………
S. Brigida……………………………………………10………………………………………………
Nel 1277 il 18 Maggio………………………………10………………………………………………
Era appena scomparso il terrore di Mirando……… 11……………………………………………...
Concarneau in Bretagna……………………………..11……………………………………………...
Miracolo di Torino…………………………………. 12……………………………………………...
Ricompensa di una pietosa offerta……………… ….12……………………………………………...
Lodi al SS, Sacramento…………………………. ….13……………………………………………...
1348 Friburgo…………………………………… ….13……………………………………………...
Il cielo sulla terra…………………………………….13……………………………………………...
Al tempo di S. Cipriano………………………….. …14……………………………………………...
1254. Miracolo di Douai……………………………. 14……………………………………………...
Maria ama Gesù in noi……………………………… 15…………………………….……………….
1317 Miracolo di Herckenrode (Belgio)……………. 15…...………………………………………...
La S. Messa fonte di Benedizione………………. …. 16………………..……………………………
Nel 1719 il fuoco si appiccò………………………… 16…………………………………..…………
Bella lezione di rispetto data da Maria……………….16……………………………………………..
Una messa per un defunto……………………………17……………………………….…………….
San Malachia…………………………………………17……………………………………………..
1611 S. Severino a Parigi -(Guarigione istantanea per una Comunione)……….. 17………………………...……………………
La pianeta di Maria…………………………………..18…………………………………………...…
1240 l’uso del calice…………………………………18……………………………….……………..
La misericordiosa Regina del Purgatorio……………19……………………………….……………..
San Stanislao Kostka……………………………….. 19………………………….…………………..
1345 Miracolo di Cracovia…………………………. 19……………………………….……………..
Santa Geltrude e le anime purganti………………. .. 20……………………………………………..
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A Mubeuge, nell’Hainaut Francese………………….20……………………………………………...
La Beata Emilia Bicchieri……………………………21……………………………………………..
1866 Dubno in Polonia -(Apparizione durante le quarant’ore)……………….. 21……………………………………………..
La presenza reale di Gesù Cristo ---(Nel SS. Sacram., con un prodigio)…………. Pag. 22……………………………………...……..
1558 Salzano (Italia)………………………………… 22……………………………………………..
Maria e l’Eucarestia ………………………………….23……………………………………………..
San Giovanni della Croce….…………………………23…………………………………….……….
Un ebreo confuso da una spiritata……………………24……………………………………………..
1478 Bois - le – Duc in Fiandra………………………24……………………………….…………….
San Francesco Saverio………………………………..24……………………………………………..
Il Ciborio vivente……………………………………..25……………………………………………..
1230. Firenze ---(Una goccia di sangue cambiata in carne)………….25……………………………………………..
La genuflessione davanti al SS. Sacramento…………26………………………….………………….
1603. Isola di Chio (Il miracolo della pioggia)……….26…………………………………………….
1250. Milano………………………………………….27……………………………………………..
S. Ambrogio…………………………………………..27………………………….…………………
Guarigione miracolosa di S. Gorgonia………………..28……………………………….……………
Da una famiglia……………………………………….28………………………………….…………
A Fecamps in Normandia……………………………..28…………………………….………………
La sentinella di Gesù Cristo…………………………..29…………………………………………….
Conversione ottenuta in grazia ---Della S. Lega Eucaristica……………………………29…………………………………………….
La prima Comunione di un condannato a morte…….. 30……………………….……………………
I padri del deserto……………………………………..30………………………….…………………
Ugo di S. Vittore………………………………………30……………………………….……………
1640. Torino – Il castigo dei profanatori - ……………31……………………………………………
La cravatta bianca e……………………………………31……………………………………………
Un vecchio più che Ottuagenario…………………….. 32……………………………………………
1532. La SS. Eucarestia rispettata dalle nevi………….32……………………………………………
Filippo Augusto………………………………………..33……………………………………………
1247. Santarem in Portogallo -(Gesù appare sotto diverse forme nella SS.Eucar.) ……33..………………………………………….
Quanto i popoli protestanti sarebbero sorpresi………..33……………………………………………
Una prima Comunione presso i selvaggi………………34……………………………………………
Io mi trovo in mille Ostie………………………………34…………………………………………...
Nel tempo delle persecuzioni…………………………..34…………………………………………...
I demoni loro malgrado,
confessano e adorano Gesù Cristo in Sacramento…… 35…….……………………..……………….
La Comunione di Maria………………………………..35……………………..……………………..
Miracolo di S. Gervasio ( Parigi )…………………….. 36……………………………..…………….
Un giorno dell’inverno 1870-71……………………… 36……………………………………………
La fede dei Napoletani…………………………………36……………………………………………
1280. Miracolo di Zlabings in Moravia………………. 37……………………………………………
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1631. Dronero in Italia – Incendio estinto …………… 37……………………………………………
Il beato Federico di Ratisbona…………………………38……………………………………………
A Santaren, in Portogallo………………………………38…………………………………………...
A Boxmeer, in Olanda, nell’anno 1400,………………38……………………………………………
S. Nicola da Tolentino…………………………………39……………………………………………
Bella risposta d’un ragazzo ……………………………39…………………………………………...
Un uomo che si era macchiato…………………………40……………………………………………
1239. Miracolo di Valenza e Daroca…………………. 40……………………………………………
Dio è là…………………………………………………41…………………………………………...
Solimano……………………..………………….. Pag. 41……………………………………………
La ven. serva di Dio suor Teresa Mexia……………….42…………………………...……………….
Il generale Gèramb…………………………………….42……………………………………...…….
Miracolo di Ratisbonne ( 1257 )……………………… 43……………………………………………
1181. Orlèans…………………………………………..43……………………………………………
A Moravalle, diocesi di Fermo in Italia………………. 44……………………………………………
Il giorno di Pasqua a Soissons…………………………44……………………………………………
Le attrattive di Gesù in Sacramento……………………44…………………………………………...
1374. Middelbourg. – l’Ostia cambiata in carne--…… 45…………………………………………...
Un santo sacerdote chiamato Plègils………………. ….45…………………………………………...
Il ven. P. Matteo Agostiniano………………………… 46…………………………………………...
1249. Erfurt, in Sassonia.--- Le sante Ostie in una palude ghiacciata. ……………46…………………………………………...
Santa Germana………………………………………….47…………………………………………...
La devozione delle devozioni…………………………..47…………………………………………...
XII Secolo. – Clermont in Alvernia.( Il tabernacolo di cera.)……………………………….. 48…………………………………………...
Un Inglese protestante…………………………………. 48……………………………………….….
B. Enrico Susone……………………………………… .49…...……………………………………...
1171. Miracolo di Ferrara……………………………….49…………………………………………..
1245. Assisi, in Italia. ( Santa Chiara e i Saraceni )…….50…………………………………………..
Le Ostie consacrate in mezzo alle fiamme…………….. 50…………………………………………..
Lourdes………………………………………………….51…………………………………………..
Madame Servais de St. – Nicolas du Port……………… 51………………………………………….
Ecco ciò che un periodico liberale………………………52…………………………………………..
Eugenia Clar di Dodenheim……………………………..52………………………………………….
La Beata Imelda Lambertini…………………………… 53………………………………………….
S. Andrea Corsini……………………………………….. 53…………………………………………
La SS. Eucarestia rispettata dalle acque…………………54………………………………………….
Conversione di una giovanetta protestante………………54………………………………………….
Non separiamo mai Maria da Gesù – S. Giacinto- …….. 55………………………………………….
I miracoli eucaristici a Lourdes…………………………. 55…………………………………………
Il SS. Sacramento vincitore dei nemici…………………..56…………………………………………
La ven. Caterina di Gesù…………………………………56…………………………………………
Santa Caterina dei Ricci………………………………….57…………………………………………
Ven. Caterina di Gesù………………………………….. .57………………………………………….
Rispetto al SS. Sacramento………………………………58………………………………………….
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378. Isola di Sardegna. S. Satiro fratello di S. Ambrogio. 58…………………………………………
Il ven. P. Matteo Agostiniano…………………………… 59…………………………………………
Onorina La Corbe……………………………………….. 59…………………………………………
S. Pier Damiano…………………………………………..60…………………………………………
Santa Teresa………………………………………………60…………………………………………
1834. Charlestown, in America…………………………..60…………………………………………
Quando la signora Margherita Savoye………………….. 61…………………………………………
S. Maria d’Oignies………………………………………..61…………………………………………
1860. Parigi. Guarigione di una fanciulla paralitica…….. 62…………………………………………
Sant’Ugo, vescovo di Lincoln…………………………....62…………………………………………
Il CONTENUTO DI QUESTO FASCICOLO E’ STATO TRASCRITTO MANUALMENTE
DA UN VECCHIO LIBRETTO DI ORAZIONI DEL 1935, CON ESPRESSIONE
LETTERARIA DELL’EPOCA.
S.Cesario di Lecce 2007
a cura di Ferraioli Nicola
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