Fascicolo SS.Eucarestia 1° Parte
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Fascicolo SS.Eucarestia 1° Parte
Fascicolo con alcuni racconti di miracoli Eucaristici avvenuti nella storia cristiana. Testi tratti dal libro di preghiera “ VICINO A GESU’ “ ( 1° Parte ) MEDITAZIONI ESEMPI E PRATICHE EUCARISTICHE PER OGNI GIORNO DELL’ANNO. MILANO EDITRICE “ ANCORA “ 1935 1 Una parolina del cuore ai devoti di Gesù in Sacramento ____ Sono anni ed anni che sospiro di poter offrire alle anime che vanno in cerca di Gesù un libro che, come la benefica ed amica Stella condusse i santi Re- Magi vicino alla culla di Gesù, Egli pure conduca vicino al tabernacolo quelle anime, che a questo libro ricorreranno come ad un amico, ad una guida fedele nel faticoso loro viaggio di quaggiù verso la bella patria del Cielo. Mi piacque intitolare questo libro VICINO A GESU’ perché mi sono unicamente proposto di avvicinare a Gesù, di condurre vicino al tabernacolo, di far gustare da vicino le dolcezze del S. Cuore di Gesù a tutte quelle anime, che sotto il peso del dolore, oppresse da tribolazioni e croci, sentono tanto tanto il bisogno di aiuto e di conforto, di lume e di pace. A chi è debole e sofferente il medico raccomanda di sostentarsi, di nutrirsi con cibi sostanziosi e presi di frequente. Anche noi, o cari, battuti da ogni parte dalle tempeste morali, feriti ben spesso nella lotta delle passioni, angustiati, indeboliti e stanchi per la incessante guerra che sosteniamo in questo doloroso pellegrinaggio della vita, per salvare quest’UNICA ANIMA nostra, sentiamo vivo il bisogno di ANDARE e STARE vicino a Gesù per avere da Lui quel conforto, quell’aiuto, quella gioia, quella pace che Egli, Egli solo, può dare a noi, suoi figli. E non è forse Egli che ci sussurra dolcemente: VENITE A ME, O VOI TUTTI CHE SIETE AGGRAVATI E STANCHI, ED IO VI RISTORERO’? Con questo libro mi lusingo io pure, quale medico spirituale, di somministrare alle anime deboli e stanche un cibo quotidiano nutriente un cibo facile a tutti, un cibo gradevole e caro. Ho raccolto, nei vasti giardini della pietà cristiana, tutto ciò che ho trovato di meglio per condurvi VICINO A GESU’, e se vi riuscirò, come spero, mi chiamerò felice, perché l’essere vicino a Gesù qui in terra vuol dire essere vicino a Gesù sempre in cielo. Che Gesù ci faccia tutti buoni e santi. Milano, S. Natale 1902 P. GERARDO BECCARO C S. 2 S. Giuseppe da Copertino Un giorno che S. Giuseppe da Copertino era in viaggio, incontrò sulla via una chiesa negletta e abbandonata, dove non era neppure la lampada accesa. << credete, chiese al suo compagno, che il Santo dei santi sia qui?>> Il frate che ne dubitava, rispose: << Chi lo sa? >>. Ma il cuore di Giuseppe non si era ingannato. Il santo gettò un grido, s’elevò nello spazio, volò presso il tabernacolo e, abbracciatolo, adorò il suo Dio velato e sconosciuto. Giuseppe s’inabissava nel sentimento del suo nulla. Non si era mai creduto più indegno del sacerdozio che dopo che ne compiva le funzioni. Egli provava, toccando il sacratissimo Corpo di Nostro Signore, una inesprimibile emozione. Avrebbe voluto, diceva, avere in ciascuna mano un pollice e un indice da ricambio per non servirsene che al Santo Sacrificio della Messa. Ciò che lo sosteneva nelle sue lunghe astinenze era l’alimento eucaristico, egli si nutriva del Santo Sacrificio che celebrava ogni giorno. Si notò più di una volta che, essendo pallido, estenuato e quasi morente avanti la Messa, apparve lasciando l’altare, agile, animato e pieno di vigore. Così una delle sue massime era questa: << Il SS. Sacramento produce ogni bene, tanto per l’anima che per il corpo >> San Giovanni della Croce. S. Giovanni della Croce, Padre del ristaurato Carmelo e compagno di S. Teresa nella ristaurazione dell’Ordine Carmelitano, fu di tanta e sì sublime santità che S. Teresa non dubitava di chiamarlo: << Uomo celeste e divino in cui stava nascosto un prezioso tesoro >>. E protestando ella di non aver trovato in tutta Castiglia un altro simile a lui nelle vie di Dio, spesso ripeteva: << Giovanni della Croce è un santo da annoverarsi tra gli spiriti più puri e le anime più sante che Dio abbia nella sua chiesa; in lui il Signore ha infuso grandissimo tesoro di luce e di purità, di sapienza celeste >>. E ben si apponeva la Santa, chè allorquando Giovanni della Croce salì la prima volta all’altare per celebrare il divin Sacrificio, fu graziato da Dio in ispecialissima guisa. E’ più facile immaginare che descrivere con quale fervore di spirito ed accesissimo amore passò i brevi giorni precedenti al grande atto, in estremo ritiro, tutto raccolto in sé stesso e nel suo Dio; e quando si fu al momento solenne di ascendere ad immolare l’Agnello immacolato, a quanti ebbero la ventura di trovarsi presenti, parve di vedere all’altare non un uomo, ma un serafino in umane sembianze. Tenendo egli fra le sue mani l’Ostia Santa, che toglie i peccati del mondo, e dal peccato preserva, rinnovò tra intimi gemiti la preghiera fatta altre volte di andare immune da colpe gravi fino alla morte, conservando sempre intatta la candida stola dell’innocenza. E nel profondo dell’anima sentì risuonare con ineffabile accento divino la dolce risposta: << Ti concedo quanto mi domandi >>. Rapito intanto in dolcissima estasi sentissi cingere i lombi da una mano angelica, quasi a conferma della grazia ottenuta. 3 Il venerabile P. Francesco Il ven. Padre Francesco del Bambino Gesù Carmelitano, nella solennità del Corpus Domini, trovandosi ammalato, muoveva a pietà per la veemenza dell’angoscia che mostrava di sentire, e poneva ogni studio a vincere la malattia per alcune ore almeno. Così a Baèzo, essendo obbligato stare a letto per una febbre che gli minacciava anche la vita, appena seppe che doveva aver luogo la processione del SS. Sacramento non vi fu modo di trattenerlo; egli s’alzò, prese i suoi abiti, e tutto tremante corse ad inginocchiarsi in mezzo alla strada davanti al suo Signore. La folla ammirò quella sua fede viva, sapendosi da tutti a quali estremi egli era ridotto. A Ubeda egli dette un chiaro indizio dello zelo per la gloria di Dio da cui era tutto infiammato; gli addobbi delle strade per le quali era passata la processione furono lasciati sino alla sera, perché i cittadini, passeggiando per il fresco, potessero liberamente vederne tutto l’insieme. Alcuni giovinastri, che mai non mancano, si dettero mascherati a percorrere, sghignazzando con mille attacchi e buffonerie e con parlare disonesto, quelle vie santificate poche ore prima dalla presenza del Salvatore. Come il servo di Dio seppe di questo scandalo, di tratto comprese il senso di ciò che aveva veduto la mattina; l’Ostia gli aveva mostrato nostro Signore non più siccome un Salvatore benevolo ed amoroso, ma siccome un giudice sdegnato, pronto a punire empi e ribelli. Tosto sveste i suoi abiti, indossa un sacco di penitenza, si cosparge di cenere il capo, e con una disciplina di ferro in mano si avvia per quel luogo percuotendosi fieramente, e inginocchiandosi di tratto in tratto gridava ad alta voce: <<Uomini ingrati, non temete adunque lo sdegno divino? Che? ardite voi profanare questi luoghi santificati oggi stesso dal vostro Dio? Volete adunque che Egli fulmini contro di voi i flagelli dell’ira sua?>>. A tale spettacolo tutti restarono commossi, quegli scapestrati si ritrassero, i buoni lodarono Dio, e lo scandalo per questa forma si cambiò in una scena di penitenza. 1333. Bruxelles. Verso l’anno 1333 un miracolo ebbe luogo a Bruxelles. Ne abbiamo trovato il racconto in lettere pubblicate il 1° Maggio 1493 da Enrico di Berghes, vescovo di Cambraix: <<Il curato e i rettori della fabbrica della chiesa di Nostra Signora della Cappella, a Bruxelles, nella nostra diocesi, ci hanno informato che nella detta chiesa, si venera da più di centosessant’anni un corporale tinto del sangue di Gesù Cristo, e conservato in un ricco vaso d’argento. Dicono che un prete ebbe, durante le orazioni segrete, dopo la consacrazione e l’elevazione del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, dei dubbi sul cambiamento sostanziale, del vino bianco mescolato all’acqua, nel Sangue del Corpo Glorioso del Signore: per caso od inavvertenza esso versò il contenuto del calice sul corporale e il vino bianco, unito all’acqua, si cambiò miracolosamente in sangue e, tutto il corporale ne fu macchiato. Questo corporale è nella detta chiesa un soggetto di grande venerazione per i fedeli; e da tanto tempo si ha l’abitudine di mostrarlo pubblicamente ai fedeli nella festa dell’Invenzione e della Esaltazione della Santa Croce.>> 4 Tommaso Vorkop, inglese, aveva passata la giovinezza nell’eresia di Calvino. Arrivato in Francia, e trovandosi a Reims, gli venne la curiosità di vedere almeno una volta le cerimonie religiose dei cattolici, quali si praticano nel Santo sacrificio della Messa. Perciò, va un giorno in chiesa, e s’inginocchia più vicino che può ad un altare, dove incominciava una Messa. Dopo la consacrazione, al momento in cui il sacerdote alza l’Ostia, egli fa come gli altri e si batte il petto. Finito il sacrificio, domanda a un cattolico suo conoscente, perché i preti al suono del campanello, coi due pollici uniti agli indici, alzino le due mani, senza tenervi niente dentro, e perché mai il popolo, come se vedesse qualche cosa di grande e d’augusto, si batta allora spesso il petto. Ma l’amico gli rispose: <<siete cieco, che non avete visto l’Ostia che teneva fra le dita, e che il popolo guardava con consolazione? Considerate, vi prego, se mai questo accada, perché siete eretico, che abbiate demeritato di vedere la Santa Eucarestia che noi cattolici vediamo?>>. Allora Vorkop, spaventato dal prodigio, rientrò in sé, abiurò l’eresia, e, riconciliato con Gesù Cristo, vide poi sempre la sacra Particola. Ma Gesù non si contentò di questa grazia, e poco dopo se lo chiamò nella sua diletta compagnia. P.Eggene Conet: Miracles du S. Sacrement. La mano di Dio, dice Florimond di Rèmond, antico magistrato nel parlamento di Bordeaux, punì la mano sacrilega che osò, per canzonatura, rappresentare l’elevazione celeste che si faceva all’altare. Ecco la storia raccontata da persone degne di fede. Il giorno delle Ceneri del 1836,un cattolico, essendosi incontrato con degli eretici che mangiavano insieme, fu pregato da essi di porsi alla stessa tavola. <<Non ve lo rifiuterei, rispose il cattolico, se avessi udito la messa>>.--<<Ah! Ciò non importa! Riprese uno di essi, tu potrai adorare il tuo Dio>>. Dicendo ciò prende il suo piatto e lo eleva al di sopra della sua testa, come i preti quando fanno adorare Gesù Cristo nella Santa Messa. Ma, per una spaventosa punizione divina, le braccia gli restarono irrigidite in modo che non gli fu impossibile di piegarle per riabbassarle; poco dopo cadde nel luogo stesso, dove aveva canzonato le cose sante e spirò. V. Postet: L’angelo della prima comunione. 5 La Santissima Eucarestia fecondatrice della verginale purezza. Narra il P. Rossignoli che un giovanotto della città di Ferrara provava un’estrema difficoltà a conservare la purezza dell’anima sua. Pronto a tutto per acquistare la pace, si rivolge a molti suoi amici pieni di pietà e religione, i quali gli consigliano chi una pratica, chi un’altra, questi una mortificazione, quegli un’altra, cose tutte eccellenti in sè stesse; ma il povero giovanotto, dopo aver messo in esecuzione i loro consigli, non sentiva sollievo di sorta. Finalmente egli si aprì ad un santo sacerdote, il quale, commosso dello stato suo e della tristezza che gli cagionava il nemico infernale, disse: << Figliuolo mio, conviene comunicarsi spesso, non dovete cercare altri rimedi, questo vi basta>>. Il giovane abbracciò questo consiglio, spesso si confessò e si comunicò. A poco a poco sentì svanire le interne tempeste e potè agevolmente frenare i sensi, secondo che gli aveva detto quel sacerdote. Perseverò difatti, e, vittorioso del demonio, visse nella virtù sino alla fine, sperimentando quanto sia vero che la SS. Eucarestia è detta frumento degli eletti e vino che germoglia la verginità. Frumentum electorum et vinum germinans virgines. Miracolo di Montmartre. S. Dionigi Areopagita, mentre evangelizzava le Gallie, fu imprigionato e per parecchi giorni fu sottoposto ad ogni sorta di tormenti, e finalmente insieme ai suoi compagni fu gettato in una prigione. Ma nelle catene fu lasciato loro la libertà per poter compiere i loro doveri religiosi. Allora S. Dionigi volle celebrare il Santo Sacrificio della Messa. A un tratto mentre divideva la Santa Ostia, apparve Gesù Cristo raggiante di luce, il quale prese in mano le specie sacramentali e le presentò al santo vescovo dicendo: <<Ricevi questo dono prezioso che farà presto la tua delizia nella gloria di mio Padre. La ricompensa che io ti destino è incomparabile e tutti coloro che avranno ascoltato i tuoi consigli, avranno un posto nel mio regno. Combatti, riporta vittoria e il tuo nome sarà benedetto tra gli uomini. Quando pregherai per qualcuno otterrai tutto quello che chiederai>>. Dopo queste parole , il Signore comunicò il beato martire e disparve lasciando S. Dionigi e i suoi Compagni in un trasporto di gioia celeste. Consolati da questa apparizione aspettarono coraggiosamente l’ora della morte, che avvenne il 9 Ottobre dell’anno 92 in una collina presso Parigi chiamata Montmartre cioè Monte del Martire. 6 In un paese delle Marche, un giovane empio e libertino, entrato in una chiesa, era oggetto di scandalo a tutti per le sue irriverenze e profanazioni. Ebbe perfino l’ardire di rivolgersi al SS. Sacramento, che era esposto, e proferire contro di esso parole d’insulto e di disprezzo. Si levò fra la gente un fremito di sdegno e di orrore; ma Dio non tardò a vendicare il suo onore oltraggiato. Il giovane, bello della persona e robusto di corpo, fu tosto colpito da legger dolore di capo. Ma aggravatosi ognor più il male, quel disgraziato dopo pochi giorni morì infelicemente, senza neppur ricevere i sacramenti. Il fatto riempì di tristezza tutto il paese. Apologista di Torino, n°54, 1862 San Venceslao S. Venceslao re di Boemia ardeva tanto di amore verso Gesù Sacramentato nelle sue visite notturne, che l’ardore dell’animo si trasfondeva anche nel suo corpo in maniera che la neve si scioglieva al contatto dei suoi piedi; per questo il suo servo studiava di camminare sulle sue orme per non sentire il freddo della rigida stagione. VI secolo. --- Selèucia Le Sante Ostie cambiate in spighe Vi era a Selèucia, nell’Asia Minore, in faccia all’isola di Cipro, un ricco negoziante timorato di Dio, ma che disgraziatamente aveva lasciato sorprendere la sua buona fede, ed era divenuto un fervente addetto dell’eresia severiana. Fra i suoi servi se ne trovava uno che, malgrado il suo affetto per il padrone, non aveva voluto seguirlo nell’errore, e continuava a praticare la religione cattolica. Il giorno del Giovedì Santo, seguendo il costume della provincia, il servo ricevette in chiesa una parte del pane consacrato per portarlo a casa e comunicarsi; l’avviluppo in un candido lino e lo depose decentemente in un armadio. Ma un affare avendolo obbligato qualche giorno dopo Pasqua a partire precipitosamente per Costantinopoli, lasciò l’Eucarestia nell’armadio e rimise la chiave al suo padrone. Questi l’aprì un giorno per caso, e vedendo quella tela chiusa con grande cura, ebbe la curiosità di spiegarla. Quando riconobbe il pane eucaristico fu in un grande imbarazzo, perché non voleva, essendo partigiano di Severo, consumare le Ostie che erano state consacrate da un prete cattolico. Infine pensando che il suo servo ritornerebbe e le prenderebbe egli stesso, le lasciò come erano nell’armadio. Ritardando questi di troppo, il padrone, volendo allora bruciare le Ostie, aprì l’armadio, ma indietreggio ad un tratto alla vista di un prodigio inaudito: dalle sante Particole molti steli erano spuntati e avevano prodotto il frumento divino. Questo avvenimento lo riempì di meraviglia e di timore, ma gli fece rinascere la fede nel suo cuore. Esso prese quelle Ostie e l’ammirabile messe, e , gridando perdono e misericordia, andò alla chiesa con tutta la sua famiglia per proclamare la sua conversione davanti al vescovo. Al suo passaggio una gran folla si radunò, e dinanzi a quella meraviglia inconcepibile, molti eretici ritornarono nel seno della Chiesa cattolica. De Vitis Patrum, c. 79. 7 A Fraga, in Spagna, nel 1460, durante un incendio, mentre il fuoco consumava il tabernacolo, il Santo Sacramento si alzò da sé stesso attraverso le fiamme e andò a porsi ai piedi di un candelabro, in un luogo della chiesa dove l’incendio vi era meno furioso. P. Serario: Moguntiacarum, t. V. Tenera protezione di Maria per un sacerdote. Due sacerdoti, passando per il paese degli Albigesi, scorsero una chiesa, e per quanto fosse tempo di persecuzione vollero celebrare la santa Messa, soprattutto perché era sabato, e dovevano celebrarla in onore di Maria. Uno di essi già celebrava quando giunsero gli Albigesi, che lo strapparono dall’altare, e dopo mille oltraggi gli tagliarono la lingua e lo lasciarono mezzo morto. Il compagno lo portò come poteva fino ad un monastero vicino, dove fu ricevuto con molta carità. La vigilia dell’Epifania il povero sacerdote muto, sentendo cantare i religiosi, desiderò di unirsi ad essi, ed avrebbe voluto poter dire la santa Messa. Si rivolse dunque a Maria, e questa dolce Madre lo accontentò e gli disse: << Figlio mio, poiché tu hai perduto questo membro per aver voluto, malgrado il pericolo, celebrare la Messa in mio onore, io ti rendo la tua lingua >>. Il sacerdote nello stesso momento fu guarito, e con voce sonora intonò un cantico di ringraziamento a lode di Gesù e della sua misericordiosissima Madre. Nicolao Laghi, trat. VI, c. XXIV. Maria mediatrice presso Gesù Sacramentato. Un buon novizio dell’ordine di San Francesco fu assalito, verso il tempo in cui doveva pronunciare i voti, da una violenta tentazione di tornare nel mondo. Avanti di partire entrò nella chiesa del convento, e, prostratosi davanti al tabernacolo, che era sormontato da una statua della santa Vergine, chiese umilmente a Gesù e alla sua Madre di esserne benedetto. Ma oh! Prodigio: egli vede la santa Vergine discendere dal suo trono, aprire il santo ciborio, di dove esce un bel fanciullo. Maria si getta ai piedi del divin Figlio e gli dice con voce supplichevole: << Mio dolcissimo Figlio, abbiate pietà del nostro povero servo >>. E il Signore: << Madre mia, che volete che io faccia ? Egli non vuol più stare con noi >>. E la misericordiosissima Vergine: << Figlio, abbiate pietà di lui ed illuminatelo nella tentazione che ce lo allontana >>. Allora Gesù bambino, alzando la mano benedisse il frate, il quale, rientrato in sé, perseverò nella sua vocazione e visse da quel giorno sempre fedele a Dio. Dopo queste parole il Signore rientrò nel ciborio e disparve lasciando il buon frate pieno di forza e di consolazione. Annali Francescani, t. III. 8 Il seguente fatto prova luminosamente quanto l’onore di Dio stesse a cuore a S. Carlo Borromeo. Distribuendo la santa Comunione, gli avvenne un giorno di lasciar cadere, per errore di colui che lo serviva, una Particella consacrata. Fu tale il suo dolore, che s’impose per otto giorni un digiuno rigorosissimo, e si astenne per quattro dì dal celebrare la santa Messa, e si sarebbe astenuto più lungamente ancora, se non gli fosse stato riferito che il popolo era molto afflitto di non poter ascoltar la sua Messa e di essere comunicato dalle sue mani, e che lo avrebbe privato di un bene, più importante della penitenza che faceva per uno sbaglio del quale non ne aveva nessuna colpa. Sua vita. Vittoria d’Ethelred sui danesi. I danesi stavano per fare una discesa in Inghilterra. Il re Ethelred accorse con suo fratello Alfredo per respingerli, ma non avendo potuto raggiungerli che alla fine del giorno, furono obbligati di rimettere il combattimento al domani. Appena apparve l’aurora, Alfredo si trovò pronto, e vedendo che il re non veniva, gli mandò corrieri incontro, per avvertirlo che i danesi stavano per assalirli. Ethelred assisteva allora alla Messa, e mandò a dire al fratello che fino a che il santo Sacrificio non fosse terminato, non uscirebbe. << I beni del cielo avanti quelli della terra—aggiunse—desidero piuttosto perdere la vita e tutto ciò che ho di più caro al mondo, ma non sarà mai detto che faccia passare i miei interessi avanti alla gloria di Dio >>. Una fede sì grande doveva meritare al principe la protezione del Dio delle armi. Alfredo, impaziente, attaccò il nemico che, avendo il vantaggio sul terreno, respingeva gli inglesi; allora Ethelred, facendo il segno della croce, si avanzò quando meno lo si aspettava, e rialzò talmente il coraggio dei suoi, che vinse la battaglia, nella quale i principali capi dei nemici furono uccisi. Questa vittoria fu riguardata come la ricompensa della sua devozione e specialmente della sua fedeltà ad assistere al sacrificio della Messa. Annali della Chiesa d’Inghilterra, anno 871 Coloro che partecipano del Sangue di Cristo, ottengono la compagnia degli angeli, degli arcangeli e delle superne virtù, vengono cinti della regale stola di Cristo e muniti delle armi spirituali. S. Giovanni Crisostomo. 9 S. Brigida. S. Senan (riportano i Bollandisti) si era raccolto in solitudine nell’Irlanda, in una isoletta, dove passava i suoi giorni, tanto unito al cielo, quanto straniero alla terra. In un altra località molto lontana si santificava nello stesso modo S. Brigida (detta la solitaria), serva di Dio molto innanzi nella perfezione, la quale era tutta angosciata di non poter cibarsi del Pane eucaristico, quanto avrebbe bramato. Per consolarsi un poco della durissima privazione, si mise a lavorare di sua mano una bellissima pianeta, coll’animo di farne un dono a Senan, affinchè questo ornamento fosse come un suo rappresentante all’altare; ma il difficile era di fargliela pervenire, non avendo nè messaggeri, nè battelli. Una ispirazione le venne a cui si appigliò come a un avviso del cielo. Costruì un cestello di giunchi, vi sistemò dentro in bel modo la pianeta e una lettera nella quale supplicava il santo eremita, che appena ne avesse ricevuta la pianeta glielo facesse conoscere inviandole un’Ostia consacrata, di cui era bramosissima; benedisse il cestello, e raccomandatolo alla Provvidenza, l’affido all’acqua. Cosa meravigliosa! Quella navicella, senza vele, senza remi, senza timone, segue franca il corso del fiume, entra nel mare e va a fermarsi vicino alla piccola cappella del buon Senan. Avutone questi contezza per rivelazione divina, comandò al suo diacono di scendere tosto al mare, e di recarne quello che vi avrebbe trovato. Così la pianeta giunse a chi era indirizzata. Senan lesse con consolazione la lettera, e si propose di usare quell’ornamento come prima potesse secondo le leggi della Chiesa, la quale prescrive i colori per ciascun genere di feste, e non lascia libero di adoperare indifferentemente questo o quello. Ma come appagare il desiderio di Brigida? Come farle avere la vittima adorabile? Dopo una fervorosa orazione egli si determina di usare lo stesso mezzo, persuaso che Iddio si sarebbe degnato di compiere il miracolo; onde, chiusa in una piccola pisside l’Ostia adorabile, la pone nello stesso cestello e con la sua benedizione lo abbandona alle onde che già obbedivano nella Giudea alla voce di Gesù. Il cestello riprende dolcemente lo stesso cammino, giunge alla foce del fiume, vi entra e s’arresta di fronte a Brigida, cui un segreto avvertimento aveva tratta alla sponda. Immensa fu la gioia della santa e molti i suoi ringraziamenti. Nel 1277 il 18 Maggio, nella città di Maestricht, nei Paesi Bassi, un gran numero di giovanetti e di giovanette ballavano sul ponte della Mosa, quando un prete passò, portando il Viatico a un malato. I giovani, per non interrompere il loro ballo, fecero finta di non vedere il ministro di Dio; ma nell’ora stessa, il ponte, cedendo al loro peso, si staccò sotto ai loro piedi, ed essi caddero nel fiume dove quasi duecento di loro furono schiacciati dalle rovine e sommersi nell’acqua. Terribile castigo! Eug. Conet, pag. 361 10 Era appena scomparso il terrore di Mirando, quando la città, presidiata dalle truppe di Carlo V, stava per essere invasa dalla eresia protestante. Era quello un momento supremo, ancor più terribile delle orde spagnole; si trattava della fede del Dio eucaristico, negato dai quei fanatici seguaci di Calvino e di Lutero. Il 25 Luglio 1535 ( festa del grande apostolo S. Giacomo ) celebrava, nel tempio di S. Secondo, il Piissimo D. Domenico De Ancellis: quand’ecco, nel rompere l’Ostia Santissima, vide uscire vivo sangue, il quale, oltre l’Ostia stessa, bagnò le dita del sacerdote; tre gocce caddero nel calice, e moltissime ne piovvero sulla patena. Meravigliato e tremante il fervoroso sacerdote fece la seconda divisione dell’Ostia; ed ecco d’ambo le parti scaturire di nuovo il Sangue portentoso. Fu allora che, acceso da ardentissimo amore e commosso fino alle lacrime, il pio celebrante si volse al popolo affollato e annunciò il grande miracolo che Gesù operava su quell’altare. Accorsero tutti, e chi dava gloria a Dio eucaristico, chi percuotendosi il petto chiedeva perdono nei suoi falli; altri, uscendo ad annunziare il miracolo per la città, attrassero a S. Secondo molta gente, fra cui anche luterani e calvinisti. Dinanzi all’evidenza sfolgorante del miracolo, gli eretici caddero anche essi in ginocchio dinanzi all’altare, ed abiurando l’errore, abbracciarono con entusiasmo quella fede cattolica che dà prove sì grandi di sua divinità. Quando tutti ebbero finito di contemplare il prodigioso avvenimento, le sacre Specie ritornarono al loro primitivo colore, tra i cantici di lode e ringraziamento di Mirando commosso e credente. Concarneau in Bretagna. Quid est tibi, mare, quod fugisti? << Nel 1623 apparve a Parigi una piccola opera, che trattava del metodo di ben comunicarsi, composta da un Padre della compagnia di Gesù, e debitamente approvata. Vi si trova nell’appendice il racconto del miracolo seguente: Ogni anno, nel giorno del Corpus Domini, la processione va dalla parrocchia di Beuzec alla chiesa principale di Concarneau. Bisogna camminare sulla spiaggia per lo spazio d’un quarto di lega, in un luogo coperto dalle acque ben due volte al giorno. Ora, nel momento in cui la processione si avanza, il mare, contrariamente alle leggi del flusso e riflusso, si ritira e lascia tanto spazio quanto ce ne bisogna al passaggio del corteggio. >> Il Vescovo di Quimper, Guglielmo Le Prestre, conferma questo fatto in un documento autentico, munito del suo sigillo e datato il 22 Dicembre 1622. Esso attesta che, mentre era curato della parrocchia di Beuzec, in Concarneau, i vecchi gli avevano certificato che questo prodigio avveniva ordinariamente, ed egli stesso l’aveva visto più volte coi suoi propri occhi. Nel momento in cui il mare copriva la spiaggia, allora che non si poteva sperare, secondo le leggi ordinarie, che esso si ritirasse avanti quattro ore, egli faceva, per le esortazioni dei principali della città, mettere la processione in cammino; e tosto le acque si ritiravano e lasciavano passare liberamente il corteggio del SS. Sacramento. Se il Re profeta, ricordando il passaggio degli israeliti attraverso le acque del Giordano, grida con allegrezza: Quid est tibi, mare, quod fugisti, et tu Jordanis, quia conversus es retrorsum? noi avremo maggiore obbligo di rendere grazie a Dio immortale che obbliga così i flutti del mare a riconoscere il loro Creatore e a rendere il loro omaggio alla divina Eucarestia. 11 1453. Miracolo di Torino. Nel1453, mentre vi era guerra tra la Francia e il Piemonte, sul confine del Delfinato, fu saccheggiato il piccolo borgo di Exilles, in diocesi di Susa. La chiesa non fu risparmiata, e il ciborio che conteneva la santa Eucarestia fu rubato con altri oggetti. Il 6 Giugno, i ladri entrarono in Torino, conducendo un mulo carico degli oggetti rubati nel saccheggio da Exilles. Giunti sulla piazza S. Silvestro, l’animale si fermò ad un tratto, e restò immobile malgrado gli sforzi che si fecero per costringerlo ad avanzare. Pochi istanti dopo caddero dal mulo gli involti, si sciolsero; ed ecco apparire l’Ostia, che si levò in alto, circondata di raggi luminosi. Essa conservò per un po’ di tempo questa posizione, fino a che il vescovo di Torino accorse col suo clero, e pregò supplicando il Signore di fermarsi in quella città: Mane nobiscum, Domine; e tutto il popolo ripeteva questa preghiera. Allora il prelato prese un calice, l’Ostia santa vi discese da sé, e fu trasportata in processione alla cattedrale, dove fu per lungo tempo conservata e pubblicamente venerata; e sul luogo del miracolo sorse il tempio del Corpus Domini. Ricompensa di una pietosa offerta. ( Dal libro delle Fondazioni di S. Teresa, Cap. XV ). Ragionando meco un distinto cavaliere mi disse che se io volessi aprire un monastero in Valladolid, molto volentieri mi darebbe egli a questo effetto una sua casa di gran valore, pronto a darmene anche subito il possesso. Circa due mesi dopo quest’opera buona, il cavaliere fu assalito all’improvviso da una infermità così grave che gli tolse la parola, né si poteva ben confessare, sebbene mostrasse molti segni di contrizione. Se ne morì in brevissimo tempo. Io stavo allora assai lontana. Mi disse il Signore che fortunatamente quell’anima si trovava in luogo di salvazione, avendone Egli avuto misericordia per quel servizio che aveva fatto alla sua benedetta Madre in donare quella casa, perché se ne facesse un monastero del suo Ordine, ma che non uscirebbe dal Purgatorio, finchè non si dicesse quivi la prima Messa. Stando io un giorno in orazione, mi disse il Signore che mi dessi fretta, perché quell’anima pativa gravemente; onde, sebbene impreparata, volli partire, ed entrai in Valladolid il giorno di S. Lorenzo, e feci subito incominciare il muro di cinta. Giunta intanto la Domenica, Mons. Vicario ci diede licenza che si dicessero Messe nel luogo che stavamo adattando per la chiesa. Venendo il sacerdote per comunicarci col SS. Sacramento nelle mani, io mi accostai per riceverlo, e vidi, insieme al sacerdote, fermarsi innanzi quel cavaliere con viso risplendente ed allegro e con le mani giunte, per ringraziarmi grandemente di quanto mi era adoperata per lui, affinchè uscisse dal Purgatorio; dopo ciò, lo vidi volarsene al cielo. Oh! Quanto piace a nostro Signore, e come ricompensa Egli qualsivoglia servizio che si faccia alla benedetta sua Madre. 12 Lodi al SS. Sacramento. S. Filippo Neri notò un giorno con grande dolore come una persona, dopo essersi comunicata, si dirigeva verso la porta per andarsene. Il Santo ordinò a due fanciulli di accompagnare, con due fiaccole accese, la persona da lui indicata. Questa , meravigliata, domanda il perché di ciò, e sulla risposta dei ragazzi che il prete l’aveva loro ordinato, si dirige verso S. Filippo per saperne la ragione. Ma questi gli rispose: << Quando un prete porta il SS. Sacramento in un ciborio, è sempre accompagnato da due ministri muniti di due candele accese, e mi pare che il medesimo onore deve esser reso a colui che porta la SS. Eucarestia nel suo cuore >>. L’altro, conosciuta la sua colpa, andò ad inginocchiarsi in chiesa per rendere a Gesù Cristo i doveri di adorazione e di ringraziamento. 1348. Friburgo. Era una splendida giornata del 1348. Il sole splendeva terso sull’orizzonte senza che una nube turbasse il bel sereno, e una allegra brigata danzava spensieratamente e con troppa libertà e licenza nei pressi della città di Friburgo, quando venne a passare di là un sacerdote che recava il santo viatico ad un infermo. Il capo della brigata udendo il suono del campanello, avvertì gli altri che cessassero per venerare il Santissimo Sacramento. Ma una donna imprudente se ne rise, mottegiando che il Padre suo aveva dei campanelli migliori appesi al collo de’ suoi giumenti e che era ridicolo interrompere così il loro divertimento. Applaudirono tutti a questo scherzo sacrilego e continuarono allegramente le loro danze; ma non fu che per poco. Ad un tratto nere nubi coprirono il cielo, ed un violento uragano si scatenò con tale furia e tale torrente di pioggia che tutti gli abitanti di quella contrada perirono insieme ai loro averi. Cms.: Annales Suevici, p. 3, lib. 5, cap. I. Il cielo sulla terra. Si legge nella Città Mistica di Maria Eustella: << Maria vedeva dentro di sé il corpo del suo SS. Figlio glorioso rivestito della bellezza naturale della sua umanità santa; quasi sempre conosceva tutti i miracoli che racchiudeva il SS. Sacramento dell’Eucarestia. Ciò che ella apprezzava di più era il sapere come il suo SS. Figlio si compiaceva di dimorare sotto le specie sacramentali nel suo purissimo cuore e vi trovava più delizie che nella compagnia dei beati >>. << D’altra parte una delle cose che penetravano Maria d’una gioia indicibile era l’adorazione e il rispetto che gli spiriti celesti rendevano al suo Figlio nascosto sotto le specie sacramentali nel suo seno. Essa, prevedendo la negligenza degli uomini in rendere al corpo del Salvatore il culto che gli è dovuto, offriva a sua divina Maestà gli omaggi dei principi celesti che la circondavano. >> O singolare capolavoro, unico e prodigioso della potenza divina! Vergine santa, voi siete stata per il vostro Creatore un cielo più gradito di quello inanimato ch’Egli ha fatto per sua dimora! Colui che i cieli non possono contenere, s’è rinchiuso in voi sola ed ha trovato un trono conveniente, non solo nel vostro seno verginale, ma anche nel dominio immenso del vostro cuore! 13 Al tempo di S.Cipriano, vescovo di Cartagine, un padre ed una madre cristiani avevano abbandonata la loro casa per sottrarsi alla persecuzione. Nel disordine della loro fuga, lasciarono una bambina sotto la custodia della sua balia. Questa, temendo di essere molestata dai pagani, portò la piccina ai magistrati, che le fecero prendere del pane inzuppato nel vino, resto di un sacrificio offerto agli idoli. Poco tempo dopo, la fanciulla, essendo stata resa alla madre, fu condotta nel luogo dove i fedeli si riunivano per la partecipazione ai Santi Misteri. Appena là, non potendo sopportare i canti e le preghiere, scoppiando in singhiozzi, agitata da molti convulsi, come se fosse stata messa alla tortura, manifestò l’abuso che si era fatto della sua età tenera. A quell’epoca i bimbi innocenti si comunicavano come le persone adulte. Il sacrificio era dunque terminato, e il diacono cominciò a distribuire il calice a quelli che erano presenti; ma quando giunse la volta della bambina, essa volse la testa con orrore, stringendo le labbra e respingendo con tutta forza il sangue adorabile. Il diacono non vide in questa ripugnanza che un capriccio puerile, insistette e riuscì a farle prendere qualche goccia. Ma essa la rigettò tosto con dei singhiozzi e vomiti. La santa Eucarestia, dice S.Cipriano raccontando questo fatto, non può dimorare in un corpo e in un’anima profanati; il sangue di Gesù Cristo non poteva unirsi ad una sacrilega bevanda. Per questa meravigliosa testimonianza della sua potenza e della sua maestà, Dio fece scoprire ciò che aveva avuto luogo in segreto; e il delitto che era stato nascosto, non potè sfuggire alla conoscenza dei ministri del Signore. S.Cipriano: Tract. De Lapsis, c . IV. 1254. Miracolo di Douai. Tomaso di Cantimprè, vescovo suffraganeo di Cambrai, riferisce il seguente prodigio avvenuto a Douai l’anno 1254, nella chiesa collegiata di Saint-Amè: << Un sacerdote, che aveva distribuito la santa Comunione, vide un’Ostia sul pavimento. Mentre tutto commosso si prostrava per raccoglierla, essa si levò di per sé e andò a collocarsi nel purificatorio. Il sacerdote chiama tosto i canonici, che accorrono, e vedono il Corpo santissimo di Gesù Cristo sotto la forma di un bambino di soprannaturale bellezza. Il popolo viene anch’esso, e tutti godono di così delizioso spettacolo. Alla voce corsa del prodigio mi recai a Douai e, appressatomi al decano, lo pregai di farmi vedere l’Ostia miracolosa. Dà gli ordini opportuni, si apre il ciborio e tutti esclamano: Io vedo e contemplo il Salvatore. Stranamente sorpreso di non vedere che le specie del pane, consultai la mia coscienza e questa non mi rimproverava nulla che potesse privarmi del favore che tutti godevano. Ma il mio turbamento non durò molto; poco dopo io vidi la faccia del nostro Signore come di un uomo di età matura; era coronata di spine e due stille di sangue dalla fronte cadevano separatamente su ciascuna delle gote. Mi prostrai con gli occhi bagnati di lacrime e adorai il mio Salvatore e mio Dio. Quando mi rialzai non vidi più nè la corona di spine né alcuna stilla di sangue, ma solamente una faccia d’uomo, la quale era tutta bontà e insieme ispirava la più grande venerazione. Il divin Redentore si mostrava sotto aspetti differenti e spesso anche per un’ora intera: gli uni lo vedevano steso sulla croce, gli altri coll’aspetto di un giudice, i più sotto le forme di un bambino.>> Thoma e Cantipr. : Bonum univ. de Assib. , lib. II.c.40. 14 Maria ama Gesù in noi. E’ specialmente quando noi teniamo in cuore nostro Signore che Maria ci circonda della sua tenerezza materna, perché ella allora vede in noi il suo diletto Figlio. Santa Opportuna, abbadessa, trovandosi al punto di morte, domandò il Corpo sacratissimo di nostro Signore; e fu tale la sua devozione nel riceverlo che non solamente Gesù le diede i più grandi segni di amore, ma vide pure Maria santissima discendere presso il suo letticciuolo a consolarla e sostenerla nell’ultimo combattimento. La buona abbadessa le raccomandò con istanza le sue figlie e gli interessi del monastero. Stendendo ella poi le braccia verso Maria, come per abbracciarla, nelle mani di lei rimise l’anima sua in un al suo ultimo anelito. Nicolò Laghi, tratt. II, c. 47. 1317. Miracolo di Herckenrode ( Belgio ). Un sacerdote, vice curato della cappella di Virersel, il 25 Giugno del 1317, veniva di fretta chiamato presso un moribondo per amministrargli gli ultimi sacramenti. Giunto alla casa del malato, depose il ciborio sopra una tavola preparata per questo, e si mise a confessare il moribondo. In questo frattempo alcuni individui, spinti dalla curiosità, e vedendo il sacerdote tutto inteso alla confessione dell’agonizzante, osarono toccare colle loro mani profane le sacre specie, e compiuto il sacrilegio, riposero l’Ostia nel ciborio sopra il pannilino che a quei tempi si usava mettere nel vaso sacro . Terminata la confessione, il sacerdote si accinse a comunicar l’ammalato; ma qual non fu il suo spavento quando volle prendere in mano l’Ostia santa! Essa era tutta insanguinata e le gocce che ne cadevano si erano sparse sul lino, sì che le sante specie, il corporale e il sangue sembravano incollate insieme. Il sacerdote riportò il SS. Sacramento alla sua chiesa e ve lo tenne cinque giorni, non sapendo a che risolversi; alla fine andò a consultare Simeone, direttore dell’abbazia di Herckenrode, portando con sé l’Ostia prodigiosa. Ma appena entrato nel bosco che circonda l’abbazia, una truppa di montoni dispersi per il piano corsero a inginocchiarsi al suo passaggio, dando segni di rispetto e di venerazione al Sacramento che egli portava nascosto. Altri miracoli seguirono. Il sacerdote non era che a una piccola distanza da Hercknrode , quando le due campane dell’abbazia si misero a suonare da sé; e quando il sacerdote entrato in chiesa depose l’Ostia sull’altare, Gesù Cristo apparve sotto forma umana con la testa coronata di spine e circondata di raggi luminosi. Tutti restarono meravigliati, e una donna posseduta dal demonio fu sull’istante liberata. L’Ostia fu lasciata e onorata a Herckenrode fino alla Rivoluzione, e dal 1804 la si venera nella chiesa di San Quintino di Hasselt. Histoire du miracle, Hasselt, 1845. 15 La S. Messa fonte di benedizione anche nelle imprese temporali. Venne un giorno domandato al generale di Sonis come mai la fortuna militare arridesse a lui più che agli altri generali. << E’ semplice, rispose egli: tutti i giorni vado per mezz’oretta d’istruzione dal più valente generale che esista >>. E poiché insistevano gli altri per conoscere il nome di questo suo maestro: << Si chiama Gesù Cristo, disse il bravo e valoroso soldato, tutti i giorni io assisto alla S. Messa e vi ricevo grazie per il buon esito delle mie imprese >>. Un altro militare diceva nel suo rozzo linguaggio: << Quando trascuro di recarmi alla santa Messa la mattina, resto un po’ ottuso tutto il giorno >>. O’ Connel, l’eroe liberatore dell’Irlanda, ascriveva il merito di tutti i suoi successi alla S. Messa, cui ogni giorno assisteva con grande pietà. Il santo contadino Isidoro tutti i giorni si recava ad ascoltare la santa Messa, né per questo ne soffrivano i suoi campi che erano sempre più belli di quelli degli altri. Racconta anzi una leggenda, che un angelo lavorasse per lui, mentre egli in chiesa adorava il suo Signore. Nel 1719 il fuoco si appiccò per cause sconosciute alla foresta di Valbonne, presso Nimes. Spinte dalla violenza del vento, le fiamme si estendevano da per tutto, al punto da far temere un incendio generale dei boschi di Valbonne e la distruzione della Certosa vicina. Si chiamò al soccorso per arrestarlo; ma invano. Fu invocato all’ora l’aiuto di Colui che comanda ai venti ed al fuoco del cielo. Il Padre priore, aperto il tabernacolo, prese fra le sue mani il SS. Sacramento, ed uscito dal monastero si avanzò verso il luogo del pericolo. Al suo giungere, le fiamme si arrestarono, si piegarono su sè stesse e si spensero senz’altro. Sensation de la Chartreuse, de Loin Cros, pag. 62. Bella lezione di rispetto data da Maria. Santa Veronica, religiosa di S. Marta di Milano, devotissima del SS. Sacramento, fu, il giorno dell’ottava del Corpus Domini, nel 1489, rapita in ispirito in cielo nel momento in cui si faceva la processione nel suo monastero. L’angelo del Signore le rivelò come in questo soggiorno di gloria si celebrava meravigliosamente quella bella festa. Tra le altre cose le disse che in quel giorno tutti gli spiriti celesti, rivestiti di bianco, circondavano il trono dell’Agnello, cantando inni di lode e offrendo un incenso purissimo in turiboli d’oro. In mezzo ad essi stava la gloriosa Vergine Maria. Tutti i santi vennero due a due a prostrarsi tre volte davanti a Gesù Cristo, rendendogli i loro omaggi. Quando venne la volta di Maria, si prostrò per tre volte davanti al Salvatore e l’adorò profondamente. Ma ecco la bella lezione di rispetto ch’ella ci dà: quando si fu alzata per ritirarsi, lo fece senza volger le spalle al suo Figlio, insegnandoci con ciò con quale rispetto si deve agire quando siamo in sua augusta presenza. Nicolò Laghi, tratt. III, c. XXX. 16 Una Messa per un defunto. Il celebre P. Lacordaire nelle sue conferenze sull’immortalità dell’anima raccontava il seguente fatto. Un principe polacco, incredulo, materialista, veniva componendo un libro contro l’immortalità dell’anima, ed era prossimo a darlo alla stampa, allorchè un mattino, passeggiando pel suo parco, una donna viene a gettarsi ai suoi piedi, esclamando con molte lacrime: << Principe, mio marito è morto testè. Ed ora l’anima sua, probabilmente, sarà in purgatorio….egli soffre!….Ed io sono nella impossibilità, perché povera, di far celebrare almeno una messa per lui. Vogliate venire in mio aiuto, ve ne scongiuro >>. Il principe benchè ritenesse che tale donna, abusando della sua credulità, volesse scroccargli una moneta, non ebbe il coraggio di rigettarla. Egli le consegnò una moneta, colla quale quella si diè premura di far celebrare il santo sacrificio per Il suo marito. Cinque giorni dopo, verso le dieci della sera, il principe, ritirato nel suo gabinetto di studio, rileggeva il suo manoscritto, ritoccando qualche particolare, quando tutto ad un tratto vide apparirgli dinanzi un uomo vestito come le persone del suo paese. << Principe, dissegli quell’uomo, io sono il marito della povera donna che venne a supplicarvi alcuni giorni or sono, chiedendovi una elemosina per far celebrare una santa Messa pel riposo della mia anima. La vostra carità è stata accetta a Dio, epperò Egli ha permesso di venire a ringraziarvene.>> E ciò detto, disparve come un’ombra. Il principe fu talmente colpito da questa visione, che getto il cattivo suo libro al fuoco, e si convertì nella più splendida maniera. San Malachia , arcivescovo di Armagh in Irlanda, raccomandò a Dio, durante la celebrazione del santo sacrificio, una sorella che la morte gli aveva tolta. Avendo cessato di farlo per trenta giorni, fu avvertito in sogno che la defunta aspettava con dolore nel cimitero e che era stata trenta giorni senza cibo spirituale. Il santo capì che questo cibo non era che la santa Messa. Riprese dunque l’uso di pregare per sua sorella; celebrò egli stesso e fece celebrare tutti i giorni la Messa a sua intenzione. Qualche tempo dopo la vide alla porta della chiesa, ma senza potervi entrare. Non avendo tralasciate le sue preghiere, la vide una seconda volta nella chiesa, ma lontana dal suo altare. Infine, pochi giorni dopo, essa gli riapparve una terza volta nella gioia, in mezzo ad una schiera di spiriti beati, e ciò gli dette una grande consolazione. 1611. San Severino a Parigi. Guarigione istantanea per una Comunione. Un giovane, nell’anno 1641, cadde gravemente ammalato, nella parrocchia di S. Severino a Parigi. Come si usa da mondani assai spesso di ricorrere tosto, ai medici umani, si chiamarono quelli della professione in cui si aveva più fiducia per la sua guarigione. Ma tutti i rimedi furono inutili e abili medici disperarono di salvarlo dalla morte, quantunque la sua giovinezza favorisse la loro impresa. Non vi era dunque più speranza che nel sovrano Medico dei corpi e delle anime, disceso, come dice sant’ Agostino, sulla terra per il genere umano; questo gran Medico, che da solo può guarire tutte le infermità spirituali e corporali. Il giovane, abbandonato com’era dagli uomini, pose in Dio solo la sua confidenza, ricevè la SS. Eucarestia dalla mano del Sacerdote che gliela portò secondo l’uso; ed ecco che per un miracolo straordinario e visibile, questo infermo, abbandonato da tre giorni dai medici, guarì subito, e sull’istante ritornò nella sua prima salute e non ebbe più bisogno dei soccorsi della medicina, e si trovò in istato di andare a far visita ai malati di tutta la parrocchia. Menologio Eucaristico, t. II, pag. 760. 17 La pianeta di Maria. S. Bonnet, vescovo di Clermont, molto devoto di Gesù e di Maria si era ritirato, la vigilia dell’Ascensione, nella chiesa di S. Michele per passarvi la notte in preghiere e prepararsi alla gran festa della sua Signora. A un tratto sentì come degli accordi melodiosi che venivano dal cielo, e subito il tempio fu illuminato e le sue volte risuonarono come nei giorni solenni quando vi è gran folla di popolo. Stupefatto il santo, vide la santa Vergine circondata da angeli avanzarsi in processione fino ai piedi dell’altare. Gli angeli chiesero chi celebrerebbe i divini Misteri e Maria rispose: << Sarà il mio servo Bonnet che prega in questa chiesa >>. Gli angeli andarono a cercare il santo, il quale, spaventato, si era nascosto in un canto della chiesa; lo rivestirono di ornamenti magnifici e l’assistettero, mentre celebrava la santa Messa in presenza di Maria. Terminato il santo sacrificio, la santa Vergine benedì il suo servo e come pegno della sua visita piena d’amore, gli lasciò la bella pianeta che aveva portata dal cielo. Questa veste miracolosa si conservava a Clermont prima della rivoluzione; era sì fina e sì bella che non si è mai potuto sapere di che materia fosse fatta, pesava quasi niente, morbidissima al tatto e di un ricamo sì delicato che solo le dita di un angelo e piuttosto della Regina degli angeli hanno potuto lavorarla. Bolland., 15 Febbraio. 1240. L’uso del calice non è necessario ai Laici per comunicarsi. Alessandro Ales, santo dottore, racconta che molti religiosi vennero un giorno a chiedere al priore del loro monastero di comunicarli sotto le due specie; essi non potevano credere, aggiunge, che ricevevano Gesù Cristo tutto intero, se non si dava loro nello stesso tempo il pane e il vino, consacrati all’altare. Il prete cerca di distoglierli dal loro errore, ma inutilmente, rimette allora nelle mani di Dio la causa, che esso non poteva vincere, e comincia il santo sacrificio. Il Dio nostro di bontà e misericordia, per confermare l’insegnamento della sua chiesa e le parole del santo priore, volle Egli stesso manifestare la verità disconosciuta. Il celebrante divideva l’Ostia santa, quando improvvisamente il sangue cade dalla frattura e la patena si riempie fino all’orlo. Ad un segno gli increduli si avvicinano e restano stupefatti: Il sangue di Gesù Cristo era dunque veramente nell’Ostia, come nel calice! Il religioso riavvicina poi le due parti, e il sangue che ne era uscito vi rientra senza lasciare alcuna traccia. Tutti i dubbi furono vinti e i monaci pentiti dissero col prete ciò che più tardi nel Concilio di Trento Fu definito sì chiaramente, dicendo: << Maledizione a quello che negherà che l’augusto Sacramento, sotto ciascuna specie e sotto ciascuna parte nella quale si divide quella specie, contiene Gesù Cristo tutto intero >>. Aless. Blons, S. IV, 9, 11. 18 La misericordiosa Regina del Purgatorio. Il mezzo più potente di soccorrere le anime del Purgatorio è di far celebrare per esse il santo sacrificio della Messa. Ma quando si rimettono i frutti infiniti del sangue di Gesù tra le mani di Maria, perché li applichi a suffragio dei defunti, si può star quasi sicuri della loro liberazione. Un buon frate, morto da qualche tempo. apparve ai suoi antichi compagni e disse che essendo nel Purgatorio, soffriva poco per la pena del senso, ma molto per la privazione di Dio. Egli lo pregò di chiedere al suo Priore di aggiungere una preghiera per lui nella santa Messa. Si soddisfece al suo desiderio e il Priore vide l’anima del Frate tutto allegro, sotto il manto di Maria che lo conduceva in cielo con un’aria di trionfo, come una conquista del suo amore. S. Stanislao Kostka Nic. Laghi, t, III Si sa qual tenero amore S. Stanislao Kostka portasse a Maria; quando gli si chiedeva la ragione del suo affetto sì vivo, rispondeva: << Essa è mia madre! >>. Prima di entrare nella compagnia di Gesù, cadde gravemente ammalato, ed essendo alloggiato in casa di eretici, non poteva ricevere il SS. Sacramento. Questa cosa era per il suo cuore, pieno d’amore per l’Eucarestia, un dolore maggiore della malattia stessa. Egli ricorse a santa Barbara, patrona degli agonizzanti, e la sua preghiera fu esaudita. Questa santa gli apparve circondata da angeli, e gli portò l’oggetto dei suoi desideri, la santa Comunione. Ma Maria vegliava su questo figlio privilegiato del suo cuore, e volle manifestargli sensibilmente chi era colui ch’egli aveva ricevuto sotto i veli eucaristici. Essa si mostrò dunque a lui, tenendo il suo carissimo Gesù tra le braccia, poi mise questo tesoro inestimabile sul suo letto. Non si può comprendere l’ardore, il rispetto, la tenerezza e la consolazione che provò il santo giovane, vedendo il suo letto ornato d’un fiore sì prezioso. Egli cominciò a migliorare e presto fu perfettamente guarito, non potendo la malattia resistere al contatto dell’Autore della vita. Vita dei Santi, 15 Agosto. 1345. Miracolo di Cracovia. Alcuni scellerati, spinti dalla cupidigia, rubarono dalla chiesa di tutti i Santi in Cracovia la custodia che serviva a esporre l’Ostia santa alla adorazione dei fedeli. Il Corpo di Gesù Cristo vi si trovava ancora; ma ciò non arrestò i sacrileghi, che credevano fare un ricco bottino, stimando il vaso fosse d’oro. S’accorsero presto che era solo dorato e dal dispetto lo gettarono in una palude melmosa. Ciò successe alla porta della città, in un terreno appartenente alla basilica di Cracovia . Da quel giorno delle fiammelle uscivano dalla palude e numerosi lumi, portati da mani invisibili, brillavano come torce al di sopra delle acque. Il vescovo, ordinato un digiuno di tre giorni, andò solennemente col suo clero sul luogo del prodigio. Dopo alcune ricerche, in mezzo ad alcune erbe, l’Ostia santa apparve intatta agli occhi della folla meravigliata. Certo gli angeli avevano vegliato intorno al loro Re sì indegnamente oltraggiato. L’Ostia divina fu riportata alla chiesa donde era stata asportata . Ed a perpetuare il ricordo di questo miracolo, il re Casimiro di Polonia fece innalzare un tempio magnifico col nome di Corpo di Gesù Cristo e più tardi vi fondò intorno una città chiamata, dal suo nome, Casimiria. Molanus: Natales Sanctor. 19 S. Geltrude e le anime purganti. L’illustre vergine S. Geltrude, volendo far comprendere alle sue religiose la gran purezza che lo Sposo divino ricerca nelle anime prima di ammetterle alle nozze celesti, manifestò loro una visione meravigliosa che ebbe ella stessa. La sua propria sorella, alquanto più giovane di lei, era morta nel fiore degli anni, ricca di opere sante e di meriti e particolarmente di una devozione affatto singolare verso il SS. Sacramento. La comunità ebbe cura di pregare per quell’anima e di offrire a beneficio di essa penitenze ed orazioni innumerevoli. Geltrude la vide risplendente ed inginocchiata dinanzi al Re della gloria, da cui ne partivano cinque raggi infiammati, che dolcemente andavano a percuotere i cinque sensi della defunta, la quale però portava sulla fronte una nube d’angoscia e una visibile tristezza. La santa, volgendosi a Nostro Signore Gesù Cristo, lo richiese come Ei potesse illuminarla in quel modo, senza che ella esperimentasse una gioia perfetta. Gesù le rispose che, sino a quel momento, la pia figliuola era degna soltanto di contemplare la sua divina umanità, e di godere la vista delle sue cinque piaghe, ma che non meritava ancora la visione beatifica della divinità, rimanendovi alcune lievi colpe contratte quanto alle osservanze della regola. Geltrude supplicò il Signore di usare indulgenza a sua sorella, di perdonarle quelle debolezze, e di ammetterla al concorso dei beati. Il Signore rispose che quando non fosse per i suffragi fatti in favore di lei, la divina giustizia avrebbe voluto l’intero sconto della pena. La S. Badessa da quell’istante s’impose molte opere meritorie, affine di sollevare e liberare l’anima della sorella; pensava specialmente a lei nel tempo che si offriva il santo Sacrificio della Messa, ed allora le sembrava di vederla salire a poco a poco al cielo. Un giorno apparve a Geltrude l’anima della sorella e le disse: << La devozione che io ebbi per tutta la mia vita al SS. Sacramento, mi fa raccogliere frutti particolari dall’Ostia adorabile, quando è offerta per me; perciò io sto per essere introdotta per sempre in quel soggiorno, ove mi attende il Celeste Sposo, per darmi la corona. Oh quanto sono contenta del culto che gli porsi durante i pochi anni del terreno mio pellegrinaggio! A qual buon Signore serviamo noi! >>. Da queste parole fu infiammata di nuovo amore verso la SS. Eucarestia tutta la comunità di Geltrude; e anche concepirono quelle suore una grande avversione alle piccole mancanze. Postel: L’angelo della prima Comunione. A Mubeuge, nell’Hainaut francese, un sacerdote vide all’altare improvvisamente il sangue di Gesù Cristo, fresco e vermiglio come se fosse sparso allora, elevarsi nel calice bollendo, versarsi e spandersi sul corporale che ne fu tosto imbevuto. La città intera si commosse a questo prodigio, e perché se ne conservasse sempre la memoria, fu racchiuso il prezioso corporale in una cassetta d’argento, sostenuta da un angelo dello stesso metallo. Un santuario fu fondato per servire di riparo a questo tesoro; una confraternita eretta in onore del SS. Sacramento; e, ogni anno, gli associati, vestiti di un mantello rosso e con una torcia in mano, assistono alla processione commemorativa del miracolo. Hautin: Sacram. Amoris, p. 549 20 La Beata Emilia Bicchieri La beata Emilia Bicchieri, stata per quarantun’anni priora di un monastero del Terzo Ordine di S. Domenico, presso Vercelli, morì in odore di santità il 3 Maggio 1314. Un giorno ritenuta presso una suora sofferente non poteva assistere alla santa Comunione. Quando potè scendere nella cappella, sentì vivamente la privazione spirituale che aveva dovuto imporsi; ma il pensiero che un atto di carità ne era stata la causa, la consolava. Ed ecco che, in presenza delle religiose, un angelo entra nella cappella, apre il tabernacolo e dà la Comunione alla venerabile madre. La madre ordinò allora di cantare il Te Deum, e tutta la comunità rese grazia di questo beneficio. I giorni di Comunione conservava più che era possibile un raccoglimento profondo, e si sforzava di restare unita al suo divin Salvatore. Si comunicava più volte alla settimana ed era la sua più grande felicità sulla terra. Una volta, meditando sulla infinita maestà e santità di Dio, si domandò con ansietà se non era temeraria d’accostarsi sì spesso a sì augusto Sacramento. Nostro Signore calmò tosto il suo turbamento con questa risposta: << Mia cara, io sono felice di vivere con te sotto la specie sacramentali. Mi è più accetto chi si avvicina a me per amore, di chi si allontana per timore. Ricordati delle parole che ho detto al miei Apostoli: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui >>. Bolland., die 3 maji 1866. Dubno in Polonia Apparizione durante le quarant’ore. A Dubno il 18 Febbraio del 1866, in una chiesa cattolica, nell’occasione degli ultimi giorni di carnevale, vi si celebravano le quarant’ore. Il SS. Sacramento era esposto, e le persone che l’adoravano scorsero una luce tranquilla ma splendida uscire dall’Ostensorio, ed in mezzo ad essa la forma distintissima di nostro Signore. Questo miracolo che durò tutto il tempo delle quarant’ore, fu ammirato, non solamente da alcuni privilegiati, ma da tutti, cattolici o scismatici, che, per devozione o curiosità, riempivano incessantemente la chiesa. Il curato fu il primo ad esaminare da vicino questa meravigliosa apparizione, ed i fedeli invitati ad accostarsi per osservare essi pure, furono presi da un tal rispetto misto a terrore che non sapevano in qual modo discendere i gradini dell’altare. La notizia del prodigio si sparse subito nella città e nei dintorni. La polizia chiamò il curato per domandargli delle spiegazioni e gli proibì, sotto pena d’imprigionamento, di parlarne, perché, dicevano le autorità, era quello un nuovo sotterfugio del clero. Il curato, da parte sua presentò un rapporto particolareggiato al vescovo; ma il clero stesso supplicò i testimoni oculari di tacere sul miracolo, perché temevano con ragione la chiusura della chiesa. Questo è il fatto nella sua semplicità. Furono sperimentati tutti i mezzi per cancellarlo dalla mente del popolo; ma la verità sa farsi luce attraverso anche alle più fitte tenebre, e i fervorosi cristiani polacchi ricordano tuttora questo fatto prodigioso di cui li ha degnati l’amabile bontà di Gesù Sacramentato. Dal Monde, del 23 Marzo 1866 21 La presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento, attestata con un prodigio. Nel mese di Dicembre 1892, uno dei nostri Missionari Cinesi, il R. P. Simone Tiheng, faceva la missione annuale nell’estremo nord del vicariato. Il villaggio, dove il padre si trovava, non contava che 57 cristiani, di cui 7 battezzati in quell’anno. Questi ultimi appartengono tutti ad una numerosa famiglia di 20 persone, padre, madre con 5 figli, altrettante figlie e nipoti. La più giovane delle figlie aveva imparato il catechismo con tutti gli altri, ma non aveva voluto né potuto battezzarsi, perché essa continuava a dubitare della presenza reale di Gesù Cristo nella SS. Eucarestia. Un giorno essa assisteva con altri fedeli e catecumeni alla S. Messa, quando terminato il santo Sacrificio, andò a curiosare sopra e sotto la tovaglia e intorno all’altare stesso. Il catechista, occupato ad istruire i fedeli, accorse, dicendole che essa mancava di rispetto al santo altare e al tempio di Dio. << E’ vero, rispose essa; so che non sarebbe permesso, ma io però ho le mie buone ragioni di far ciò; perché durante la Messa ho veduto sull’altare due bambini di una bellezza sorprendente, ed io voglio sapere, dove il padre che ha celebrato li ha nascosti, perché mai in mia vita ho veduto due fanciulli così belli. Fu condotta in sagrestia dal padre missionario il quale, comprendendo l’opera della grazia, le spiegò come Iddio avesse voluto far comprendere a lei la sua presenza reale nell’Ostia sacrosanta, mentre due ostie appunto egli aveva consacrate perché, oltre il sacerdote, un altro fedele si era comunicato. La giovane allora sì graziosamente privilegiata dal Signore, sciogliendosi in lacrime di consolazione, chiese immediatamente il battesimo, dicendo: Io credo fermamente alla presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento dell’altare. Missioni Cattoliche, Genn. 1893. 1558. Salzano ( Italia ) Una mattina del 1558, un sacerdote per nome don Lorenzo in quel di Salzano presso Treviso, portava il S. Viatico ad un infermo; nessun corteggio, nessuna pompa accompagnava l’augustissimo Sacramento, all’infuori di un fanciulletto di sacristia. Uscendo dalla città, s’imbattono in una truppa di giumenti, i quali, quasi consapevoli del grande mistero che celava il sacerdote, fanno ala al suo passaggio e piegano riverenti le ginocchia in atto di adorazione. Non è da dire la meraviglia del prete e del chierichetto, i quali furono ancor più stupiti quando videro quella mandra, alzatasi, tutta insieme seguirli docile e tranquilla, quasi facendo corteggio alla divina Eucarestia. E così giunsero alla porta dell’ammalato, dove quei giumenti attesero che il sacerdote amministrasse il santo Viatico e li benedicesse! Dopo di che ritornarono alla loro pastura. Hautin: Sacram. Amoris, pag. 70. 22 Maria e l’Eucarestia. Colui che fa una Comunione indegna risente nel fondo del cuore una paura, una disperazione, un odio contro Dio; è ciò il principio di quello che lo dividerà da Lui nell’eternità. Tutto, invece di portarlo alla massima fiducia, lo porta alla disperazione. Gli si parla degli ultimi Sacramenti? Ma il ricordo di quelli che profanò in vita, lo turba. Gli vien presentata una croce? Ma tale vista, in luogo di consolarlo, gli rimprovera il delitto. La maggior parte dei sacrileghi muore in tale insensibilità. Essi muoiono sovente, pensando a tutt’altro che a Dio; e i Sacramenti mal ricevuti sono come la conferma della loro riprovazione. San Giovanni della Croce. Questo gran Santo, che fu compagno di S. Teresa nella riforma dell’Ordine Carmelitano, e che tanto si affaticò in opera così ardua, veniva ricolmato di insigni favori celesti e da frequenti estasi. Un giorno celebrava nella chiesa del monastero di Baeza. Tanta fu la violenza che egli dovette imporsi per resistere all’impeto dello spirito che lo trasportava, da trovarsi fuori di sé. Dopo la consumazione della sacra Ostia, restò come estatico, col calice fra le mani come stupefatto. Dopo qualche momento ritornato in sé stesso, ma non ancora abbastanza per conoscere ciò che facesse, discende dall’altare senza bere il prezioso sangue e rientra in sacrestia. Tutti si guardano l’uno con l’altro senza pronunziare parola ma infine lo circondano, lo fanno rinvenire in sé stesso, e lo aiutano a terminare la Santa Messa. Un’altra volta nella chiesa delle Carmelitane di Avila fu rapito in estasi , nella quale durò lungamente dopo pronunciate le parole della consacrazione e restando con la sacra Ostia elevata. Il suo volto raggiava come se fosse stato situato dirimpetto ad una intensa luce. Quelli che erano presenti si accostarono da vicino per meglio considerare il prodigio; ma un nuovo portento loro si para innanzi. Essi scorsero sulla superficie del corporale tanti brillanti splendori che illuminavano tutto il mezzo dell’altare. Il santo, senza accorgersi del miracolo, rimase immobile con gli occhi fissi sull’Ostia, che egli adorava con tutto il fervore del suo cuore. Allorchè ebbe terminata la S. Messa, la Madre priora venne a vederlo, e: << Padre mio, gli disse, che cosa v’è successo nel tempo della S. Messa? Non vogliate tacerlo, perché tutti l’hanno notato>>. Il Santo dopo un profondo sospiro disse: << Iddio mi si è fatto vedere in sì grande maestà, che io non potevo continuare il Sacrificio >>. 23 Un ebreo confuso da una spiritata. San Leonardo narra nel Tesoro nascosto il seguente fatto. Trattenendosi un ebreo su di una piazza, dove erano molte persone, fra le quali una spiritata, passò di là un sacerdote, che accompagnato da molto popolo, portava il santo Viatico ad un infermo. Tutta quella gente s’inginocchiò, facendo il dovuto ossequio d’adorazione al SS. Sacramento; solo l’ebreo non si mosse, né diede alcun segno di riverenza. Ciò veduto l’ossessa, s’alzò tutta infuriata, tolse di capo all’ebreo il cappello, e gli diede una gran guanciata (schiaffo) dicendo: O sventurato! perché non fai riverenza al vero Dio che si trova in quel divin Sacramento? – Che vero Dio, ripigliò l’ebreo, se ciò fosse vero si adorerebbero più dei, mentre sopra ciascun altare, quando si dice la messa, ve n’è uno. Quella femmina allora preso un crivello e postolo incontro al sole, disse all’ebreo che mirasse i raggi che entravano per quei buchi, poi soggiunse: Dimmi, ebreo, sono per questo molti soli, che passano per i buchi di questo crivello, oppure uno solo? E rispondendo l’ebreo, che certo era il medesimo e unico sole, replicò la donna: Perché ti scandalizzi se Dio umanato e sacramentato, benchè uno invisibile e invariabile, per eccesso d’amore si avvicina a noi con vera e reale presenza sopra diversi altari? Tanto bastò per confondere le incredulità dell’ebreo, e per costringerlo a confessare la verità della fede. 1578. Bois - le - Duc in Fiandra Nel 1578, a Bois- le- duc , un calvinista predicava nella chiesa parrocchiale di S. Pietro, e disse tante bestemmie contro le cerimonie della chiesa, ed in particolare contro l’elevazione della Santa Ostia nella Messa, che Dio volle dare un salutare esempio in presenza dei suoi stessi uditori. Nel momento in cui proferiva le più grosse insolenze contro la divina Eucarestia, fu colpito da un male improvviso, e rese l’anima senza che gli si potesse dare il minimo soccorso. I suoi seguaci furono così colpiti da questo castigo provvidenziale, che lo sotterrarono in segreto per non attirare l’attenzione sopra questa punizione, che avrebbe potuto far abbandonare la pretesa riforma del paese. San Francesco Saverio. San Francesco Saverio, il grande apostolo delle Indie, dopo aver impiegato il giorno a conquistare anime a Dio, cercava il riposo e la consolazione del suo cuore ai piedi del tabernacolo. Inginocchiato davanti al suo Dio, lo contemplava e l’adorava, finchè, soccombendo alla fatica, si addormentava sui gradini dell’altare. Era là che il suo grande cuore di apostolo riposava presso al divin cuore del suo buon Maestro. Era di là che egli si alzava la mattina pieno di coraggio e di forza per correre di nuovo a conquistare anime a Gesù. 24 Il ciborio vivente. Si legge nella vita di Maria Eustella, soprannominata l’angelo dell’Eucarestia, le parole seguenti: << Autori gravissimi dissero che dopo l’ascensione del suo divin Figlio la santissima Vergine Maria riceveva ogni giorno il Corpo del Salvatore e che le specie sacramentali si conservavano senza corruzione nel suo petto da una Comunione all’altra >> (pag.201). La santa Vergine rivelò questa meraviglia a Maria d’Agreda. Noi citeremo alcune parole della serva di Dio: Ecco come l’Altissimo operava questo miracolo. Quando la purissima riceveva la Comunione, le specie sacramentali si separavano nello stomaco dal nutrimento naturale affine di non confondersi e mescolarsi col poco nutrimento che la grande Regina prendeva alcune volte. Il SS. Sacramento poneva allora nel cuore di Maria come ricompensa del sangue ch’essa aveva fornito per formare la santa umanità di Gesù Cristo. La Comunione della divina Eucarestia è considerata come estensione dell’Incarnazione; era dunque giusto che la beata Madre partecipasse a questa estensione in modo nuovo e speciale, ella che aveva concorso a questa stessa Incarnazione del Verbo eterno in modo miracoloso e particolare. Città mistica, p. III, VII, c. VIII. 1230. Firenze. Una goccia di sangue cambiata in carne. Il Venerdì 30 Dicembre 1230 un venerando sacerdote, per nome Ugoccione, celebrava il santo sacrificio della Messa nella chiesa di S. Ambrogio, situata allora fuori delle mura di Firenze e dipendente dal monastero di Suore Benedettine. Il pio sacerdote, cui l’età aveva assai affievolita la vista, non si accorse, nel sumere il calice, di avervi lasciato una goccia del vino consacrato. Ma nel momento dell’abluzione egli vide questa goccia cambiarsi in sangue vermiglio, dividersi per ben due volte in tre parti uguali, e riunitesi ancora soprastare sul vino versato nel calice per la purificazione. Ai gemiti ed ai singhiozzi del sacerdote, religiosamente spaventato da tanto prodigio, accorrono i fedeli, i quali rimangono essi pure colpiti della più profonda meraviglia. Infine l’abbadessa del monastero, Taida, fatta recare un’ampolla di cristallo, Ugoccione vi versò col massimo rispetto il prezioso Sangue e terminò il sacro rito. Tre giorni appresso che era stata con ogni cura riposta in un tabernacolo, un nuovo prodigio veniva ad accrescere immensamente l’ammirazione e la fede. La goccia di vino consacrato, cambiatosi in sangue, prese l’aspetto di carne umana e la si vedeva sospesa nell’ampolla senza alcun appoggio di sorta, mentre il vino non consacrato che avrebbe dovuto servire per l’abluzione e che riempiva circa la metà dell’ampolla, aveva preso una tinta rosea ed erasi disseccato istantaneamente senza lasciare alcuna traccia di umidità. La notizia del prodigio si diffuse tosto per tutta Firenze e il vescovo Ardingo, dopo sacro esame, constatato il prodigio, assieme a molti altri sacerdoti e personaggi, fece costruire un magnifico tabernacolo di avorio, ornato di lamine d’oro e rivestito di porpora perché servisse di dimora al Corpo santissimo di Gesù Sacramentato. Agost. Coltellini: Miracoli del SS. Sacramento di Firenze. 25 La genuflessione davanti al SS. Sacramento. Monsignor Gaume, in un suo libretto intitolato << La genuflessione davanti al SS. Sacramento >>, ci narra una conversione operata, senza saperlo, da Mons. Mermillod, quando era ancora vescovo di Ginevra. Egli aveva l’abitudine ogni sera di fare un’ultima visita all’Ospite divino, riempire d’olio la lampada, vedere se tutte le porte erano chiuse e nessuno fosse entrato in chiesa. Fatto tutto questo, s’inginocchiava qualche tempo su un gradino dell’altare, si inchinava fino a terra, baciava il pavimento in segno di profonda venerazione e si ritirava. Una sera, mentre credeva essere affatto solo in chiesa, ed aveva appena finita la sua solita devozione, udì aprirsi ad un tratto la porta d’un confessionale e vide uscire una signora riccamente vestita. Chiestole che facesse là a quell’ora: << Io sono protestante, gli rispose la donna, ma durante tutta la quaresima ho assistito alle vostre prediche sulla presenza reale di Cristo nel SS. Sacramento, ed i vostri argomenti mi convinsero della verità di questa dottrina; solo un dubbio mi rimaneva: Crede egli stesso a ciò che dice? Per questo mi nascosi qui per osservare se il vostro contegno davanti alla SS. Eucarestia era, anche lungi da ogni sguardo, quello di un credente. Nascosta, spiai ogni vostro movimento…. ed ora credo: ascoltate la mia confessione >>. Quella signora divenne ben presto una delle più ferventi cattoliche di Ginevra. 1603. Isola di Chio. Il miracolo della pioggia. Nel 1603, l’isola di Chio era minacciata da una grande carestia, perché la cessazione delle piogge da due anni rendeva sterili le campagne. In questo frangente, i turchi supplicarono i cristiani di fare una processione col SS. Sacramento per piegare la misericordia divina. Il corteggio fu prontamente organizzato, e i mussulmani vollero che le loro truppe in grande tenuta facessero scorta al Dio dei Cristiani. Questo atto di fede di una popolazione desolata non fu inutile; poiché appena la processione cominciò a sfilare nelle vie, il cielo si coprì improvvisamente di nubi. Tosto la pioggia cadde e in sì grande abbondanza che si dovette rientrare precipitosamente nella chiesa. Queste pioggie benefiche durarono tre giorni, rendendo alla terra la sua fertilità e preparando una messe abbondante. Il miracolo fu sì meraviglioso che un gran numero di maomettani si convertirono, e il governatore credette dover ricompensare i cristiani, dando loro dei preziosi privilegi. Silv. Pietrasanta: Thammasia verae religionis, tom. III, pag. 74. 26 1250. Milano. Un ricco cattolico del territorio di Milano aveva l’abitudine di offrire l’ospitalità a San Piero di Verona nelle gite apostoliche. Una sera Piero giunse affaticato; il suo ospite, ordinariamente sì rispettoso, sì premuroso, osò quasi chiudergli la porta in faccia. Come mai questo cambiamento? – Nel corso della conversazione l’ospite finì per confessare il suo segreto. Un eretico manicheo era venuto e gli aveva rimproverato l’ospitalità che dava al << nemico della verità >>, e aveva aggiunto: << Vieni, ti farò vedere la santa Vergine che te lo dirà >>. Esso, spinto dalla curiosità, si era fatto accompagnare dal suo interlocutore all’assemblea dei settari. Una brillante signora era apparsa sull’altare portando il suo figlio fra le braccia: << Figlio mio, aveva detto, tu sei nell’errore, tu vedi che la verità è qui e non presso i cattolici. Io te lo dico, la Madre di Gesù >>. Convinto, l’infelice si era fatto manicheo. << Andate a dire all’uomo che vi ha parlato che io pure mi faro manicheo se mi mostra la Santissima Vergine >>, dice Piero. L’ospite si affretta ad avvertire il suo nuovo amico che accetta con gioia. Il Santo passò la notte in preghiera. La mattina alla messa conservò un’Ostia consacrata, che racchiuse in una pisside e appese rispettosamente sul suo petto. Così armato, andò all’assemblea dei manichei. Quello che adempiva l’ufficio di medium fece apparire sull’altare la brillante signora, la quale rimproverò al nuovo arrivato la sua ignoranza nella verità. Allora Piero, elevando l’Ostia santa, disse all’apparizione: << Se tu sei veramente Madre di Dio, adora tuo Figlio! >>. A queste parole il fantasma disparve in fumo nero, lasciando la sala ripiena di un odore pestifero; il demonio era fuggito davanti al suo padrone e Dio. Acta SS., Bolland., t. III. S. Ambrogio S. Ambrogio aveva una somma riverenza alla chiesa, e quando celebrava i divini misteri lo faceva con tanta maestà e devozione che rapiva tutti i presenti. Racconta egli stesso, come ai suoi tempi vi erano in Milano anche le chiese degli eretici ariani. Ma essendo mal tenute e peggio ufficiate, restavano per lo più deserte, e tutto il concorso era alle chiese dei cattolici. L’imperatrice Giustina, ostinata ariana, si rodeva di rabbia, né poteva soffrire questo confronto. Una festa adunque, in cui la chiesa dei cattolici era piena più che mai, questa donna, inviperita, mandò due compagnie di soldati, parte eretici, parte pagani, con ordine che si inoltrassero con fracasso fino all’altare, e mettessero in confusione ogni cosa, rovesciando, battendo ed uccidendo ancora i cattolici assistenti ai divini ufficii. Entrano dunque costoro nel sacro tempio con grida e con armi alla mano, e rompendo a forza la calca del popolo, giungono fino al recinto dell’altare. Quivi, cosa stupenda! Al mirare la compostezza e devozione del popolo, la maestà dell’apparato, la modestia dei sacerdoti, il silenzio dei sacri ministri, la melodia del canto, il profumo degli incensi, l’imponenza delle cerimonie, lo splendore dei ceri, restano come attoniti e sbalorditi. Si fermano per curiosità, quindi alla curiosità subentra la riverenza e la devozione. Conclude S. Ambrogio affermando che molti di quegli idolatri, mossi dal decoro e dalla maestà di quelle sacre funzioni e dal raccoglimento e devozione di tanto popolo, chiesero il battesimo, e moltissimi eretici ritornarono in grembo alla chiesa. 27 Guarigione miracolosa di S. Gorgonia. Mia sorella Gogornia, dice san Gregorio di Nazianzo nei panegirici di quella santa, era aggravata da una malattia mortale. I medici non avevano più speranza di guarirla. Allora questa amata sorella si alza nella notte, poi va in chiesa. Là prostrata davanti al tabernacolo dove riposa nostro Signore Gesù Cristo per nostro amore, essa gli presenta le sue bontà e i suoi benefici e i prodigi della sua carità: << Altra volta, gli dice essa, una povera donna travagliata da una crudele malattia tocca il lembo della vostra veste e subito guarisce. Dunque, Signore, la vostra potenza sarà diminuita? Voi che vi lasciate intenerire dalla voce della povera cananea, sarete dunque insensibile alla mia preghiera? La vostra bontà, la vostra tenerezza così compassionevole non la volgerete dunque più a sollevare gli infermi? L’infinità della vostra potenza, della vostra bontà e del vostro amore avrà essa dei termini? Eccomi umilmente prostrata ai piedi della vostra inestinguibile misericordia, davanti a questo tabernacolo dove avete stabilito la vostra dimora nell’eccesso del vostro amore per i figli degli uomini. Ebbene! Io faccio voto di non rialzarmi, finchè non mi abbiate guarita >>. Terminata questa preghiera, nella quale non si sa che cosa ammirare di più, o la sua fede viva o il suo amore, Gorgonia si alza: la sua domanda era esaudita, essa era guarita. Da una famiglia era da molto tempo fuggita la pace. La madre, oltre ai maltrattamenti del marito, doveva subire anche quella dei figli, e le cose giunsero a tal punto che la poverina fu costretta ad allontanarsi. Fu così consigliata ad iscriversi alla Santa Lega Eucaristica, né la sua speranza andò delusa. Pochi giorni appresso, il marito, ammalatosi, la pregò di tornare in famiglia ad assisterlo, ed essa volò al suo fianco. Durante la lunga malattia quegli le domandò perdono dei torti usatile, si riconciliò con Dio e morì poi da buon cristiano. Ora la pace è tornata in quella casa, la vedova vive tra i figli che l’amano e la rispettano cordialmente. Ne sia lodato Gesù Eucarestia che ha saputo mutare quei cuori. Da una lettera al P. Beccaro. A Fecamps in Normandia un prete di grande santità cantava solennemente la Messa il giorno in cui si celebrava la dedica della chiesa della SS. Trinità. Egli teneva l’Ostia per comunicarsi quando essa si cambiò improvvisamente in un bel fanciullo. Il sacerdote fece allora segno al diacono di chiamare i vescovi presenti alla solennità e dietro il loro ordine trasportò il Sacramento miracoloso in un tabernacolo per conservarvelo. Era l’anno 1182. Roberti de Monte: Cronaca, anno 1182. – E. Conet: Miracoli del SS. Sacramento. 28 La sentinella di Gesù Cristo. Alcuni anni fa, essendosi cambiata la guarnigione ad Orlèans, il parroco della cattedrale osservava, sorpreso, che, dall’arrivo di quel nuovo reggimento, tutti i giorni un soldato, dalle ore una alle tre dopo mezzogiorno, tenevasi diritto, immobile, dinanzi al Sancta Sanctorum. Venuto un capitano con la sua signora a visitare la splendida cattedrale, il parroco lo introduce nella sacrestia, e portato il discorso sul bel contegno delle nuove milizie, gli narra l’accaduto, quindi soggiunge: -- Se lei ha pazienza di aspettare qualche minuto, ne diverrà testimonio oculare. Difatti, appena suona l’ora, ecco il soldato mettersi al solito luogo. Lo guarda il capitano ed esclama: -- Ma questi è il soldato di mia confidenza, un bravo giovane ed un eccellente militare. Si avvicina allora al soldato che, veduto il suo capitano, si mette tosto in posizione. Che fai tu là? Gli dice l’ufficiale. – Mio capitano, faccio due ore di guardia a Dio. Vedete, è un’osservazione che mi fa bollire il sangue nelle vene, vi sono delle guardie da per tutto; a Parigi i grandi dignitari hanno la loro sentinella, il generale ne ha tre, una il mio colonnello, una il prefetto, ecc. Quando io vengo in questa chiesa dico a me stesso: Ma il Signore è pure infinitamente più grande di tutti, e non ha mai una sentinella? … Ebbene verrò io tutti i giorni, nelle ore che ho di mia libertà, e vi assicuro che non mi pare lungo questo tempo, perché amo il buon Dio, come lo amate voi, mio capitano. Conversione ottenuta In grazia della S. Lega Eucaristica. In una città della Liguria una giovane donna presa da scoraggiamento per gravi colpe commesse da giovinetta, si era data al mal fare. Dalla sua prima Comunione non si era più accostata ai SS. Sacramenti, e tutta vana di sé stessa nessun pensiero davasi dell’anima sua. Nella prima quindicina dell’Aprile 1897 venne regalata un’immagine della S. Lega Eucaristica ad un suo bimbo. Ella vide e lesse ciò che in essa stava scritto. Da quel giorno ogni volta che essa passava dinanzi a qualche chiesa, una forza irresistibile l’attraeva ad entrarvi, il che non aveva fatto da parecchi anni. Tenne di ciò parola con una signora cattolica, dalla quale ebbe conforto e consigli. Il giorno 29 Aprile la grazia era ottenuta; la giovane donna si apriva ad uno zelantissimo sacerdote, si riconciliava con Dio, riaveva per la seconda volta in vita sua Gesù nel suo cuore e ne viveva consolata. Ora ne benedice il Signore, e ripete non aver mai provato tanta gioia quanta ne sente, nella speranza di aver ottenuta dalla divina misericordia il perdono delle tante sue colpe. 29 La prima Comunione di un condannato a morte. La Corte d’Assise di Nantes condannava, nel 1800, alla pena di morte un giovanetto che aveva ricevuto l’istruzione moderna. Nei pubblici dibattimenti l’accusato fè pompa di un ributtante cinismo. In carcere, dopo la sentenza, consentì di ricevere il cappellano che gli diede a leggere il Pensateci bene del Baudran, e ne sentì le parole di conforto, che per grazia del signore trasformarono l’anima di lui. Il 5 Febbraio, dopo aver ricevuti i primi rudimenti religiosi, fece nella prigione di San Nazaro, la sua prima Comunione con tale fede e pietà da strappare le lacrime ai pochi presenti. Poi andava dicendo: << Se avessi sentito parlare di Dio, non sarei dove ora mi trovo; ma nessuno me ne parlò prima che ricevessi la visita del cappellano e del mio avvocato. Accetto la mia terribile pena e con coraggio aspetto il giorno dell’espiazione. Possa la sventura servire d’esempio agli altri e preservarli da ogni delitto >>. I padri del deserto. Nella sua storia Lausiaca, Pallade parla di un santo monaco chiamato Marco, che, in mezzo al deserto dell’Egitto, viveva in una purità angelica. Ora nel suo cuore, il buon Dio fece questo miracolo: ogni volta che il sacerdote gli si avvicinava per dargli la Comunione, una persona misteriosa, della quale non si vedeva che la mano, prendeva dall’altare la santa Ostia e la portava al pio solitario, la cui purezza rendeva degno di essere così servito dagli angeli. E’ pure dalla mano degli angeli che S. Onofrio e i solitari del suo deserto ricevevano la santa Comunione. << Come , padre mio, gli domandava un giorno uno straniero, perduto nel fondo delle solitudini, come fate per ricevere la santa Eucarestia alla Domenica? >> <<Vi provvede il Signore, rispose il Santo, inviando un angelo che mi porta l’Ostia immacolata. E non sono solo io a essere trattato con tanta misericordia, tutti quelli che per amor di Dio vogliono ritirarsi in questo deserto, lungi dagli sguardi degli uomini, ricevono lo stesso favore >>. Patrol. Lat., t. 73 col. 1119. Ugo di S. Vittore Si legge nella vita del celebre e pio Ugo di S. Vittore, che il Figlio di Dio gli apparve un giorno all’altare, sotto la forma di un bambino e, dopo avergli dato il piacere di contemplarlo, l’invitò alfine a prenderlo ed a cibarsene. A queste parole, scusandosi sull’orrore naturale che sentiva, il sant’uomo pregò nostro Signore di nascondere la sua carne adorabile sotto i veli delle sue specie sacramentali. Il Salvatore esaudì la sua domanda, e l’abate si comunicò con una devozione straordinaria. Questo miracolo mostra chiaramente la bontà con la quale il dio dell’Eucarestia ci tratta tutti i giorni alla Santa Mensa, condiscendendo, dice Ugo di S. Vittore, << all’infermità degli uomini in una maniera così ammirabile che, risparmiando i sensi ci fortifica la fede >>. Hugo Victor: Lib. De Sacr. Patrol. Lat., t. 176 30 1640. Torino. Il castigo dei profanatori. Nella terribile guerra civile che desolò il Piemonte sotto la minorità del duca Carlo Emanuele II, gli spagnoli sostenevano le pretensioni del principe Tommaso contro la duchessa madre Maria Cristina. Questa principessa era sorella di Luigi XIII, re di Francia, che mandò delle truppe per soccorrerla. I francesi giunsero il 10 Maggio sotto le mura di Torino. Il 12, dopo aver dato molte volte l’assalto alla fortezza del Monte, se ne resero padroni e la guarnigione si rifugiò con la popolazione dei sobborghi nella chiesa dei Padri Cappuccini. I vincitori non si arrestarono per la santità del luogo: massacrarono senza pietà i rifugiati e si dettero al saccheggio. In mezzo alla carneficina un soldato più audace monta sull’altare, forza la porta del tabernacolo e vuol mettere la mano sui vasi sacri che contengono il SS. Sacramento. Ma nell’istante, una fiamma esce dal ciborio, colpisce il miserabile in pieno petto e gli brucia il viso. Esso cade a terra e fugge presso la porta gridando: << Ah mio Dio, mio Dio! >>. Queste grida Mettono lo spavento nella truppa; nello stesso tempo, un denso fumo riempie la chiesa, e gl’invasori fuggono in fretta dal santuario che avevano profanato. Atti del Congresso eucaristico di Torino. La cravatta bianca e l’innocenza conservata dalla prima Comunione fino alla morte. Un fanciullo di nome Giorgio fece i suoi primi studi in un collegio della città di Rouen in Francia. Fece la sua prima Comunione, e il giorno dopo, come era di costume in quell’istituto, portò insieme ai suoi compagni il quaderno dei fatti proponimenti; ne aveva scritto uno solo, ben conciso: Porterò la cravatta bianca, adoperata nel giorno della prima Comunione, fino al giorno in cui per sventura perdessi la grazia santificante, di cui essa è simbolo, con un peccato mortale; e mantenne il suo proposito. I suoi compagni dapprima lo canzonarono, poi le burla cambiarono in rispetto. Venute le vacanze comparve in casa dei genitori colla sua cravatta bianca, la riportò in collegio: sdrucita la cambiava, ma era sempre la cravatta bianca, ricordo della prima Comunione, e non cessò di portarla fino al corso compiuto di filosofia in cui uscì baccelliere, avendo diciotto anni. Era all’ora l’anno 1870; ed essendo scoppiata la guerra franco -- prussiana, egli si arruolò fra i zuavi, militanti non più per la Chiesa, presa Roma dagli Italiani, ma per la Francia sotto la bandiera del generale Charrette. Nella battaglia fu colpito mortalmente da una palla. Il cappellano dell’esercito, avvicinatosi, gli offri il soccorso del suo ministero e gli portò la Santissima Eucarestia. Prima di comunicarsi Giorgio gli disse: La prego di una grazia; apra il mio bagaglio e troverà una cravatta bianca, me la metta al collo. Quindi ricevuto il Viatico disse: Ecco che io muoio! La prego, signor cappellano, quando sarà finita la guerra, porti a mia madre questa cravatta bianca, e le dica che dal giorno della mia prima Comunione non ho perduto mai la grazia di Dio, e che questa cravatta non ricevette altra macchia che quella del mio sangue versato per la patria. 31 Un vecchio più che ottuagenario giaceva da parecchi mesi a letto. La sua vita andava lentamente spegnendosi, ed ogni dì s’avvicinava alla tomba, senza che egli si desse pensiero alcuno dell’anima. Dopo la sua prima Comunione, non aveva più messo piede in chiesa. Dato in braccio ai vizi, di nulla più si curava che dell’accontentamento delle sue passioni. Di Dio e dell’anima non si curava, non voleva sentirne parlare. Durante la sua malattia, nessuno si fidava di parlare con lui di preti, di confessione ecc., chè altrimenti le più orrende bestemmie ed imprecazioni sarebbero uscite dalla sua bocca. Ma diversi sacerdoti e molte buone persone pregavano per la conversione di questo infelice. Finalmente suonò per lui l’ora della misericordia e della grazia. In paese si andava divulgando la santa Lega Eucaristica. Una persona solita a visitare l’ammalato entrò un dì nella sua camera, tenendo in mano rotolata, un’immagine del cooperatore della Santa Lega; l’ammalato volle vedere chi fosse, ma colei titubava a mostrargliela nel timore che egli andasse in escandescenze. Invece oh meraviglia! Non solo egli restò tranquillo, ma disse di voler una di quelle immagini col suo nome. Il pio desiderio fu subito appagato, e la bella immagine fu esposta innanzi al letto dell’infermo. Gesù aveva vinto. Il cuore indurito di quell’infelice si era ammollito, chiese di un sacerdote e si confessò. Il primo passo era fatto; ma non voleva ancor cedere alle istanze del buon prete, che intendeva portargli il Santo Viatico, sebbene gli proponesse di portarglielo di sera, di nascosto, pur di riuscire. Bruscamente l’ammalato rispose che sì, lo avrebbe ricevuto di sera, ma per il momento non voleva essere importunato. Ma, onnipotenza e misericordia di Gesù!…Il giorno appresso spontaneamente fa chiamare il sacerdote e gli dice: << La mia condotta per lo passato è stata di pubblico scandalo, pubblica dev’essere la riparazione >>. Ed a mezzodì – era giorno di mercato – il Santo Viatico attraversava solennemente la piazza, per recarsi a confortare il vecchio convertito e prepararlo all’ultima ora. Ricevette pure l’Olio Santo con sentimento di compuzione e di fervore; e il giorno dopo, il vecchio peccatore, purificato dal pentimento, spirava l’anima sua con la serenità del giusto, nel bacio del Signore. 1532. Marsiglia La SS. Eucarestia rispettata dalle nevi. Da una lettera al P. Beccaro. Le feste natalizie del 1532, a Marseille – le – Petit, venivano contristate da un orribile sacrilegio. Alcuni malfattori, penetrati nottetempo nella chiesa, ne asportavano la sacra Pisside contenente non poche Particole. Ma agognando essi al semplice bottino, avviluppate in un velo le sante Ostie, le gettarono in un cespuglio poco lontano dove nessuno potesse scorgerle così facilmente. Grande e generale fu la costernazione di quei buoni terrieri a tale annunzio e molte furono le suppliche a Dio e gli atti di riparazione a tanto sacrilegio. Otto giorni dopo e cioè la mattina del 1° Gennaio, Giovanni Moncque, passando pel sentiero che costeggiava il camposanto attiguo alla chiesetta, fu colpito da uno strano fenomeno: in mezzo alla neve, che era caduta in quantità che ricopriva tutto il terreno di un grosso spessore, un solo punto appariva scoperto; Giovanni si accosta… ed oh, gioia! Colui che per amore dell’uomo si è nascosto sotto i candori eucaristici aveva comandato agli elementi di rispettare il Sacramento profanato dell’Eucarestia; e la candida neve, cadendo dal cielo aveva circondato rispettosamente, quasi fortezza immacolata, il luogo ove i profanatori avevano gettato le sante Particole trafugate. Il buon parroco, tra l’esultanza di tutti i suoi fedeli, trasportò alla Chiesa le sante Ostie prodigiose, e sul luogo del portento circondato da spine, perché non si calpestasse quel sacro suolo, fu eretta una croce in memoria. Quel luogo benedetto divenne ben presto la meta di numerosi pellegrinaggi ed in seguito ne fu edificata una sontuosa cappella. Abbè Roullin. Paris: Les Saintes Hosties de Marseille – le –Petit. 32 Filippo Augusto all’età di sedici anni sapeva, in mezzo ai piaceri della corte, unire al più grande coraggio una purezza di vita ammirabile. Un po’ di tempo dopo la sua incoronazione, che ebbe luogo nel 1180, egli assisteva alla santa Messa in un castello di nome saint Lèger, quando Dio volle dargli un segno della sua benevolenza: all’elevazione della santa Ostia, il giovane monarca scorse fra le mani del celebrante un piccolo fanciullo di una meravigliosa bellezza, circondato di luce: intorno a lui i cori angelici si avvicinavano per adorare e servire il loro divin re. Il principe pianse di commozione a questo spettacolo e si prostrò con la faccia a terra per rendere grazie a Dio che si compiace di rivelare i suoi segreti a coloro che vivono secondo il suo cuore. Guil. Brito . De gestis Philippi Franc. Regis, 1. 1. 1247. Santarem in Portogallo Gesù appare Sotto diverse forme nella SS. Eucarestia. Durante la reggenza di Alfonso III in Portogallo, una nobile donna di Santarem, gelosa del marito, andò a consultare una maga che le promise di rimettere la pace fra i due sposi; ma per far ciò essa esigeva un’Ostia consacrata. La cristiana andò alla chiesa di S. Stefano, ricevette la santa Ostia, la nascose in un fazzoletto e la portò a casa sua. Ma durante la via gocce di sangue segnavano la strada che seguiva e svegliavano l’attenzione dei passeggeri. Essa, tormentata già da cocenti rimorsi, si allontana in fretta ed entra in casa, nasconde in una cassetta la Santa Eucarestia. La notte seguente un fascio di raggi meravigliosi escono improvvisamente dalla cassetta, e la stanza è illuminata da una luce misteriosa. Il marito, svegliato da questa luce, interroga la moglie che il terrore e l’inquietudine rendevano silenziosa, ma finisce coll’ottenere la confessione completa delle sue detestabili opere. Appena giorno, corse ad avvertire il curato, ed una folla numerosa va processionalmente al luogo del prodigio per riportare con onore nella chiesa di S. Stefano il Sacramento profanato. Il fazzoletto macchiato di sangue eucaristico fu dato ai domenicani di Santarem che lo conservano in un reliquiario di cristallo. Quanto all’ostia miracolosa, fu riposta in una ampolla, e si espose d’allora in poi alla venerazione dei fedeli. Sylv. Petra Sancta: Thaumasia verae religionis, tom. II. Pag. 74. Quanto i popoli protestanti sarebbero sorpresi se Dio aprisse loro gli occhi per vedere l’oscurità orribile di quel pane impuro che si distribuisce alla cena dai loro ministri! Essi lo ricevono in ginocchio, quantunque non partecipino che della tavola e del calice dei demoni. Hanno voglia di elevare l’anima loro al cielo per comunicarsi così della carne dell’Agnello senza macchia; questa Comunione spirituale e immaginaria. Per quanto bene si comunicassero, questa Comunione non impedirebbe loro di essere dei profanatori, secondo questa bella sentenza che S. Girolamo scrive al Papa S. Damaso: << Chi avrà mangiato l’Agnello fuori di questa casa ( la chiesa romana ) è un profanatore. O amore eterno del mio Dio! L’anima mia voi solo cerca ed a Voi si dona senza riserva alcuna. Ah! Venite, Spirito Santo, infiammate coll’ardente amor vostro il cuor mio! O amare o morire! Morire ed amare sia la vita mia; morire ad ogni altro amore per vivere solo dell’amore di Gesù Cristo, e non morire eternamente; ma vivendo invece del vostro amore, o Salvatore dell’anima mia, giungere a cantare in eterno: Viva Gesù che io amo. Io amo Gesù che vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia. S. Francesco di Sales. 33 Una prima Comunione presso i selvaggi. Nella Colombière britannica una povera fanciulla, troppo giovane per fare la prima Comunione ( aveva nove anni ), desiderava con tutta l’anima << ricevere il buon Dio! >>. Andò dal missionario – Padre, io voglio fare la prima Comunione. – Sei troppo piccina, e non puoi conoscere l’Eucarestia! La fanciulla tornò alla carica, ma invano. Un giorno monsignor Durien, contro la sua abitudine, volle fare una visita al SS. Sacramento sul mezzogiorno. La pia fanciulla era davanti al tabernacolo e pregava a voce alta: << Signore, il prete dice che non ti conosco, ma io ti conosco. Tu sei il Figlio di Dio, il fanciullo che nacque a Betlemme, che visse a Nazareth; Tu hai fatto gli apostoli, sei morto sulla croce, sei risuscitato. Tu vedi bene che ti conosco! Ebbene, io ti domando che Tu apra gli occhi del prete! >>. Il missionario piangeva di tenerezza; se ne andò senza far chiasso. La sera dopo, nella chiesa, dopo aver cantato il vespro, il sacerdote chiama la fanciulla: -- Vieni qui. Quante volte hai visitato il Signore oggi? -- Cinque volte. -- Che gli hai detto? -- Padre gli ho parlato male di te. E ripetè ciò che aveva detto davanti al tabernacolo. Il padre si rivolse allora all’assemblea: << Voi vedete che il Signore ascolta le preghiere ben fatte. Io non ero solito di andare alla chiesa a quell’ora in cui questa fanciulla vi si trovava stamattina. Oggi lo Spirito Santo mi ci ha spinto. << Mia cara fanciulla, tu hai fatto bene a venire a pregare: il Signore dall’alto mi ha aperti gli occhi, io vedo che tu conosci Gesù Cristo, e tu farai la SS. Comunione >>. Io mi trovo in mille Ostie del pari che in una; io sono ugualmente presente in tutti i luoghi dove vi è qualche Ostia consacrata, e non sono che uno; tutti, quand’anche ve ne fossero mille milioni, mi riceverebbero tutto intero, e l’abbondanza di grazie, ciascuno secondo le sue disposizioni. Si deve dunque dire che nel Sacramento dell’amore suo il Signore ha fatto apparire la sua potenza. Parole di N. S. a Maria Lataste. Nel tempo delle persecuzioni si permetteva ai fedeli di portare nelle loro case la Santa Eucarestia affine di fortificarsi col cibo del Pane sacro contro i pericoli che li minacciavano continuamente. Ora una donna, avendo avuto la temerità di aprire con mani impure il cofano dove era conservato il Santo Sacramento, trovò l’Ostia circondata di fiamme che le impedirono di metterci le mani e di consumare il suo sacrilegio. 34 I demoni loro malgrado, confessano e adorano Gesù Cristo in Sacramento. Nella città di Laon in Piccardia fu condotta al vescovo Bursia una donna invasata dal demonio. Il saggio e pio pastore, per ottenere più sicura la liberazione di quell’infelice, ricorse al divin Sacramento, e presa l’Ostia consacrata la presentò agli occhi di lei. Il demonio allora per mezzo della sua vittima manifestava il suo disdegno, perché la povera donna smaniava in terribili contorsioni di tutta la persona, ed era dal maligno spirito terribilmente percorsa. Il vescovo, sapendo esservi fra gli astanti parecchi eretici, pregò il nostro Signore di convincerli con qualche prodigio della reale sua presenza sotto le specie sacramentali. Precisamente uno di quelli eretici che aveva maggior influenza, volgendosi al demonio: << Perché, gli disse, questa agitazione, perché queste smorfie davanti ad un semplice pezzetto di pane? >>. << Tu parla come meglio ti piace, rispose lo spirito infernale per bocca della donna; non è un vano boccone di pane che mi tormenta, ma è la parola che il sacerdote ha pronunciato su di esso! >> E si dibattè ancora per un po’ di tempo, dopo di che alle orecchie della moltitudine ripetè più volte: << La parola! La parola! Hoc est! Hoc est! >>, e così dicendo agitò la sua vittima come fosse per ucciderla, fece volare scintille per tutta la chiesa, riempiendola nello stesso tempo di un fetido odore e di grida spaventevoli, e infine se ne fuggì. Erano colà radunate spettatrici di questa scena più di diecimila persone. I cattolici furono meravigliosamente confermati nella loro fede, e gran numero di eretici, abiurando i loro errori, rientrarono nel grembo della Chiesa. Fu chiamato un pubblico notaro, che stese l’autentica relazione del fatto, sottoscritto poi dai principali testimoni, uno dei quali fu Hermondo Raymond che scisse questa narrazione, ed assicura che va debitore a questo miracolo d’essere stato egli stesso preservato dall’eresia di Calvino. La Comunione di Maria il giorno dell’istituzione dell’Eucarestia Il Padre Bernardino di Parigi dice che la Vergine Maria si comunicò il giorno della cena. E’ naturale infatti l’impanzienza dei desideri di Maria e di Gesù di vedersi ancora uniti in uno stesso corpo e in una stessa anima. Maria d’Agreda e Caterina Emmerich affermano la medesima cosa nelle loro rivelazioni, per quanto in modo differente circa le circostanze dell’avvenimento. Noi seguiremo la narrazione della religiosa spagnola. << La nostra augusta Priora immersa in una divina contemplazione, dalla camera in cui si era ritirata, vedeva tutto ciò che Gesù Cristo faceva nel cenacolo. Quando Egli annunzio le parole della consacrazione, Maria si prostrò e con un rispetto infinito adorò suo Figlio nell’Eucarestia. Essa vide Gesù dividere il pane consacrato e darne una parte all’arcangelo Gabriele, affinchè la comunicasse. Maria con gli occhi bagnati di lacrime, aspettava la santa Comunione, l’Arcangelo entrò accompagnato da una legione innumerevole di angeli, ed essa per la prima ricevette il suo divin Figlio dalle mani di questo principe celeste. << E’ così che il SS. Sacramento fu depositato nel seno purissimo di Maria Vergine, come nel vero santuario e nel più decente tabernacolo dell’Altissimo >>. Città mistica, part. II, I, VI. C. XI. 35 Miracolo di S. Gervasio ( Parigi ). Nel 1274 un ladro penetrò nella chiesa di San Gervasio e portò via il vaso sacro contenente il SS. Sacramento. Egli non lo aprì che in un campo vicino a S. Dionisio e subito la santa Ostia s’elevò nell’aria svolazzando sopra il colpevole, cosa che lo fece scoprire e arrestare. L’Ostia miracolosa restò sospesa nell’aria alla vista di tutti e il vescovo di Parigi venne in processione a raccoglierla. Dall’altra parte l’abate di S. Dionigi vi venne coi suoi monaci, perché il prodigio essendosi operato su un dominio dell’abbazia, il Sacramento del miracolo gli restava per diritto. Ma quando il curato di S. Gervasio passò, l’Ostia discese tra le sue mani alla vista d’una folla immensa. Fu dunque convenuto che il prezioso tesoro apparterrebbe alla sua chiesa. La santa ostia fu conservata fino al tempo della Rivoluzione. Un’antica iscrizione che scorge tuttavia nel muro di detta chiesa, ricorda questo fatto. V. Postel, pag.464 In un giorno dell’inverno 1870-71, prima che il santo Padre Pio IX celebrasse la santa Messa, venne nelle anticamere un signore sconosciuto, ma elegantemente vestito, ad offrire un grosso cero, pregando di metterlo acceso sull’altare, durante la Messa del Papa, giacchè era un ex- voto per grazia ottenuta. E così fu fatto. Ma entrato Pio IX nella cappella, non gli piacque quella mancanza di simmetria sull’altare, e seguendo forse un’interna ispirazione, lo fece levare di là, e riporre spento in un angolo della cappella. Quale grazia! Verso la metà della Messa il cero sarebbe scoppiato, perché conteneva una piccola bomba all’Orsini, destinata ad uccidere il santo Padre. Possiamo immaginarci quanti Te Deum si saranno recitati da tutti i cattolici, e specialmente in Roma, dopo una simile preservazione!… Oh col Papa è un brutto cozzare, egli è piantato su una pietra, da cui non sarà rimosso, finchè duri il mondo! Molti Papi morirono martiri, ma quelli che vogliono sradicare il papato fanno un lavoro impossibile, che sempre ricade in distruzione di loro medesimi. Non vi fosse altro al presente, che questa verità palpabile, mi par che dovrebbe bastare a convincere tutti gli eretici, che l’unica Chiesa, la quale abbia l’assistenza divina, è la Chiesa cattolica. La fede dei napoletani. La fede dei napoletani è proverbiale in Italia. Mons. Gaume racconta come un canonico francese, ritrovandosi in Napoli, ebbe a contrarvi amicizia con un canonico col quale, passeggiando un giorno insieme per la campagna, entrò in un giardino per mangiare dei fichi freschi. Dopo la loro colanzioncina chiesero alla padrona di quel luogo un po’ d’acqua per lavarsi le dita ed un pannolino per asciugarle. Prima che fosse portato l’asciugamano, il canonico francese prese il primo panno che gli venne per le mani. No, padre mio, disse la buona donna, non è degno questo panno di asciugare quelle dita che ogni giorno toccano il Corpo di Gesù cristo. Ciò detto, essa va subito al suo armadio, ne cava fuori un fazzoletto di battista, il più bianco e il più fino, e lo consegna al ministro di dio. 36 1280 Miracolo di Zlabings in Moravia Durante una notte d’inverno, in cui l’uragano imperversava con violenza, dei malfattori penetrarono nella chiesa parrocchiale di Zlabings, in Moravia, e tra gli altri oggetti rubarono l’Ostensorio con la Santa ostia. Gli autori del delitto restarono sconosciuti, non fu possibile ritrovare il SS. Sacramento profanato, e ciò fu causa dell’afflizione generale. Dio però ben presto cambiò questo dolore in gioia generale. Un pastore di Zlabings faceva pascere le sue pecore in alcune terre incolte. A un tratto scorse un fuoco violento elevarsi da un mucchio di pietre coperto da sterpi, nello stesso tempo le pecore accorsero ad inginocchiarsi intorno alla meravigliosa siepe. Il pastore spaventato, fuggì urlando, e subito accorsero i contadini vicini e si avvicinarono per esaminare la natura di queste fiamme misteriose. Oh prodigio! In mezzo alla siepe ardente raggiava l’Ostia Santa intatta e luminosa. Un sacerdote, accorso dalla città, raccolse l’augusto sacramento e si mise in cammino verso la chiesa parrocchiale, scortato da una folla che mandava gridi di gioia. Ma alla porta di Zlabings, l’Ostia sfuggì e torno al suo antico posto in mezzo alla siepe. Tre volte si rinnovò lo stesso miracolo. Il sacerdote disse allora al popolo che il Signore indicava chiaramente che aveva scelto quel luogo per sua dimora e che vi si doveva elevare un tempio. La promessa fu subito fatta e si potè in seguito, senza difficoltà, riportare Santa alla chiesa parrocchiale. Georg. Ott. : Eucharistic-Buch, pag. 223. 1631. Dronero in Italia. Incendio estinto La domenica 3 Agosto 1631, verso l’ora di vespro, un incendio scoppiò nella città di Dronero. Esso fu cagionato dall’imprudenza di una donna che dette fuoco a un mucchio di paglia nel momento che soffiava un gran vento precursore di tempesta. In pochi momenti le fiamme attaccarono la sua casa e le abitazioni più vicine, e il borgo di Maira fu invaso. La popolazione faceva degli sforzi inutili, l’acqua che vi si gettava troppo scarsa, aumentava l’ardore del fuoco; la città intera era minacciata da una completa distruzione. Davanti a questo pericolo, che nessun sforzo umano poteva scongiurare, il P. Maurizio da Ceva, cappuccino, fu ispirato di ricorrere al SS. Sacramento. Una processione si organizza; il padre, circondato da una folla ansiosa e che prega con fervore, porta il SS. Sacramento nel luogo dove l’incendio si scatena con più furore. Oh prodigio! Il fuoco si arresta improvvisamente, e le case attigue a quelle già in fiamme restano illese. Un grido di riconoscenza universale accolse questa manifestazione della potenza divina, e subito dice uno storico, un gran danno fu allontanato, fu confermata la fede cattolica nell’Eucarestia, e messa in silenzio la perfidia degli eretici. Can. E. Colomiatti: Il Miracolo del SS. Sacramento, Torino, 1894, p. 61. 37 Il beato Federico di Ratisbona, frate laico dell’ordine degli Agostiniani, viveva al principio del XVI secolo. La sua ammirabile pietà, la sua innocenza verginale, il suo amore per Dio, facevano di lui un angelo in terra. Così gli spiriti celesti vivevano con lui in santa famigliarità e l’onoravano spesso delle loro visite. La sua felicità era di adornare gli altari e di prendersi cura della chiesa; e gli angeli l’aiutavano spesso nei suoi pii lavori. Un giorno i suoi compagni celesti gli portarono, durante l’inverno, delle rose freschissime per ornare il santuario. Federico corse con gioia infantile a presentarle al suo superiore, stupefatto per il prodigio, ma pieno di ammirazione per l’innocente frate che meritava da Dio tali favori. Una mattina Federico desiderava ardentemente accostarsi alla Sacra Mensa, ma ricevette l’ordine di andare a spaccare legna da fuoco. Obbedì subito con sottomissione, malgrado il dolore causato da una così grande privazione. Ma nostro Signore gradì un sacrificio così generosamente accettato. Un sacerdote che distribuiva la Santa Comunione in una chiesa vicina, vide ad un tratto un’Ostia sfuggire dalle sue dita e sparire; un angelo, come si seppe dopo, aveva portato a Federico il Pane celeste che l’inondò di dolcezza e gli fece comprendere come Dio si compiace dell’obbedienza e dell’abbandono cieco agli ordini dei superiori. Georg. Ott.. : Miracoli Eucaristici, pag. 210; P. Conet, pag. 310. A Santaren, in Portogallo, vi è una particola miracolosa racchiusa in una capsula di vetro che il tempo non ha punto alterata, ed è divenuta la salvaguardia delle popolazioni vicine. Qualunque flagello minacci la contrada, si porta l’Ostia prodigiosa e mai la pia confidenza del popolo è ingannata. Ma ciò che è ancora più degno di ammirazione in questa miracolosa Ostia, è che nostro Signore vi si è mostrato frequentemente sotto le diverse forme della sua santa umanità; sotto le apparenze di un fanciullo nelle braccia dalla Madre sua, come un bell’adolescente o come un uomo nella forza dell’età; qualche volta con aria minacciosa e terribile, volgendosi con indignazione agli spettatori, altre volte con viso pieno di bontà e di misericordia; quando nell’apparenza di Giudice severo, quando nella maestà della sua gloria divina, spesso anche nello stato doloroso in cui i Giudei l’avevano ridotto con la flagellazione e la coronazione di spine. Di più, è accaduto qualche volta, che nello stesso tempo diverse persone vedevano delle apparizioni differenti. Syh. Petra Santa S. I. aera: Thammassia e religionis, t. III, pag. 74. A Boxmeer, in Olanda, nell’anno 1400, le specie del vino si cambiarono visibilmente in sangue, e traboccando dal calice, si sparsero sul corporale. E siccome il prete atterrito a tal vista domandò a Dio perdono dei suoi dubbi, nello stesso istante il sangue cessò di spandersi fuori del calice, e quello che era caduto sul corporale, si era coagulato in una massa sanguinosa della grossezza di una noce. Si può ancora oggi vedere questo sangue, che non è stato alterato del tempo. La santa reliquia viene solennemente portata in processione la terza domenica dopo la Pentecoste. 38 S. Nicola da Tolentino. San Nicola da Tolentino, che aveva per molto tempo rifiutata la sublimità del sacerdozio, si decise alfine a ricevere la sacra ordinazione ed a celebrare la santa Messa, considerando il gran vantaggio che ne avrebbero avute le anime del Purgatorio. Una notte, dal sabato alla domenica, dormendo, udì una voce vicina al suo letto che gli gridava: Frate Nicola, uomo di Dio, guardami --. Mezzo svegliato, Nicola guardò il suo interlocutore e gli chiese chi fosse. – Io sono Pellegrino d’Azimo, soffro tanto nelle fiamme del Purgatorio, e ti supplico, in grazia, di celebrare la santa Messa per me. – Che il sangue di Gesù vi aiuti, disse il religioso, ma io domani non posso celebrare la Messa per voi avendo da cantare la Messa solenne – Ma lo spirito insisteva: -- Guardate, Padre santo, e vedete se è giusto rigettare le preghiere di anime così desolate --.E sembrò al santo di seguire la sua guida misteriosa in una parte remota del deserto, e là in una piccola pianura scorse un numero considerevole di anime che gli gridavano: -- Abbiate pietà di noi, che aspettiamo il vostro soccorso perché se vi degnate offrire per noi il santo sacrificio, un gran numero voleranno al cielo. Nicola si svegliò, pregò e sparse molte lacrime, intercedendo presso al Salvatore del mondo per quelle infelici. La mattina andò a gettarsi ai piedi del suo superiore e ottenne di essere dispensato dall’ufficio di ebdomadario e di celebrare per una settimana la Messa dei morti. L’ottavo giorno, Pellegrino apparve di nuovo a Nicola e gli dette la sicurezza che la maggior parte di quelle anime, che gli aveva mostrate nel deserto, avevano, grazie alle sue Messe e alle sue preghiere, ottenuta la liberazione, e gustavano ora le gioie del cielo. V. Sua Vita, e P. E. Conet: du Miracles historiques Très saint Sacrement. Bella risposta d’un ragazzo nell’Albania Turca. L’anno 1875 mi venne scritto da Scutari, nell’Albania Turca, come da qualche tempo speravano nella consolazione, di veder fondata una Congregazione fra quei giovani del Bazan, gente non istruita nella dottrina cristiana, ma inclinata bene. Ora un giorno uno di questi giovani incontrò un turco, che burlandosi della SS. Eucarestia, gli disse: << Chi può mettervi in mente che vi siano tanti Gesù, da comunicare ogni cristiano? >>. Il giovinetto con una presenza di spirito, che solo il lume di Dio poteva dargli, rispose: << Quante finestre ha Scutari? >>. Il turco sorpreso da quella inaspettata domanda: << Oh, esclamò, che cosa ne so io?… innumerabili >>. << E quanti soli? >> replicò il ragazzo. << Oh! Il sole è uno: e non c’è altro? >> soggiunse il turco quasi scandolezzato di questo parlare sconnesso. << Ebbene, concluse il cristiano, il sole è uno, eppure entra tutto in tante finestre, e voi mi volete negare che Gesù entri tutto in tante anime? >>. Il turco restò a bocca aperta, e il ragazzo corse a raccontarlo ai Padri della Congregazione, che riconobbero il lume di Dio nella così giusta similitudine, che si presentò subito alla mente del giovanetto. 39 Un uomo che si era macchiato, assistendo ai sacrifici dei pagani, osò presentarsi fra gli altri fedeli per ricevere anch’egli l’Eucarestia, e portarla in casa sua. Ma quando volle mangiarla non trovò nelle sue mani che della cenere. Questo solo esempio basterebbe a dimostrare che Dio si ritira da chi lo nega, che inutilmente si riceve il segno della salute, quando si riceve indegnamente, e che in un cuore dal quale la grazia è bandita, il Sacramento di vita lascia la rovina e la morte. O mio Dio! Molto tardi ho compreso la verità! Era già ben lungi da Voi e smarrita nella solitudine del deserto questa pecorella, dall’amor vostro con sollecitudine ricercata. Ma finalmente, per vostro favore, dopo tanti stenti, cattivi sonni ed increscevoli illusioni, ha ritrovato il riposo e la pace. Voi mi cercavate, ed io fuggivo, ma fortunatamente per me, ci siamo incontrati nel cammino della vita. Io mi sono prostrato ai vostri piedi, bagnandoli con le mie lacrime. Voi mi avete allora perdonato. Poi in un sogno divino io ho sentito deporre dal vostro angelo sulle mie labbra un pane delizioso, un pane preparato nel cielo per i viaggiatori della vita, ed allora nell’anima mia è caduta qualche stilla di quel fiume di pace e di amore, che eternamente rallegra la città degli eletti. H.L. 1239. Miracolo di Valenza e Daroca Nell’anno 1239 era guerra tra gli spagnoli ed i mori. Un giorno questi piombarono in gran numero sopra un migliaio di spagnoli e li obbligarono a rinchiudersi dentro un castello. Allora quei soldati cristiani, privi di ogni speranza d’aiuto da parte degli uomini, si volsero al cielo e si convenne che i sei primi tra i capi farebbero la Comunione a nome di tutti. Ora, dopo la consacrazione, si udì suonare l’allarme: i mori volevano venire a battaglia. Gli spagnoli si slanciarono tutti ad incontrarli; e il sacerdote, per non esporre le Ostie consacrate agli oltraggi degl’infedeli, le avvolse in un corporale e le depose sotto una pietra. Gli spagnoli vinsero. Quando il sacerdote volle raccogliere le Ostie, trovò le sante specie macchiate di sangue ed incollate nel corporale. Ma i mori, vergognandosi della loro sconfitta, assalirono nuovamente i cristiani. Questi, per accendere di più il loro coraggio, domandarono che il sacerdote, stando sopra un luogo elevato, tenesse il corporale spiegato innanzi ai loro sguardi. E ottennero una seconda vittoria, dovuta alle Ostie miracolose. Ora tutti volevano arricchire della preziosa reliquia il loro paese nativo. Il generale cercò una mula, le si porse sul dorso il ricco ciborio, contenente le sacrosante Particole, ed il corporale, e la si lascio andare a suo agio. La mula andò diretta a Daroca, ove giunta spirò. Nostro Signore aveva così indicato Egli stesso il luogo in cui quelle sante Particole dovevano essere venerate, e impedito che quella bestia da soma fosse adoperata ad altro uso, dopo avere servito a Lui, re dei re. P. Luigi di Granata: Introd. Simbolo, c. 29. 40 Dio è là Un convertito raccontava la sua storia in questi termini al cappellano della chiesa del Voto Nazionale: << Nato da parenti ebrei, io seguii prima la loro religione, ma il mio cuore non era soddisfatto. Il Talmud mi prometteva Dio, ma non me lo dava, e io sentivo il bisogno di possedere Dio. << Un giorno, presso uno dei miei amici, le sue maniere affabili e il linguaggio religioso di un giovane mi rapirono; io gli parlai con confidenza delle mie aspirazioni. Era un ministro protestante e si mise a parlarmi di Gesù Cristo con una convinzione che mi guadagnò, sì che mi feci protestante. Ma non tardai a provare di nuovo lo stesso vuoto interno; io non avevo trovato Dio. Non sapendo allora che fare, caddi nell’indifferenza religiosa. << Un giorno, una circostanza mi condusse, con uno dei miei amici, in una chiesa cattolica; vidi molti lumi intorno ad un’altare e appena vi fui entrato mi sentii penetrare da un’impressione impossibile a esprimersi: era una specie di voce interna che mi diceva: -- Dio è là --. << Non sapendo a che attribuire ciò, uscendo di chiesa io feci parte dei miei sentimenti al mio compagno, un buon cattolico: -- Non siate sorpreso di ciò che avete provato, mi disse, noi siamo entrati in una chiesa dove il Santo Sacramento era esposto – e mi spiegò il dogma della presenza reale. << Capii subito che avevo trovato Dio, e mi feci cattolico. Da allora in poi, vengo a comunicarmi a Montmartre per ringraziare il Sacro Cuore. >> Sac. V. Postel: L’angelo della Prima Comunione. Solimano. Narra il D. Cattaneo che, presa una città cristiana dalle armi turchesche, Solimano, il gran sultano, curioso dei riti cristiani, volle vedere il Vescovo celebrare la Messa. Celebrò questi con l’assistenza dei canonici e di tutti gli schiavi cristiani, ed anche Solimano era presente, osservando il tutto con ammirazione. Consacrata che fu l’Ostia e alzata e adorata dai circostanti, si accostò Solimano all’altare e, messosi un paio di guanti bianchi nuovi e tutti ricamati in oro con gioie preziosissime, volle con quelle mani inguantate prendere la sacra Ostia. La mirò attentissimamente, e dopo, senza alcun segno di riverenza, la pose sopra l’altare, comandando al Vescovo che continuasse il suo sacrificio. Fatto poi portare un gran braciere di fuoco, ivi, in presenza di tutti, bruciò i magnifici guanti, dicendo che non dovevano più servire agli uomini quei guanti, che avevano toccato il Dio dei cristiani. << Oh!, come questo infedele ci confonderà al tribunale di Cristo giudice se, credendo noi, come crediamo, saremo stati irriverenti durante il S. Sacrificio della Messa, e quando Gesù Sacramentato è esposto sugli altari! Terribile è la minaccia di Gesù Cristo, la quale colpisce proprio coloro che non si curano di Gesù Sacramentato. Egli dice: << La regina del mezzogiorno si leverà su nel giudizio contro gli uomini di questa generazione, e li condannerà, perché ella venne dalle estreme parti della terra per udire la sapienza di Salomone, ed ecco qui più che Salomone >>. Buon Gesù, Salvatore santissimo, supplite con la vostra bontà e la vostra grazia a ciò che mi manca, Voi che siete degnato chiamare a Voi tutti gli uomini dicendo: Venite a me voi tutti che siete affaticati di lavoro e di dolore e io vi solleverò. 41 La Ven. serva di Dio Suor Teresa Mexia dell’ordine di San Domenico. Questa serva di Dio aveva per il S. Bambino Gesù una devozione così straordinaria, che non appena scorgeva una delle sue immagini, subito era piena dei più teneri sentimenti, che anche all’esterno chiaramente dimostrava. Nel monastero c’era una immagine della B. Vergine Maria, che teneva nelle braccia il Bambino Gesù; verso di lei Teresa compiacevasi di rivolgere gli occhi, e la invocava con parole e sospiri d’amore. Ella fece per quella statua molti ornamenti; aveva un abito di colore e di qualità diverso per ciascun mese dell’anno. Un giorno avendo preparato un abito più grazioso degli altri lo portò a Gesù esclamando in un trasporto di fervore: << Venite, o amato mio Bene, ricevete questa povera veste che la vostra serva vi offre: essa non è carica d’oro, perché la vostra serva è povera, ma sarebbe di pietre preziose, se l’amore possedesse i tesori di questo mondo >>. Non aveva però ancora finito di parlare che il fanciullo Gesù, staccandosi dalla statua andò a posarsi sulle braccia di Teresa, la quale, piena di indescrivibile gaudio, non si saziava di stringersi al cuore quel Gesù per il cui amore avrebbe voluto dare la sua vita. E’ quindi facile immaginarsi lo studio che essa poneva a purificare ed abbellire il tempio dell’anima sua, quando doveva ricevere il Dio di ogni santità, Ella avrebbe bramato di comunicarsi ogni mattina, ma questa grazia non le era concessa. Un giorno della settimana, sebbene non fosse giorno di comunione, sentì dentro di sé che avrebbe goduto di tale felicità, e malgrado le istanze di una suora che le presentava un frutto a godere, non volle sdigiunarsi, assicurando a più riprese che Nostro Signore l’onorerebbe di sua presenza in quel giorno. Difatti, nella Messa, dopo le seconde oblazioni, il sacerdote celebrante, trovandosi con una particola consacrata in più, domandò a bassa voce se alcuna delle suore fosse disposta a comunicarsi. Teresa fu beata di poter ricevere il Corpo del Signore. Il Generale Gèramb. Il R. P. Gèramb, Trappista, ha scritto sopra la Santa Comunione un libro delizioso, col titolo Lettere ad Eugenio; ma prima di scriverlo, e quando tuttavia militava sotto la bandiera austriaca, ufficiale destinato ai più cospicui gradi, e vicino alla persona dell’imperatore, di cui era ciambellano, aveva fatto vedere splendidamente i suoi sentimenti verso la Santissima Eucarestia. Vestito egli un giorno da generale, traversava una delle strade più frequentate di Lione, e incontratosi in un sacerdote che portava il Santo Viatico, si gettò in ginocchio alla vista di tutti per adorare il SS. Sacramento. Appressatosi sempre di più il sacerdote, il pio generale s’accorge che i due chierichetti portanti il baldacchino, erano venuti a parole ed a reciproche minacce con grande scandalo di chi li guardava. Allora, infiammato di sdegno, si alza, va da quello che si mostrava più insolente, gli toglie di mano il bastone e lo allontana. Il sacerdote rivolgendo indietro lo sguardo, vede al posto del chierichetto un generale, ne stupisce e con lui ne ha stupore e meraviglia tutta la moltitudine, che lo segue. Il generale proseguì fino alla fine il rispettoso officio, che si era assunto, nonostante che gli convenisse fare un lungo cammino, essendo ben distanti le case dove dimoravano gli infermi da comunicare. 42 Miracolo di Ratisbonne ( 1257 ). Nel 1257 un sacerdote, celebrando la santa Messa, fu assalito da dubbi violenti circa la consacrazione del calice: << E’ possibile che poche parole pronunciate da un uomo cambino il vino nel sangue di Gesù Cristo? >>. Mentre questo pensiero tormentava la sua anima, restò indeciso prima di fare l’elevazione del calice, e subito un leggero rumore si produsse sopra l’altare. Dal Crocifisso di legno, che sormontava il Tabernacolo, l’immagine del Salvatore stendeva lentamente le braccia e toglieva dalle mani del sacerdote, che pronunciava le parole sacramentali, il calice, esponendolo all’adorazione dei fedeli. Il sacerdote cadde in ginocchio! Al dubbio successe un tremore d’angoscia e di fede; egli confessò la sua colpa e chiese perdono del dubbio volontario, versando abbondanti lacrime. Allora il Salvatore abbassò le braccia e rimise il calice tra le mani del suo ministro desolato. 1181. Orlèans. Un vecchio cronista, di cui, Saussey ha riprodotto il racconto nei suoi Annales Ecclesiae Aurelianensis, racconta il fatto seguente, che avvenne nel 1181 in una chiesa di Orlèans. La domenica dell’ottava di S. Lorenzo un sacerdote celebrando la santa Messa, aveva consacrato due Ostie l’una per comunicarsi, l’altra per portarla al malato. Prima di recitare l’orazione domenicale elevò la santa Ostia sopra il calice, seguendo il rito; ma quale non fu la sua meraviglia nel vederla coprirsi di macchie sanguigne, prendere l’aspetto di carne livida, mentre il sangue cadeva a stille sulle mani del sacerdote! Tremando il sacerdote depose l’Ostia nel corporale, e siccome il sangue continuava a grondare, la cambiò tre volte di posto: in ogni luogo un’impronta sanguigna delineava esattamente il contorno dell’Ostia. Lo spavento e il turbamento tenevano il celebrante immobile all’altare. L’inserviente, avvicinatosi per vedere la causa di questo ritardo, scorse il miracolo e chiamò gli astanti, che accorsero e restarono meravigliati e colpiti da timore a tanto prodigio. Allora il sacerdote, per terminare il sacrificio, si comunicò con l’Ostia che aveva messa da parte e conservò il Sacramento del miracolo e il corporale insanguinato. Alla nuova di questa meraviglia, la città intera andò alla chiesa. Il re di Francia, Filippo Augusto, che si trovava allora non lontano da Orlèans, accorse al miracolo, e a testimoniare il suo rispetto profondo verso l’adorabile Sacramento. Il cronista aggiunge che questo non fu un fatto unico; simili avvenimenti ebbero luogo nello stesso tempo in Borgogna, a Vendome e nella città di Arras. 43 A Moravalle, diocesi di Fermo, in Italia, nella notte del 7 Aprile 1562, un incendio distrusse la chiesa dei Padri Francescani: il Tabernacolo fu ridotto in cenere ed il ciborio fuso dall’ardore delle fiamme; ma le sante Ostie furono ritrovate intere senza la minima traccia del fuoco. Una simile preservazione avvenne a Trans, in Provenza (1526), dove, essendo stato appiccato il fuoco alla chiesa dalle truppe di Carlo V, la divina Eucarestia restò intatta, mentre sull’altare del SS. Sacramento vi erano rimaste le ceneri del tabernacolo, dove riposava la santa Eucarestia. Il giorno di Pasqua a Soissons una madre aveva condotto il suo bambino alla chiesa per fargli ricevere la Santa Comunione, poiché si usava ancora dare l’Eucarestia ai piccoli innocenti, puri come gli angeli, che i loro genitori conducevano al Santo Sacrificio. Il fanciullo, troppo piccolo ancora per comprendere le cerimonie sante, guardava con curiosità verso l’altare; ad un tratto nel momento della consacrazione, senza essere intimidito dalla presenza dei fedeli, esso gridò: << Mamma guarda com’è bello, il bambino che il sacerdote tiene nelle sue mani! >>. E sorridendo di felicità tendeva le braccia verso l’altare e mostrava con la sua attitudine che contemplava una visione straordinaria. La madre nulla vedendo voleva imporgli silenzio, ma egli ripeteva le sue esclamazioni e dava nuovi segni di gioia. Infine quando il sacerdote depose l’Ostia sull’altare e la coprì col corporale, il fanciullo disse ancora ad alta voce: << Guarda dunque, lo nasconde con un velo bianco! >>. Questa scena fece una viva impressione sugli astanti. Le attrattive di Gesù in Sacramento. IL P. John Dunn, fu chiamato alla casa di un ministro evangelico nemico di tutto ciò che appartiene al Romanismo; ed egli, pensando di esser chiamato presso al letto di qualche fedele servo, le cui istanze per ricevere i soccorsi della Chiesa avessero trionfato del fanatismo, si pone sul petto la santa Ostia rinchiusa in una scatola d’argento. Introdotto in un elegante salotto, fu molto meravigliato di vedere sopra un piccolo letto l’unica figlia del ministro in agonia. Nessuno dei celebri medici chiamati aveva potuto conoscere il male che la conduceva al sepolcro. Solo nella mattina del giorno in cui fu chiamato il P. Dunn, il dottore ebbe la prima idea sullo stato della malata. Alle acerbe invettive ed esclamazioni della madre contro le serve cattoliche, mentre i suoi occhi, senza lacrime, si arrestavano sulla piccina, il dottore volle sapere la spiegazione di quelle parole e seppe che un’Irlandese, ch’essa aveva presa come bambinaia, aveva condotta la sua piccina in una chiesa, dove si dava la benedizione; e da quel momento, era incominciata la loro disgrazia. La piccina fu così impressionata da quella cerimonia che chiedeva continuamente di tornare alla chiesa. La domestica venne subito licenziata, e si impiegò vanamente ogni mezzo per liberare la fanciulla da quella diabolica influenza. Il dottore comandò che si facesse venir subito un sacerdote cattolico e designò il Padre Dunn. Appena giunto il sacerdote, la piccina si levò sul letto e con le mani tese: << Voi mi portate il mio Signore >> -- disse esultante. Il P. Dunn cercava di calmarla, ma essa appoggiando le sue scarne manine sul petto del sacerdote diceva: << E’ il mio Signore, che voi mi portate >>. Il P. Dunn, fattele alcune domande dalle quali capì che la piccina era abbastanza istruita, ed assicuratosi della validità del suo battesimo, la comunicò e dopo pochi momenti quell’anima volava al suo Diletto. 44 1374. Middelbourg. L’Ostia cambiata in carne. Una pia signora di Middelbourg, capitale della Zelanda, aveva la lodevole abitudine di esortare vivamente i suoi domestici a prepararsi alla Comunione Pasquale sin dal principio della Quaresima. Essa si credeva con ragione obbligata a vegliare ella stessa, affinchè tutte le persone della casa adempissero tutti i loro doveri cristiani. Durante la santa Quaresima dell’anno 1374, essa dovette insistere in modo particolare presso uno dei suoi domestici, Giovanni di Cologna, che, trascurando le lezioni e gli esempi della signora, conduceva una vita poco cristiana. Le sue esortazioni non poterono pertanto decidere il disgraziato ad emendarsi. Ma non osando resistere apertamente, promise di comunicarsi, ed ebbe la temerità di andare alla Sacra Mensa senza purificare la sua anima con la confessione. Ma Dio non permise che quest’oltraggio restasse impunito. Appena il miserabile ebbe ricevuto il Corpo del Signore sulla sua lingua sacrilega, la santa Ostia si cambiò in carne. E poiché volle nel suo turbamento masticarla fra i denti e inghiottirla, tre grosse gocce di sangue caddero sulla tovaglia della Comunione. Nello stesso istante fu colpito da cecità. Il sacerdote avendo notato il suo turbamento e le macchie di sangue, strinse di domande il colpevole, che, toccato dalla grazia, gli mostrò nella bocca l’Ostia cambiata in carne. Il prete ritirò con rispetto l’augusto Sacramento, e subito il peccatore confessò pubblicamente il suo delitto versando amare lacrime. Esso si convertì sinceramente, ricevette l’assoluzione dei suoi peccati, e con l’assoluzione ricuperò anche la vista perduta. Un santo sacerdote chiamato Plègils, desiderava ardentemente di contemplare i misteri nascosti sotto i veli eucaristici. Un giorno durante il Santo Sacrificio s’inginocchiò e fece questa preghiera: << Dio di misericordia, ascoltate le mie suppliche e concedetemi che mi sia dato di adorare sotto la forma di un fanciullo Colui che la santa Vergine ha portato tra le sue braccia >>. Nello stesso istante un Angelo scese dal cielo e gli disse: << Alzati, tu vuoi vedere il Salvatore ed Egli ti ha esaudito: ecco che il figlio di Maria si mostrerà a te nella sua carne e ti aspetta sull’altare> Colpito da gioia e da timore, il Sacerdote si alza: oh meraviglia! Un fanciullo di una bellezza divina gli tende le braccia sorridendo. << Tu desideravi, aggiunge l’Angelo, veder Colui che ogni giorno tu consacri sull’altare, sotto le specie del pane e del vino, per mezzo delle parole sacramentali: sazia dunque il tuo sguardo e il tuo cuore, tu poi toccarlo con le tue mani, vederlo con i tuoi occhi, baciarlo con le tue labbra >>. Nello stesso tempo una forza segreta anima il santo sacerdote: egli prende il fanciullo Gesù nelle sue braccia tremanti, lo stringe contro il suo petto, e con gli occhi bagnati di lacrime posa le sue labbra frementi su quelle del Salvatore, che risponde ai suoi pii trasporti con nuove effusioni d’amore e di tenerezza. Egli si credeva già rapito in Cielo e la terra era già disparsa per lui. Infine rimette il Bambino sull’altare e prostrandosi per la seconda volta supplica umilmente Nostro Signore di riprendere l’apparenza sacramentale. Quando si alzò, il fanciullo era scomparso e non restava più che l’Ostia consacrata. Che Comunione animata da ardore serafico dovè seguire un simile favore! 45 Il ven. P. Matteo Agostiniano. La Chiesa, nell’uffizio della feste di S. Filippo Neri, ne dice che il cuore del Santo batteva per Dio di tale amore, che gli si dilatò il petto rompendo due costole. Una grazia quasi somigliante fu compartita al ven. P. Matteo di S. Paolino dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi. Tale era l’ardore suo verso l’Eucarestia, che ne soffriva palpitazioni e battiti fortissimi, particolarmente quando si disponeva a salire all’altare e per tutta l’Ottava del Corpus Domini; e quella violenta commozione lo costringeva a tenere sempre la mano dritta fortemente appoggiata sul fianco sinistro: << Basta così, diceva egli, povero mio cuore, basta, basta >>. Quando era ancora chierico e studente fu visto nell’atto che si avvicinava alla S. Comunione, sollevato da terra e portato fino all’altare da una forza prodigiosa. Ordinato sacerdote venne più volte veduto, dopo la consacrazione, elevato più di un palmo dal suolo, intanto che l’anima sua era rapita in estasi. Altre volte, mentre diceva il Domine non sum dignus, l’Ostia consacrata gli sfuggiva di mano e di per sé andava ad appoggiarsi sulle labbra del sant’uomo, come impaziente di unirsi ad un’anima così fervorosa. Egli non poteva sentir nominare il SS. Sacramento senza che entrasse in estatica contemplazione, e ciò gli avveniva nel chiostro, nella cella, ed anche in mezzo alle strade, ove a grande confusione del buon religioso la moltitudine si fermava per ammirarlo. Facendo viaggi con lui, due suoi confratelli, per mettere Matteo a prova, si misero a parlare di Gesù Sacramentato e subito videro infiammarsi il viso al venerabile Padre, che trasaliva di gioia sovrumana ed era come sul punto di elevarsi in aria: ma ad un tratto lo videro farsi violenza per distrarsi da quel pensiero e correre in un vicino prato a cogliere fiori, sussurrando fra sé medesimo: << No, Signore, no, mio unico tesoro, non ora!… lasciatemi stare adesso >>. 1249. Erfurt, in Sassonia. Le sante Ostie in una palude ghiacciata. La vigilia dell’Assunzione, due ladri entrarono nella chiesa di S. Martino di Erfurt. Fra il bottino vi era il santo Ciborio che conteneva nove Ostie consacrate. Ma essi, i quali non volevano che l’argento, gettarono le sante Particole in una palude. Qualche mese dopo, uno degli autori del sacrilegio cadde ammalato gravemente a Eisenach, e Iddio gli fece la grazia di pentirsi nel momento supremo della morte. Quel sacrilego confessò il suo delitto ad un religioso dell’Ordine di S. Francesco. Il monaco non conosceva la città di Erfurt, ma dietro alle indicazioni del moribondo vi andò, e, conservando il segreto della confessione, pregò molte persone di aiutarlo in una ricerca d’importanza. L’inverno era già molto inoltrato ed il freddo aveva gelato gli stagni e i fiumi, ma quando si giunse alla palude designata, si trovò senza alcuna traccia di ghiaccio una parte di quest’acqua stagnante. Era là dove erano state gettate le sacre Particole, e le divine Ostie galleggiavano alla superficie, tutte perfettamente asciutte. Ben più di una volta, un diacono di grande pietà confessò di aver veduto durante la notte una luce misteriosa illuminare questa parte della palude. Alla nuova di questo miracolo, l’Arcivescovo di Mayence, che si trovava per caso a Erfurt, fece radunare il clero ed il popolo e andò processionalmente a prendere le Ostie. La chiesa della SS. Vergine fu arricchita di questo tesoro. Un uomo molto religioso consacrò una grossa parte delle sue ricchezze per assicurare il culto a quelle sante Ostie prodigiose. 46 Santa Germana. Era nell’Eucarestia che Santa Germana di Pibrac attingeva la forza soprannaturale che fece di lei l’eroina del dolore e dell’amore. Ogni otto giorni si confessava ed ogni domenica riceveva il buon Dio con gli slanci di una pietà serafica. Tuttavia questa Comunione della domenica non bastava al suo cuore. Dalla prateria dove sorvegliava gli agnelli, sentiva tutte le mattine la campana che chiamava i fedeli al santo Sacrificio: pii e ardenti desideri si elevavano allora nella sua anima, che non poteva più vivere lontana dal suo Diletto, però non osava lasciar le sue pecore. Un giorno finalmente, rischiarata da una ispirazione divina, riunì i suoi agnelli, piantò la sua canocchia in mezzo ad essi raccomandandoli agli Angeli del Signore, e partì tranquilla e serena. Assistè alla santa Messa, vi ricevè il Pane Eucaristico e ritornò presso la sua canocchia la cui sola vista teneva lontani i lupi. Da quel giorno non si privò più di questo favore ineffabile; ed ogni mattina, quando la campana suonava, la pia pastorella partiva per andare a salutare il suo Gesù. Un’altra storia racconta che, andando alla Chiesa , Germana di Pibrac doveva attraversare il ruscello della valle; ora avvenne che dopo una grande tempesta, questo ruscello era divenuto come un torrente e scorreva impetuoso. Germana, sempre con gli occhi bassi, s’avanzava pregando, senza prevedere l’ostacolo; finalmente lo scorse, allora alzò gli occhi al cielo e implorò l’assistenza divina. Subito sentì una voce celeste; era la voce di Gesù che la chiamava. Essa, senza temere, continuò intrepidamente la sua via ed ecco che il piano liquido diventa solido sotto i suoi passi, ed ella giunge all’altra riva in mezzo ai trasporti di gioia e di riconoscenza. Ricevuto il Diletto della sua anima nella santa Comunione, il miracolo si rinnovò al ritorno, ed ella giunse così presso i suoi agnelli, lodando il Signore che l’aveva ancora graziata con un simile prodigio. La devozione delle devozioni. Il generale de la Moricière praticava la sua religione con una franchezza da bretone e da soldato; amava pregare con i suoi figli, e la loro prima Comunione lo fece tornare per due anni di seguito in quella Parigi che aveva abbandonato dopo il suo esilio. Spesso conduceva le sue figlie al catechismo, lo spiegava loro e glielo faceva ripetere. Il giorno che la sua seconda figlia fece la sua prima Comunione, egli pure si comunicò. << Quel giorno io l’ho visto piangere come un bambino!> dice uno dei suoi amici. Monsignor Dupanloup, che narra questi fatti, ci dice che La Moricière anche dopo convertito aveva degli scrupoli da Giansenista, riguardo alla Comunione frequente. << Noi non siamo degni di comunicarci spesso >>, diceva una volta a Parigi al curato della sua parrocchia. << E’ vero, rispose il curato, ma noi ne abbiamo bisogno. La Comunione è non meno una ricompensa che una grazia ed un soccorso >>. Dopo un momento di riflessione: << Signor curato, disse il generale, mi erano state date fin qui venticinque mila cattive ragioni, ma voi me ne date una buona. Basta! Figlia mia, comunicati finchè puoi!…>>. 47 XII Secolo. -- Clermont in Alvernia. Il tabernacolo di cera Un contadino della diocesi di Clermont, in Alvernia, aveva molti alveari che formavano tutta la sua ricchezza. Ma una malattia decimò ad un tratto le sue api, ed egli pensò di consultare degli indovini per mettere un riparo al flagello. Ed alla colpa di consultarli aggiunse quella più grave di mettere in pratica i sacrileghi consigli di quegli empi, che gli dissero di andare a ricevere la S. Comunione e con l’Ostia consacrata di soffiare nell’alveare. Ma mentre il contadino faceva questa pratica superstiziosa e sacrilega, la santa Particola gli sfuggì dalle labbra e cadde a terra. Subito, cosa ammirabile! Le api si precipitano sulla santa Ostia, la sollevano sulle loro ali con rispetto, e la mettono in mezzo ai loro favi di miele come nel centro di un meraviglioso ostensorio. Il contadino, colpito dalla singolarità di questo fatto, riflettendo che il suo sacrilegio non sarebbe sfuggito al castigo di Dio, risolse di vendicare sulle innocenti api il delitto che aveva commesso, ed innondò l’alveare per affogarvi i poveri insetti. Apertolo poi per levarne il miele e la cera, fu sorpreso alla vista di un bambino di una bellezza celeste. Passato il primo momento di stupore, il contadino prende nelle sue mani il piccino, ma vedendolo come morto, decide di andarlo a sotterrare nella chiesa , all'insaputa di tutti. Durante il cammino però il bambino disparve senza lasciare nessuna traccia di sé e la vendetta del cielo non tardò a punire quest’empietà; il paese dove fu compiuto il sacrilegio fu reso deserto per la morte precipitosa dei suoi abitanti. Questo miracolo è accaduto al tempo e nel paese di Pietro il Venerabile, che lo raccontò egli stesso e che l’ha risaputo dal Vescovo di Clermont il quale ne aveva avute serie informazioni. Un Inglese protestante visitava una chiesa di Marsiglia. Spinto dalla curiosità, o forse nella speranza di sorprendere un cattolico in disaccordo fra la sua condotta e il dogma della presenza reale, si era posto dietro una colonna, da dove poteva osservare, senza esser veduto, ciò che succedeva nella chiesa. L’ora della Messa era passata, e il protestante era solo; mentre aspettava, il sacrestano uscì dalla sacrestia per mettere la chiesa in ordine. Egli si credeva evidentemente senza testimoni; ma era un uomo pio e temeva Colui la di cui augusta presenza meritava ai suoi occhi mille volte più rispetto che non glielo avrebbe ispirato la presenza di un principe. Così, ogni volta che esso passava davanti all’altare, si fermava per fare la genuflessione di uso con la più profonda devozione. A questa vista il protestante sentì fondersi il ghiaccio nel cuore; mise da parte i pregiudizi, studiò la nostra religione, e, non tardando a riconoscere la divina origine, rinunciò all’eresia ed entrò nel seno della Chiesa. Un fanciullo, interrogato un giorno che cosa fosse il cielo: << Il cielo, rispose, è una prima Comunione che dura sempre >>. 48 B. Enrico Susone. Il Beato Enrico Susone ci rivela così il segreto della felicità che egli gustava nella sua vita religiosa: << Se qualcuno ha un amico abbastanza vicino alla via per dove deve passare, molto volentieri allunga di qualche passo la sua strada per andare a vederlo e discorrere con lui; così tutte le volte che io discendo dalla mia camera o che vi salgo, passo dal coro della chiesa per salutarvi il Santissimo Sacramento >>. Il Beato Enrico Susone, gloria dell’ordine di S. Domenico racconta che, durante i suoi studi a Colonia, aveva fatto con uno dei suoi compagni un patto, per il quale, quello che sopravvivesse avrebbe dovuto celebrare per un anno, ogni lunedì, la Messa da morto e ogni venerdì quella della passione. L’amico di Susone fu chiamato il primo a comparire davanti a Dio. Qualche tempo dopo, il Beato vide il defunto presentarsi a lui tutto afflitto e sfigurato dal dolore, e lamentandosi amaramente della sua infedeltà ad eseguire il patto che avevano fissato. << Ma, fratello mio, disse il Susone per giustificarsi, io non vi ho certo dimenticato; se ho trascurato di celebrare per voi, ogni giorno ho raccomandata a Dio la vostra anima e mi sono imposto delle mortificazioni per affrettare la vostra liberazione >>. << Come? – riprese il defunto – è appunto questa la causa dei miei lamenti, perché fra tutti i mezzi che avete di soccorrermi, avete trascurato il più efficace e il più potente. E’ il Sangue di Gesù Cristo, aggiunse, che io chiedo per calmare queste fiamme che mi bruciano; è il santo Sacrificio che mi riscatterà da questi tormenti spaventosi >>. Il Beato, tutto confuso, si affrettò a rispondere allo sventurato, che, per riparare la sua colpa, direbbe ancora più Messe di quelle che avesse promesse. Infatti il giorno dopo, molti preti, pregati da Susone, andarono all’altare con questa intenzione, e per molti giorni continuarono a celebrare la Messa per il defunto. Allora questi apparve di nuovo al nostro Beato, con la gioia nel viso e l’aureola dei santi intorno alla testa. << Oh! Grazie, mio fedele amico, eccomi, grazie al Sangue del Salvatore, liberato dalle fiamme espiatrici: io salgo al cielo e non vi dimenticherò!>>. 1171. Miracolo di Ferrara. Nel 1171 gli eretici che negavano la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucarestia contavano numerosi partitanti in Ferrara. Nostro Signore volle allora con un grande miracolo dare ai suoi fedeli un’arma potente per resistere agli assalti dei suoi nemici. Il giorno di Pasqua, Pietro di Verona, priore dei canonici, celebrava la santa Messa. Dopo la consacrazione, quando elevò l’Ostia, il Corpo del Signore apparve agli occhi del popolo sotto forma di un fanciullino pieno di vita. La folla meravigliata potè contemplare il miracolo fino al momento della frazione dell’Ostia. Allora la scena cambiò aspetto, e grida di terrore sì elevarono da tutte la parti: larghi flotti di sangue vermiglio scaturivano tra le mani del celebrante, il calice ne era pieno, il corporale, la mensa dell’altare e le vesti tutte insanguinate, infine un getto più abbondante si slanciò con tanta forza che raggiunse la volta della chiesa e la sparse di innumerevoli gocce di sangue, che si venerano ancora. 49 1245. Assisi, in Italia. Santa Chiara e i Saraceni. Nel tempo in cui Federico II, ribellatosi alla S. Chiesa, saccheggiava le città d’Italia, la valle di Spoleto fu soprattutto in preda ai furori delle bande di Saraceni per aiutarlo nella sua opera di distruzione. Un giorno una truppa di questi barbari venne ad assediare Assisi. Il convento di S. Damiano, dove viveva Santa Chiara con le sue figlie, si offrì subito ai loro sguardi; e fu a questo asilo senza difesa che si attaccarono. Mentre i Saraceni scalavano le mura, mandando orribili grida, le ancelle di Dio, spaventate e tremanti, erano accorse intorno alla loro madre, che una malattia riteneva da lungo tempo in letto. La Santa , senza spaventarsi del pericolo, ordina alle sue figlie di prenderla sulle loro braccia e di condurla all’entrata del monastero; si fa portare davanti al Ciborio che conteneva il SS. Sacramento, e, là, a due passi dai nemici, che fremevano di rabbia, prostrata in una preghiera ardente: << Sarà possibile, o mio Dio, grida, che Voi lasciate cadere nelle mani di pagani le vostre serve disarmate, che io ho cibato sino ad ora del pane del vostro amore? Guardate, Signore, ve ne prego, queste anime che vi appartengono e non posso difendere >>. E dal Ciborio della nuova alleanza, essa udì una voce, dolce come quella di un fanciullo: << Io vi custodirò sempre >>.--<< Mio Dio, aggiunge Chiara, proteggete anche questa città che ci ha nutrito per vostro amore >>. E il Salvatore rispose: << Grazie alla tua intercessione la proteggerò >>. Allora la vergine, alzando il viso dove splendeva la speranza: << Coraggio, figlie mie, non avrete alcun male; contate sull’amore del nostro Dio >>. Nello stesso tempo, come ispirata, si alza, prende il Ciborio, si avanza sulla breccia che gli invasori stavano per valicare, e presenta loro l’Augusto Sacramento. O prodigio! I barbari cadono accecati dai raggi di una luce celeste: la truppa intera è presa da timor panico e fuggono in disordine. Il monastero era salvato e la città sfuggiva al saccheggio. Le Ostie consacrate in mezzo alle fiamme. In Andorra, piccola città dell’Aragona nella diocesi di Saragozza in Spagna, nel secolo decimoquarto scoppiò un incendio che distrusse la chiesa dedicata a S. Maria Maddalena, non restandone che le sole mura. Quando, dopo l’incendio, si volle far ricerca del SS. Sacramento, in mezzo agli avanzi furono trovate le sacre Ostie in fiamme, di un colore sanguigno e, tuttavia, non consumate né ridotte in cenere. Raccolte con grande venerazione, per ordine dell’Arcivescovo di Saragozza vennero custodite con conveniente venerazione in una cassetta di argento dorato. Dopo qualche tempo le autorità ecclesiastiche, volendo esaminare se quelle sacre Ostie si conservassero tuttora, sentirono uscire un odore simile a quello del pane caldo e lievemente arrostito. Anche al presente continua grandissima e viva la venerazione a quelle Ostie sacre. 50 Lourdes. In Lourdes si avvera la parola biblica, che chi trova la Madre, trova la vita da lei nata. Qui me invenerit, inveniet vitam. Noi andiamo in Lourdes a cercare lei, ed Ella ci fa trovare il verbo di vita nel SS. Sacramento. Noi le domandiamo i miracoli, ed Ella, come alle nozze di Cana, li fa operare dal suo Divin Figliuolo, nel mistero della fede. Per lei, qui la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia non si crede altrimenti, si vede palpabile negli effetti suoi. Ora nell’Eucarestia è la vita. In Lourdes si svolge un poema profetico, che è come l’apocalisse dei tempi nostri. La Vergine vi appare: nominando sé stessa la Immacolata, riafferma il gran dogma definito da Pio IX e pronuncia Leone XIII il Pontefice del Rosario il quale le scende dal braccio. Poi chiama a sé i popoli illanguiditi nella fede ed Ella li scuote e conquista coll’argomento appropriato agli infedeli, coi miracoli continui, strepitosi, resistenti ad ogni sofisma dell’incredulità! Quindi li indirizza a Cristo nell’Eucarestia, affinchè in Lui, con la verità, godano la vita. Il portento non cessa, l’operazione della Vergine di Lourdes è indefettibile, è persistente. Che ne seguirà? Chi vivrà vedrà che dalla Vergine Immacolata di Lourdes avrà avuto principio od impulso la restaurazione cristiana di tutto il mondo che la onora. Quando gli ammalati risanano nella piscina, osserva il dottore Boissarie, provano sull’atto, nelle membra inferme, o da lungo tempo paralizzate, sensazioni violente che sono penosi preludi del moto e della vita che tornano in sull’istante. Il medesimo accade alle subitanee guarigioni che si ottengono al passaggio de Divin Sacramento. Questo fatto, il medesimo nei due modi, sembra indicare l’intervento di una forza all’umana superiore. La giovane Grimald, di Bordeaux, era paralitica da 17 anni. Nel punto nel quale l’Eucarestia le si avvicinava, fu presa da un sentimento indefinibile, e come da un’ondata, per così qualificarla, di mare, che la sollevò sopra la sua barella, e ne la spinse fuori. Quest’impulso, ci diceva essa, non posso dimenticarlo, né spiegarlo, ma per certo è venuto da una forza esterna, prevalente alla mia natura. Come a lei è avvenuto a milioni di altri infermi graziati dalla Vergine di Lourdes. Madame Servais de St. – Nicolas du Port,di 37 anni, veniva colpita, il 27 Settembre 1897, da una peritonite acuta: ne guarì, ma il male lasciò delle aderenze negli intestini rendendo le funzioni digestive assai penose. L’ammalata soffriva moltissimo e rigettava quasi sempre ogni nutrimento anche piccolo. Ne risultò, quindi, una grande debolezza, e dopo un anno si svilupparono fenomeni di paralisi, di contrazioni e d’insensibilità in differenti parti del corpo. M. me Servais non aveva lasciato il letto dal principio della sua malattia, e le era impossibile assolutamente reggersi in piedi: ma il 3 Settembre 1899 recatasi a Lourdes alla processione del SS. Sacramento, si sentì meglio e si mise in ginocchio: da questo momento ella potè ritenere un poco di brodo. Il giorno appresso un nuovo miglioramento si fece sentire, l’ammalata si alzò in piedi e cominciò a fare qualche passo sostenuta da due persone: ora gode perfetta salute e loda la Vergine di Lourdes, sua benefattrice. 51 Ecco ciò che un periodico liberale, il Journal di Parigi, raccontava di un miracolo del quale il suo corrispondente ufficiale, signor Ludovico Naurdeau, era stato testimone a Lourdes. << Nessuna guarigione è più straordinaria di quella di Gargam l’impiegato delle poste. In un disastro ferroviario accaduto 20 mesi or sono a Montmoreau, Gargam, sbalzato violentemente sulla via, aveva riportato una lesione alla spina dorsale ed era rimasto interamente paralizzato dai fianchi ai piedi. Era stato trasportato moribondo all’ospedale d’Angouleme subito dopo la catastrofe. Bisognava nutrirlo per mezzo di un tubo. Dopo un processo intentato dalla famiglia, la Compagnia d’Orlèans era stata condannata a pagare al disgraziato impiegato postale un capitale di 60 mila lire oltre alla rendita annua di 6000 franchi. Gargam sembrava assolutamente incurabile e destinato a soccombere ben presto. Sebbene fosse incredulo, egli aveva acconsentito a lasciarsi trasportare a Lourdes dove lo aveva accompagnato un infermiere dell’ospedale di Angouleme, molto più incredulo di lui e che dubitava di vederlo morire lungo il tragitto. << Io avevo veduto Gargam al suo arrivo. Quasi incosciente, scheletrito, mi era sembrato del numero di coloro destinati a morire nel ritornare al proprio paese. << Ora questo paralitico ha provato davanti alla grotta un formicolio nelle gambe fino allora assolutamente a lui sconosciuto. E nel pomeriggio, al passaggio del SS. Sacramento, si è alzato ad un tratto e meccanicamente ha seguito la processione. Le molte gravi piaghe dei suoi piedi si sono quasi istantaneamente cicatrizzate. Questo paralitico moribondo, io l’ho veduto camminare e risanare sotto i miei occhi! Fu una vera risurrezione >>. Eugenia Clar di Dodenheim, trentenne, non lasciava il letto da due anni, tossiva molto e sputava sangue. Non aveva appetito: da un anno non prendeva che un po’ di latte, soffrendo moltissimo alla gola e inghiottendo con grande difficoltà; ella era debolissima e la voce le si abbassò completamente. Il certificato medico porta che ella era colpita da etisia alla laringe e alle parti superiori dei polmoni. Il 3 settembre 1899, nella piscina di Lourdes, riebbe ad un tratto la voce, e il dolore alla gola disparve. Il 4 Settembre 1899, alla processione del SS. Sacramento, fu presa da un fremito di tutta la persona; ella sentì subito che poteva alzarsi, ma per rispetto, come disse, aspetto a mettersi in piedi che la processione terminasse. Da quel momento l’ammalata si sente bene, non soffre più, mangia con appetito e non le resta che da ringraziare la Vergine di Lourdes e il SS. Sacramento. La perfezione dell’amore è di amare ancora, d’amare sempre e di non cessar mai di amare. Maria Lataste. 52 La Beata Imelda Lambertini. Racconta il padre Segneri d. C. d. G., che in Bologna, nel monastero delle Domenicane, vi era stata ( tempo addietro ) una fanciulla per nome Imelda, la quale sembrava un frutto d’innocenza e devozione. Singolarmente si mostrava inclinata ad onorare il SS. Sacramento, e dall’onorarlo passando al desiderarlo, avrebbe voluto anche ella riceverlo con le altre. Ma per la sua tenera età le monache non volevano consentirglielo, ond’essa tanto più si struggeva dentro di sé, quanto più si vedeva vicina alla fonte, e non si poteva togliere la sete. Frattanto una mattina, mentre le altre si comunicavano, Imelda, rimasta sola al suo posto, sollecitava il Signore con brame sì infuocate ed intense di venire a lei, che Gesù, lasciandosi vincere, si partì dalle mani del sacerdote e volando a lei per un sentiero di luce, si fermò sul capo della fanciulla. A questo prodigio il sacerdote, giudicando che fosse giusto comunicare un’anima distinta da Dio con sì gran portento, porse ad Imelda quell’Ostia santa; ed Imelda, a quel raddoppiato favore non potendo più sostenere nel suo bel cuore l’incendio di pura allegrezza e di ardentissimo amore, se ne morì, e andò a stringere in cielo eterne nozze con l’amorosissimo suo Sposo Gesù. Sant’Andrea Corsini ricompensato da Maria per la sua devozione verso Gesù Sacramentato. Sant’Andrea Corsini, già illustre per la sua virtù e la sua santità, fu ordinato sacerdote, malgrado la resistenza della sua umiltà, per la reiterata domanda di tutto il popolo. Arrivato il giorno della sua prima Messa, i suoi parenti volevano che la celebrasse nella chiesa della città con tutta la pompa possibile. Ma il Santo ottenne dal suo superiore di ritirarsi, ad insaputa di tutti, in un convento solitario, in mezzo ai boschi. Là offrì il suo primo sacrificio, immerso nell’amore dell’Ostia santa che immolava. Maria apprezzò tanto il coraggio del Santo, che gli apparve subito dopo la Comunione e gli disse: <<Andrea, voi siete il mio servo; io vi ho scelto e mi glorificherò in voi >>. Maria ci manifestò con questo favore che niente le piace più dell’amore e del rispetto che noi testimoniamo al suo divin Figlio, presente, per amor nostro, nella santa Eucarestia. ( Bolland, 6 Febbraio ) 53 La SS. Eucarestia rispettata dalle acque. Nel regno di Valenza, in Spagna, il parroco del villaggio di Alboraya si recava a somministrare il S. Viatico ad un suo parrocchiano moribondo; e nel cammino, traversando un fiumicello che di solito aveva poca acqua, cadde e gli sfuggi di mano la S. Pisside. Egli subito si toglie da ogni pericolo senza procurarsi altri danni, se non quello di essersi bagnato dal capo ai piedi: ma gli dispiaceva molto delle SS. Particole, che si erano perdute nel fiume, rinchiuse nella Pisside: e vedendo inutili tutti i suoi sforzi e ricerche, corse al villaggio e, chiamati quanti più uomini poteva trovare, si recò con loro al fiume, sollecitandoli a fare tutte le diligenze per riavere il prezioso Tesoro. I pescatori si pongono alla ricerca, gettano le reti, le affondano nell’acqua e le traggono alla spiaggia: infine mandano un grido: Ecco la Pisside!…ma ahi! Era scoperchiata e vuota, e le SS. Particole erano state travolte dalla corrente…. L’allegrezza si cambiò in dolore: ma piacque a Nostro Signore consolarli tutti. Mentre il lamento si faceva ogni ora più vivo, due grossi pesci apparvero in mezzo al fiume con la bocca aperta e in tale atteggiamento che sembravano volere attirare l’attenzione dei presenti; ognuno di essi teneva in bocca una S. Particola; essi vennero da sé alla riva e porsero al sacerdote il SS. Sacramento. Le Particole, quantunque fossero rimaste per più di un’ora nell’acqua, erano asciutte come prima che cadessero nel fiume; per questa cosa la moltitudine uscì in esclamazioni di meraviglia e fece ritorno tutta allegra alla chiesa dove le prodigiose Particole furono poste in disparte e conservate. E’ cosa buona e utilissima che noi ci comunichiamo ogni giorno e partecipiamo del corpo e del sangue di Gesù Cristo, dicendo Egli chiaramente: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. S. Agostino. Conversione di un giovanetta protestante operata per la prima Comunione di due giovanette cattoliche. Una signorina di nome Lascio di Tkolac contrasse amicizia con due giovanette, le quali, educate cristianamente, ben presto s’accorsero che la loro amica non amava sentir parlare di religione non avendone punto. Non sapendo rispondere, perché piccine, a certe frasi, le due giovanette molto spesso la ricordavano nelle loro preghiere, raccomandandola alla SS. Vergine. Giunse intanto il più bel giorno della vita delle due fanciulle, ed esse vi si disposero con ogni diligenza in sacro ritiro presso certe suore in Sorrento. In quel giorno solenne le due giovanette pregarono per la conversione della loro amica protestante. Esse erano confortate e sicure di ottenere la conversione di quella poverina e non tralasciavano di parlarle della Vergine e delle delizie che si provano nella SS. Comunione, esortandola a rendersi cattolica. Ma nulla avevano ottenuto e la Tkolac partiva da Sorrento per Roma e poi per Siena, dove volevano i genitori collocarla in collegio: non si sarebbero più vedute. Nel salutarsi le due amiche non vollero baciarla prima di farsi promettere e ripromettere che sarebbe divenuta cattolica. Era il Maggio 1895 e le buone giovanette ricevevano da Siena una lettera della loro amica che annunciava loro la sospirata consolazione, e in un’altra lettera, che ricevevano il 31 Maggio, leggevano: << Il 1° Giugno sarà il giorno più felice della mia vita: oh, come sono contenta!… io vi sarò sorella in Gesù Cristo! Pregate per me ed io pregherò per voi! >> Infatti il 1° Giugno di detto anno 1895 veniva battezzata nella chiesa di S. Raimondo in Siena con il nome di Alessandra Fabio e ricevuta la Cresima dall’Ecc. Mons. Arcivescovo, faceva nel fervore dell’anima la sua prima Comunione. 54 Non separiamo mai Maria da Gesù. S. Giacinto. San Giacinto, dell’Ordine dei Frati Predicatori, sentendo che i Tartari stavano per assalire la città di Kiew dove egli abitava, corse alla chiesa del convento e si impadronì del santo Ciborio per sottrarre il suo divino Maestro all’empietà di quei barbari infedeli. Mentre usciva dalla chiesa portando il suo tesoro, una statua di Maria, molto grande e pesante, lo chiamò per tre volte. Giacinto, meravigliato, chiese alla santa Vergine ciò che voleva da lui, e Maria gli rispose: << Mio caro Giacinto, tu vuoi dunque sottrarre il Figlio agli oltraggi ed abbandonare la Madre ai loro insulti? >> E siccome il Santo disse di esser troppo debole per portare una statua così pesante, Maria riprese: << Oh! Se tu avessi un po’ di amore, ti sarebbe facile portarmi….Prega mio Figlio: Egli ti renderà leggero questo peso >>. Subito il Santo prese la statua, e la portò come se portasse un fiore. Con il Santissimo Sacramento sul petto e la statua di Maria tra le braccia attraversò, senza essere inquietato, le linee nemiche e si diresse verso Cracovia, dove arrivò felicemente. Rossignoli. I miracoli eucaristici a Lourdes. Nei grandi pellegrinaggi a Lourdes nel 1888 e 1889 sembra che la Vergine Immacolata si sia voluta nascondere per lasciar risplendere il suo divin Figlio nell’Eucarestia. Un pio autore scrive riguardo la processione del 20 Agosto 1889: << Quando l’Ostia santa è arrivata in mezzo ai malati, le suppliche si sono levate da tutte le parti. Ad un tratto a due passi da Gesù, cambiata da un nuovo vigore, una giovane donna, pallida come la morte, mostra al disopra di tutte le teste le sue mani bianche e tremanti, poi il suo volto trasfigurato. La si credette sospesa in aria, vera figura di Lazzaro uscito dal sepolcro. E mentre la folla meravigliata piange a questo spettacolo, altri infermi si levano. A destra, a sinistra, davanti, di dietro, si freme, si trasale, si tendono le braccia >>. Una giovanetta cieca doveva essere esaudita. Essa aveva detto alla sua compagna: << Quando il SS. Sacramento sarà davanti a me , avvisami >>. L’amica la toccò, essa sentì subito un dolore acuto, poi un gran chiarore e vide come tutti gli altri. chi ripeterà queste cose? Il SS. Sacramento è letteralmente perseguitato da una scorta di resuscitati. Qui è un paralitico, là un tisico, poi altri malati, che si moltiplicano e si schierano in mezzo alla folla che si pressa e si precipita. Nello stesso tempo il Magnificat ripetuto da ventimila voci, davanti alla piscina dove Gesù in Sacramento è arrivato. Non vi è un pellegrino, non uno solo, che non pianga. L’emozione ha trasfigurato tutti i volti. 55 Il SS. Sacramento vincitore dei nemici. Giovanni I, re del Portogallo ( 1357 – 1433 ) aveva il disegno di assalire i Mori nel loro accampamento di Ceuta. Siccome costoro si ritenevano invincibili, volle egli incominciare la campagna sotto la protezione e alla presenza di Gesù Cristo. A questo scopo fece innalzare nel campo una cappella, per conservarvi il SS. Sacramento, dinanzi a cui capitani e soldati, secondo il loro turno, facevano adorazione giorno e notte. Appena l’armata approdò in Africa, e già stava per dare l’assalto, il Sacerdote più degno apre il tabernacolo, prende fuori il Ciborio, lo mostra ai soldati e li eccita a combattere valorosamente per la fede di Gesù Cristo. Dunque i soldati si avvicinano, e, dietro l’esempio del loro re, baciano con amore e fiducia il piede del santo Ciborio. Da questo atto di fede attingono essi una virtù, un coraggio incredibile, e, con forza di furenti leoni, si scagliano sul nemico. La sconfitta dei Mori fu pienissima. Cetua fu presa. Soccombettero più di duemila nemici, molti furono fatti prigionieri, il resto dell’armata si sottrasse alla morte con la fuga. Dalla parte dei cristiani caddero solo otto uomini. Appare da ciò evidente che lo stesso Sacramentato Signore, che si chiama Dio degli eserciti, guidava la battaglia, e che a Lui solo si doveva ascrivere alla vittoria. Satana con accanito furore ritenta ora l’assalto alla santa città di Dio, la cattolica Chiesa; è ben armato e poderoso il suo esercito, ma che possiamo temere noi? Il nostro aiuto è nel nome di quel Dio, che ha creato cielo e terra. Noi riponiamo le nostre speranze, la nostra fiducia, il nostro aiuto in Gesù Sacramentato, e ripeteremo ancora una volta con David: << I nostri nemici confidano nelle loro forze, ma noi confidiamo solo nel Signore; cento volte furono essi sconfitti….liberati noi sempre e vincitori. >> Dal Pelikan. La ven. Caterina di Gesù. La venerabile Caterina di Gesù, Carmelitana Scalza , era ripiena di un ardore incomparabile per la S. Comunione. Il Signore, d’altra parte, con favori sorprendenti rispondeva a questo amore di serafino. Un giorno che Caterina era stata occupata in opere di carità, arrivò tardi alla chiesa di S. Anna in Siviglia, sicchè la porta era chiusa, e non potendo più sperare di unirsi al suo dolce Redentore, ne ebbe dolore immenso e si rimproverava come delitto quel ritardo che non era stato causato se non dall’intrattenersi che aveva fatto in atti di virtù: non dispera però, entra nella casa del parroco, conoscendo la santità di lei, esaudì la preghiera ed aprì la chiesa, ma quale non fu il suo stupore, vedendo i ceri accesi, il tabernacolo aperto e tutto preparato certamente da un Angelo! Caterina cadde in ginocchio, e con gli occhi molli di lacrime, ripeteva a Dio di essere indegna di un così bel miracolo. 56 Santa Caterina dei Ricci. Santa Caterina dei Ricci si faceva notare per la sua assiduità alla preghiera. Era specialmente in presenza al SS. Sacramento che il suo amore si dimostrava in sospiri infiammati, in tenere espressioni e spesso in un torrente di lacrime deliziose. A forza d’intimità con questo adorabile Sacramento, aveva finito per avere come l’istinto, la intuizione della sua presenza, tanto che, meglio della lampada che dimostra il luogo dove si trova la SS. Eucarestia, glielo rivelava il suo cuore. E’ così che un giorno di Venerdì Santo, meditando in cappella sui misteri del giorno, il suo cuore gli rivelò che, contro ogni apparenza, Nostro Signore era nel tabernacolo. Ella andò a prostrarsi e siccome una suora le disse che era stato trasportato il SS. Sacramento, santa Caterina disse: << Non siete qui, mio Diletto? >>. << Sì, io ci sono >>, le fu risposto. Infatti il priore di San Domenico confessò dopo, che all’ufficio della vigilia, aveva lasciate alcune Particole per i bisogni degli infermi. Divenuta sottopriora del suo monastero, indirizzo questa esortazione alle religiose in occasione della festa di santa Caterina, sua patrona: << Grazie alla sua perfetta obbedienza e alla semplicità della sua fede, questa Santa ebbe la felicità di vedere Gesù. Voi pure, figlie mie, praticate la santa obbedienza, frequentate la Confessione e la Comunione se volete vedere Gesù, poiché non vi è mezzo più eccellente per amar Gesù e per vederlo, che unirsi a Lui nella santa Comunione. E’ per questa che egli ci rivela la sua bontà, la sua misericordia infinita e il fondo irrimediabile della nostra miseria e del nostro niente…>>. Gesù, amor mio, benedicimi ora e sempre! Ven. Caterina di Gesù. Una volta la ven. Caterina di Gesù, essendosi posta di buon mattino in orazione per disporsi alla Comunione, fu rapita in estasi e vi rimase sino a mezzodì. Ritornata in sè stessa studiava il passo per giungere al convento de los Remedios, e, trovando chiuse le porte della cappella, ritornava col cuore rattristato. Provò ancora ad un altro convento, quello della Vittoria, e lungo il cammino supplicava Nostro Signore che si degnasse consolarla nel suo spirituale bisogno. Trovò ugualmente la porta chiusa, tuttavia un venerabile sacerdote, che lì si trovava, l’accolse con benevolenza e prima che ella chiedesse la Comunione, si offerse di comunicarla. Ella entra e vede vicino all’altare molti ministri rivestiti dei sacri loro ornamenti con ceri accesi in mano, i quali sembravano aspettarla; per la qual cosa rapita per esuberanza di gioia, si accosta, riceve il corpo del Salvatore, ed uno di quei ministri le dice: << Figlia mia, fate ringraziamenti fervorosi, poiché voi siete trattata da Dio con singolare bontà >>. Rientrata nella sua celletta ebbe una nuova estasi, e le fu rivelato che quei ministri e quel venerabile pastore erano Angeli mandati dal cielo per lei. 57 Rispetto al SS. Sacramento. L’abate Tedesco, fondatore dell’Opera della Giovinezza a Marsiglia, amava molto il SS. Sacramento, e inculcava ai giovani il rispetto e l’amore a Gesù presente sui nostri altari. Se un fanciullo entrava bruscamente nella cappella, il degno abate lo faceva uscire e rientrare con lui, per insegnargli come si apre la porta senza far chiasso, come ci si avanza modestamente fino alla piletta dell’acqua santa, dove si intingono due dita della mano destra, per fare subito con attenzione e rispetto il segno della croce; come infine, passando davanti all’altare, ci si inginocchia rispettosamente. << per fare questa genuflessione, diceva, bisogna che il ginocchio destro vada fino a terra e tocchi il piede sinistro, mentre il corpo inchinato e gli occhi bassi oppure rivolti verso l’altare esprimono la fede, l’umiltà, il rispetto >>. Poi l’abate diceva: Quando si vuole comandare silenzio si dice spesso: << Che non si senta volare neppure una mosca! E io, miei cari fanciulli, vi dico: Quando siete davanti a Nostro Signore, siate così ben raccolti, che se una mosca vola, si senta volare. >> 378. Isola di Sardegna. S. Satiro, fratello di S. Ambrogio, preservato dal naufragio. Nell’anno 378, S. Ambrogio, vescovo di Milano, seppe che uno dei suoi debitori rifiutava di pagargli un debito considerevole sperando che, nominato vescovo, egli non l’avrebbe costretto. Questo debitore stava in Africa. Ambrogio mise questo affare in mano di suo fratello Satiro, che si imbarcò per l’Africa. Si era d’inverno, il bastimento era vecchio ed avariato incapace di resistere al mare per molto tempo. Appena fu in vista delle coste della Sardegna, avendo battuto contro un banco, la sua carena si aprì e fece acqua da tutte la parti. Nello spavento generale, Satiro, meno spaventato dalla morte che dal pensiero dell’eternità, implorava dal Cielo di non morire prima di essere, rigenerato dai sacri Misteri. Molti passeggeri erano cristiani, e quando si videro vicini alla morte, presero il santo Viatico, l’adorarono insieme e si comunicarono per l’ultima volta. Geloso di questa felicità, che esso non poteva dividere, Satiro ebbe in quel momento una sublime ispirazione di fede. Supplicò i cristiani di dargli un’Ostia divina che essi portavano, ed avutala l’avvolse in un pannolino sacro, che si chiamava orarium, e se lo appese al collo, poi si gettò in mare e non s’inquietò più di trovare un pezzo di legno per attaccarvisi, forte com’era del soccorso divino di cui era munito. << Non è, dice S. Ambrogio, che esso abbia voluto dare uno sguardo indiscreto nei segreti dell’altare. Desiderava solamente testimoniare la sua fede e raccoglierne il prezzo >>. Satiro potè guadagnare l’isola di Sardegna dove dopo aver aiutato nel salvataggio altri naufraghi, cercò di una chiesa per rendere grazie alla protezione divina e farsi battezzare e ricevere la SS. Eucarestia. 58 Il ven. P. Matteo Agostiniano aveva fabbricato un piccolo tabernacolo che portava sempre con sé, ovunque andava, per consolazione della sua fede. Questo piccolo capolavoro si apriva da due lati: in uno vi era l’immagine della Santissima Vergine, di cui era oltremodo devoto, nell’altro la figura di un cuore da cui uscivano fiamme che circondavano l’Ostia. Si inginocchiava sovente dinanzi a questo tabernacolo per fare le sue preghiere; spesso lo faceva vedere ai suoi amici, eccitandoli all’amore verso Gesù in Sacramento; e Iddio gli fece conoscere quanto gli fossero gradite quelle sante industrie, facendo che gli ammalati guarissero subito quando venivano toccati da quell’oggetto. Sua delizia era adornare l’altare dove si trovava il SS. Sacramento, che egli chiamava il suo Prigioniero, si preoccupava che non mancassero i preziosi abbellimenti e componeva egli medesimo dei mazzi di fiori sempre freschi da contornare il sacro tabernacolo: i quali fiori divenivano salutari per gli infermi come avvenne ad un figlio di una sua penitente, Armenia Migliore, che era venuta in tutta fretta a richiederlo di aiuto. La gioia e la felicità di questo servo di Dio si manifestava specialmente nella festa dell’Ottava del Corpus Domini. In quei giorni sembrava impazzito, diceva di esser quella la festa dei sacerdoti, e nel convento di Vienna, dove dimorava, la solennizzava da Angelo. In tal convento si vedeva il suo ritratto, e sotto si leggeva la seguente iscrizione in latino: Il Ven. Matteo di S. Paolino, così ripieno era d’amore per la S. Eucarestia, che la sola rimembranza lo rapiva. Egli era stato seppellito a mani giunte, ma dopo molti anni, aperta la sua tomba, fu veduto il cadavere aver ripreso la sua posizione di prima, cioè la mano destra premere il corpo dalla parte del cuore per dimostrare che il sepolcro non aveva posto fine all’amoroso suo ardore verso Gesù Cristo. Onorina La Corbe. Il sacerdote Guillos, curato della città di Mans, riferisce che un giovinetta, chiamata Onorina La Corbe, il giorno avanti a quello in cui doveva comunicarsi per la prima volta, provò una così forte commozione, che ebbe bisogno di assistenza fino alla mezzanotte per vincere coi rimedi quella febbre che la consumava. Quando si riebbe, la sua prima parola fu un atto di fede; quindi aggiunse nello slancio di un santo trasporto: << Questo finalmente è il giorno più bello della mia vita >>. Le sue compagne, all’uscire dalla S. Messa, furono toccate della espressione piena di fede, d’innocenza e di felicità, che si manifestava in tutte le sue fattezze. A lei stessa venivan meno le parole quando voleva parlare di ciò che era seguito nel suo cuore nell’atto di ricevere il suo Dio. << Uno dei pensieri, diceva ella, che mi rese più felice, fu che la prima Comunione è in certo modo un secondo battesimo; così io ho con tutto il cuore domandato a Dio la grazia di morire prima che perdere questa preziosa innocenza; così lo spero, essa mi accompagnerà fino alla morte >>. Onorina, animata dal sentimento di gratitudine e di fede, conservò le vesti e i libri che aveva usati nel giorno della sua prima Comunione. Spesso fu vista baciarli con rispetto, e domandata del perché avesse per quelli una specie di culto: << Ah! Rispondeva ella, queste cose mi rammentano il giorno, in cui l’anima mia stava così bene con Dio e mi pare, nel rivederli, di godere ancora della stessa felicità >>. Onorina morì come un angelo in età di quindici anni. 59 S. Pier Damiano. Si trovano negli scritti di S. Pier Damiano, molti miracoli eucaristici, e fra gli altri anche il seguente: << Alla presenza del Papa, dice il Santo, il vescovo di Amalfi ci ha attestato sotto fede il giuramento, che, celebrando un giorno il santo Sacrificio, ebbe lo spirito turbato da un pensiero d’incredulità: la presenza reale del Salvatore sotto la specie eucaristiche gli sembrava impossibile a credersi. Era in questa disposizione interna quando ebbe, secondo il rito, da dividere la santa Ostia. In questo momento, il pane eucaristico fu rimpiazzato nelle sue mani dalla carne visibile del Salvatore; le sue dita furono insanguinate. Esso cadde in ginocchio in un’adorazione piena di pentimento e di fede, e l’Ostia riprese la sua forma ordinaria. Questo è il Sacramento di amore così terribile per quelli che osano toccarlo con mani indegne. Santa Teresa. E’ notte….e Teresa di Gesù, la Serafina del Sacramento, è prostrata dinanzi al suo eucaristico Amore nella chiesina di Avila, quando per superna divina rivelazione conosce che la lampada che ardeva dinanzi al Santissimo nella chiesa delle sue figlie in Malagone, da alcune ore si è spenta. Soffre Teresa che là non arda, dinanzi al santo altare, il simbolo vivo di nostra fede, e sospira non potervi riparare. E’ Gesù, a premiare lo zelo della diletta sua sposa, con un grazioso miracolo ne appaga l’ardente desiderio. Ed eccola tuttora circondata dal terreno suo frale, appare in Malagone quella stessa notte alla ven. Anna di S. Agostino, allora sacrestana, e: << Presto, le dice, presto, sorella, andate in chiesa ad accendere la lampada al Sacramento, che già da un po’ di tempo si è spenta >>. Ubbidisce la venerabile Anna, non è facile il dire con qual meraviglia e stupore. 1834. Charlestown, in America. In Charlestown, presso Boston, fu aggiunto ad un convento di Orsoline un educandato. Vi erano otto suore e parevano moltiplicarsi, grazie a nuove vocazioni. Ma nella notte dell’11 Agosto 1834, il popolaccio puritano, eccitato da alcuni suoi capi, si sollevò in Charlestown, e nel colmo del suo furore andò alle porte del convento. Tutte le suore e le educande dormivano, quando all’improvviso furono destate dall’orribile fracasso che facevano quei miserabili. Ebbero appena il tempo di vestirsi, che la fiamma di uno spaventoso incendio già illuminava le loro celle. Esse si salvarono mentre i briganti si occupavano a saccheggiare il monastero e la chiesa profanata. Uno di quei miserabili era salito all’altare, aveva preso il Santissimo Sacramento e l’aveva messo nella sua tasca. Di ritorno ad un albergo di Charlestown tra una folla avida di ascoltare i suoi sacrilegi, si trovava un Irlandese cattolico, che ascoltava con profondo terrore. Ma ad un tratto il fanatico mostrandogli molte Ostie: << Tieni, gli dice con scherno, ecco il tuo Dio! Che bisogno hai di andarlo a cercare nelle tue chiese? >>. L’Irlandese era muto di orrore. Poco dopo il sacrilegio esce, ma passa mezz’ora, passa un’ora, ed egli non torna: gli astanti presi da un vago timore vanno a cercarlo, e lo trovano morto, della morte dell’eresiarca Ario. 60 Quando la signora Margherita Savoye è arrivata a Lourdes, più che altro assomigliava ad un cadavere che si portasse in una bara; pallida, senza voce, scarna, orrida a vedersi. Sebbene avesse 25 anni di età, pure pesava non più di 40 libbre, quanto pesa un bambino di 2 anni. Mai non era scesa da letto, né si era nutrita di alimento solido. Quando arrivò il momento di partire per Lourdes il suo medico le pronosticò solo 15 giorni di vita. I dottori che la videro nell’ufficio di constatazioni, non osarono toccarla perché appena respirava, e nemmeno si pensò di metterla nelle piscine. In tale stato fu ella deposta ai piedi della Vergine, dinanzi alla grotta. Al passaggio del SS. Sacramento, uno spirito gagliardo, irresistibile, la rialza d’improvviso dal suo letticciuolo e la fa sbalzare giù a terra, da un’altezza di 60 centimetri. Margherita si accorge di essere inginocchiata al piede del suo letto. Si alza e si avanza speditamente, senza appoggio, ed esclama forte: Sono guarita!—La madre stupefatta le corre incontro, e la figliuola, tra le sue braccia, torna esultante a ripetere: Mamma, io sono guarita! Il giorno stesso ella rientra nell’ufficio medico, ritta e ben ferma sulle gambe, e nonostante ancora smorta e magra in viso, briosa però e raggiante di una gioia che dall’anima le traboccava. Da prima pesava 40 libbre, pochi mesi dopo ne pesava già 110. La crescita ha preso in lei il suo corso, e la statura ha acquistato da 7 a 8 centimetri d’altezza. E ciò, in età di anni 25! In questo caso non si tratta più di guarigione, si tratta di risurrezione. La virtù del Dio dell’Eucarestia l’ha rifatta. S. Maria d’Oignies. Nel secolo XIII viveva nel Brabante una illustre serva di Dio, S. Maria d’Oignies, la quale andò sposa ad un giovane signore commendevole per ogni virtù. I seguaci del mondo e delle futili grandezze terrene deridevano i due ricchi sposi, che si condannavano a perpetuo servizio negli ospedali e consumavano le loro ricchezze in favore dei malati, essi che potevano vivere senza noie, felici e beati. Ma Gesù cristo sapeva bene compensarli anche in questo mondo, apparendo spesso e sotto forme diverse, nel tempo della S. Messa, a Maria d’oignies. All’elevazione essa lo vedeva sotto la forma di un fanciullo contornato da una moltitudine di Angeli; alla Comunione essa vedeva in spirito Gesù Cristo discendere nell’anima sua e riempirla di splendore. Anche quando si trovava nella sua celletta, il suo volto esprimeva che essa sentiva la presenza di Gesù Eucarestia. Alcune volte si presentava a lei sotto forma di un agnello o di una colomba, e in ogni festa si lasciava vedere sotto un’immagine analoga al mistero che si celebrava. Nella festa di Natale essa lo vedeva come un bambino in grembo alla madre; nella purificazione, fra le braccia del vecchio Simeone; nel tempo della Passione lo vedeva sulla croce; rare volte però perché questa vista le recava troppo vivo dolore. Quando si somministrava agli infermi l’Estrema Unzione, essa vedeva Gesù spargersi come luce per tutte le sue membra. Ella pregava spesso per un sacerdote di sua conoscenza. Avendo un giorno assistito alla S. Messa, celebrata per lei dal sacerdote senza che l’avesse punto avvisata, l’Oignies, dopo il Sacrificio, gli disse: Vi ringrazio della Messa che avete celebrato per me. Il sacerdote stupito le domandò come lo sapesse. – Io ho visto, mentre eravate all’altare discendere sul vostro capo una colomba e spiegare le sue ali verso di me, ed ho capito che era lo Spirito Santo che mi recava il frutto del Sacrificio. Ciò che la Santa distingueva con gli occhi del corpo, i cristiani tutti lo vedono con quelli della fede: così Gesù è nel suo augusto Sacramento e ci elargisce celesti benefici. Perché noi siamo docili come Maria d’Oignies nel dedicarci al bene ed alla pietà? 61 1860. Parigi. Guarigione di una fanciulla paralitica. << Ho conosciuto, racconta Mgr. Di Sègur, una bambina che fu guarita dal SS. Sacramento, il 20 Settembre 1860, da una paralisi che i medici avevano dichiarata, non solo incurabile, ma certo mortale. La povera fanciulla, imparando a Parigi una lezione di ginnastica, era caduta sopra un uncinetto di ferro, che le aveva fatto una lesione al cervello dietro l’orecchio. La paralisi era completa, e dolori acuti strappavano grida strazianti alla piccola malata. I suoi genitori dovettero udire dai medici la fatale sentenza: Vostra figlia è perduta! << La piccola Dionisia di C. non cessava di domandare che le si facesse fare la sua prima Comunione in un santuario che essa amava. << Che mi si porti, che mi si lasci fare la mia prima Comunione e sarò guarita! >> << Si acconsentì per non contrariarla; ma il medico dichiarò che, secondo ogni probabilità, essa sarebbe morta per la via. Se non morì, soffrì il martirio. Giunta al caro santuario più morta che viva, ricevette il Corpo santissimo di N. Signore; e là senza appoggio si levò, si mise in ginocchio, riprese senz’altro la vita e le forze; e quando al ritorno si aprì lo sportello della carrozza davanti al castello, il povero padre, che non aveva potuto accompagnarla, poco mancò non cadesse dallo stupore, dalla gioia, dalla felicità di vedere la sua figlia alzarsi tutta ad un tratto e saltargli al collo gridando: -- Babbo, babbo, sono guarita! – Ho udito da lui stesso questo racconto. Sua figlia non ha più risentito nulla della lesione organica che doveva farla morire. >> Sant’Ugo, vescovo di Lincoln, alla fine del secolo XII, si trovò un giorno in una casa dei suoi domini chiamata Butkedan. Nel momento in cui andava a celebrare, alcuni religiosi di un monastero vicino, seguaci fedeli dell’antica disciplina gli presentarono da benedire delle vesti sacerdotali, fatte delle più ricche stoffe, e un calice di un gran prezzo. Ugo trovò occasione favorevole per dare una lezione al clero che circondava. Dopo aver consacrato quel prezioso calice, attraversò lentamente le file e lo presentò ai suoi preti per far loro ammirare la materia, l’arte squisita, la forma che l’aveva ornato. Ai suoi occhi, niente era più degno di elogio che la sollecitudine di quegli uomini di Dio, che credevano non aver mai fatto assai per adornare l’altare e trattare con onore i divini Misteri. Ma esso non aveva parole abbastanza amare per rimproverare coloro i quali, provveduti di ricche rendite, lasciano le chiese del Signore nello sfacelo e nella miseria, riservandosi di impiegare per sé stessi in ornamenti superflui e in lusso colpevole, i beni sacri del santuario. Felice di aver così proclamato i diritti che l’augusto Sacramento ha di essere sempre circondato di omaggi e di rispetto, il santo vescovo salì sull’altare. Dio volle subito ricompensare il suo zelo. Quando ebbe pronunciate le parole mistiche che cambiano il pane nel Corpo di Gesù, si accorsero che il santo teneva nelle sue mani purissime il Salvatore stesso sotto forma umana. Era un piccolo bambino che con le braccia levate al Cielo si offriva all’Eterno Padre per la salute del mondo; dalla sua persona uscivano raggi di una bellezza incomparabile. Proseguendosi il Sacrificio il vescovo elevò di nuovo l’Ostia per spezzarla e lo stesso prodigio si rinnovò. Alla Comunione il figlio della Vergine Santissima di nuovo si fece vedere nelle mani del vescovo. 62 INDICE ( 1 ) PREFAZIONE………………………………. Pag. 2……………………………………………… S. Giuseppe da Copertino…………………………….3………...……………………………………. S. Giovanni della Croce……………………………. . 3…………………………………………….... Il ven. P. Francesco………………………………….. 4…………..………………………………… 1333. Bruxelles……………………………………… 4…………………...…………………………. Tommaso Vorkop…………………………………… 5…………………………...…………………. La mano di Dio……………………………………… 5…………………………………...…………. La SS.Euc. fecondatrice della verginale purezza ……6……………………………………………… Miracolo di Montmartre……………………………. 6……………………………………………… In un paese. delle Marche………………………. .. ….7…………………………………………….. San Venceslao………………………………………..7……………………………………………… VI sec. Le sante Ostie cambiate in spighe……………7……………………………………………… A Fraga, in Spagna……………………………………8……………………………………………... Tenera protezione di Maria per un sacerdote…………8……………………………………………... Maria mediatrice presso Gesù Sacramentato……. …. .8…………………………………………….. Il seguente fatto……………………………………… 9……………………………………………... Vittoria di Etherled sui danesi……………………….. 9…………………………………………….. Coloro che partecipano……………………………….9……………………………………………… S. Brigida……………………………………………10……………………………………………… Nel 1277 il 18 Maggio………………………………10……………………………………………… Era appena scomparso il terrore di Mirando……… 11……………………………………………... Concarneau in Bretagna……………………………..11……………………………………………... Miracolo di Torino…………………………………. 12……………………………………………... Ricompensa di una pietosa offerta……………… ….12……………………………………………... Lodi al SS, Sacramento…………………………. ….13……………………………………………... 1348 Friburgo…………………………………… ….13……………………………………………... Il cielo sulla terra…………………………………….13……………………………………………... Al tempo di S. Cipriano………………………….. …14……………………………………………... 1254. Miracolo di Douai……………………………. 14……………………………………………... Maria ama Gesù in noi……………………………… 15…………………………….………………. 1317 Miracolo di Herckenrode (Belgio)……………. 15…...………………………………………... La S. Messa fonte di Benedizione………………. …. 16………………..…………………………… Nel 1719 il fuoco si appiccò………………………… 16…………………………………..………… Bella lezione di rispetto data da Maria……………….16…………………………………………….. Una messa per un defunto……………………………17……………………………….……………. San Malachia…………………………………………17…………………………………………….. 1611 S. Severino a Parigi -(Guarigione istantanea per una Comunione)……….. 17………………………...…………………… La pianeta di Maria…………………………………..18…………………………………………...… 1240 l’uso del calice…………………………………18……………………………….…………….. La misericordiosa Regina del Purgatorio……………19……………………………….…………….. San Stanislao Kostka……………………………….. 19………………………….………………….. 1345 Miracolo di Cracovia…………………………. 19……………………………….…………….. Santa Geltrude e le anime purganti………………. .. 20…………………………………………….. 63 A Mubeuge, nell’Hainaut Francese………………….20……………………………………………... La Beata Emilia Bicchieri……………………………21…………………………………………….. 1866 Dubno in Polonia -(Apparizione durante le quarant’ore)……………….. 21…………………………………………….. La presenza reale di Gesù Cristo ---(Nel SS. Sacram., con un prodigio)…………. Pag. 22……………………………………...…….. 1558 Salzano (Italia)………………………………… 22…………………………………………….. Maria e l’Eucarestia ………………………………….23…………………………………………….. San Giovanni della Croce….…………………………23…………………………………….………. Un ebreo confuso da una spiritata……………………24…………………………………………….. 1478 Bois - le – Duc in Fiandra………………………24……………………………….……………. San Francesco Saverio………………………………..24…………………………………………….. Il Ciborio vivente……………………………………..25…………………………………………….. 1230. Firenze ---(Una goccia di sangue cambiata in carne)………….25…………………………………………….. La genuflessione davanti al SS. Sacramento…………26………………………….…………………. 1603. Isola di Chio (Il miracolo della pioggia)……….26……………………………………………. 1250. Milano………………………………………….27…………………………………………….. S. Ambrogio…………………………………………..27………………………….………………… Guarigione miracolosa di S. Gorgonia………………..28……………………………….…………… Da una famiglia……………………………………….28………………………………….………… A Fecamps in Normandia……………………………..28…………………………….……………… La sentinella di Gesù Cristo…………………………..29……………………………………………. Conversione ottenuta in grazia ---Della S. Lega Eucaristica……………………………29……………………………………………. La prima Comunione di un condannato a morte…….. 30……………………….…………………… I padri del deserto……………………………………..30………………………….………………… Ugo di S. Vittore………………………………………30……………………………….…………… 1640. Torino – Il castigo dei profanatori - ……………31…………………………………………… La cravatta bianca e……………………………………31…………………………………………… Un vecchio più che Ottuagenario…………………….. 32…………………………………………… 1532. La SS. Eucarestia rispettata dalle nevi………….32…………………………………………… Filippo Augusto………………………………………..33…………………………………………… 1247. Santarem in Portogallo -(Gesù appare sotto diverse forme nella SS.Eucar.) ……33..…………………………………………. Quanto i popoli protestanti sarebbero sorpresi………..33…………………………………………… Una prima Comunione presso i selvaggi………………34…………………………………………… Io mi trovo in mille Ostie………………………………34…………………………………………... Nel tempo delle persecuzioni…………………………..34…………………………………………... I demoni loro malgrado, confessano e adorano Gesù Cristo in Sacramento…… 35…….……………………..………………. La Comunione di Maria………………………………..35……………………..…………………….. Miracolo di S. Gervasio ( Parigi )…………………….. 36……………………………..……………. Un giorno dell’inverno 1870-71……………………… 36…………………………………………… La fede dei Napoletani…………………………………36…………………………………………… 1280. Miracolo di Zlabings in Moravia………………. 37…………………………………………… 64 1631. Dronero in Italia – Incendio estinto …………… 37…………………………………………… Il beato Federico di Ratisbona…………………………38…………………………………………… A Santaren, in Portogallo………………………………38…………………………………………... A Boxmeer, in Olanda, nell’anno 1400,………………38…………………………………………… S. Nicola da Tolentino…………………………………39…………………………………………… Bella risposta d’un ragazzo ……………………………39…………………………………………... Un uomo che si era macchiato…………………………40…………………………………………… 1239. Miracolo di Valenza e Daroca…………………. 40…………………………………………… Dio è là…………………………………………………41…………………………………………... Solimano……………………..………………….. Pag. 41…………………………………………… La ven. serva di Dio suor Teresa Mexia……………….42…………………………...………………. Il generale Gèramb…………………………………….42……………………………………...……. Miracolo di Ratisbonne ( 1257 )……………………… 43…………………………………………… 1181. Orlèans…………………………………………..43…………………………………………… A Moravalle, diocesi di Fermo in Italia………………. 44…………………………………………… Il giorno di Pasqua a Soissons…………………………44…………………………………………… Le attrattive di Gesù in Sacramento……………………44…………………………………………... 1374. Middelbourg. – l’Ostia cambiata in carne--…… 45…………………………………………... Un santo sacerdote chiamato Plègils………………. ….45…………………………………………... Il ven. P. Matteo Agostiniano………………………… 46…………………………………………... 1249. Erfurt, in Sassonia.--- Le sante Ostie in una palude ghiacciata. ……………46…………………………………………... Santa Germana………………………………………….47…………………………………………... La devozione delle devozioni…………………………..47…………………………………………... XII Secolo. – Clermont in Alvernia.( Il tabernacolo di cera.)……………………………….. 48…………………………………………... Un Inglese protestante…………………………………. 48……………………………………….…. B. Enrico Susone……………………………………… .49…...……………………………………... 1171. Miracolo di Ferrara……………………………….49………………………………………….. 1245. Assisi, in Italia. ( Santa Chiara e i Saraceni )…….50………………………………………….. Le Ostie consacrate in mezzo alle fiamme…………….. 50………………………………………….. Lourdes………………………………………………….51………………………………………….. Madame Servais de St. – Nicolas du Port……………… 51…………………………………………. Ecco ciò che un periodico liberale………………………52………………………………………….. Eugenia Clar di Dodenheim……………………………..52…………………………………………. La Beata Imelda Lambertini…………………………… 53…………………………………………. S. Andrea Corsini……………………………………….. 53………………………………………… La SS. Eucarestia rispettata dalle acque…………………54…………………………………………. Conversione di una giovanetta protestante………………54…………………………………………. Non separiamo mai Maria da Gesù – S. Giacinto- …….. 55…………………………………………. I miracoli eucaristici a Lourdes…………………………. 55………………………………………… Il SS. Sacramento vincitore dei nemici…………………..56………………………………………… La ven. Caterina di Gesù…………………………………56………………………………………… Santa Caterina dei Ricci………………………………….57………………………………………… Ven. Caterina di Gesù………………………………….. .57…………………………………………. Rispetto al SS. Sacramento………………………………58…………………………………………. 65 378. Isola di Sardegna. S. Satiro fratello di S. Ambrogio. 58………………………………………… Il ven. P. Matteo Agostiniano…………………………… 59………………………………………… Onorina La Corbe……………………………………….. 59………………………………………… S. Pier Damiano…………………………………………..60………………………………………… Santa Teresa………………………………………………60………………………………………… 1834. Charlestown, in America…………………………..60………………………………………… Quando la signora Margherita Savoye………………….. 61………………………………………… S. Maria d’Oignies………………………………………..61………………………………………… 1860. Parigi. Guarigione di una fanciulla paralitica…….. 62………………………………………… Sant’Ugo, vescovo di Lincoln…………………………....62………………………………………… Il CONTENUTO DI QUESTO FASCICOLO E’ STATO TRASCRITTO MANUALMENTE DA UN VECCHIO LIBRETTO DI ORAZIONI DEL 1935, CON ESPRESSIONE LETTERARIA DELL’EPOCA. S.Cesario di Lecce 2007 a cura di Ferraioli Nicola 66 67