2 1 1 Silvana Anticoli Traduzione italiano

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2 1 1 Silvana Anticoli Traduzione italiano
Reti di luci per abitare il pianeta
Sabato, 2 aprile 2016
Seminario: Città “ecologiche”
Laboratorio internazionale di cittadinanza
Dibattito
La terra come città di tutti: dal micro al macro, andata e ritorno – intervento
di Silvana Anticoli, ingegnere agronomo (Argentina)
“Enciclica “Laudato si’” una possibile lettura nella prospettiva della città”
Introduzione
Ho cominciato a vedere l'Enciclica dal punto di vista della città per questo congresso e ho
trovato innumerevoli occasioni in cui è stata nominata.
Come dice il Papa, è vero che molte città hanno una crescita eccessiva e disordinata, grandi
strutture inefficienti che utilizzano l'energia e l'acqua in eccesso, spazi verdi insufficienti,
sono allagate con cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura...
La città presenta in generale un panorama poco ecologico, molto poco "naturale". E allo
stesso tempo, in molte occasioni, è la città stessa che è fonte di gravi attacchi e danni alla
natura.
D'altra parte, gli uomini, non siamo separati dalla natura o l'ambiente (120), anche se viviamo
nelle grandi città. Siamo tutt'uno con la natura e quello che a lei succede... tante volte siamo
noi la causa.
Così, in questa Enciclica, il Papa parla a tutti noi e quindi mi piacerebbe evidenziarlo.
Lettera Enciclica Laudato Si’ del Santo Padre Francesco: sulla cura della casa comune.
La metafora della "casa", riferendosi alla Natura, ci porta a sentire che ci accoglie come
individui e come famiglia umana che in essa vive.
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Reti di luci per abitare il pianeta
Sabato, 2 aprile 2016
Seminario: Città “ecologiche”
Laboratorio internazionale di cittadinanza
Parla di un nuovo paradigma, la cura e la responsabilità verso la natura, in contrapposizione
al modello attuale di conquista e di dominio, nato da una nuova cosmologia, della fisica
quantistica, le scienze della vita e della Terra.
Lo fa con un linguaggio affettivo che viene dal cuore, perché intuisce che dietro quel
linguaggio si nascondono tante tragedie umane e sofferenze, anche dalla madre Terra.
È la prima volta che un Papa affronta il tema dell'ecologia in senso ampio di un'ecologia
integrale, che va oltre l'impatto ambientale. Una visione globale basata sull'idea che tutto è
in relazione.
Il titolo, LAUDATO SI’, è un riconoscimento, affermazione e lode, gioiosi rivolte a Dio, origine
e principio fondatore di tutta la creazione.
L'Enciclica inizia proprio con il Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi:
"Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra, che ci sostiene, governa e
produce diversi frutti con coloriti fiori ed erbe" (1).
San Francesco ci unisce con tutta la creazione, dice che dobbiamo essere fraterni e rispettosi
di ogni essere dell'universo, anche con le erbe selvatiche. Siamo ospiti e pellegrini, quindi,
dobbiamo prenderci cura della Terra.
Il testo dell'enciclica è inserito nella collegialità, valorizzando le conferenze episcopali di tutto
il mondo, ed è collegato ai testi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che sonno citati più
volte (5).
Accoglie anche i contributi di grandi pensatori cattolici, protestanti e musulmani.
La lettera si avvalse di più di 200 contributi e proposte di persone del mondo scientifico,
attivisti, filosofi, imprenditori e politici.
I destinatari sono tutti gli esseri umani, perché abitiamo tutti la stessa casa... e tutti gli esseri
viventi, non solo gli esseri umani, soffrono la stessa minaccia.
La struttura dell'enciclica utilizza la metodologia delle nostre chiese basato su quattro assi:
VEDERE, GIUDICARE, ATTUARE e CELEBRARE
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Sabato, 2 aprile 2016
Seminario: Città “ecologiche”
Laboratorio internazionale di cittadinanza
I sei capitoli che lo compongono possono essere divisi secondo questi quattro assi.
Vedere:
1. I sette problemi più gravi.
2. La comprensione della natura come creazione di Dio e lo sguardo di Gesù.
Giudicare:
3. La radice della crisi ecologica.
Attuare:
4. Ecologia Integrale.
5. Alcune linee di orientamento e di azione.
6. Educazione e spiritualità ecologica.
Celebrare:
•
Preghiere per la terra e la creazione.
VEDERE:
Nel capitolo uno, “…basta guardare alla natura con sincerità per rendersi conto dei danni
causati” (61):
Il riscaldamento della terra (23-26), la questione dell'acqua (27-31), la perdita di biodiversità
(32-42), il deterioramento della qualità della vita umana e il degrado della vita sociale (4347).
La grande ineguaglianza che colpisce tutti i settori della vita, essendo le principali vittime dei
poveri (48).
L'enciclica ci offre un ampio sguardo a 360 gradi. Questa crisi globale in cui ci troviamo non
ha una singola causa, ci sono molteplici le cause che ci hanno portato a questo punto, per
questo dobbiamo essere consapevoli che noi, uomini, non siamo separati dalla natura o
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l'ambiente (120), anche se viviamo in grandi città. Per dirla in altre parole, siamo uno con la
natura e ciò che accade a essa... lo provochiamo noi.
GIUDICARE:
Una volta che abbiamo "visto", affrontiamo giudicare in due aspetti: scientifico e teologico.
Dal punto di vista scientifico esamina «la radice umana della crisi ecologica». Il Papa discute
qui la "tecnoscienza" (101-136)… È vero, questa ha portato cose importanti per migliorare la
qualità della vita umana, ma il problema è che, a sua volta, ha anche sottoposto l’economia,
la politica e la natura per accumulare beni materiali, poiché si basa su un falso presupposto:
"la disponibilità infinita dei beni del pianeta" (106). La tecnoscienza è stata trasformata in
una tecnocrazia, una vera e propria dittatura con una logica di dominio su tutto e tutti (108).
È un'illusione sbagliata pensare che con la tecnoscienza possiamo risolvere tutti i problemi
ecologici, poiché ciò implica "isolare cose che nella realtà sono connesse” (111). Invece, la
realtà è che "tutto è in relazione" (117). Questa idea è ricorrente in tutta l'Enciclica, si tratta
di una delle idee chiave dal nuovo paradigma contemporaneo.
Dobbiamo riconoscere il valore intrinseco di ogni essere; per quanto piccolo possa essere,
egli ci comunica il suo messaggio e dà gloria a Dio. Allo stesso tempo, la tecnocrazia ha
prodotto la deviazione all'antropocentrismo, assumendo che le cose hanno valore solo
come eventuali “risorse” sfruttabili, dimenticando che la sua esistenza vale da sola (33).
Tutti gli esseri viventi hanno lo stesso alfabeto genetico di base. Sono le diverse
combinazioni di questi elementi che creano la biodiversità. È per questo che un legame di
fratellanza ci unisce tutti.
L'altro aspetto è quello teologico. L'enciclica dedica ampio spazio al "Vangelo della
creazione" (62-100). Comincia giustificando il contributo dato dalle religioni, perché tutti
devono contribuire alla cura della Terra (64).
L'enciclica finisce questa parte d’analisi facendoci vedere che un cambiamento di rotta è
necessario, “…dobbiamo uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo
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affondando" (163). Dobbiamo pensare a "un nuovo inizio", perché l'interdipendenza con
gli altri “ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune" (164).
Papa Francesco propone una "ecologia integrale" (137), che va oltre l'ecologia ambientale
che tendiamo a parlare. Copre tutti i campi: ambientale, economico, sociale, culturale e
la vita quotidiana (147-148).
ATTUARE:
Il terzo passo della metodologia è “attuare”. Qui l'Enciclica parla dei grandi temi della
politica internazionale, nazionale e locale (168-181). Invita i politici a evitare la “logica
efficientista e immediatista”.
Rende evidente l'interdipendenza tra sociale e educativo con l'ecologico, ponendo l’accento
su i problemi connessi con la tecnocrazia, che crea la necessità di accumulo e di consumo
eccessivo (141).
Si sottolinea l'importanza delle culture locali, popolazioni indigene, con la loro
conoscenza in modo spesso trascurati perché non soddisfano i requisiti scientifici (143, 146).
Le soluzioni solo tecniche, corrono il rischio di affrontare solo i sintomi che corrispondono
ai problemi più profondi (144).
Il modello di sviluppo imposto in tutto il mondo conduce a una forma di vita
individualista e consumista.
Siamo chiamati a vivere le 6 "R" della Carta della Terra:

Ridurre

Riusare

Riciclare

Riforestare

Rispettare
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
Respingere ogni appello al consumo
L'economia e la politica devono essere al servizio del bene comune ed essere in grado
di creare le condizioni per la pienezza umana (189).
Egli insiste sul dialogo tra scienza e religione. Tutte le religioni devono cercare la cura della
natura e la difesa dei poveri (199).
Riguardo all’attuare si appella alla formazione per creare una cittadinanza ecologica e
un nuovo stile di vita, basato sulla cura, la compassione, la sobrietà condivisa, l'unione
tra l'umanità e l'ambiente, la responsabilità per tutto ciò che esiste e vive e il nostro
destino comune (202).
CELEBRARE:
E infine la “celebrazione”. L'enciclica è fatta nel contesto della "conversione ecologica che
coinvolge una "spiritualità ecologica". Questa deriva dalle motivazioni che la fede suscita
per prendersi cura della casa comune e di "alimentare la passione per la cura per il mondo"
(216). Questo porta le persone a vivere i diversi livelli “dell’equilibrio ecologico": (210)

quello interiore con sé stessi,

quello solidale con gli altri,

quello naturale con tutti gli esseri viventi,

quello spirituale con Dio.
Lo spirito fraterno di San Francesco d'Assisi percorre tutta l'Enciclica. Quindi Papa Francisco,
anche se la situazione attuale è complicata, la presenta a noi come:

una "sfida" per la cura della casa comune e curare l'un l'altro

una "speranza" indistruttibile

e una "opportunità" per trovare soluzioni, anche se la minaccia è grande.
«Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per
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la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e
la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita» (207). Sono le parole finali della Carta della
Terra, che il Papa stesso cita.
L'enciclica si conclude poeticamente con queste parole:
«Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta
non ci tolgano la gioia della speranza» (244).
GRAZIE!
Silvana Anticoli
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