Incubo Sharapova Sogno Italia

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Incubo Sharapova Sogno Italia
Il passacorde
non è un dettaglio
Il ruolo fondamentale dei grommets
nelle prestazioni della racchetta
LA RIVISTA
Anno XII - n.9 - 9 marzo 2016
Pag.24
Sogno Italia
Incubo Sharapova
Battuta la Svizzera, tra noi
e le semifinali di Davis c’è
solo l’Argentina. In casa...
L’atleta più pagata del mondo
positiva all’anti-doping.
Crolla un mito. E un impero...
Pag.6 e 8
Il futuro dei tornei
sarà eco-sostenibile?
Un protocollo per certificare
che non si spreca e si ricicla
Pag.8
Pag.4
GLI
CONTENUTI
GLIALTRI
ALTRI
CONTENUTI
Forza
ragazze
Pag.3 - Terza
pagina:
intervista
a
Il sapore
della Sugarpova
Pag.3
- Batch
Point: saremo
Francesca
Schiavone
Pag.
6
Focus:
Di
Wu,
il
n.1
di
tutti Federer Pag.10 - Focus: Il primo tie-break da Davis
Cina
Pag.
10
I
numeri
della
settimana
Pag.14
Tennis
Pag. 12 - Hall of Fame: Bud Collins Pag. 14 - I numeri
in tv Pag.
16 - IBI2016:
la tv
copertina
17
della
settimana
Pag.16 -disegna
Tennis in
Pag. 17Pag.
- Giovani:
Circuitobalzo
Fit-Tpra
Pag.Piccinetti
18 - Personal
coach:
inper
campo
non
doppio
di Lisa
Pag.18
- Corsi
dirigenti
vediPag.19
solo con
gli occhicoach:
Pag.20
- La regola
del gioco: palla
FIT
- Personal
insegnare
è comunicare
persa o -rotta?
Va sostituita
Pag.22
La regola
del gioco:così
se laPag.24
palla si rompe... Pag.26
prima pagina
Il sapore della Sugarpova
di
Enzo Anderloni
A
ltro che Sugarpova! La caramella che Maria Sharapova
ha dovuto assaggiare l’altro
ieri a Los Angeles era quella
al gusto-vomito famosa tra gli amici
di Harry Potter. Le parole che doveva
dire ai giornalisti avevano un sapore
disgustoso, perché Maria non poteva
non sapere che avrebbero distrutto in
un istante la sua immagine di campionessa, la più bella, la più pagata del
mondo anche se non la più vincente. E
sapeva di sicuro che questo suo prevenire con una conferenza stampa le decisioni ufficiali in merito alla sua positività a questo farmaco di produzione
lettone, il Meldonium (che grazie a lei
diventerà famosissimo), non rallenterà più di tanto il fuggi fuggi generale
dalla sua immagine, dal suo mito, dal
suo alone di fascino. Anzi, visto che
simpaticissima e calorosissima non è
mai stata, pagherà un conto di popolarità molto salato. In quanto Sua Altezza Maria Sharapova cadrà decisamente dall’alto. Dunque si farà male.
Non si tratta ora di solidarizzare con i
problemi di una multimilionaria che si
è fatta aiutare nei suoi trionfi dalla chimica. E che tra l’altro lo ha fatto sempre, visto che ha dichiarato di usare il
farmaco da anni. È infatti solo un fatto
formale (l’inserimento del Meldonium
tra le sostanze proibite solo a partire
dal 1° gennaio 2016), a non far cancellare anni di carriera in un secondo, a
non farla diventare una sorta di Lance
Armstrong in gonnella e con racchetta. Il suo caso si evolverà di giorno in
giorno: sapremo i termini della pena
che le sarà inflitta, il numero e l’entità
degli sponsor che la abbandoneranno,
se e quando potrà tornare a giocare,
a essere Maria Sharapova. Perché, va
ricordato, quella con la racchetta è l’unica vita che può conoscere una come
lei, che non ha fatto altro che picchia-
3
re una palla di feltro e caucciù sin da
quando era piccola.
Non è il caso di solidarizzare ma di
guardare a questo caso-bomba, su
tutte le prime pagine del mondo, con
un minimo di onestà intellettuale. Chi
sbaglia deve pagare, su questo non
si discute. Ma che cosa sta facendo il
sistema per “prevenire”, oltre e prima che “punire”? Il fatto che questo
Meldonium sia stato lecito fino all’altroieri è la conferma di quanto, anni
orsono, al tempo dei più eclatanti casi di doping sportivo nel ciclismo e
nello sci di fondo, ci aveva esternato
davanti a un drink un medico molto addentro di una delle discipline
più coinvolte: il doping è sempre un
passo avanti rispetto all’antidoping.
E aveva cinicamente aggiunto: “Io liberalizzerei tutto. Avremmo i primi
morti. Forse allora tutti comincerebbero a capire davvero che non ne
vale la pena”. La vita non ha prezzo.
O forse i 29,5 milioni di dollari che
Forbes ha attribuito a Masha solo nel
2015 varrebbero la pena di correre il
rischio? Di perdere la vita, la faccia, o
tutte e due? Questa è la vera domanda cui tutti siamo chiamati a dare una
risposta chiara. Perché tutto il resto è
solo conseguenza. E materiale per gustose prime pagine.
il caso
La caduta dell’impero
Maria Sharapova non è solo una tennista. Ha alle spalle un marchio
e un nome che vale milioni, tra pubblicità, business e sponsor. Ora
l’annuncio della positività a una sostanza dopante quali scenari apre?
di
Andrea Nizzero - foto Getty Images
M
aria Sharapova non è solo un
nome, non è solo un’atleta,
non è solo una donna. È una
multinazionale, nel senso
letterale del termine. Un’azienda che
nello sport è leader mondiale da ben
11 anni: da tanto dura il dominio di
Maria nella classifica di Forbes delle
sportive più pagate al mondo. Non c’è
nuotatrice, golfista, pilota, sciatrice,
Serena Williams che tenga: dal 2005,
lei e Max Eisenbud - il suo agente IMG fanno gara di testa. Secondo la rivista
specializzata nel solo 2015, anno in
cui ha vinto solo due tornei e guadagnato 3 milioni di dollari in montepremi, in totale ha portato a casa 29,5 milioni di dollari. Se la stima è affidabile, significa che circa il 90% per cento
delle sue entrate vengono da contratti
e attività esterne al campo da tennis.
Quella che conoscevamo
Non solo Sharapova:
i 6 del Meldonium
Maria Sharapova non è l’unica atleta fermata dall’antidoping dal primo gennaio. Molte le discipline
coinvolte e sei i fermati. Si passa dal ciclismo all’atletica leggera. Olga Abramova e Artem Tyschenko
(Biathlon), Eduard Vorganov (ciclismo), Abeba Aregawi e Endeshaw Nergesse (atletica leggera),
Ekaterina Bobrova (pattinaggio su ghiaccio).
4
“Devi dedicare una parte della tua
giornata, ogni giorno, ad imparare e
costruire te stessa come sportiva e come imprenditrice. In entrambi i campi, spesso mi piace guardarmi attorno
e vedere cosa non si sta facendo, invece di ciò che tutti stanno già facendo”:
questa è una frase della Maria Sharapova che conosciamo, che abbiamo
conosciuto fino al 7 marzo 2016. Poco
più che bambina, è finita sulle televisioni e copertine di tutto il mondo
nel luglio del 2004, quando aveva 17
anni. Fin da subito, fin da quello storico Wimbledon, è diventata il volto
e il corpo più richiesto dal marketing
mondiale. Da allora l’abbiamo vista
crescere come tennista, come persona, come donna, come imprenditrice
di se stessa e come marchio. Ha gestito domanda e offerta, con il sapiente
aiuto del già citato Eisenbud e della
già citata IMG, con un’abilità incredibile: le sue due carriere, quella sportiva
e quella commerciale, sono fiorite rimanendo su due binari diversi, senza
scontrarsi praticamente mai. Secondo
Eisenbud, “Maria ha un dottorato di
ricerca in marketing sportivo, senza
nemmeno essere andata al college”.
il caso
Il marchio Sugarpova
Dal 2012, iniziando con un investimento di 500.000 dollari, si è buttata
nel mercato delle caramelle gommose.
Ha studiato tutto: produzione, marchio, marketing, confezioni. A tre anni
di distanza, Sugarpova è un marchio
che nei dodici mesi vende più di 5 milioni di confezioni, a circa 5 dollari al
pezzo, in 30 nazioni diverse. Ed era
in programma per quest’anno il lancio
delle Sugarpova di cioccolato: oltre
un anno di ricerca per trovare il produttore giusto, un investimento sconosciuto ma sicuramente importante,
20 milioni di dollari di fatturato come
obiettivo. A posteriori viene da sorridere amaro, pensando che il rischio
di diabete è una delle giustificazioni
portate per l’assunzione della sostanza che rischia di rovinarle la carriera.
successo, la sua visibilità. È la sanzione non ufficiale, quella che non si conta in mesi di squalifica. È la reazione
di un mondo che si regge sul denaro
e che ti regge finché procuri denaro:
non esiste presunzione d’innocenza,
non esiste giusto processo, non esiste contraddittorio. Sei colpevole nel
preciso momento in cui ti rendi portatrice d’incertezza: se Nike, Tag Heuer,
Porsche, non sono certi di ottenere un
ritorno mettendo la tua faccia sui loro
prodotti, sei fuori. Proprio i tre appena
citati sono i marchi che, per primi e in
ordine cronologico, si sono distanziati
più o meno nettamente dalla russa dopo l’ammissione di lunedì. Bisognerà
aspettare per vedere le ripercussioni
sulle altre attività commerciali e imprenditoriali di Maria. Con circa 200
milioni di dollari di entrate nel corso
di dodici anni di carriera, i soldi non
diventeranno probabilmente mai un
problema. Il problema sono le cose
che non si possono comprare, quelle
che ti ronzano in testa mentre fissi
una moquette discretamente orribile
in un hotel di downtown Los Angeles.
Ecco il farmaco
prodotto
soltanto
in Lettonia
Il Meldonium è un farmaco, prodotto da un’azienda lettone, che si utilizza per la cura dei
problemi legati al diabete, principalmente per
la prevenzione di infarti. Dal primo gennaio, a
seguito dei risultati di un anno di studi e test,
è stato inserito tra le sostanze vietate poiché è
classificato tra gli ormoni e i modulatori metabolici. Motivo: l’utilizzo da parte degli atleti con
l’intento di aumentare le prestazioni in quanto
aiuta a migliorare la resistenza, ad accelerare
i tempi di recupero, ad attivare la risposta del
sistema nervoso centrale e a superare meglio lo
stress. Oltretutto ha natura “coprente”, idonea
cioè a nascondere sostanze proibite. Prodotto
in Lettonia (è stato Ivars Kalvins negli anni
Settanta a scoprire la molecola) dalla casa farmaceutica Grindeks ed abitualmente usato nelle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica, nasce
come farmaco anti-ischemico per combattere
l’angina e l’infarto del miocardio. Negli Stati
Uniti, dove vive la Sharapova, la Food and Drug
Administration non ha dato l’ok per la sua assunzione per uso clinico. (t.t.)
Una lista lunga così
Il resto dell’impero Sharapova si regge
sugli endorsement. In passato Prince,
Canon, Motorola, Colgate-Palmolive,
Cole Haan, Land Rover, Pepsi, Sony;
fino a ieri Nike, Porsche, American Express, l’acqua Evian, Head, il gigante
della cosmesi Avon, gli orologi Tag
Heuer: sono solo alcuni dei marchi
che nel corso degli anni hanno utilizzato il suo volto di donna bianca, bella
e bionda per incrementare il loro volume d’affari. Già, bianca: è quasi superfluo dire che in questo mondo, non
essere nera è ancora un vantaggio. A
Serena Williams non è bastato collezionare Slam come fossero noccioline
e batterla 18 volte di fila sul campo:
sulle pagine di Forbes, ha sempre
vinto Maria. Almeno fino al fatidico 7
marzo.
Tutto cambierà
Da questa data, tutto rischia di cambiare: lei, il suo atteggiamento, il suo
Squalifica in arrivo:
Masha saluta l’Olimpiade?
E’ quello all’immagine pulita della 28enne siberiana, forse la più famosa atleta di sempre ad essere
“pizzicata”: comunque vada il processo con il Tribunale Indipendente ITF (ed eventuale appello al
TAS di Losanna) resterà una macchia indelebile. Adesso rischia tanto Maria, a cominciare dalla
squalifica. Secondo Craig Reedie, dal 2013 presidente WADA, l’Agenzia mondiale per il doping, per
questa tipologia di positività la sanzione è solitamente di 12 mesi. Il che impedirebbe alla Sharapova
di partecipare ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro. Casi recenti tuttavia - anche se riguardanti sostanze proibite diverse - potrebbero ipotizzare per Masha scenari più favorevoli: nel 2013 al croato
Marin Cilic, “autosospesosi”, furono inflitti 9 mesi di squalifica poi ridotti a 4 dal TAS; la ceca
Barbora Strycova, sempre nel 2013, fu fermata per 6 mesi. Bisognerà attendere l’esito dell’indagine.
Ad ogni modo la Sharapova ha rinunciato al diritto alle contro-analisi e ha offerto piena collaborazione. La tempistica della violazione farebbe propendere per la buona fede, anche perché Masha
tiene tantissimo all’Olimpiade: non però la circostanza che l’atleta, che peraltro si è assunta ogni
responsabilità (“Il corpo è il mio, sono responsabile io per ciò che assumo”, ha sottolineato nel corso
della conferenza stampa di lunedì), è seguita da un team che non è ipotizzabile possa commettere
simili ‘leggerezze’. (Tiziana Tricarico)
5
coppa davis
E allora... tango!
5-0 alla Svizzera e già la testa vola alla sfida contro l’Argentina.
Che si gioca a casa nostra a metà luglio. Tante le certezze dopo il weekend di Pesaro. E la straordinaria maratona di Lorenzi con Chiudinelli
Il capitano azzurro
Corrado Barazzutti
abbraccia Andreas
Seppi dopo il suo
2° punto, quello
conquistato ai danni
di Henri Laaksonen
da
Pesaro, Gianluca Strocchi
A. Costantini
foto
S
ventolio di bandiere tricolori e
cori da stadio. Per la terza volta
negli ultimi quattro anni l’Italia
raggiunge i quarti di finale di
Coppa Davis. Anche senza un uomo
squadra come Fabio Fognini (messo
fuori causa dalla lesione agli addominali, ma accanto ai compagni all’Adriatic Arena), gli azzurri non lasciano scampo alla Svizzera, orfana delle
stelle Roger Federer e Stan Wawrinka,
e volano ai quarti di finale contro l’Argentina. Vittoria secondo pronostico
però il 5-0 maturato nel fine settimana pesarese ribadisce una volta di più
lo spessore di un team che raramente
tradisce soprattutto davanti ai propri
tifosi (6° successo casalingo di fila).
Il record di Lorenzi
Paolo Lorenzi, in particolare, ha ripagato in pieno la fiducia concessagli da
6
coppa davis
capitan Corrado Barazzutti. Consapevole che si trattava di una chance
da sfruttare fino in fondo, il 34enne
nato a Roma, ma ormai senese a tutti gli effetti, ha aperto e chiuso con la
propria firma il confronto. Ma se quello colto contro il debuttante Antoine
Bellier (670 Atp) è stato poco più di
un allenamento, il punto nella partita
di apertura venerdì è stato invece la
chiave dell’intera tre giorni. Verrebbe
voglia di dire che Lorenzi ha fatto...
il Fognini, in un singolare che resterà
impresso nella memoria. Intanto per
un record: il tie-break più lungo della
storia nel World Group (16-14), superando il 15-13 del match Rafter-Rikl
in Australia-Repubblica Ceca, primo
turno 1997. E poi per quel susseguirsi
di emozioni e pathos, che spesso solo
la Davis sa regalare: da due set a zero
sopra, l’azzurro si è visto rimontare
dall’avversario, capace di issarsi fino
al 5-2 nel 5° set.
Il colpo del Capitano
Lì è stato determinante anche Barazzutti: “Se molli proprio adesso ti
strozzo, rimani attaccato alla partita
fino all’ultimo punto e continua a combattere, non è ancora finita”, le parole
rivolte al suo giocatore. Paolino lo ha
fatto, piazzando cinque game consecutivi (e annullando 3 match point di
fila sul 4-5) in un finale thrilling, fino
al tripudio dopo 4 ore e 43’. Quasi a
dare ragione nei fatti allo striscione
esposto in tribuna: “Esempio di umiltà e abnegazione, Paolo Lorenzi vero
campione”. “Eroico”, l’ha poi definito
il Ct dell’ItalDavis, mentre il protagonista non ha avuto dubbi nel catalogarla come “la vittoria più bella della
mia carriera, la realizzazione di uno
di quei sogni che si fanno da ragazzi”.
E adesso l’Argentina
Gli altri mattoncini alla causa tricolore
li hanno messi Andreas Seppi, in grado di regolare in 4 set Henri Laaksonen, per poi chiudere i conti sabato al
fianco di Simone Bolelli (l’Italtennis ha
trovato un altro duo affidabile), non
concedendo alcuna opportunità alla
coppia elvetica. E anche Marco Cecchinato ha bagnato il suo esordio in Davis
con un convincente successo a risultato acquisito.
Tutto ciò mentre da Danzica arrivava
la notizia auspicata: l’Argentina si è imposta in casa dei polacchi e quindi sarà
l’avversaria degli azzurri nei quarti, a
metà luglio. “Vincendo in Polonia su una
superficie molto rapida hanno dimostrato di essere una squadra completa,
solida. Comunque due anni fa li abbiamo battuti a Mar del Plata - sottolinea
capitan Barazzutti guardando avanti -.
Del Potro? Non sappiamo se ci sarà…
Ma noi dobbiamo pensare a presentarci
nelle migliori condizioni. Faremo di tutto per andare avanti: sulla terra rossa
siamo tra le prime tre, quattro nazioni
al mondo. I ragazzi tengono tantissimo
alla Davis e alla maglia azzurra”.
Da Pesaro a... Pesaro
Una sfida che si giocherà probabilmente ancora a Pesaro, come anticipato dal
presidente federale Angelo Binaghi, sulla terra rossa del Tennis Club Baratoff.
Nella speranza che la città adriatica, dopo il 4-1 alla Spagna del 1997 e questo
5-0 alla Svizzera, porti ancora bene e
finisca di nuovo con sventolio di bandiere e cori.
7
Il primo
olè Davis
di Cecchinato
Tutti i risultati del week-end di Coppa Davis a
Pesaro, tra cui ha trovato spazio anche il primo successo con la maglia azzurra del siciliano
Marco Cecchinato.
Ecco il dettaglio del 5-0 azzurro sulla Svizzera.
P. Lorenzi b. M. Chiudinelli 7-6(14) 6-3 4-6
5-7 7-5.
A. Seppi b. H. Laaksonen 7-5 7-6(4) 3-6 6-3
S. Bolelli A. Seppi b. M. Chiudinelli. H. Laaksonen 6-3 6-1 6-3.
M. Cecchinato b. A. Bossel 6-3 7-5. P. Lorenzi b. A. Bellier 6-3 6-2.
coppa davis
Nole allo spasimo
Altro che Insalatiera snobbata o da riformare. Giocano e lottano
fino allo stremo anche i più forti. N. 1 del mondo compreso: Novak
Djokovic salva la sua Serbia. E Murray trascina ancora gli inglesi
di Andrea Nizzero - foto Getty Images
T
utti i top player hanno dato
tutto. A partire dal n.1. Novak
Djokovic ha tenuto in piedi le
speranze della sua Serbia con
un match di quasi cinque ore. Durata e
tensione sono però gli unici elementi
in comune con l’impresa del suo rivale Andy: ad affrontare il numero 1 del
mondo non c’era un Top 10 finalista
Slam ma Mikhail Kukushkin, n.90 Atp,
e lo spettacolo tennistico non è stato
dei migliori, ma il pathos ha sopperito
a ciò che è mancato in qualità. Viktor
Troicki ha poi vinto il punto decisivo
per completare l’opera, sconfiggere
i tignosi kazaki e avere la chance di
invitare i britannici in Serbia. I campioni in carica e quelli del 2010 si affronteranno a pochi giorni dall’inizio
dell’Olimpiade di Rio: per la Coppa
Davis, sempre in cerca di conferme
sul proprio valore, la presenza delle
due star sarà una cartina al tornasole
importante. Ma per tappare la bocca
agli ostinati detrattori della competizione, basta ciò che i primi due giocatori del mondo hanno messo in campo
a Birmingham e Belgrado.
weekend, a pochi giorni dalla nascita di sua figlia Sophia, il numero 2
del mondo era di nuovo in campo a
lottare per la Union Jack. Questa volta contro il Giappone. E il suo match
contro Kei Nishikori, terminato dopo quattro ore e 54 minuti di tennis
estenuante e a tratti entusiasmante,
è stato il migliore spot che la competizione potesse regalarsi. Andy
non giocava dalla finale degli Australian Open, e domenica a Birmingham si
è visto: nel terzo e quarto set le gambe
l’hanno abbandonato. Ma dopo essersi
trovato sotto di un break anche nel quinto, ha deciso che il suo primo appuntamento da padre non sarebbe terminato
con una sconfitta. La classe di Andy si è
vista, come di consueto, anche di fronte
ai microfoni: “Per Kim è la prima giornata della Mamma (che in Gran Bretagna
cadeva domenica, ndr), quindi cercherò
di tornare in tempo per il bagnetto e per
metterla a letto... La bimba, non Kim!”,
ha detto il neo papà alla Bbc.
Impeccabile Murray
Sono passati poco più di tre mesi da
quando Andy Murray ha regalato alla Gran Bretagna la Coppa Davis più
insperata della loro storia. Questo
8
coppa davis
Coric su, Zverev giù
Per i due teenager più forti del tennis
mondiale, il weekend si è concluso in
modo diametralmente opposto. Borna Coric ha portato la sua Croazia ai
quarti di finale, battendo in tre set il
belga Kimmer Coppejans e rimediando al clamoroso doppio fallo con cui
Marin Cilic aveva regalato il quarto
punto a David Goffin e ai padroni di
casa. A 400 chilometri da Liegi, ad
Hannover, la Germania ha ceduto alla
Repubblica Ceca nonostante il ritiro di
Tomas Berdych. Sul 2-2, chiamato allo stesso compito di Coric, il 18enne
Alexander Zverev è crollato (6-2 6-3
6-1) sotto il peso della pressione e dei
colpi di Lukas Rosol. Recentemente
Sascha aveva già dimostrato qualche
problema di gestione delle emozioni, quando aveva insultato l’arbitro
Manuel Messina durante un match a
Montpellier. Ma, a 19 anni ancora da
compiere (classe 1997), ha tutto il
tempo per imparare.
DownUnder sottosopra
Di tutti i primi turni Davis disputati
questo weekend, quello di Kooyong
è stato il più movimentato. Il degno
preludio è stata la notizia della superficie di gioco errata, frutto di una
dimenticanza collettiva di Stati Uniti,
Australia e ITF: doveva essere il cemento in base agli accordi del 1999,
ultimo precedente, invece si è giocato
su erba. Ma fin qui, nessun problema.
Peccato che gli Stati Uniti si siano trovati di fronte non una squadra, ma
una sorta di famiglia allargata con
qualche panno sporco da lavare. Prima la singolare decisione di capitan
Lleyton Hewitt di de-ritirarsi e sostituire Sam Groth per il doppio di sabato, perso contro i Bryan. Poi, durante
la pesante sconfitta di Bernard Tomic
che ha fermato il punteggio sul 3-1
per gli ospiti, l’ennesimo casus belli
di una federazione che non conosce
pace: a un cambio campo, sotto contro John Isner, Tomic si lascia andare alla frustrazione e dice a Hewitt:
“Nick se ne sta comodo a Canberra.
È ammalato? St***ate. È la seconda
volta che lo fa”. Il riferimento, ovviamente a portata di microfoni, è a
Kyrgios che ha saltato lo spareggio
per un un virus. Il 20enne aveva già
saltato il primo turno dello scorso anno, ed ecco spiegata anche la seconda
parte della recriminazione di Bernie.
Con Hewitt seduto al suo fianco, ha
poi rincarato la dose in conferenza
stampa: “Se giocherà a Indian Wells
avrà perso un po’ del mio rispetto”.
E dal divano di Canberra, Nick ha risposto con una raffica di tweet: “Non
dimentichiamoci chi detiene il record
Atp per la sconfitta più rapida, haha”,
(poi cancellato), seguito da un più diplomatico: “È il calore del momento,
non la prendo sul personale. A Indian
Wells manca una settimana, parecchio
tempo”, per poi chiudere con un maligno: “Non aspettarti di vedermi presto al tuo fianco”. Con un giornalista,
colpevole di aver riportato questa faida su twitter, il giovane Nick è stato
ancora meno carino: “Ben Rothenberg
potrebbe essere il peggior giornalista
esistente. Stattene buono amico”, nella traduzione edulcorata, prima di dirgli che assomiglia a una ‘nocciolina’.
Chi rimpiangeva i ruggenti anni ‘70 e
‘80, delle rivalità crude e sincere, può
gioire. Chi non gioisce, probabilmente, è Hewitt: accettando il ruolo di capitano di Davis, ha detto addio a ogni
speranza di tranquillità post-ritiro.
E Baghdatis
in Davis non
perde da 13 anni
Sono passati 13 anni dall’ultima volta che
Marcos Baghdatis ha perso un singolare in
Coppa Davis. Era il 2003 e fu sconfitto da
Irakli Labadze, georgiano. La scorsa settimana
a Tallinn, vincendo quattro partite su quattro in
un meeting valido per la serie C della competizione, è arrivato a 36 vittorie consecutive. Gli
và fatta la tara, vista la qualità degli avversari
affrontati, ma è un record assoluto sottratto ad
un nome d’eccezione: Cipro può vantarsi di un
giocatore capace di superare Bjorn Borg e le
sue 33 vittorie consecutive per la Svezia.
Noah e i timori reverenziali
Il ritorno dell’uomo più amato di
Francia sulla panchina di Davis è
stato un tranquillo 3-0 ai danni di
un Canada privo di Milos Raonic. Lo
spareggio si è per di più disputato ai
Caraibi, nella Guadalupa francese, e
c’è da capire il campione del Roland
Garros ‘82 quando dice: “Sono arrivato stressato, me ne vado felice”.
Ma prima delle vittorie, del sole e del
mare, Noah ha voluto tornare su un
argomento che gli fa ancora venire
i nervi. In un’intervista a Le Monde
uscita prima del weekend, con la
consueta mancanza di peli sulla lingua, è tornato sulla finale con la Svizzera di due anni fa: “Durante l’incontro ho chiamato i commentatori e gli
ho detto ‘Basta con questi amichevoli
“Roger” e “Stan”, siete la televisione
francese, questi tizi sono il nemico’.
Stan è ‘Wawrinka’, con il suo completo orribile e la sua faccia. E Roger è
un super-campione, rispetto, ma che
c***o!”.
Batch - point
Saremo tutti Federer
Come probabilmente sapete già, a coloro che fra qualche giorno compreranno il nuovo smartphone
Galaxy S7, la Samsung regalerà uno di quegli occhialoni tipo maschera subacquea che, abbinati al
telefonino, permettono di immergersi nei numerosi mondi virtuali disponibili su Google Play e di
vivere le più singolari esperienze sensoriali senza abbandonare il divano di casa.
La realtà virtuale sembra soltanto un giocattolone di ultima generazione. Credibile, sfizioso, mozzafiato, ovviamente costoso. Ma, a dispetto degli oscuri scenari sociali da tempo preconizzati dalla
fantascienza, pur sempre un giocattolone o poco più.
Eppure... Eppure a me sembra inevitabile che fra qualche anno (probabilmente pochi) gli occhialoni,
nel frattempo diventati occhialini, soppianteranno la tv e ci trasporteranno non più soltanto nelle
realtà virtuali della fiction ma anche dentro le realtà reali dello sport, trasformandoci da spettatori
in protagonisti (per interposta persona) dell’evento.
Il tennis è sicuramente una delle discipline più adatte a questo tipo di fruizione. Pensate che incredibile figata sarebbe poter giocare in diretta la finale di Wimbledon condividendo da casa propria,
grazie alla tecnologia, l’esperienza di uno dei protagonisti (o magari di tutti e due, cambiando “canale” durante la partita).
Bene, sappiate che c’è già chi sta lavorando perché ciò diventi davvero possibile, e lo diventi presto.
Poi, chiaro, bisognerà coinvolgere i Federer e i Djokovic del futuro. Non sarà né facile né economico. Però succederà, vedrete. L’unico vero problema, forse, sarà quello di trovare il modo di farci
smettere...
Batch
10
focus
Il primo tie-break
e tre ciambelle
Per la prima volta nella storia dell’Insalatiera dopo il cambio
di regolamento ben due match si sono risolti così al quinto set.
E il figlio di Gomez ha messo a segno un super cappotto.
di
Alessandro Nizegorodcew
Getty Images
foto
T
alenti in erba, futuri Top 10,
figli d’arte, grandi rimonte e
‘triple bagel’. Negli angoli più
remoti del globo, tra tifo infuocato e infinite battaglie sportive,
le sfide delle serie inferiori di Coppa
Davis hanno regalato la stessa magia
del World Group. Tra nazioni in rampa di lancio e nobili decadute, sono
scesi in campo tennisti del calibro di
Dominic Thiem, Marcos Baghdatis,
Hyeon Chung, Joao Sousa e Ricardas
Berankis, per un totale di 9 Top 100 e
4 Top 50.
Il tie-break al quinto - Il 1° turno
di Coppa Davis 2016 ha sancito l’introduzione ufficiale del tie-break nel set
decisivo. Nei match di World Group
tale evenienza non si è verificata, ma
nelle sfide Portogallo-Austria (Gruppo
1) e Lituania-Norvegia (Gruppo 2) si è
vissuta per la prima volta l’emozione
del “jeu décisif” al 5° set. A Guimaraes,
al Pavilhao Vitoria Sport Clube, ci ha
pensato Dominic Thiem a rimettere in
piedi un incontro, quello contro i lusitani, che si era messo malissimo dopo
la vittoria di Joao Sousa contro Gerald
Melzer. E per farlo l’astro nascente del
tennis austriaco ha dovuto ricorrere
al tie-break finale contro Gastao Elias
(n.121 Atp), chiudendo l’incontro con
il punteggio complessivo di 3-6 7-5
6-3 1-6 7-6(6). Thiem è stato mattatore del weekend di Davis, recuperando
due set di svantaggio in doppio insieme al veterano Alexander Peya e annichilendo Joao Sousa in tre set nella
giornata di domenica. Nel frattempo,
nella regione lituana della Samogizia,
un giovanissimo norvegese stava combattendo punto su punto con l’idolo di
casa Laurynas Grigelis. Il suo nome è
Viktor Durasovic, classifica 511 Atp,
nato a Trondheim il 19 marzo 1997.
Il talento scandinavo hafinito per imporsi per 7-5 3-6 6-4 4-6 7-6(2). E poco importa se la Lituania alla fine ha
Dominc Thiem, primo vincitore per 7-6 al 5° sul portoghese Gastao Elias
conquistato la sfida grazie a un super
Ricardas Berankis, perché Durasovic
ha dimostrato di avere gioco, fisico e
testa per diventare un giocatore vero.
Tra eroi per caso - Ogni weekend
di Coppa Davis, a qualsiasi livello, regala storie inimitabili, sfide al cardiopalma e… triple bagel. L’ecuadoriano
Emilio Gomez, figlio del campione del
Roland Garros 1990 Andrès, ha rifilato
un sonoro 6-0 6-0 6-0 al malcapitato
Adam Hornby, rappresentante delle
Barbados e facente parte del team del
Dalton State College, università della Georgia. Gomez, 24 anni compiuti
a novembre, sta cercando di rientrare nella Top 300 dopo aver raggiunto il numero 215 Atp nel luglio 2014
e un bel successo in Davis è sempre
un buon viatico. Alzi la mano chi ha
mai visto all’opera l’ungherese Peter
Nagy, classe ‘92 e n.612 Atp. Forse
un carriera junior di livello alle spalle? Nemmeno per sogno, anzi, all’apparenza sembra si tratti di un Signor
Nessuno. È banale e lapalissiano sottolineare come la Davis sia una competizione a sé, che è solita cancellare
differenze anche abissali di classifica:
esattamente quanto accaduto a Buda12
pest, nella vittoria 3-2 dei padroni di
casa contro Israele. Il primo singolare lo ha portato a casa proprio Nagy,
che è riuscito nell’impresa di superare
il Top 100 Dudi Sela per 6-1 al quinto
set, mandando in visibilio il pubblico
dell’Heroes’ Square Stadium.
L’impresa danese - La Danimarca invece si è presentata in Georgia,
per una sfida di Gruppo 2, senza grandi speranze. A guidare la pattuglia
scandinava, con due giocatori senza ranking e il diciottenne Christian
Sigsgaard in rosa, è stato il doppista
Fredrik Nielsen, abile a portare a casa un singolare e il doppio. Ma la vera
grande sorpresa è giunta da Sigsgaard,
che nella sua giovane carriera non ha
ancora vinto un match a livello Futures. Nel primo singolare di venerdì,
contro Nikoloz Basilashvili, n.118 Atp,
il danese ha conquistato la vittoria
della vita grazie al punteggio di 6-7
6-1 6-4 6-4 e la Danimarca ha trionfato
per 5-0 a Tbilisi. Lontano dalla luce dei
riflettori, dalla Samogizia alla Georgia,
passando per Portoviejo e lo Zimbabwe, la Coppa Davis racconta meravigliose storie di uomini, ancor prima
che sportivi.
I GIOCATORI PROFESSIONISTI DEL TEAM BABOLAT POSSONO GIOCARE CON UN MODELLO PERSONALIZZATO O DIVERSO DA QUELLO PRESENTATO. * SALVO IN GIAPPONE.
)
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ED ACCESSORI UFFICIALI DEL TORNEO DI WIMBLEDON
BABOLAT – RACCHETTE, CORDE, PALLE, BORSE
ED ACCESSORI UFFICIALI DEL ROLAND GARROS
hall of fame
Ciao Bud, amico scriba
Se n’è andato l’Americano Bud Collins, uno dei più grandi giornalisti
di tennis al mondo. Il miglior tributo è questo articolo di Gianni
Clerici, cui era molto legato, gli ha dedicato su La Repubblica.
di Gianni Clerici - foto Getty Images
È
morto il mio amico Bud Collins,
dopo una lunghissima malattia,
durante la quale ha percorso
il sentiero della notorietà, che
tocca, in America, a chi è entrato nella
ristretta cerchia della Hall of Fame di
Newport. Nell’ultima foto, tragicamente postata su Facebook, Bud appare
disteso sul letto della sua casa di Boston, e uno dei suoi nipotini lo guarda, dopo avergli offerto una palla e
una racchetta, che il moribondo tiene
tra le mani, non sono sacrilego, come
una croce.
Fu proprio la racchetta il simbolo che
ci avvicinò, la prima volta che lo vidi di
persona, dopo averlo letto da quando
imparai l’inglese, sul Boston Globe. Ci
incontrammo nel 1968, a Bournemouth,
in occasione del primo torneo Open della storia. Oltre ai colleghi inglesi, c’erano soltanto un americano, una francese
dell’Equipe, e io. Bud si sorprese che, da
un paese quale l’Italia, fosse stato inviato un giornalista, o scribe, come diceva
lui. Era stato sì, in Europa, al seguito di
avvenimenti pugilistici o di basket, ma
aveva un’idea superata dell’Italia, legata
all’immigrazione in Usa, alla mafia, al
fascismo. Per la sua naturale, vivissima
simpatia, lo invitai allora nella casa dove
mi ero da poco spostato, sul lago di Como. La sua risposta fu tipica di chi non
conosceva l’Italia. “Dovrei venire con la
mia ragazza, una columnist del Boston
Globe, Gambalunga. Non siamo sposati.
Cosa penserà tua moglie?”.
Rimase, con Gambalunga, una settimana, nella quale gli mostrai San Abbondio
comasco e il Cenacolo e gli feci conoscere Gianni Brera e Mario Soldati. Un poco
sconvolto da personaggi che paragonò
a Hemingway e Faulkner, lo divenne ancora di più quando lo invitai a seguirmi,
per un match di Coppa Davis, a Cagliari.
Non sapeva dove fosse, non conosceva
la Sardegna. Fu lì, che in una serata vivamente allietata dal vermentino, mi accadde di arrampicarmi sui pennoni che
reggevano un telone propagandistico
del Msi, il Movimento Sociale Italiano, il
neo fascismo di allora. Aiutato da Bud e
da Sergio Tacchini, strappammo il telone, e il giorno seguente ci facemmo con-
Bud Collins, nato il 17 giugno 1929, con le sorelle Williams. È l’autore di Tennis Encyclopedia,
il libro tennistico più letto al mondo (sotto). È anche nella Hall of Fame di Newport
fezionare due paia di pantaloni, che Bud
iniziò a indossare durante la sua notissima trasmissione Fragole con Panna, una
cronaca televisiva molto creativa delle
giornate di Wimbledon, che lo portò ad
una notorietà mondiale. Non soltanto
grazie alla reciproca amicizia, Bud modificò la iniziale visione dell’Italia, e prese
a definire gli Internazionali romani “Il
Quinto Slam”. Giunse addiritttua a simpatizzare con il pubblico, per me spesso
scorretto, del Foro Italico, e fu capace
di una definizione che indispettì più di
un collega britannico: “Gli inglesi hanno
forse inventato il tennis, ma gli italiani
lo hanno umanizzato”. Il suo affetto per
l’Italia e la stima per Nicola Pietrangeli,
lo spinsero ad essere l’unico cronista
americano presente alla nostra vittoria
in Coppa Davis, a Santiago, nel 1976, e
non cessò mai di indossare la cravatta
che offrì ai giocatori azzurri, in cattivi
rapporti con una Federazione indegna di
loro. Il suo amore per l’Italia trovò addirittura modo di manifestarsi alla prima
di un grande film di Olmi, l’Albero degli
Zoccoli, che vedremmo al Festival di Locarno, alla fine del quale prese a gridare
entusiasta, col suo vivo accento bostoniano: “Io sono italiano, io sono anche
lombardo”. Ottimo tennista, capace di
vincere, mi pare con la King, i campionati indoor Usa di doppio misto, Bud arrivò felicemente ai libri, e la sua Tennis
Encyclopedia è il libro più letto al mondo del nostro sport preferito, insieme al
14
mio 500 Anni. Né vanno dimenticate le
due straordinarie biografie di Rod Laver
e di Evonne Goolagong. E, infine, My Life
with the Pros, che sostituì un libro che
Bud mi propose più volte di scrivere insieme, visitando i campioni del passato,
e che non realizzammo causa la mia pigrizia. Al nome di Bud Collins la Federazione Usa ha dedicato la sala stampa
di Flushing Meadows, mentre non posso
far di più che dedicargli la stanza della
mia casa a vita, sul lago di Como, dove
riteneva “di scrivere meglio”.
È stato un onore, caro Bud.
da La Repubblica del 6 marzo 2016
Scelta dalla Federazione Italiana Tennis
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12
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Lab 3.11 s.a.s.
via Riva 22, 14021 - Buttigliera d’Asti (AT)
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i numeri della settimana
Il tie-break più lungo
I primi 25 del ranking Atp
di Giorgio Spalluto - foto Getty Images
30 i punti giocati nel tie-break vinto
per 16-14 da Paolo Lorenzi (nella foto)
su Marco Chiudinelli nel 1° set della prima
sfida tra Italia e Svizzera. Si tratta del
tie-break più lungo nella storia del World
Group di Davis. Il precedente record era
rappresentato dal 15-13 inflitto da Patrick
Rafter a David Rikl nel 1997.
253
la velocità record, in Km/h, di
uno dei 49 ace scagliati da John Isner nel
match vinto in 4 set su Bernard Tomic.
Il precedente primato fatto registrare in
tornei del circuito maggiore, apparteneva a
Ivo Karlovic, che nel 2011 servì a 251 km/h.
27 le vittorie al 5° set in carriera di
Novak Djokovic, il tennista in attività a
vantare il maggior numero di successi sulla
lunghissima distanza. Dal 2010 in poi, il
serbo ha vinto 18 degli ultimi 21 match
terminati al 5° set
36 la quota record di successi consecutivi
in Davis di Marcos Baghdatis. Con le 4
vittorie ottenute nello scorso weekend, il
cipriota ha migliorato il precedente primato,
detenuto da Borg (33), davanti a Boris
Becker e Rafael Nadal, entrambi a quota 22
13 i Top 20 che hanno dato la loro
disponibilità a giocare in Davis lo scorso
weekend. Un dato ancor più rimarchevole
se si considera che gli arruolabili potevano
essere al massimo 15, non essendo
impegnata la Spagna (di Nadal, Ferrer,
Bautista) ed essendo infortunati Federer e
Raonic.
Pos.
Nome (nazionalità)
1
Novak Djokovic (SRB)
2
Andy Murray (GBR)
3
Roger Federer (SUI)
4
Stan Wawrinka (SUI)
5
Rafael Nadal (ESP)
6
Kei Nishikori (JPN)
7
Tomas Berdych (CZE)
8
David Ferrer (ESP)
9
Jo-Wilfried Tsonga (FRA)
10
Richard Gasquet (FRA)
11
John Isner (USA)
12
Marin Cilic (CRO)
13
Dominic Thiem (AUT)
14
Milos Raonic (CAN)
15
Kevin Anderson (RSA)
16
Gael Monfils (FRA)
17 Roberto Bautista Agut (ESP)
18
David Goffin (BEL)
19
Gilles Simon (FRA)
20
Bernard Tomic (AUS)
21
Feliciano Lopez (ESP)
22
Benoit Paire (FRA)
23
Viktor Troicki (SRB)
24
Jack Sock (USA)
25
Pablo Cuevas (URU)
I primi 25 italiani del ranking Atp
Punti
16540
8685
8295
6325
4810
3980
3900
3505
2950
2715
2585
2555
2430
2410
2065
1950
1935
1930
1855
1805
1630
1581
1580
1570
1510
Le prime 25 del ranking Wta
Pos.
Nome (nazionalità)
1
Serena Williams (USA)
2
Angelique Kerber (GER)
3
Agnieszka Radwanska (POL)
4
Garbine Muguruza (ESP)
5
Simona Halep (ROU)
6
Carla Suarez Navarro (ESP)
7
Maria Sharapova (RUS)
8
Belinda Bencic (SUI)
9
Petra Kvitova (CZE)
10
Roberta Vinci (ITA)
11
Flavia Pennetta (ITA)
12
Venus Williams (USA)
13
Lucie Safarova (CZE)
14
Elina Svitolina (UKR)
15
Victoria Azarenka (BLR)
16
Sara Errani (ITA)
17
Svetlana Kuznetsova (RUS)
18
Ana Ivanovic (SRB)
19
Karolina Pliskova (CZE)
20
Jelena Jankovic (SRB)
21
Timea Bacsinszky (SUI)
22
Sloane Stephens (USA)
23
Andrea Perkovic (GER)
24
Madison Keys (USA)
25
Caroline Wozniacki (DEN)
16
Punti
9245
5700
5450
4831
4745
4015
3562
3505
3483
3455
3368
3082
2823
2750
2660
2585
2535
2531
2525
2505
2440
2215
2110
2060
2046
Pos. Rank.
1
31
2
42
3
54
4
78
5
89
6
126
7
142
8
169
9
181
10 189
11 209
12 214
13 249
14 252
15 255
16 259
17 273
18 274
19 290
20 311
21 334
22 344
23 354
24 363
1515
25 373
Nome
Fabio Fognini
Andreas Seppi
Paolo Lorenzi
Simone Bolelli
Marco Cecchinato
Thomas Fabbiano
Luca Vanni
Andrea Arnaboldi
Matteo Donati
Alessandro Giannessi
Filippo Volandri
Gianluca Naso
Federico Gaio
Salvatore Caruso
Lorenzo Giustino
Roberto Marcora
Riccardo Bellotti
Matteo Viola
Flavio Cipolla
Alessandro Bega
Gianluca Mager
Edoardo Eremin
Erik Crepaldi
Francisco Bahamonde
Marco Bortolotti
Punti
1260
1010
855
690
608
472
404
329
295
275
246
240
213
210
206
201
185
184
169
154
141
135
130
123
118
Le prime 25 italiane del ranking Wta
Pos.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
Rank.
Nome
10
Roberta Vinci
11
Flavia Pennetta
16
Sara Errani
45
Camila Giorgi
68
Karin Knapp
100
Francesca Schiavone
271
Martina Caregaro
280 Giulia Gatto-Monticone
319
Alice Matteucci
330
Alberta Brianti
332
Cristina Ferrando
343
Nastassja Burnett
351
Gioia Barbieri
359
Georgia Brescia
372
Martina Trevisan
389
Georgia Brescia
403
Jessica Pieri
410
Corinna Dentoni
452
Bianca Turati
479
Jasmine Paolini
483
Alice Balducci
491
Bianca Turati
497
Stefania Rubini
506 Anna Giulia Remondina
555
Martina Di Giuseppe
Punti
3455
3368
2585
1175
933
665
160
151
125
116
110
106
102
101
98
94
87
82
64
60
59
57
56
54
45
il tennis in tv
Più spazio alle regioni
Da mercoledì 16
Tennis Magazine,
la 2a stagione
L
o avevamo annunciato già sullo
scorso numero. Ma c’era la Coppa Davis, le dirette da Pesaro, e
allora la nuova programmazione
della Voce delle Regioni non era ancora
a pieno regime. Ma da questa settimana
sì, il format di SuperTennis che racconta il tennis regionale, i grandi appuntamenti locali, la vita dei circoli, delle loro
manifestazioni e dei loro tornei è pronto
ad avere più visibilità e spazio. Come?
Innanzitutto diventando un appuntamento praticamente quotidiano, con i
vari contributi provenienti da tutta Italia
capaci di puntellare il palinsesto in tre
fasce giornaliere. Le prime visioni, nel
tardo pomeriggio, ma anche le trasmis-
sioni di prima mattina e in seconda serata. Le singole puntate saranno “sciolte”, in
modo da poter essere facilmente collocate tra una diretta e l’altra, così da poter
ottenere una vetrina sempre maggiore in
termini numerici.
Direttamente dai club
Si tratta di un grande classico della proposta di SuperTennis Tv (canale 64 del
digitale terrestre, numero 224 della piattaforma Sky, numero 30 di TivùSat e web
streaming su www.supertennis.tv). Il suo
successo è dovuto alla grande territorialità che può garantire, promuovendo e
portando all’attenzione nazionale l’attività dei singoli circoli e dei singoli comitati
Manca una settimana alla nuova stagione
di Tennis Magazine, il format dedicato agli
appassionati e a chi scende campo. Come lo
scorso anno non mancheranno consigli su
attrezzature, esercizi tecnici e atletici, ma
ci saranno anche diverse novità. Con dei test
sempre più evoluti e precisi, e con alcune
rubriche ancor più pensate per chi vuole curare ogni dettaglio per migliorare sul campo. Inoltre, immancabile, lo spazio dedicato
ai regolamenti, alle sue sfaccettature e alle
interpretazioni, così come la rubrica dedicata al Mental Game, un vero e proprio must,
perché il tennis si gioca anche e soprattutto
con la testa.
regionali. Con i tornei, le manifestazioni,
i volti dei protagonisti, sia dei giocatori
che dei dirigenti e dei maestri di club.
12 minuti che fanno da lente d’ingrandimento sull’espansione territorialmente
omogenea del nostro tennis.
Di sera (e di notte) in diretta con le donne da Indian Wells
Giovedì 10
Venerdì 11
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Lunedì 14
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Martedì 15
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NB: il palinsesto è soggetto a modifiche. In rosso gli eventi live, in giallo le News, in verde le prime emissioni, in azzurro le differite e in viola gli speciali
17
Mercoledì 16
01:00 - LIVE WTA
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Indian Wells
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of Tennis
giovani
Il doppio balzo
di Lisa Piccinetti
Due vittorie all’inizio del 2016 negli Emirati Arabi lanciano la 15enne
toscana nel ranking Itf. Guadagnate oltre 200 posizioni. Crescita seguita
con interesse dagli addetti ai lavori. Ecco il primo bilancio azzurro
Due vittorie all’inizio del 2016 negli Emirati Arabi lanciano la 15enne toscana nel ranking Itf. Guadagnate oltre 200 posizioni.
Crescita seguita con interesse dagli addetti ai lavori. Ecco il primo bilancio azzurro
Lisa Piccinetti
è nata il 22
novembre del 2000,
è tesserata per il Tc
Prato e nel ranking
mondiale è ora n.198.
A destra,
Federico Iannaccone,
che ha prima vinto il
torneo Itf di
Belgrado e poi
raggiunto la finale a
Santiago Del Cile
di Viviano Vespignani
N
el circuito mondiale under 18,
cinque vittorie, sei finali e nove semifinali sono il bottino
raccolto dagli junior italiani nei
due primi mesi del 2016. Gli azzurrini
sono stati presenti in 31 dei 67 tornei
in calendario, di fatto giocando in ogni
angolo del globo, dal Sud America all’
Australia, dal Nord al Sud Africa, oltre
che in Europa. Sono andati a segno Federico Bertuccioli, Riccardo Di Nocera,
Federico Iannaccone e, due volte, la più
giovane delle nostre ragazze impegnate
in questo scorcio di stagione, vale a dire
Lisa Piccinetti. Nata a fine novembre del
2000, la portacolori del Tc Prato ha vinto
due tornei di Grado 4 negli Emirati Arabi, nel secondo dei quali superando in
finale l’altra azzurra Costanza Traversi.
Ora si trova all’interno delle prime 200
posizioni del ranking Itf dopo esser stata numero 483 a fine dicembre e, manco
a dirlo, le sue notevoli qualità tecniche e
atletiche sono sempre più sotto gli occhi
degli addetti ai lavori.
Iannacone, da Belgrado
a Santiago del Cile
Non da meno è stato Federico Iannaccone da Campobasso, al suo esordio nella
categoria under 18. Il campano ha fatto
centro nel gelo estremo di Belgrado, per
poi volare in Sud America e raggiungere una significativa finale a Santiago del
Cile. Anche per lui la risposta del computer è stata straordinaria, visto che ha
messo a segno un recupero di 600 posizioni. Ora il ranking lo vede al numero
200. Destinatario di una lungimirante
wild card, in quanto privo di classifica
mondiale, il napoletano del Team Sbrescia Riccardo Di Nocera (sedici anni da
compiere a maggio) ha sorprendentemente vinto ad Algeri segnando il primo successo under 18 in carriera. Nella
stessa settimana Federico Bertuccioli lo
ha imitato nei Campionati di Baviera giocati a Cadolzburg, lui pure cogliendo la
prima vittoria a livello Itf.
Summaria Top 40,
Bilardo Top 100
Nel capitolo dei finalisti in prima fila troviamo Tatiana Pieri e Maria Vittoria Viviani. Su queste pagine già s’è detto della
loro trasferta in Sud America, ma val la
pena ribadire i posti d’onore raggiunti,
rispettivamente in Ecuador e Colombia,
in tornei di primo grado. Altra finale di
qualità è stata quella colta a Cordoba,
nella Coppa d’Argentina, dal cosentino
Corrado Summaria, ora proiettato tra
i primi 40 junior del mondo. Mentre in
campo femminile la sola finale indoor è
stata appannaggio, a Oslo in Norvegia,
della trentina Elisa Visentin. Quanto al-
18
le semifinali azzurre quella di maggior
peso è stata guadagnata in Venezuela
da Federica Bilardo la quale, mettendo a
frutto anche due vittorie e una finale ottenute in doppio a fianco di Tatiana Pieri,
nell’arco di due mesi ha recuperato oltre
200 posizioni nel ranking under 18 sino
a raggiungere il numero 85.
Gli altri Under:
doppietta Sacco
Complici un calendario dedicato alle Winter
Cup e gli impegni scolastici, l’attività degli
italiani under 16, 14 e 12 nel Circuito europeo è risultata assai contenuta. Fanno spicco
comunque il successo e il posto d’ onore che
la napoletana del Fireball, e campionessa nazionale under 13, Federica Sacco ha ottenuto
in Romania e Repubblica Ceca, rispettivamente
a Bucarest e Milovice, con il risultato di entrare tra le top 30 della classifica europea under
14. Di due piacevoli sorprese sono stati autori
Marco Furlanetto, tra gli under 16, e Biagio
Gramaticopolo tra gli under 14. Pochi giorni
prima di festeggiare 15 anni Marco, tesserato
per il Tc Marina di Massa, è stato secondo a
Zoetermer, in Olanda, dove si è cimentata una
nutrita rappresentativa italiana. Biagio invece,
allievo del Tc Finale Ligure, ha raggiunto lo
stesso traguardo a Oetwil-am-See, in Svizzera,
partendo dalle qualificazioni.
giro d’’'italia
Dirigenti con i numeri
Qualità e quantità ai Corsi per dirigenti FIT, organizzati per il
secondo anno dall’ISF Roberto Lombardi. La qualifica di 2° grado,
istituita
nel 2016,
haEmirati
già superato
1000
diplomati.
programma
della
Due
vittorie all’inizio
del 2016 negli
Arabi lanciano lai15enne
toscana
nel ranking Itf.Il
Guadagnate
oltre 200 posizioni.
Crescita seguita con interesse dagli addetti ai lavori. Ecco il primo bilancio azzurro
prossima tappa di Cagliari. Seguiranno Napoli, Bologna, Milano e Roma
D
oppio appuntamento a Pesaro
e Grottamare, in concomitanza con la sfida di Davis ItaliaSvizzera e i corsi per dirigenti
Fit sono arrivati al giro di boa 2016, con
risultati eclatanti. Da quando l’iniziativa
organizzata dal’ISF Roberto Lombardi è
partita, cioè dal gennaio del 2015, sono
stati diplomati ben 1000 dirigenti di 2°
grado e 2400 di 1° grado.
Dati quantitativi eccellenti che rispecchiano gli obbiettivi qualitativi che la
FIT si è posta con questi corsi: favorire
la crescita in termini di competenza e
informazione dei suoi dirigenti, per aiutarli a essere sempre più vincenti nella
competizione quotidiana che i circoli
tennistici devono sostenere. La concorrenza delle altre discipline sportive, la
complessità della gestione dei club da
un punto di vista sportivo, economico, fiscale, sanitario richiedono sempre
maggiore preparazione e con un tour
che sta toccando tutta l’Italia, i corsi per
dirigenti affrontano per la prima volta
queste tematiche coinvolgendo esperti
dei vari settori.
Una sessantina i partecipanti a Pesaro al
corso di primo livello la mattina di sabato 5 marzo; ottanta domenica 6 a Grottamare, provenienti da 3 regioni: Marche, Umbria e Abruzzo. A partire dalla
fine del mese di gennaio il corso aveva
fatto tappa a Firenze a beneficio dei circoli della Toscana; a Bari per Puglia, Basilicata e Molise; a Genova e Torino per
Liguria e Piemonte, a Reggio Calabria e
Messina per Calabria e Sicilia, a Bolzano
e Padova per Trentino Alto Adige, Friuli
Venezia Giulia e Veneto.
Il programma delle giornate è sempre
denso di contenuti: si va dalla consulenza fiscale alla comunicazione, dal marketing alla medicina sportiva, dall’organizzazione alla struttura istituzionale
dello sport in Italia, dal funzionamento
della macchina delle competizioni a
quello delle scuole di tennis ai progetti
di tennis nella scuola e al nuovo mondo del tennis amatoriale con il circuito
Fit-Tpra. Un’idea ancora più precisa degli argomenti può essere desunta dal
programma del corso Dirigenti di 2° livello in programma sabato prossimo 12
marzo a Cagliari (qui sotto il programma
completo). Il vero e proprio giro d’Italia
che il presidente Binaghi e i consiglieri
Fit coinvolti hanno affrontato, a testimonianza di una forte volontà di veder crescere il movimento in tutte le sue componenti, fin dalle radici del territorio,
proseguirà fino alla metà di aprile.
Dopo Cagliari gli appuntamenti sono
previsti a Napoli (18/19 marzo), Bologna (1/2 aprile), Milano (8/9 aprile) e
Roma (15/16 aprile).
Cagliari, 12 marzo: il programma
ORE 9.00 – 9.30: Check- in;
ORE 9.30: Saluto del moderatore del corso: Consigliere Federale Dodo Alvisi;
ORE 9.40: Presidente della FIT Angelo Binaghi;
ORE 10.00: Conferenza stampa IBI 2016;
ORE 10.30: Giovanni Girelli: normative e accertamenti fiscali:
come affrontarli con le carte in regola;
ORE 11.30: Michelangelo Dell’Edera: Le nuove frontiere del tennis in
in ambito didattico e scolastico;
ORE 12.10: Beatrice Coletti - Enzo Anderloni: SuperTennis, il circolo virtuoso il circolo virtuoso
della comunicazione (2° parte), social e digital plan;
ORE 12.30: Alessandro Romano: L’assicurazione per i tesserati e la tutela dei circoli;
ORE 13.00: Buffet Lunch
ORE 14.00: Antonio Bernaschi: L’identità dell’associazione Sportiva, dal circolo
al Comitato Olimpico Internazionale;
ORE 14.30: Daniele Checcarelli: Effetti benefici del tennis sull’organismo umano;
ORE 15.00: Enzo De Palo - Max Fogazzi: Circuito amatoriale Fit-Tpra: novità 2016
e storie vincenti;
ORE 15.30: Mauricio Rosciano: Interazione tra calendario nazionale Fit
e attività agonistica del circolo;
ORE 16.00: Massimiliano Brocchi: Il Marketing dei servizi;
ORE 16.30: Fine lavori
19
facciamo il punto
Il torneo del futuro
è eco-sostenibile
In Italia c’è chi lavora
per avere eventi
tennistici sostenibili.
E certificabili. Ne
abbiamo parlato con
Massimo Capriati,
fondatore de Le Vie
della Sostenibilità
Tennis: “È una sfida
culturale”. Che si può
vincere partendo
da 5 passi...
di Gabriele Riva
P
er fare le cose in grande bisogna
cominciare a pensare in piccolo.
Un esempio? Lo sapevate che il
40% dei rifiuti del Mediterraneo
non sono scarichi industriali, né fusti
d’alluminio o rottami di vario genere? No, sono mozziconi di sigarette.
Come a dire che, per avere un occhio
di riguardo per l’ambiente, basterebbe un piccolo gesto in più. Gesto che
tutti possiamo fare, mondo del tennis
compreso. Come? Beh, per esempio
rendendo l’attività organizzata più
sostenibile. “Che poi vorrebbe dire anche più efficiente, più organizzata, più
pulita e in fin dei conti pure più economica”. A parlare è Massimo Capriati,
con un cognome collegato alla lontana
con la famiglia di Jennifer e un’idea
chiara in testa. La sua “Le Vie della Sostenibilità Tennis”, tra i vari progetti,
sta elaborando un documento che permetta di arrivare all’organizzazione
sostenibile di tornei di tennis. “Ogni
evento ha un impatto sul pianeta e sul
suo inquinamento”, spiega Capriati.
“Ogni volta che un club organizza un
torneo, ci saranno giocatori e spettatori da spostare, energia da consumare. Ma anche più rifiuti prodotti, visto
che si spera di creare interesse e dunque di riunire molte persone in solo
luogo”. Le persone bevono, mangiano,
si asciugano le labbra: e dopo buttano
nel cestino la mezza minerale vuota,
l’involucro del panino, il fazzoletto
con cui si sono puliti la bocca. “Stiamo
stilando un documento che possa portare delle linee guida - suggerisce Capriati - e si sta allungando sempre di
più, perché sono molte le cose che si
possono fare. E soprattutto sono molto ‘personalizzabili’ a seconda delle
necessità del territorio”.
Tra il dire e il fare
L’importante però, nella visione di
Capriati, è che tutto quanto si riesca
a fare per rendere i propri tornei sostenibili, si possa anche quantificare.
Misurare. Così che poi, il tutto, possa essere certificato. “Chiunque può
dire che sta facendo qualcosa di so-
20
stenibile, ma nella realtà dei fatti non
è detto che sia così”. Serve che qualcuno controlli e che, per così dire, ci
metta il bollino di garanzia. “A livello
internazionale questa sorta di bollino esiste già, si chiama Iso-20121,
fa proprio riferimento all’organizzazione di eventi sostenibili”. Si tratta
di uno standard di gestione per l’organizzazione sostenibile di eventi, e
fonda le proprie radici su uno standard precedente, il BS8901: “È quello
che ha portato all’organizzazione del
primo evento sportivo sostenibile di
sempre, l’Olimpiade di Londra 2012.
Le nostre linee guida hanno proprio
l’obiettivo di far ottenere ai tornei di
tennis questa certificazione”. La causa ambientale è sempre più delicata,
ma in molti si stanno dimostrando
facciamo il punto
via via più sensibili: “Non è solo una
questione di responsabilità sociale, è
anche una bella sfida che lancerebbe
un grande messaggio culturale”.
I primi 5 passi
Questo standard, per il momento, tiene conto di cinque parametri. “Ma si
tratta di un grande work in progress,
dunque potrebbero essercene molte
di più”. In qualità di standard, si tratta di cinque passi che possono riguardi tutti i tornei, visto che ci stiamo
focalizzando sull’organizzazione di
eventi.
1) Gli spostamenti
e la mobilità sostenibile
Ogni evento comporta movimenti,
persone (molte, spera ogni organizzatore...) che si spostano da un luogo
all’altro. In alcuni casi, gli spostamenti più voluminosi sono quelli di spettatori, di pubblico. “Questo aspetto ha
un impatto socio-ambientale molto
forte - evidenzia Capriati -, gli eventi producono inquinamento”. Attenzione, non pensiate che si parli solo
di Olimpiadi o di finali di Champions
League, altrimenti si ricade nell’errore dei mozziconi di sigaretta. Anche
un torneo regionale, in un circolo di
periferia, può avere effetti sulla viabi-
lità, sui parcheggi, sulla circolazione
locale. “Ovviamente però più si alza il
livello del torneo, più problematiche
si vanno a creare: in un torneo Futures
o in un Challenger (l’Italia è tra i paesi
che storicamente ne organizza di più
al mondo, ndr) bisogna considerare gli
spostamenti dei giocatori, dello staff,
dei giudici di gara. Così si possono
trovare delle soluzioni per diminuire
quanto più possibile questo impatto”.
2) La gestione dei rifiuti
Ogni evento, o più cinicamente ogni
assembramento di esseri umani, produce rifiuti. Molti rifiuti. “In questo
campo si può agire su tre diverse vie
contemporaneamente”, incalza Capriati. “Cominciamo a pensare alla riduzione volumetrica dei rifiuti stessi.
Oggi ci sono tecnologie avanzatissime
di compattatori e trituratori. Diminuendo il volume di rifiuti non solo diminuisco il loro impatto, ma allo stesso tempo sarà più semplice smaltirli.
Se prima servivano cinque camion per
sbarazzarmi della spazzatura, dopo
averla compattata potrà bastarne uno
solo. Con un grande risparmio in termini di impatto”. Detto di bottigliette,
lattine e plastica... pensate a quanti
tubi di palle si utilizzano per un torneo di tennis. “Esistono macchinari
che riducono moltissimo l’ingombro
dei tubi di palle vuote”. La raccolta differenziata è il secondo piano d’azione:
“Differenziare significa poter riciclare
di più, sprecare meno. Allestire il sito del torneo con contenitori appositi
per la ‘differenziata’ è un grande passo
nella direzione giusta”.
rinnovabili è essenziale, per essere
sostenibili serve l’energia verde. Che
si valuta su due aspetti”. Il primo è il
più comune, il risparmio. O l’efficientamento, per usare una terminologia
più tecnica. “In questo campo rientrano le illuminazioni a basso consumo, i
sistemi di domotica che permettono di
spendere energia soltanto quando c’è
realmente utilizzo e dunque bisogno.
Ma poi c’è anche, pure in questo caso,
la scelta del provider. E con l’adeguata
consulenza se ne possono trovare di
decisamente verdi”.
3) Gli acquisti verdi
5) Occhio all’uso dell’acqua
Proprio a partire da quanto appena
visto, ecco un’altra accortezza. Si
tratta del cosiddetto “Green procurement”, ossia gli acquisti verdi. Questo
è un passaggio preliminare, che l’organizzatore deve vagliare con attenzione prima ancora di partire. Dice
Capriati: “I prodotti e i servizi sono
spesso accompagnati da certificazioni di eco-sostenibilità. A un torneo
servono volantini e locandine? Esistono stampatori che lavorano con carta
proveniente da piantagioni di alberi
certificati. È necessario un catering?
È bene optare per fornitori che prediligano prodotti eco-compatibili, con
gradi di riciclabilità molto alti, oppure bio-degradabili”.
4) Il consumo d’energia
e di risorse
Chiunque organizzi un torneo sa che
questa è una delle voci più dispendiose. Le luci dei campi fino a notte,
così come i riscaldamenti, l’elettricità
negli spogliatoi da fornire per più ore
durante il giorno. “L’utilizzo di fonti
21
Responsabilità sociale, ma anche responsabilità economica. Una forma di
risparmio, dunque. “Durante gli eventi
c’è un picco d’utilizzo d’acqua, basti
pensare a quella utilizzata per bagnare i campi in terra rossa nei tornei estivi. In questo caso i club o gli organizzatori potrebbero pensare a sistemi
di recupero dell’acqua, che oggi non
sono più soltanto interrati e che consentirebbero un risparmio, anche economico, nell’arco di un breve-medio
periodo”. Eppure l’acqua, oltre a essere quella usata per i campi, è anche
quella ‘bevuta’. Ugualmente consumata: “Expo 2015 ha dato una grande lezione e ha segnato la via. Distributori
di acqua automatici, acqua da acquedotto gratuita per l’utente finale, e un
grosso risparmio in termini di plastica
consumata. Chi entrava al mattino con
la propria bottiglietta la poteva riempire in ogni momento, gratis, e senza
buttarla nel cestino fino a sera. E se è
vero - chiude Capriati - che l’acqua è
l’oro del futuro...”. Allora c’è un tesoro
da scoprire, quello della sostenibilità.
personal coach
Insegnare è comunicare
Per fare un buon lavoro con gli allievi e gli atleti diventa sempre
più importante l’aspetto comunicativo. Che va ben approfondito...
di Francesco Giorgino*
foto Getty Images
S
i chiama approccio comunicativo alla didattica del tennis. Non
il semplice e saltuario utilizzo
delle tecniche della comunicazione interpersonale nell’insegnamento di
questo sport di situazione e individuale, ma l’uso del “languages mix” nella
costruzione e nella governabilità (piena
e consapevole) delle dinamiche relazionali esistenti fra l’attività di teaching (insegnamento) e l’attività di learning (apprendimento). Un rapporto di causa ed
effetto che si sviluppa tenendo in conto
la delicatezza dei transfert metodologici
dalla fase dell’apprendimento dei soggetti in età evolutiva (bambini) a quella
del consolidamento e dell’allenamento
delle abilità tecniche da parte di allievi/
atleti in step successivi (adolescenza e
giovinezza) e, quindi, dei transfert metodologici dalla fase dell’avviamento a
quella della specializzazione.
Il mix di linguaggi
Che cosa significa mix di linguaggi? Significa anzitutto maturare la consapevolezza dell’urgenza di una riflessione
condivisa intorno a una macro domanda
di fondo: la metodologia dell’apprendimento per imitazione del movimento è
sufficiente a restituire la complessità dei
processi che si innescano nella seconda
e terza infanzia quando si avvia, come
nell’insegnamento del tennis, un’interlocuzione completa con l’allievo, e cioè sia
con la sua sfera cognitiva che con quella
emozionale? In altre parole, saper dimostrare i movimenti, pur dovendo inevitabilmente passare gradualmente dal
metodo globale a quello analitico, basta
a fidelizzare i nostri ragazzi al tennis o
serve altro? La mia risposta è no, non basta. Serve molto altro. Saper dimostrare
la meccanica esecutiva di un’abilità tecnica, di un colpo al volo o a rimbalzo,
senza spiegazione, riflessione, scambio
di significati, sedimentazione di conoscenze e sperimentazioni, è certamente
più efficace (e sotto certi aspetti anche
più facile) per l’insegnante, ma l’apprendimento del tennis si schiaccia, in tal
modo, lungo una dimensione troppo automatizzata e troppo poco consapevole.
Appartengo alla schiera di coloro che
puntano all’implementazione dei movimenti consci più che di quelli riflessi
nella costruzione del bagaglio di competenze motorie, tecniche e tattiche, mentali dell’allievo/atleta.
Comunicazione
inter-personale
Se l’obiettivo è dunque questo, a maggior ragione occorre far entrare le tecniche della comunicazione inter-personale nella relazione insegnamento/
apprendimento del tennis in forma
non più implicita (come è accaduto finora), ma esplicita. Occorre utilizzare
il linguaggio verbale, para-verbale ed
extra-verbale (quindi lessico, prosodia
e cinesica) in modo sincronico per costruire un’autentica strategia della trasmissione dei contenuti. Una strategia
che assolva alle seguenti funzioni: 1)
comprensione piena da parte del bambino di tutti gli step formativi, con l’intento di accrescere in lui l’auto-efficacia
percepita e la specificità dell’apprendimento; 2) condivisione con l’insegnante
del significato autentico di questa esperienza: all’istruttore, al maestro e al tecnico nazionale spetta anche il compito
di assicurare al proprio allievo, specie
se piccolissimo o piccolo, una sorta di
orizzonte di senso, visto che in fondo
egli è anche un mediatore di linguaggi, muovendosi fra contenuti e pratica,
fra dimensione teorica e dimensione
empirica; 3) avere chiara la differenza
fra effetti della comunicazione interpersonale (sulla scia di un corretto uso
della comunicazione intra-personale)
ed efficacia della strategia comunicativa da parte dell’insegnante di tennis:
nel primo caso conseguenze dirette o
indirette, intenzionali e non, dell’agi-
22
re comunicativo dell’insegnante, nel
secondo caso dualismo controllato e
controllabile di azione (del docente) e
reazione (del discente).
Uso congiunto
Ci si concentrerà poi sulle specificità
dei tre linguaggi a disposizione dell’insegnante di tennis, sulla cultura del
feedback, sull’approccio integrato alla
didattica del nostro sport. Per ora mi limito a sottolineare l’importanza dell’uso
congiunto di questi linguaggi, al fine della definizione di nuovi profili metodologici, più idonei ai tempi in cui viviamo,
alle tecnologie di cui disponiamo, alle
sfide vecchie e nuove.
La comunicazione non è certo un fine
dell’insegnamento, ma è un mezzo per
implementare la qualità dell’apprendimento. Il “sapere” e il “saper fare” passano anche attraverso il giusto, coretto,
stimolante e affascinante “far sapere”, a
patto però che questo tassello del puzzle finale dell’identità formativa e sociale dell’insegnante di tennis diventi vera
e propria competenza. La comunicazione non può più essere considerata nella
didattica del tennis una soft skill. È sostanza e non forma del flusso di informazioni che siamo chiamati a garantire,
in una logica di feedback continuo, ai
nostri allievi. È ontologia e non più solo fenomenologia. Perché come dicevano gli studiosi della Scuola di Palo
Alto “non si può non comunicare”. E
questo vale anche per il tennis.
*Giornalista, docente universitario e responsabile Area Comunicazione e Sociologia dell’I.S.F. R.Lombardi della Federtennis
19
racchette e dintorni
Dove passa la corda
non è un dettaglio
Il ruolo
fondamentale che
giocano grommets,
fori passacorde,
nelle prestazioni
di una racchetta.
L’evoluzione
tecnologica e le
soluzioni attuali
più evolute. Perché
dedicare attenzione
a questo particolare
nella scelta
dell’attrezzo
di Raffaello Barbalonga
S
ono ormai 20 anni che raccolgo
racchette nel mondo, e mi è capitato di recuperare telai in tutte le
condizioni: rotti, ammuffiti, alterati, incompleti. Uno dei difetti più ricorrenti comunque, si riscontra nel momento dell’ispezione dei grommets. Ci sono
telai magnifici che, anche conservati in
condizioni pari al nuovo, rimangono
inutilizzabili a causa del deperimento
dei passacorde. La plastica, nel momento della sua alterazione strutturale, si
sbriciola e perde le funzioni per cui è
stata progettata.
Spesso però anche i migliori produttori
di racchette hanno sottovalutato questo
elemento. Sottovalutato nella qualità del
materiale e anche nella progettazione
funzionale. Facciamo quindi un punto
della situazione. Ho pensato spesso al
fattore grommets e da quando Babolat
ha sottolineato l’importanza dell’effetto
puleggia che si genera tramite il Woofer
System, mi sono “sensibilizzato” ulteriormente. Mi è poi ricapitato di pensarci
quando ho studiato gli antenati del Woofer, i “power pads” e le sensazioni che
generano all’impatto con la palla.
I passacordi del sistema
Babolat FSI
Esempio di
grommets alterati
Power pads, gli antenati
del woofer
I power pads sono da sempre piccoli accessori che vengono ricavati dagli scarti
delle lavorazioni dei grips in cuoio. Si
posizionano generalmente in corrispondenza del passaggio delle corde verticali
centrali, separando la corda dal grommet. Originariamente i power pads venivano utilizzati per proteggere il budello
naturale dalle abrasioni. Il tipico drilling
dei telai in legno infatti obbligava la
corda in stretti passaggi che già al momento dell’incordatura ponevano sotto
stress la sempre fragile struttura del budello. Il power pad in sostanza fungeva
da distanziatore ma non aveva un ruolo
riconosciuto nell’incremento delle prestazioni. Nel corso del tempo invece si
è capito che l’effetto cuscino generato da
questa intercapedine di cuoio, aumentava il comfort durante l’impatto e allungando la corda, estendeva conseguentemente lo sweet spot.
Negli anni ‘80 e ‘90 una miriade di top
players ne hanno apprezzato le qualità.
Tra i tanti Gabriela Sabatini e Pete Sampras, lei con i power pads sulla testa
della sua Prince Graphite Oversize per
estendere lo sweet spot al limite in lun-
24
ghezza e lui sotto al ponte della Wilson
Pro Staff. Lui che, dai racconti, stressava
Nate Ferguson a mezzanotte in albergo
per la tensione e il posizionamento dei
power pads. Non sono nevrosi, è professionismo. E in questa dimensione, “dove
passa la corda” è un elemento di grande
attenzione.
Grommets, i custodi
delle corde
Grande attenzione quindi anche per i
grommets che sono i veri custodi delle
corde.
Dall’eredità dei power pads, se lo spostamento e lo scorrimento della corda,
i suoi anche minimi aggiustamenti latitudinali e longitudinali contribuiscono a
sviluppare in ampiezza lo sweet spot, allora perché non riprogettare direttamente l’architettura dei grommetts? Prince
da tale ricerca ha realizzato il suo cavallo di battaglia: dalle “More+”, alle “O3”
e in seguito le odierne “Speedport”, ha
completamente eliminato i passacorde,
ottenendo un incremento dell’area utile
di oltre il 50%.
Testando la nuova gamma Völkl abbiamo riscontrato un’altra sorpresa. Gli
stessi telai con l’adozione dei “Super
racchette e dintorni
Grommets” si sono trasformati. Prima alcuni erano decisamente “pro”, faticosi e
poco permissivi, ora invece la palla viaggia, lo sweet spot è ampio, ora insomma
hanno esteso il loro range di utilizzo,
mantenendo le precedenti ottime doti
di sensibilità. Solo in virtù della riprogettazione dei passacorde. Incredibile?
Non proprio, tutte le aziende oggi presenti sul mercato pongono attenzione e
sviluppano tecnologie nuove su questo
versante.
Dal Woofer al teflon
Babolat, che per prima ha sensibilizzato
i tennisti con il Woofer System, oggi lancia sulle nuove Pure Aero il concetto FSI
Spin, che insieme ad un ridisegnato drilling (il sistema dei fori sul telaio n.d.r)
per aumentare la potenzialità di spin,
trova la massima efficacia grazie a grommets allargati che durante l’impatto permettono alla corda uno spostamento
longitudinale, atto a favorire tolleranza
e “snap back”.
Dunlop con i sistemi 3DOM e MoS2 invece, ha creato una speciale sagomatura interna del grommet unita ad un rivestimento polimerico autolubrificante.
In questo modo la corda è facilitata nei
micro scorrimenti durante l’impatto,
aumentando conseguentemente l’area
dello sweet spot. Un concetto simile
lo aveva proposto Head fin dai tempi
dell’introduzione del concetto Youtek,
basandosi anch’essa sulla qualità del
materiale dei passacorde: il Teflon.
In questo caso il materiale, per le particolari doti viscoelastiche, risulta essere
efficace sia per la diminuzione d’attrito,
sia per l’assorbimento delle vibrazioni.
La funzione antivibrante
Il fattore grommet pertanto può essere
caratterizzato sia dalla forma, sia dal
materiale, la cui qualità gestisce un altro elemento sensibile: la sensazione
d’impatto. In passato mi vengono in
mente i grommets supergommosi delle
Yonex “Ultimum”, delle Miller “Konica”,
delle Tretorn, di alcune Rossignol, delle Estusa “BKS” e di tante altre. Molto
spesso il grommet diventa un anti vibrante, molto più efficace del dampener
che (quasi) tutti mettono sotto la prima
corda orizzontale. La nuova produzione Yonex prevede tuttora l’inserimento
della tecnologia “Shockless grommets”:
grommets di diversa composizione in
corrispondenza della gola del telaio, che
lavorano sinergicamente ad un rivestimento dell’impugnatura per contrastare
le vibrazioni nocive. Un sistema ingegnoso e innovativo lo ha recentemente
apportato Tecnifibre, introducendo “EZ
Lock Eyelet”, un grommet “a cuscino” in
corrispondenza dei nodi d’incordatura.
Il foro è in questo caso ricoperto di materiale gommoso in rilievo, che favorisce
Particolare tipologia di grommets
Miller e i grommets ammortizzanti
Uno dei primi esempi di grommets “liberi”
Prince e lo Speedport System
Völkl e il sistema “SuperG”
Tecnifibre e gli EZ Lock Eyes
l’adagiamento del nodo di chiusura ed
evita problemi di rottura della corda.
state giocando, procuratevi almeno un
set di ricambio per ogni racchetta. Non
credo certo vorreste trovarvi al terzo set
di un incontro importante, sapendo che
in caso di rottura delle corde, affidarvi al
telaio di riserva con quei grommets malconci, sarebbe come giocare alla roulette
russa. Ricordate: se il telaio è importante
e le corde pure, chi fa unire il telaio alle
corde è degno della massima attenzione.
Il passacorde
non è un dettaglio
Capire il grado di qualità dei materiali di
una racchetta è molto importante e oggi
si trascurano tre aspetti che invece ritengo determinanti per comprendere la
reale qualità del prodotto.
Il primo è non dichiarare il fornitore
delle materie prime, il secondo è non dichiarare il tipo di tramatura delle fibre
che costituiscono il mold del telaio, il
terzo è la disattenzione verso la qualità
delle rifiniture. Analizzando questo terzo punto la prima azione che dobbiamo
compiere è un controllo del materiale e
della forma di bumper/ring grommets e
butt cap.
Sono dettagli? Forse, ma pensate anche
a quante volte ci è capitato di vedere la
corda che ha tagliato il grommet o viceversa, o che un nodo è sprofondato
durante o dopo un’incordatura; la colpa non è sempre e solo del malcapitato
incordatore (che pure avrebbe dovuto
ispezionare prima e nel dettaglio ogni
parte del telaio). Infine se vi sentite davvero degli agonisti e pensate di non abbandonare facilmente i telai con i quali
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Dizionario tecnico
Grommets: fori passacorde
Ring grommets: striscia in materiale plastico
che percorre interamente la testa del telaio e
racchiude tutti i grommets
Bumper: può essere un unico corpo con il ring
grommets oppure può essere un elemento
aggiuntivo che viene bloccato posizionandosi
sotto al ring grommets
Mold: stampo che dà origine alla forma
del telaio
Drilling: foratura del telaio che prevede la
disposizione logica dell’alloggiamento dei
grommets
Sweet spot: zona ottimale di impatto
Snap back: ritorno in posizione della corda
dopo l’impatto
Butt cap: tappo, fondello dell’impugnatura
Pattern: numero e disposizione delle corde
verticali e orizzontali
la regola del gioco
La palla si rompe?
Non sempre si ripete
Ci sono casi in cui una regola prevale su un’altra. Ecco un esempio
classico: la rottura di una palla imporrebbe la sua sostituzione
ma un’altra chiamata lo rende inutile. Vediamo cosa succede se...
La situazione
Mario sta giocando un match di singolare contro Luciano. L’incontro si sta
disputando sulla terra battuta e con la
presenza di un arbitro.
la che si rompe durante lo scambio
avrà come conseguenza la ripetizione
dell’intero punto (ricordiamo invece
che in caso di palla “sgonfia” il punto
resta acquisito).
Che cosa succede
Come bisogna procedere?
Il punteggio è di 2-1 nel secondo set
in favore di Luciano: sul 15-15 Luciana va a servire una prima palla di
servizio. Al momento dell’impatto
con la palla, l’arbitro chiama il “fallo
di piede”. La palla servita va a finire
sulla rete. Luciana recupera la palla e
la mostra all’arbitro, facendogli notare
che la palla è rotta. Così, chiede che il
punto sia rigiocato
Le distinzioni
Come per altri casi pubblicati in passato pagine, questo in particolare presenta due casistiche differenti presenti all’interno della stessa situazione.
Abbiamo da una lato la regola riguardante il fallo di piede, dall’altra invece
la regola sulla palla rotta. Come abbiamo imparato, il fallo di piede, venendo chiamato una volta che la racchetta
impatta la palla, implica la perdita di
quel servizio: al contrario una pal-
A questo punto bisogna solamente
capire quale delle due conseguenze abbia maggior rilevanza rispetto
all’altra. Il discrimine per poter rigiocare un intero punto è sempre che la
palla sia considerata in gioco: ed è per
questo che un disturbo involontario,
come per esempio quello causato da
una palla che si rompe, comporterà la
ripetizione di quel punto.
Nel caso in cui venisse chiamato un
“fallo di piede”, invece, la palla non
può essere considerata in gioco: di
conseguenza, sia che la palla si rompa, o che vada correttamente nel giusto campo, non rileva a seguito di
una chiamata del “fallo di piede”. La
quale, di fatto, annulla qualunque ulteriore possibile conseguenza se non
quella della perdita di quel servizio.
Nel nostro caso, quindi, il servitore
dovrà andare a servire una seconda
palla di servizio.
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E se il ‘turno’
è sbagliato?
Se avete dei dubbi o delle curiosità di natura regolamentare, mandate tutte le vostre domande
all’indirizzo mail [email protected]. Noi sottoporremo le vostre curiosità ai
nostri esperti e vi risponderemo direttamente da
queste pagine. Su questo numero la risposta alla
domanda del signor Salvo Di Benedetto.
Domanda - A e B stanno giocando un tie-break,
sul tre pari A serve la prima palla in out e l’arbitro si accorge che i due dovevano cambiare
campo. Come si procede? Si gioca il secondo
servizio? Si cambia campo immediatamente? E
in questo caso: si rigioca l’intero punto o solamente la seconda palla? Grazie.
Risposta - Questo è uno dei casi di errore da
correggere non appena scoperto. Per come indicato nell’esempio non c’è un errore di servitore, ma solo del lato del campo: di conseguenza
si dovrà cambiare immediatamente il lato del
campo e il “fallo” resta. Così A dovrà andare a
servire il secondo servizio. Nel caso in cui invece l’errore fosse anche sul servitore nel singolare (cioè doveva servire B), oltre a cambiare
campo, si cambierà anche servitore ma in questo caso il “fallo” non conterà e B servirà una
prima di servizio.
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