Lo scartafaccio di Domenico Napoleone

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Lo scartafaccio di Domenico Napoleone
Inizio del 1900
Lo scartafaccio
di Domenico Napoleone
Spesso gli artigiani, i pescatori, i contadini, dotati di una lunga esperienza
di vita e di lavoro, hanno acquisito tanta conoscenza e sapienza da costituire
delle fonti preziose per la storia, particolarmente di quella dei piccoli centri,
che è un patrimonio da registrare e da conservare con la massima cura.
Può essere di grande utilità che, al di là dei grandi avvenimenti, dei personaggi e dei fenomeni che troviamo registrati nelle cronache e negli atti
ufficiali, ci si soffermi su particolari di vita quotidiana, sullʼatteggiamento
di un piccolo paese di fronte alla notizia eccezionale, ad un evento straordinario, ed in merito ad aspetti familiari di unʼepoca in cui tutto era legato, in
massima parte, alle attività contadine.
Ebbene, mi è capitato tra le mani
uno scartafaccio, un insieme di fogli piegati al centro, annodati con
lo spago e custoditi gelosamente in
una sottile pelle di cuoio a moʼ di
copertina. Tra le tante cose riportate
vi sono riferimenti, annotazioni che
riguardano lo svolgimento della vita
quotidiana che mi sembra possano
essere di qualche interesse, oppure
eventi straordinari.
Autore ne fu Domenico Napoleone, vissuto tra gli anni 1870 e 1940,
un agricoltore che lavorava con intensità nella sua terra, che aveva
frequentato la scuola elementare,
quella resa obbligatoria dalla riforma Coppino e quindi rientrava nella
percentuale molto limitata delle persone che avevano imparato a leggere
e a scrivere. Cercava di mantenersi
aggiornato, come ha cura di registrare spesso, attraverso la lettura
del giornale “Il Mattino”, che ogni
domenica comprava dopo la messa
alla Congrega dellʼAssunta, di cui
era stato segretario, assistente ed anche priore. Mi è capitato di leggere
qualche verbale delle assemblee da
lui stilato in qualità di segretario, che
si distingue per la nitidezza con cui è
scritto e per lʼaccurata registrazione
della discussione. È chiaro che non
ci troviamo di fronte ad un personaggio importante, come in genere
si concepisce, ma rientra in quella
schiera certamente limitata di persone che, come dicevo, hanno dato o
possono ancora dare, se opportunamente sollecitate, un contributo alla
conoscenza del nostro passato.
Dal suo scartafaccio estrapoliamo
alcune annotazioni, così come sono
trascritte:
* Nel mese di luglio 1901 nel cellaio o cantina di Casamonte, il detto
Buonocore Diego ci ha fatto fabbricare le palmente cioè quella di sopra,
che è di botti 13, e quella di basso e
tutta di pietra. E quella finestra è stata fatta insieme con le palmente per
dare la luce.
*Nel mese di agosto 1901 nella
Chiena o Cava del Monaco di rimpetto alla casella di Gaetano Mennella il detto Addico Buonocore ha
fatto fabbricare una cisterna contenente botti 16 e mezzo. Il masto che
ha fatto questa fabbrica si chiama
Nunzio Arniscalchi.
* Nellʼanno 1909 nel mese di
agosto di rimpetto alla cantina nel
Casale sono stati impostati due fusti
di botti 6 lʼuno, il masto di Fiaiano
chiamato Francesco.
* 8 giugno 1921 – Pioggia di
grandi lapidi. immagine di Santa
Restituta esposta alla grandine per
propiziarne la fine. Parte dellʼimmagine fu strappatoa dalla grandine.
* Alluvione del 24 ottobre 1910.
A Lacco Ameno, in via del Pisciariello (oggi via IV novembre, ndr) la
lava portò ancora un grosso masso e
si portò otto vani di baracche con le
persone dentro che andiedero a morire in mare e la lava arrivò persino
al belvedere e riempì tutto il porticciolo che oggi si vede (per belvedere
si può intendere lo scoglio del Faro
al Capitello e per porticciolo il tratto di mare antistante, ndr).
* La fine della guerra. Il giorno 4
novembre 1918 venne lʼordine (la
notizia) che lʼAustria aveva firmato
lʼarmistizio; la mattina alle ore tre
si sentì suonare tutte le campane di
sopra la Sentinella, noi tutti fuori di
casa che si credeva chi sa; così a giorno venne ancora lʼordine al sindaco
di Lacco che la pace era fatta. Lui
diede ordine immediato di suonare
tutte le campane, incominciando da
sé (il sindaco Calise Piro aveva una
cappella gentilizia oggi posta sulla
via di circumvallazione di Lacco,
ndr) e tutto il paese di mattina e alle
ore tre dopo mezzogiorno tornarono
a suonare le campane per dare segno
che tutte le armate avevano gettato
le armi a terra e pace generale per
tutto il mondo.
Al 5 novembre alle ore 8 di sera si
sentirono tre colpi di fuoco fatti dal
sindaco Gianpietro Calise, così tutti
fuori, tutte le campane di Santa Restituta a suonare, aprirono la chiesa e
tutti accorsero alla nostra miracolosa
Santa per pregare per la grande gioia
della pace. Illuminazione per tutte le
case, chi con candele fuori di casa,
che con fuocarazzi di legno… con
pezze accese. Fu una serata di calma
bella, riuscì il ringraziamento a Santa Restituta.
Prodotti e prezzi
* Nel 1917:
Carbone per cucinare a lire 30 il
quintale, a lire 0,40 il chilo;
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Un piede (fascio) di scarola costa lire 0,20;
Il giorno di Natale, ossia la vigilia, le morene a lire 8
il chilo, i rotonni a lire 5 il chilo ed altri più cari;
Le patate a lire 30 il quintale;
La carne di bue a lire 5 il chilo, la carne di maiale a
lire 2,80 il chilo, il lardo a lire 12 il chilo;
Il vino rosso a lire 800 la botte;
Le prime pomidoro a lire 1,50 il chilo, il pane a 50
centesimi il chilo, la pasta a lire 1 il chilo, il granone a
lire 80 il quintale;
Lʼoperaio lire 2,5 la mattinata e lire 4 tutto il giorno
col mangiare e bere.
* Nel 1918
Il vino bianco a lire 380 la botte, le patate a lire 0,70
il chilo, il lardo a lire 15 il chilo (qualità superiore), la
farina rossa di granone a lire 1,50 il chilo;
Solfato di rame a lire 3,10 il chilo, lo zolfo di Avellino a lire 35 il quintale;
Lʼoperaio a lire 5 al giorno, la mattinata a lire 3; per
menare lo zolfato di rame a lire 9 al giorno;
I fagioli a lire 255 il quintale, le uova a lire 0,50
lʼuna, il formaggio a lire 12 il chilo, il pane a lire 0,70
il chilo;
Un maiale per crescere di chili 15 costa lire 175.
* Nel 1923
Le culele per potare a lire 100 il quintale;
Il granone per maiale a lire 135 il quintale;
Le patate per piantare a lire 100 il quintale.
Giuseppe Silvestri
Ischia
Pithecusa tra creste e insenature
Regina dʼun trono stupendo
fiabesco, incantato,
che regni nel verde più verde
che affaccia sul mare
sognante e monella tu vegli
e vegliando fai luce
al palpito dʼonde che bacia la spiaggia
con labbra dʼamanti,
sapore dʼimmenso
sei forse universo?
Conosco il tuo mondo chʼè tanto diverso
da quello vissuto lontano
nei giorni dʼaffanno
però tutti sanno
sei storia, cultura, bellezza, natura,
sei cielo, sei mare, sei vento, sei vanto,
tu isola eterna
tu faro che accendi le splendide perle
nel ventre flessuoso dei ricchi fondali.
Non sei solo un nome
sei limpida pace, sei bella e procace,
sei madre, sei fata,
energica e dolce
vestita di luna
certezza, fortuna,
sei unica: Ischia!
Rocce spogliate dal vento,
lavate dalle onde sonore del mare
dove la pioggia lacrima a volte
per dare carezza alle pietre infocate.
Inargentan di sole al mattino quei picchi,
di luce dorata li plasma la sera
tramonto pur tenue e dai mille colori
ancora a schiarire le balze sul mare,
le conche crespose al sapore di sale
dove nidificano i gabbiani petulanti
e gli uccelli di passaggio vigilano col canto.
Anche i bagliori spumeggianti nella notte
cantano la loro serenata, alle barche,
poi la voce si perde tra gli scogli coi flutti.
Il vento dei tempi ha spogliato quei picchi
sul mare, ora rocce crespose e spugnose,
e un tenue di giallo e di roseo che dona,
un volto di nuovo alle creste, ai dirupi.
Magico dono allo sguardo coi fiori di pietra
dove solo il passato è presente nellʼoggi,
e il pensiero dʼeterno che viaggia
al brusio delle onde.
Luciano Somma
48 La Rassegna dʼIschia 4/2006
Bruno Tedeschi