Scheda carol - Cineforum Ezechiele 25,17

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Scheda carol - Cineforum Ezechiele 25,17
Martedì 8 marzo 2016 ore 21.30
Prime visioni
CAROL
Ambientato nella New York degli anni '50, CAROL racconta la storia di due donne
appartenenti ad ambienti molto diversi, travolte da una reciproca passione.
Sfidando i tabù imposti dalla morale dell'epoca, che condannano la loro innegabile
attrazione, vivranno la loro storia d'amore, a dimostrazione della forza e della capacità di
resistenza dei sentimenti. Therese Belivet (Rooney Mara) è una ventenne che lavora
come impiegata in un grande magazzino a Manhattan sognando una vita più
gratificante. Un giorno incontra Carol (Cate Blanchett), una donna attraente intrappolata
in un matrimonio di convenienza e senza amore. Tra loro scatta immediatamente
un'intesa, e l'innocenza del loro primo incontro piano piano svanisce al progressivo
approfondirsi del loro legame. Carol cerca di liberarsi dai condizionamenti imposti dal
matrimonio, ma suo marito (Kyle Chandler) minaccia di farle togliere l'affidamento della
figlia quando il suo coinvolgimento sentimentale con Therese e un precedente rapporto
intimo con la sua migliore amica Abby (Sarah Paulson) vengono alla luce. Carol decide
allora di abbandonare il comfort al quale è abituata e di partire con Therese per un
viaggio anche interiore alla scoperta di se stessa e di nuovi spazi.
USCITACINEMA
5gennaio2016
GENERE
Drammatico
REGIA
Todd Haynes
SCENEGGIATURA
Phyllis Nagy
ATTORI
Cate Blanchett (Carol Aird),
Rooney Mara (Therese Belivet),
Kyle Chandler (Harge Aird), Jake
Lacy (Richard Semco), Sarah
Paulson (Abby Gerhad)
FOTOGRAFIA
Ed Lachman, ASC
MONTAGGIO
Affonso Goncalves
MUSICHE
Carter Burwell
PRODUZIONE
Karlsen / Woolley / Number 9
Films / Killer Films
DISTRIBUZIONE
Lucky Red
PAESE
Gran Bretagna, USA2015
DURATA118 Min.
FORMATO 2,35:1 HD Colore
NOTE Presentato in concorso al
Festival di Cannes 2015
TODD HAYNES
Todd Haynes (sceneggiatore/regista) ha ottenuto numerosi riconoscimenti in passato
per la regia e la sceneggiatura dei suoi film. Lontano dal Paradiso ha meritato
candidature agli Academy Awards®, ai Golden Globes® e ai WGA® per la miglior
sceneggiatura, oltre a candidature ai Chicago Film Critics Association Awards, agli
European Film Awards, ai London Critics Circle Film Awards, ai Satellite Awards e alla
Mostra del Cinema di Venezia, vincendo il premio per la miglior sceneggiatura
assegnato dal San Francisco Film Critics Circle, dal Seattle Film Critics, dalla
Southeastern Film Critics Association, dalla Phoenix Film Critics Society e dalla Online
Film Critics Society. Per la regia di Lontano dal Paradiso Haynes ha vinto un
Independent Spirit Award, un Golden Satellite Award, e il premio del New York Film
Critics Circle. Il film ha inoltre ottenuto una menzione speciale del premio SIGNIS al
Festival di Venezia e tre premi ai GLAAD Media Awards del 2003.
Haynes ha ricevuto numerose candidature anche per il suo film biografico del 2007
ispirato alla vita e alla musica di Bob Dylan, Io non sono qui. Il film ha un cast incredibile,
che comprende Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere,
Heath Ledger e Ben Whishaw. Come interprete di uno dei sette volti pubblici di Dylan,
Cate Blanchett ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha vinto nel 2008 un Golden
Globe® e un Independent Spirit Award come miglior attrice non protagonista, oltre alla
Coppa Volpi nel 2007 al Festival di Venezia, dove al film sono stati assegnati anche il
Premio speciale della Giuria e il premio Cinemavvenire. Io non sono qui ha inoltre vinto
il Robert Altman Award agli Independent Spirit Awards.
Il precedente film diretto da Haynes Velvet Goldmine è stato invece premiato nel 1998
al Festival di Cannes per il miglior contributo artistico. Per la regia di quello stesso film
Haynes ha anche vinto il Channel 4 Director’s Award al Festival internazionale di
Edimburgo ed è stato candidato agli Independent Spirit Awards.
Sempre agli Independent Spirit Awards, Haynes ha ottenuto candidature per la miglior
regia e la miglior sceneggiatura del film Safe, che ha anche vinto un American
Independent Award al Seattle International Film Festival e una menzione speciale
FIPRESCI al Festival di Rotterdam. Il film è stato definito il miglior film degli anni '90 da
una giuria di 100 critici per un sondaggio del 1999 realizzato dal 'Village Voice'.
I film di esordio di Haynes, Poison, ha meritato il Gran Premio della Giuria al Sundance
Film Festival, il Teddy Award al Festival di Berlino, nonché due candidature agli
Independent Spirit Awards per la regia e come miglior opera prima.
Il più recente lavoro di Haynes è la mini-serie da cinque ore realizzata per la HBO, tratta
dal romanzo di James M. Cain “Mildred Pierce”. Interpretata da Kate Winslet, Guy
Pearce e Evan Rachel Wood, la serie ha ottenuto ben 21 candidature agli Emmy®,
vincendone cinque. Un Golden Globe® è andato alla Winslet.
Erede della bellezza artificiale di Douglas Sirk, Todd Haynes guadagna ai suoi melodrammi una dimensione (socio)politica,
svolgendo temi che all'epoca di Sirk non potevano essere trattati direttamente. L'omosessualità, latente nel cinema dell'autore
tedesco, emerge sulla superficie splendente del cinema di Haynes che come Sirk confida (sempre) in un personaggio femminile.
Quello del titolo, interpretato da Cate Blanchett, e quello sottaciuto dal titolo ma rivelato dal film, incarnato da Rooney Mara.
Incontrate a New York e a un passo dal Natale del 1952, Carol e Therese sono costrette a incarnare l'immagine perfetta di un
sistema di valori. Nondimeno, contro la dittatura della società americana e della cultura domestica degli anni Cinquanta, cercano
irriducibili l'affrancamento e l'amore. Ma i sentimenti, come i colori, in un melodramma non sono mai cosa semplice, è sempre una
questione di caldo e di freddo che interagiscono in ogni immagine traducendo la complessità emozionale e le ambivalenze di una
storia d'amore (im)possibile. Come Viale del tramonto, citato e fruito in Carol, la vicenda sentimentale è svolta dal lungo flashback di
Therese, diventando un omaggio sentito al cinema del passato. Ma Carol è altro e oltre, è un melodramma intimo, che scorre quasi
interamente di dentro, si nasconde dietro ai volti e in un segreto che non può essere detto. Perché fuori piove un mondo freddo a cui
Haynes fa sottile allusione, scegliendo di nuovo la maniera di Sirk e sigillando ermeticamente le protagoniste. Tutto è claustrofobico
in Carol, non ci sono (quasi) radio o televisioni a dire del mondo e dov'è il mondo, Haynes ammette solo film da guardare, dischi da
(ri)ascoltare, fotografie da sviluppare. Da convenzione del genere, ciascun personaggio è definito dal luogo che occupa e in quel
luogo è confinato, Carol nella sua grande villa di mattoni di un sobborgo benestante, Therese nel suo piccolo appartamento in città,
come se le protagoniste non avessero altra vita che quella accordata dal posto che abitano. In questo contesto, la trasgressione
dello spazio, il viaggio delle due donne verso Ovest, produce il dramma e precipita il film. Quello che cercano lontano dal paradiso è
un luogo che non gli è permesso, un punto di vista più 'comprensivo', una società che consideri tutte le eterogeneità e tutte le
differenze. Ancora una volta, Todd Haynes mette in scena una relazione sentimentale contraria alla (buona) morale e sviluppata su
due piani. Piani sociali, perché Carol appartiene alla borghesia e Therese al 'popolo', piani di genere, perché l'uomo ha una scelta
che alla donna è negata. Dentro questa sorte e dentro questo scarto il dolore prende forma. Carol, considerata madre indegna da
una 'clausola morale', deve rinunciare alla custodia della figlia, sopportando l'umiliazione di controlli medici che inibiscano la sua
omosessualità. Specchio ideale di questo sordo tormento è il volto di Cate Blanchett, che sotto la pelle diafana lascia indovinare il
desiderio divorante per Therese. Discendente abbagliante di Lauren Bacall, Cate Blanchett si fa carico del suo sguardo blu e
glaciale, un certain regard che costringe ad abbassare gli occhi incrociandolo o a esistere. Concentrato sul suo sembiante tutto il
glamour del mondo, la sua Carol fa brillare la Therese di Rooney Mara, derivata dall'Arianna di Audrey Hepburn e invaghita di una
donna più grande di lei. Creatura celeste e acerba, Rooney Mara esprime magnificamente una fisionomia dove tutto è sotto
controllo, un'espressività minima per nascondersi e restare ben educate in superficie. Sotto lo sguardo caustico della Blanchett e
quello sensibile di Haynes, la sua silhouette si affina e il suo personaggio si schiude, rivelando un mistero che propone un senso
senza imporlo. Diversamente da Lontano dal paradiso, e il suo quadro di vita idealmente immobile, Carol accende cuore e motore,
avanzando contro le apparenze e lungo un'America che l'autore non esita a mostrare quietamente crudele, puritana, razzista e
assediata dalla fobia di tutto quello che è diverso. Le cose sono naturalmente cambiate dagli anni Cinquanta ma Haynes è
interessato a quello che non cambia mai. Sotto la perfezione, la bellezza tirannica e le mode che diventano codici oppressivi, indaga
e smaschera l'orrore del sistema, riconfermando la poetica (e l'estetica) del suo cinema in un gesto: la mano sulla spalla. Quella che
Cathy allunga sulla spalla di Raymond (Lontano dal paradiso), quella che Carol indugia su quella di Therese. Una dichiarazione
totale in un mondo di apparenze, ricreato da un grande 'stilista' che detesta la frivolezza e va dritto al cuore della commedia sociale.
Marzia Gandolfi – www.mymovies.it
Quante volte abbiamo desiderato leggere una storia d’amore che ci trascinasse nel vortice inspiegabile del primo incontro? Lo
sguardo che incatena uno al destino dell’altro o dell’altra malgrado volontà, circostanze, passato, presente e futuro? Con Carol,
romanzo autobiografico, Patricia Highsmith c’era riuscita. Uno sguardo e poi lo svelarsi dei sentimenti lungo la narrazione, la magia
del colpo di fulmine. Un’opera piuttosto rara nella carriera della scrittrice statunitense, nota più per trame dark, un piccolo scandalo
nel suo percorso, tanto che Carol era stato pubblicato sotto pseudonimo. Poco conosciuto fino a oggi, quando Todd Haynes ha
deciso di farne un film, così fedele nella sua essenza, che i personaggi sembrano usciti direttamente da quelle pagine. Cate
Blanchett, bellissima ricca e sofisticata, ma Therese, Rooney Mara, la giovane che rimane folgorata da quella visione ai grandi
magazzini in cui lavora, è semplicemente perfetta. Straordinaria. Tanto da essere lei il fulcro, da cui sgorgano inconsapevoli e
confuse eppure sempre più abbaglianti, le emozioni: sorpresa, sconcerto, paura e infine completo abbandono alla vita. Todd
Haynes incornicia questa storia degli anni cinquanta in quadri perfetti, con i meravigliosi costumi di Sandy Powell, senza sbagliare
una nota. Senza cedere, né eccedere. Riprende le due magnifiche attrici attraverso finestre, specchi, riflessi. Gabbie di vetro in cui
sono rinchiuse e poi scompaiono quando sono insieme. I primi piani malinconici e potenti, come la forza che le attira
inesorabilmente una verso l’altra. Non solo perché è il 1953 e Carol è sposata, ma ha una figlia da perdere. Therese, invece, non ha
nulla, solo una macchina fotografica, con cui cattura momenti, volti, espressioni: Carol. Libera, sorridente, felice. Ci sono scene di
grande bellezza, che fanno battere il cuore e un finale assolutamente perfetto.
Marina Sanna – www.ilcinematografo.it
Scheda stampata in proprio dal Cineforum Ezechiele 25,17.
Testi, foto, ricerca e impaginazione a cura di Luca Marsalla e Valentina Ravaglia.
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