002 Ausonio La gerarchia delle città imperiali

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002 Ausonio La gerarchia delle città imperiali
Documento 002
Ausonio Decimo Magno, La gerarchia delle città imperiali
Prima tra le città, dimora degli dèi, è l’aurea Roma.
Davanti a Costantinopoli, che la precede, si erge Cartagine, ma non le cede interamente il passo, poiché se le
dispiace essere chiamata terza, non osa tuttavia sperare il secondo rango, che spettò alle due insieme.
Prevale l’una per la sua antica opulenza, l’altra per il suo recente destino […].
Aspirerebbe al terzo posto, terra dell’alloro di Apollo, Antiochia, se la colonia di Alessandro accettasse il quarto.
V’è un solo rango per tutte e due. Un’insana ambizione le fa rivaleggiare per vizi e l’una e l’altra sono agitate dalla
plebaglia e indebolite dal tumultuare di una popolazione forsennata. L’una, fertile e sicura, è fiera di avere il Nilo a
sua difesa e di essere situata al fondo di regioni riposte; l’altra di essere opposta, come eguale, ai Persiani infidi […].
Da tempo la Gallia guerriera vuole che io celebri con lei la regale città di Treviri, questa capitale che, vicina al
Reno, si riposa con sicurezza quasi in grembo alla pace, poiché nutre, veste ed arma le forze dell’impero. Le sue vaste
mura si stendono per una lunga collina e la bagna col suo corso tranquillo l’ampia Mosella, a lei recando i prodotti
lontani di ogni paese.
E tutto meraviglioso, a Milano: ricchezze abbondanti, case innumerevoli e sontuose, popolazione faconda e
intelligente, piacevoli costumi. Una doppia cerchia di mura, inoltre, amplifica l’aspetto della città e, per il piacere del
popolo, v’è un circo e la mole cuneiforme di un teatro coperto; e ancora templi, un palazzo imperiale, una zecca
opulenta, un quartiere celebre sotto il nome di bagni d’Ercole; i suoi colonnati, tutti adorni di statue di marmo, e le sue
mura circondano, come un bastione, i margini della città. Tutte queste costruzioni
sembrano, per le loro forme grandiose, rivaleggiare in magnificenza e non sono affatto oppresse dalla stretta
vicinanza di Roma.
E non tacerò di Capua autorevole per le sue campagne, la sua civiltà, le sue feste, i suoi piaceri, le sue ricchezze e
la sua antica fama […].
Non sarebbe stato questo il tuo posto, ma tuttavia poiché una gloria recente ti ha reso grande, sarai annoverata
nona tra le città illustri, o Aquileia, colonia italica, in faccia ai monti illirici, celeberrima per le tue mura e per il tuo
porto
[…] Apri i tuoi porti, Arles, dolce terra ospitale e piccola Roma della Gallia […]. Sei tagliata dal corso impetuoso
del Rodano, a metà del quale un ponte di barche forma una piazza dove ricevi le mercanzie del mondo romano; non le
trattieni e arricchisci gli altri popoli e le altre città che Gallia e Aquitania custodiscono nel loro vasto seno.
Dopo queste sarai ricordata tu, Merida, città famosa di Spagna, tu che sei bagnata da un fiume grande come il
mare […].
Dirò ora di Atene […], che ebbe la pura gloria dell’eloquenza attica. […]Chi tacerà Catania? Chi la quadruplice
Siracusa? […]. Né mai tacerò Tolosa, circondata in largo giro da mura di laterizi, il cui fianco è bagnato dalla bella
corrente della Garonna; abitata da un popolo innumerevole, vicina ai Pirenei nevosi e alle pinete delle Cevenne, tra la
nazione degli Aquitani e la Spagna.
E nemmeno di te tacerò, Marzia Narbona, che hai dato il tuo nome ad una provincia che un tempo si estendeva su
un territorio immenso e aveva imposto le sue leggi ad una moltitudine di abitanti […].
Da tempo condanno l’empio mio silenzio, perché, mia patria, famosa per i tuoi vini, i tuoi fiumi, i tuoi uomini, per i
costumi e lo spirito dei tuoi abitanti, per il tuo senato di uomini notevoli, non ti nomino fra le prime […]. Bordeaux è il
mio paese natale […].
Quest’ultima fatica porrà termine alla raccolta delle città illustri. Se all’inizio della mia enumerazione si trova
l’inclita Roma, che all’altra estremità Bordeaux si assicuri un luogo corrispondente. E la mia patria, ma al di sopra di
tutte le patrie sta Roma. Amo Bordeaux, venero Roma. In quella sono cittadino, in tutte e due console; ho qui la culla,
là il mio seggio curiale.
(Ausonio, Ordo urbium nobilium, in Opere, a c. di A. Pastorino, Utet, Torino 1971, pp. 539-553)