E. Munch 1 + opere

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E. Munch 1 + opere
Differenze con l'impressionismo
Il termine espressionismo nacque come alternativa alla definizione di impressionismo. Le differenze tra i
due movimenti sono sostanziali e profonde. L’Impressionismo rimase sempre legato alla realtà esteriore.
L’artista impressionista limitava la sua sfera di azione all’interazione che c’è tra la luce e l’occhio. In tal
modo cercava di rappresentare la realtà con una nuova sensibilità, cogliendo solo quegli effetti luministici e
coloristici che rendono piacevole e interessante uno sguardo sul mondo esterno.
L’Espressionismo, invece, rifiutava il concetto di una pittura sensuale (ossia di una pittura tesa al piacere
del senso della vista), spostando la visione dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano.
L’occhio, secondo l’Espressionismo, è solo un mezzo per giungere all’interno, dove la visione interagisce
con la nostra sensibilità psicologica. La pittura che nasce in questo modo non deve fermarsi all’occhio
dell’osservatore, ma deve giungere al suo interno.
Un’altra profonda differenza divide i due movimenti. L’Impressionismo è stato sempre connotato da un
atteggiamento positivo nei confronti della vita, alla ricerca del bello. I soggetti erano scelti con l’intento di
illustrare la gioia di vivere. Totalmente opposto è l’atteggiamento dell’Espressionismo. La sua matrice di
fondo rimane sempre profondamente drammatica: l’artista espressionista vuol guardare dentro di sé, o dentro
gli altri, per trovare toni foschi e cupi. Al suo interno trova l’angoscia, dentro gli altri trova la bruttura
mascherata dall’ipocrisia borghese. Per rappresentare tutto ciò, l’artista espressionista non esita a ricorre a
immagini brutte e sgradevoli. Anzi, con l’Espressionismo il brutto diventa una vera e propria categoria
estetica, cosa mai avvenuta prima con tanta enfasi nella storia dell’arte occidentale.
Da un punto di vista stilistico la pittura espressionista muove soprattutto da Van Gogh e da Gauguin. Dal
primo prende il segno profondo e gestuale, dal secondo il colore come simbolo interiore.
La pittura espressionistica risulta quindi totalmente antinaturalistica, lì dove l’aderenza alla realtà
dell’Impressionismo collocava quest’ultimo movimento ancora nei limiti di un naturalismo, seppure inteso
solo come percezione della realtà.
L'Espressionismo è una corrente artistica forte ed intensa che nasce attorno al 1905 in Francia con
i Fauves, Le Belve ed in Germania con il gruppo Die Brücke, Il Ponte in opposizione all'Impressionismo.
L'Espressionismo non riguarda solo le arti figurative, ma anche letteratura, musica, teatro, scenografia ed
architettura.
Le differenze tra i due movimenti sono sostanziali e profonde.
L’Impressionismo è legato alla realtà esteriore cogliendone gli effetti luministici e coloristici che rendono
piacevole e interessante uno sguardo sul mondo esterno.
L’Espressionismo, rifiuta il concetto di una pittura tesa al piacere del senso della vista, spostando la visione
dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano.
L’Impressionismo ha un atteggiamento positivo nei confronti della vita, rappresentando il bello e la gioia di
vivere.
L’atteggiamento dell’Espressionismo è invece profondamente drammatico. L'artista espressionista quando
guarda dentro di sé trova l’angoscia, se guarda dentro gli altri vede la bruttura mascherata dall’ipocrisia
borghese.
Da un punto di vista stilistico, la pittura espressionista nasce soprattutto dalle tele di Vincent Van Gogh e da
quelle di Paul Gauguin, che sottolineano le loro esperienze emozionali e spirituali della vita, con colori forti
e pennellate violente.
Anche se l'Espressionismo si propone come il contrario dell'Impressionismo, entrambi sono movimenti
”realisti” che impongono al pittore il rispetto della realtà.
Il termine Espressionismo appare nel 1911 in un saggio pubblicato nella rivista "Der Sturm" e viene
utilizzato per definire la pittura dei "Fauves" in Francia e dei componenti del gruppo "Die Brücke" in
Germania.
Del gruppo dei Fauves fece parte anche Georges Braque, che in seguito si dedicherà con Pablo Picasso alla
ricerca cubista.
Per i pittori espressionisti Fauves, il colore è il vero protagonista dell'immagine e deve essere usato con
pennellate grosse e ben evidenti.
Nei dipinti dei Fauves non ci sono gradazioni di colore e sfumature per creare le ombre ed il volume, ma
tinte fortemente contrastanti.
L'Espressionismo nei Fauves si ispira all'arte primitiva, ritenuta più vera, spontanea ed istintiva, ma non ha
un programma ben definito.
Il pittore, scultore ed incisore Hanri Matisse, è uno dei maggiori esponenti della corrente, distinguendosi per
la propria originale ricerca espressiva .
Proveniente da esperienze artistiche di natura Impressionista, dall'inizio del 1900 la sua pittura lo porta, nella
ricerca del senso del movimento, all'utilizzo di tinte forti, aspirando ad una pittura che esprima serenità
attraverso la "semplificazione delle idee e delle forme".
Edvard Munch, L'urlo, 1885
L'urlo è il più celebre quadro di Munch ed, in assoluto, uno dei più famosi dell'espressionismo nordico. In
esso è condensato tutto il rapporto angoscioso che l'artista Munch avverte nei confronti della vita. Lo spunto
del quadro l'urlo lo troviamo descritto nel suo diario:
Camminavo lungo la strada con due amici
quando il sole tramonto
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue
mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto
sul fiordo nerazzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.
Lo spunto è quindi sicuramente autobiografico. L'uomo in primo piano che urla è Munch stesso. Tuttavia, al
di là della sua relativa occasionalità, il quadro dell'urlo ha una indubbia capacità di trasmettere sensazioni
universali. E ciò soprattutto per il suo crudo stile pittorico.
Il quadro presenta, in primo piano, l'uomo che urla. Lo taglia in diagonale il parapetto del ponte visto in
fuga verso sinistra. Sulla destra vi e' invece un innaturale paesaggio, desolato e poco accogliente. In alto il
cielo è striato di un rosso molto drammatico.
L'uomo è rappresentato in maniera molto visionaria. Ha un aspetto sinuoso e molle. Più che ad un corpo, fa
pensare ad uno spirito. La testa è completamente calva come un teschio ricoperto da una pelle mummificata.
Gli occhi hanno uno sguardo allucinato e terrorizzato. Il naso e' quasi assente, mentre la bocca si apre in uno
spasmo innaturale. L'ovale della bocca è il vero centro compositivo del quadro. Da esso le onde sonore del
grido mettono in movimento tutto il quadro: agitano sia il corpo dell'uomo sia le onde che definiscono il
paesaggio e il cielo.
Restano diritti solo il ponte e le sagome dei due uomini sullo sfondo. Sono sordi ed impassibili all'urlo che
proviene dall'anima dell'uomo. Sono gli amici del pittore, incuranti della sua angoscia, a testimonianza della
falsià dei rapporti umani.
L'urlo di questo quadro è una intesa esplosione di energia psichica. E' tutta l'angoscia che si racchiude in uno
spirito tormentato che vuole esplodere in un grido liberatorio. Ma nel quadro non c'è alcun elemento che
induca a credere alla liberazione consolatoria. L'urlo rimane solo un grido sordo che non può essere avvertito
dagli altri ma rappresenta tutto il dolore che vorrebbe uscire da noi, senza mai riuscirci. E così l'urlo diviene
solo un modo per guardare dentro di se', ritrovandovi angoscia e disperazione.
La Pubertà 1894 Oslo - è un'opera di Edgard Munch.
Il dipinto rappresenta un'adolescente nuda, seduta di traverso su un letto appena rifatto, simbolo di una verginità
intatta. Il corpo della fanciulla appare sessualmente acerbo: ai fianchi che sono già di donna si riscontrano le spalle
ancora infantili e i seni appena abbozzati. Lo sguardo è fisso e le braccia si incrociano sul pube in un gesto di
vergogna. Nei suoi occhi vi è un sentimento di smarrimento e di rimpianto per la fanciullezza perduta alla quale non ci
si sente preparati. Tale senso di angoscia è evidenziato e materializzato dall’ombra proiettata sul muro. Un'ombra
informa e inquietante, indipendente dal personaggio che la genera.
Essa è l'ombra delle incognite future e delle sofferenze a cui l'amore e la sessualità la condurranno. In prospettiva è
l'ombra stessa della morte, quella che ha accompagnato l'artista per tutta la sua tormentata esistenza.
Il dipinto fa parte di una serie di olii dedicati a una figura femminile seduta sul letto, databili fra il 1884 e il
1925-1928. Il dipinto è la personificazione delle paure adolescenziali, riflette il turbamento causato da
un’esperienza nuova e sconvolgente. Quest’interpretazione del soggetto è basata non soltanto su una lettura
dell’atteggiamento e dei lineamenti, ma deriva anche dalla presenza dell’ombra. Sebbene il quadro fosse
letto all’epoca della sua esecuzione come un’accusa alla società del tempo, oggi la critica è propensa a
credere che in opere come questa Munch giunge a esplorare quella linea di confine tra l’organico e lo
psichico che è alla base del pensiero freudiano. La ragazza è rappresentata "nuda in un ambiente nudo",
seduta su un letto di cui non si vede inizio e fine. A Munch non è necessario altro per esprimere
l'associazione tra sesso e paura: un letto per dire un'esistenza che soggiace alle leggi incomprensibili
dell'amore e della morte, un'ombra sul muro per indicare un conflitto psichico, una minaccia che non viene
dall'esterno ma dal caotico desiderio del corpo. Si tratta per Munch di un brusco risveglio senza alcun
incanto. Non vi è alcun compiacimento sensuale in questo nudo, anzi, l'immagine trasmette, ad uno sguardo
più attento, un intenso sentimento di angoscia. Il nudo, in questo caso, è allegoria di condizione indifesa,
soprattutto da parte di chi è ancora giovane ed acerbo, nei confronti dei destini della vita. E che ognuno ha
un destino che lo aspetta, in questo quadro è simboleggiato dall'ombra che la ragazza proietta sulla parete.
Non è un'ombra naturale, ma un grumo nero come un fantasma che si materializza dietro di noi, senza che
possiamo evitarlo: è un po' il simbolo di tutti i dolori che attendono chi vive.
Pubertà, un olio del 1894 che anche se su piani diversi non destò meno scalpore de Il grido. Il soggetto è
quello di un'adolescente nuda nell'ambiente nudo, seduta di traverso su un letto appena rifatto, simbolo di
una verginità ancora intatta e guarda con ansia sbigottita al futuro.
Il disegno è penetrante e sottile; è rappresentato soltanto essenziale: la ragazza, il letto e l'ombra
della ragazza sulla parete.
Egli arriva a deformare l'aspetto esteriore delle persone e dell'ambiente esterno, come risultato della forte
espansione emotiva dell'interiorità umana.
Usa colori caldi e freddi in contrapposizione per creare un senso di aggressività.
Il corpo della fanciulla appare ancora acerbo: ai fianchi che sono già di donna, infatti, fanno stridente
riscontro le spalle ancora infantili e i seni appena abbozzati. Lo sguardo è fisso, quasi sbigottito, e le braccia
si incrociano pudicamente sul pube in un gesto istintivo di vergogna.
Il volto incerto e spaurito dice il turbamento della ragazza e sottolinea il rimpianto per la fanciullezza
perduta e la contemporanea angoscia per una maturità alla quale non ci si sente ancora preparati.
L' ombra è realistica, la sua forma è giustificata dall'illuminazione frontale, solo un po’ spostata verso
sinistra; tuttavia quell' ombra ingigantita, che nasce del corpo stesso della fanciulla incombe come un
fantasma, e rappresenta le incognite future e le sofferenze a cui l'amore inevitabilmente condurrà.
Il letto è anch'esso realistico, difatti si vede l’ impronta della ragazza seduta, si sente il tepore lasciato dal
corpo ed è il simbolo di due poli opposti 1' amore e la morte.
Munch irrompe nel panorama pittorico europeo con una violenza tale che non rimarrà senza conseguenze,
anticipando di circa un decennio l'esplosione del fenomeno espressionista.