Una regia pubblica per gestire i servizi

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Una regia pubblica per gestire i servizi
inFormazione
Marzo 2016
Periodico della
Fondazione Onlus
Pia Opera Ciccarelli
Anno XIV n. 1 • TRIMESTRALE • Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB • Verona
Pasqua
è misericordia
La Pasqua è festa della vita. Di una vita
che non rimane chiusa dentro un sepolcro, ma
che passa e attraversa il dolore e il soffrire.
Quest’anno la celebriamo con lo sfondo insistente di una parola che ci sta accompagnando:
“misericordia”. Papa Francesco ci ha chiesto
di vivere tutti i giorni di un Anno Santo lasciandoci provocare da questa parola. E ne stiamo scoprendo,
via via, delle dimensioni che forse ignoravamo. Misericordia è perdono, ma prim’ancora è accoglienza, giustizia più grande della giustizia umana, è capacità di
fraternità, è solidarietà che va oltre le differenze, oltre
i giudizi, oltre le occasioni. La misericordia di Dio ci sorprende sempre del suo agire e ci provoca oltre ogni ragionamento. Sono tante le pagine bibliche che ci parlano del “volto
misericordioso”. Senz’altro a quanti come noi sono chiamati
a vivere problematiche sociali particolari e a cercare sempre
nuovi segni di umanità e di servizio, una della pagine più
suggestive e provocanti resta la pagina del Buon Samaritano.
Da questa vorrei cogliere l’augurio pasquale.
Quell’uomo assalito cui si rivolge l’attenzione del Samaritano
è immagine di ogni vittima di violenza, di sopruso, anche, più
semplicemente, della sopraffazione e dell’arroganza di altri.
Il suo silenzio non solo fa intuire il dolore e lo star male, ma
ci parla anche dell’impossibilità di tante persone di riuscire a
dire l’angoscia della loro sofferenza, di esprimere l’ingiustizia
subita, forse la vergogna di parlare del proprio male. A chi
gli chiedeva “chi è il mio prossimo”, Gesù non risponde
chi è il prossimo, ma come diventare prossimo, perché
la sofferenza, basta guardare con occhi umani , sempre si può riconoscere.
Guardare e non coinvolgersi…passare oltre, perché altri impegni ci chiamano; non fermarsi davanti al dolore, lasciarsi
dominare dalla fretta sono peccati, ci dice il Vangelo. Chissà
quanti, donne, uomini, bambini, vecchi attorno a noi, derubati dei propri averi o progetti, avviliti da giudizi, bastonati
dalle esigenze della società, lasciati mezzi morti da vicende
economiche o affettive, chissà quanti stanno al margine della nostra strada, ci vedono passare oltre, invidiano la nostra
fretta e non trovano voce per dire.. ”aiutami”.
Allora, l’augurio da farci in questo momento non è quello di
essere capaci di diventare come il samaritano. Quel vino e
quell’olio capaci di lenire le ferite forse non sono ancora maturati nel nostro cuore. Ma di essere almeno come l’albergatore della parabola. Anche lui silenzioso. Ha aperto la sua
porta. Ha accolto una sofferenza forse più grande delle sue
possibilità. Si è lasciato coinvolgere dal dolore di un uomo,
ma anche dalla carità di un altro. E non ha paura di mettere
a disposizione le sue forze e il suo lavoro, la sua attenzione e
la sua cura, anche la sua casa, fidandosi di una parola “al mio
ritorno”, fidandosi di una promessa “ti rifonderò”. Il domani
nasce dalla risposta dell’oggi. Che la Pasqua ci aiuti a vedere
il ferito e la sua angoscia, a stupirci del samaritano e della
sua gratuità, ci aiuti a credere che ogni segno di misericordia
è un sorriso di Dio.
Monsignor Carlo Vinco
Presidente della Fondazione
In questo numero
PAG. 2
•La nuova ala
di Casa Ferrari
a San Giovanni Lupatoto
•La cura dell'acqua
con gli arredi
per l'igiene quotidiana
PAG. 3
•"Tutto in un abbraccio"
il video sulla Pia Opera
•Il giro del mondo
in 80 minuti
PAG. 4
•Vivere In... Armonia!
La musica continua
•In libreria
Una regia pubblica
per gestire i servizi
Sviluppare un ruolo di regia
del servizio pubblico in alleanza con istituzioni ed enti,
ma anche soggetti privati, del
territorio. È questo, sul fronte dell’assistenza sanitaria e
socio-assistenziale a persone
anziane non autosufficienti, l’obiettivo primario emerso e individuato nel convegno dal titolo
“Un futuro da ricostruire”,
svoltosi giovedì 11 febbraio
a San Giovanni Lupatoto,
nella sala conferenze “Sergio Gambarotto” della sede
della Fondazione Pia Opera
Ciccarelli Onlus.
L’incontro formativo, presenti
amministratori pubblici, dirigenti e operatori della Pia
Opera, muoveva da un assunto
iniziale, tracciato nell’invito da
Gianni Genga e Fabrizia Lattanzio. Secondo i quali in Italia, dove ben due milioni e mezzo di anziani hanno limitazioni
funzionali di qualche tipo (in
mobilità, autonomia, comunicazione) e sono parzialmente o
totalmente non autosufficienti,
la questione di come «lo Stato
possa garantire un’appropriata assistenza continuativa – il
Long-term Care, acronimo Ltc –
deve rappresentare una priorità
dell’agenda politica».
Come ha rilevato uno dei relatori al convegno, Cristiano
Gori, professore e ricercatore
di Politiche sociali all’Università Cattolica di Milano e coordinatore del Network Non
Autosufficienza e direttore di
Welfare Oggi, c’è una maggiore
richiesta di servizi per anziani,
ma le risorse economiche pubbliche sono invece in calo, da
prima della crisi economica. E
forme di assicurazione privata
non possono sopperire in toto a
questa carenza. Considerando
l’offerta multiforme: assistenza
a domicilio (badanti) in crescita, quella nelle Residenze, altre
forme di accompagnamento e
sostegno, Gori ha ricordato anche che «i gruppi di pressione
per gli anziani sono inferiori rispetto a quelli per altre categorie di persone bisognose di assistenza» e che, quindi, «c’è una
competizione tra fragili, tra
servizi». Che cosa fare, allora?
Gori individua la strada della
progettualità. «Serve un’innovazione dei e nei servizi», precisa, «quindi riarticolare la rete
dell’offerta e allargare il perimetro degli interventi pubblici,
mettendo a sistema risorse provenienti da fonti plurime. E le
bancario e assicurativo, da integrare», ha rilevato Carbognin.
«Tenendo conto poi anche della
spesa privata in sanità, vanno
sviluppate le forme di abitare
leggero ed è necessario, inoltre,
Al convegno “Un futuro da ricostruire”, introdotto dal presidente della
Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus Monsignor Carlo Vinco - presenti il direttore Elisabetta Elio, dirigenti e numerosi operatori della
Fondazione - e alla giornata di festa della Fondazione, hanno partecipato fra gli altri l’assessore ai Servizi sociali del Comune di
Verona Anna Leso, il vicedirettore del Comune scaligero Daniela Maellare, gli assessori alle Politiche sociali del Comune
di Bussolengo Stefania Ridolfi e di quello di Minerbe Giovanni
Cortese, il vicesindaco di Valeggio sul Mincio Marco Dal Forno, il direttore generale dell’Ulss 20 Pietro Girardi – commissario delle Ulss 21 e 22 – e il direttore dei Servizi sociali
dell’Ulss 22 Gaspare Crimi.
forme di residenzialità leggera,
per anziani, sono da percorrere.
E va utilizzata meglio la spesa
sanitaria nell’integrazione fra
ospedale e territorio».
Per mettere a sistema risorse e interventi, però, serve
una regia che va svolta dal
servizio pubblico in alleanza, appunto, con il territorio.
Va rivisto il sistema di Welfare,
tenendo conto del costante e inesorabile invecchiamento della
popolazione – e in futuro di saranno sempre più anziani poveri - e anche dei flussi migratori.
È la tesi del relatore Gianfranco
Carbognin, sociologo, esperto
di organizzazione, formazione
e gestione delle risorse umane e
di pianificazione strategica dei
sistemi locali, dal 2003 al 2007
direttore generale del Comune
di Verona.
«Per i servizi agli anziani servono una maggiore funzione
di governo, maggiore sostegno
istituzionalizzare il volontariato». Alla radice di tutto, però,
c’è anche un problema culturale. È quanto ha osservato, nelle
riflessioni finali, Marco Trabucchi, professore nel dipartimento di Medicina dei sistemi
all’Università di Tor Vergata,
di Roma, presidente dell’Associazione italiana di psicogeriatria. Trabucchi ha chiesto e si
è chiesto che cosa voglia dire
realmente assistere il “vecchio”,
considerando la sua diversità, e
come vadano meglio specificate
le cure. In questo senso, ha detto, è necessario lavorare rifiutando il pessimismo attuale, riferito alle risorse economiche da
cercare, ed è importante invece
sviluppare la preparazione alla
formazione di medici, operatori
e assistenti, con un’attenzione
forte al tema della demenza. Su
questa, ha concluso, bisogna
ragionare con molta preparazione e tolleranza, sviluppando
capacità di attenzione. 
Periodico della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
SOCIETÀ
Casa Ferrari in volo
con una nuova... ala
È stata inaugurata lo scorso 11 febbraio 2016, in occasione della Festa del Fondatore Monsignor Giuseppe
Ciccarelli, la nuova struttura di Casa Ferrari, a San
Giovanni Lupatoto, in vicolo Ospedale.
La struttura nuova nasce e si
completa per dare risposte “a
un abitare leggero”, per andare
incontro cioè ai bisogni di persone socialmente fragili sotto
vari aspetti ma con una capacità di autonomia che deve essere
valorizzata e non mortificata.
La nuova ala di Casa Ferrari, adiacente all’edificio già
esistente e alla scuola per l’infanzia “Mons. G. Ciccarelli”, è
stata costruita anche grazie ai
finanziamenti della Fondazione Cariverona e della Regione
Veneto.
Il progetto di ampliamento
dell’area residenziale ha avuto
inizio alla fine del 2012. Ogni
anno, da allora, sono stati eseguiti alcuni lavori importanti
anche alla struttura già esistente. Infatti tutto lo stabile è
stato riqualificato anche da un
rilevante intervento antisismico e di climatizzazione. Inoltre
è stata ricavata un’area verde
che trova continuità con il più
ampio parco del Centro Mons.
G. Ciccarelli.
Ecco che nella nuova ristrutturazione,
al piano
terra, sono stati ricavati anche tre appartamenti protetti composti da una sala
con angolo cottura domotico, una camera da letto ampia con due letti attrezzati e
i servizi igienici. Gli arredi
sono stati studiati e ricercati per garantire il massimo confort e soprattutto per
agevolare la vita e il movimento anche di persone
disabili fisiche che devono
trovare in questo habitat la
possibilità di poter vivere in
piena autonomia di espressione.
Altri aspetti importanti di tecnologia domotica che abbiamo
considerato in questi spazi abitativi sono gli studi di un sistema di monitoraggio delle persone che possa rendere visibili
eventi potenzialmente rischiosi,
un sistema di telesoccorso integrato con dispositivi di allarme
fisici in modo da consentire
all’ospite di segnalare eventuali
emergenze. Il messaggio verrà poi visualizzato all’interno
di un pannello di controllo. Il
progetto domotico, inoltre, sta
L’idea della nuova struttura è partita nel 2009-2010 e
dopo vari progetti e modifiche.
Quell’idea si è sviluppata per
concretizzare spazi che prevedono non solo una attenzione alle
persone non autosufficienti, ma
anche a una fascia di persone
deboli, ma non ancora bisognose di una assistenza complessa
e altamente protetta.
mettendo a punto dispositivi
antiallagamento e illuminazione di emergenza degli spazi e
moduli per rilevare i parametri
vitali dell’abitante. Il Consiglio
di amministrazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli
sente di dover ringraziare i progettisti e tutti i tecnici per l’opera generosa di attenzione nella
ricerca delle migliori soluzioni
LA STRUTTURA NUOVA
NASCE PER DARE RISPOSTE
“A
UN ABITARE LEGGERO”,
PER ANDARE INCONTRO
AI BISOGNI DI PERSONE
SOCIALMENTE FRAGILI
da dedicare a tutte quelle persone che prossimamente potranno
usufruire di questa nuovaarea
abitativa. Inoltre un ringraziamento va ai collaboratori
e ai residenti di Casa Ferrari,
perché hanno saputo accompagnarsi nel delicato percorso della ristrutturazione ambientale.
Il consueto taglio del nastro da
parte del nuovo direttore generale dell’Ulss 20 e commissario
delle Ulss 21 e 22 Pietro Girardi è stato preceduto dalla
benedizione di monsignor Carlo Vinco, presidente della Fondazione Pia Opera Ciccarelli
Onlus.
Presenti all’evento i simpatizzanti, i volontari, il Comitato
dei Familiari Ospiti, le Amministrazioni comunali di San
La cura dell'acqua
Uno dei momenti più delicati nella vita delle persone affette da demenza è l’igiene quotidiana. Mentre una persona ancora non compromessa
nella sua cognitività condivide il bisogno dell’igiene come uno dei bisogni primari dell’essere umano e, proprio grazie a questa convinzione, può superare
gli imbarazzi dovuti dalla presenza degli operatori, spesso nelle persone compromesse a livello cognitivo il momento dell’igiene personale alimenta stati di
agitazione, confusione e aggressività verbale e fisica.
Perciò la Residenza Arcobaleno, al Centro residenziale Monsignor
Ciccarelli, a San Giovanni Lupatoto, ha attivato il progetto “Bagno
assistito con supporto multisensoriale” , per favorire il rilassamento, ridurre la tensione muscolare, instaurare relazioni positive nella
cura quotidiana, promuovere il benessere attraverso l’uso dell’acqua
e di stimoli multisensoriali.
La storia dell’idroterapia ha inizio con i medici egizi, ma sono i greci a concepire la cultura dell’acqua per scopi terapeutici.
Gli antichi romani elevarono il valore dell’acqua mediante le terme e le installazioni balneari, ma bisogna aspettare l’Ottocento e gli studi di Sigmund e
Johann Hahn e, successivamente, di Sebastian Kneipp, perché l’idroterapia
ottenga maggiore considerazione in ambito scientifico.
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Nelle tre foto gli arredi nei locali di Casa Ferrari, al Centro Mons. Ciccarelli
Giovanni Lupatoto e di Verona,
i fornitori, gli artigiani, i tecnici, gli architetti che hanno
contribuito alla realizzazione
delle opere murarie e degli arredamenti e, naturalmente, gli
operatori della nostra Fondazione che puntualmente diventano protagonisti delle nuove
progettualità dell’Ente. 
Domenico Marte
Gli interventi attuati dall’équipe della Residenza si sono mossi in più direzioni:
• Interventi volti a creare un ambiente protesico (posizionamento di una
vasca idonea, fasci di luce a LED,
stereo, asciugamani colorati, bagnoschiuma con estratti vegetali, cuscini,
tappetino antiscivolo, termometro per
la misurazione della temperatura dell’acqua).
• Interventi formativi sul personale affinché prenda coscienza delle potenzialità di questa tipologia di intervento igienico-sanitario e dell’importanza di
garantire continuità dei benefici non solo durante l’immersione in vasca ma
anche nel momento successivo. È fondamentale il contesto relazionale creato
dagli operatori che adottano un approccio globale e un coinvolgimento del soggetto con ascolto, fiducia, attenzione.
• Incontri con i familiari dei residenti coinvolti: affinché l’intervento sia efficace è necessario che il bagno venga individualizzato in base alle caratteristiche
della persona e non solo sulla patologia, sul livello di compromissione e sui
disturbi comportamentali.
Si utilizza una scheda di osservazione per ogni intervento, per rilevare i miglioramenti significativi sul benessere (umore, serenità, tristezza) e sui comportamenti (risposta alle domande, relazione con il personale, interazione con
l’ambiente). Gli infermieri misurano i parametri prima e dopo ogni bagno. 
Periodico della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
STORIE DI VITA
"Tutto in un abbraccio"
Il film sulla Pia Opera
Era una splendida giornata chi ci lavora». Detto, fatto.
sarà di me? Gli anziani sono
estiva del 2015. Come mio soli- Pochi giorni dopo, mi ritrovai persone vere, nel bene e nel
to, stavo davanti ai due schermi sull’auto del dottor Marte diretti male. Sono io fra trent’anni. Gli
della sala montaggio, lavoran- a Bosco Chiesanuova, la prima anziani non hanno niente da
do su uno spot urgentissimo. A delle dodici tappe alla scoperta perdere nel mostrarsi per come
un certo punto ha squillato il della Pia Opera.
sono: con una vita alle spalle da
telefono: «Ciao Luca, ci sarebraccontare e una voglia incredibe un nuovo lavoro; dobbiamo Io avevo la mia reflex e l’unico bile di trovare qualcuno capace
incontrarci prima possibile per refrigerio possibile era trovare di ascoltare. Io ero lì per questo
definire il tutto». Era Sergio Po- la chiave per raccontare l’essen- e trovai questi due giorni, così
letto. Dal tono di voce intuii al za e i criteri che oggi rendono come i cinque giorni successivi
volo che si trattava di un video la Pia Opera un’eccellenza non di riprese, toccanti e illuminanti
per un cliente importante. Avrei solo italiana, ma europea. Un al contempo.
capito solo successivamente viaggio in dodici residenze per Avevo la chiave, ma non era solo
quello che mi attendeva. Questo anziani, su tutta la provincia di quella del video "Tutto in un abvideo, infatti, avrebbe cambiato Verona.
braccio": era una chiave per la
il modo di vedere molte cose.
Dedicammo ai sopralluoghi due mia vita. Le residenze erano belLa lavorazione di Tutto in un giornate intere. Dopo quei gior- lissime, luminose, circondate da
abbraccio iniziò così. Incontrai ni, trovai la chiave del racconto splendidi parchi fioriti, tecnoloSergio nel suo studio, in centro affidatomi. La trovai guardan- giche e curate in ogni dettaglio,
San Giovanni. In sala
dal cibo servito alle
riunioni c’erano Piepiante, ai quadri
tro e un signore a me
appesi nelle stanze.
sconosciuto fino a quel
«Vedi Luca - disse
momento, il quale suDomenico
leggenbito prese la parola con
domi nel pensiero
tono cordiale: «Ciao
- questo è il senso
Luca. Vogliamo racdi tutto quello che
contare la Pia Opera
facciamo, lo spiriCiccarelli in un nuoto della fondaziovo video istituzionale.
ne di Monsignor
In modo vero. Niente
Ciccarelli:
dare
edulcorazioni, nessun
dignità a ogni
film. La verità. Vogliagiorno. La sofferenmo che tutti sappiano
za di ogni persona
quello che questa strut- Sergio Poletto, Domenico Marte e l'autore del video Luca Adami nell’ottica cristiana
tura rappresenta per
ha un senso fondachi ci lavora, per chi ci abita e do dentro gli occhi dei residenti: mentale. Quello di avvicinarci a
per le famiglie che hanno qui un gli anziani.
Gesù e al mistero della sua sofloro parente».
La sensibilità ripescò gli ferenza. Per questo cerchiamo
Il dottor Domenico Marte fu stessi sapori, le stesse sen- di curare moltissimo gli spazi
chiarissimo. Io invece, rimasi sazioni calde che rendono e gli ambienti. Ti chiederai che
confuso. La difficoltà del lavoro unica l’infanzia nel ricor- senso abbia; considera che molmi fu evidente: raccontare con do dei nonni. È lì che ti senti ti anziani sono malati di Sla,
originalità e veridicità Pia Ope- toccato nel profondo. Di fronte Alzheimer, demenze degeneratira significava raccontare l’uomo avevo persone vere, con vissuti ve in diversi stadi eppure anche
negli ultimi anni della sua vita, veri. Ho visto sì la sofferenza, la scienza ha evidenziato quantoccando temi tosti che la gente la malattia, l’oblio, ma ho visto to la cura degli ambienti e lo
oggi non vuol sentire, né vedere: anche tanta cura e tanta tene- stile del servizio assumano un
sofferenza, disagio, malattia, rezza in chi cerca di dare senso valore addirittura terapeutico
vecchiaia, oblio e spaesamento.
a tutto. Ho visto la mancanza di verso queste malattie incurabiOggi viviamo tutti in un lim- energia o il dramma della soli- li, rallentandone il progresso e
bo di modernità e onnipoten- tudine, ma ho visto soprattutto dando sollievo all’anziano negli
za in cui questi aspetti cru- tanta gioia nell’incontrarmi, ultimi anni della sua vita».
di e difficili della vita sono tanta autenticità a cui forse non In me quel ragionamento suocancellati, omessi, nascosti, ero più abituato.
nò come la chiave del video.
come se non ci riguardasse- Nacque in me un pensiero che Dovevamo raccontare questo,
ro oppure sono considerati alla lunga, in quelle giornate di ma non lo doveva fare una voce
irreali o sfortune destinate lavoro e interviste mi fece rive- fuoricampo. Lo dovevano fare
solo agli “altri”.
dere tante posizioni personali. gli anziani stessi, il personale e
Dovevamo trovare una via. Il pensiero rivoluzionario e con- i volti delle persone che operano
Guardai Domenico e Sergio ne- traddittorio che la sofferenza è ogni giorno all’interno della regli occhi: «Per poter raccontare un’occasione. Il pensiero scomo- sidenza. Tutto in un abbraccio
questo, devo vedere tutto.» dissi. do, ma reale, che quella stessa non è solo un video istituziona«Portami in ogni residenza, in sofferenza che tutti rifiutiamo, le: è il tentativo di raccontare
ogni ambiente. Raccontami chi, in realtà elimina ogni cosa inu- fuori dalla Pia Opera quello che
cosa e dove; dammi materia- tile e ci ripulisce dal superfluo oggi viene nascosto: il preziosisle per documentarmi, lavorare per riportare a galla in un silen- simo contributo che gli anziani,
e capire da dove nasce la Pia zio assordante l’uomo vero e le con la loro storia e la loro espeOpera, come vive chi ci abita e sue eterne domande: chi sono rienza - potenziate dal mistero
qual è il prezioso contributo di io? Perché sono qui? Cosa della malattia e della loro soffe-
renza - sanno e possono dare a
ognuno di noi. Il video Tutto in
un abbraccio è nato da quest’esperienza. Spero di essere riuscito a dare a chi lo guarda anche solo un briciolo di quello che
attraversò me, Sergio, Domenico e Simona assieme a tutto il
mio staff durante le giornate di
produzione.
Ringrazio di quest’opportunità soprattutto loro, gli anziani. Perché il senso è davvero lì:
Tutto in un abbraccio, quell’
abbraccio che Sergio fissò nel
logo della Pia Opera Ciccarelli 18 anni fa e che rappresenta,
anche visivamente, lo spirito del
fondatore. 
Luca Adami
Video visibile su
www.piaoperaciccarelli.org
Il giro del mondo
in 80 minuti
Giro del mondo in 80 minuti: è questa l’opportunità che hanno i residenti di Casa Serena, il Centro
servizi della Pia Opera Ciccarelli a Verona, a San
Michele Extra, il martedì mattina.
Grazie alla nuova tecnologia installata nel salone polivalente, i partecipanti all’esperienza viaggiano in tutto il
mondo con l’utilizzo di un computer e di un proiettore. Ogni
volta, infatti, viene scelta dagli educatori e dagli anziani
una destinazione da raggiungere.
La prima parte del viaggio è dedicata al racconto della
storia della città o del paese. La seconda parte propone la
visione di documentari, video e foto relativi alla meta. Il
viaggio virtuale si conclude con un momento dedicato alle
curiosità legate al paese.Finora gli anziani del Centro servizi Casa Serena si sono recati in Spagna, Barcellona, visitando la città e approfondendo le opere di Gaudì. Sono stati
inoltre in Inghilterra, a Londra, visitando la capitale, i suoi
monumenti principali e dedicando un ampio spazio alla famiglia reale e alle curiosità che la riguardano.
La prossima destinazione sarà la magnifica Vienna, la capitale dell’Austria, i suoi palazzi, la sua cucina, senza dimenticare una figura importante come quella della principessa Sissi, della quale verrà proposta la biografia romanzata attraverso il celebre film del 1955 con l’attrice Romy
Schneider. Questo laboratorio sperimentale sta avendo
molto successo. Gli anziani sono entusiasti di poter visitare luoghi mai visti e di conoscere nuove culture e popolazioni vicine e lontane. L’attività ha un’impronta fondamentalmente cognitiva, con sfumature sensoriali legate alle
immagini e alle musiche proposte, ma anche socializzante
grazie al momento di restituzione e confronto conclusivo. 
Paola Dal Moro
Chiara Cappelletti
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Periodico della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
IMPARA L'ARTE
Vivere In... Armonia!
La musica continua
“Vivere In…Armonia!
La musica continua…”
Il progetto sonoro-musicale
“VIA! Vivere In…Armonia! La
musica continua…” nasce grazie alla generosa disponibilità
dell’Associazione VIP ad assegnare una borsa di studio a
due studenti del Conservatorio
di Musica di Verona – Biennio
di specializzazione in Musicoterapia, per sostenere un percorso
musicale all’interno dell’Istituto
“Pia Opera Ciccarelli” di San
Giovanni Lupatoto. Al nome
VIP – “Viviamo In Positivo Vip
Verona Onlus” si ispira il titolo
di questo percorso, prendendolo
in prestito e coniugandolo con
l’idea della musicalità e dell’armonia che l’hanno accompagnato nel corso di questa collaborazione.
L’intento è stato quello di realizzare una forma diretta
di esperienza musicale, indirizzata in maniera specifica alle singole persone nella
loro individualità, offrendo
occasioni di ascolto di musica eseguita dal vivo e stimoli
sonori differenziati, oltre che
momenti specifici dedicati alla
proposta di stimoli vibrazionali
e massaggio sonoro, favorendo
un maggior grado di benessere e dando la possibilità anche
agli anziani in situazione più
grave di poter partecipare all’attività musicale.
L’attenzione è stata rivolta anche all’identità sonora degli
ospiti. La collaborazione con
l’educatrice della struttura ha
permesso di raccogliere indicazioni specifiche riguardo i
Operatori e residenti durante le attività musicali di Vivere In... Armonia!
Il progetto si è svolto in un arco
di tempo di circa un mese e mezzo, a partire dalla metà di agosto fino a settembre 2015, all’interno della Residenza Roseto.
Hanno condotto l’attività, in
qualità di musicoterapisti, Elena Fasoli e Massimo Florio. Le
attività, svoltesi con sedute individuali o in coppia sono state rivolte a sei ospiti, provenienti da
diversi nuclei della struttura,
con gravi compromissioni fisiche e cognitive,selezionati dall’educatrice Alessandra Bonato,
in accordo con i familiari. I due
terapisti hanno sempre lavorato
in coppia, incontrando gli ospiti con cadenza bisettimanale.
Il presupposto che ha guidato
l’intervento dei due terapisti è
che la musica e il suono consentono uno spazio di incontro e la
possibilità di vivere un ambito
di benessere anche in situazioni
di grave regressione, in quanto
stimoli sensoriali con valenze
simboliche, mediatori tra mente
e corpo, strumenti quindi di attivazione psico-corporea.
singoli ospiti coinvolti, la loro
storia musicale, le loro canzoni
preferite, la loro “colonna sonora”, una sorta di traccia che ha
condotto la scelta dei repertori
LA MUSICA E IL SUONO
CONSENTONO UNO SPAZIO
DI INCONTRO E DI VIVERE
UN AMBITO DI BENESSERE
ANCHE IN SITUAZIONI
DI REGRESSIONE
musicali da proporre ai singoli
ospiti. Oltre a questa attenzione,
si è cercato di dedicare particolare cura alla qualità del suono,
all’offerta di un tessuto sonoro
ricco, all’utilizzo adeguato e
opportuno dell’elemento sonoromusicale, senza iperstimolare
né invadere, ma piuttosto “accompagnando” la relazione.
Ci si è avvalsi dell’utilizzo di
uno strumentario musicale ricco e variegato per sostenere l’espressione musicale, sonora e
vocale, dei terapisti e, quando si
è verificato, degli ospiti. In par-
ticolare ampio spazio è stato dedicato all’improvvisazione. Per
ciascun ospite si è riservato un
momento iniziale di accoglienza, dedicando una Canzone di
benvenuto improvvisata. Allo
stesso modo, al termine dell’incontro, il saluto è stato sempre
accompagnato da una breve
Canzone di arrivederci.
Non sono mancati, inoltre, momenti di improvvisazione esclusivamente strumentale, per
offrire un’altra forma di esperienza di ascolto. In ciascun incontro, inoltre, parte del tempo,
è stato dedicato all’esecuzione
di brani di repertorio, generalmente della tradizione popolare, legati alla storia sonora degli ospiti stessi, nonché di pezzi
strumentali dei principali ritmi
tradizionali. Infine, in particolare agli ospiti maggiormente
compromessi dal punto di vista
della reazione diretta agli stimoli, si è proposta l’esperienza
del massaggio sonoro, attraverso l’utilizzo dell’adeguato strumentario, con lo scopo di offrire
un’esperienza pervasiva, una
sorta di “bagno sonoro”, grazie
alle vibrazioni prodotte dagli
strumenti, accompagnati talvolta dall’armonizzazione delle
voci dei terapisti. Il principio
di base che conduce questo tipo
di proposta è che il massaggio
sonoro non “guarisce”, ma fa
“ricevere un messaggio” di buon
funzionamento all’organismo,
di benessere.
Oltre alla presenza dei due
terapisti, il percorso ha previsto anche la partecipazione, per ciascun incontro, di
due clown dell’associazione
VIP. In musicoterapia il cosiddetto “setting” è costituito dall’ambiente fisico, dallo
strumentario e da tutti gli
elementi che intervengono
nella relazione musicale,
quindi anche da ciascuna
presenza fisica, oltre naturalmente a quella dei terapisti stessi.
Attraverso le proposte sonoromusicali, l’intento è stato quello
di cercare di contattare e rivitalizzare il mondo interno degli
ospiti, che sopravvive anche in
condizione di malattia e di forte decadimento. La speranza è
quella di averlo potuto almeno
in parte realizzare, per quel pezzetto di strada che è stato possibile condividere grazie a questo
progetto. 
Elena Fasoli
In libreria
CITTADINANZA GENERATIVA
LA LOTTA ALLA POVERTÀ
RAPPORTO 2015
Fondazione E. Zancan
Il Mulino
Il «welfare generativo» prefigura politiche
capaci di andare oltre l’assistenzialismo e
porre un freno alla dissipazione delle risorse disponibili. La «cittadinanza generativa»,
un cambio di paradigma verso nuovi modi di
essere società, chiede ad ogni persona di contribuire alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza mettendo
in campo le proprie capacità a «corrispettivo sociale». In questo
modo chi beneficia di aiuti di welfare può entrare in gioco attivamente e «aiutare ad aiutarsi», così da generare dividendo sociale.
Il volume si divide in tre parti. Nella prima vengono presentati
esempi di welfare generativo e degenerativo, evidenziando modi
per riconvertire la spesa sociale da costo a investimento. Nella seconda si illustra come valorizzare al meglio le risorse e le
capacità a disposizione, facendo della lotta alle disuguaglianze
un’area di investimento e sviluppo sociale. La terza parte affronta il tema delle innovazioni giuridiche necessarie per facilitare
pratiche di tipo generativo, a livello locale, regionale e nazionale.
COMUNITÀ TERAPEUTICA
E COMUNITÀ LOCALE
di Natale Bottura, Sergio Bovi,
e Giovanni Pieretti
Franco Angeli
Il volume esprime la specificità delle comunità terapeutiche italiane e cioè la gestione
collettiva della crisi della presenza. Invece
che essere confinati nelle riserve indiane
della terapia uno a uno (anche laddove necessaria, mai da sola sufficiente) la vita di gruppo, lo specchiarsi
negli altri ogni giorno consente alle soggettività, normalmente
imprigionate da modelli esterni standard, di "fare il loro gioco",
di venire in luce e di permettere alle persone, anche alle più ferite e lacerate, di ritrovare se stesse e l'attaccamento alla vita
necessario a chiunque per andare avanti. Riportare la società a
misura d'uomo, uscire dalla logica incrementale del successo e
del consumo e ridare vita alla dimensione collettiva sono tra le
cose migliori che le comunità tendono a fare, valendosi in realtà,
cosa che non molti hanno compreso, di quel millenario patrimonio di cultura contadina di cui il nostro paese è dotato. Le radici
delle comunità terapeutiche poggiano sulle radici più profonde
della cultura rurale italiana. Prima che sia del tutto tardi, è ora
di ritrovarle.
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Anno XIV - numero 1 - MARZO 2016
Trimestrale di informazione
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