Sussidio numero 4

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Sussidio numero 4
Azione Cattolica Italiana Settore Giovani
Centro Diocesano Giovani
Diocesi di Firenze
Appunti per un cammino dei gruppi giovanissimi
4° PARTE
Carissimi e… ormai… affezionatissimi Animatori,
Eccoci arrivati all’ultimo tema del Cammino proposto quest’anno per i gruppi giovanissimi della
nostra Diocesi.
Avete fatto buon viaggio attraverso le pieghe del tempo quaresimale e del Triduo pasquale?
Speriamo proprio di sì, perché vi vogliamo in forze per fare un altro tratto di strada insieme. Ma… che strada strana! Cosa sono tutte queste tane? da dove sbucano fuori tutte queste grotte? Chi è che si è costruito un fortino lassù in cima?
E com’è che qua fuori c’è così poca gente?
Questo è il tempo di Pasqua, il tempo che ci vorrebbe vedere spargere ai quattro venti
l’annuncio di Gesù morto e risorto per la nostra salvezza. Come i discepoli però abbiamo la
tendenza a rintanarci nei nostri rifugi (magari affollatissimi di tutta quella gente con cui è
facile stare insieme) e non affrontare il mondo che sta fuori, lasciando ad altri il compito di
testimoniare. No! Cerchiamo invece di vederli bene questi rifugi, di farli riconoscere ai nostri giovanissimi, in modo da trovare più facilmente la porta per uscire. Non vogliamo mica
restare in letargo proprio a primavera!
Una volta fuori, eccoci sulle strade del mondo a portare a chi ci sta accanto una testimonianza della Buona Notizia, del Vangelo. Perché è davvero una buona notizia, il saluto di Gesù
risorto non è una minaccia, ma un augurio di pace da diffondere in giro.
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Nelle celebrazioni pasquali abbiamo trovato Gesù risorto che appare ai discepoli nascosti nel
cenacolo; nascosti da cosa? Nascosti da chi? Solo loro si nascondono oppure è facile anche
per noi avere paura e rinchiudersi?
Proponiamo un percorso che porti i giovanissimi a prendere coscienza dei propri timori che
impediscono loro di vivere pienamente e testimoniare agli altri il loro essere cristiani.
Attraverso la lettura dei brani Gv 20,19 ss. e At 2,1 ss. ci confronteremo con i discepoli e il loro atteggiamento, scoprendo così che anche noi abbiamo ricevuto dall’incontro
con Gesù qualcosa che vale la pena di testimoniare.
La tana dell’orso.
Tutti noi, di fronte a qualcosa che ci spaventa, tendiamo a costruirci dei rifugi e a nasconderci. Questo accade in modo particolare quando di mezzo c’è Gesù e il nostro essere
cristiani.
La famiglia Temiladri
Una notizia clamorosa è giunta stamani alla redazione di un giornale: nella propria abitazione una famiglia intera è stata ritrovata morta - è in corso l’autopsia sui corpi delle
quattro persone per stabilire le cause dei decessi - .
A fare la sconvolgente scoperta è stata la colf che, dopo una settimana di ferie, come
tutte le mattine ha suonato per farsi aprire - pare, infatti, che la famiglia Temiladri preferisse avere soltanto una chiave di casa per limitare il rischio di perderla non aprisse
mai a nessuno per paura dei malintenzionati. I vicini di casa conoscevano i Temiladri soltanto dal cognome, non avendoli mai visti nemmeno alle riunioni di condominio. Secondo la
colf, facevano qualsiasi pagamento delle bollette e qualsiasi spesa per via telematica, facendosi recapitare gli acquisti davanti alla porta ad orari fissi per essere sicuri di non incontrare nessuno e di non avere imprevisti. quando i vigili del fuoco hanno sfondato la
porta, dopo avere disattivato i sette sistemi di allarme, la polizia ha potuto constatare
che nell’appartamento non c’erano le chiavi di casa: l’ipotesi inverosimile degli inquirenti è
che i Temiladri siano morti di fame, essendosi barricati in casa come al solito ed avendo
smarrito le chiavi, non avendo il coraggio di chiedere aiuto a nessuno. Tutto il vicinato li
aveva soprannominati “gli scomparsi” perché dopo essersi trasferiti nel loro palazzo nessuno li aveva più visti: adesso sono scomparsi definitivamente.
Qualche volta anche noi siamo come “scomparsi” di fronte a Dio; ci manca il coraggio di testimoniare le nostre scelte. Ci nascondiamo per paura di essere giudicati dagli altri e temiamo la loro aggressività, come se dal prossimo non ci potesse arrivare altro che il male. A chi
non è capitato negli anni delle superiori di aver paura o vergognarsi a dire che la domenica è
andato alla Messa?
Così tendiamo costruirci ognuno il proprio rifugio: un luogo sicuro in cui, nascondendosi, ci si
difende senza fatica dai pericoli esterni.
Per capire meglio quali possono essere le motivazioni che spingono un giovanissimo (e perché
no? anche un educatore...) a crearsi un nascondiglio, Vi proponiamo di invitare a partecipare
all’incontro con i ragazzi un ospite (a sorpresa) davvero d’eccezione: l’unico sopravvissuto
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della famiglia Temiladri scampato alla suddetta tragedia. Egli verrà intervistato dai ragazzi
per capire che cosa è successo alla famiglia Temiladri e perché.
Il sopravvissuto dovrà rispondere alle domande dei ragazzi in modo provocatorio, in modo
da sottolineare le analogie tra la loro situazione e quella dei Temiladri.
Ad esempio: “Che ve ne facevate di sette antifurti?”
Possibile risposta: “Te invece stai sempre con le stesse sette persone, che ti danno sicurezza!”
Oppure: “Ma non ti annoiavi tutto il giorno in casa da solo?”
Risposta: “Io stavo chiuso in casa tutto il giorno, ma se ti chiedono di andare a giocare a pallone non ci vai perché hai paura di non saperlo fare.” Oppure, altra risposta : “Te non hai mai
voglia di rinchiuderti in camera?”
Quando meno te lo aspetti…
Gesù è morto, i suoi amici sono spariti, nessuno più li vede in giro. Hanno paura, sono nascosti,
chiusi in casa. Maria di Magdala, una donna del gruppo, parla con Gesù risorto ed entusiasta
va a riferire ai compagni le parole di Gesù. Ma i discepoli, increduli, rimangono ben nascosti
con le porte serrate: “chissà cosa avrà visto quella?” pensavano, finche…
la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse lo porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a
loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli
gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi.” Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete
resteranno non rimessi.” (Gv 20,19-21).
Porte chiuse: le porte chiuse possono suggerire tante cose: la fuga dalle difficoltà, lo scoraggiamento, il riparo, il ripiegamento su se stessi. E’ Gesù che apre tutte le
porte, che fa entrare una boccata d’aria nuova nella vita di ognuno di noi.
Paura: è uno dei sentimenti più forti che condiziona la nostra vita, il nostro stare con gli altri,
in nostro non sapersi accettare fino in fondo.
La pace sia con voi: è il dono, l’eredità, il tesoro che Gesù ci lascia.
In che modo Gesù si fa riconoscere dai suoi discepoli? I discepoli gli credono subito?
Cerchiamo di far immedesimare i ragazzi in questa pagina evangelica chiedendo loro di immaginare come si sarebbero comportati se fossero stati presenti: avrebbero avuto il coraggio, dopo aver rivisto Gesù, di uscire dal cenacolo per raccontare quanto accaduto? Oppure,
come per la famiglia Temiladri, avrebbe prevalso la paura di quello che c’è fuori?
Volendo, per focalizzare il problema, potreste proporre di inventare un “finale” diverso per
la storia dei Temiladri, in cui si aprono le porte della loro casa e tutta la famiglia riesce a vivere in mezzo all’altra gente.
Quale molla potrebbe produrre un risultato simile? In effetti anche i discepoli, nonostante
l’esperienza scioccante, restano ancora per un bel po’ rintanati nel loro rifugio. Poi un giorno…
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mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e
riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono pieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere d’esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti d’ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto
quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva passare la
propria lingua. (At 2,1-6)
Come per i discepoli, anche noi abbiamo bisogno dell’incontro con Gesù per superare le mura
dei nostri rifugi: solo lui può darci la forza di uscire e raccontare senza timore il nostro essere cristiani.
Quando tocca a te
Per stimolare la capacità di testimonianza dei nostri giovanissimi, suggeriamo due tecniche:
Lettera ad un bambino che deve nascere
Immaginate di scrivere una lettera a un bambino che deve nascere: prima individualmente, poi col metodo della scrittura collettiva, descrivete il mondo e la vita che sta per conoscere. Dategli i vostri consigli e spiegategli quali sono i momenti più difficili, quelli più
belli, quelli più divertenti, come sono i giochi, la scuola, le vacanze, gli amici, i genitori e la
famiglia, le cose da mangiare ecc.
Il mio io (K. W. Vopel, “Giochi di interazione per adolescenti e giovani” Vol.2, pag. 28)
Piccola variazione: il giovanissimo, invece di descrivere se stesso attraverso 17 parole, lo
fa con altrettanti verbi che esprimono, attraverso ciò che lui fa, ciò che lui vive e testimonia.
Vogliamo arrivare a capire e a comunicare che abbiamo ricevuto qualcosa e che abbiamo
qualcosa da testimoniare: il nostro incontro con Gesù. Come è successo ai discepoli, quando
Gesù si fa presente e si fa riconoscere, allora torna la gioia di vivere, il coraggio,
l’entusiasmo.
Spesso invece abbiamo paura, seguiamo idee e comportamenti di moda, tanto per sentirsi nel
gruppo. Molto sono le difficoltà che si incontrano per diventare uomini e donne autentici. Gesù ci insegna a aprire le porte, ad essere liberi, a vivere e comunicare pace e gioia.
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