COMUNE DI NAPOLI - Napoli Underground

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COMUNE DI NAPOLI - Napoli Underground
BaPS
Basilica Pietrasanta
Polo Culturale del Centro Antico di Napoli
Progetto di utilizzo a fini turistici dei sotterranei della Basilica della Pietrasanta
Relazione tecnica
Brevi cenni storici
Fatta eseguire intorno all’anno 533 sui resti di un antico edificio romano da San
Pomponio la Basilica paleocristiana di Santa Maria Maggiore fu tra le quattro più
importanti della città.
Della basilica paleocristiana ci sono arrivate solo poche e confuse notizie; in
particolare sappiamo che l’impostazione tipologica del monumento paleocristiano era a
tre navate divise da diciotto colonne con grande cupola centrale, era proceduta da un
porticato dove oggi è lo slargo antistante l’ingresso.
Tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 si svolsero gli avvenimenti che determinarono
l’attuale aspetto del complesso architettonico.
Nel 1591 la Congregazione dei Chierici Minori prese possesso della Chiesa ed
acquisto gran parte dell’edificio retrostante la basilica con l’intenzione di erigervi un
convento.
Nel 1653 su progetto concordemente attribuito a Cosimo Fanzago cominciarono i
lavori per la ricostruzione della Chiesa di Santa Maria Maggiore che proseguirono
ininterrottamente sino al 1656 quando, in seguito alla peste, furono interrotti. Ripresi
alla fine della pestilenza terminarono nel 1678 con la consacrazione della basilica.
La chiesa sviluppa il tema della pianta centrale con cupola slanciata; la parte
presbiteriale, impostata secondo i canoni dell’edilizia ecclesiastica dettati dalla
controriforma, è coperta da una volta a botte che si incastra nel complesso monastico
retrostante, oggi caserma dei Vigili del Fuoco, all’altezza della facciata interna
prospettante sul cortile del convento soffocato da superfetazioni.
Nel 1823, dopo la soppressione del monastero, i Chierici Minori lasciarono la Chiesa
e il convento, che fu adattato a caserma delle Regie Compagnie dei Pompieri.
Tale destinazione d’uso è rimasta fino ad oggi ed innumerevoli sono gli interventi per
piegare le preesistenti strutture alle mutate esigenze funzionali, al punto che oggi è
difficile leggere la conformazione originaria.
Dopo i danni subiti per i bombardamenti dell’ultima guerra, il complesso andò in
abbandono fino al 1975 anno d’inizio dei restauri curati dal Provveditorato alle Opere
Pubbliche e dalla Soprintendenza BAAS di Napoli che sembrano in via di ultimazione
oggi.
Napoli sotterranea
Il sottosuolo di Napoli, come a tutti noto, è caratterizzato da innumerevoli cavità
artificiali scavate dall’uomo, inizialmente, per ricavarne necropoli o tombe isolate
(ipogei), in seguito, con lo sviluppo delle comunità locali, per cavarne pietra da
costruzione, il tufo, che ottimamente si presta allo scopo per le sue caratteristiche
fisiche, meccaniche e geotecniche.
Ad oggi, su una superficie di circa cinquantanove chilometri quadrati della città, sono
stati rilevati oltre un milione di metri quadrati di cavità e cunicoli, e, da valutazioni
approssimate, tale misura non arriva ad un terzo di quelle esistenti.
Il fabbisogno idrico, adduzione e approvvigionamento, di una città in espansione ha
spinto in passato gli abitanti ad intensificare l’estrazione del tufo per ricavarne, oltre al
materiale da costruzione, cisterne in cui conservare l’acqua, una volta
impermeabilizzate, e cunicoli, i formali, per convogliare la medesima nei luoghi di
approvvigionamento.
Dalle esplorazioni eseguite nel sottosuolo si sono potuti scoprire tratti di acquedotto
greco, detto della Bolla, nelle zone di Carbonara, dei SS.Apostoli, e continuando fino a
Via Duomo e a Porta S. Gennaro. E’ proprio durante queste esplorazioni che si sono
scoperti anche innumerevoli ipogei greci.
L’acquedotto greco fu notevolmente ampliato dai Romani, contemporaneamente
all’espansione della città in quel periodo, e lo sappiamo esteso fino alla zona flegrea e
a Capo Miseno, dove confluiva nella Piscina Mirabilis, oggi in Bacoli, a servizio e a
supporto logistico del porto romano e della relativa flotta.
E’ agli inizi del ‘600 che la città fu dotata da un nobile partenopeo, il Carmignano, di
un secondo acquedotto che potesse soddisfare la sete dei napoletani, che ormai erano
aumentati oltre misura unitamente alla grossa crescita della città.
Gli acquedotti napoletani, nei quali l’acqua scorreva a pelo libero nei cunicoli, hanno
alimentato così le cisterne e i pozzi, esistenti in tutti i palazzi, sino alla fine
dell’ottocento, periodo in cui dopo l’epidemia di colera, fu deciso di dotare la città di un
moderno acquedotto dove l’acqua scorresse nelle condotte in pressione, al fine di
evitare nel futuro altre epidemie.
Le cavità, le cisterne, i cunicoli rimasero così abbandonati, non più utilizzati, fino a
quando, durante l’ultima guerra mondiale, ripresero importanza come rifugi dai
bombardamenti e furono per questo scopo notevolmente trasformati, ampliati e adattati
alla permanenza dei civili napoletani durante le incursioni aeree e i bombardamenti
medesimi.
Tornati nell’oblìo alla fine della guerra, assistiamo, oggi, al risveglio di un
notevolissimo generale interesse per il sottosuolo di Napoli, una città nella città, che
attira numerosi i visitatori e alimenta il dibattito culturale sulle potenzialità turistiche,
storiche e culturali, derivanti da una appropriata valorizzazione di questo patrimonio,
unico e originale, da recuperare.
Ipotesi di utilizzazione e fruizione
Il complesso della basilica è oggi diviso in due parti: il chiostro con l’edificio
soprastante, proprietà del Comune di Napoli destinato ai Servizi della Protezione Civile
e a Comando regionale dei VV.F.; la Basilica, con i sotterranei, di proprietà della Curia
vescovile, da destinarsi a Polo culturale del centro antico.
Dal sotterraneo della Basilica paleocristiana è possibile l’accesso ad una delle cavità
innanzi descritte, identificata dal Servizio Sottosuolo del Comune di Napoli con il n.
428. Ad essa si accede, per l’appunto, dalla cripta della Basilica attraverso un grosso
pozzo, oggi parzialmente ostruito, che conduce attraverso un articolato sistema di
cisterne e cunicoli, alla cavità sottostante il monastero delle Sorelle adoratrici del
sangue di Cristo sito in Via dei Pellegrini a S.Paolo.
Lungo questo percorso, che si sviluppa a circa 35 metri di profondità, si possono
scorgere pozzi e cisterne romane, cisterne e pozzi di epoca successiva, tutte collegate
dai formali scavati per alimentarle. Si evidenziano facilmente gli interventi più recenti,
quelli eseguiti durante l’ultima guerra, per trasformare questi luoghi in rifugi, le relative
scale che conducono agli scantinati di alcuni edifici soprastanti, i corridoi di
collegamento ricavati ampliando gli antichi cunicoli .
Dopo una attenta introspezione si è rilevata la possibilità di utilizzare questi spazi per
ricavarne un percorso di visita che possa illustrare agli usufruitori una storia di Napoli
diversa: quella vissuta sotto il suolo della città, con tutti i suoi episodi storici, racconti e
leggende (la più famosa è quella del Munaciello).
Nella medesima cavità, oltre al percorso conoscitivo, culturale e turistico sopra
illustrato, c’è la possibilità di aggiungerne un altro ancor più originale con caratteristiche
speleologiche più marcate, questo per visitatori motivati e interessati a questo tipo di
esperienze, che si articola percorrendo cunicoli e formali di ridotte dimensioni, non
manomessi nel tempo, che collegano numerose cisterne dell’acquedotto grecoromano, alcune trasformate in rifugi.
L’idea progettuale, oltre al ripristino dei luogo e alla sua messa in sicurezza, intende
coniugare il percorso di visita turistica con avvenimenti culturali ed artistici: piccoli
happenings diversi o a tema, dedicati all’arte, la musica, la prosa, la poesia, il teatro
ecc., introdotti lungo il percorso di visita da artisti, personaggi dello spettacolo,
musicisti.
Naturalmente il viaggio sotto il suolo di Napoli, inizia dal sotterraneo della Basilica,
dove vi è l’ingresso con le funzioni collegate, prosegue con la discesa in basso
mediante un grosso elevatore, quindici o più persone per la discesa dei gruppi, che
consenta la fruizione anche ai disabili motori, e prosegue nel sottosuolo allo scoperta
dei misteri di Napoli; tempo medio di percorrenza un’ora e mezza.
La Basilica, invece, già in comodato d’uso della Rettorìa alla Associazione “Ensemble
vocale” per la realizzazione di concerti vocali di musica sacra, in sinergia con quanto
organizzato nel sotterraneo, può essere dedicata a Grandi Eventi quali, concerti,
mostre temporanee, conferenze e convegni di rilevanza nazionale e internazionale
oltre alla possibilità, in futuro, di allestire un percorso museale permanente della stessa
Pietrasanta.
Napoli, giugno 2007
arch. Carlo Natale