Post 3 CB - CheBanca!

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Post 3 CB - CheBanca!
Ecco come funzionano le elezioni in
USA e gli effetti sui mercati
Le elezioni si avvicinano. In caso di vittoria di Hillary Clinton la poltrona della Casa
Bianca potrebbe essere particolarmente scomoda se Camera e Senato
continueranno ad essere a maggioranza repubblicana. In attesa del giorno della
verità, andiamo a vedere come si sono comportati i mercati nella storia, in
occasione delle elezioni presidenziali.
L’8 novembre si avvicina. A sei giorni dalle elezioni americane, la democratica Hillary
Clinton deve affrontare una situazione molto delicata. L’FBI ha pubblicato un documento di
129 pagine sull’inchiesta relativa alla grazia concessa dall’allora presidente Bill Clinton al
finanziere americano Marc Rich, colpevole di aver evaso 48 milioni di dollari di tasse.
L’inchiesta si è conclusa nel 2005 con un nulla di fatto, ma i sospetti sulle donazioni di
Rich ai Clinton, contenute nelle carte pubblicate, rischiano di influenzare il voto.
Nonostante questo incidente di percorso, sembra che la strada sia abbastanza in
discesa per Hillary Clinton, che continua ad essere in vantaggio sul suo rivale, il
repubblicano Donald Trump. Ma anche se la candidata democratica ottenesse la
vittoria, la sua poltrona potrebbe risultare scomoda, non solo per l’importanza del
ruolo che si troverà a ricoprire, ma anche per l’avverso contesto politico che si troverebbe
a fronteggiare.
La domanda sorge spontanea: se la Clinton sarà votata dagli elettori americani come
prossimo presidente, avrà un Congresso (il corrispettivo del nostro Parlamento) tutto dalla
sua parte? Ebbene, la verità è che potrebbe non essere così.
Il famoso 8 novembre è anche conosciuto come Election Day, giorno in cui non è solo il
presidente ad essere eletto: in ballo c’è anche la nomina di una gran parte del
Congresso che sarà fondamentale per rendere concreto (oppure no) quello che è stato
promesso dal candidato vincente durante la campagna elettorale. Ed il risultato non è cosi
scontato.
IL CONGRESSO OGGI
Il presidente uscente Barack Obama non ha avuto vita facile, soprattutto negli ultimi
quattro anni, dal momento che il partito repubblicano possiede la maggioranza alla
Camera dal 2010 e quella del Senato dal 2014. Con il Congresso nelle mani dei
repubblicani Obama non è stato in grado di far approvare importanti riforme, ma è riuscito
a cavarsela utilizzando ordini esecutivi, che non necessitano dell’autorizzazione del
Congresso. Questa situazione prende il nome di stallo legislativo.
Le elezioni del Congresso sono distinte e separate rispetto a quelle presidenziali, anche
se le due votazioni sono inevitabilmente legate. Un candidato in grado di generare grande
entusiasmo tra gli elettori porterà a votare al Congresso molte persone propense a
scegliere i candidati del partito del presidente (e viceversa). I 50 stati degli Stati Uniti sono
divisi in 435 collegi elettorali che eleggono i 435 membri della Camera dei Rappresentanti.
Gli Stati non hanno lo stesso numero di collegi, che varia in base alla popolazione. Per
come sono stati disegnati i collegi può quindi succedere che in uno Stato un partito
prenda complessivamente più voti ma ottenga meno seggi; storicamente infatti il
Partito Democratico risulta più popolare nei centri urbani mentre quello Repubblicano
tende ad avere la meglio nelle vaste zone rurali. Il disegno dei confini dei collegi avviene
una volta ogni dieci anni. Secondo gli ultimi sondaggi, solamente 37 seggi su 435 sono
davvero in ballo e sei di questi sono di candidati Democratici. Sembra che un possibile
stallo legislativo sia dietro l’angolo in caso di vittoria della Clinton.
I MERCATI E LE ELEZIONI
Spostiamo la nostra attenzione sul mercato azionario americano. Se guardiamo indietro
nel tempo, storicamente il mercato azionario americano tende ad avere una performance
positiva, specialmente nel terzo anno di mandato, indipendentemente dal candidato.
Nell’anno immediatamente successivo all’elezione la performance è più bassa rispetto agli
altri tre anni, e questo vale per entrambi i principali indici azionari, S&P500 e Dow Jones.
Sotto la legislatura Obama, il mercato azionario USA, espresso dall’indice S&P500, ha
avuto un rendimento annuo del 13,72%: è la terza migliore performance dopo quella
avuta sotto Eisenhower (1953-1961) pari al +15,77% e sotto il più recente Bill Clinton
(1993-2001) pari al +15,46%.
Solamente in due legislature il rendimento annuo è stato negativo: sotto Richard Nixon
(1969 – 1974) pari a -2,21%, e sotto George W Bush (2001 – 2009), pari a -3,51%; in
quest’ultimo caso ha fortemente inciso il crollo dei mercato post fallimento Lehman
Brothers.
Per quanto riguarda la crescita del Paese, complice il periodo di difficoltà che ha ereditato
e che ha quindi dovuto affrontare la legislatura di Barack Obama, la crescita reale
dell’economia USA è stata dell’1,46%, ben lontano dal 5,14% registrato sotto la
presidenza di Lyndon Johnson (1963 – 1969) (fonte Wallethub).
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