newsletter 23-2015
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N NE EW WS SL LE ET TT TE ER R2 23 3--2 20 01 15 5 Iscriviti QUI alla Newsletter del Biologico…e non solo! ..ora siamo anche in Facebook!! NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO IL CORAGGIO HAWAIANO CONTRO LA DUPONT Il colosso biotecnologico DuPont-Pioneer ha dovuto risarcire 15 persone appartenenti alla comunità di Wimea, nell'isola hawaiana di Kauai, di 500.000 dollari a causa dei seri problemi di salute riscontrati dopo l'esposizione continuativa a un' estesa e tossica massa di polveri chimiche, prodotta dall'azienda, nel corso delle numerose attività di sperimentazioni di ingegneria genetica condotte sui semi. Questa è solo l'ultima delle numerose vittorie conquistate dalla popolazione locale contro una delle sei più potenti aziende sementiere del mondo (DUPONT-PIONEER, SYNGENTA, MONSANTO, DOW, BASF e BAYER). Molte di queste aziende, insediatesi prepotentemente nell'isola senza alcun rispetto della salute della gente locale, da tempo testano e piantano in questo territorio semi modificati mediante tecniche di ingegneria genetica prima di esportarli verso luoghi come lo stato statunitense Iowa, dove vengono venduti agli agricoltori e al resto del mondo. Come mostra la foto, i campi presentano un rivestimento rosso dovuto ai pesticidi che periodicamente vengono distribuiti sui terreni dalla DuPoint-Pioneer. La polvere che viene liberata nell'aria e che si deposita sulle case e sui campi obbliga la popolazione a restare segregata in casa con le finestre chiuse. Per anni, gli abitanti hanno subito questo vile trattamento sfociato finalmente in un processo che ha dato ragione agli hawaiani. Gli avvocati credono molto fiduciosamente che altri risarcimenti si potranno ottenere in futuro continuando a lottare, nonostante non sia per niente quantificabile in termini economici la mole dei gravi problemi di salute che si sono registrati: tra questi, lesioni cancerose, effetti tossici sull'apparato riproduttivo, difetti alla nascita, distruzione del sistema immunitario, nervoso ed endocrino, danni epatici. La DuPont-Pioneer espone la popolazione di Waimea a una concentrazione di pesticidi da sei a otto volte superiore rispetto a quella usata sull'intera isola e in alcuni casi, queste sostanze chimiche vengono somministrate sulle colture sperimentali, derivanti dalla crescita dei semi ingegneristicamente modificati, con una frequenza 15 volte superiore nel corso dell'anno. Dall'altra parte della città, invece, si è insediato, invece, un altro colosso, Syngenta che intossica, nella stessa misura, la comunità locale: in particolare, i bambini che frequentano la Waimea Canyon Middle School. Gli insegnanti di questa scuola, stanchi della persistente esposizione a questi prodotti così altamente tossici, si sono fatti sentire presentando diverse petizioni agli enti pubblici federali e denunciando testardamente l'uso disinvolto di pesticidi dannosi per il cervello. Nel 2013 gli abitanti di Kauai sono riusciti a far approvare una legge che vieta l'utilizzo di questi pesticidi pericolosi nelle aree più esposte, realizzando, in aggiunta, un testo molto esauriente su come questi pesticidi venivano usati. Le aziende Dow, DuPont-Pioneer e Syngenta hanno risposto prontamente citando in giudizio la Contea di Kauai. All'inizio di questo mese, inoltre, in occasione dell'incontro annuale tra tutti gli azionisti della svizzera Syngenta, con grande coraggio, alcuni rappresentanti della comunità locale dell'isola hanno raggiunto la Svizzera per discutere dei soprusi subiti al fine di tutelare gli interessi della popolazione hawaiana. Come racconta Gary Hooser, un consigliere della contea: "Il mio messaggio è stato chiaro e inequivocabile. Ho chiesto loro di ritirare la causa legale contro la Contea di Kauai, di onorare e rispettare le leggi hawaiane e di offrire alla comunità del posto lo stesso rispetto e la stessa protezione che offrono alla popolazione della loro terra, la Svizzera". La delegazione hawaiana, ovviamente, non è stata ben accolta: contro di loro si è alzata una barricata di armi della sicurezza svizzera oltre che il muro dell'indifferenza dell'amministratore delegato della Syngenta. Nonostante questo ostico benvenuto, Hooser è riuscito a condividere poche parole del suo messaggio direttamente con gli azionisti sul grande schermo intercettando il pensiero del grande movimento globale di persone che lottano per rivendicare protezione dai pesticidi altamente nocivi. (da Bio@gricultura Notizie di AIAB - maggio 2015) EXPO, UN PARCO DIVERTIMENTI DEL CIBO SENZA CONTENUTI All'Esposizione universale il tema della biodiversità è (letteralmente) relegato in fondo, quando dovrebbe essere al centro, all'incrocio tra decumano e cardo. Dove non c'è niente: l'agricoltura odierna è piena di contraddizioni e questioni aperte dalla dipendenza dal petrolio al flagello dei cambiamenti climatici, dall'uso degli oli idrogenati al land grabbing- che però non hanno spazio nei 100 ettari di padiglioni. Fedeli al principio che per parlare seriamente delle cose bisogna vederle da vicino, una domenica di maggio siamo stati a Expo 2015. Qualche ora non basta per predire come andranno sei mesi di manifestazione, ma alcune idee ce le siamo fatte. Tralasciamo tutto quello che sappiamo del prima (corruzione, appalti, consumo di suolo, precarietà), dandolo per assodato (e su queste pagine ne abbiamo scritto abbondantemente). Tralasciamo anche i ritardi e tutte le altre difficoltà “logistiche” -come l’assenza di un parcheggio per le bici- di cui si trova ampia letteratura sui media. Concentriamoci piuttosto sull’Esposizione, ovvero quel milione di metri quadri su cui sorgono i vari padiglioni. Come si vive uno spazio del genere? La visita a Expo è una lunga camminata -e faticosa: bisogna essere allenati- da un punto all’altro del sito: dopo aver speso 39 euro (senza contare il trasporto) e avendo a disposizione una giornata per coprire i 100 ettari (senza panchine) in fretta prevale l’approccio che ricorda quello che si ha nei parchi divertimento. C’è la fila, la giornata non è poi così lunga, ci sono tante cose. Il visitatore si aggira, un po’ bulimico, alla ricerca dei padiglioni più attraenti. Ecco perché ad esempio ha tanto successo il padiglione brasiliano, quello con la rete su cui saltare. Oppure attrae tanto la fontana di fronte alla struttura statunitense (e pensare che alla fine le famose vie d’acqua, con tutta la loro vicenda, servivano per giochi come questo...). Le multinazionali - da McDonald’s a Ferrero - sono onnipresenti. Il visitatore si aggira alla ricerca, sostanzialmente, di cibo e attrazioni curiose. Non ha molte alternative, non ci si può fermare. In questa specie di spazio (per parafrasare Georges Perec) che è l’Expo di Milano, così vasto e frenetico, non c’è spazio per i contenuti. L’agricoltura odierna è piena di contraddizioni e questioni aperte, come la dipendenza dal petrolio, la rivoluzione degli oli idrogenati, il flagello dei cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, il land grabbing. Al mondo ci sono un miliardo di ettari di terreni fertili, coltivati da un miliardo di persone che sfamano gli oltre 7 che abitano il pianeta. Quei contadini, per la maggior parte, sono malnutriti. Poi ci sono un miliardo di obesi, un miliardo di tonnellate di cereali prodotti per l’alimentazione umana e altrettante per quella animale e per le agroenergie. Il mondo affronta la sfida della “capacità portante” e della resilienza in un pianeta fatto di città. La tecnologia -a partire dagli ogm- è un mito, così come è un mito il “modello” italiano: il nostro Paese in realtà importa il 65% del grano tenero e il 30% del grano duro, il 20% del mais, il 24% della carne e il 60% del pesce. Per tutto questo, nel parco divertimenti del cibo, non c’è spazio. Fisicamente, nel senso stretto del termine. Fanno eccezione Cascina Triulza, dove sta la società civile, e il padiglione di Slow Food, dedicato interamente alla biodiversità, che purtroppo è relegato in fondo, quando dovrebbe essere al centro, all’incrocio tra decumano e cardo. Dove invece non c’è niente, letteralmente. Il contesto determina la nostra capacità di veicolare contenuti. Se si decide di occuparsi dell’importante tema della nutrizione -cosa di per sé condivisibile- ma lo si fa all’interno di un parco divertimenti, ne consegue l’impossibilità concreta di veicolare certi contenuti. Posso organizzare un evento sportivo e auspicare che non volino pugni. Ma un conto è un torneo di scacchi, o una partita a pallone, un conto è un incontro di pugilato. I pugni sono insiti nell’evento. Più in generale, dovremmmo sempre stare attenti agli spazi che utilizziamo per narrare la sostenibilità e la giustizia. Se scegliamo un certo contesto, scegliamo anche se e come veicolare contenuti. Se uso Twitter o Facebook, è inevitabile parlare per slogan da pochi caratteri. E certamente le scelte pregiudiziali e preconcette strappano applausi, voti, likes. Ma la libertà appartiene a chi ha il coraggio di scegliere di volta in volta quel che ritiene più giusto, argomentando nei tempi e nei modi più coerenti, date le circostanze. Anche se non va più di moda. (da Altreconomia - giugno 2015) Messaggio di don Albino Bizzotto dopo il suo digiuno, in relazione all’ Appello inviato ai Candidati alla Presidenza della Regione Veneto Care e cari, mi sono interrogato molto nel mio ultimo digiuno sulla situazione tumultuosa e a grande rischio in cui ci troviamo in questo preciso momento storico, sia a livello locale, che globale. Faccio esperienza ogni giorno di solidarietà e di iniziative straordinarie, sia per l'accoglienza e il riconoscimento di tutti i rifiutati e i fuggitivi buttati a mare, sia per un nuovo modo di rapportarci con Madre Terra. Ma il nocciolo duro della sicurezza economica per mantenere i nostri privilegi riesce ancora a bloccare ogni slancio di umanità e la necessità per tutti di cambiamenti: illegalità, corruzione sistemica e diffusa, distruzione del territorio, paura e rifiuto degli immigrati, ruspe per sinti e rom, rimangono nei fatti una scelta condivisa da troppe persone, con i risultati politici che ci ritroviamo! Eppure la lotta per la vita ha attraversato e attraversa i conflitti, i traumi e le realtà più drammatiche di tutti i tempi, anche il nostro. La fiducia, la tenacia e l'entusiasmo non ci vengono regalati, semplicemente camminano con noi e procedono da dentro. Volevo con questo pensiero esprimere un grazie di cuore a tutti coloro, e sono tanti, che mi hanno accompagnato e sostenuto nel mio ultimo digiuno. Un grazie particolare a coloro che hanno anche condiviso l'esperienza di digiuno. Sono ancora sorpreso e riconoscente per la spontaneità e la determinazione di quanti hanno continuato "oltre", più che una fatica, il segno forte di una esperienza che tocca il quotidiano e il necessario del vivere. Con la voglia e la gioia di continuare a camminare assieme, Grazie. d. Albino Beati i costruttori di pace Onlus - Via A. da Tempo 2 - Padova Tel 049-8070522 - Web: www.beati.eu OBIETTIVO 65% “Non sono un ladro né un assassino: sono semplicemente un ribelle. Non vi riconosco il diritto di interrogarmi, perché qui sono io l’accusatore. Accuso questa società matrigna e corrotta, in cui l’orgia, l’ozio e la rapina trionfano impuniti e anzi venerati, sulla miseria e sul dolore degli sfruttati. Voi cianciate di furti, voi mi chiamate ladro come se un lavoratore che ha dato alla società trent’anni della sua avvilente fatica per poi non avere neppure il pane per sfamarsi, un cencio per coprirsi, un canile in cui rifugiarsi, potesse mai essere un ladro. Voi sapete bene che mentite, voi sapete meglio di me che è furto lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che se al mondo vi sono dei ladri, questi vanno cercati tra coloro che oziando gozzovigliano a spese dei miserabili, i quali producono tutto, con le proprie mani martoriate. Voi stessi sareste capaci di condividere ciò che sto per dirvi: che scopo dell’essere umano è la libertà e il benessere. Ma la prima non può trionfare se non grazie alla rivolta contro chi devasta la civile convivenza perseguendo soltanto il proprio profitto, e il secondo si realizzerà soltanto con la violenta distruzione degli intollerabili privilegi di un’oligarchia razziatrice. E’ per questo che sono anarchico. Perché ho il diritto di essere libero riconoscendo come limite alla mia libertà la libertà altrui. E ho consacrato ogni mio pensiero, ogni mia parola e ogni mio sforzo, tutta la vita, a debellare i vostri insani principi di autorità e proprietà, aspirando a distruggere il vecchio ordine sociale, perché non ritengo assurdo né utopistico che dalle nostre menti, dai nostri cuori e dalle nostre braccia possa scaturire un mondo migliore, dove libertà e benessere siano il frutto dell’eguaglianza e dell’armonia, in una società che bandisca lo sfruttamento e persegua le regole della solidarietà e della reciprocità, in nome del rispetto della vita umana che voi, difendendo i più sordidi interessi delle classi privilegiate, soffocate con leggi che insegnano e propagano il disprezzo e la sopraffazione. Sareste così temerari da negare tutto ciò? A smentirvi basterebbero le brutali statistiche delle quali cito solo qualche esempio: nelle fabbriche di vernici o di specchi, i lavoratori sono avvelenati dai sali di piombo e di mercurio, falciati a migliaia nel vigore degli anni, quando sappiamo che la scienza ha dimostrato che questi micidiali sistemi di produzione potrebbero, con poca spesa e minimo sacrificio, essere sostituiti da metodi e prodotti inoffensivi. Le fabbriche di giocattoli intossicano con eguale disinvoltura gli operai che li confezionano e i bambini a cui sono destinati, per non parlare delle miniere, bolge orrende dove migliaia di disgraziati, estranei al mondo, al sole, a un barlume d’affetto, sono destinati all’abbrutimento per fare la fortuna di un ignobile pugno di parassiti. Tutto il vostro sistema di produzione è un insulto alla vita, e un crimine contro l’umanità. […] Il nemico è qui. Dentro le frontiere segnate dal capriccio e dalla bramosia di profitto dei governi. L’umanità che soffre e lavora, quella è la nostra patria. Il nemico è l’oligarchia ladra che si ingozza sul nostro sudore. Non ci ingannate più. Voi ci avete spediti al di là del mare contro popoli che chiedevano soltanto di mantenere inviolato il proprio focolare. In nome della nostra civiltà ci avete incitato allo stupro, al saccheggio, alla strage, per sete di conquista. E dopo tanto orrore e ferocia, avete la sfrontatezza di giudicare i disgraziati che vedendosi negato il diritto a una dignitosa esistenza, hanno avuto almeno il coraggio di andarsi a prendere il necessario là dove abbonda il superfluo? Ecco perché mi trovo qui: per avere gridato forte e chiaro che […] la proprietà, se non nasce dal lavoro, se non germoglia dal risparmio, dall’abnegazione, dall’onesto vivere, è un furto. Voi avete fatto della proprietà un’istituzione egoista e una pratica selvaggia a cui tributate venerazione, mentre i miserabili devono a essa i dolori, l’odio e le maledizioni. Io non tendo la mano a chiedere l’elemosina. Io pretendo che mi sia riconosciuto il diritto a riprendermi ciò che mi è stato tolto da una congrega di accaparratori, ladri e corrotti. Non mi ingannate più.” Clément Duval, discorso pronunciato durante il processo che nel 1887 lo avrebbe condannato alla pena capitale (poi convertita in deportazione). (da Low Living High Thinking - maggio 2015) TERRA NUOVA FESTIVAL, CONTO ALLA ROVESCIA: PROTAGONISTA LA SOSTENIBILITÀ. Il 6 e 7 giugno al Parco della Versiliana (Marina di Pietrasanta, Lucca) torna il Terra Nuova Festival, due giorni di incontri, spettacoli e laboratori per raccontare e vivere le buone pratiche e la sostenibilità: terra bene comune, sovranità alimentare, infanzia e salute, alimentazione terapeutica, un programma ricchissimo vi aspetta. Siete tutti invitati. È partito il conto alla rovescia per la seconda edizione del Terra Nuova Festival, due giorni di incontri, spettacoli, laboratori e workshop dedicati alle pratiche sostenibili, alla terra come bene comune, alla salute naturale, all’infanzia e alla ricerca della felicità. Due giorni durante i quali potrete conoscere il mondo Terra Nuova, lo staff della rivista e della casa editrice, fare comunità intorno ai valori comuni della condivisione e della decrescita. Siamo al parco della Versiliana, Marina di Pietrasanta. (QUI vi indichiamo come arrivare). L’anteprima sulla spiaggia Si inizia con la suggestiva anteprima sulla spiaggia al bagno Pietrasanta, la sera del 5 giugno: cena biovegetariana alle 20, poi alle 21.30 proiezione del film “Un altro mondo” e incontro con il regista Thomas Torelli. Sabato – Terra, cibo e decrescita Sabato si entra nel vivo fin dal mattino con la tavola rotonda “Terra bene comune” e la proiezione del film “Educazione affettiva” che prevede l’incontro con i registi e i protagonisti della comunità educante Scuola-Città Pestalozzi. Nel pomeriggio l’incontro con alcuni dei Comuni italiani virtuosi, i cui rappresentanti racconteranno l’Italia che funziona, quella lungimirante che magari non fa notizia ma agisce in positivo. Poi focus sulla sovranità alimentare e sul valore del cibo anche come terapia e prevenzione, la mobilità su due ruote come riscatto del territorio e la sera proiezione del film “Unlearning”, la storia di una famiglia che il cambiamento lo ha scelto e praticato. Infine, l’appuntamento musicale con la bravissima Ginevra Di Marco in concerto. Domenica – Infanzia, democrazia e special guest Franco Berrino Ad accogliere gli ospiti la mattina la tavola rotonda “Nascere e crescere”, un nuovo paradigma per l’infanzia, che avrà il suo naturale seguito il pomeriggio con il cerchio di condivisione “Accanto alla madre” e il workshop sul nutrimento del bambino. Protagonista della giornata l’epidemiologo milanese Franco Berrino che presenterà il suo libro “Il cibo dell’uomo” e farà il punto sulle potenzialità terapeutiche dell’alimentazione. Alla ricerca della felicità, poi, con la tavola rotonda sull’evoluzione e rivoluzione interiore e con il racconto dell’esperienza di decrescita dell’ex manager Andrea Strozzi che ha scelto di agire fuori dal sistema. Lo sportello per l’energia… dal basso Allo stand di Retenergie ed È nostra sarà attivo lo SPORTELLO ENERGIA PER LE FAMIGLIE: i visitatori potranno ricevere una consulenza gratuita su soluzioni ad alta efficienza, tecnologie rinnovabili e buone pratiche per capire come ridurre i consumi di casa. È nostra è una cooperativa che si fonda sulla partecipazione attiva delle comunità e privilegia l’acquisto da impianti rinnovabili con una produzione di energia dal basso. Laboratori per i più piccoli Il circo senza animali, la pittura zen, la semina con le palline d’argilla, la scoperta dei germogli, l’improvvisazione musicale e la costruzione dei giocattoli assorbiranno i bambini nel corso delle due giornate. QUI le convenzioni per trascorrere un week end in Versilia Avete bisogno di un passaggio per raggiungerci? QUI come fare Informazioni sul programma: [email protected] (da VeganOK Network News di Promiseland - maggio 2015) A MILANO NASCONO I PICCOLI AGRICOLTORI BIO Stivali ai piedi, vanghe e badili, zappe e rastrelli nelle mani, sorriso sulle labbra e tanto entusiasmo: ecco la fotografia di numerosi piccoli agricoltori bio, studenti della scuola primaria secondaria, ma anche piccini della scuola dell'infanzia, di alcuni istituti di Milano che hanno aderito al progetto Bio Orti nelle Scuole. Obiettivo: dare vita all'interno della scuola a un orto tutto bio, a partire dalla preparazione del terreno per arrivare alla raccolta dei frutti. Una iniziativa promossa da NaturaSì che ha fornito gli esperti e ha coperto le spese per il materiale vivaistico e didattico in collaborazione con Marcopolo Environmental Group che ha fornito l’humus bio per la messa in opera degli orti. Un progetto che ha sino ad ora coinvolto circa 700 bambini e ragazzi, dell'Istituto Comprensivo Pareto (Scuola Secondaria di Via Sapri 50 e Scuola secondaria di Via Gallarate 15), dell'Istituto Comprensivo Calasanzio (Scuola Secondaria Paolo Negri di Piazza Axum e Scuola Primaria di Via Don Gnocchi 25) e della Casa dei Bambini Montessori Onlus (Scuola dell’Infanzia e Scuola dell'Infanzia di via Arosio 3). Dopo alcuni incontri in aula per scoprire cosa significa coltivare con il metodo biologico e biodinamico - che escludono l'impiego di pesticidi chimici di sintesi e impiegano la rotazione delle colture e la tecnica del sovescio – quale sia l'importanza della fertilità della terra per coltivare e produrre cibo e quanto sia fondamentale il contributo che l'agricoltura bio offre per la tutela dell'ambiente e della biodiversità e dunque per il futuro del pianeta, gli studenti, assieme ai loro insegnanti, hanno avuto l'opportunità di lasciare i banchi e di dedicarsi a un'attività semplice ma simbolica e importante, mettere le mani nella terra per dare vita al Bio Orto. Affiancati da un agronomo i piccoli agricoltori hanno osservato come viene organizzato un terreno per impostare un ciclo pluriennale di rotazioni colturali, hanno sperimentato la possibilità di migliorarne le caratteristiche mediante l’apporto di compost biologico e stallatico e hanno iniziato a creare il cumulo del compost per il loro Bio Orto. Ma non solo: hanno scoperto come dissodare un terreno e come prepararlo con le lavorazioni di affinamento alla semina e ai trapianti di tante specie di ortaggi, erbe aromatiche e piante officinali. Al termine della giornata trascorsa a contatto con la terra e all'aria aperta gli studenti, stanchi ma contenti, hanno dimostrato di aver apprezzato l'iniziativa: “Nell’orto si fanno quasi tutte le materie! Da storia a geografia, da matematica a geometria, scienze e biologia e tanta, tanta attività fisica”, ha sottolineato uno di loro. Gli studenti saranno affiancati da genitori e nonni per curare il loro Bio Orto; un’occasione unica per conoscere sempre più l'importanza della terra e della sua fertilità e per donare con proprio lavoro cibo che rappresenta nutrimento ai più piccoli. Il progetto Bio Orto porterà gli studenti e le loro famiglie a visitare una delle aziende agricole biodinamiche più importanti alle porte di Milano, Azienda Agricola Cascine Orsine: 650 ettari a Bereguardo (PV), nel Parco del Ticino: un vero e proprio organismo vivente dove ancora cantano le rane. (Per informazioni: www.naturasi.it) (dal Bollettino Bio di Greenplanet - giugno 2015) EDUCARE ALLA VIOLENZA Perché stupirci alle manifestazioni di violenza, apparentemente gratuita e immotivata, che ormai con regolarità esplode attorno agli stadi o in manifestazioni politiche in teoria pacifiste, ma dai forti connotati contestativi del potere dominante il pianeta globale? Avvenimenti attrattivi per una moltitudine di individui caricati come molle di soldatini di latta, pronti a scaricare la loro quota di violenza, per poi tornarsene a casa tranquilli, a ricaricarsi e che potrebbero essere definiti anche utili idioti. Ovviamente tali individui sono da distinguere dai professionisti della violenza tali “Black Bloc” forse di matrice anarchica, ma molto probabilmente, veri e propri professionisti prezzolati, con intenti inconfessabili, ma piuttosto evidenti: annullare il valore etico della contestazione, far vincere il potere e l’economia dominante. Declinare la violenza umana potrebbe avere una ricaduta educativa per chi lotta per una società non violenta, ma al contempo essere un breviario per anarchici e naziskin, quindi meglio non farlo. Definire comunque la società consumista e pacioccona come non violenta, è uno degli inganni più roventi che possiamo fare alla comprensione del mondo contemporaneo. Per soddisfare le esigenze consumistiche di meno di un terzo dell’umanità dobbiamo sottrarre beni indispensabili al restante mondo, esercitando una tale manifestazione di potenza, forza e aggressività, da far impallidire ogni altra forma di violenza. Noi o meglio, le nostre Banche o “gruppi finanziari”, siamo in grado di sterminare intere popolazioni per fame, sottraendo loro il cibo, in sostituzione del denaro che non hanno e di cui si sono indebitati acquistando tecnologia militare. Il processo guerra, indebitamento, pagamento con i cereali, procede da decenni ed ora che entrano nel gioco al massacro anche nuove superpotenze come la Cina, ci svela il mistero del falso benessere a cui abbiamo creduto e continuiamo a credere. La cultura liberista occidentale, quella che crede nell’uomo economico, che può tutto ciò che la sua ricchezza gli permette, pensa di poter essere democratica e pacifica, purché ci sia crescita economica continua. E’ evidente che ha raggiunto e superato il culmine della crescita possibile ed ora inevitabilmente deve riconoscere l’impoverimento, a cui non sa aderire e quindi fugge verso iperboli violente. Ad esempio, liberare il denaro da ogni limite (un tempo ogni reame non poteva stampare più denaro delle riserve in oro) oggi si emette un debito; per ripagarlo in natura dovremmo eliminare bisogni fondamentali come i paesi del terzo e quarto mondo: perché loro sì e noi no? Noi siamo più forti, più potenti, abbiamo una riserva di violenza più alta, ma soprattutto ci illudiamo di poter colpire senza essere colpiti. Una massiccia propaganda stolta che illude e convince di poter essere assassini senza colpa, stupratori di fanciulli per il loro bene, massacratori di ogni cultura e visione del mondo perché la nostra è l’unica vera. E’ veramente inaudito che ci sia un killer fanatico, via di testa, idiota, che la pensa diversamente e colpisca qualche simbolo della nostra potenza, così inutilmente. Spesso sono allievi di palestre tutti muscoli e poco cervello, che allenati a manifestare forza violenta, non conoscono la “non violenza” l’arte di trattenere la forza, insegnata in tutt’altra palestra. (Editoriale di Filippo Zaccaria in Biolcalenda de La Biolca - giugno 2015) SE KEYNES FOSSE VISSUTO OGGI SAREBBE UN AMBIENTALISTA? RIFLESSIONI AMBIENTALI SEMISERIE IN VIAGGIO TRA CAMBRIDGE E LONDRA, SULLE ORME DEL GRANDE ECONOMISTA Nella vita può capitare di imbattersi continuamente sul proprio cammino in personaggi famosi del passato che finiscono per diventare delle guide, a volte ingombranti, a volte silenziose, ma in qualche modo sempre presenti sullo sfondo delle nostre giornate. È quello che mi sta succedendo in questi giorni di visiting a Cambridge. Ovunque mi giri vedo Keynes, e non si tratta di allucinazioni. All’ingresso della Common Room del King’s College campeggia il suo ritratto (uno di quelli che gli assomiglia maggiormente, mi assicura uno dei fellows storici del college ora in pensione, mentre critica scuotendo la testa i giovani economisti di oggi, incapaci anche di discutere di un qualsiasi tema di economia che esuli un minimo dal loro campo d’interesse). Vado a Grantchester, pochi chilometri fuori città, nella residenza di Rupert Brooke dove s’incontrava il gruppo di Bloomsbury e dappertutto ci sono foto, aneddoti e ricordi della vita di Keynes con gli altri membri del gruppo. Uno di questi narra di un precipitoso viaggio in moto di Keynes, da Cambridge a Londra, per intervenire alla Banca d’Inghilterra e fronteggiare un’improvvisa crisi sui mercati finanziari. Pochi giorni dopo, quasi seguendo le sue orme, mi trasferisco a Londra col mio collega Massimiliano Montini per una riunione del nostro gruppo di ricerca R4S allo University College London, e ovviamente m’imbatto nella casa al numero 46 di Gordon Square dove Keynes visse gli ultimi 30 anni della sua vita (e dove prima di lui aveva vissuto Virginia Woolf). Naturalmente, data la fama di Keynes, non è sorprendente che qua mi imbatta in lui di continuo. D’altronde il personaggio in questione non è uno che sia passato inosservato. Pochi economisti hanno influenzato la storia dell’economia e del pensiero economico quanto lui. Tutt’oggi il mondo accademico sembra dividersi tra il pensiero “mainstream” neoclassico e quello keynesiano, in una delle sue tante forme in cui i seguaci hanno ritenuto di declinarlo (neokeynesiani, postkeynesiani… forse anche in qualche caso pseudokeynesiani visto quanto talora è citato a sproposito). L’eredità di Keynes tocca tutti gli aspetti dell’economia moderna, ma ovviamente il buon John Maynard non si è mai occupato di ambiente, dato che al tempo il problema ecologico non si poneva proprio. Eppure c’è un pensiero fisso che mi martella il cervello mentre attraverso i prati del King’s College (o meglio non li attraverso, dato che il privilegio di calpestarne l’erba è riservato ai fellows): ma se Keynes fosse vissuto oggi sarebbe un ambientalista? Cosa penserebbe dell’economia ambientale? Da un lato una delle sue affermazioni più famose (“nel lungo periodo saremo tutti morti”) fa pensare che le nozioni di sostenibilità, con la loro dimensione intergenerazionale, sarebbero state distanti dai suoi interessi. Ma dall’altro lato l’amicizia e la stima reciproca che hanno legato per tutta la vita Keynes e Pigou, i due maggiori allievi di Marshall al King’s College, pur con le loro differenze d’opinioni e mantenendo ciascuno le proprie idee in campo economico, mi portano a pensare che Keynes non sarebbe stato estraneo alla necessità di internalizzare le esternalità proclamata da Pigou, e oggi assurta a faro guida delle politiche ambientali. E poi c’è l’aspetto umano, quello che da sempre mi affascina maggiormente scoprire dietro la facciata del grande pensatore. Nei suoi scritti privati Keynes celebra spesso Grantchester come un buen retiro dove ritemprare il corpo e la mente, un’oasi di pace immersa nella natura e nel verde della campagna inglese. Sembra insomma esserci in lui una componente sensibile all’ambiente e pronta a riconoscere quello che oggi chiameremmo il valore economico dei servizi offerti dalla natura (espressione che, lo ammetto, fa perdere tutta la poesia, ma che rende l’idea dell’importanza spesso sottovalutata delle risorse naturali per il loro impatto su tanti aspetti economici rilevanti: salute, benessere, produttività, turismo, ecc). E allora azzardo un’ipotesi: data la sua passione per gli investimenti ed evidentemente anche per la bellezza della natura circostante, se fosse nato oggi Keynes avrebbe probabilmente investito nelle tecnologie rinnovabili. Forse comprendendo, data la sua lungimiranza negli affari, che investire oggi nelle rinnovabili è l’unico modo per evitare di avverare con largo anticipo la sua proverbiale affermazione: “nel lungo periodo saremo tutti morti”. (scritto da Simone Borghesi in greenreport.it - giugno 2015) L’INQUINAMENTO UCCIDE 34 MILA ITALIANI ALL'ANNO: 10 MESI DI VITA IN MENO OLTRE 34.500 italiani ogni anno muoiono 'avvelenati' dall'inquinamento atmosferico: è come se 'scomparisse' improvvisamente un'intera città delle dimensioni di Aosta. 'Veleni' dell'aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Sono questi i poco incoraggianti dati, presentati oggi, dell'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico nel nostro Paese, secondo il progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto dell'Inquinamento atmosferico sull'Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri. L'inquinamento atmosferico è dunque responsabile di circa 35mila decessi solo per il particolato fine (PM2.5). Questo significa che l'inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi: 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l'anno. La nuova mappa dell'inquinamento è ottenuta applicando sofisticati modelli previsionali delle concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale. Emerge così che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge, ma anche che vi sono considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio. Come atteso, l'inquinamento colpisce maggiormente il Nord (per il 65% del totale), in generale le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali. Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l'esposizione al particolato. Questi scenari, afferma il Rapporto, mostrano come l'effettivo rispetto dei limiti previsti dalla normativa, e soprattutto l'ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli inquinanti, avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull'economia: seguendo le statistiche dell'OMS, infatti, 10.000 decessi evitati all'anno corrispondono a circa 30 mld di euro. Il Rapporto mette anche a fuoco come è cambiata la natura dell'inquinamento atmosferico negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e negli scarichi dei veicoli diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure preventive. Inoltre, il progetto ha mostrato come la riduzione significativa delle emissioni avvenuta negli ultimi anni non si sia sempre tradotta in un abbassamento delle esposizioni, soprattutto in quelle aree (come la Pianura Padana) caratterizzate da condizioni fisiche e meteorologiche difficili. Per questo, si legge, "vanno proseguiti gli sforzi a favore di una mobilità sostenibile (pedonalità, ciclabilità, trasporto ecologico), con una particolare attenzione ai veicoli diesel, responsabili per il 91% delle emissioni di biossido di azoto e di una quota importante di particolato. Anche le emissioni del comparto agricolo (ammoniaca) vanno monitorate e contrastate". Dati allarmanti, quelli presentati dal Ministero, che arrivano a pochi giorni di distanza dalla risoluzione adottata dalla 68/ma Assemblea Mondiale della Sanità, in cui si pone l'accento sugli impatti negativi dell'inquinamento sulla salute e si invitano i governi a intraprendere misure immediate e urgenti. (da Repubblica.it - giugno 2015) • all'attenzione del Sindaco di Ponzano (TV), Monia Bianchin o ai Sindaci in indirizzo ai Cittadini ed agli Organi di informazione Agli organi di informazione, chiediamo, cortesemente, di trovare un piccolo spazio tra le importanti notizie elettorali, per far conoscere ai loro lettori questa iniziativa del Sindaco di Ponzano Veneto, potrebbe interessare anche ad altre Istituzioni. La situazione si ripete, diventa un appuntamento annuale per il Sindaco di Ponzano, Monia Bianchin: già nel maggio 2014 aveva lasciato crescere l'erba così alta, tanto da dover pubblicamente dichiarare di essere obbligata ad usare gli erbicidi chimici, non potendo intervenire con altri mezzi. Esattamente come quest'anno a maggio 2015, dove autorizza SE STESSA, auto concedendosi la deroga alle leggi nazionali, per usare gli erbicidi chimici, causa erba troppo alta. Ammiriamo la sua precisione e puntualità, ma sarebbe più opportuno che le orientasse alla tutela della salute e dell'ambiente! A maggio 2016 cosa proporrà ai suoi concittadini! Attuali alternative agli erbicidi chimici in "Ambiente urbano": • pirodiserbo, attuato dal comune di Sernaglia della Battaglia (TV); • "sfalcio meccanico secondo programma" proposto dal "Consorzio Conegliano Valdobbiadene - Prosecco DOCG" nei vigneti; • "sfalcio meccanico normale" attuato in molti altri comuni, senza necessità di infrangere o derogare le leggi nazionali; • Se il Sindaco di Ponzano ne scoprisse altre, è vivamente pregato di informare tutti gli altri sindaci e lo scrivente. Cambiare le leggi quando non sono in sintonia con gli interessi locali, creerebbe una confusione pazzesca. Se altri sindaci lo facessero, ci ritroveremmo a vivere nell'Italia dei Comuni, si, ma un'ITALIA MEDIEVALE!!! in allegato: • l'ordinanza del Sindaco di Ponzano, che contestiamo; • l'email inviata proprio al Sindaco Monia Bianchin, il 28/05/2014, nella quale elencavamo tutti i problemi degli erbicidi usati nel comune; • il CS_07-2015, nel quale si riportano i dati ISPRA sul ritrovamento degli erbicidi nelle falde acquifere, dove il glyphosate è il più presente ed è stato dichiarato cancerogeno dallo IARC (agenzia internazionale ricerca sul cancro) e dall'OMS; • il CS_11-2015, nel quale facciamo presente i problemi creati dalla sua ordinanza n.4 del 15/05/2015. invitiamo i cittadini di Ponzano a vigilare e denunciare alla Polizia Locale la presenza di erbicidi nell'ambiente urbano, la legge li vieta, il SINDACO deve adeguarsi alle leggi nazionali, deve intervenire, istruire e sanzionare chi sparge e chi autorizza lo spargimento di erbicidi chimici vietati dalle leggi nazionali. ORGANIZZAZIONE AGGREGATA WWF - TERRE del PIAVE TV-BL Gruppo AltaMarca … e questo è tutto…. • Fame nel mondo: dimezzata in 72 paesi su 129 • • • • • • • • • da Greenme.it – giugno 2015 A Expo è "illegale" scrivere sulle etichette alimentari "Senza da Repubblica.it – giugno 2015 olio di palma" "Avevo tutto ma non ero felice. Una casa in montagna ci ha cambiato la vita…" Senza petrolio si può, ma l’informazione deve essere indipendente «Beni comuni, si torna indietro. Ci si fa beffe della volontà dei cittadini» da Il Cambiamento – giugno 2015 Italia Sveglia! Il messaggio per Renzi ed Expo parte dalle mense scolastiche I cittadini vincono le elezioni: da Rivalta un esempio per la politica italiana da Italia che Cambia – giugno 2015 Tagli a bus e tram: i primi risultati della fusione W il nuovo viale, chè dalle piccole cose nascono le grandi cose Nuova Orte Mestre ferma al palo da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova– giugno 2015 B a !!!! urra ettttu a lle na on uo Bu