Quarta riunione del tavolo tematico: IL CENTRO STORICO, LUOGO

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Quarta riunione del tavolo tematico: IL CENTRO STORICO, LUOGO
Quarta riunione del tavolo tematico: IL CENTRO STORICO, LUOGO DEL
CENTRO COMMERCIALE NATURALE
Quadro Strategico di Valorizzazione del centro storico – QSV Lunedì 12 Luglio 2010 - ore 21:00 - Presso la Sala Consiliare
Obiettivi
L‟amministrazione comunale ribadisce come il percorso avviato con il QSV sia fondamentale per il
futuro sviluppo e la crescita economica e sociale del nostro territorio e come sia importante, perciò,
che a questo processo partecipi ogni cittadino con le proprie aspettative, idee e progetti. Di seguito
sono riportati punti guida sui temi di discussione:
- verificare i contenuti del programma preliminare,
- raccogliere, al fine di procedere a una sua classificazione e verifica, la progettualità locale sul tema
specifico del tavolo,
- identificare azioni e progetti da inserire nel Q.S.V. (Banca Progetti).
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Interventi
Introduzione dell’assessore Palini Franco (00.00)
Grazie per essere intervenuti a questo 4° tavolo tematico avente per oggetto il centro storico luogo del “Centro commerciale
naturale”. Sarò breve e poi lascerò la parola al city manager Ing. Rubeo che farà una breve sintesi del lavoro fin qui svolto e del
proseguo dei lavori nei prossimi mesi. Tutto questo concetto relativo alla definizione del Quadro strategico di Valorizzazione del
centro storico, è finalizzato a dare attuazione alle previsioni, alle indicazioni significative della L.R.12/2008 “Norme per i centri
storici” approvata dalla Regione nel 2008, nella quale il Comune di Bevagna è uno dei pochi comuni che ha avuto la possibilità ed
anche il pregio di essere riconosciuto quale Comune che abbia i requisiti per essere sostenuto attraverso dei contributi, seppur
modesti ma significativi, per la realizzazione dello strumento operativo della L.R. e quindi per la definizione del Quadro Strategico.
Siamo ora nella fase iniziale della elaborazione del Q.S.V. avendo superato positivamente la fase preliminare, riconosciuta
meritevole di finanziamento progettuale da parte della Regione . Questo 4°tavolo tematico che ha sofferto delle vicissitudini del
mese di giugno in quanto condizionato dal nostro impegno locale per l‟organizzazione della manifestazione Mercato delle Gaite e
poi anche dai Mondiali di calcio e quindi abbiamo dovuto rinviare più di una volta l‟incontro per evitare che la data andasse ad
incidere con una qualche partita di calcio significativa. Questa serata e forse più significativa delle altre non per il tema in
discussione, quanto per le presenze; da un lato notiamo una scarsa presenza degli operatori del commercio e questo può essere
comprensibile perché legato al periodo delle ferie, dall‟altra però abbiamo presenze significative non riscontrate negli altri tavoli
tematici sia per quanto riguarda i rappresentanti autorevoli dell‟associazione Mercato delle Gaite ed i loro insigni professori e
collaboratori nonché anche alcuni amici di Foligno tra i quali il Dr. Mantucci, nonché il Dr. Giuliano Granocchia assessore
provinciale alle politiche del lavoro ed alla formazione professionale il quale interverrà portando anche il suo contributo
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professionale per quanto riguarda un progetto costruito a livello provinciale in collaborazione con la Confcommercio provinciale
sulla creazione di opportunità di formazione per gli operatori del commercio. Abbiamo inoltre la presenza del presidente della
Confcommercio di Foligno Aldo Amoni, del Podestà dell‟associazione Mercato delle Gaite Avv. Giovanni Picuti di recente nomina,
e di due suoi illustri collaboratori quali la professoressa Sabina Addamiano e il professore Carlo Cambi. Da questi illustri ospiti noi
ci attendiamo dei contributi di idee durante la discussione, data la specificità della serata e considerato che abbiamo poco tempo a
disposizione non dovranno essere degli interventi molto lunghi, ma comunque ci aspettiamo dei contributi significati dato che
questo tavolo tematico si tiene subito dopo la conclusione della manifestazione Mercato delle Gaite 2010 la quale sicuramente
quest‟anno si è caratterizzata per una sua organizzazione brillante ed innovativa fin dalla serata inaugurale ma soprattutto, malgrado
le avverse condizioni climatiche la manifestazione si è conclusa riportando risultati estremamente significativi sia per la qualità
organizzativa sia per la presenza e testimonianza turistica che c‟è stata. Quindi è importante che da questo tavolo tematico vengano
contributi e suggerimenti, da parte del podestà, dei suoi collaboratori, dei consoli e anche le valutazioni e le analisi critiche degli
operatori del commercio e delle forze sociali in generale per capire come la manifestazione Mercato delle Gaite debba diventare
sempre di più un‟operazione strategica per la valorizzazione culturale, economica e sociale di questo territorio la quale possa
diventare il punto di riferimento di un sistema di eventi di questo territorio che possano dare sempre più concretezza e vitalità a
questa definizione che noi vogliamo dare del centro storico di Bevagna come luogo di Centro commerciale naturale, ma non perché
ci siamo inventati qualche cosa ma perché già nella realtà di oggi noi individuiamo, a differenza di tanti altri centri storici dei nostri
dintorni, che il centro storico di Bevagna si sia caratterizzato nel tempo sempre di più come un centro anche di vitalità commerciale.
Perché in un centro storico come il nostro avere oggi la presenza in termini di residenzialità del 20% della popolazione di questo
territorio è un fatto estremamente significativo ed è un fatto che stimola ed incoraggia anche il piccolo operatore del commercio non
solo a restare ma anche a costruirsi un percorso di crescita economica sempre più significativo. Concludo il mio intervento di
presentazione, ringraziando di nuovo tutti i presenti, augurando che anche questa sera gli operatori del commercio presenti portino il
loro contributo anche in relazione ad alcune criticità che noi abbiamo acquisito attraverso i loro colloqui che la ns. dr.ssa
Agamennoni Loredana, stasera assente per ferie, nei suoi contatti con gli operatori del commercio ha acquisito valutazioni,
osservazioni critiche e quindi vorremmo che chi le ha manifestate le possa esporre in questa sede. Do la parola all‟Ing. Francesco
Rubeo city manager del Q.S.V., dopo di che pensiamo di dare la parola all‟assessore Giuliano Granocchia che porterà questo suo
contributo di esperienze personali sui Centri commerciali naturali ed apriremo poi il confronto con i presenti e man mano potremo
scambiarci anche attraverso una forma di botta e risposta tra alcuni soggetti interessati quali il podestà, i professori suoi
collaboratori, e il Presidente della Confcommercio che dovrà anche riferirci sui risultati raggiunti con il progetto Re. Sta. al quale
anche gli operatori del commercio del Comune di Bevagna hanno aderito e quindi anche questo sta a dimostrare che la situazione di
Bevagna sta evolvendo positivamente per cui le presenze di questa sera ci incoraggiano ad andare avanti.
Ing. Francesco Rubeo (10.20)
Spero si senta bene: siamo obbligati ad utilizzare questo microfono perché le attività noi le registriamo in maniera da poter fermare
le idee che escono dal dibattito e quant‟altro e poi utilizzarle per la predisposizione di quello che è la fase di avanzamento successiva
del lavoro. Per riepilogare, il Q.S.V. ha la finalità di creare una visione identitaria di questo centro urbano che sia indirizzata
prioritariamente a creare logiche di sviluppo economico, sociale e di valorizzazione del tessuto storico della città. Il lavoro che si fa
è un percorso che deve essere necessariamente partecipativo e partecipato dove cittadini, forze economiche, forze imprenditoriali si
confrontano per cercare una strada che da un lato sia fatta di idee e progetti e da un lato di organizzazione della gestione futura per
perseguire un percorso all‟interno del quale si identifichino quelli che sono gli obiettivi di sviluppo del centro storico. Per far questo
l‟attività si svolge con una serie di tavoli tematici più o meno settoriali anche se questi tavoli ovviamente hanno ricadute uno
sull‟altro, che hanno l‟obiettivo in una prima fase di tirar fuori a chi viene idee, proposte, elementi ed anche critiche per cercare di
costruire il sistema degli obiettivi e dei progetti. Siamo al 4° tavolo tematico; gli altri tre, uno era dedicato alla residenzialità e
qualità urbana, un altro al lavoro ed alle relazioni, il terzo alla cultura ed al tempo libero e quest‟ultimo al centro storico come centro
commerciale naturale. Questo insieme di idee e di proposte che usciranno da questo lavoro costituiranno un primo documento che
metteremo a disposizione di tutti quanti per aprire un nuovo confronto questa volta sulla base di quelle che sono state le proposte di
tutti quanti in maniera tale che in una forma trasparente, aperta ed il più possibile partecipata si possa fare il passo avanti successivo
per fare una selezione sia in termini di idee che magari ci convincono un po‟ meno, sia in termini di priorità, quindi individuare
qual‟ è il quadro più importante e delle azioni più urgenti da mettere in campo per far crescere questa visione. La visione quindi è un
qualcosa che identifica dove questa comunità vuole andare, con quale forze ci vuole andare, e con quali progetti intende attuare
questa visione. Il tema del centro storico come centro commerciale naturale è un tema naturalmente per questo centro storico
fondamentale come lo sta diventando per molti altri. L‟altra volta con il presidente di un‟associazioni di categoria che ha promosso
questa importantissima azione che è il progetto Re. Sta. si è detto che questo tema dei centri commerciali naturali nei centri storici
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sta coinvolgendo molte amministrazioni; a Bevagna abbiamo il vantaggio di partire un passetto avanti rispetto agli altri, primo
perché c‟è una comunità molto determinata a salvaguardare il proprio centro storico, molto attenta al proprio centro storico, e
secondo perché una serie di iniziative a partire dal Mercato delle Gaite, ma le tante altre che si avvicendano all‟interno di questo
centro storico hanno tutte l‟obiettivo di mantenere la centralità della vita sociale di questo Comune. Allora lo sforzo che vi
chiediamo oggi è quello di proporre il più possibile idee, di proporre il più possibile quello che noi riteniamo necessario affinché
questo luogo possa effettivamente diventare un centro commerciale naturale; cosa manca, che cosa vogliamo perché questo
avvenga, di che cosa abbiamo bisogno, a prescindere da alcuni elementi critici che sono usciti e si sono anche ripetuti in alcuni casi
e che è importante stigmatizzare, però veramente quello che ci interessa è la proposta. Quello di cui, persone che si dedicano ad
un‟attività complessa e faticosa in un centro storico come quella del commercio, ritengano che siano necessari per poter migliorare,
per poter sviluppare la propria attività, per poter portare un benessere diffuso al centro storico. Ripeto la mia funzione è una
funzione notarile, io non sono qui per proporvi una soluzione precotta che ho preso da qualche altra parte, sono qui per cercare di
mettere insieme la soluzione che è quella di Bevagna, quella che Bevagna ha deciso di costruire per se stessa dove da un lato ci sarà
il grande volume delle idee, dei progetti e delle sue priorità, ma questo volume non avrà alcun senso se a fianco a questo processo
parallelamente l‟insieme delle persone che avranno la volontà di guidare questo processo non costituiranno un soggetto che sia in
grado di rappresentarle da un lato e di promuovere il territorio ed i progetti in una forma di continuo dialogo con l‟amministrazione
ma con un ruolo prevalentemente di tipo imprenditoriale, quindi con un ruolo che non sarà alternativo ed oppositivo ma sarà di tipo
diverso sarà un ruolo che ha la funzione di sviluppare imprenditorialmente la promozione di questo territorio delle sue idee, della
sua voglia di mettersi sul mercato in una certa forma, della sua selettività, voi non volete prendere tutto – com‟è attualmente il
centro storico di Bevagna ne è la dimostrazione - voi volete selezionare giustamente alcune cose che ritenete che sono buone per
questo centro storico e ne volete tenere fuori altre . Questo deve continuare ma deve continuare con una logica di progettualità e non
con una logica del momento, del contingente, dell‟intuizione dell‟amministrazione. Il documento che sarà il Q.S.V. costituirà un
vero e proprio patto, un accordo della comunità locale che formalmente verrà sottoscritto da tutti quanti a segnare il fatto che tutti
quanti aderiamo ad un progetto di sviluppo locale. Lascio la parola all‟assessore che ci porterà questa esperienza che sicuramente è
pertinente. E‟ veramente importante per suggestionarci su quello che ci serve e quindi tirare fuori altre idee per sviluppare il centro
commerciale naturale; a questo si associa l‟iniziativa Re. Sta. ed a questa si assoceranno tutte le altre idee che voi vorrete mettere e
condividere con tutti quanti. Grazie.
Assessore provinciale Giuliano Granocchia.(19.06)
Grazie all‟amministrazione comunale di Bevagna che ancora una volta si dimostra sensibile ad un tema che io reputo molto
importante rispetto alla vivibilità delle nostre città, alla qualità della vita dei nostri territori. Accogliendo anche una sollecitazione
dell‟Ing. Rubeo, non so se riuscirò a creare suggestioni con il mio intervento, però proverò ad illustrarvi quello che come
amministrazione provinciale abbiamo raccolto dopo le sollecitazioni arrivateci da una importante associazione di commercianti, lo
ricordava l‟assessore Palini, appunto la Confcommercio. E questo proficuo rapporto, naturalmente che si trattasse di
quell‟associazione è un caso perché noi collaboriamo con tutte la associazioni che rappresentano gli operatori commerciali così
come gli operatori artigianali e l‟imprenditoria in generale del nostro territorio nella programmazione delle nostre risorse, però ci
siamo incontrati su un aspetto che è appunto l‟oggetto di questa sera e cioè come operare insieme utilizzando anche le risorse della
formazione professionale, delle politiche attive del lavoro per dare un contributo alle amministrazioni comunali e agli operatori
commerciali dentro il percorso di rivitalizzazione appunto dei nostri centri storici. Innanzi tutto mi sembra di aver colto un dato
particolarmente importante che può anche essere visto come una specificità della vostra comunità e cioè quando Franco ha ricordato
che in questo centro storico oggi ancora vive il 20% dell‟intera popolazione residente nel Comune di Bevagna. Noi quando abbiamo
affrontato le questioni del piccolo commercio nei comuni appunto che hanno fatto parte di questo primo esperimento abbiamo avuto
a che fare con centri commerciali che oramai da molti anni subivano processi di svuotamento anche della residenzialità e molto
spesso quella poca residenzialità che quei centri storici hanno è anche una residenzialità povera che ha subito processi di
impoverimento e chi ha scelto di vivere nei centri storici perché magari gli affitti costavano meno e quindi questa è una
problematica naturalmente molto complessa da gestire rispetto alla quale appunto il tema del commercio deve cercare di dare una
risposta. Noi siamo partiti dalla consapevolezza istituzionale che è necessario supportare non solamente nella parte infrastrutturale
deve ci sono strumenti di programmazione della Regione dell‟Umbria ai quali questa amministrazione comunale ha partecipato per
operare una svolta ed una controtendenza su questo importante tema. Ma abbiamo detto servono anche le risorse della formazione
professionale da proporre agli operatori del settore ma in una forma nuova rispetto alla mera formazione professionale sulla quale in
questi anni molte cose sono state fatte ed abbiamo condiviso l‟idea che era necessario supportare gli operatori con azioni anche di
consulenza rispetto appunto ad un lavoro molto complesso che nella nostra idea iniziale e che fortunatamente si sta sviluppando in
maniera molto proficua e positiva nei comuni che hanno partecipato, dovrà portare alla realizzazione del cosi detto Centro
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commerciale naturale. Una dizione molto bella, suggestiva ma, dobbiamo dirlo, anche di difficile realizzazione per le specificità che
ogni centro commerciale ha, per le specificità che il piccolo commercio naturalmente rappresenta, dove molto spesso anche le
difficoltà di relazioni tra i tanti commercianti che vivono all‟interno di un centro storico rappresentano un elemento, un nodo molto
difficile da aggredire per arrivare alla realizzazione di un‟unità di intenti ed una strategia comune che metta insieme tante piccole
realtà che sempre più difficilmente riescono invece a reggere la concorrenza dei grandi agglomerati commerciali. Bevagna anche da
questo punto di vista rappresenta una specificità molto positiva rispetto a quello che è successo in altri comuni. Io provengo dal
Comune di Marsciano dove la pianificazione urbanistica operata negli anni precedenti ha reso molto più dura e molto più difficile la
sfida del mantenimento, del rafforzamento e del rilancio di una presenza importante e significativa del piccolo commercio perché
quando in una realtà di 16.000 abitanti in tutto il Comune, noi abbiamo circondato quel centro storico ad ogni via di ingresso di un
grande o medio centro commerciale voi capite che l‟opera di rivitalizzazione, di costruzione di un centro commerciale all‟interno
delle mura storiche, diventa impresa, non dico impossibile, ma impresa molto più complessa. Qui mi sembra che gli elementi che
venivano ricordati ci aiutano nella ricerca di questo lavoro. Allora non voglio farla troppo lunga perché credo che potremmo avere
anche altri momenti per rappresentare nel dettaglio quello che abbiamo fatto; quello che mi preme oggi sottolineare è che noi
abbiamo oggi un progetto che è partito nella ricerca di progettualità, di idee, come ricordava l‟ingegnare, di formazione e di
consulenza a supporto di commercianti che in questi comuni, sono sei ( ricordo quelli di Torgiano, di Bastia, di Gualdo Tadino e di
Todi, scusate non ricordo gli altri due comuni che fanno parte del progetto – ho lasciato il materiale dentro il mio computer)
abbiamo fatto una prima fase di conoscenza perché far conoscere le opportunità, far rappresentare da operatori che già in altre realtà
del nostro paese sono riusciti a mettersi insieme nella realizzazione di un centro commerciale naturale è servito per rompere anche
alcune diffidenze, alcune paure, anche spesso alcune sconfitte che in passato magari ci sono state nel tentativo di costruire queste
realtà e questo primo momento che può essere anche molto simile a quello che viene proposto questa sera dentro il Q.S.V. da parte
dell‟amministrazione comunale, ed abbiamo dopo questa prima fase realizzato, stiamo realizzando 6 centri commerciali naturali.
Dire questo significa non solamente incontrare gli operatori appunto i commercianti non solamente convincerli del fatto che ci
possono essere tutta una serie di strumentazioni e di iniziative che possono appunto mettere insieme quella massa critica necessaria
a far fare tutta una serie di iniziative in Comune, bisogna dare anche una personalità giuridica ai commercianti ed all‟idea di centro
commerciale naturale per far si che queste iniziative non siano momenti che vivono una stagione e che non hanno una continuità.
Dopo di che il progetto prevede una seconda fase, dopo questo primo momento di realizzazione di singoli centri commerciali
naturali, ogni Comune analizza la sua situazione, mette in campo delle iniziative che vedono protagonisti i commercianti insieme
alle amministrazioni comunali ma attenzione il salto di qualità di questa esperienza è stato anche rappresentato dal fatto che l‟altro
soggetto protagonista per la realizzazione di questi progetti è la cittadinanza che sa quali sono le sue esigenze che sa quale tipo di
attività commerciale magari serve in quella via o in quel quartiere e che è un soggetto fondamentale nel mantenere vive le attività
commerciali dei nostri centri storici e quindi fasi di partecipazione, di confronto che vedano anche i nostri cittadini non
commercianti, partecipi di questa elaborazione strategica. La seconda fase è quella di un ulteriore passo in avanti. Oggi stiamo
realizzando singoli centri commerciali naturali, noi vogliamo riproporre questo progetto ad altre realtà comunali che non sono
riuscite ad inserirsi all‟interno di questo primo progetto, parallelamente a questo, noi vogliamo costruire il “centro commerciale
naturale aggregato” tra più centri commerciali naturali. In questo modo cercheremo di mettere insieme le esperienze di quei comuni
che prima ricordavo e che guardate ognuno si muove con delle proprie specificità; venivano rappresentati in quest‟ultimo incontro
che abbiamo fatto le esperienze per esempio di un piccolo Comune, naturalmente che è diverso come esigenze e come esperienze da
quello che può essere il Comune di Todi, piuttosto che il Comune di Gualdo Tadino che a causa del terremoto ha delle difficoltà e
delle esigenze molto diverse dagli altri centri commerciali, ma lì gli stessi operatori ci dicevano:” guardate per noi anche la
riscoperta di momenti di aggregazione, di momenti di socializzazione tra noi commercianti che ci siamo incontrati, abbiamo messo
in comune le difficoltà che incontriamo, e la partecipazione con i cittadini attraverso l‟elaborazione e la proposta di eventi molto
diversi tra loro – sono stati rappresentati per esempio l‟esperienza della card che è un po‟ il filo conduttore di tutti i centri
commerciali naturali –appunto una card che può permettere di avere sconti, che può permettere di creare quella affiliazione tra
commerciante e proprio cliente, che è oramai un strumento che conosciamo ogni volta che andiamo in un centro commerciale,
siamo tutti pieni di queste carte che ci permettono di avere uno sconto, di poter usufruire di altri vantaggi; è uno strumento che si è
rivelato importante, capace di dare un contributo anche nella costruzione di questi centri commerciali naturali. Naturalmente le
iniziative che sono state rappresentate sono le più diverse, per esempio una cosa che a me ha incuriosito molto e che ho visto ha
trovato molto interesse da parte dei commercianti è stata quella di dire, bene chiude un negozio in una via: quella vetrina non solo è
un luogo chiuso, ma è anche una vetrina che crea difficoltà al commerciante che gli sta a fianco, perché naturalmente è il segnale di
una perdita di vivibilità, di qualità, di proposta commerciale di quella via e quello che è stato pensato e che verrà realizzato in alcuni
di questi centri commerciali naturali; dopo una ricerca tra i residenti di quel Comune, quale tipo di attività commerciale, i residenti
di quel Comune vorrebbero. E‟ un‟esperienza che non è stata solamente pensata da questo progetto, ma che è stata ipotecata, da altre
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realtà che sono oramai in stato avanzato in altri paesi europei e che ha dato risultati molto importanti anche per indicare a potenziali
nuovi commercianti quale tipo di attività poter fare in quello specifico negozio. E quindi le fasi sono queste, il progetto noi
pensiamo, come amministrazione provinciale, con gli strumenti della programmazione in termini di Fondo sociale europeo, di
poterlo ripetere e riteniamo appunto che gli investimenti infrastrutturali previsti dalle politiche regionali, una sana pianificazione
urbanistica che non può andare in contraddizione con i principi ispiratori della realizzazione di un centro commerciale naturale, il
supporto formativo e di consulenza che può essere dato ai commercianti, naturalmente non sono risolutivi di per sè delle grandi
difficoltà che vive il piccolo commercio che sappiamo vivere una crisi profondissima – se guardiamo le statistiche, lo scorso anno,
ci parlano, di 40.000 attività commerciali che hanno chiuso - naturalmente ci sono anche processi che sono difficilmente governabili
dalle singole amministrazioni comunali ma riteniamo che l‟insieme di queste misure possano rappresentare un elemento di tenuta e
di costruzione anche di politiche di contro tendenza rispetto al rischio di depauperamento, di svuotamento e di perdita di ulteriori
attività commerciali. Quindi questa è brevemente l‟esperienza, la strumentazione che abbiamo costruito insieme a Confcommercio e
che piacerebbe in momenti come questi chiamare gli operatori che vivono queste esperienze potremo anche avere l‟occasione di
chiedere la disponibilità di questi operatori che già hanno messo insieme esperienze di questo tipo ma questo insieme di relazioni,
questa rete di interventi possono dare un contributo importante nella direzione della costruzione dei cosiddetti Centri commerciali
naturali. Grazie.
Assessore Palini Franco (34.16)
Apriamo un confronto il più diversificato possibile tra i presenti dando la priorità, per ovvie ragioni visto il tema specifico, agli
operatori del commercio presenti, non escludendo altri: contenendo gli interventi all‟essenziale, c‟è spazio per tutti. Informo che, per
quanto riguarda il lavoro precedente di costruzione del Progetto Preliminare e quello attuale sul Quadro strategico, attraverso i tavoli
tematici, stiamo inserendo tutta la documentazione acquisita in proposito sul sito del Comune; ci sono soltanto alcune difficoltà di
carattere tecnico operativo perché nel frattempo il sito del Comune di Bevagna, come tutti i siti dei comuni aderenti all‟Unione dei
comuni Terre dell‟Olio e del Sagrantino sono in fase di rinnovamento e ci dicono che entro la fine di questo mese all‟incirca saranno
nella condizione di inserire tutto il nostro lavoro sul Q.S.V. del centro storico. Appena possibile faremo una comunicazione via email per quelli di cui abbiamo disponibile la posta elettronica o a mezzo posta ordinaria per informarvi che si può procedere alla
consultazione sul sito del Comune di tutta la documentazione sul Q.S.V.. Vi dico anche che questa sera ha fatto pervenire una sua
nota scritta l‟operatore del commercio Roberto Marroni, che non è qui presente a Bevagna, che noi renderemo pubblica sul sito del
Comune appena sarà possibile, o se qualcuno ce la vorrà chiedere in coppia, per poterla consultare è disponibile presso l‟Ufficio del
Q.S.V. Durante l‟intervento del Podestà dell‟associazione Mercato delle Gaite, distribuiremo un suo contributo scritto, che ci ha
voluto far pervenire, ed anche questo sarà oggetto di inserimento sul sito del Comune. Il confronto è aperto.
Amoni Aldo (37.30)
Ringrazio l‟assessore Granocchia della Provincia che mi ha sollecitato perché stiamo alle vie brevi per quanto riguarda la Direttiva
di Servizi cosiddetta Bolkenstein cioè adesso parliamo di centri commerciali naturali nell‟utilizzazione dei Centri Storici quando già
qualche anno fa abbiamo fatto questa desertificazione del commercio nei centri storici, attraverso le grandi strutture commerciali.
Non dico che siamo arrivati in ritardo, mi auguro di no, nel realizzare nei centri storici i centri commerciali naturali, ma cari signori
continuare su questa strada è diabolico. Vi dico questo perché stiamo alla vigilia dell‟approvazione di questa legge e questa sera, in
qualità di Vice presidente della Confcommercio provinciale, vi dico che se poco, poco dispongono la liberalizzazione delle mediegrandi strutture, noi non approviamo niente. Anzi ci ritiriamo dal tavolo e non se ne parla più. Altrimenti è inutile che parliamo di
rivitalizzazione dei centri storici. La rivitalizzazione dei centri storici parte solo esclusivamente con due cose: la residenzialità che è
importantissima - e faccio un plauso al Comune di Bevagna che ha il 20% di residenzialità nel centro storico, cosa che non ha il
Comune da cui io provengo- ed il commercio. Questo è il punto di partenza per far si che il Centro commerciale naturale abbia
successo. Il progetto di un Centro commerciale naturale lo dobbiamo poi dividere in altri due aspetti. L‟aspetto urbanistico che è
importantissimo e a questo ci devono pensare i tecnici, non ci possono pensare i commercianti o gli operatori del commercio, del
turismo o dei servizi, ci deve pensare l‟amministrazione comunale a creare le strutture urbanisticamente per poter inserire quegli
artigiani particolari, quei commercianti particolari. Il secondo aspetto poi compete all‟operatore economico, e qui sono critico nei
miei confronti come rappresentante del commercio. Qui è una nota dolente perché mettere insieme operatori commerciali in un
centro storico, ma anche in una periferia (stasera però parliamo di centri storici) non è difficile, di più. Se era difficile non ci metteva
pensiero, ma è più difficile. Noi abbiamo fatto un bello sforzo prima con il P.U.C. 2, quello per i comuni con più di 10.000 abitanti e
lì abbiamo coinvolto circa 300 imprese, ma il progetto Re. Sta. secondo me è lo strumento che più si avvicina alla creazione del
centro commerciale naturale e nel progetto Re. Sta. noi abbiamo iniziato a fare quello che diceva l‟assessore provinciale. E‟ vero
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che il centro commerciale naturale è del centro storico di Bevagna, ma è vero anche che il centro commerciale naturale, deve essere
a largo raggio anche con gli altri comuni. Altrimenti le card che diamo in giro ce le scambiamo tra il Corso di Bevagna e Porta
Cannara; invece le card ce le dobbiamo scambiare nel territorio vasto allora noi con il progetto Re. Sta. abbiamo fatto due progetti
uno che si chiama” I borghi da vivere” ed abbiamo coinvolto 5 comuni del territorio e l‟altro si chiama “Città di mercanti” che è di
Foligno. In tutto abbiamo coinvolto 61 imprese: 30 per quanto riguarda i borghi - su Bevagna sono 7 o 8 imprese coinvolte in
questo progetto. Mi auguro che questi due progetti vengano approvati; abbiamo anche chiesto un milione di più perché manca un
milione per soddisfare tutti gli 8 progetti che abbiamo presentato, sia come Confcommercio, sia come altre associazioni (anche se la
Confcommercio ha fatto la parte del leonissimo: su 8 progetti, ne ha presentati 7). Anziché 2.5 milioni ci mettono 3.5 milioni i
progetti ci rientrano tutti, quindi sono tutti contenti. Questo per quanto riguarda nello specifico il Centro Commerciale Naturale. Poi
creare un Centro commerciale naturale, mettere insieme i commercianti è cosa difficile ma si può fare. Per noi commercianti il
Centro commerciale naturale è come un condominio, un grande condominio che fa‟ ? Si gestisce da solo. È quello che dobbiamo
fare noi, ci dobbiamo gestire da soli, insieme all‟amministrazione comunale. Anche per acquistare le buste in cui mettiamo l‟oggetto
che compra il cliente: se compriamo 100.000 buste contro 1.000 che ne può prendere uno singolarmente, sono convinto che andiamo
ad avere un prezzo migliore ed abbiamo tutte le buste uguali di Bevagna o di Torgiano, quello che è. Quindi mettersi insieme per
ottimizzare i costi, per non far si che muoiano le attività commerciali nel centro storico con l‟aiuto dell‟amministrazione comunale.
Altro aspetto quello che stiamo facendo in provincia, che forse è la cosa più importante, cioè la formazione dell‟operatore
economico. Quando parliamo di formazione parliamo di formazione a largo raggio che va dall‟amministrazione, all‟accoglienza,
all‟inglese, perché cari signori iniziano a girare anche in Umbria stranieri europei, americani, inglesi - gli stranieri quell‟altri ce ne
abbiamo abbastanza, scusate la battuta, anche quelli ci devono stare – ci devono essere tutti gli stranieri ma quelli inglesi, americani,
europei ci interessano un po‟ di più. Allora bisogna fare anche i corsi di formazione sulle lingue. Come Confcommercio, sono anni
che collaboriamo con la Provincia per quanto riguarda la formazione attraverso il nostro Consorzio Iter, quindi continuiamo. Grazie.
Picuti Giovanni (45.50)
Avvocato e Presidente dell‟associazione Mercato delle Gaite.Vi porto il saluto delle Gaite, si sono appena concluse, c‟è stato un
grosso sforzo da parte di questa cittadinanza eletta, per arrivare ai risultati che sono stati riconosciuti dal vice sindaco e non è per
plagiaria che io ricambio il saluto e l‟apprezzamento di quello che è stato fatto, perché anche questo studio del Q.S.V. secondo me è
una cosa estremamente importante. Io ho partecipato soltanto al primo evento, purtroppo agli altri due non sono potuto essere
presente, tuttavia sono stato sempre informato dei lavori che sono stati svolti fino ad oggi tant‟è vero che mi ero procurato di
redigere un piccolo documento che Ella vorrà prendere in esame tenendo presente che è stato redatto in maniera del tutto succinta
ma che potrebbe essere sviluppato, dove ho incluso una serie di punti che ritengo siano quelli che stanno più a cuore ai vari consoli,
alle Gaite, al popolo delle Gaite. Parliamo di popolo delle Gaite perché i bevanati sono molto legati a questa manifestazione,
superato quel piccolo incidente della prima sera che ha destato un po‟ l‟ilarità di tutti quando le Gaite sono state definite una
“sagra”, le Gaite non sono una sagra, ma sono l‟anima di Bevagna. Bevagna si identifica con le Gaite, le Gaite si identificano con
Bevagna. Quindi una festa particolare che si cala in uno scenario non soltanto dal punto di vista urbanistico, ma anche da un punto
di vista socio - antropologico che sono veramente uno scenario unico. Farò una piccola polemica dr. Granocchia legata ad una
questione di carattere filologica. Io credo che la dizione di Centro commerciale naturale, non si possa attagliare a Bevagna. Forse è
l‟unica città che non può essere definita con questa definizione che tra l‟altro non è una definizione codificata né legislativamente –
so che ci sono una pletora di città in Italia che comunque hanno adottato questo tipo di dizione – però le devo dire con tutto il
rispetto per Marsciano – io ho un grande rispetto per la sua città perché è uno degli assi portanti dal punto di vista del commercio,
dell‟industria, quindi è una città estremamente dinamica come lo è Bastia e come lo sono pochi centri, in parte Gualdo Tadino, ma
Bevagna non ha niente a che fare. Le definizioni sono come i vestiti, non si attagliano a tutti guardate la diversa taglia del Sindaco
e quella di Mario Lolli, non possiamo mettere lo stesso vestito. Ed a Bevagna non si può attagliare una definizione di questo tipo:
parlo da podestà,da presidente delle Gaite, quindi con il minimo ruolo che mi compete però se fosse possibile, perché anche sul
piano importantissimo della comunicazione non si dica che a Bevagna si sta realizzando un Centro commerciale naturale. Ho letto
anni passati, questa è una polemica vecchia degli anni „70-‟80, la polemica sui “non luoghi” .Il centro commerciale è un “non luogo
“ per definizione, Bevagna “è un luogo”per definizione. Quindi questa definizione va cancellata, sui contenuti poi dopo alla fine ci
si troverà tutti d‟accordo, per quanto l‟accordo del podestà possa avere un minimo peso. Quindi è importante che ci si renda conto
da parte di queste autorevoli persone che stanno lavorando alla ristrutturazione sia da un punto di vista urbanistico, ma anche dal
punto di vista sociale di questa città che si tenga conto delle Gaite. Non parlo per patriottismo di difesa nei confronti della
manifestazione che rappresento ma parlo proprio perché questo vestito andrebbe assolutamente stretto; ho fatto una battuta in
riferimento ad Aldo Amoni perché so che avevi coniato con una parola simile il “Parco commerciale”. E‟ un‟antinomia, un parco io
lo vedo verde, commerciale vedo il cemento. Ma questo è un limite mio probabilmente. A Bevagna il cemento deve sparire. Mi ero
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dilungato sulle definizioni di quelli che debbono essere i punti di accordo su cui lavorare insieme, da un punto di vista propositivo,
mi piace invece la definizione di contenitore; e mi piace: io sono un notaio, sono qui ad ascoltare quelle che sono le vs. istanze.
Intanto mi devo complimentare con il Sindaco che è riuscito a respingere la Coop alle porte di Bevagna; lì Bastioli ha guadagnato
tutta la mia stima, poi l‟ha persa gradualmente nel corso delle Gaite perché abbiamo sempre discusso, però respingere la Coop ha
avuto un valore simbolico e comunicativo che Bevagna. E‟ stato un grande successo perché i commercianti possono solo ringraziarti
di quello che hai fatto. Finito il mandato chi verrà dopo, non lo so. Quel gesto è stato estremamente importante di questa
amministrazione comunale e mi auguro che quella che seguirà faccia altrettanto, perché il messaggio che deve uscire da questa città
è che Bevagna è una città particolare. Nessun modello è applicabile a Bevagna, né Bordeaux, né Montalcino, né Monteriggioni, né
Siena, né Assisi tantomeno. La vs. bravura sarà quella di capire, di prendere da questo contenitore che cosa è effettivamente
Bevagna. Le Gaite forse rappresentano il 40% delle popolazione di Bevagna, un 40% qualificato. Quindi Bevagna non va
rivitalizzata, perché Bevagna è già vitale (va rivitalizzato un cadavere, un corpo aggredito da qualche morbo particolare), Bevagna è
una città vitale. Prima il prof. Mantucci mi chiedeva quanti fossero i residenti all‟interno del Comune. Gli ho detto che fino a due tre
anni fa non si trovavano alloggi, non si trovava una casa da acquistare, adesso certo con la crisi economica qualcosa si riesce a
trovare. Bevagna non va rivitalizzata, ma va conservata e quindi la sua residenzialità va semplicemente incoraggiata, guidata, e
sostenuta. Quindi il vs. progetto deve sostenere la vitalità di questa città che addirittura può essere esportata come esempio. Non la
faccio più lunga, perché poi vi darò quelli che sono dei semplici punti su cui lavorare in ordine a quelle che sono le richieste delle
Gaite. Io tra l‟altro ancora non mi sono consultato definitivamente con i singoli consoli, qui ne vedo tre c‟è un rappresentante anche
della Gaita, San Giovanni. Vi daremo un documento ci dovete dare solo un minimo di tempo forse un mese due mesi perché ogni
Gaita ha delle istanze particolari. Fare il podestà è difficile io per esempio quando ho parlato della via centrale, del corso di Bevagna
sono anni che sento dire, benché io via a Foligno, sento dire che la seconda parte del corso di Bevagna è una parte trascurata. A mio
modo di vedere è la parte più bella ma comunque una parte che va sostenuta. Quindi va definita una strategia lungimirante
finalizzata anche alla connettività tecnologica di questa città. Sono stato a Pitigliano l‟altr‟anno sono rimasto stordito dalla bellezza
di quel paese fatto di tufo, ma soprattutto non sono riuscito a vedere un cavo, un‟antenna, non c‟erano nemmeno le gronde dove
veniva giù l‟acqua. Quello è un esempio un po‟ particolare perché ad esempio Bevagna per quanto siamo messi bene, con il prof.
Mantucci prima facevamo il paragone tra Quintana e Gaite e dicevamo che la Quintana è una festa, che al di là della formula, non
può progredire perché purtroppo si fa in una città, è come farla a Marsciano, sicuramente avreste fatto uno stadio tecnologicamente
perfetto da campionati del mondo, però Bevagna è Bevagna. Non la danneggiamo più, cerchiamo di mantenere quello che c‟è. Altra
cosa importante è la definizione della cartellonistica; noi come Gaite lo diciamo perché è importante che chi viene ad usufruire del
prodotto Gaite che poi è prodotto legato al lavoro, riescano a trovare con estrema facilità dove vengono riproposti i mestieri. Un
altro aspetto importante è la valorizzazione degli orti limitrofi al Clitunno che potrebbero essere utilizzati come spazi per le Gaite.
Ci sono due Gaite che sono un po‟ più sfortunate delle altre, quindi la vs. abilità sarà anche a cercare di capire quali sono le esigenze
delle singole Gaite. Il Sindaco e l‟amministrazione presente e futura anche con la possibilità di operare degli espropri o comunque
degli acquisti di beni che devono essere messi a disposizione. Con l‟assessore Proietti e con il Sindaco abbiamo fatto un manifesto
per cercare di coinvolgere la cittadinanza, sembra che la cittadinanza sia abbastanza coinvolta ma non è facile farsi mettere a
disposizione degli spazi, ci sono state guerre incredibili per gli spazi anni addietro. E questa è una cosa fondamentale. Un altro
aspetto fondamentale è l‟utilizzazione del Parco Filippo Silvestri e l‟utilizzazione dell‟ Accolta che io chiamo Accorda, lì secondo
me c‟è anche la possibilità di utilizzare sotto il profilo dell‟approvvigionamento energetico perché, mentre le Gaite stanno ricreando
i mestieri del medioevo, le vere invenzioni sono state fatte in quell‟epoca. Noi abbiamo la possibilità di rendere non dico
autosufficiente, ma in parte sufficiente Bevagna per l‟approvvigionamento energetico quindi vorrei, è un‟aspettativa che quella zona
venisse utilizzata per un minimo approvvigionamento energetico non perché risolverà i problemi energetici della città ma perché
andremo su tutti i giornali e diremo Bevagna la città delle Gaite si approvvigiona attraverso il Fiume Clitunno: sono quattro
messaggi fondamentali. L‟ultimo aspetto è quello dei parcheggi. Sappiamo che Bevagna è una città che viene assalita in certi periodi
dai turisti (grazie a Dio) rispetto ad altri borghi ed abbiamo la fortuna di avere tutto il Piano Urbano a pian terreno. Non è
Montefalco non è Spello, questo è un aspetto che va sicuramente risolto. Per quanto riguarda la produzione di questo documento che
adesso è soltanto un vademecum, sono convinto che nel giro di un paio di mesi con i consoli che sono qui presenti, riusciremo a
darvi un documento definitivo con delle singole richieste. Vorrei far intervenire Carlo Cambi e Sabina Addamiano, anche
l‟architetto Partenzi, in modo da concludere questo intervento sulla base di quelle che sono le loro proposte.
Cambi Carlo (59.35)
Grazie dell‟opportunità che mi viene offerta. Faccio parte del Comitato esecutivo dell‟Ente Gaite insieme ad altri colleghi.
Consentite ad un povero disgraziato che si occupa quasi professionalmente di marketing territoriale di invitarvi a fare una riflessione
dopo le illuminate parole del podestà delle Gaite. Intanto complimenti all‟amministrazione comunale perché segue questo metodo di
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consultazione che non è così usuale come si potrebbe pensare nonostante ci sia una direttiva precisa che si chiama Agenda 21 che
imporrebbe questo tipo di audit ma non si fanno. I Centri commerciali naturali sono diventati come km zero, come il biologico.
Ogni città che ha un problema di depauperamento della consistenza del piccolo commercio si affida al Centro commerciale naturale
che di per se è un antinomia, ma sorvoliamo questa parte. Che cosa è teoricamente un Centro commerciale naturale è un contenitore
architettonico di grande valore che sfrutta le tecniche di vendita del Centro commerciale usuale. Quello che si fa fatica a far capire ai
commercianti che stanno nei centri storici quando si parla di centro commerciale naturale è dovete garantire gli stessi servizi che
garantisce il centro commerciale moderno, io non riesco mai a far capire che si deve fare una cooperativa di giovani che prendono le
shopper e le portano ai piedi delle macchine, non riesco ma a far capire che è indispensabile che ci sia un marchio del centro
commerciale naturale, che ci sia un disciplinare di comportamento. Sentivo prima dire c‟è la possibilità se quella vetrina chiude, non
c‟è quella possibilità in Italia: esiste una legge che si chiama legge Bersani per cui prima arriva prima macina e ci vende le
tartarughe Ninja se vuole. Se non c‟è un disciplinare di regolamento in cui si stabiliscono quali sono le categorie merceologiche per
un patto espresso tra gli operatori,più o meno come si fa con tutti i disciplinari di qualità che riguardano ad esempio il settore agroalimentare; questo è un primo elemento di debolezza. Bevagna, ha ragione del podestà, non ha bisogno del Centro commerciale
naturale, Bevagna è naturalmente commerciale nasce come mercatale; ma cosa aveva dietro del mercatale ? La produzione. Allora la
prima preoccupazione non è riportare i negozi in centro ma di riportarci le botteghe artigiane, le sapienze. Vi do un suggerimento ci
sono due cose che chiunque faccia un centro commerciale non naturale si preoccupa di avere la pedonabilità e cioè qualcosa che sia
un attrattore di gente e lo spaccio di generi alimentari. Non esiste centro commerciale al mondo dove non ci sia prima di tutto la
vendita di prodotti da mangiare, perché chi genera pedonabilità in un centro commerciale è il supermercato poi dopo ci sono
mutandai, gli orefici ect. Ma senza supermercato il centro commerciale fallisce, a parte che stanno fallendo quasi tutti perché ne
avete talmente fatti tanti, autorizzati tanti che i quattrini generati dai settori produttivi non bastano a sostenere i bilanci dei centri
commerciali, perché gli scontrini medi sono crollati del 35%, perché i costi di esercizio di megastrutture sono enormi, e perché ci
lavorano a contratto, con le cosiddette cooperative sociali, ragazzi sottopagati sfruttati e che fanno “damping commerciale” sugli
operatori normali. Questo è quello che va raccontato dei centri commerciali perché altrimenti raccontiamo favole. Abbiamo pensato
che l‟Italia fosse l‟America in America i centri commerciali sono nati su un mito che era l‟automobile, si doveva poter andare a fare
la spesa con le auto e si doveva impiegare il minor tempo possibile. Ora immaginate se percorrere il decumano maggiore di Bevagna
che è stato costruito da una venticinquina di secoli, possa essere pensato come da percorrere nel minor tempo possibile. È una
stupidaggine di proporzioni sesquipedali. Questa città ha bisogno di due cose: di sfruttare le moderne tecnologie per risultare il più
antica possibile, una bella rete wireless il cosi detto x-wireless significa fare una copertura ad ombrello da una torre alta almeno 30
mt. e voi ce l‟avete con un‟antenna di 30 cm e creare un ombrello wireless per cui le connessioni di tutto il paese sono a cablaggio
zero: uno. Due: preoccuparsi un minimo dell‟arredo urbano e del decoro urbano unificando magari i lampioni, magari dando alle
targhe delle strade una grafica un po‟ meno da computer ed un po‟ più da partecipazione obbligare i commercianti perché anche loro
devono pagare pegno a non avere delle vetrine che non sono medioevali sono pessimi esempi di modernariato io vedo dei cartelli
scritti a pennarello a Bevagna che nemmeno a ChinaTown nel Bangladesh si vedono. Quindi se fate un centro di informazione
dategli anche un minimo di senso estetico, perché abitare la storia significa avere confidenza con la storia. E se andate a vedere le
lapidi romane quando scolpivano e se la scultura non veniva come doveva essere 100 frustrate e rifai da capo. Al di là delle
provocazioni, delle bacchettate veniamo al sodo. Ho sentito prima una cosa che mi ha fatto rizzare i capelli in capo e credo che il
mio amico architetto si sia arrabbiato ancora un po‟ di più. Si è detto: questa cosa che riguarda gli architetti, no! un attimo finiamola
con l‟architettura che è separata dagli intenti di utilizzo del volume. L‟Italia è enormemente dotata di bellezze perché dal medioevo
in avanti e nel rinascimento massimamente il committente l‟opera architettonica chiamava l‟architetto gli diceva, mi devi fare questa
cosa che serve a questo. Leggetevi Marsilio Ficino e scoprirete che cosa significava nella Firenze del tardo „400 progettare qualcosa
significava dare forma compiuta alle idee del Governo, del Principe, della Cosa Pubblica. C‟è un problema a monte le Gaite sono un
evento o per questa città sono un sistema? Perché se sono un evento è perfettamente inutile che stiamo qui a ragionare: sono fatte
benissimo, hanno un successo straordinario, hanno un coinvolgimento partecipativo sia da un punto di vista emotivo, sia da un punto
di vista della prestazione d‟opera straordinario e quindi non hanno bisogno di niente. Ma se è solo un evento, come tutti gli eventi
nascono, si affermano e poi seguono una curva gaussiana non c‟è niente da fare. Muoiono per consunzione per disaffezione per
mancanza di progettualità. A me pare che a Bevagna le Gaite siano qualcosa di più di diverso e possono diventare ancor più
qualcosa di più e di diverso: cioè un sistema sarebbe a dire quasi un modello proponibile. Allora cosa serve a questo sistema servono
degli spazi architettonici idonei ad ospitare lo sviluppo delle Gaite in quanto sistema, mi serve un contenitore che diventi il centro
(01.09) delle produzioni delle Gaite mi serve un percorso poli sensoriale che mi introduca nel valore Gaite, mi serve
un‟identificazione del valore del risiedere a Bevagna con il valore dell‟operare all‟interno delle Gaite. Mi serve riappropriarmi della
sapienza artigiana che ho riscoperto con la Gaita e farla diventare patrimonio pubblico sicuramente, ma possibilmente occasione di
produzione nuova. Quindi mi servono infrastrutture che siano in grado di assicurare continuità a processi tecnologicamente
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complessi che hanno poi bisogno di supporti altrettanto complessi per potersi esplicare nella loro peculiarità. Faccio un caso. Diceva
giustamente l‟avvocato Picuti c‟è un problema di energia perché non ci approvvigioniamo dal salto del fiume: io vi pongo un altro
problema, perché non cominciamo a considerare di far diventare Bevagna un centro a “green marketing” che sia totalmente auto
free.Le macchine no, nel medioevo si andava a piedi. Voi commercianti avete questo vizio volete fare i centri commerciali naturali
però volete che la gente arrivi con la macchina sotto il negozio convinti che sono le macchine che fanno pedonabilità, non è questo.
E‟ la capacità di offrire prodotti e servizi garantiti introvabili altrove. Allora si possono organizzare tranquillamente dei parcheggi
scambiatori magari con delle navette alimentate in maniera non inquinante senza Co2 e dare a Bevagna questa etichetta di paese che
si inspira al medioevo e guarda alle più moderne tecnologie per collocarsi in un‟area di assoluta purezza. L‟ultima poi veramente
chiudo. Vorrei farvi osservare questo. Se le Gaite devono diventare un sistema economico hanno bisogno certo delle
professionalizzazione degli operatori del commercio ma hanno bisogno anche della riprofessionalizzazione degli operatori
dell‟artigianato. Ed i commercianti di Bevagna devono diventare i primi distributori dei prodotti delle botteghe delle Gaite. E‟ così
difficile immaginare un contenitore, e credo che questa sia una preoccupazione che l‟amministrazione comunale deve avere per far
diventare Bevagna la sede di una scuola di altissima specializzazione dell‟artigianato artistico. Questo paese ha bisogno
disperatamente di uscire dall‟idea produttivistica della catena, e ritornare a produrre prodotti unici ma per fare questo ha
disperatamente bisogno di intelligenze e di braccia capaci di ripercorrere quei processi. Bevagna può essere candidato a diventare il
modello alternativo al modello Fordista recuperando ciò che le Gaite hanno ottimamente fatto in termini di scintilla di pensiero
positivo che esistono dei processi produttivi alternativi al Fordismo esistono prodotti di qualità che si possono fare partendo da ciò
che il territorio ha come dotazione. Quali sono? Carta, pelliccia, cuoio, cera, manufatti in legno, meccanica alternative. Addirittura
potremmo pensare di ristudiare in temi di micro elettronica quelli che erano i sistemi di comunicazione Medioevale. Le forse non ci
ha mai fatto caso ma quando usa il telefonino, non fa nient‟altro che fare quello che facevano da una torre all‟altra nel medioevo
perché il codice binario lo hanno inventato le sentinelle medioevali ed il codice 0110 (zero uno- uno zero) non è nient‟altro che,
torcia su torcia giù, per avvertire di quello che succedeva. E‟ così difficile immaginare che delle intelligenze allenate a ragionare sul
medioevo possano diventare frontiere tecnologiche avanzatissime? non mi pare! Vogliamo continuare a vendere le mutande fatte ad
Hong Kong in un centro che ha 2.500 anni senza metterci sopra un bollo di garanzia. Perché poi possiamo ragionare su tutti i centri
commerciali naturali che volete, ma se vendete le tartarughe Ninja, cosa che è successo a San Gimignano il turista si sente preso in
giro e purtroppo in un contesto di qualità il primo baco sull‟autenticità mette in crisi tutto il sistema non soltanto quel negozio. Vi
pare possibile che ci sono dei ristoranti che sono semiclandestini perché non hanno le insegne. Vi pare possibile che non c‟è una
capacità di realizzare dei touchscreen ecco dove la modernità può coniugarsi con il medioevo, che mi diano informazioni in tempo
reale sulle disponibilità di alloggio sulla capacità di muovermi in città, su quali sono i punti cospicui. Durante le Gaite il “Mosaico
Romano” era chiuso! Allora quando ragioniamo di centro commerciale naturale, vi ho già detto che non va bene, ragioniamo di
qualità complessiva del tessuto urbano e del concetto di risiedere in quel tessuto urbano. Ho finito, ma una cosa in più ve la voglio
dire. Credo che Bevagna possa diventare un modello unico di sintesi tra ciò che viene recuperato dall‟identità passata e ciò che deve
essere speso per ricostruire l‟identità futura. Diceva il mio amico Picuti, i centri commerciali: la polemica sui non luoghi. I non
luoghi sono definiti per antinomia rispetto ai luoghi che sono storici, identitari e relazionali. Che questo sia un luogo storico non è in
questione, che sia identitario, ho qualche dubbio. Ecco perché il mio continuo richiamo alle Gaite come valore condiviso e non
come evento. Che sia relazionale, ho ancora più dubbi: perché diventi relazionale bisogna che esistano dei punti di incontro
cospicui dove la cittadinanza quando gira si riconosce in quel luogo. Le chiacchiere di piazza; il mercatale aveva questo scopo, per
alimentare i mercatali servivano gli artigiani. Per cui piuttosto che come centro commerciale naturale immaginatevi Bevagna come
un Laboratorio artigiano diffuso. Grazie.
Assessore Palini Franco (01.17.00)
Grazie al prof. Cambi. Gli spunti che ci ha fornito per una riflessione con gli operatori del commercio sono più che sufficienti; le
novità che sono emerse questa sera sono molto importanti. Siccome siamo ancora in una fase partecipativa di acquisizione di idee e
proposte, credo che siamo proprio al momento giusto per far emergere idee e proposte condivise. Dobbiamo capire bene cosa
significa in termini pratici “il Centro Commerciale Naturale” in un centro storico come quello di Bevagna, caratterizzato da una rete
diffusa di piccole attività commerciali.
Addamiano Sabina (01. 17.55)
Sarò breve per due motivi: il primo perché ho le budella rebugliate, come direbbe un napoletano, da questi discorsi sui centri storici
avendo vissuto per quasi quarant‟anni in uno dei centri storici più strepitosi del mondo è cioè Piazza del Pantheon e che ho visto con
dolore inenarrabile svuotare dai suoi residenti sempre di più per sostituirli con miniappartamenti della Camera dei Deputati Mac
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donald‟s – Burghy e cose di questo genere. Con anche la capacità di creare un arredo urbano che rispettasse le bellezze le risorse
architettoniche di quella piazza. Ma non è di questo che voglio parlarvi. Sono qui soltanto per chiudere molto rapidamente il
discorso sulle Gaite. Mi dispiace molto e questo lo dico al nostro notaio di non essere stata presente ai tre tavoli tematici precedenti
perché in realtà residenzialità e qualità urbana, lavoro e relazioni, cultura e tempo libero, sono tre temi forti che intersecano le Gaite,
le interpellano con molta forza perché sono i temi che legano le Gaite al non essere evento, ma essere sistema e parte di questa città.
Che cosa mi viene da dire dopo tutto quello che ho sentito finora e quello che abbiamo condensato nel documento che circolerà a
cura delle Gaite. Soltanto due o tre istruzioni per l‟uso. La prima pensare tutto questo in un‟ottica di lungo periodo; sembra banale
ma non lo è. Pensare tutto questo non come una curva che si esaurisce nel giro di cinque o dieci anni ma che garantisca un ambiente
sostenibile uno sviluppo sostenibile in cui la cittadinanza possa restare qui, se ha voglia di restare qui, o fare altri progetti di vita se
vuole andarsene ma in cui comunque una qualità di sviluppo venga garantita non come un exploit momentaneo ma come un
progetto di collettività: come le Gaite sono. L‟altra cosa che mi sembra importante, e sono molto contenta che ci sia l‟assessore
Granocchia questa sera, è cominciare a pensare veramente ad innestare il sistema dei saperi delle Gaite su un sistema di formazione
professionale perché è vero bisogna qualificare gli operatori del commercio perché parlino fluentemente la lingua inglese abbiano,
abbiano delle strategie di comunicazione condivise, facciano ed offrano una serie di servizi a turisti e residenti in maniera integrata
e riconoscibile attraverso un marchio, però tutto questo non si può perdere per strada, un fattore critico di sviluppo di questo
territorio che credo siano le Gaite e per questo credo che sia necessario cominciare a ragionare in termini di trasmissibilità dei saperi
che le Gaite hanno incorporato e che praticano tutti i giorni e tutti gli anni e supportare un sistema di offerta che garantisca questa
sostenibilità del modello di lungo periodo. Credo anche, come troverete nel documento delle Gaite , che si debba fare una riflessione
molto seria tra quelle che vengono chiamate due popolazioni che usano la città: ovvero sia i residenti ed i turisti. I residenti sono una
popolazione che usa la città tutti i santi giorni, i turisti sono una popolazione che usa la città ed auspicabilmente la riusa cioè ci
ritorna e noi dovremmo fare di tutto perché torni. Credo che questo ragionamento sul Centro commerciale naturale sia un ottimo
spunto per cominciare a ragionare in maniera più affilata su quale tipo di turismo Bevagna vuole. Come vuole segmentare, detta in
termini più tecnici, i suoi pubblici turistici perché questo è strettamente legato non con delle scatole vuote ma con dei contenitori
pieni di oggetti sensati da dare a pubblici che siamo in grado di attrarre ed attrarre sul lungo periodo. Tutto questo mi fa venire in
mente un libro molto triste che si chiama le Cattedrali del consumo in cui si sostiene che le Chiesa è stata sostituita dal centro
Commerciale. Si va in un Centro commerciale la domenica come un tempo si andava a messa. E si trova una funzione adatta ad ogni
classe di età: i bambini vanno nell‟area intrattenimento, le mamme vanno in gioielleria e poi a far la spesa, i papà vanno a comprare
le scarpe tecniche ect.ect.. Allora questo consumo di un non luogo credo che va da opposto con molta decisione a quello che è la
qualità di questo spazio urbano che deve continuamente entrare in una relazione e con chi lo abita e con chi lo visita e con il sistema
di comunicazione e di sviluppo che tutto questo è in grado di sostenere.
Paik Taeho (01.22.47)
Sono un semplice cittadino che possiede una casa qui. però penso che siccome sono proprio alla linea di battaglia tra residenzialità e
commercialità penso che devo parlare. Perché tanti punti che stiamo cercando di sintetizzare qui in realtà deve anche contenere
questo aspetto. Che ci sono sempre i conflitti tra queste zone. Io soffro Miccheletto, perché Miccheletto fa troppo rumore, io devo
dormire perché ho una casa con un infisso architettonico, mi ha lasciato dormire proprio affiancando la piazza: Comunque io sono
residente quindi ho i miei diritti che questo business non mi deve incidere più di tanto, che incide più di tanto sempre anche alle tre
della mattina perché la lasciano i tavoli fuori, io non posso dormire. Punto del mio discorso non è la mia lamentela per questa cosa
che devo risolvere con il Comune. Io volevo invece parlare della tristezza di questo mondiale appena passata. E‟ triste perché questo
mondiale è stato un grande fallimento per due allenatori forse più bravi del mondo: cioè Lippi e Capello. Io stavo analizzando
perché sono falliti. Sono falliti perché hanno dimenticato la parola “naturale”. Non mi piace tanto la parola Centro commerciale
perché hanno creato un meccanismo di consumo: quindi non è una bella definizione per sé. Mentre naturale è molto bella. Io ho un
piccolo problema. Con quello che ha detto la professoressa, perché dire ai commercianti di migliorarsi; questo trovo quasi
inaccettabile come un‟istruzione perché questo toglie la naturalezza. Ma che se ne frega se un commerciante non parla inglese i
turisti che vengono deve stupire anche quello. Mica è facile imparare inglese. Io abito qui da 16 anni ancora parlo molto male la vs.
lingua. Per parlare inglese deve parlare bene, se non impara bene lascia perdere non è importante perché ai turisti comunque piace
anche di trovare l‟Italia come Italia; l‟importante che le persone sono naturali perché il commercio alla fine è un‟attività di persone
che sono appassionate di quello che vendono non devono essere anche un business man di qualche tipo. Questa è una modernità che
io odio in realtà: è un‟imposizione che non serve. Le persone devono vendere le cose che loro amano ed avere il piacere di vendere
le cose di qualità. Per questo, come ho fatto l‟altra volta, vi faccio un appello di nuovo. Di tenere le cose semplici. A Bevagna serve
soltanto tre cose. Dobbiamo ridurre l‟illuminazione della strada, perché troppo illuminato. Dobbiamo cominciare subito un
programma di ripavimentazione, o meglio togliere l‟asfalto. Piano piano ogni anno faccio 30-100 mt qua. Bevagna è già bella così
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non c‟è bisogno più di tanto di pulirsi. Occorre fare dei progetti semplici, che ci riportino all‟autenticità del medioevo. Questo
dovrebbe essere il nostro criterio: lo stile medioevo. Se adottiamo questo criterio ogni cosa diventa semplice. Lavoro dell‟architetto
diventa semplice. Questo ci dà la sicurezza che qualsiasi architetto che intervenga sappia cosa deve fare. Ci sono dei libri, dobbiamo
copiare. Poi altra cosa molto importante dal mio punto di vista è creare un programma in qualche modo di togliere i cavi. Punto.
Trabalza Marinucci Cristina (01.28.00)
Questa sera visto che si parla di centro storico e si guarda più l‟aspetto commerciale della situazione, non posso fare a meno di
intervenire se non come imprenditrice del settore. Anche per in qualche modo cercare di portare un contributo di quella che è stata
l‟esperienza nel settore che ho portato aventi. Non tutti lo sanno ma io mi occupo principalmente di valorizzazione di beni artistici
artigianali e culturali. Per chi non è a conoscenza gestisco un Itinerario tra Teatro Romano, Casa Medioevale una Bottega in cui poi
convergono determinato prodotti a tipologia non del tutto ma una parte sicuramente specifica medioevale. Insieme ad altre cose che
poi forse non sono ancora state viste. Io mi trovo molto vicina all‟intervento, anzi direi del tutto d‟accordo con l‟intervento del prof.
Cambi, in premessa anche il nostro podestà. E poi a seguire. Da un punto di vista di filosofia e di visione di questa città non posso
non solo essere d‟accordo, ma io lavoro in quel senso: ci ho fondato tutta l‟attività quindi non posso che essere d‟accordo. Ma
d‟altra parte ho trovato nella nota che ho visto presentata dal Podestà, come commerciante devo essere concreta o almeno ci provo
non sempre mi riesce. Ho trovato una nota: Assunto base tre: occorre che Bevagna definisca con chiarezza quali sono i segmenti di
pubblico turistico intenda attrarre prioritariamente, pena la sfocatura (e quindi il fallimento) di ogni strategia di valorizzazione. Io
penso che sia questo il punto in assoluto più importante. Perché che se guardate ogni commerciante di Bevagna, sulla base
dell‟esperienza sa quali sono i suoi clienti. E‟ su quella base che poi fonda la sua attività. Passiamo dalla parte artistica che ormai è
chiara . Credi che quello che manchi a Bevagna, ma nell‟arco di molti anni. Bevagna ha avuto occasione nell‟ambito del mercato
delle Gaite ma anche attraverso altri meccanismi, non è un caso che Bevagna è molto abitata. Bevagna è molto abitata perché tutte le
amministrazioni hanno puntato sul fatto che Bevagna rimanesse molto abitata all‟interno. Il pericolo più grande lo abbiamo vissuto
con il terremoto eppure si è fatta subito un‟operazione di grande attenzione a questo problema. Per ritornare a prima, io credo che
dobbiamo definire e su questo c‟era un bell‟articolo ieri del ns. assessore Fabrizio Bracco su chi sono gli utenti, chi sono le persone
che vogliamo portare a Bevagna perché sicuramente ce ne vengono moltissime. Io quando immagino Bevagna ho un‟idea che
sembrerebbe conflittuale : locale, internazionale. Perché per portare Bevagna a livello internazionale, come diceva il prof. Cambi e
tutti gli altri, bisogna mantenere molto il nostro ruolo locale, identitario architettonico e così via, ma quando si fa un discorso di
questo tipo è evidente che se punti sull‟internazionalizzazione è evidente che devi avere a disposizione una città che da un punto di
vista tecnologico, ma soltanto di formazione, di accoglienza, di fruibilità di servizi. Per esempio Bevagna è carente di tantissimi
servizi all‟interno del territorio del centro storico; quando vengono da fuori è vero che è molto bello vedere persone che mantengono
la loro paesanità ma è anche vero che quando tu ti vuoi imporre con un prodotto forte, potente come possono essere le Gaite o la
eno-gastronomia devi in qualche modo strutturare il meccanismo perché altrimenti si rischia di lavorare tanto di lavorare tanto tutti
ma non lavorare tutti insieme non lavorare in rete e questo fa si che tutte queste grandi fatiche non raggiungono l‟obiettivo finale che
è quello di far star meglio la mia comunità. Per far star meglio la mia comunità occorre essere attrattivi in modo che la comunità
possa anche economicamente avere riscontri importanti. Per esempio per le Gaite ci sono anche sistemi legislativi: per esempio ci
sono gli Eco-musei che sono una cosa piccolissima ma che in realtà è una cosa che può crescere bene e fare sistema. Amoni ha
ragione su una cosa: non si può pensare attualmente di non essere integrati con i territori in tanti modi, questo è indiscutibile.
Ottavi Agostino (01.34.54)
Sono funzionario dell‟inps, però mi occupo delle Gaite. Bevagna ha delle specificità che sono proprie di Bevagna e quindi non è
assimilabile a tutta una serie di altre comunità. Il fatto che 1.000 abitanti vivano ancora nelle mura: io per esperienza, per lavoro
vedo Perugia, se andate su Corso Vannucci di Perugia i negozi ogni tre giorni cambiano, perché non sono sostenibili perché non c‟è
solo la guerra del centro commerciale, c‟è la guerra del fitto. Lo stesso a Foligno. Ci sono tutta una serie di zone dove c‟è una guerra
così accesa che ammazza i negozi. Bevagna attualmente questo problema non c‟è l‟ha. Le cose dette fin qui sono giustissime: la
strada, i fili elettrici, etc. E‟ chiaro che hai una quantità enorme di giovani di Bevagna che parlano tra loro attraverso la rete
Facebook ci sono una marea di gruppi, di associazioni alcune ne ho fatte pure io. Per esempio sulla rete tutte le attività commerciali
di Bevagna non c‟è nessuna che non abbia il suo sito, però nella rete occorre fare un sito di tutti i siti, fare una sorta di assemblaggio
della comunicazione. Allora io inizierei ad utilizzare la rete per impostare un discorso che mi fa pubblicità. Se vuoi fare il centro
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commerciale naturale devi avere anche una comunicazione assemblata, cioè un punto unico che cerco Bevagna, poi mi rimanda ai
vari siti. Devi avere un modello unico, questo primo sulla rete. La seconda questione sulle attività, se noi abbiamo delle Botteghe
Medioevali che le facciamo girare, ed il circuito dei mestieri medioevali è bello, io inserirei nelle attività commerciali, inizierei a
vedere come farlo, perché è chiaro che tra il negozio normale di alimentari , di scarpe, ect. se comincio a valorizzare – cioè la
cartiera va bene, la seguo ci può avere un utile, le candele più o meno – però tutti possono servire 4 o 5 negozi particolari,
valorizzare il liutaio, valorizzare il dipintore cioè ti possono servire per valorizzare il tradizionale negozio di scarpe accanto. Se io
nel centro commerciale faccio pure pubblicità ad alcune attività commerciali, strane, medioevali, aiuto, non solo vendo di più nel
negozio, faccio vedere che Bevagna in più ha questo. Quindi devo costruire un immagine in cui ci sono le cose moderne, perché mi
servono le scarpe, però ho anche la carta medioevale , le partecipazioni nozze, la candela, queste cose le farei stando attenti ad una
cosa perché questa a me preoccupa che diventa il fondale cioè che io in alcuni ciò Romeo e Giulietta che si affacciano dal balcone
perché mi giustificano e poi ciò il pranzo ect. Questo sarebbe, è una cosa che vorrei dire perché Bevagna c‟ha alcune carte anche la
questione del camminare. Per esempio il parcheggio dei camper porta a Bevagna un numero infinito di persone. Quella è una cosa
bellissima perché la gente deve camminare. Al centro commerciale che faccio: arrivo e lascio la macchina. Bevagna ha tutti i
parcheggi intorno, si possono studiare meglio ho visto l‟intervista sulla sicurezza dei parcheggi. ect. Dopo di che faccio 100 mt a
piedi, in questi 100 mt devo trovare il negozio normale, il negozio di qualità e qualche negozio di qualità a Bevagna anche di un
certo tipo comincia ad esserci, però anche la bottega medioevale a costo di farla in perdita, io sarei perché si valorizzi anche questo
elemento.
Cambi Carlo (01.40.00)
Una piccola integrazione. Qualcuno mi ha chiesto che cosa produrre? Un esempio mi è venuto in mente adesso. Credo che tutti
conosciate la ditta farmaceutica Ciccarelli: le signore avranno usato la Cera di Cupra. La cera di Cupra non è nient‟altro che il
“ceratum galeni” che si usava nell‟antico Egitto e poi riproposto in epoca medioevale fatto da cera d‟api, acqua di rose e silicato.
L‟Università di Ferrara che ha il più antico Istituto di Cosmetologia d‟Europa ha trovato un ricettario di Michele Savonarola che è il
nonno del ben più noto roosbeef fiorentino Girolamo ed ha fatto una società operativa che si chiama Ambrosia Lab. su 500 ricette
di Michele Savonarola per la bellezza ne hanno riprodotte 40 sapete chi gliele ha comprate? La L‟Oreal. E sapete qual‟ è il fatturato
di queste 40 ricette di Savonarola? Il 60% del fatturato della l‟Oreal perché l‟85% dei cosmetici venduti oggi nel mondo sono
cosmetici naturali. Immaginatevi se gli orti di Bevagna potessero diventare quelli che erano una volta i Giardini dei Semplici ed
l‟arte dello speziale fatto un po‟ per celia e certo con grande rigore, diventasse una bottega che produce rimedi semplicemente di
cosmetologia naturale. Non è detto che non si possa fare un‟economia alternativa al sig. Marchionne. Per non parlare del Tintore.
Pensateci .
(Interventi senza microfono non si sentono).
Tasselli Renzo (01.42.30)
Io vorrei che le botteghe medioevali iniziassero ad esistere perché fino ad adesso non è esistito niente o sporadicamente: le cere, la
carta che è stata quella più attiva, la seta e basta. Per quello che so io. Io non volevo fare il polemico. Volevo fare solo una
precisazione. E‟ giusto quello che voi state dicendo che è l‟unica strada, penso che sia una delle uniche. Poi noi siamo commercianti
ed abbiamo la nostra idea. Penso che sia il momento opportuno con questa occasione che le Gaite prendano l‟iniziativa per i loro
prodotti e per fare le loro Botteghe.
Picuti Giovanni (01.44.00)
Agostino Ottavi mi ha dato lo spunto per intervenire. Probabilmente la scoperta dell‟acqua calda, come si dice. Noi abbiamo dei
programmi ambiziosi in relazione al prodotto Gaite al marchio ad ombrello e non abbiamo ancora iniziato ed Agostino ce lo ha fatto
capire, a vendere e qui ed in questo senso occorre un accordo con i commercianti si deve fare c‟è un negozio nuovo a Bevagna
vendono cose medioevali i prodotti. Si può cominciare intanto per ora a vendere i prodotti delle Gaite all‟interno dei negozi dei
Bevagna così evitando di vedere quella pletora di negozi cinesi, giapponesi, con tutto il rispetto per lei che sta qua e di cinesi sarà
stanco non li vorrà vedere più. E‟ scappato da quelli, lei. Allora questo potrebbe essere un primo accordo la carta che voi producete,
Agostino: so che avete avuto un contatto poi andato deluso con le cartiere di Fabriano perché chiaramente i numeri sono pochi però
su questo aspetto ci arriveremo in un secondo momento. Tra l‟altro io sono podestà da tre mesi, sindaco. Però c‟è il vecchio podestà,
Barattini, poi c‟è un altro vecchio podestà che è l‟assessore alle Gaite che di questi argomenti ne sa tante. E‟ ora di cominciare a
vendere un po‟di prodotti. Perché allora non accordarvi voi con le Gaite per fare delle piccole nicchie all‟interno dei negozi. Poi
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dopo diventa tardi, quando questi prodotti usciranno tutti con un loro marchio, con un bollino dopo si possono creare dei problemi
seri. Perché l‟obiettivo delle Gaite è quello di creare dei negozi autonomi.
Tasselli Renzo. Tu prima dicevi una cosa. Bisogna ricreare i vecchi mestieri. Io che vendo il cascemir non metterò mai la roba delle
Gaite perché se un acquirente viene da me che vede: la candela, una bottiglia di vino, la borsa, che vede? No. Deve vedere la
manualità. Se dai la roba a me , io la metto lì, la vendo e basta. Invece deve vedere la manualità. Le Gaite devono ricominciare ad
avere il vecchio pensiero cioè a fare la manualità.
Picuti Giovanni. Se vivi a Bevagna vedi che le Botteghe medioevali funzionano, potrebbero funzionare meglio. Grazie ai volontari
delle Gaite.
Tasselli Renzo. Però tu stavi dicendo di mettere i prodotti sulle Botteghe dei commercianti.
Picuti Giovanni. La formula magica invece Bevagna ce l‟ha. Le botteghe stanno funzionando.
Lolli Mario (01.47.00)
Intanto ad Aldo gli devo dire: “Tu vai a cercare i soldi dalla Provincia, noi cerchiamo i soldi dai commercianti”. C‟è qualcosa che
non funziona.
Voglio fare una provocazione. Aldo e Carlo siete già in ritardo perché credo che il processo ed il meccanismo del Mercato delle
Gaie è ancora stanco La teorizzazione credo sia una cosa necessaria, noi abbiamo bisogno, abbiamo necessità che questo si trasformi
in qualcosa di concreto e su questo l‟avv. Tasselli ha detto una cosa vera (avvocato perché lui difende i suoi commercianti a spada
tratta). Dicevo che, mi dispiace che giuliano è andato via. Io credo che Bevagna deve avere l‟ambizione di essere assolutamente
qualcosa di diverso dalle altre città dell‟Umbria. Intanto perché lo è diversa. Quindi un luogo fisico dove si incontrano la storia la
modernità, si incontra il commercio con la tradizione del lavoro come diceva giustamente Tasselli e questo sono l‟indicazione per un
nuovo modo di intendere l‟economia de di fare economia all‟interno delle mura. Sistema come diceva Carlo abbastanza antico
vecchio che è alternativo alla degenerazione economica che noi abbiamo adesso. Sull‟intervento di Carlo Cambi non ho
assolutamente niente da eccepire. Quindi io credo che la sfida sia proprio quella di innalzare la qualità dei commercianti caro Renzo.
Noi abbiamo dei commercianti che stanno dietro la “cova del porco”; siccome noi abbiamo bisogno di fare qualità i commercianti si
devono mettere intesta di fare qualità e questo significa anche rinunciare ad alcuni introiti certi e sicuri, recuperando una sfida che
va nello stesso senso di quello che dicevano Cambi e Picuti. Riuscire a coniugare la modernità di alcune soluzioni anche telematiche
con la voglia di recuperare la tradizione di quello che si propone. Allora se i commercianti percorrono questa strada posso dirti che
le Gaite, ed io sono un operatore delle Gaite da qualche anno, ti dico che possono andare in quel senso. Perché la mia idea di
mestieri delle Gaite non è quella raccontata dai Mestieri del Sistema Museo. I miei Mestieri delle Gaite sono un luogo fisico dove la
gente lavora tutto l‟anno pagata regolarmente a contratto che produce in un luogo dove si può fare sperimentazione con le Università
dove si può fare turismo, perché il turismo viene e vede la manualità dove si fa economia. Questo è il futuro dei Mestieri del
Mercato delle Gaite. Quando noi saremo arrivati a quel punto si coniugheranno le esigenze di tasselli con quelli che abbiamo
teorizzato con quello che sarà poi la vera essenza del Mercato delle Gaite. Se non arriviamo a questo, tutti i discorsi che noi abbiamo
fatto sono solo sulla carta. Ecco perché dico dobbiamo fare un passettino avanti e già stai in ritardo podestà. Noi abbiamo anche
un'altra parte storica che dobbiamo valorizzare. Perché la storia non è solo un peso genetico, cromosomico che abbiamo addosso, la
storia è un tramite anche per costruire quei processi economici di cui parlava Cambi. Noi abbiamo sicuramente un‟architettura
romana, non tantissima ma da valorizzare: il Mosaico Romano era chiuso durante il mercato delle Gaite, lo hanno detto anche a me.
Ed è una cosa che va recuperata. Una cosa che io credo sia da mettere in piedi è un Percorso Romano o pre - medioevale che
recupera la tradizione Umbra. La civiltà umbra ha bisogno di essere recuperata. Probabilmente Bevagna era una potentissima città
umbra. Questa tradizione noi la dobbiamo recuperare. Identificare un percorso medioevale che non può essere solo quello dei
mestieri delle Gaite, ma che deve coinvolgere tutto il territorio tutti i castelli di Bevagna. Visto che abbiamo una serie di castelli che
sono dei gioielli. Allora se noi mettiamo in piedi una rete di questo è possibile fare anche economia, magari con i giovani, magari
con le cooperative, magari creando un sistema ed arrivando a quel sistema che può essere il futuro economico non soltanto del
Mercato delle Gaite, ma di tutta la città di Bevagna. Questo quello che dobbiamo fare in maniera anche abbastanza elementare.
Grazie.
Amoni Aldo ( 01.55.00)
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Io vi parlo da Presidente dei Commercianti, e da persona che gira. Perché non è vero che bisogna sempre inventarsi le cose, qualche
volta si può o meno bene copiare anche dagli altri. Cari signori, sindaci, l‟ho detto anche ad altri sindaci, non esagerate nelle
ricostruzioni storiche. Perché io non posso dire il nome, mi hanno portato a visitare due borghi bellissimi: non c‟era un‟attività né di
somministrazione, né un ristorante, né un negozio, nessuno c‟era. Attenzione la storia è importante però non esagerate perché poi
dopo spopoliamo.
Luchetti Lamberto ( 01.56.40)
Non parlerò di Gaite perché voglio dare un contributo al city manager. Non l‟avremmo chiamato centro commerciale naturale ma
Centro commerciale delle Gaite. Il signore che abita dalle mie parti quando si fa carico dei rumori di Miccheletto in effetti ha
ragione, io abito poco distante, io chiudo tutte le finestre e non sento Miccheletto. Io vorrei capire da chi opera già nelle Botteghe
medioevali che riscontro economico hanno: c‟è il sig. Francesco e c‟è il figlio della signora che si impegna con le candele , mi
piacerebbe sentire dalla Trabalza Marinucci che vende anche altri prodotti, ma vende prodotti medioevali, fabbricati non so dove- in
Cina -, scusa la battuta- però quant‟è il suo riscontro economico per vedere se un giovane se non aiutato dall‟istituzione possa
intraprendere questa attività. Così le Botteghe medioevali ben vengano attenzione però non facciamo la fine di Carcassonne.
Bellissima città medioevale, però chiudiamo tutto e si ferma tutto. Poi gli abitanti nel centro storico che sono 1.000; ma quanti sono
bevanati, quanti sono italiani? Dentro Bevagna io sono attorniato da gente che non è di Bevagna. Allora centro commerciale
naturale è per i turisti o per turisti e residenti o solo per residenti? E‟ per le Gaite che devono diventare sistema. Magari diventino
sistema perché allora ripensiamo a tutto: alla rete, a togliere i fili, a ricreare una città medioevale, senza antenne; ci giriamo i films
come una cittadina della Bretagna dove non c‟è un‟antenna, tutte pavimentazioni bellissime. Facciamola. Unica sarebbe unica,
pensate che location sarebbe per i films. Recuperiamo le mura, togliamo l‟asfalto, riportiamo la strada bianca e così via. Facciamolo.
Pensiamo alle Gaite, solo Gaite, secondo me dobbiamo pensare anche per quel 20% che abita dentro Bevagna. Grazie.
Proietti Oscar (02.00.20)
Una precisazione su quello che diceva Mario, sul discorso delle Terme Romane fanno parte di un circuito Museale che hanno un
loro orario di apertura che vale tutto l‟anno, quindi è chiaro che durante il Mercato delle Gaite è stato aperto durante quell‟orario. I
tentativi che abbiamo fatto durante la “Notte Medioevale” di tenere aperto il Museo, la Pinacoteca, sono stati tentativi che hanno
portato scarsissime presenze e quindi l‟amministrazione non può tenere aperto tutto, quando poi non c‟è richiesta, magari si cerca di
utilizzare i fondi sulle cose su cui c‟è più necessità. Smentisco che possa essere stato chiuso nell‟orario di apertura normale, che
potete vedere andando al Sistema Museo e vedendo la tabella che era fuori. Se era chiuso in quell‟orario sarà bene denunciare questa
cosa, ma credo che sia difficile che questo sia accaduto. Tornando al discorso Gaite, io mi auguro che i discorsi fatti sul fatto che
dall‟evento si possa passare al sistema, possa essere un discorso che un domani potremmo vedere. Perché questo significherebbe che
tanti sforzi di tanti volontari sono arrivati ad un frutto salvaguardato per sempre. La domanda che mi faccio, e pensavo che su questo
punto volessero intervenire i consoli presenti, forse prima è meglio salvaguardare l‟evento, essere certi che l‟evento sia mantenuto in
vita prima di pensare che su questo si possa creare un sistema. Quindi la sfida oggi è su questo. L‟amministrazione comunale ha
fatto grandissimi sforzi e per quello che sarà in nostro potere faremo ancora:è la sfida essenziale. Mi dispiace che sia andato via
l‟assessore Granocchia che è un assessore che ci ha molto aiutato che quando abbiamo dato vita al progetto dei mestieri, i corsi di
formazione che abbiamo fatto con la Confartigianato sono stati finanziati dall‟assessore Granocchia con la sua delega alla
formazione. Questo significa che quel corso del 2004 ha dato vita all‟apertura delle Botteghe dei Mestieri che oggi è un unicum che
ha delle difficoltà ma che sicuramente sta andando avanti e quindi il fatto che sta andando avanti temporalmente è un fatto
sicuramente positivo. Se il sistema si crea da qui a dieci anni la domanda che faccio io è oggi come garantiamo che da qui a dieci
anni l‟evento sia ancora in piedi? Fare sistema su una cosa che oggi si regge sul volontariato credo che sia una cosa estremamente
difficile. Grazie.
Mantucci Daniele (02.04.33)
Solo alcune battute da amico di Bevagna. Qualcuno degli ultimi interventi ha richiamato il rischio che la realizzazione di questo
sogno di Bevagna capitale dell‟artigianato medioevale avrebbe da un punto di vista economico. Certamente questo rischio c‟è ma
questo rischio c‟è anche per le normali attività commerciali. Oggi un semplice negozio di mobili che continua a vivere con qualche
difficoltà ha pochissime possibilità di vivere in futuro perché è un negozio che si trova in concorrenza con l‟IKEA dove un lampada
come questa costa 3 euro. Costa 3 euro perché di lampade di quel genere ne producono 5 milioni perché le producono in paesi dove
non ci sono le norme di sicurezza dove non ci sono le norme di tutela del lavoro dove non c‟è nessuna di quelle regole che la civiltà
moderna ha conquistato e che comportano dei costi. Allora certamente il prodotto dell‟artigiano medioevale è fuori mercato se
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vogliamo. E‟ fuori dal grande mercato, ma è fuori mercato anche il genere alimentari normale il quale seppure la coop nel Comune
di Bevagna non c‟è però sta nel Comune di Foligno sta in altri comuni vicini. Quindi anche lo stesso cittadino di Bevagna sempre di
meno andrà dal piccolo commerciante di generi alimentari di Bevagna ed il sabato va a fare la spesa alla Coop a Foligno a da
qualche altra parte. Questa è una realtà che può piacere o non piacere, però è la realtà, è l‟evoluzione dell‟economia in questa fase.
E‟ vero quello che è stato detto e che forse questi centri commerciali cominciano ad accusare qualche difficoltà, però è un sistema
troppo forte e sta sconfiggendo non solo l‟artigianato medievale, ovviamente anche quello, ma anche il piccolo commercio, la
piccola produzione che ha difficoltà fortissime dappertutto. In questo quadro del quale non si può non tenere conto, l‟unica salvezza
è proprio una produzione estremamente caratterizzata. Perché è vero che esiste la carne in scatola, ma non tutti mangiamo la carne
in scatola. E‟ vero che ci sono i Fast food ma non tutti andiamo al Fast food, qualcuno se può magari una volta la settimana va in
una trattoria spende qualcosa in più ma almeno sta bene. Questo sogno del podestà e dei suoi collaboratori delle Gaite di riproporre
un artigianato molto particolare è, da questo punto di vista, meno assurdo e meno antieconomico di quanto sembrerebbe. Visto che il
sistema della grande produzione e della grande distribuzione sta distruggendo quasi tutto, ciò che si salverà è quello che è molto
caratterizzato. Allora forse una produzione artigianale di qualità, non solo medioevale perché sarebbe troppo ristretto, ma se si
riuscisse a far passare l‟idea di Bevagna come un centro, non l‟unico in Italia, perché l‟artigianato sta a Firenze sta anche da altre
parti, ma potrebbe stare anche a Bevagna un centro di artigianato di qualità dove si trovano le scarpe fatte a mano, dove ci sono i
sarti, dove ci sono i ferri battuti, dove c‟è anche la produzione alimentare di qualità il prosciutto particolare, paradossalmente
avrebbe un mercato, di nicchia, ma avrebbe un mercato molto di più del livello medio. I generi alimentari non ci sono più in Italia,
sono sempre più rari però un prodotto molto di qualità avrebbe un significato. C‟è ancora chi vuole il vino di qualità, chi vuole
l‟albergo di qualità, chi vuole il prodotto particolare, chi non vuole andare all‟IKEA e cerca una casa più personalizzata. Certo il
mercato da questo punto di vista è ristretto e non può bastare Bevagna. Questo è fuori discussione. Per cui occorrerebbe un progetto
molto basato sulla comunicazione, nel quale le Gaite si inseriscono, perché sarebbero un elemento di promozione di queste attività,
un progetto molto comunicato e che richiamasse a Bevagna da tutta Italia e da tutta l‟Umbria, persone che vogliono prodotti
particolari di qualità. Allora certo che il progetto è ambizioso ed è secondo me fattibile, ha più probabilità concrete di sopravvivere
un falegname che fa i mobili a mano e che ovviamente li vende a prezzi molto alti, piuttosto che un negozio di mobili medi che si
trova in concorrenza diretta con altre attività molto più forti. Il realismo di questo progetto sta nella gradualità. E‟ ovvio che domani
c‟è tutto questo, anche perché probabilmente tutti questi artigiani ancora non ci sono a Bevagna. Bisogna crearli. E la crisi
economica aiuterà perché a Nocera quelli che sono andati a lavorare con la Merloni facevano i falegnami, facevano i sarti, facevano
i meccanici per conto loro, hanno visto nella Merloni una grande prospettiva, oggi sono disoccupati. Forse certi lavori artigianali o
per volontà o per necessità potrebbero essere interessanti. Il progetto di Bevagna come sede di un artigianato di qualità può
funzionare, non solo per Bevagna per lo meno per tutta l‟Umbria e per l‟Italia; lanciando un messaggio in questo senso e a poco a
poco indicando questa possibilità ai giovani. E‟ una strada difficile, ma per i giovani nessuna strada è facile. Un giovane che impara
un artigianato caratteristico che magari sa fare il sarto e lo sa fare bene. Anche se la maggior parte di noi andranno a comprare i
vestiti al supermercato però qualcuno in Umbria che vuole vestiti su misura ancora ci sarà. Avviare questo programma, avviarlo
gradatamente cominciare a difendere l‟idea di Bevagna come luogo dell‟artigianato di qualità utilizzando molto le Gaite da questo
punto di vista ed ovviamente tenendo conto dell‟altra grande realtà della società moderna: che sono le automobili. Che ci piaccia o
non ci piaccia, ci sono e tutti le usiamo. Le città Umbre e pure Bevagna erano state costruite per esigenze diverse, dove la gente
andava a piedi o tutt‟al più a cavallo. Le macchine si muovono male dentro Bevagna, né possono entrare. Però bisogna fare come
nei Centri commerciali. Bisogna portare le macchine a ridosso delle mura, gli spazi ci sono. Bevagna ha già cominciato perché io ho
parcheggiato a ridosso delle mura facendo quel ponticello e trovando un parcheggio tutto sommato che a Foligno non c‟è una cosa
di questo genere. Cose di questo genere a Bevagna sono fattibili quindi bisogna dare la possibilità alle macchine di arrivare molto
vicino alle mura, ma certamente fermarsi alle mura. Grazie.
Tasselli Renzo (02.13.50)
Parlo come titolare della Tasselli cashmere e volevo rispondere e volevo rispondere molto blandamente al sig. Mantucci. Secondo
me nel 2010 e più andiamo avanti e peggio è, parlo come produttore di maglieria, purtroppo tutto quello che lei stava dicendo
secondo me è utopia perché non c‟è più nessuno, soprattutto i ragazzi, che vogliono imparare il cosiddetto mestiere. Perciò dicendo
questo siamo già tagliati fuori su questo discorso. Quando parlo di produzione e l‟Umbria è al top nella produzione del cashmere a
livello mondiale, noi facciamo difficoltà a trovare le maestranze anche pagate in eccesso, non c‟è più nessuno che vuole fare la
manualità cioè fare le maglie come si faceva una volta con le macchine a mano. Peccato perché il cliente si deve sentire importante.
Noi della Tasselli curiamo molto il cliente. Se lei viene da me e mi chiede una maglia che io faccio non in serie, (in serie vuol dire
1.000 -2.000 capi) però la faccio dozzinale, e magari mi vuole qualcosa di particolare: es. un colore particolare sul collo, più lungo,
più corta, cioè personalizzata, io gliela posso fare. Allora il cliente si sente importante, magari viene da Milano e per noi questo è un
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plagio clienti che vengono da lontano e per esempio ordinano on-line i nostri capi. Questo per ritornare al discorso della
specializzazione. A Bevagna è logico che bisogna far venire persone tramite alcuni canali: il più importante è la pubblicità. Noi
come Tasselli cashmere spendiamo un‟enormità di soldi per la pubblicità perché l‟immagine è quella che fa il commercio. E
Bevagna potrebbe essere in sinergia con le Gaite: il settore delle Gaite che è immagine e il settore commerciale (che come diceva
prima l‟assessore aimè c‟ha molte pecche), trovare la situazione per incanalarle in un discorso di immagine. In diversi corsi di
manager mi hanno insegnato che l‟immagine è la più importante per creare giro di affari. E‟ logico che dietro l‟immagine ci deve
stare anche la sostanza: se c‟è l‟immagine e non c‟è la sostanza è fallimento. Volevo dire due parole al podestà. Sono sei anni che
faccio il Presidente dell‟associazione La Piazza, e sicuramente c‟è molta verità che pian piano mi sono accorto ci sono realtà vere,
non abbiamo, mi sembra di non aver mai avuto un colloquio serio costruttivo con le Gaite. Non capisco questo distacco che ci sta.
Sono amico con i consoli sono amico con tutti, però non vedo questa sinergia non c‟è questo contatto a pelle. Sappiamo che c‟è
qualcosa di astio però bisogna metterci una pietra sopra, collaborare insieme voi con la vs. immagine, noi con la ns. immagine:
creare un‟immagine unica. Abbiamo portato le Gaite a Milano. Lì c‟era mio figlio, ed ha visto che non c‟era questa attrazione,
questo interesse per le candele, o il baco da seta. Bisogna creare attorno un alone di importanza. E per me la base di partenza è solo
la pubblicità su Bevagna.
Partenzi Giancarlo. (02.20.00).
Faccio l‟architetto, ma sono un po‟ diverso da parecchi colleghi pianificatori, mi occupo poco di urbanistica, perché non ci credo
molto all‟urbanistica, lavoro su piccole cose, sulla nicchia. Cristina né sa qualcosa abbiamo fatto dei progetti, molto piccoli ma
ambiziosi ed anche molto penetranti. Questa sera ho ascoltato degli interventi molto interessanti, tutti quanti. Da esterno,
raccogliendo l‟invito del podestà di partecipare a questa manifestazione, ho analizzato, in questi giorni delle Gaite molto ricchi forti,
questa città e devo dire che ho avuto l‟impressione che corrisponde all‟ardore allo spirito che questa sera viene fuori. Però
guardando questa cosa da architetto cioè da uno che alla fine deve concretizzare, ( per me l‟architetto è il soggetto che diceva Carlo
Cambi cioè colui che riesce a mettere il cerchio attorno ad un bersaglio che praticamente avviene post factum. però ci vuole
qualcuno che lanci questa freccia.) Ce ne sono parecchie di queste frecce che sono state lanciate, dal Mercato delle Gaite ma non
solo tutta la città le lancia. Ecco da architetto faccio un po‟ fatica a scegliermi il bersaglio giusto perché vedo che c‟è un rischio in
tutto quello che abbiamo sentito fino ad oggi che si vuole in qualche maniera costruire su versanti diversi una sorta di presepe,
questo è un rischio grave. Il presepe si costruisce con uno spirito preciso: Francesco quando ha idealizzato il primo presepe a
greggio lo ha fatto in maniera molto semplice, poi via via questo presepe si è andato evolvendo, hai visto ci ho messo la cascata, ora
ci metto la tecnologia ci metto l‟acqua ect. Credo che noi dobbiamo non costruire un presepio noi dobbiamo costruire un sistema che
parte da tutti questi spunti ma che recuperi lo spirito originario. Perché quando l‟amico Giovanni mi ha chiesto di partecipare a
questa cosa l‟ho fatto volentieri perché ritengo che qui a Bevagna sia rimasto uno spirito medioevale, chiamiamolo medioevale, uno
spirito che è fondamentalmente diverso dallo spirito degli altri paesi analoghi che sono qua attorno, dove ancora certe cose hanno un
significato. Non voglio togliere i meriti al sindaco o all‟amministrazione che ha detto no alla Coop, ma il sindaco e non ha fatto
altro, è stato un buon principe per questa città, che interpretare lo spirito di Bevagna; cioè ha detto quello che tutti i bevanati
avrebbero detto al presidente della Coop. Non era un atto di imperio del sindaco, ma la volontà di tutta quanta la città. Io credo che
da questo punto di vista la città deve recuperare la sua struttura quindi da questo ne usciranno poi tutta una serie di esperienze di
cose che questa sera sono state dette. Ognuno ha detto la sua, ma fanno parte tutte della stessa medaglia. Quindi quello che la città
deve fare, quello poi che i pianificatori dovranno fare è proprio quello di capire e mettere questo famoso cerchio sul centro perché la
freccia è stata scagliata, la freccia c‟è quindi la capacità sta nel mettere questo cerchio. Mi rendo conto che la cosa è difficile e
progressivamente come diceva il prof. Mantucci non è questione che domani si cambia tutto; progressivamente si riuscirà a fare
questo famoso centro.
Luchetti Lamberto.(02.26.13)
Siccome ha detto che tutti i bevanati sono contrari alla Coop, io non sono favorevole, però, visto che io abito da quelle parti,
l‟inviterei a venire a vedere la situazione urbanistica che c‟è in quella zona, non da un anno, ma da 10-15 anni. La situazione
urbanistica non gliela descrivo perché basta che fa un salto lì all‟Accorda. La centrale termoelettrica, lì va bene, però se attiviamo la
centrale perdiamo il molino che è storico e potrebbe essere una nicchia di mercato perché fa delle farine che nessun altro fa e sfrutta
l‟energia idroelettrica perché c‟è sotto una cascatella. Se facciamo, e qui mi dispiace contraddire l‟amico nonché assessore Bonini la
centrale idroelettrica, andiamo avanti per buona parte della giornata, probabilmente perderemo il salto della cascata; per me
andrebbe bene perché eliminerei un rumore che mi potrebbe dar fastidio anche se naturale. Però stiamo attenti alle scelte che stiamo
facendo: dire no alla coop può stare anche bene però … il sindaco ha capito.
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Ricci Massimo (02.28.38.)
Sono il console della Gaita San Giorgio. Una replica al Presidente dell‟associazione “La piazza”quando dice: lavorare
sinergicamente, Gaite e commercianti. Ma tu sai benissimo che tu sei commerciante e guadagni, ma le Gaite sono volontari che si
fanno un mazzo così; perché tu hai fatto esclusivamente pubblicità della tua attività. Le Gaite è volontariato, non è commerciante; tu
non devi guadagnare sulle spalle nostre.
Assessore Palini Franco (02.30.00.)
Dobbiamo accogliere il pensiero di tutti con il dovuto rispetto e con la pari dignità per ognuno di poter dire la propria opinione.
Prima di passare la parola al sindaco per le conclusioni vi dico, che in linea di massima a settembre riprenderà il secondo giro di
incontri per andare verso la costruzione delle proposte di elaborazione del Q.S.V.. Quindi l‟amministrazione comunale in quella fase
porterà le proprie idee e proposte per ciò che potrà mettere in campo come impegno proprio in termini di immobili, di progetti ect..
Il progetto del Q.S.V. non è un documento astratto per cui una volta fatto rimane tale, è un progetto che sarà in continua evoluzione
sulla base della sua capacità attuativa. Perché se alcune delle previsioni fatte non sono concretizzabili nel medio termine il progetto
dovrà essere aggiornato anche sulla base della effettiva disponibilità finanziaria.
Sindaco Bastioli Enrico (02.32.43)
Io mi trovo nella difficoltà: da un lato il sindaco ascolta e basta, saluta e chiude; oppure il sindaco interviene sulla base di alcune
valutazioni che sono state fatte, non so come fare perché poi vengo accusato di fare un comizio elettorale e mi dispiace. Però
mettetevi voi dalla mia parte e cercate di interpretare i suggerimenti che sono avvenuti questa sera: io devo rispondere in qualche
modo, devo dare delle indicazioni in qualche modo, sennò sembrerebbe che questa amministrazione comunale... vedete che c‟è
subito una disquisizione di fondo. Allora il sindaco prende atto, dice che è stata una bellissima serata, gli interventi sono stati di
grande valore, di grande qualità, andiamo avanti in questo modo. Detto questo penso che lavoreremo di conseguenza per poter
elaborare questo progetto del Q.S.V. del centro storico. Dico solo una cosa mi sembra che l‟idea che sostanzialmente ha dato
l‟avvocato Picuti del no al Centro commerciale naturale io la condivido come impostazione: sono d‟accordo che dovremmo trovare
un termine che sia diverso. Condivido più la terminologia di un centro come “Laboratorio artigianale diffuso “, però è evidente che
le grandi qualità che abbiamo noi, non le hanno gli altri. Questo secondo me rimane un elemento che dobbiamo definire.
Avrei motivo di discutere almeno mezz‟ora non lo faccio per non creare ulteriore polemica, perché tutto ciò che dice il sindaco può
essere oggetto di polemica; amministro la città e quindi devo in qualche modo dire come la penso, però stasera non voglio dire certe
cose. Intervengo solo su due elementi su cui potremmo fare un‟altra discussione. Questa amministrazione comunale parlando dei
parcheggi si è dotata di un Piano dei Parcheggi su cui possiamo tranquillamente fare una discussione qui, ritrovarci tutti, vedere cosa
ha fatto questa A.C., perché ha fatto il Piano dei Parcheggi, perché questa A.C. ha guardato avanti, non è stata ferma contrariamente
a qualcuno che è rimasto fermo e non ha voluto ragionare sul Piano Parcheggi. Per noi approvare il Piano Parcheggi in riferimento
alla Legge Tognoli significa dare un‟opportunità in più ai nostri cittadini ma poter avere delle opportunità in più anche su
determinati strumenti che potrebbero arrivare tra poco tipo il PUC 2 o altre situazioni. Un conto è avere strumenti di Pianificazione,
un conto è non averli. Ultimo elemento è quello delle energie alternative: voglio rassicurare questa assemblea che l‟A.C., in virtù
degli atti che ha messo in piedi, tipo la centralina idroelettrica, tipo l‟impianto fotovoltaico che si sta facendo sulle proprietà del
Comune (quindi i capannoni di Cantagalli – gli impianti sportivi – il centro polivalente di Cantalupo e la centrale a Biogas attivata
in Loc. Cantone di proprietà dell‟azienda agricola Iraci Borgia fornisce il 50% del fabbisogno di energia del nostro territorio). Basta
questo come dato. Poi ci troveremo qui a discutere. Concludo che è stata una bellissima serata. Gli spunti sono tantissimi
cercheremo di coglierli, di valutarli perché insieme dobbiamo costruire questo modello di sviluppo che secondo noi dovrebbe
portarci a trovare dei finanziamenti per questa nostra città. Noi crediamo a questa opportunità che ci ha offerto la Regione
dell‟Umbria, non siamo stati con le mani in mano e quindi con grande determinazione metteremo insieme tutte le vs. idee per
costruire un modello che dovrà sistemare tutti quegli aspetti di Bevagna che avete detto e di cui vi ringrazio immensamente.
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