le qualita` “magiche” di alcune lavatrici ermetiche a
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le qualita` “magiche” di alcune lavatrici ermetiche a
lavaggio LE QUALITA’ “MAGICHE” DI ALCUNE LAVATRICI ERMETICHE A SOLVENTE (PARTE PRIMA) Macchina di lavaggio a tenuta di tipo Ia a “camera di raccolta” (da EN 12921-4) Legenda: 1 = punto di controllo 2 = refrigerazione 3 = unità di recupero a carbone attivo (ACRU) 4 = porta 2 5 = camera di raccolta 6 = porta 1 7 = camera di processo 8 = sollevatore interno 9 = serbatoio del liquido nebulizzato Prendendo spunto dalla pubblicità non del tutto corretta diffusa da alcune aziende produttrici, pubblichiamo una sintesi sullo stato dell’arte della nuova generazione di impianti di lavaggio. Le critiche espresse nei confronti dei costruttori scorretti, vogliono essere uno strumento che consenta agli utilizzatori di distinguere le aziende che, pur di vendere, fanno un po’ i “furbetti del quartierino”, dalle aziende serie, che non propongono soluzioni di facciata a fini commerciali MASSIMO TORSELLO 34 ANNO XV – N.57 – GENNAIO-FEBBRAIO-MARZO 2009 lavaggio INTRODUZIONE Ci capita, talvolta (non così spesso, fortunatamente, ma il fatto non è comunque da trascurare), di imbatterci in depliant, brochure e pagine web tecnico-commerciali (più commerciali che tecniche) che pubblicizzano lavatrici e sgrassatrici a solvente del tipo ermetico, enfatizzando - con una certa leggerezza, a nostro parere - le virtù ambientali delle stesse in termini di emissioni in atmosfera. Le frasi che si incontrano sono del tipo: “...unicità di essere senza emissione…”; “…impianto di sgrassaggio sottovuoto a emissione zero…”; “...assenza di emissioni diffuse…”; “...eliminare le emissioni nell’ambiente di lavoro e nell’atmosfera…” e via di questo passo. Le soluzioni adottate per supportare tali promesse sono varie e, tranne rare eccezioni, fanno parte del comune patrimonio tecnico del settore; esse spaziano dalla condensazione spinta del solvente in fase di asciugatura, all’adozione del classico filtro a carboni attivi, all’utilizzo del vuoto, fino a fantasmagoriche tecniche - dal sapore “magico-mistico” per i non addetti ai lavori – quali “l’epicresi dell’aria” (che, buttate lì in un depliant promozionale, possono far strabuzzare gli occhi ma, appena si approfondisce un po’ la questione, non sono poi così campate in aria, vedremo in seguito perché). Il messaggio che gli autori di questi scritti vogliono in parte veicolare è che, acquistando i loro impianti, il cliente può ritenersi al sicuro da qualunque controllo effettuato dalle autorità competenti in materia di inquinamento atmosferico e di igiene ambientale. Ma è proprio così vero? Per fare maggiore chiarezza e parlare tutti con la stessa lingua, cominciamo con alcune definizioni e un po’ di storia. Le lavatrici ermetiche a solventi alogenati sono catalogate dalla Norma Europea EN 12921-4 (“Macchine per la pulizia superficiale ed il pre-trattamento di manufatti industriali, che usano liquidi e vapori – Parte 4: sicurezza delle macchine che utilizzano solventi alogenati”) come “macchine di lavaggio a tenuta”. Per “macchina a tenuta” si intende quella macchina nella quale “non vi è collegamento diretto tra i volumi contenenti il solvente alogenato e l’ambiente esterno, durante il funzionamento normale”. Le lavatrici ermetiche ad idrocarburi sono invece trattate, dal punto di vista della sicurezza, dalla parte 3 della EN 12921. In maniera analoga, per completezza di informazione, la definizione utilizzata negli USA per le lavatrici erme- OVVIAMENTE NO! Ed è proprio il caso di vedere perché, sperando di contribuire al disincanto di chi ancora compra a scatola ed occhi chiusi. Macchina di lavaggio a tenuta di tipo Ib a “camera singola” (da EN 12921-4) Legenda: 1= 2= 3= punto di controllo refrigerazione unità di recupero a carbone attivo (ACRU) 4 = camera 5 = carico di lavoro 6 = processo e raccolta 7 = porta 8 = generazione di vapore 9 = risciacquo liquido 10 = distillatore METAL CLEANING & FINISHING 35 lavaggio tiche (“airless/airtight vapor degreasers”) è la seguente: “un sistema che consiste di: una sgrassatrice ermetica; dei dispositivi per la condensazione ed il recupero del solvente; dei dispositivi per il controllo delle emissioni che rimuovano dai flussi d’aria i vapori di solvente. Il sistema non deve avere contatto con l’ambiente esterno e deve funzionare in maniera tale da prevenire fuoriuscite o perdite di solvente durante le operazioni di lavaggio ed asciugatura”. La EN 12921-4 prevede due categorie di macchine a tenuta: le lavatrici di tipo Ia sono quelle dette “a camera di raccolta”, in cui la camera di processo (vasca di sgrassaggio) è separata tramite sportello dalla camera di raccolta, cioè quella in cui staziona il carico – prima della sua estrazione a fine ciclo - affinché venga da esso eliminato, nel modo più efficace possibile, il solvente residuo; le lavatrici di tipo Ib sono quelle dette “a camera singola”, in cui camera di processo e camera di raccolta coincidono, mentre i vapori di solvente ed il solvente liquido vengono prodotti/raccolti in contenitori separati tra loro e dalla camera di processo/raccolta. Un’ulteriore classificazione ci viene dalla Germania, dove le macchina di tipo Ib vengono suddivise (dal punto di vista cronologico, ben prima dell’entrata in vigore della EN citata) in macchine di tipo IV e in macchine di tipo V (A e B): le lavatrici di tipo IV sono quelle con asciugatura a circuito chiuso e condensazione a bassa temperatura, con espulsione finale in atmosfera del solvente residuo in camera; le lavatrici di tipo V A hanno un ciclo di asciugatura come il tipo precedente, con l’aggiunta di un filtro a carboni attivo nel circuito e senza scarico in atmosfera; le lavatrici di tipo V B effettuano almeno l’asciugatura sottovuoto (talune operano sottovuoto per tutto il ciclo di lavoro) e sono prive di scarico in atmosfera (anche se questo non è del tutto vero, come verrà precisato più avanti). Inizialmente mutuate dalle “cugine” macchine lavasecco del settore della tintolavanderia, le macchine ermetiche di tipo Ib sono state introdotte, nel lavaggio industriale, quando la legislazione nazionale ed europea sull’inquinamento atmosferico e l’igiene ambientale ha cominciato a diventare più restrittiva (dal DPR 203/88 in poi) e quando si è incominciato a prestare una maggiore attenzione alla problematica dei consumi di solvente; prima (ma ancora oggi un’alta percentuale di quelli in funzione sono di questo tipo), gli impianti di sgrassaggio erano solo ed esclusivamente del tipo a “vasca aperta” oppure, i più evoluti, “cabinati” (cioè chiusi non ermeticamente). Solo successivamente, inoltre, dalle vasche aperte e dalle vasche cabinate, si è giunti alle macchine a tenuta di tipo Ia. Premesso che le macchine di tipo Ib vengono utilizzate quasi esclusivamente per pezzi di dimensioni mediopiccole, mentre quelle di tipo Ia possono essere utilizzate anche per pezzi medio-grandi, la loro funzione primaria – indipendentemente dalla loro capacità di carico e indipendentemente dal solvente utilizzato - è stata dunque il contenimento delle emissioni in ambiente (esterno ed interno) e la conseguente riduzione dei consumi. Non bisogna infatti dimenticare che il consumo di solvente in una lavatrice è esattamente la somma di Macchina di lavaggio aperta con involucro (da EN 12921-4) Legenda: 1 = unità di recupero a carbone attivo (ACRU) 2 = condotti di scarico dell'aria 3 = involucro 4 = sfiato 5 = raccolta condensa 6 = zona di vapore 7 = pozzetto di ebollizione 8 = immersione nel liquido 9 = separatore d'acqua 36 ANNO XV – N.57 – GENNAIO-FEBBRAIO-MARZO 2009 lavaggio tutti i “contributi emissivi” della stessa, cui va aggiunta la quantità di solvente che viene smaltito assieme ai residui di distillazione e/o agli eventuali carboni attivi a perdere; il consumo è dunque, sostanzialmente, la quantità di sostanza che periodicamente si rabbocca nella lavatrice. Indubbiamente, con l’introduzione delle prime lavatrici ermetiche, un iniziale consistente livello di contenimento e riduzione è stato raggiunto: basti pensare che, mentre le emissioni in atmosfera da una vasca aperta variano mediamente tra 1,8 2 e 5,6 kg/h per m di superficie (in funzione del tipo di solvente, della progettazione dell’impianto, della tipologia dei pezzi e delle condizioni operative), le emissioni al camino da una lavatrice ermetica della “prima generazione” (per intendersi, il tipo IV della classificazione tedesca) sono senz’altro inferiori a 0,3 kg/h (si vedano i dati in rosso di Tabella 1); inoltre, i consumi complessivi sono stati ridotti almeno del 70-80%. Ma con l’entrata in vigore della EN/13/1999 (Direttiva VOC, recepita in Italia con il Dlgs 152/06), i limiti alle emissioni sono stati ulteriormente abbassati e quindi le macchine hanno dovuto adeguarsi tecnologicamente alle nuove prescrizioni: per ottenere questi risultati, le macchine ermetiche devono essere costruite secondo i requisiti delle migliori tecnologie disponibili (BAT) e dotate di una serie di componenti e apparecchiature idonei allo scopo. L’obbiettivo finale – indipendentemente dalle prescrizioni legislative - dovrebbe comunque essere quello di ridurre le emissioni totali ed i consumi ai valori più bassi possibile, anche se questo comporta inevitabilmente un aumento dei costi, sia per il costruttore che per l’acquirente. (continua) METAL CLEANING & FINISHING 37