Fiori costituzionali e genio del rimedio

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Fiori costituzionali e genio del rimedio
Intervento al 1° Congresso Internazionale MC4 - Medicine a Confronto
Roma, 2 novembre 2000
Costituzioni e Genio del Rimedio: un approccio omeopatico ai fiori di
Bach
Dr. Claudia Valsecchi, presidente dell'Accademia di Floriterapia Psicodinamica
In questo interessante nuovo approccio ai Fiori di Bach, che applica agli stessi alcune chiavi di
lettura dell'omeopatia unicista, la dottoressa Valsecchi mostra come con questa lettura si possa
efficacemente affrontare con i fiori di Bach anche una vera e propria psicoterapia del profondo.
Dalla scomparsa di Bach la patogenesi dei sui rimedi floreali si è talmente ampliata che oggi i
fiori accompagnano sovente anche la psicoterapia. Questo porta il floriterapeuta ad imbattersi
non più soltanto in sintomi e stati d'animo di superficie, ma anche in veri e propri "vizi di
carattere", radicalmente strutturati nella psiche, lenti e difficili da modificare o da estirpare.
La pratica terapeutica, unitamente a uno studio approfondito, mette ora in evidenza alcune
costanti riferite soprattutto a determinati fiori, fino a individuare, sempre riferite a questi, vere e
proprie, complesse, impalcature psichiche. È il caso, per esempio, di fiori quali Chicory,
Centaury, Beech, Agrimony, e di molti altri. Ed è a questo punto che, come in omeopatia,
possiamo azzardare l'ipotesi di fiori che possono presentarsi come "costituzionali" in determinati
individui. Questo significa che troveremo persone che presenteranno, e ben rappresentati, sia gli
aspetti profondi dello stato disarmonico del fiore in questione, che tutti quelli più periferici e
marginali.
Definire un fiore “costituzionale” deve restare comunque per il terapeuta una sorta di "espediente
didattico" che gli permetta, con determinati clienti, di cogliere e capire le disarmonie dominanti
anche quando queste si presentano camuffate sotto altri aspetti. Queste disarmonie tenderanno
sempre a riaffacciarsi, anche dietro quadri diversi.
La lettura costituzionale dei fiori risulta estremamente utile nella pratica, soprattutto quando si
affianca la floriterapia alla psicoterapia, dove si evidenzia come il disturbo sia alla fine quasi
sempre riconducibile fondamentalmente a un solo tratto, ma così profondo e radicato da
influenzare la visione che l’individuo ha di se stesso, degli altri, del mondo. In ogni caso,
esattamente come in omeopatia, una costituzione non indicherà mai qualcosa di statico ma
sempre uno stato passibile di profondi cambiamenti e di evoluzioni verso altre costituzioni, o
modalità, se trattato con i rimedi appropriati. Uno stesso individuo può essere rappresentato,
“costituzionalmente” anche da più fiori fondamentali.
Non tutti i fiori sembrano presentare una tale complessità e profondità da permetterci di parlare
di “costituzioni”, ma tendono a presentarsi soprattutto come "stati", o disturbi, che però non
impegnano profondamente la personalità. È il caso, per esempio, di rimedi quali Elm, Gorse,
Rock Rose. Questi si riferiscono più a modalità psichiche di reagire ai disagi che provengono dal
mondo che non a una profonda ferita dell'anima.
Per individuare una costituzione, risulta ora essenziale ricorrere ancora a un concetto
dall'omeopatia, ed esattamente a quello di “Genio del Rimedio” (GdR), così come ce lo propone
nella sua Materia Medica James Tyler Kent.
Con questo concetto si indica quella particolare “genialità”, in genere inconscia, con cui ogni
persona sviluppa una sua strategia che, salvando quelle parti di sé ritenute essenziali
dall'economia endopsichica e sacrificandone altre, le permetta di sopravvivere alle aggressioni
che ha subito, e, nel nostro caso, anche di mantenere in piedi i sintomi difensivi. È un concetto
complesso ma estremamente utile. Se riusciamo infatti a impadronirci di questo strumento di
lettura e lo applichiamo ai fiori di Bach, ci saranno ben presto evidenti proprio le complesse
impalcature psichiche che ne caratterizzano i più complessi, e potremo “leggere”,
fenomenologicamente come fenomenologico è l'approccio di Bach, la sinergia delle forze in
gioco e il rapporto tra di esse.
Un esempio, il sintomo "paura della povertà". Il repertorio ci dà come fiori centrali di questo
problema Agrimony e Mimulus, e già qui noi possiamo operare una prima diagnosi differenziale.
In Agrimony questa paura denuncia la fragilità emotiva dell'individuo, che teme più di ogni altra
cosa di essere esposto a quello che lui ritiene umiliante, vale a dire che qualcuno intraveda, o
anche solo sospetti, i suoi disagi e i suoi problemi. La sua facciata allegra e sempre rassicurante,
seduttiva e scherzosa, serve infatti proprio a fare da schermo alle sue ansie e alle sue sofferenze
segrete. Agrimony si sente annullato se viene visto nella propria sofferenza, sembra che non
conosca l'esperienza del ricevere solidarietà ed empatia (forse proviene da famiglie rigide e
anaffettive, che davano appoggio e riconoscimento ai bambini solo come premio di “essere
bravi”). In Mimulus la paura della povertà denuncia invece un'altra ansia, ed esattamente quella
legata alla paura di soffrire. Mimulus non teme l'umiliazione che potrebbe accompagnare uno
stato di povertà ma i reali disagi che ne deriverebbero, quali per esempio doversi affidare alla
sanità pubblica e non a quella privata, dover patire il freddo, dover coabitare con persone
aggressive e/o rumorose, e via dicendo.
Ecco già come un singolo piccolo aspetto può essere letto in modo da farci ritrovare in due
mondi psichici ben distinti. Ma questa paura della povertà la ritroviamo anche in altri fiori, per
esempio in Chicory e in Vine. Sono questi due fiori estremamente narcisisti per compensazione,
e il denaro dona esattamente quel prestigio necessario a enfatizzare il proprio personaggio. La
vita di Vine sarà facilmente votata alla sua rincorsa, mentre Chicory si autocommisererà se non
arriverà a possederne o anche solo a goderne.
Per arrivare a definire il GdR di ogni fiore, ogni singolo sintomo deve essere collocato in un
quadro più ampio, e poi repertorizzato e gerarchizzato. Quando il sintomo “paura della povertà”
si sposerà con: fuga dalle tensioni; dovuta a fobia di percepirsi a disagio; estrema cura
dell'immagine per depistare lo sguardo dell'altro dalla propria vita interiore; seduttività,
diplomazia e adattabilità che mirano a smussare eventuali tensioni; ambiguità, sempre per non
permettere allo sguardo dell'altro di penetrare nel profondo; ricerca dell'eccitazione, per non
percepire la propria soggiacente depressione; avremo il GdR di Agrimony.
Quando lo stesso sintomo si sposerà invece con: ipersensibilità sensoriale che fa percepire troppo
fragili per cui si ha paura di soffrire; ansia di fronte a ogni tipo di prova in ambienti sconosciuti
perché ci si percepisce, o si è, più deboli degli altri; enfatizzazione degli aspetti aggressivi e
volgari del mondo; percezione precisa dei propri limiti e malessere se li si forza; avremo il
GdRimedio di Mimulus. E così via.
Il fiore Agrimony, per esempio, segnato da un’ipersensibilità che non gli permette di affrontare
alcuna tensione, è impegnato in primo luogo a salvaguardare la propria pace interiore da
qualunque disarmonia possa turbarlo. Tutto tende a questo, l’estrema cura dell’immagine e la
socialità mirano a preservalo da rifiuti, abbandoni e aggressività; l’estrema adattabilità, la
diplomazia, la seduttività mirano anche a non porsi mai in opposizione con gli altri. Dietro
questa complessa acrobazia di sopravvivenza, Agrimony salva per sé il piacere. È un fiori infatti
poi estremamente edonista, che non rinuncia a quest’ultimo. Il suo piacere è di origine materiale,
spesso orale, e per procurarselo, spesso segretamente, l’individuo mente e depista gli altri a cuor
leggero. Agrimony è il classico coniuge inappuntabile e premuroso che si ritaglia però spazi
segreti in cui soddisfare particolari piaceri. Il prezzo di tutto questo – armonia e piacere – è però
la qualità del rapporto. La sua strategia, la sua continua fuga da ogni confronto, non gli
permettono infatti né di abbandonarsi fiducioso né di essere sincero con gli altri. E questo lo
condanna a quel senso di solitudine interiore che traspare poi dalla tristezza dei suoi occhi. Con
questa descrizione abbiamo espresso di nuovo il GdR di Agrimony.
Prendiamo invece ora un sintomo, per esempio l’ansia, presente in moltissimi fiori. In Agrimony
abbiamo visto che questa si sposa con la strategia dell’evitamento, la ricerca della pace e del
piacere. In Mimulus, che soffre le stesse paure della povertà, della solitudine e dell’abbandono,
l’ansia si sposerà a una diversa strategia, anche se di nuovo di evitamento. Mimulus infatti
eviterà fisicamente le situazioni di disagio e il confronto unicamente con le persone aggressive,
essendo un fiore segnato dalla paura e dalla fragilità, mentre sarà spinto, sempre dalla sua ansia, a
cercare rapporti di totale affidabilità per farsi proteggere. Ma se prendiamo un altro fiore, per
esempio White Chestnut, vedremo che qui invece l’ansia si retroflette completamente sulla
persona stessa e che non c’è alcuna strategia di evitamento, anzi, White Chestnut cerca un
continuo confronto proprio come tentativo di superare il problema.
Con il concetto di GdR, cerchiamo quindi di cogliere e collegare tra loro tutti gli aspetti
significanti di ogni fiore, arrivando così a definire un complesso disegno - di pensieri, emozioni,
alibi, strategie, comportamenti semplici e complessi - che in quella particolare combinazione
sono rappresentativi e peculiari di un fiore e solo di quello.
Il GdR di un Fiore sarà quindi espresso da una particolare combinazione di: sintomi; modalità,
emotive e cognitive; strategie, di evitamento e di mantenimento.