La catena alberghiera Blu Hotels lancia la scuola di alta formazione

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La catena alberghiera Blu Hotels lancia la scuola di alta formazione
ECONOMIA
l'Adige
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Per le quattro banche da salvare
stangata a rate da 2 miliardi
TRENTO - Nella legge di bilancio nazionale c’è il nuovo conto da pagare da parte di tutte
le banche per il salvataggio dei
quattro istituti Banca Etruria,
Banca Marche, CariFerrara e
CariChieti. Dopo i 2,35 miliardi
di euro versati l’anno scorso,
sono previsti altri 1,8 miliardi
più la ricapitalizzazione o la
garanzia sui crediti deteriorati
Venerdì a Cuneo
secondo appuntamento
per presentare
il progetto di Cassa
Centrale. Iccrea
ha concluso il suo tour
in caso di cessione delle nuove
banche, per un totale che supera i 2 miliardi. Unica consolazione: la nuova stangata sarà
pagata a rate in cinque anni.
Il contributo delle altre banche
al salvataggio di Etruria & c.
ha già provocato rincari dei
costi dei depositi. Al tempo
stesso è particolarmente criticato dalle Casse rurali e Bcc,
martedì 1 novembre 2016
che in questo modo contribuiscono al salvataggio di banche
non cooperative mentre per
le Bcc in crisi devono vedersela da sole. Al meeting di Verona di Cassa Centrale Banca,
il presidente Giorgio Fracalossi
(nella foto) l’aveva definita una
«profonda ingiustizia».
L’anno scorso le Rurali trentine e Cassa Centrale avevano
sborsato per questi salvataggi
25 milioni. Quest’anno la cifra
non sarà molto diversa ma almeno, col versamento a rate,
peserà sui conti economici per
un quinto. In ogni caso non ne
aiuterà il riequilibrio: le Casse
rurali arrivano da una perdita
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2015 di 115 milioni, che nel primo semestre 2016 si è fermata
a 50 milioni e che potrebbe rimanere intorno alla metà
dell’anno precedente senza
questi esborsi straordinari.
Intanto venerdì a Cuneo c’è il
secondo appuntamento, dopo
quello del Friuli, per la presentazione nei territori del progetto di gruppo bancario di
Cassa Centrale. Ci saranno le
Bcc di Piemonte, Val d’Aosta
e Liguria. A metà mese Cassa
Centrale sarà a Bari. Gli incontri saranno in tutto una decina.
Iccrea invece ha concluso il
suo tour di 13 incontri con le
F. Ter.
Bcc di tutta Italia.
Dolomiti Energia, no a proposta Agsm
Troppi il 40% del capitale e i posti chiesti
Fusione, la trattativa verso il fallimento
FRANCESCO TERRERI
twitter: @fterreri
TRENTO - Ieri sono scaduti i termini,
fissati dal memorandum d’intesa del
21 giugno scorso, per la trattativa in
esclusiva tra Dolomiti Energia e Agsm
Verona sulla possibile aggregazione
tra le due multiutility. In pratica la scadenza non è rigida e nulla vieta di concludere un accordo nei primi giorni di
novembre. Il problema è che l’accordo
non c’è. Dolomiti Energia ha infatti ufficiosamente respinto le proposte di
Agsm sull’assetto del futuro gruppo
unificato, che prevedevano per i veronesi, tra l’altro, una quota intorno
al 40% del capitale e la presidenza della
società post-fusione.
Allo stato attuale non ci sono controproposte da parte della società trentina e quindi la trattativa è a un punto
morto. I pronostici degli addetti ai lavori non sono fausti: Dolomiti Energia
ritiene non percorribili le condizioni
di Agsm e se non arriva una nuova disponibilità da Verona la fusione non
si farà. Del resto, entrambe le parti dichiarano che un’aggregazione non è
necessaria né urgente. E a Verona come a Trento si valutano anche altri
dossier.
Agsm chiede una presenza ampia ai
vertici della nuova società. «Quanto
ai posti da occupare, essendocene una
ventina disponibili, diciamo che 8 ci
basterebbero» ha dichiarato al Corriere
del Veneto Giampietro Cigolini, direttore
generale di Agsm appena andato in
pensione. Ma il nodo vero è il valore
delle due aziende e quindi le quote nella società post-fusione. La prima proposta trentina era di assegnare a Agsm
Non sul fatturato ma
sul patrimonio la società
veneta (297 milioni con
303 di debiti) vale molto
meno di quella trentina
(755 milioni, 343 di debiti)
il 25% di Findolomiti, la holding pubblica di controllo di Dolomiti Energia.
Verona ha detto no e ha rilanciato proponendo una quota fra il 36 e il 45%
del capitale del gruppo unificato.
I trentini fanno notare che la società
veneta è soprattutto una società distributrice di energia, mentre Dolomiti
ha l’asset più importante e redditizio
nella produzione idroelettrica. Ma an-
che le cifre di bilancio dicono qualcosa. Nel 2015 il Gruppo Dolomiti Energia
ha ottenuto un valore della produzione
di 1.316 milioni di euro, Agsm di 784
milioni. Ma Dolomiti ha un patrimonio
netto di 755 milioni, a fronte di un indebitamento netto (posizione finanziaria netta) di 343 milioni, mentre
Agsm ha un patrimonio di 297 milioni
e un indebitamento netto di 303 milioni. Come si vede, le proporzioni tra i
fatturati sono più vicine alle ipotesi
Agsm (60-40%) mentre quelle tra i patrimoni sono vicine alle proposte Dolomiti (70-30%).
Dolomiti Energia non ha altri dossier
aperti. Ma è noto che si valuterebbe
con grande attenzione l’ipotesi Bolzano, cioè Alperia, che porterebbe ad
un colosso europeo della produzione
idroelettrica. Non mancano tuttavia
anche qui gli ostacoli, a partire dalle
diverse compagini societarie delle due
aziende, a Bolzano tutta pubblica, a
Trento pubblico-privata.
Intanto proprio sul fronte dell’idroelettrico, dove il primo semestre è risultato particolarmente fiacco sia per
la scarsa piovosità che per i prezzi
dell’energia in calo, potrebbero esserci
novità in questo secondo semestre.
La piovosità è ancora a macchia di leopardo, ma nei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica c’è qualche segnale
di leggera ripresa.
INDUSTRIA 4.0
Bonazzi incalza la Provincia
TRENTO - «È presto per dire se il Piano nazionale Industria 4.0 lanciato dal governo
riuscirà a traghettare il nostro sistema produttivo verso un modello capace di integrare la manifattura tradizionale con le nuove tecnologie digitali. Quello che è
certo, però, è che si tratta della prima proposta organica di politica industriale che
vediamo in Italia da molti anni a questa parte». Lo afferma il presidente di Confindustria Trento Giulio Bonazzi nell’editoriale dell’ultimo numero di Trentino Industriale. «È un’iniziativa importante con una dotazione di 13 miliardi di euro che,
con i capitali privati che mobiliterà, dovrebbe portare a un investimento complessivo di 37 miliardi. L’Università di Trento ha già aderito al Competence Center del
Nord Est insieme agli altri atenei delTriveneto. Ci aspettiamo che anche la Provincia
si adoperi per favorire una partecipazione attiva del nostro territorio all’iniziativa».
Area ex Frizzera, tre cordate in campo
Due trentine,
una da fuori
Offerte inferiori
ai 7 milioni ma
c’è l’incognita
urbanistica:
il residenziale
lì non va
TRENTO - Sono tre le
manifestazioni di interesse
per l’acquisto dell’area ex
Frizzera alla rotatoria del
Tridente, messa in vendita da
Raetia sgr, società
immobiliare in liquidazione
controllata dalla Cassa di
Risparmio di Bolzano. Si
tratta di cordate di operatori
immobiliari e sviluppatori di
progetti, due trentine e una
da fuori provincia, che poi
hanno dietro a loro volta
l’interesse di catene
commerciali o altre attività
che potrebbero insediarsi
nell’area. Il prezzo di
riferimento per il compendio
era di 7 milioni di euro. Le
offerte però sono inferiori a
questa cifra. Soprattutto
perché sono proposte
subordinate alla verifica con
il Comune di Trento sulla
possibilità di modificare le
destinazioni d’uso dell’area.
L’ex Frizzera è ancora legata
al vecchio piano di
lottizzazione che prevedeva
un terzo di residenziale, un
terzo di commerciale e un
terzo di direzionale. Quello
che non funziona più è, in
particolare, l’ipotesi del
residenziale. Nuove case in
quel contesto, oltre tutto
dopo il flop del residenziale
alle Albere, non sono
ritenute fattibili. Il Comune
aveva dato la disponibilità a
cambiare l’assetto
urbanistico dell’area dando
più spazio alla funzione
commerciale, ma i tempi
appaiono lunghi.
Per questo gli operatori che
si farebbero carico di tutto il
rischio di impresa, compresa
l’incertezza urbanistica,
offrono un prezzo molto
basso, quelli che
subordinano l’offerta alla
disponibilità del Comune
offrono di più. In ogni caso
Raetia sgr intende chiudere
in tempi brevi,
probabilmente entro il mese.
Anche perché le banche
creditrici hanno già accettato
l’11 luglio scorso di essere
pagate con i proventi della
vendita anche se inferiori al
F. Ter.
debito.
Trasporti | Venti aziende per l’iniziativa di Cna-Fita
Bollicine | Da venerdì la fiera all’Hotel Terme
Turismo | Il gruppo trentino conta 30 strutture
Cartello illecito su prezzi dei camion
Salgono le adesioni alla class action
Le eccellenze del Trentodoc
al Merano Wine Festival 2016
La catena alberghiera Blu Hotels
lancia la scuola di alta formazione
TRENTO - Sono già una ventina le manifestazioni di interesse di
aziende del Trentino Alto Adige, centinaia in tutta Italia per la
class action promossa da Cna-Fita sul cartello illecito dei prezzi
dei camion. Nei mesi scorsi, ricorda una nota, sono state sanzionate dalla Commissione Europea con una multa record di 3 miliardi di euro le case costruttrici di autocarri con l’accusa di aver
fatto cartello per applicare prezzi più alti per i veicoli e i dispositivi
antinquinamento. Una sentenza che dà, a chi ha acquistato, preso
in leasing o noleggiato a lungo termine, tra il 1997 e il 2011, un
camion di medie o grandi dimensioni (sopra le 6 tonnellate) la
possibilità di intentare un’azione collettiva che può portare ad
ottenere un risarcimento sino al 20% del costo del camion.
«È con questo obiettivo - spiega Piero Cavallaro, referente CnaFita del Trentino Alto Adige - che, in esclusiva per i propri associati,
stiamo intentando una class action che non prevede spese legali
per gli aderenti e che mette al riparo da eventuali ritorsioni legali
da parte dei grandi marchi coinvolti in questa vicenda».
All’iniziativa, che si chiuderà il 30 novembre (il termine è stato
prorogato di un mese), possono aderire non solo gli autotrasportatori, ma tutte le imprese che abbiano acquistato un camion
con le caratteristiche descritte in precedenza.
TRENTO - Anche Trentodoc
festeggia i 25 anni del
Merano Wine Festival, in
programma da venerdì 4
all’8 novembre, e rinnova la
partecipazione alla
manifestazione che ha
saputo ridefinire i contenuti
del fare vino in Italia e
all’estero. Trentodoc sarà
presente con una propria
area dedicata e con
quattordici case
spumantistiche - Abate
Nero, Altemasi, Cembra
Cantina di Montagna,
Cesarini Sforza Spumanti,
Ferrari, Gaierhof, Letrari,
Maso Martis, Maso Poli,
Metius, Moser, Opera
Vitivinicola in
TRENTO - Il gruppo Blu Hotels dell’imprenditore trentino Nicola
Risatti, una delle maggiori catene alberghiere italiane con le
sue 30 strutture, vara l’Hospitality School, la scuola di alta formazione per professionisti del settore. Due i percorsi: la Formula
Campus, della durata di 12 giorni, e la Formula Long Weekend.
I migliori tra coloro che parteciperanno avranno la possibilità
di essere selezionati per entrare a lavorare nello staff Blu Hotels.
Le lezioni si terranno al Blu Hotel Brixia di Brescia. L’iniziativa
è nata per volontà del presidente Risatti e del vicepresidente
Fabrizio Piantoni. «Siamo molto orgogliosi di questo nuovo traguardo siglato Blu Hotels, che oggi si riconferma prima catena
alberghiera italiana nel settore leisure - spiega Risatti - e siamo
certi che il nostro successo sia direttamente attribuibile anche
alla competenza, all’impegno e alla passione degli oltre 1.500
dipendenti che lavorano in tutta Italia durante l’anno».
«È stata proprio la grande passione per questo lavoro - spiega
Piantoni - nonché il nostro desiderio di trasmettere alle nuove
generazioni un’esperienza lunga oltre 20 anni, a condurre
l’azienda alla creazione di una vera e propria scuola, un’accademia di formazione per gli addetti ai lavori, insieme con gli
addetti ai lavori»
Valdicembra, Pedrotti
Spumanti, Rotari, Zeni nella sala Pavillon des
Fleurs dell’Hotel Terme
Merano. Presso la Gourmet
Arena si potrà degustare
un’etichetta delle 43 cantine
associate all’Istituto Trento
Doc. Domenica 6, alle 10,
Daniele Cernilli, una tra le
firme più autorevoli del
panorama wine italiano,
guiderà il pubblico alla
scoperta di «Trentodoc, il
rosato di montagna delle
Dolomiti». Per il presidente
dell’Istituto Enrico Zanoni «la
presenza all’evento delle
nostre case spumantistiche
è un attestato di fiducia per
il lavoro svolto».