La Grande Abbuffata

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La Grande Abbuffata
La Grande Abbuffata - Il Film
Domenico Palattella (29)
Allegoria della società borghese maschile destinata
all’autodistruzione, film scandalo e apice della filmografia del
maestro Marco Ferreri, “La grande abbuffata” (Francia/Italia,
1973), è uno dei più radicali atti d’accusa contro il consumismo
mai stati fatti, un saggio da manuale sugli intrecci tra eros,
thanatos, il cibo e gli escrementi. Ma nello stesso tempo è anche
la storia di una grande amicizia che va all’estremo, fino
all’autodistruzione. Protagonisti della vicenda sono il poker dei
migliori attori italiani e francesi all’epoca in circolazione:
Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret e Michel
Piccoli, quattro romantici goliardi che hanno scelto di morire in
un’orgia di cibo e di sesso, in una villa fuori Parigi. Fischiato a
Cannes, il film ebbe uno straordinario successo di pubblico e
rappresenta una tappa fondamentale nel lungo e controverso
rapporto tra cinema e alimentazione. Il film è comunque, prima
di tutto un incontro fra amici, i quattro attori e il regista trovano una sintonia totale in questo
progetto estremo, tanto che i personaggi si chiamano come loro, e viene loro consentito di
improvvisare intere scene fuori copione. Un film dove non c’è finzione artistica, forse un caso unico
nel panorama cinematografico mondiale, ci si ingozza sul serio; e non v’è neanche un vero e proprio
montaggio, perché le scene vengono recitate a getto continuo e seguendo l’ordine cronologico della
sceneggiatura.
Da segnalare l’interpretazione dell’attrice francese Andréa Ferréol, musa di Ferreri, nei panni di una
maestra materna e insaziabile, che assiste i quattro fino alla loro morte. Gli attori si fanno assegnare
due stanze all’ultimo piano della fatiscente villa nel cuore di Parigi, in cui si rifugiano per riposare e
soprattutto digerire: sul set due ore prima di ogni scena arrivava infatti un cuoco mandato da
Fauchon, il re parigino della gastronomia per cucinare sul posto le pietanze previste dalle scene del
giorno.
Fortuna che tutti e quattro gli attori sono dei buoni mangiatori, Tognazzi fu sempre celebre per le
sue ricette e la sua passione per la cucina, Mastroianni viene ricordato da tutti i suoi amici come un
buon mangiatore di cibi semplici e genuini, il musicista Armando Trovajoli sostenne che “avrebbe
venduto la primogenitura per un piatto di pasta e fagioli”. “L’esperienza cinematografica più
fantastica e fuori dalle righe mai capitatami. Un film dove il cibo entrava nelle interpretazioni di noi
attori, così come le nostre interpretazioni erano strettamente legate al cibo, se non addirittura
determinate da esso”, disse Ugo Tognazzi a proposito del film. A conferma di ciò, il poker d’assi fu
talmente felice dell’esperienza e convinto di aver creato un capolavoro, che non si curò di polemiche
e scandali, che un film così paradossale e sarcastico ovviamente suscitò negli ambienti
cinematografici; ma anzi, si prodigò fin da subito per ritrovarsi al più presto.
Raccontò Noiret: “Uscendo dal Palais del festival di
Cannes la gente ci sputava addosso. Noi eravamo
felici, tranquilli, consapevoli del capolavoro epocale
che avevamo creato, e Marco [n.d.r. Ferreri] ha
cercato fin da subito un nuovo soggetto”. Il film con
cui il gruppo si ritroverà è “Non toccare la donna
bianca”, incredibile western metropolitano
ambientato tra le macerie del quartiere Les Halles di
Parigi, storico mercato in demolizione per questione
di igiene, ma questa è un’altra storia e… un altro film.