Amare Motivazione Amare chi ci vuol bene è facile

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Amare Motivazione Amare chi ci vuol bene è facile
Amare
Motivazione
Amare chi ci vuol bene è facile, ma l’amicizia sincera e il perdono, offerti gratuitamente
anche a chi non ci ama, possono cambiare il cuore delle persone. Attraverso alcuni episodi
della Passione e della Pasqua di Gesù impariamo che Lui insegna ad amare tutti, sempre.
Obiettivi di apprendimento.
 Comprendere che Gesù ci ha insegnato ad amare tutti, sempre
 Conoscere alcuni episodi legati alla Passione e alla Pasqua
 Scoprire che gli insegnamenti di Gesù ci guidano nella quotidianità
 Comprendere che Gesù ci è sempre vicino
Aspetti organizzativi
Persone coinvolte:
le insegnanti, tutti i bambini della scuola.
Spazi:
le sezioni, il salone, la cucina
Tempi:
il lunedi mattina dal rientro delle vacanze di Natale fino a fine Marzo
Materiali:
Bibbia dei bambini, cartoncino rosso, fogli, pennarelli, matite, paiette,
perline, brillantini, foto di una conchiglia (a chiocciola),
Approccio
Nell’angolo della conversazione facciamo trovare ai bambini un cuore di
cartoncino rosso con scritto “ti voglio bene”. Chiediamo loro a chi direbbero
quella frase e perché.
Percorso operativo
*Invitiamoli a pensare al loro amico/a del cuore: perché questa persona è un
amico/a così speciale? Proponiamo loro di realizzarne il ritratto e annotiamo vicino al disegno i loro
racconti. Chi lo desidera può realizzare una cornice . I disegni poi verranno attaccati su un cartellone
* raccontiamo loro la storia di Zaccheo ( luca 19)
Riflettiamo insieme: con il suo comportamento Gesù ha amato Zaccheo
nonostante fosse un imbroglione e nessuno volesse essergli amico. Chiediamo ai
bambini: “Come poteva sentirsi Zaccheo senza amici? E’ bello non avere
nemmeno un amico? Come si sarà sentito dopo il gesto di Gesù?” . Grandi e medi rappresentano
graficamente e i piccoli colorano la scheda
*In altre occasioni Gesù insegna a voler bene e a perdonare. Guardiamo su youtube “ il padre
misericordioso- parabole per bambini” commentiamolo insieme e i grandi e medi rappresentano
graficamente e i piccoli colorano la scheda.
* Amare chi si comporta male con noi non è facile, ma dove possiamo trovare la
forza per seguire l’esempio di Gesù? l’amicizia con Gesù e la sua presenza nella nostra
vita ci permette di vivere come Lui tutti i giorni. Ripensiamo con i
bambini: “Gesù offriva il suo perdono attraverso azioni e parole. Un abbraccio,
una stretta di mano. anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo certamente sperimentato l’amore e il
perdono, donati o ricevuti, e anche oggi possiamo farne esperienza”.‘Facciamo la pace? Giochiamo
insieme?’,
Invitiamo i bambini ad abbellire un cuore (che avevamo preparato in precedenza) con dentro la
scritta : “ti voglio bene”. potranno offrirlo come segno di affetto o perdono in una situazione che si
troveranno a vivere durante la settimana. Tutti i cuori abbelliti li metteremo dentro una busta
trasparente e saranno a disposizione dei bambini.
*riassumiamo ai bambini con parole nostre la storia “La voce della conchiglia” ( allegato 1) di B. Ferrero,
Tutte storie, ElleDiCi, Leumann-TO 1994, un racconto che mette in evidenza come le parole e gli
insegnamenti di chi ci vuole bene ci aiutano e sostengono nelle diverse esperienze della nostra vita. il
protagonista della storia ricorda gli insegnamenti del padre ascoltandoli in una conchiglia. I medi e i
grandi rappresentano graficamente.
* Facciamo trovare in classe la foto di una conchiglia e una copia della filastrocca (allegato 2) e
confrontiamoci sulle parole della filastrocca: “Quali frasi o gesti ci
permettono di salutare cortesemente, ci rendono premurosi e attenti a chi è solo
o in difficoltà?”
Chiediamo ai bambini chi insegna loro questi comportamenti. Chiediamo loro di
chiudere la mano a cucchiaio e fare finta di ascoltare dei consigli da una
conchiglia. Chi se la sente può dire la parola che “la conchiglia” gli ha suggerito
(possiamo aiutare chi non se la sente suggerendo azioni o parole)
Mettiamo in bacheca tanti fumetti con gesti e parole suggeriti dai bambini
* Aiutiamo i bambini a riflettere: le parole di chi ci vuole bene sono custodite dentro
di noi, ci accompagnano ovunque e non ci lasciano mai. Sono un tesoro prezioso:
ci sostengono nelle difficoltà, ci guidano nelle scelte, ci aiutano a vivere bene con
tutti. Quindi diamo una conchiglia ad ogni bambino che la incollera su un cartoncino rosso a forma ci
cuore che poi foreremo per far passare un filo da mettere al collo.
* leggiamo ai bambini “ Gesù muore in croce”. Riflettiamo insieme e continuiamo con “ La risurrezione di
Gesù”. Coloriamo con gli acquarelli la scheda della resurrezione.( allegato 3) e mettiamo dei brillantini
oro intorno a Gesù in modo che rappresentino la luce Divina.
* lavoretto di Pasqua : “ l'albero della Pasqua” (allegato4): faciamo una sagoma dell'albero con un
cartoncino e lo riproduciamo sui cartoncini A4 ( uno per ogni bambino), i bambini lo riempiranno di
palline di carta velina marrone e poi lo abbelliranno con piccole uova di cartoncino che avevano
precedentemente abbellito e colorato.
Competenze del bambino
Il sé e l’altro
riflette e sperimenta gesti di amore
Riflette su parole e gesti che esprimono amore
 Riconosce il valore del perdono offerto e ricevuto
 Esprime emozioni e sentimenti attraverso gesti e parole
Il corpo e il movimento
Partecipa attivamente alla preparazione del lavoretto di Pasqua.
Immagini, suoni e colori
Rappresenta graficamente le esperienze vissute
I discorsi e le parole
Comprende cosa ci ha insegnato Gesù in questi episodi della sua vita
sa individuare gesti quotidiani di condivisione
Prodotti dei bambini
Disegni, cartellone con i ritratti dell'amico del cuore; cartellone con i consigli della conchiglia, ciondolo
cuore con conchiglia, lavoretto di Pasqua.
Verifiche
L’insegnante osserva come hanno partecipato i bambini alle conversazioni, il modo di esprimere le
emozioni di ciascuno (Verbalmente? Con la mimica del viso?) ,se hanno prestato attenzione nel momento
del racconto “Gesù sfama la folla” , se sono parsi coinvolti nelle attività proposte.
Ruolo dell’insegnante
L’insegnante è regista nell’organizzare il contesto educativo; favorisce relazioni significative invitando i
bambini a comunicare impressioni ed emozioni; stimola i bambini con domande specifiche, orienta le loro
soluzioni, cerca di far scaturire le scoperte; aiuta i bambini a comprendere i contenuti proposti;
osserva, verifica e valuta sia i prodotti che i processi dei singoli bambini.
Documentazione
Registrazione delle conversazioni, foto dei momenti di attività, rielaborazioni grafiche dei bambini.
ALLEGATO 1
Il ricco e potente re delle Terre Ombrose aveva tre figli.
Li aveva cresciuti nell’orgoglio ed
educati alla forza e alla generosità.
Ma i tre fratelli erano molto diversi uno dall’altro.
Il primogenito si chiamava Valente. Era dotato di una gagliarda forza fisica e di un
carattere risoluto, ma si mostrava a volte altezzoso e arrogante.
Il secondo si chiamava Folco. Era intelligente e acuto, ma spesso avido e senza scrupoli.
Il terzo era poco più che un ragazzo e si chiamava Giannino.
Portava capelli lunghi biondi che gli incorniciavano un viso simpatico e lentigginoso, in cui
brillavano gli occhi color castagne mature. Giannino era svelto e furbo, ma doveva guardarsi
continuamente dagli scherzi che gli giocavano i fratelli più grandi che non lo stimavano molto.
Il re delle terre Ombrose era ormai vecchio ed era giunto il momento in cui doveva
cercarsi un successore. Ma il buon re non sapeva quale dei tre figli scegliere. Li amava tutti e
tre, e per tutta la vita non aveva mai fatto preferenze.
Così un giorno li convocò nella sala del trono.
“Figli miei”, disse abbracciandoli con gli occhi, “uno di voi sarà il mio successore. Ma
sento di amarvi tutti allo stesso modo e non riesco a scegliere. Farò così. Salirà sul trono delle
Terre Ombrose quello di voi che riuscirà a portarmi lo Smeraldo Verde, custodito nella Grotta
Ferrea, nel paese del Nord”.
I tre fratelli rimasero senza fiato.
Lo Smeraldo Verde era il sogno di tutti i cavalieri e di tutti i guerrieri delle Terre
Ombrose. Ma tutti coloro che erano partiti alla ricerca non erano mai tornati. Troppe difficoltà
erano disseminate sul percorso.
“So che è un’impresa difficile”, proseguì il vecchio re, “ma so che voi potete riuscirci. Vi
lascerò tre doni che vi aiuteranno”.
Pronunciando queste parole, il re alzò un panno ricamato che ricopriva tre oggetti posati
su un tavolo. Erano una spada dalla lama lucente, un bel mucchio di monete d’oro e una conchiglia
di quelle a torciglione, grossa due volte il pugno di un uomo.
“La mia forza, la mia ricchezza, le mie parole.”, spiegò il re, “La lama di questa spada non
può essere spezzata, chi avrà queste monete d’oro sarà il più ricco della terra e in questa
conchiglia ci sono tutte le mie parole, quelle che vi ho detto da quando siete nati ad oggi.
Scegliete”.
Valente e Folco si scambiarono un’occhiatina e scelsero secondo le loro inclinazioni, senza
badare a Giannino. Valente afferrò la spada fiammeggiante e Folco il sacco di monete. Giannino
prese la conchiglia e se la legò al collo.
Poi tutti e tre partirono.
Valente sul suo focoso destriero; Folco sulla sua carrozza dorata; Giannino a piedi, ma
fischiettando.
Il primo ostacolo era la Foresta Tenebrosa, dove regnava il feroce Malak, il bandito.
Valente fu il primo ad arrivare.
Quando le sentinelle di Malak lo videro gli sbarrarono il passo, ma il giovane principe
sguainò la spada e ingaggiò un mettibile combattimento.
Folco arrivò poco dopo sulla sua carrozza e si fece condurre da Malak in persona.
“Se mi fai passare ti offro cento monete d’oro”, disse al bandito.
“Ne voglio cento e cinquanta”, rispose Malak.
“Cento e trenta”, ribattè Folco.
“Duecento”.
“Centoquaranta…”.
E la cosa cominciò ad andare per le lunghe.
Giannino arrivò verso sera.
Valente stava ancora combattendo e Folco era più che mai avviluppato nelle sue aspre
contrattazioni.
Il giovane portò la conchiglia all’orecchio. Sentì chiara e piena di bontà, la voce di suo
padre:
“Ricordati, figlio mio, che pigliano più mosche con una goccia di miele che con un barile
d’aceto”.
Giannino capì. Raccolse lamponi e mirtilli e preparò una bevanda dissetante e profumata.
Con un gesto semplice e cordiale la offrì a Malak. Il bandito sanguinario non aveva mai ricevuto
un regalo in tutta la sua vita ( e per questo era così cattivo). Assaggiò la bevanda, si asciugò i
baffi e poi disse a Giannino, con un po’ di sospetto:
“Perché lo fai?”.
“Perché mi hanno detto che lei è il più coraggioso cavaliere dei dintorni!”.
“Sei un ragazzo in gamba. Chiedimi quello che vuoi e te lo darò”.
“Mi lasci attraversare la foresta e permetta che passino anche i miei fratelli, potente e
generoso cavaliere”.
Nessuno aveva detto “generoso” a Malak che quasi si sciolse in lacrime.
Così i tre fratelli passarono la Foresta Tenebrosa. Valente e Folco stremati per la gran
fatica si buttarono a terra e piombarono in un sonno profondo.
Giannino si portò di nuovo la conchiglia all’orecchio.
“Ricordate che le ore del mattino hanno l’oro in bocca”, disse la voce del padre.
Era ancora notte e Giannino ripartì.
Il secondo ostacolo era il Lago delle Tempeste e quando Giannino arrivò era ancora
ghiacciato.
Il giovane lo potè così attraversare rapidamente, i suoi due fratelli arrivarono che il sole
era alto, il ghiaccio era sciolto e le onde dell’immenso lago ruggivano assassine.
Valente e Folco furono costretti a iniziare un giro lunghissimo e disseminato di pericoli
per evitare il lago.
Così Giannino giunse per primo al terzo decisivo ostacolo: la terrificante Palude della
Tristezza.
La palude della Tristezza era una sconfinata distesa di fango.
Solo chi aveva coraggio, tenacia e una forza di volontà impareggiabili la poteva
attraversare.
Giannino cominciò risolutamente. Ma le sabbie mobili e le radici delle piante morte
sembravano tentacoli che lo attiravano verso il basso. Ogni passo gli costava enorme fatica.
Più tardi arrivarono anche Valente e Folco.
Per loro le cose si misero subito male. Il cavallo di Valente affondò e il giovane tentò di
proseguire a piedi, ma la spada e l’armatura lo impacciavano. A ogni passo affondava nella
fanghiglia fino al naso.
La carrozza di Folco si rovesciò, il sacco dell’oro si aprì e tutte le monete finirono nelle
sabbie mobili che le inghiottirono, una dopo l’altra. Folco tentò invano di salvarne anche una sola.
Dopo un po’ Valente e Folco si ritrovarono seduti su una tronco a piangere sulla loro
sfortuna. Più tristi della Palude della Tristezza.
E Giannino?
Vennero anche per lui momenti difficili.
Camminava da un giorno e la palude sembrava non finire mai.
Ma quando insidiosi mulinelli di fango gli avvinghiavano le caviglie, si portava la conchiglia
all’orecchio.
“Io ho una grande fiducia in te, figliolo. Tu sei tutto quello che ho al mondo. Io sono fiero
del tuo coraggio”, diceva la voce del padre.
E altre volte sussurrava:
“Non si va da nessuna parte senza fatica e perseveranza. Se vuoi una vita grande,
devi vivere alla grande… Coraggio, figlio mio, i grandi ideali fanno grandi le forze… Scava
nella tua anima, troverai energie insospettabili…!”.
Ogni volta che sentiva la voce del padre, Giannino ripigliava animo. Finchè vinse la Palude
della Tristezza e si trovò all’imboccatura della Grotta Ferrea, dove splendeva lo Smeraldo
Verde.
Allora, pieno di gioia, accostò alla bocca la conchiglia e, con quanto fiato aveva in gola,
gridò:
“Grazie, papà!”.
ALLEGATO 2
Ci sono parole e son parole preziose
che ci fanno persone speciali e gioiose:
ci aiutano a salutare con gentilezza e cortesia
quando una persona arriva o se ne va via;
ci rendono amici attenti e premurosi
verso i più piccoli, simpatici o dispettosi;
ci danno coraggio e ci invitano a perdonare
anche chi ci ha fatto del male,
ci suggeriscono di essere d’aiuto
a chi è in difficoltà o da solo o sta seduto
magari in disparte, soletto
perché qualcuno gli ha fatto un dispetto.
Sono i gesti, le parole e gli insegnamenti
di chi ci ama e ci vuole contenti,
dentro di noi ora proviamo ad ascoltare:
quali parole sentiam risuonare?