Tabellone 17 - ANCR Circoscrizione Lodi

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Tabellone 17 - ANCR Circoscrizione Lodi
1917
Gennaio
31 Gennaio
Febbraio-Marzo
Marzo
6 Aprile
Aprile-Maggio
12-28 Maggio
10-25
Agosto-Settembre
Luglio-Agosto
Giugno-Novembre
Agosto
24 Ottobre
10-26 Novembre
7 Novembre
15 Dicembre
Gli inglesi riprendono Suez.
La Germania dichiara guerra sottomarina ad oltranza.
Ripiegamento tedesco tra Arras e Soissons.
Scoppia la rivoluzione russa e viene proclamata la repubblica.
Gli Stati Uniti entrano in guerra con l'Intesa.
Offensiva francese sull'Aisne si risolve in un disastro; crisi e rivolta dell'esercito.
Decima battaglia dell'Isonzo: conquista del KuK e del Vodice.
Offensiva italiana sull'Altopiano di Asiago; battaglia dell'Ortigara.
L'undicesima battaglia dell'Isonzo porta alla conquista della Bainsizza e del Monte
Santo; resiste il San Gabriele.
Offensiva russa e controffensiva tedesca sul fronte orientale senza risultato.
Grande offensiva inglese nelle Fiandre.
Nota del Papa Benedetto XV sull'”inutile strage”; moti contro la guerra scoppiano a
Torino.
Dodicesima battaglia dell'Isonzo. Disastrosa sconfitta di Caporetto (oggi Kobarid in
Slovenia). La rotta di Caporetto provocò nelle file italiane 10.000 morti, 30.000 feri
ti e 265.000 prigionieri, la perdita di circa 5.000 pezzi d'artiglieria, 300.000 fucili,
3.000 mitragliatrici oltre ad enormi quantitativi di materiali abbandonati o distrutti.
A cui aggiungere i gravi problemi provocati dalle decine di migliaia di sbandati
affluiti nelle retrovie.
Gli austro-tedeschi rompono il fronte italiano davanti a Tolmino e Plezzo, invadono
il Friuli e costringono gli italiani sulla linea Grappa-Piave. Orlando sostituisce
Boselli al governo, Armando Diaz sostituisce Luigi cadorna alla guida dell'esercito.
Battaglia d'arresto italiana sull'Altopiano di Asiago, sul Grappa e sul piave.
Rivoluzione d'Ottobre. La Russia chiede l'armistizio con la Germania.
Viene stipulato l'armistizio di Brest-Litovsk.
John P. Holland realizzò il primo sommergibile per la Marina Militare Britannica, già nel 1902. Dopo il 1905anche la
Germania ne iniziò la produzione in questo senso, concretizzando le potenzialità belliche di questo rivoluzionario tipo
di vascello. Nel 1913, i tedeschi realizzarono il primo “Unterseeboot” o “U-boot” (“nave sottomarina”) e all’inizio della
Grande Guerra ne possedevano già 30 unità pronte al combattimento. Anacronisticamente, sebbene il Regno Unito e la
Francia ne possedessero, rispettivamente, 55 e 77, fu proprio la Germania a volerli subito ed esclusivamente impiegare
per una caccia spietata ai navigli nemici, silurando, per quasi tutta la durata della Grande Guerra, qualsiasi natante.
All’epoca infatti, un po’ come avveniva con i codici di antica reminiscenza “cavalleresca” della neonata Aeronautica
Militare, anche in Marina si era soliti bloccare in mare aperto e avvertire dell’imminente siluramento gli equipaggi di
ogni singola nave presa di mira da un U-Boot: solo dopo che l’equipaggio si fosse messo in salvo, utilizzando zattere e
scialuppe, si sarebbero potuti lanciare i siluri! I tedeschi, non solo “dimenticarono” quasi subito questo genere di
“cortesia”, ma si misero a cacciare e a colpire anche le navi di Paesi neutrali ed estranei al conflitto, per paura che
trasportassero segretamente armi e materiali bellici per le forze dell’Intesa.
Anche se è facile intuire il perché di questo uso indiscriminato dei sommergibili, da parte di una Germania stretta nella
morsa dell’embargo, bisogna comunque considerare si trattava di un nuovo genere di arma, non particolarmente
affidabile, né potente. I sommergibili della Grande Guerra infatti, erano molto fragili e potevano immergersi fino ad un
massimo di 70 metri di profondità per poche ore.
Al contrario di quanto avviene ai giorni nostri, con sottomarini a propulsione nucleare che possono navigare immersi a
grandi profondità addirittura per settimane o mesi interi, gli U-boot della Prima Guerra Mondiale si limitavano ad
andare sott’acqua in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri.
(Immagini tratte dal sito: www.lagrandeguerra.it)