I caratteri dell`uniforme civile

Transcript

I caratteri dell`uniforme civile
Fasti della burocrazia. Uniformi civili e di corte XVIII-XIX
I caratteri dell’uniforme civile
L’uniforme civile è la particolare foggia di vestire indossata dai funzionari della corte (tav. 1) e dello stato (tav. 2) al fine di
renderne palese l'appartenenza a una determinata amministrazione, categoria e funzione e, all’interno di questa, di indicarne
il grado gerarchico.
tav. 1
Firenze, Archivio di Stato, Disegni degli abiti degli Impiegati di Corte, Imperiale e
Reale Corte Lorenese, n. 5449
tav. 1a
Firenze, Archivio di Stato, Disegni di modelli di uniformi delle cariche, degli impiegati e
personale di servizio della Corte, Imperiale e Reale Corte Lorenese, n. 5450
tav.2
Napoli, Archivio di Stato, Archivio Borbone, busta n. 2513
Come le uniformi militari, anche le uniformi civili erano regolate da apposite leggi, da decreti e da disposizioni emanati per indicare le
caratteristiche morfologiche e d'uso che servivano a rendere riconoscibile a tutti il funzionario che la indossava.
L’origine remota dell’uso di abiti ufficiali regolati da leggi è da rintracciare nella livrea d’onore che gli imperatori romani donavano ai
loro funzionari e che fu in uso fino al Medioevo. Oppure si può far risalire a un’epoca ancora precedente,
ai tempi della Repubblica Romana, quando il grado sociale dei cavalieri e dei senatori era indicato ornando la tunica talare con
due strisce verticali di stoffa, più ampie per i senatori e più strette per i cavalieri.
Fin dall’antichità, l’abbigliamento dei capi di stato e di altre cariche pubbliche importanti ha un forte valore comunicativo e
simbolico, per rappresentare il potere nelle cerimonie e nei momenti ufficiali: non a caso, tra le prime categorie ad avere una
codificazione troviamo quelle dei consoli (tav. 3), dei magistrati, dei professori d’università e delle accademie, degli ambasciatori.
tav. 3
Genova, Archivio di Stato, Figurino per modello d’abito per li Consoli Genovesi (1797-1805)
Nel corso del secolo XVIII l’uso di questi specifici abiti si estese a quanti avevano incarichi nello stato e nella corte, con i primi esempi di
uniformi di corte negli Stati germanici, in Inghilterra, alla corte di Maria Teresa d’Austria e per tutte le cariche francesi.
La Rivoluzione Francese fu un momento chiave per le uniformi dei ministri e dei funzionari dello stato: in quest’epoca si decise infatti di
sottolineare visivamente il potere delle nuove autorità costituite, prima con nastri e cinture (tav. 4) e in seguito, durante il Direttorio,
con abiti particolari per ogni tipo di carica.
tav. 4
1796
Jacques Grasset de Saint-Sauveur (1757 – 1810)
Costumes des autorités constituées
Parigi, Bibliothèque nationale de France,
Cabinet des Estampes
Fu ancora Napoleone, inizialmente come Primo Console e poi come Imperatore, a stabilire l’uso di un’uniforme civile per ogni
funzionario del nuovo apparato dello stato, profondamente riorganizzato. L’abbigliamento era costituito da un abito,
dal termine francese habit che ancor oggi indica una giacca a falde, o marsina, che aveva localmente terminologie diverse
(velada, giamberga, pistagna).
La marsina era completata dalla sottoveste o gilet, dai calzoni fino al ginocchio, che in seguito vennero sostituti dai pantaloni lunghi,
dalla cintura, dalle scarpe o coturni, dalle calze, e dal cappello. Inoltre, per le cariche che le richiedevano, l’abbigliamento era
completato dalla toga e dal mantello (tav. 5).
tav. 5
Nicholas Hoffmann (1740 - 1823)
Costumes Civils Parigi, Bibliothèque nationale de France,
Cabinet des Estampes
La carica dell’uniforme era indicata da alcuni particolari come il tessuto e il colore dei vari capi d’abbigliamento, con particolare attenzione
ai diversi dettagli del colletto e dei paramani (simili ai risvolti delle maniche delle giacche di oggi).
Era invece l’estensione del ricamo - nei quarti anteriori della marsina, nel colletto, nei paramani, lungo le falde, sul petto e nel
colletto del gilet - a indicare in modo crescente il grado del funzionario.
La maggiore o minore quantità di ricami era anche l’elemento principale per distinguere la grande uniforme dalla piccola uniforme.
La prima, da grande tenuta o di gala, usata nelle cerimonie e nelle manifestazioni ufficiali, aveva ricami più estesi ed era realizzata in un
tessuto più prezioso, in genere velluto o seta al posto del panno. Di solito era corredata da calzoni fino al ginocchio in seta bianca,
nera o blu (tav. 6).
tav. 6
Grande e piccola uniforme del Segretario di protocollo,
Regno delle Due Sicilie, decreto n. 1327 del 27 giugno 1841,
in Decreti Originali, n. 410, Archivio di Stato di Napoli
La piccola uniforme, indicata anche come piccola tenuta o giornale, era più semplice e usata in occasioni quotidiane con pantaloni lunghi,
spesso dello stesso colore della marsina. I bottoni originali riportavano inciso il nome del ministero di appartenenza o il simbolo
monarchico del sovrano.
Anche i motivi del ricamo, a soggetto vegetale, veicolano significati simbolici precisi: con riferimenti iconografici che talvolta risalgono
alla mitologia classica, rappresentano le virtù che ogni pubblico funzionario doveva praticare nell’esercizio delle proprie mansioni.
L’alloro, consegnato a chi compiva imprese meritevoli, era simbolo dell’onore e della severità; la palma, data in premio ai vincitori,
indicava la perseveranza e la temperanza; la quercia, albero dedicato a Giove, indicava un carattere coraggioso e al tempo stesso
dedito al soccorso e alla sicurezza del prossimo. Le spighe di cereali, spesso associate alla vite, erano simbolo di abbondanza e pace:
per indicare quest’ultima si usava anche l’ulivo, associato alla buona fama e alla sicurezza (tav. 7).
tav. 7
Ricami dell’uniforme dei Ministri., Grandi Ufficiali, Gran Ciambellano, decreto n. 666,
17 giugno 1810, in Decreti Originali, n. 37, Archivio di Stato di Napoli
Carla Cavelli
Servizio Cultura
Regione Liguria