Il gioco dell`iniziazione
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Il gioco dell`iniziazione
10Piro04.qxd 28-05-2004 10-04 8:20 Pagina 36 Do ssi er Il GIOCO 36 Marina de Robert* dell’iniziazione Tramandati attraverso i secoli alcuni dei giochi più diffusi e popolari nascondono un’origine iniziatica e religiosa. gioco da sempre accompagna l’uomo, come gli animali, come una delle forme spontanee di apprendimento. I cuccioli giocano per imparare a vivere e sopravvivere. Gli uomini giocano da piccoli per imparare ad essere grandi e da grandi per svago, per vizio, per metafora, per apprendere ancora. Nelle civiltà passate il gioco serviva a trasmettere regole, valori, etica, organizzazione sociale, modi di evolvere della civiltà. Oggi quegli stessi giochi esistono ancora. E quelli che un tempo erano giochi iniziatici, oggi sono giochi per bambini. IL Alcuni hanno insospettibilmente origini veramente molto nobili. È il caso del gioco della cordicella. Mi riferisco a quel gioco * Marina de Robert, psicologa e psicoterapeuta abilitata, si occupa di psicologia di sostegno, di comunicazione applicata, di gestione dello stress e dell’ottimizzazione delle risorse personali per il raggiungimento delle prestazioni d’eccellenza sia nel campo del lavoro che in quello delle relazioni umane. fatto con uno spago o un cordino chiuso ad anello e tenuto tra le due mani che il giocatore deve intrecciare componendo una sequenza di nodi che cambiano, complicandosi prima per poi tornare a semplificarsi, fino a tornare all’anello iniziale. Questo gioco rappresenta la rete archetipica e trova origine, sembra, nell’antico Egitto, dove la trama della rete rappresentava la struttura sulla quale riposavano gli ideogrammi, i geroglifici, cioè le idee, le parole, che diventavano quindi l’ordito. Ma non è tutto, sembra che presso alcune popolazioni ci sia l’uso di accompagnare la narrazione mitologica intrecciando la cordicella man mano che si Il gioco della cordicella, intreccia il rac- che inizia con un anello conto. (rappresenta lo zero) Il gioco della cor- e finisce con l’anello, dicella inizia con ricorda anche il un anello, che labirinto e partecipa rappresenta lo zero, e finisce con del mito del filo di l’anello, a meno Arianna. 10Piro04.qxd 28-05-2004 8:20 Pagina 37 che non si commettano errori con dei falsi nodi. Parallelamente il racconto inizia dal silenzio, dal vuoto, poi il verbo intreccia avvenimenti che possono sciogliersi o ingarbugliarsi. Ci si può perdere nelle parole come ritrovare. Il gioco della cordicella ricorda anche il labirinto e partecipa del mito del filo di Arianna. Il gioco dell’oca si presenta invece come un percorso più o meno a spirale nel quale si progredisce verso il centro, dovendo fare i conti con il caso/dado, e con le difficoltà insite nel percorso. Ad esempio troviamo una curiosa casella che porta sempre lo stesso numero, il 42. Questa casella è considerata pericolosissima: è la casa del labirinto. Quindi abbiamo un labirinto dentro ad un altro labirinto e curiosamente il numero è esattamente il doppio dell’ultimo dei Grandi Arcani dei tarocchi, e cioè il Mondo, il Cosmo, la Verità o anche Madre Natura con- trassegnato dal numero 21. Il suo significato è di successo nelle imprese, vittoria della ragione sulle passioni, ma anche peregrinazioni, viaggi, instabilità, cambiamento. La carta è complessa presenta una bella donna nuda velata che porta due mazze nelle mani, posa un piede sul globo terrestre, è circondata da una mandorla di alloro costellata di frutti, fiori, rose, gigli e piena di stelle. È protetta dai simboli dei quattro evangelisti, il leone, l’aquila, il toro, l’angelo (anche fratelli di Horus, e parti vitali del corpo umano). L’arcano presenta anche l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico Tau, segno di vita, ma se si rovescia segno di morte. Inoltre sempre nei Tarocchi la quarantaduesima carta è il 7 di bastoni con il viandante sull’orlo di un abisso che distoglie lo sguardo con paura. Davanti a lui, separato dall’a- 10Piro04.qxd 28-05-2004 8:20 Pagina 38 il Gioco dell’Oca deve la sua fama al fiorentino Ferdinando De Medici. Egli, durante il suo governo (1574-1587), ne donò un esemplare al Re di Spagna il quale rimase affascinato dai bruschi cambiamenti di fortuna cui un giocatore poteva andare incontro. In breve, fu fatto conoscere a tutti i regni europei e il gioco ebbe una gran fortuna. Le prime cartelle di questo gioco si limitavano ad una base di cartone su cui, con grande quantità di dettagli, era disegnata una strada a forma di spirale che comprendeva un totale di 63 caselle. Queste erano decorate con una serie di emblemi: due dadi, una testa di morto, una coda, un ponte, un labirinto e, a intervalli regolari, un’oca. Questi simboli stavano ad indicare le regole del gioco, secondo cui il giocatore doveva tornare indietro o andare avanti fino alla casella terminale, che offriva la vittoria a chiunque la raggiungesse. bisso, c’è un castello e la carta ci ricorda le difficoltà della vita e ci ricorda di non cedere alle paure e ai dubbi. In modo analogo il gioco di campana sembra rappresentare un percorso dalla terra al cielo, o l’asse del mondo, nelle sue innumerevoli varianti ci troviamo davanti a otto caselle distribuite in modo molto diverso, a seconda delle regioni, dei paesi. Queste caselle sono quadrate e numerate. In fondo al percorso, nel nono spazio, la figura cambia, diventa un semicerchio e non è numerato. Il giocatore solitamente deve lanciare un sassolino dentro la casella 1, en- Dalla collezione dei tarocchi di Mauro Capitani trare saltando su un piede solo e senza toccare le righe della casella né con il piede né con il sasso, recuperare il sasso e uscire. Quindi deve proseguire sulla seconda casella nello stesso modo fino alla casella 8. L’unico punto in cui può riposare, posando i due piedi a terra è il “cielo”, il semicerchio finale. Questo gioco partecipa della simbologia delle forma che fa corrispondere all’umano misurabile il quadrato e al divino incommensurabile il cerchio. Partecipa anche dell’idea dell’iniziazione perché se si fallisce bisogna cedere il posto ad un altro giocatore e ricominciare. La simbologia dei numeri vuole che 9, il numero totale degli spazi del gioco, sia anche un numero di cambiamento, è l’ultimo della prima serie dopo 10Piro04.qxd 28-05-2004 8:20 Pagina 39 Do ssi er di lui cambia l’ordine di riferi- I giochi che pescano indietro nel tempo e mento, siamo nella decina. nella saggezza degli Ma i giochi che pescano indietro archetipi, sono molti: nel tempo e nella saggezza degli gli scacchi, la dama, disordine devono essere riordiarchetipi, sono molti: i quadrati i giochi di carte nati spostandoli lungo un permagici, o i labirinti in cui una o e molti altri. corso che consente solo una più perline devono arrivare in mossa alla volta. fondo ad un percorso senza perdersi in un Per non parlare degli scacchi, della dama, punto morto, in un vicolo cieco del labi- dei giochi di carte, tutti direttamente colrinto. A volte le scatoline sono chiuse e legati alla divinazione e al collegamento trasparenti e bisogna inclinarle per fare con il soprannaturale, il backgamon o tascorrere le palline, altre volte si portano vola reale, che combina abilità e fortuna avanti con una calamita. Poi ci sono gli come nella vita e che contrappone due ! enigmi matematici in cui dei numeri in giocatori. Sono i giochi dell’infanzia: carte da colorare, tasselli da riempire, lettere da riconoscere, numeri che cominciano ad essere meno ignoti. Sono i compiti dell’infanzia: le tabelline da memorizzare, le prime frasi da comporre, la grammatica ostica e inevitabile insieme. Allievi e maestri alternano cure a lezioni, visite a ricreazioni didattiche. A Roma, una scuola speciale presso il centro ematologico di Franco Mandelli cura anche così i bambini affetti da leucemie e linfomi. “La scuola in ospedale è un’occasione importante – dice il professore – per offrire a questi pazienti, questi giovanissimi pazienti, la possibilità di una vita normale. Continuare le attività che a scuola, in ognuna delle fasce d’età, avrebbero fatto se non malati, aiuta veramente nella terapia”. Allievi speciali. Molti di loro vengono dall’estero, soprattutto paesi dell’est, sud America. La lingua italiana è spesso sco- nosciuta e il gioco serve anche a questo: avvicinarsi con i colori, i disegni, il computer ad un mondo visto per la prima volta. Bernardetta è una vita che insegna qui; ha scelto un mestiere particolare, perché? Risponde: “Non è poi dissimile da altri insegnamenti. I bambini, in fondo, sono tutti uguali”. E la sua è una lezione di umiltà, perché le storie di questi allievi non sono sempre facili da sostenere anche per un insegnante abituato a sorreggere volti, parole, sguardi sofferenti. Iole, anche lei qui da diversi anni, non si stanca di ripetere: “Una volta guariti – e sono sempre più numerosi i bambini che escono dal tunnel della malattia – tornate a trovarci! La gioia di vedervi cresciuti e grandi ci dà la spinta ad andare avanti”. E sono quei disegni pieni di affetto, affissi alle pareti di questa scuola particolare, il segno tangibile del ricordo e della riconoscenza. Loretta Cavaricci 10-04 39