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1/2/2009
Provincia Reg.le di Messina
Assessorato alle politiche
per gli immigrati
Sede di Capo d’Orlando
Ass.culturale musicale
Capo d’Orlando
WWW.CROSSROAD.IT
BABA SISSOKO
THE MALIAN MUSICIAN
SEMINARIO - CONCERTO
1 febbraio Centro di accoglienza di S.Angelo di Brolo
2 febbraio Liceo Classico-Scientifico “L. Piccolo” Capo
d’Orlando
2 febbraio
Istituto Comprensivo 2 “G. Paolo II” Capo d’Orlando
Migranti ed emigranti…
Considerare con fastidio (o peggio) la presenza degli immigrati per noi italiani significa
implicitamente dimenticare che fino a pochi anni fa i nostri antenati sciamavano per il
mondo alla ricerca di migliori condizioni di vita, e che l’accoglienza loro riservata non
sempre fu benevola. Infatti la similitudine fonetica tra i due termini (migranti ed emigranti) è
anche similitudine storica. L’incessante pellegrinaggio che porta oggi molte migliaia di
migranti ad attraversare il mediterraneo dall’Africa verso l’Europa, per fuggire dalla fame e
dalla povertà, ricorda l’identico pellegrinaggio che più di un secolo fa portò al di là
dell’atlantico gli emigranti contadini e pescatori italiani alla ricerca di una vita migliore, per
insediarsi nelle piantagioni di cotone del Delta del Mississippi, in America. I primi italiani
arrivarono in Mississippi nel 1895,
provenendo dalle Marche, dall’Emilia
Romagna, dal Veneto dalla Lombardia
e dalla Sicilia. La maggior parte di loro
in Italia viveva e lavorava come
mezzadro in grandi cascine in cui il
padrone li ospitava e li nutriva in
cambio di metà del raccolto annuale.
Arrivarono
dopo
un
viaggio
interminabile via nave a Ellis Island a
New York e poi trasferiti in Mississippi
dove le speranze di una vita migliore
naufragarono ben presto nella miseria
e nella disperazione. Era con i neri che
gli italiani si trovarono a lavorare non
solo nei campi ma anche nelle miniere
di carbone e nella costruzione delle
ferrovie. Nei primi decenni del
novecento nonostante i loro sacrifici e
la loro dignitosa miseria gli italiani erano davvero considerati solo “brutti, sporchi e cattivi”.
E poi alcuni di loro avevano la pelle più scura, proprio come i neri. E nell’America rurale
come quella del Mississippi di quegli anni capitava non di rado che drappelli di fanatici
razzisti incendiassero la casa, il pollaio o il raccolto di qualche povera famiglia italiana,
davano fuoco persino alle loro scuole. Erano sempre i neri ad ospitare le famiglie dei
bianchi quando le loro case venivano distrutte. I bianchi di origine inglese proprio non li
potevano soffrire. Volevano che se ne andassero dalla “loro” terra. E forse non gli andava
neanche tanto a genio che andassero così d’accordo con i neri. Italiani e neri vivendo e
lavorando insieme hanno sopportato fatiche e dolori che non potevano che sfociare nel
canto; e di sicuro i neri e gli italiani cantavano nei campi, probabilmente ognuno cantava le
proprie canzoni, ma lavoravano fianco a fianco negli stessi campi di cotone. Noi italiani
eravamo là quando il blues è stato “inventato”. Noi lavoravamo e vivevamo con i neri
proprio mentre il blues (malinconico genere musicale nato intorno al 1900 nel Delta del
Mississippi) veniva forgiato dalle stesse mani dei mezzadri neri che lavoravano nei campi di
cotone con i colleghi italiani.
La musica, si sa, è come il vento, non si può fermare, ti entra dentro anche se non lo vuoi.
E chissà se le note degli uni non entrassero nelle canzoni degli altri creando un canto
collettivo che è quello che unisce gli schiavi, i
poveri, i disadattati,i migranti e gli emigranti sia
di ieri che di oggi.
Ecco allora il motivo di questa iniziativa:
portare sollievo ai migranti/emigranti di oggi,
attraverso la musica, la loro musica, perché la
musica è da sempre veicolo di integrazione tra
i popoli ed unisce davvero i poveri e gli sfruttati
del mondo, ed è l’unica medicina veramente
efficace contro la malinconia di chi è solo e
tanto lontano da casa, forse per mai più farvi
ritorno...
Questo progetto abbiamo voluto realizzarlo
con un grande musicista che racchiude in sé,
musicalmente e culturalmente, l’Africa da cui
proviene e l’Italia nella quale vive: BABA
SISSOKO.
-
“Porto ai ragazzi ed ai miei fratelli provenienti
dall’Africa un messaggio di libertà e di tolleranza
nel nome di Miriam Makeba,mama Africa” -
così dice Baba Sissoko, artista polistrumentista
africano del Mali,il 1° febbraio al centro di accoglienza di S.Angelo di Brolo, ed il 2 febbraio in
concerto a Capo d’Orlando al Liceo Classico Scientifico “Lucio Piccolo” ed all’Istituto Comprensivo
n.2 “Giovanni Paolo II. Ora la musica di Baba Sissoko, artista africano, si rivolge agli studenti di
Capo d’Orlando ed ai migranti ospitati nel centro di accoglienza di S.Angelo di Brolo, con un
respiro più ampio. “Nel nome di Miriam Makeba porto un messaggio di libertà, di rispetto per tutte
le culture, di integrazione. Dobbiamo capire che senza integrazione non sarebbe nata alcuna
civiltà. La mia musica, quella di Mama Africa, e degli artisti che abbracciano questa idea di vita,
vuole superare ogni barriera”, commenta il musicista del Mali, jazzista, griot e polistrumentista
impegnato a diffondere nel mondo la tradizione musicale del suo paese.
Nato a Bamako nel Mali 36 anni fa, Baba Sissoko discende da una grande dinastia di "Griots",
figure erranti che detengono e tramandano il sapere, la tradizione, la storia e la cultura locali. Inizia
la sua carriera suonando il Tamani (tamburo parlante), accompagnando suo nonno nei suoi viaggi
da Griot. Successivamente entra a far parte dell'Assemblea Strumentale del Mali come suonatore
di Ngoni e tamani. Con l'Assemblea partecipa a diverse tourneé in Europa e neglia Stati Uniti. Tour
europei sono stati effettuati anche con Kanja Kuiate e Ami Koita; con quest'ultima incide quattro
dischi. Nel 1991 fonda il gruppo Taman Kan con cui effettua il tour africano. Nel 1993 fonda con
Habib Koite il gruppo Bamada con esso vince il concorso indetto da Radio France International,
"Découverte 93". Con la formazione di Koite incide due dischi ed effettua un tour che lo porta in
tutto il mondo. Dal 1995 è invitato periodicamente a tenere corsi di Djembe, Balafon, Tamani,
Ngoni ed altri strumenti tradizionali del Mali. Contemporaneamente incide il duo primo CD con i
Taman Kan, alternando così la carriera da solista all'attività di percussionista. La sua natura di
polistrumentista e l'estrema sensibilità verso altre forme di espressione musicale, non strettamente
legate al mondo africano, lo portano di lì a breve a collaborare con vere e proprie superstars quali
Sting, Santana, The Wailers, Youssou N'Dour, Salif Keita ed altri ancora.
Dal 1999 è in Italia dove ha inciso il secondo CD "Djana". In Italia partecipa a diverse trasmissioni
di "RadioRai", come docente tiene seminari per conto dell'Università degli Studi della Calabria e
l'Istituto V.Bellini di Catania. Nell'agosto dello stesso anno il suo nome compare nel cartellone del
prestigioso Festival di Taormina che per la prima volta con Baba Sissoko propone un concerto di
Musica Etnica. Anche in Italia, Baba Sissoko è sovente accompagnato dal suo gruppo i "Taman
Kan", lo ricordiamo al Capo d’Orlando Blues Festival edizione 2008. Il suo stile è estremamente
particolare, alle melodie e ritmi propri della sua tradizione come quelli Bambara, Peul, Mandinga e
Sonrai fonde sonorità occidentali come il jazz, il rock e il blues effettuando una contaminazione
musicale di straordinario effetto. Tutto ciò grazie alle sue innumerovoli collaborazioni con artisti
provenienti da contesti culturali e musicali completamente diversi.
Da non dimenticare è anche il contributo che l'Amandran esercita nelle sue composizioni.
L'Amandran è una ripetitiva e ipnotica struttura musicale del Mali. Secondo alcuni storici e studiosi,
essa, una volta trasferitasi al di là dell'oceano, in seguito alle tragiche emigrazioni degli schiavi,
avrebbe dato origine al blues con cui, in effetti, mostra più di una assonanaza. Il tutto si traduce in
un prodotto musicale di altissima fruibilità, dal sapore insieme esotico e occidentale.
Baba Sissoko
Born in Bamako (Mali), Baba Sissoko is the undisputed master of tamani (the original talking
drum), that he started to play since he was a child (thanks to the
teaching of his grand-father Djeli Baba Sissoko) and from which he
is able to extract all the notes simply with a one, natural movement.
Baba Sissoko plays also ngoni, kamalengoni, guitar, balaphon,
calebasse, sildrum and… he sings!He is from a great and ancient
dynasty of griots from Mali: in the Malian tradition, griots are
deputed to calm down hearts and souls, by means of music. Baba
Sissoko has been the first one to introduce the sound of tamani in
the modern music of Mali.In the Baba compositions there is a great
influence of Amadran, that is a repetitive and hypnotic musical
structure typical from Mali by which, according to many researchers,
blues was born. His style is peculiar: Baba loves to integrate
melodies and rhythms of the Malian tradition (Bambara, Peul,
Mandig e Sonrai) with the typical sounds of jazz and blues, creating
fantastic musical effects. This also thanks to the numerous
experiences with other musicians belonging to cultures and roots
completely different from his background. His ability to play a wide
range of musical instruments and his extreme sensitivity to other musical genders and
expressions, brought him to cooperate with many fine musicians. Among others, he worked and
cooperated with: Habib Koite, Rokia Traore, Ibrahim Ferrer, Buena Vista Social Club, Don Moye
and Art Ensemble of Chicago, Dee Dee Bridgewater, Miguel Anga Diaz, Omar Sosa, Chris Joris,
Bob Stuwart, Aka Moon. In the 2007 he come out with its 8th new album “Bamako Jazz”. At
present, Baba is in tour with the Dee Dee Bridgewater project “Red Heart a Malian Journay”, being
busy also promoting his albums “Djekafo” ,“Bamako Jazz” and “Mali Mali”. He is also working with
Omar Sosa in his project Afreecanos Quintet, together with Marque Gilmore (drums) Childo Tomas
(electric bass), Mola Sylla (vocals).
Baba Sissoko progetto “Seminario Musicato”
Maestro indiscusso del Tamani, dal quale estrae con una naturalezza sbalorditiva tutte le note con
un solo gesto, Baba Sissoko suona anche lo ngoni, il kamalengoni, la chitarra, il balaphon, la
calebasse, il sildrum e… canta! Originario di una grande dinastia di griots del Mali, il cui ruolo
nella tradizione è quello di riconciliare i cuori e gli animi, è stato il primo ad introdurre il suono del
tamani nella musica moderna maliana. La sua capacità di suonare una vasta gamma di strumenti
e l’estrema sensibilità nei confronti di altre forme di espressione musicali, non necessariamente
legate al mondo africano, lo portano a collaborare con delle vere stars come Youssou N'Dour, Salif
Keita, Toumani Diabaté, Rokia Traore, Cachaito Lopez, Miguel Anga Diaz, Ibrahim Ferrer et
Buena Vista Social Club, Famoudou Don Moye et l’Art Ensemble of Chicago, Dee Dee
Bridgewater, Enzo Avitabile, Mamady Keita, Omar Sosa, Aka Moon e tanti altri.
Baba Sissoko vive oggi in Italia. Il suo stile è molto particolare: alle melodie e ai ritmi propri della
sua tradizione musicale come quelli Bambara, Peul, Mandighi e Sonrai, integra le sonorità
occidentali come il jazz e il blues creando un mélange musicale di un effetto straordinario. Tutto
questo è il risultato delle sue numerose collaborazioni con artisti appartenenti a contesti culturali e
musicali completamente diversi dal suo.
Il “Seminario Musicato” animato da Baba Sissoko è un’esperienza giudicata altamente didattica e
formativa. Si struttura in un incontro durante il quale, l’artista (polistrumentista) alterna i vari
strumenti propri della sua cultura musicale di origine e racconta agli studenti le tecniche con le
quali sono costruiti, i contesti rituali nei quali sono utilizzati e mostra come si suonano. Il Seminario
prevede anche la partecipazione attiva degli studenti, coinvolgendoli nell’esperienza di suonare gli
strumenti presentati.
Il Seminario, normalmente, ha una durata di almeno 3 ore: la prima ora dedicata alla
presentazione degli strumenti e le altre 2 dedicate alla pratica con gli studenti. La conclusione
prevede una esibizione collettiva dell’insegnante assieme agli studenti.