Verona Forum degli energy manager: novità, pareri ed esperienze a
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Verona Forum degli energy manager: novità, pareri ed esperienze a
Verona Forum degli energy manager: novità, pareri ed esperienze a confronto Rafforzamento del ruolo degli energy manager, novità normative sulle diagnosi e buone pratiche. Questi i punti che hanno caratterizzato il Forum. Aziende-energy manager connubio esseziale per raggiungere gli obiettivi UE. Può essere un dipendente o un consulente esterno ed ha il compito di gestire ciò che riguarda l’energia all’interno di un’azienda, proiettandola verso i canoni stabiliti a livello europeo e nazionale in ambito di efficienza. Questo è l’energy manager a cui FIRE, in collaborazione con Verona Fiere e EKN, ha dedicato il Forum in occasione di Smart Energy. Molti i temi trattati e correlati a questi professionisti, che in Italia nel 2012 erano 2.557, di cui 2.127 nominati nei siti di consumo principali. “L’efficienza energetica non è solo un problema di costi, ma di visione strategica per il futuro, perché chi gestisce male le risorse essenziali non può che perdere competitività nel tempo.” Così ha parlato durante l’evento Dario Di Santo, direttore FIRE, che ha continuato: “Il costo dell’energia non calerà nel prossimo futuro, per cui la riduzione dei consumi è una priorità per gli utenti finali. Per sviluppare il mercato dell’efficienza – in particolare, ma non solo, per consentire l’impiego dei contratti a prestazioni garantite e del finanziamento tramite terzi – è fondamentale che gli utenti finali realizzino diagnosi o, meglio, si dotino di sistemi di monitoraggio e automazione, interventi peraltro richiesti dalla direttiva 2012/27/UE. Molta attesa è collegata al recepimento della direttiva 2012/27/UE, che introduce obblighi e previsioni in grado di far crescere il mercato dell’efficienza energetica. Fra queste si segnalanol’obbligo di diagnosi energetiche o di dotarsi di un sistema di gestione dell’energia per le imprese, la riqualificazione energetica degli edifici dell’Amministrazione pubblica centrale, una razionalizzazione di domanda e offerta di energia elettrica e calore con un maggiore ricorso alla cogenerazione, maggiore trasparenza nei contratti e l’introduzione della figura dell’aggregatore della domanda nell’ambito dei servizi di dispacciamento. Purtroppo, ha sottolineato Basilio del MSE, il percorso di recepimento della direttiva è in ritardo. In termini di efficienza generale la posizione dell’Italia rispetto al resto d’Europa è comunque buona – siamo al quarto posto, con il 18% di intensità energetica in meno rispetto alla media UE –, anche se non tutti i settori, evidenzia Bertini dell’ENEA, hanno risposto adeguatamente (male in particolare trasporti e terziario – avevamo comunque raggiunto a fine 2011 il 46% dell’obiettivo al 2016) e molto rimane da fare per raggiungere gli obiettivi del 20-20-20. Tra i dati emersi, di rilievo quelli sul conto termico delineati da Valenzano del GSE: 1.600 interventi con accesso diretto (più o meno equamente distribuiti in termini di soluzioni proposte), 10 interventi presentati sul registro, per un impegno di poco superiore ai 200.000 euro. Dunque le soglie totali di spesa disponibili rimangono pressoché intatte. Sul fronte dei certificati bianchi, si evidenzia il progressivo rafforzamento delle proposte integrate: fra i progetti presentati nel 2013 oltre il 90% proviene dall’industria. Sono inoltre in fase di revisione le schede esistenti e in uscita nuove schede (per cui si consiglia di monitorare la relativa sezione, così come quella sulle faq, su cui sono appena usciti degli aggiornamenti importanti). A livello normativo, Picchiolutto, ha evidenziato ben tre disposizioni sulle diagnosi: ISO 50002 in fase di pubblicazione, EN 16247, UNI TR 11428. L’Italia purtroppo arranca nell’adozione dei sistemi di gestione dell’energia: in Germania si contano 2.044 aziende certificate ISO 50001, contro le 135 dell’Italia, nonostante un PIL inferiore solo del 40% (dati a settembre 2013). Va però evidenziato che i Tedeschi sono favoriti da una serie di meccanismi di supporto, che sarebbe utile imitare nel nostro Paese. Molti i casi di buone pratiche nel campo dell’energy management: AB Energy ha descritto l’esercizio di un cogeneratore che realizza presso l’azienda Santex il 14% di risparmio nonostante funzioni solo su due turni (il terzo non presenta domanda termica). Altro esempio è quello della Cartiere del Garda, certificata EN 16001 e ISO 50001, che opera integrata nell’area urbana circostante, servendone la rete di teleriscaldamento (anticipando le richieste della direttiva 2012/27/UE). Ci sono stati infine gli interventi dell’AUSL di Bologna dove l’evoluzione dell’utilizzo delle strutture ha portato a una modifica delle richieste energetiche e a una rivisitazione degli impianti e di Turboden, che ha evidenziato, ove possibile, la convenienza di sfruttare il calore di scarto, in modo diretto o tramite ORC per la generazione di energia elettrica. Il progetto H-Reii ha valutato il potenziale di risparmio in Italia e in Europa, nei soli settori dell’acciaio, del cemento e del vetro, nell’ordine rispettivamente degli 800 GWh/anno (5% del target industriale al 2016) e dei 4.000 GWh/anno.