N. 3 del 2011

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N. 3 del 2011
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA
3/2011
Infermiere
P A V I A
ISSN 1722-2214
a
... Mettete dei fiori
nei vostri cannoni!
DITORIALE
E
Infermiere a Pavia
Principe, fiori, infermieri e cannoni.
Déjà-vu dall'asteroide 4980...
Duilio Loi
Infermiere a Pavia
Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia
Anno XXIII n. 3/2011 luglio-agosto 2011
Editore Collegio Infermiere professionali,
Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia
della Provincia di Pavia
Direttore Responsabile Enrico Frisone
Direttore Editoriale Duilio Loi
Segretaria di Redazione Emanuela Cattaneo
Responsabili settori
Clinico: Monica Gabetta
Sociale: Mauretta Cattanei
Formazione, Ricerca e
Aggiornamento: Paola Ripa
Management: Nunzio Giuseppe Greco
Etico Deontologico: Annamaira Tanzi
Vita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio
Redattori: Cinzia Ancarani, Carina Gomez Añamuro,
Giuseppe Braga, Mauretta Cattanei, Emanuela
Cattaneo, Gabriele Ciancio, Marina Ferrari,
Claudia Fiore, Enrico Frisone, Monica Gabetta,
Silvia Giudici, Nadia Granata, Nunzio Greco,
Duilio Loi, Paola Ripa, Ruggero Rizzini,
Emanuela Sacchi, Annamaria Tanzi,
Claudia Vercesi, Sylvie Yolande Goufack
In copertina: Iochroma Grandiflorum, Giardini Hambury,
Ventimiglia - gentilmente messa a disposizione
da Giuseppe Calsamiglia,
Hanno collaborato Lara De Gaspari, Setareh Khosravani,
a questo numero: Manoochehri Houman, Robabeh Memarian
Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI)
Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 Pavia
Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589
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I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli
autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore.
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati,
non saranno restituiti.
Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989.
Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia.
La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI.
di Pavia. Finito di stampare nel mese di luglio 2011 presso
Gemini Grafica snc di A. Girompini & C., Melegnano (MI)
Su suggerimento di un Amico e Collega, leggo nell’edizione online dell“ALTO ADIGE” del 17 maggio scorso, che riporto testualmente:
Bolzano: volontari in sala operatoria al posto degli infermieri, indaga la
Procura.
L’inchiesta è partita dopo un esposto delle organizzazioni degli infermieri,
che da sempre contestano il ricorso massiccio da parte dell’Asl ai volontari anche per prestazioni sanitarie delicate come l’impiego sulle ambulanze di emergenza.
BOLZANO. Un utilizzo indebito dei volontari della Croce Bianca sulle ambulanze e persino in sala operatoria in sostituzione del personale infermieristico:
la Procura di Bolzano ha aperto un fascicolo per esercizio abusivo della professione medica.
L’inchiesta è partita dopo un esposto delle organizzazioni degli infermieri,
che da sempre contestano il ricorso massiccio da parte dell’Asl ai volontari anche per prestazioni sanitarie delicatissime.
Alcuni documenti sono già stati acquisiti dai Nas dei carabinieri. L’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner, in una nota, sottolinea l’importanza
«del personale volontario non sanitario, elemento insostituibile e fondamentale
del servizio sanitario».
Theiner però chiede che venga fatta chiarezza: «Va accertato, di caso in caso, se vi siano stati episodi nei quali sono stati svolti da personale non sanitario
compiti di pertinenza di figure professionali sanitarie. Non è però corretto accusare di comportamenti scorretti il servizio nel suo complesso».
Naturalmente, qualunque Infermiere di buon senso, sussulterebbe per la profonda gaffe del giornalista: “esercizio abusivo di professione medica”.
Onestamente non si capisce di quale esercizio abusivo, sia stata oggetto la categoria medica, dato che lo stesso giornalista intitola: Bolzano: volontari in sala
operatoria al posto degli infermieri, indaga la Procura.
Sarebbe più opportuno parlare di “esercizio abusivo di professione giornalistica”, dal momento che, risulta elementare per qualsiasi giornalista (professionista o pubblicista), accertarsi tramite l’analisi delle fonti, come previsto dal codice deontologico dell’Ordine Professionale: Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l’attendibilità e per
controllare l’origine di quanto viene diffuso all’opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti.
I n d i c e
Silvia Giudici - L’Infermiere, la legge, il caso. La detenzione di farmaci scaduti
costituisce tentativo di somministrazione? Sentenze a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Maria Elena Veneroni - Le considerazioni dell’esperto legale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Setareh Khosravani, Manoochehri Houman, Robabeh Memarian,
Traduzione a cura di Giuseppina Anna Tomaiuolo Lo sviluppo dell’abilità di pensiero critico negli studenti infermieri mediante
le dinamiche di gruppo. Esperienza presso l’Università di Tarbiat Modarresa . . . . 9
Lara De Gaspari - L’Infermiere di ricerca: realtà o fantasia? . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Mauretta Cattanei - Alcune considerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Silvia Giudici - Aggiornamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
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In buona sostanza, emerge il totale disconoscimento della Professione Infermieristica e di conseguenza, il mancato
esercizio abusivo di professione.
Grave, sicuramente grave, ma ancor più grave a mio parere come il “sistema” abbia potuto permettere che ciò accadesse.
Pur auspicando un celere e appropriato iter giudiziario
ed evitando di sostare sul caso di specie per legittimo rispetto e soprattutto per mancanza dei dati di merito (lasciamo alla magistratura il suo compito), non posso esimermi
dal pensare ad alcuni quesiti, ipotizzando l’evento trasferito ad una qualunque altra istituzione sanitaria Italiana.
E’ lecito domandarsi, in casi come questo: dove era il
SITRA ? Dove erano i Coordinatori? Dove erano le Organizzazioni Sindacali? La Direzione Sanitaria?
Come può accadere che le attività infermieristiche, siano sostituibili da volontari? Che siano ridotte meramente ad
atti tecnico-manualistici?
Miopia istituzionale o ancillarità permanente?
Di fronte all’ennessimo tentativo di vessazione della categoria, non è semplice trovare risposte adeguate ed esaustive.
Gira che ti rigira nei pensieri, mi torna alla memoria
qualcosa che scrissi oltre 10 anni fa, che ritengo pertinente
e idoneo per offrire elementi utili a dar risposte –seppur
parziali- ai tanti interrogativi proposti.
Nei primi mesi del 2000 (contemporaneamente alla discussione parlamentare del DDl 4980 che prevedeva il riconoscimento della Dirigenza Infermieristica, l’istituzione dei
SITRA e la Laurea Specialistica, poi divenuta legge
251/2000), scrivevo alcune riflessioni, ipotizzando un fantasioso dialogo tra il Piccolo Principe e un Infermiere, incontrato appunto sull’asteroide 4980.
Il dialogo, dopo un paio di battute preliminari tra i due,
metteva in evidenza lo straordinario traguardo, ormai in dirittura d’arrivo, ma anche le contraddizioni interne alla Professione; ne ripropongo alcuni stralci, in coda alle considerazioni appena richiamate.
...Caro Principe, sai che ora gli Infermieri possono decidere responsabilmente le loro attività, le strategie, possono anche laurearsi?
Ah, e che vuol dire?
Significa che saranno uguali agli altri, con la stessa diginità e responsabilità. Con un solo vincolo: non potranno dirigere e governare sulla loro razza.
Perchè?
Perchè questo significherebbe per glia latri, perdere un
potere di cui hanno tanto bisogno.
Ma non avete qualche strumento che possa intanto rendere merito alle vostre fatiche?
Certamente, si chiamano formazione, profilo professionale, e codice deontologico; servono per dire a tutti cosa
sappiamo e possiamo fare, come farlo e quando no, perchè e in quale modo.
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Sono il lasciapassare per l’asteroide dell’autonomia, ma
tanti tra noi non hanno ancora capito cosa è accaduto, alcuni non ne vogliono approfittare, altri hanno timore di
esposrsi ed altri ancora non ci credono più.
Perchè vivono questi sentimenti, domandò il piccolo
principe.
Di sicuro molti fattori intervengono, ad esempio: condizioni di lavoro disagiate che non danno la possibilità di
riflettere sulle azioni compiute, climi conflittuali, stipendi non idonei al carico di respionsabilità....
Sai dentro questa cornice è più facile paralizzarsi che
reagire, assuefatti da un modello che prima o poi, finisce
per impadronirsi di quelle poche riosorse di cui uno dispone, lasciando spazio a demotivazione e distacco.
Questi sono solo parte dei malesseri intimi, individuali,
diretti; pensa ad esempio ai condizionamenti sociali, a
quelli televisivi, dove si rincorre il mito di quelli in “prima linea”, delle “ginecologhe rampanti” che salvano le
vite, dei “medici in famiglia” e altro ancora.
Sembrano banalità, ma hanno ricadute sul cittadino e
sullo stesso infermiere; creano aspettative e costruiscono
modelli; così se il “tuo” lavoro di tutti i giorni non somiglia al “loro”, se non offre le stesse risposte, finisce per
accentuare il disagio.
Dal mondo della fantasia, a quello della realtà, la storia
ci consegnò di lì a qualche mese, la legge 251 e si iniziò
l’iter verso “l’autonomia”.
Anche se l’episodio alto atesino preso ad esempio, lascia amaro in bocca e risentimento, sarebbe ingeneroso
pensare che nulla sia cambiato in 11 anni, anzi, proprio perchè produce indignazione, è segno che i tempi sono cambiati.
Confrontandomi spesso con colleghi, riscontro che pur
non avendo vita facile, con graduale e certosina pazienza,
giorno dopo giorno, si prosegue sull’affermazione dei princìpi della 251.
Questo non significa che il processo sia completato, ma,
come prevedibile, mette in evidenza le altalenanti zavorre,
che rallentano l’affermazione compiuta o definitiva.
Ora come allora, è necessario vigilare, denunciare, presidiare e difendere nel nome dell’identità professionale,
orientati all’unitatrietà della categoria.
I processi di cambiamento culturale, vanno molto più a
rilento rispetto all’emanazione di una legge, sta a noi garantirne la sistematica affermazione, giorno dopo giorno nei
luoghi di lavoro e nelle sedi istituzionali.
Dal nostro osservatorio, non abbassiamo la guardia, anzi, come in questa occasione, mettiamo in evidenza gli
eventi, al fine di mantenere alta la sensibilità e favorire dibattito e riflessione.
Ancillarità e miopia? No, Grazie, soltanto un sano déjàvu dall’asteroide 4980!!
Duilio Loi
Direttore Editoriale Infermiere a Pavia
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Infermiere a Pavia
L’Infermiere, la legge, il caso.
La detenzione di farmaci
scaduti costituisce tentativo
di somministrazione?
Sentenze a confronto
* Silvia Giudici
riAssunto
Oggi l’infermiere agisce in autonomia
decisionale e con maggiori responsabilità, tipiche delle professioni intellettuali.
In questo contesto riveste grande valore lo studio della legislazione italiana e
quindi la conoscenza del diritto civile,
penale e dei risvolti criminosi prossimi
alla professione “Infermiere”. Questo
“sapere” permette al professionista di
evitare comportamenti illeciti perseguibili penalmente. L’articolo prende in
esame il significato di “reato” e le conseguenze penali di fronte alla detenzione e somministrazione di farmaci scaduti in ospedale, alcune sentenze in
merito e le ripercussioni da esse derivanti. L’articolo può essere letto come
spunto di riflessione e confronto di una
professione in continua evoluzione,
esposta oggi più che in passato a illeciti, molti dei quali causati dalla non conoscenza. Ciò che segue si propone di
orientare l’infermiere verso una crescita
consapevole che mira alla tutela del
proprio agire professionale.
Keyword: infermieristica forense, autonomia
professionale, responsabilità infermieristica,
comportamento illecito, farmaci scaduti in ospedale,
sentenze
Con l’abrogazione del mansionario e la
fine della ausiliarietà, l’Infermiere agisce in
autonomia secondo quanto sancito dal
D.M 739/94, dalla L. n. 42/1999 e dalla L.
n. 251/2000. Infatti da una responsabilità
per compiti, “tipica di una professione manuale” si è passati ad una responsabilità
definita da un campo proprio di attività,
con competenze distintive ed autonomia
decisionale tipica di una “professione intellettuale” (1).
Di qui maggior impegno, consapevolezza, importanza della formazione professionale, all’interno della quale enorme valore
riveste lo studio della legislazione italiana,
requisito fondamentale per raggiungere
appieno la cognizione del proprio ruolo
professionale e sociale. La conoscenza del
diritto penale e delle fattispecie criminose
prossime alla sua professione intellettuale,
AbstrAct
Today, nurse works with decision-making autonomy and more responsabilities, typical of intellettual professions.
In this context, the study of italian law
has great value and therefore the
knowledge of criminal law and criminal
aspects of nursing is important.
The article examines the meaning of
“crime” and the results of possession
and administration of expired drugs in
hospital, some judgments about it and
the consequences resulting therefrom.
This work can be read as a starting
point for reflection and discussion of a
constantly evolving profession, today
exposed to illicit, many of which
caused by lack of knowledge, and
aims to guide nurse through protection
of his profession.
avendo ben presenti i singoli reati, eviterà
all’Infermiere di tenere comportamenti illeciti e di incorrere in responsabilità.
Qui di seguito analizzerò qualche terminologia utile per una maggior comprensione del caso riportato in questo articolo.
Una prima definizione da farsi è quella
relativa al concetto di responsabilità. Il dizionario della lingua italiana, definisce
questo termine come “rapporto giuridico
per cui uno è tenuto a risarcire il danno arrecato ad altri da un atto dannoso, tanto
nel caso l’abbia compiuto egli stesso,
quanto nel caso l’abbia compiuto un’altra
persona dei cui atti debba rispondere per
legge”. Quindi la responsabilità è l’insieme
delle conseguenze alle quali si espone un
individuo, in proprio o in rappresentanza
di altri, nello svolgimento delle azioni private ma anche professionali.
La responsabilità è penale se deriva dalla commissione di un fatto previsto dalla
legge come reato. E’ civile se deriva da un
atto che abbia prodotto un danno patrimoniale o extrapatrimoniale. E’ disciplinare o
ordinistica quando discende dalla violazione di un regolamento di disciplina.
Il reato è un comportamento illecito, punito dalla legge. Si distingue in due specie:
delitto, punito con la reclusione o con la
multa; contravvenzione, punita con l’arresto o l’ammenda (2).
Il fatto è l’elemento oggettivo del reato e
si compone dell’azione, dell’evento e del
nesso di causalità.
L’azione, o condotta, consiste in un
comportamento che produce una modificazione del mondo esteriore e che può risultare da una condotta commissiva o dall’omissione di un’attività che la normativa
ci richiede di fare.
L’evento rappresenta il termine conclusivo dell’azione; è l’effetto della condotta
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che produce conseguenze penali. Esso può mancare del tutto
nel caso di “delitto tentato” o immedesimarsi nella condotta nei
reati di “pura condotta” come ad
esempio dalla rivelazione del segreto professionale da cui non
deve necessariamente derivare
un danno all’assistito. In quest’ultimo caso, la punibilità del
fatto è subordinata all’avere
creato il pericolo di danno, all’avere determinato la possibilità
che in futuro il danno si renda
palese.
L’esistenza del rapporto di
causalità tra la condotta e l’evento è la condizione prima e imprescindibile per l’attribuzione del
fatto criminoso al soggetto, così come stabilito dall’art. 40 c.p. – Rapporto di causalità “Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se
l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende l’esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione.
Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
I reati possono essere colposi o dolosi.
La colpa consiste in un atteggiamento psicologico caratterizzato da negligenza, imprudenza, imperizia ed è caratterizzata
dalla mancanza di volontà di provocare
l’evento. Cioè manca la coscienza e la volontà dell’evento. Agisce con colpa anche
chi disapplica regolamenti, ordini, discipline. Il dolo consiste invece nel compiere
l’azione illecita nel proposito deliberato di
produrre l’evento. Comprende una fase
ideativa ed un’altra esecutiva. Una variabile importante è la preterintenzione, cioè al
di là dell’intenzione, quando si agisce per
procurare un evento che si vuole, avendo
come esito un altro più grave che non si
vuole (3).
E’ bene chiarire cosa dice l’art. 443 c.p.
al riguardo della somministrazione e detenzione di farmaci scaduti e difettosi.
“Chiunque detiene per il commercio, pone
in commercio o somministra medicinali
guasti o imperfetti è punito con la reclusione da sei mesi e tre anni e con la multa non
inferiore a lire…”. L’elemento psicologico è
rappresentato dal “dolo generico”, ovvero
la consapevole detenzione per il commercio. E’ “reato di pericolo” perché si vuole
evitare il rischio che siano procurati danni
alla persona e non è necessario, per la sua
sussistenza, che si siano verificati.
L’art. 452 c.p. stabilisce le conseguenze
penali di fronte a delitti colposi contro la
sanità pubblica.
Fatte queste considerazioni, affrontiamo
ora il caso.
Fatto-Diritto: T.G., caposala del reparto
di ostetricia dell’ospedale “X”, propone ricorso avverso la sentenza della Corte
d’Appello che confermava la precedente
sentenza del pretore, ovvero lo condannava alla pena di mesi uno e giorni quindici
di reclusione e L. 100.000 di multa per il
reato di cui agli artt. 61, n. 9 e 452 c.p. in
relazione all’art. 443 c.p. perché, con violazione dei suoi doveri di caposala del reparto, determinava la somministrazione,
da parte di un allieva infermiera, alla paziente F.V., di un farmaco scaduto di validità. La colpa consisteva nell’aver omesso di
controllare le date di scadenza dei medicinali e lei affidati ed utilizzati dal personale
addetto alla terapia.
L’accusato propone ricorso in Cassazione per l’annullamento della sentenza impugnata, deducendo la erronea applicazione della legge penale, non potendosi
equiparare il farmaco in questione somministrato scaduto a quelli “imperfetti o guasti” cui fa riferimento la norma di cui all’art.
443 c.p. e la cui dannosità è presunta in
assoluto. Deduce inoltre che nessuna colpa in vigilando, in relazione alla somministrazione dei farmaci, poteva essere addossata a lui come caposala, in quel giorno, per altro assente.
Il ricorso è infondato e va rigettato, non
avendo rilievo, come evidenziato dagli addetti ai lavori in materia di legge, le censure del ricorrente. Infatti la somministrazione a pazienti di farmaci scaduti – nella forma colposa di cui all’art. 452 c.p. – rientra
nella previsione di cui all’art. 443 c.p. integrandone gli estremi e precisamente in
quella di somministrazione di medicinale
imperfetto. Ciò in quanto la scadenza di
validità fa venire meno, o comunque diminuisce notevolmente, l’efficacia terapeutica del prodotto e lo rende inidoneo allo
scopo per vizio sopravvenuto, consistente
nella minore concentrazione del principio
farmacologico attivo contenuto nel medi-
camento scaduto di validità.
E così, per orientamento ormai
conforme della giurisprudenza, il
farmaco scaduto è da ritenersi
medicinale imperfetto e rientra
nella ipotesi delittuosa contestata.
Trattasi di reato non di danno,
bensì di pericolo presunto “iuris
et de iure” e non valgono le argomentazioni circa la prospettata innocuità del prodotto scaduto
e somministrato, dovendo aver
rilievo tra le ipotesi di imperfezione, ritenute dal legislatore, anche quelle di accertata scadenza
del medicinale per le conseguenze che certamente ne derivano sull’efficacia terapeutica
dello stesso.
Anche la sentenza n. 06926 dell’11 giugno 1992 della I sezione penale della Suprema Corte la quale più specificatamente
sul punto afferma il principio che “tra i medicinali inefficaci o comunque imperfetti”
devono ricomprendersi quelli scaduti e
spiega che “il limite di validità è posto in
relazione alle modificazioni che intervengono nel medicinale successivamente alla
sua produzione”. Vale inoltre richiamare la
sentenza n. 01707 dell’8 febbraio 1989,
sezione I, Cassazione penale, per la quale
“ai fini della configurabilità del reato di cui
all’art. 443 c.p. è sufficiente la violazione
delle norme che prevedono una scadenza
nella commerciabilità dei farmaci – nel caso, nella utilizzabilità – a nulla rilevando la
sussistenza di un pericolo per la salute
pubblica”.
Pertanto, al caposala incombeva l’obbligo di controllare la scadenza non solo al
momento in cui i medicinali venivano forniti al reparto, bensì periodicamente, alla fine di ogni mese, e di certo al momento in
cui erano somministrati ai pazienti.
Da notare che nessun riferimento viene
fatto agli infermieri in turno quel giorno,
deputati al controllo delle scadenze dei
farmaci in uso (carrello di terapia) e alla vigilanza sull’operato dell’allieva che si prestava a somministrare il farmaco in questione.
Se il controllo fosse stato metodico e rigoroso, e se fosse avvenuta l’eliminazione
dei farmaci prossimi alla scadenza, la
somministrazione del detto medicinale, da
parte dell’allieva infermiera in assenza del
caposala, non sarebbe avvenuto.
In più, in relazione alle argomentazioni
difensive, il caposala non compare in dibattimento, senza quindi offrire alcun fondamento alle sue discolpe.
Il ricorso è quindi infondato e consegue
al suo rigetto la condanna del ricorrente al
pagamento delle spese processuali (4).
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Altri risvolti si sono avuti con la
sentenza pronunciata dalla Pretura circondariale di Belluno. Il
13 maggio 1999 il pretore affermò che ”la detenzione di farmaci
scaduti costituisce tentativo di
somministrazione solo nel caso
in cui i farmaci vengono rinvenuti sul carrello di terapia, mentre
non costituisce tentativo di somministrazione la pura detenzione
di medicinali con termine di validità scaduto, conservati negli armadietti ad uso del personale infermieristico”.
Ben diverse sarebbero le conseguenze nel caso in cui effettivamente fossero stati posti in essere atti diretti in modo non equivoco alla somministrazione di farmaci scaduti, come per l’appunto in cui i predetti
fossero stati rinvenuti negli appositi carrelli predisposti per la distribuzione ai malati.
Quest’ultima sentenza in esame si pone
sulla linea del filone giurisprudenziale più
recente della Suprema Corte di Cassazione in tema di detenzione di farmaci scaduti e sul non riconoscimento della assimilazione di farmaci scaduti per il commercio
con i medicinali detenuti per la somministrazione, frutto di numerose sentenze dei
giudici di merito e di legittimità.
Nel nuovo ordinamento, inaugurato con
la sentenza della I sezione della Cassazione penale del 14 aprile 1995, n. 190, si è
sostenuto la assoluta non fondatezza dell’assimilazione delle due condotte in quanto “preclusa dai principi di tassatività e di
legalità della norma penale”.
La peculiarità di questa sentenza sta nell’affrontare la parte più spinosa della nuova interpretazione giurisprudenziale cioè
quando si avventura nell’esemplificare il
non facile tentativo di somministrazione in
un reato colposo precisando che esso
può essere posto in essere quando i farmaci scaduti vengono rinvenuti nei carrelli
per la somministrazione dei farmaci. Lo
stesso pretore sottolinea la difficoltà di
“ravvisare una cooperazione colposa in un
reato doloso” (5).
Il linguaggio forense non è per nulla
semplice. Invito pertanto il lettore a rileggere attentamente le sentenze appena
trattate e ad analizzarle nuovamente dopo
questa successiva analisi, indubbiamente
più semplice “da metabolizzare”(6).
In materia di conservazione dei farmaci,
quali sono i potenziali reati che un coordinatore può commettere? La negligente
conservazione negli armadietti di un reparto ospedaliero di alcuni medicinali scaduti
espone il caposala alla fattispecie colposa
di tentativo punibile di somministrazione di
medicinali guasti quando costituisca atto
Infermiere a Pavia
idoneo diretto in modo non equivoco alla
somministrazione (Cassazione penale I n.
4140/1995).
La detenzione di farmaci scaduti o imperfetti non è prevista dalla legge come
reato, in quanto l’art. 443 c.p. sanziona tre
condotte: la detenzione per il commercio,
il commercio e la somministrazione di farmaci guasti o imperfetti. Non costituisce
tentativo di somministrazione la pura detenzione di farmaci scaduti conservati negli armadietti ad uso del personale infermieristico
(Cassazione
penale
n.
190/1995).
Inoltre, l’Infermiere ed il caposala sono
responsabili delle “lesioni” o della morte di
un paziente dovuta a somministrazione errata di sostanza venefica, a causa della negligente conservazione della sostanza sul
carrello di terapia anziché in separato armadietto.
In più: non è stata ritenuta esimente la richiesta rivolta alla Direzione Sanitaria di acquistare
armadietti appositi per conservare separatamente le sostanze
stupefacenti e le sostanze venefiche (Cassazione penale IV
5359/1992).
Ricordo che concorrono alla
corretta gestione dei farmaci
tre soggetti: il medico che prescrive il farmaco, il farmacista
che deve preparare il medicamento, l’Infermiere che deve
provvedere alla sua somministrazione.
Al coordinatore spetta l’organizzazione del servizio infermieristico, la
custodia e l’approvvigionamento dei medicinali, ma non il rispetto delle specifiche
attività di dosaggio ed il controllo dell’esattezza della prescrizione del farmaco (Cassazione penale n. 13219/2000).
I campioni gratuiti di un farmaco devono
essere consegnati esclusivamente a medici autorizzati a prescriverli (art. 13 D.Lgs n.
541/1992). Essi pertanto devono essere
detenuti e custoditi separatamente solo da
personale medico che risponde a tutti gli
effetti della loro conservazione, perdita,
deterioramento.
Invito infine gli interessati alla tematica di
“dire la loro” in merito e a condividere ulteriori fatti-diritto di loro conoscenza. Le casistiche verranno pubblicate e messe a
confronto.
bibliografia
– D.M. 739/1994; L. n. 42/1999; L. n.
251/2000
– AAVV, Diritto penale e professione infermieristica: reati e profili di responsabilità, atti convegno,
www.nursindmonza.it/Documenti/atti/Diritto
– Bugnoli S, La responsabilità dell’infermiere e le sue competenze, Maggioli
Editore, Santarcangelo di Romagna
(RN), 2010:65-82
– Cazzola M, Chilin G, L’infermiere e la
legge, Maggioli Editore, Santarcangelo
di Romagna (RN), 2008:138-140
– Benci L, La detenzione e la somministrazione di farmaci guasti o imperfetti:
evoluzione dottrinaria e giurisprudenziale, McGraw-Hill Companies, Milano,
1998:80-87
– AAVV, Profili di responsabilità del coordinatore infermieristico, www.digilander.libero.it/tiz.barberis.../lezione
L’autore
* Infermiera
Neuroriabilitazione Fondazione Salvatore
Maugeri
Pavia, sede di via Boezio
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Le considerazioni
dell’esperto legale
* Maria Elena Veneroni
La somministrazione di farmaci guasti o
imperfetti costituisce reato ai sensi dell’art.
443 cod. pen. ed è punito con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e con
la multa non inferiore a euro 103, se trattasi di fattispecie dolosa, ovvero con la medesima pena ridotta da 1/3 ad 1/6, nella
meno grave ipotesi colposa prevista dall’art. 452 comma 2 cod. pen..
Per giurisprudenza costante ed univoca,
tra i farmaci cd. “imperfetti”, menzionati
dalla lettera della norma incriminatrice, sono da ricomprendersi anche i farmaci scaduti, indipendentemente dalla data di scadenza e, quindi, dal lasso di tempo intercorso tra questa e quella della somministrazione. Tale circostanza temporale, in
sede processuale, potrà, eventualmente,
rilevare ai fini della determinazione della
pena da parte del giudice, il quale può discrezionalmente, purché motivatamente,
infliggere una pena in misura compresa tra
il minimo ed il massimo edittale. Per esemplificare: se il farmaco assunto risulta scaduto da pochi giorni, soprattutto se si verte nella più frequente ipotesi di somministrazione colposa, la sanzione inflitta sarà
presumibilmente meno grave di quanto
non avverrebbe in caso di scadenza alquanto remota, costituendo ciò evidente
indice di un omesso controllo protratto nel
tempo, tale da determinare un più elevato
grado di colpa.
Quanto alla condotta tipica del reato in
esame (e, cioè, al comportamento penalmente rilevante), dovendosi, in questa sede, trattare delle ipotesi di responsabilità
penale astrattamente configurabili in capo
all’operatore sanitario in ambito ospedaliero, pubblico o privato, ed extraospedaliero, l’attenzione si circoscrive alla fattispecie di somministrazione di farmaci guasti o
imperfetti.
Per sgombrare il campo da dubbi interpretativi diffusi in materia, si osservi, infatti, che la mera detenzione di farmaci imperfetti non costituisce reato ai sensi dell’art. 443 c.p.p.
Nonostante non siano mancate, in passato, pronunce giurisprudenziali in senso
contrario (es. Cass., sez. I pen., n. 176871
del 1987 in cui è stata punita la detenzione
di farmaci scaduti in scansie di una farmacia ospedaliera e negli armadietti farmaceutici dei reparti…in quanto rendono pro-
babile o, quanto meno, possibile la concreta utilizzazione dei farmaci stessi a scopo terapeutico), la dottrina e la giurisprudenza maggioritarie, sia di merito (Tribunali e Corti d’Appello), sia di legittimità
(Suprema Corte di Cassazione), sono pacificamente orientate nel senso di escludere la responsabilità penale dell’ente ospedaliero e chi vi opera per la mera detenzione di farmaci scaduti, salve restando le
eventuali responsabilità e conseguenti
sanzioni di natura disciplinare e/o amministrative.
L’inequivocabile tenore testuale della
norma, laddove punisce, espressamente e
letteralmente, distinguendole, le condotte
di detenzione per il commercio e di somministrazione (e non anche di detenzione
per la somministrazione) ha operato una
chiara scelta di politica-legislativa attribuendo maggiore disvalore alla stessa
condotta se commessa per finalità commerciali. Letture differenti si risolverebbero
in forzature interpretative in contrasto con
i principi cardine dell’ordinamento costituzionale e penale di legalità e tassatività
della norma penale, da cui deriva quale
corollario, il divieto di analogia iuris, cioè di
applicazione analogica della fattispecie incriminatrice (in tal senso, tra le molte,
Cass., sez. I pen., n. 212633 del 1999: fattispecie in cui la S.C. ha escluso la sussistenza del delitto nei confronti di un caposala in servizio presso un presidio socio
sanitario al quale era stata addebitata la
detenzione di medicinali imperfetti perché
scaduti di validità; Cass., sez. IV pen.,
16931 del 2000; Cass., sez. I pen. 200415
del 1995; Cass., sez. I pen. 212624 del
1998, secondo cui la detenzione da parte
del farmacista non è assimilabile al medesimo comportamento tenuto dal personale
ospedaliero in quanto nel primo caso
l’eventuale assunzione del farmaco avviene
direttamente
ad
opera
del
paziente/utente mentre nel secondo è affidato al personale infermieristico, che può
esercitare un controllo, tanto nel momento
del prelievo del medicinale dall’apposito
armadietto, quanto nel momento della sua
effettiva somministrazione).
Va, tuttavia, precisato che la mera detenzione di farmaci scaduti in ospedale non è,
di per sé, fonte di responsabilità penale
finché non sfocia nella somministrazione
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degli stessi o in atti idonei e diretti in modo
non equivoco alla stessa, di rilevanza tale
da integrare gli estremi del tentativo punibile ai sensi dell’art. 56 c.p. (pena base ridotta da ½ a 2/3). Possono essere considerati tali quei comportamenti che rendono concretamente probabile l’erronea
somministrazione del farmaco; per esemplificare: è stato ritenuto penalmente responsabile l’infermiere che aveva posto il
farmaco sul carrello della terapia da dispensare, anche se di fatto non si era ancora proceduto alla distribuzione; ma anche la negligente conservazione di farmaci scaduti in armadietti di un reparto ospedaliero, insieme, indistintamente, ai farmaci validi o senza la confezione che riporta
più visibilmente la data di scadenza, potrebbe esporre la capo sala alla fattispecie
colposa di tentativo punibile di somministrazione di medicinali guasti.
In forza dell’art. 443 c.p., quindi, è perseguibile penalmente l’infermiere che somministra ad un paziente un farmaco scaduto e, con lui, a titolo concorsuale, risponderanno del medesimo reato coloro che –
nell’ambito dell’organizzazione del reparto- erano tenuti al controllo, alla conservazione ed all’aggiornamento dei farmaci
(coordinatore/capo-sala, ecc.), indipendentemente dal fatto che dalla somministrazione non sia derivato alcun tipo di
danno – lesione o morte, ma anche, semplicemente, mancato miglioramento delle
condizioni di salute dell’assistito – né conseguenze di altra natura. Trattasi, infatti,di
cd. reati di mera condotta e di pericolo
astratto, che sussistono e fondano la penale responsabilità dell’autore indipendentemente dalla effettiva pericolosità, nel caso concreto, del farmaco detenuto, commercializzato o somministrato. In altre parole, la condanna penale e la conseguente sanzione vengono comminate anche se
il farmaco scaduto fosse – concretamente
– assolutamente innocuo per l’assistito.
Infermiere a Pavia
Qualora, invece, dalla somministrazione
“errata” dovessero derivare lesioni, malattie o la morte del paziente, l’infermiere e
tutti coloro che – come illustrato precedentemente – sono da considerarsi, nel caso
concreto, corresponsabili, saranno perseguiti penalmente sia per il delitto di cui all’art. 443, sia per il delitto di lesioni o di
omicidio, dolosi o colposi a seconda delle
circostanze.
Si puntualizzi, per inciso, che alla somministrazione dolosa di un farmaco da cui
deriva la morte del paziente, anche l’omicidio sarà a titolo di dolo se l’evento morte
era prevedibile, quanto meno in termini di
rischio, secondo la conoscenza che dovrebbe avere un operatore sanitario ed alla luce delle condizioni di salute conosciute e conoscibili del paziente (es. farmaco
anticoagulante scaduto in paziente trombotico, oppure, insuline ad azione pronta
inerti in ipotesi di crisi iperglicemica grave;
betabloccanti inefficaci per paziente iperteso; antiaritmici per pazienti fibrillanti,
ecc). Se, viceversa, l’evento conseguito
era assolutamente imprevedibile, allora il
sanitario risponderà di somministrazione
dolosa, ma di omicidio colposo.
Perché sussista l’ipotesi criminosa in
esame è sufficiente che il soggetto sia
consapevole della “imperfezione” del farmaco e, ciò nonostante, lo somministri. In
tal caso, agendo con coscienza e volontà,
risponderà dell’ipotesi dolosa, indipendentemente dai motivi personali o professionali che possano averlo indotto a quell’azione (né varranno ad esimerlo da responsabilità giustificazioni quali, ad es.:
“se scaduto da poco ha la medesima efficacia o, comunque, non è nocivo”; oppure,” il reparto era rimasto sprovvisto di quel
tipo di farmaco ed era necessario far risultare la esecuzione della terapia”; ecc.).
Viceversa, nell’ipotesi, presumibilmente
più frequente di somministrazione di un
farmaco scaduto di cui si ignora colpevol-
mente la scadenza, sussisterà l’ipotesi colposa prevista e punita dall’art. 452 co. 2 in
combinato disposto con l’art. 443 c.p. In
tale ipotesi l’infermiere che somministra il
farmaco verrà punito per non aver ottemperato al dovere di controllo preventivo e,
in concorso con lui, risponderanno del
medesimo reato tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito
alla commissione dell’”errore” che costituisce fatto-reato, ad es. per non avere sostituito i farmaci scaduti con quelli validi o
non averli prontamente restituiti al servizio
di farmacia interna, o per aver posto il farmaco sul carrello poi condotto da altro infermiere, ecc. A quest’ultimo proposito, si
tenga presente che, essendo necessario
per l’imputazione del fatto, la sussistenza
dell’elemento psicologico del reato, almeno sotto forma di colpevole ignoranza della imperfezione, nel caso estremo in cui un
infermiere, deputato esclusivamente alla
distribuzione della terapia farmacologica
preventivamente predisposta sul carrello
da altro collega, somministra un farmaco
che si trova sul carrello senza confezione
e quindi, senza avere la possibilità di verificare la data di scadenza e di rendersi
conto dell’imperfezione, non potrà essere
ritenuto penalmente responsabile nonostante sia l’autore materiale della somministrazione. Per il fatto risponderà invece l’infermiere che ha provveduto a preparare il
carrello e tutti coloro che, per legge o regolamento, erano tenuti ai controlli dei farmaci detenuti destinati alla somministrazione.
L’autore
* Avvocato penalista
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Numero 3/2011
Lo sviluppo dell’abilità
di pensiero critico
negli studenti infermieri
mediante le dinamiche di
gruppo.
Esperienza presso
l’Università di Tarbiat
Modarres
Traduzione a cura di:
* Giuseppina Anna Tomaiuolo
Autori:
** Setareh Khosravani
*** Manoochehri Houman
**** Robabeh Memarian
riAssunto
Lo scopo di questo studio quasi sperimentale è stato quello di determinare
gli effetti delle dinamiche di gruppo
nella formazione clinica, sullo sviluppo
dell’abilità di pensiero critico degli studenti infermieri. Tutti i 60 studenti sono
stati selezionati e divisi a random in
due gruppi uguali. Gli strumenti di raccolta dei dati includevano un questionario demografico e quattro tipi diversi
di report clinici, basati sul processo di
assistenza. Per gli studenti del gruppo
sperimentale, gli argomenti scelti per la
salute della famiglia, sono stati discussi durante 8-10 sessioni e per gli studenti del gruppo di controllo è stato effettuato il normale programma educativo. Sono stati comparati i punteggi delle abilità di pensiero critico nei due
gruppi. Il T-test ha rivelato una differenza significativa nei punteggi totali e parziali nei due gruppi, per quanto riguarda l’abilità nel ragionamento. Pertanto
è stata sostenuta l’ipotesi di ricerca. Si
può concludere che l’applicazione di
metodi di cooperative - learning, sembra essere utile nella formazione clinica
degli infermieri.
introduzione
L’importanza del pensiero critico in infermieristica, è così evidente, che i programmi educativi sono valutati in base allo sviluppo delle competenze relative a questo
tipo di pensiero. Numerosi autori hanno
sottolineato la necessità, per gli infermieri,
di essere in grado di pensare in modo critico, al fine di utilizzare in modo appropriato le conoscenze e le competenze nel fornire assistenza ai pazienti. (Brook & Sheperd, 1990; del Bueno, 1992; Ford & HeaAbstrAct
The aim of this quasi-experimental study was to determine the effects of
holding group-dynamic sessions in
clinical training on critical thinking skills
of baccalaureate nursing students. All
60 senior students were selected and
randomly divided into two equal
groups. Data collection tools included
a demographic questionnaire and four
forms of clinical reports based on nursing process. For students in the experimental group, selected topics on family health were discussed over 8-10
group-dynamic sessions, and for other
students in the control group, routine
educational program was performed.
The scores of critical thinking skills
were then compared in the two groups.
T-test revealed a significant difference
in total and partial scores of critical
thinking skills in the two groups. Therefore, research hypothesis was supported. It can be concluded that applying
“cooperative learning methods” appears to be helpful as a suitable approach in clinical training of nurses.
slip, 1995;, Tschikato 1993). Essi convengono che pensiero critico e capacità decisionali siano essenziali per il futuro della
professione infermieristica.
A questo proposito, sono state usate numerose definizioni per descrivere i vari e
profondi aspetti del pensiero critico in generale e nell’ambito della professione infermieristica in particolare.
Il pensiero critico è un insieme di atteggiamenti, conoscenze e competenze che
include: 1) la predisposizione ad indagare,
che coinvolge l’abilità nel riconoscere l’esistenza di problemi e aderisce alla necessità generale che ci siano delle prove a sostegno che quanto affermato sia vero; 2) la
conoscenza della natura delle inferenze
valide, 3) la competenza nell’applicazione
delle suddette attitudini e conoscenze
(Watson & Glaser, 1980).
Sheffer and Rubenfeld (2000) ritengono
che l’idea del pensiero critico in infermieristica comprende la fiducia, una visione
contestuale, la creatività, la flessibilità, la
curiosità, l’onestà intellettuale, l’intuizione,
un’apertura mentale, la perseveranza e la
riflessione. L’abilità del pensiero critico, in
infermieristica, consiste nell’analisi, nell’applicazione dei principi, nel saper discriminare, nella ricerca di informazioni, nel
ragionamento logico, nel fare previsioni, e
nell’applicare le conoscenze (p.352). Ennis (1985) descrive il pensiero critico come
“pensiero riflessivo ragionevole…”. In infermieristica esistono diverse prospettive
del pensiero critico. Kataoa – Yahiro e Saylor (1994) definiscono il pensiero critico
come pensiero riflessivo e ragionato per
quanto riguarda i problemi assistenziali irrisolti, centrato sulle decisioni che riguardano il credere e il fare. (Oermann, 1977;
Oermann and Gaberson, 1998).
Il pensiero critico è definito significativo
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come un giudizio autoregolatore; interattivo, riflessivo, un processo di ragionamento volto a dare un giudizio su cosa credere o fare (Facione & Facione).
Il pensiero critico è il motore cognitivo
che guida i processi di sviluppo della conoscenza e del giudizio critico nell’infermieristica. Le competenze e gli attributi
propri del pensiero critico sono al centro
dell’assistenza e questo porta alla ricerca
per migliorare le conoscenze in un determinato contesto; essi chiedono che vengano portate nuove evidenze e la possibilità di riconsiderare i giudizi. Inoltre, sono
importanti per un approccio mirato e diligente al ragionamento clinico, sono aperti
alle diverse prospettive, soprattutto quando tali prospettive possono essere supportare dalla ragione e dalle prove (Facione & Facione, 1994). Il pensiero critico
promuove la fiducia in se stessi e favorisce
l’apprendimento permanente (Chafee,
1994).
Il pensatore critico ideale è abitualmente
un indagatore, ben informato, fiducioso
della ragione, di mentalità aperta, flessibile, imparziale nel giudizio, libero da pregiudizi personali, prudente nel dare giudizi, disponibile a riconsiderare, chiaro nelle
discussioni, metodico nell’esaminare questioni complesse, diligente nella ricerca di
informazioni pertinenti, ragionevole nella
selezione dei criteri, concentrato nella richiesta delle informazioni, persistente nella ricerca di risultati, la cui precisione dipende dal soggetto e dalle circostanze
consentite dalla ricerca stessa (Facione,
Facione, & Giancarlo).
Gli studiosi ritengono che il pensiero critico non può svilupparsi da solo. Alcuni di
loro sostengono che la padronanza del
pensiero critico migliora, se sviluppata e
valutata nel contesto di una disciplina (
Blatz, 1989; McPeck, 1981, 1990°).
McPeck afferma che i pensatori critici valutano le informazioni alla luce delle conoscenze di base, del contesto e del riflessivo scetticismo (MacPeck , 1991, 1990a) e
presuppone che è impossibile ed incoerente tentare di insegnare il pensiero critico, separatamente dalle competenze che
vengono insegnate agli studenti (McPack,
1981). Inoltre, McPeck osserva che “veramente indicativo e quindi utile, notare come le abilità del pensiero tendano ad essere limitate a specifici settori o a più ristretti ambiti di applicazione” (Mc Peck,
1990a, p.12) e che il pensiero critico non è
un contenuto indipendente dalla competenza generale né è un insieme di competenze specifiche” (McPeck, 1990b, p27).
Alcuni autori infermieri e educatori (Alfaro-Lefèvre, 1995; Brigham, 1993; Cascio,
Campbell, Sandor, Rain, e Clark, 1995;
Doona, 1995; Miller e Babcock, 1996; Mil-
Infermiere a Pavia
ler e Malcolm, 1990), descrivono il contesto del pensiero critico all’interno della disciplina infermieristica. Alfaro-Lefevre
(1995) afferma che “ un punto chiave per
comprendere, è che il pensiero critico è
contestuale… queste capacità richiedono
la conoscenza dello specifico del lavoro e
devono essere approfondite nel contesto”
(p.35) Bandman & Bandman (1995) descrivono l’universalità del pensiero critico
e la loro opinione del pensiero critico come soggetto sia specifico sia generale.
Young (1998) dichiara, “ nei nostri cuori ,
sappiamo che cosa è il pensiero critico…
un individuo che sia in grado di rispondere ai problemi usando il processo di assistenza in modo efficace, è un pensatore
critico” (153).
Molti infermieri educatori hanno scritto riguardo a metodi di insegnamento che rafforzano il pensiero critico. Diversi autori infermieri hanno sviluppato proposte e descritto strategie intensive per promuovere
l’abilità di pensiero critico negli studenti.
Case (1994) ritiene che per promuovere l’
abilità di pensiero critico negli studenti, sia
di estrema importanza un dialogo attivo tra
docente e discente. Doona (1995) suggerisce che la formazione infermieristica potrebbe sviluppare l’abilità di pensiero critico degli studenti, incoraggiando il pensiero riflessivo attraverso attività come la scrittura di riviste e la discussione di gruppo,
per analizzare le possibili alternative e
giungere a conclusioni. Free (1997) utilizza
una strategia nel pensiero critico, un gioco
chiamato: What If? What Else? What Then?
E se? Che altro? E allora?per stimolare gli
studenti ad esprimere alternative nelle decisioni cliniche o etiche. Reynolds (1994)
descrive uno strumento didattico chiamato
diagramma di patho-flow, elaborato per
aiutare gli studenti infermieri a collegare
eventi clinici o conclusioni con le informazioni ottenute in classe. I corsi di Laurea in
Infermieristica, dovrebbero servire a liberare le menti degli studenti e aiutarli ad utilizzare le loro conoscenze per una migliore
qualità di assistenza e per positive ripercussioni sociali. Il pensiero critico può aiutare a comprendere come le condizioni sociali possano generare la malattia di una
persona (Youngblood & Beitz, 2001). L’insegnamento è davvero lo sviluppo della
conoscenza e della metaconoscenza e il
principio che il pensiero critico può essere
incrementato con l’apprendimento attivo
(Flavell e Wellman, 1987). Per migliorare lo
sviluppo del pensiero critico sono consigliate le tecniche di apprendimento attivo
durante le quali, infatti, vengono innescati i
processi cognitivi. In realtà, i processi di
apprendimento attivo e lo sviluppo del
pensiero critico sono intimamente connessi (Youngblood & Beitz, 2001).
Per perfezionare il pensiero critico in
contesti d’aula e nella clinica, possono essere utilizzate molte tecniche, inclusi i dibattiti tra docente e gruppo di studenti su
argomenti clinici ed etici; tecniche di apprendimento cooperativo su problemi clinici che incoraggiano domande, analisi, riflessione; e l’utilizzo di report clinici per migliorare la metaconoscenza degli studenti
e generare così ipotesi per le esperienze
cliniche comuni (Alexander & Giguere,
1996; Abegglen & Conger 1997; Bethune
& Jackling, 1997; Castillo, 1999; Facione &
Facione, 1996; Chenoweth, 1998; Fonteyn
& Cahill, 1998; Kramer, 1993 ; Oermann,
1997; Wissman, 1996). L’apprendimento
cooperativo si verifica quando piccoli
gruppi di studenti lavorano insieme per
massimizzare il proprio apprendimento e
quello degli altri (Gibson & Campbell,
2000). E’ un dato di fatto, le relazioni interpersonali sono il cuore dell’interfaccia tra
individui e gruppi (Marotta, Peters, e Paliokas, 2000).
La facoltà di Infermieristica è generalmente d’accordo sul fatto che gli studenti,
che sanno come pensare, formulano giudizi clinici meglio di quelli che hanno semplicemente memorizzato i fatti. Teoricamente, l’acquisizione, sia di pensiero critico sia di giudizio clinico, inizia con il processo formativo (Brigham, 1993; Brooks &
Shepherd, 1990). Benner, Tanner e Chelsa (1996) hanno condotto approfondite ricerche sull’infermieristica volte alla valutazione del pensiero critico e la capacità di
giudizio clinico. Questi autori usano il termine “giudizio clinico” per riferirsi al processo decisionale clinico. Miller e Malcolm
(1990), in realtà definiscono il pensiero critico come giudizio clinico. Questi autori ritengono che il giudizio clinico è il risultato
del pensiero critico.
Vi è un notevole accordo tra i ricercatori
infermieri che il pensiero critico sia una
componente fondamentale del successo
della pratica infermieristica (Birx, 1993; Brigham, 1993; Jones e Brown, 1993; Stagno, Bradshaw, e Turner, 1991; Miller e
Malcolm, 1990; Pardue, 1987; Rubenfield
e Scheffer, 1995; Tiessen, 1987; Woods,
1993). Tuttavia, i ricercatori infermieri (Saarman, Freitas, Rapps, e Reigel, 1992;
Hickman, 1993) hanno notato, con preoccupazione, la mancanza di sistemi di valutazione della capacità del pensiero critico
negli studenti infermieri. Hickman (1993)
afferma che: non esiste una solida base di
ricerca a sostegno della correlazione tra il
percorso di studi infermieristico e il pensiero critico. Può essere che ciò sia dovuto alla mancanza di un adeguato strumento
per misurare il pensiero critico in Infermieristica ( p.46).
In effetti, la valutazione del pensiero cri-
11
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Numero 3/2011
tico ha sempre ricevuto una notevole attenzione nella formazione infermieristica, a
causa dell’esigenza di produrre una stima
della crescita degli studenti in questa abilità (Magnussen, Ishida, Itanu, 2000). Videbeck (1997) riporta che la (WGCTA), Valutazione del pensiero critico di Watson Glaser, è il test più utilizzato per misurare la
capacità di pensiero critico degli studenti
infermieri. Miller e Malcolm (1990) ritengono che la WGCTA sembra essere il test più
utile per la professione infermieristica, a
causa del importanza data alle competenze, che è in linea con la richiesta abilità
pratica dell’infermiere. Inoltre, nei 25 anni
di utilizzo, è stato sottoposto a revisioni e
miglioramenti. Il WGCTA è stato adottato e
per la sua provata affidabilità, può essere
facilmente gestito e in letteratura ha definito norme e dati comparativi (Magnussen,
Ishida, Itanu, 2000).
In letteratura, però, non tutti sono d’accordo sulla sua efficacia. McMillan (1987),
dopo aver analizzato la ricerca che riportava l’utilizzo del WGCTA con gli studenti infermieri, ha rilevato che gli studi hanno fornito risultati misti. Un ostacolo evidente è
stato la difficoltà di separare gli effetti del
miglioramento, dagli effetti del programma. L’autrice suggerisce che il WGCA non
è abbastanza sensibile per essere utilizzato in questo modo e afferma che non è
adatto a misurare la crescita del pensiero
critico in ambienti professionali perché il
test è basato sulla vita quotidiana.
La possibilità che il WGCTA non sia una
valida misura dell’abilità degli studenti infermieri, è stato suggerito nella revisione
della ricerca sul pensiero critico di Adams
(1999). Lei ha concluso, “ forse il WGCTA
è adatto per misurare la capacità di pensiero critico in generale ed è adatto per
una istruzione generalizzata, come ad
esempio per le materie umanistiche. Tuttavia, l’infermieristica è una scienza e come
tale può essere più accuratamente testata
con uno strumento elaborato tenendo presente questa disciplina (Adam, 1999 p.
117). La valutazione del pensiero critico è
condotta da infermieri che chiedono di
analizzare una situazione, di individuare
soluzioni alternative, scegliere tra queste e
fornire una solida giustificazione per tali
decisioni.
E’ importante che il contenuto iniziale
sia in linea con livelli di competenza ed
esperienza degli studenti infermieri che
dovranno essere valutati. Utilizzando con
gli studenti infermieri dell’ultimo anno di
corso, argomenti dipendenti dal contesto
adatti agli studenti novizi, potrebbe causare loro noia e perdita di interesse. D’altra
parte, per i neofiti potrebbe essere opprimente e frustrante, essere valutati su argomenti adatti agli studenti infermieri con
esperienza, (Oermann, Truesdell, e Ziolkowski, 2000). Diversi tipi di esercizi di
pensiero critico sono disponibili per essere integrati nel programma di orientamento e in altri programmi educativi: strategie
di problem solving, studio di casi, discussioni con l’utilizzo dell’arte della maieutica,
dibattiti, clip multimediali (Goodman,
1997). Le prove possono essere di qualsiasi formato, ma va notato che le domande a risposta aperta forniscono il metodo
più efficace per valutare il pensiero alla base dei processi coinvolti. Nello scrivere le
domande a risposta aperta, l’obiettivo dovrebbe essere quello di valutare i processi
di pensiero sottostanti che portano alle risposte, non le risposte in sé. Un test verofalso, a risposte brevi, a risposte che prevedono una corrispondenza e a test a risposta multipla, non può verificare l’abilità
degli infermieri ad intraprendere un pensiero critico riguardo alle situazioni cliniche che possono incontrare nella loro pratica (Nitko, 1996).
Gli argomenti delle prove dipendenti dal
contesto, possono essere sviluppati per
valutare le capacità degli infermieri di analizzare i fatti simulati, individuare i dati necessari, definire tutti i possibili problemi,
identificare gli interventi infermieristici e
fornire una spiegazione razionale per le loro risposte. Un vantaggio di questo tipo di
test è la possibilità di valutare, non solo le
decisioni prese, ma anche i processi mentali utilizzati per arrivare a tali decisioni. Il
passo successivo è quello di integrare
questi elementi che dipendono dal contesto con, per esempio, il programma formativo (Oermann, 1998). Gli elementi dipendenti dal contesto possono essere un tipico paziente, i familiari e altre situazioni cliniche in cui gli infermieri potrebbero trovarsi nell’esercizio della professione; situazioni che comprendono le interazioni con i
medici o gli altri operatori sanitari, le famiglie, le questioni etiche, i problemi di delega e di personale, i problemi di governo
clinico e di accesso alle risorse e relativi al
lavoro nel sistema sanitario. Gli argomenti
dipendenti dal contesto possono essere
sviluppati, per ciascuna area, in un programma formativo e potrebbero essere
utilizzati per la valutazione e per le prove
d’esame (Oermann, 1997).
Con gli esercizi per promuovere il pensiero critico, gli argomenti dipendenti dal
contesto potrebbero essere inseriti nei test
sviluppati per l’orientamento e come parte
dei test preparati per valutare la competenza. In una prova con argomenti dipendenti dal contesto, agli studenti infermieri
viene presentato del materiale da analizzare per determinare una linea d’azione. Il
materiale presentato può essere una descrizione di una situazione clinica, un pro-
blema che potrebbero affrontare nella loro
pratica o i dati di un paziente (Nitko, 1996).
Grafici, diagrammi di flusso, tracciati elettrocardiografici o fotografie potrebbero essere parti di questo materiale iniziale. Il
materiale a disposizione deve fornire informazioni sufficienti per l’analisi senza guidare il processo di pensiero in una determinata direzione o essere fuorviante. Le
domande sono poi rivolte a partire dal materiale a disposizione (Oermann & Gaberson, 1998).
scopo
Questo studio quasi - sperimentale è
stato condotto per determinare gli effetti
delle sessioni di dinamica di gruppo sulle
abilità di pensiero critico degli studenti infermieri. Lo scopo della ricerca era di individuare se gli studenti possono sviluppare
le loro abilità di pensiero critico dopo aver
partecipato a queste sessioni pianificate
come strategia didattica.
Metodi
Tutti i 60 studenti infermieri senior della
la Facoltà di infermieristica ed ostetricia di
Shaheed Beheshti sono stati selezionati e
divisi casualmente in due gruppi, di controllo e sperimentale. Questi studenti hanno frequentato, per il loro tirocinio clinico,
le cliniche associate all’università. I soggetti partecipanti volontariamente allo studio sono stati tra 22 e 24, con simile curriculum formativo. Essi sono stati abbinati
per età, sesso, semestre di studio ed esami superati. Nessuno studente è stato
escluso durante la ricerca.
L’ipotesi di ricerca è stata: “La capacità
di pensiero critico degli studenti infermieri
che si formano sulla salute della comunità,
aumenterebbe partecipando a sessioni di
dinamica di gruppo, rispetto a quelli del
gruppo di controllo”.
Per valutare le capacità di pensiero critico, sono stati utilizzati per la raccolta dei
dati un questionario formato da 12 domande e quattro schede di report clinici. Le
schede sono state realizzate in base alle
fasi del processo di assistenza (Raccolta
dati, diagnosi, pianificazione e valutazione) con uno spazio previsto per scrivere il
ragionamento clinico in ogni fase. La validità del questionario è stata determinata
dalla validità dei contenuti e l’attendibilità
interna è stata misurata mediante la coerenza interna: 99.95). Per identificare l’affidabilità del rating, è stata misurata un’affidabilità inter – rater (affidabilità inter-rater:
0.88).
E’ stato ipotizzato che, applicando il processo di assistenza per analizzare i dati,
trovare i differenti problemi degli assistiti e
motivare ogni interpretazione, proposta o
soluzione, gli studenti potrebbero raggiun-
12
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gere elevati livelli di conoscenza secondo
la tassonomia di Bloom e le attività di questo tipo potrebbero migliorare le abilità di
pensiero critico. Secondo Morrison e
Walsh Free (2001), le domande che richiedono un calcolo, la scelta di cosa sia meglio, più importante e che venga prima di
tutto, la priorità più alta e così via, richiedono, per ottenere una risposta, un elevato livello di discernimento e quindi promuovono il pensiero critico. Tali elementi di verifica multi logici richiedono la capacità di fare collegamenti e di applicare concetti teorici a situazioni cliniche e misurano la capacità di pensare criticamente all’interno
della disciplina infermieristica.
Ogni gruppo è stato ulteriormente suddiviso in quattro sottogruppi, formati da
sette - otto membri. Per i sottogruppi sperimentali (due da sette persone e due sottogruppi da otto), si sono tenute da otto a
dieci sessioni di gruppo, due giorni a settimana, con un intervallo di almeno due
giorni. Ogni sessione è durata 1 ora, 1 ora
e mezza. I temi delle sessioni, da discutere in una o due sedute, sono stati scelti tra
i concetti di salute della famiglia. Un facilitatore ha coinvolto i membri del gruppo
chiedendo loro il parere sull’argomento
scelto, discutendo su di esso da differenti
prospettive. Ciascuno dei membri ha esaminato il ruolo dell’infermiere nella salute
della comunità, per individuare i diversi
aspetti e i problemi di possibile riscontro e
sono state indicati metodi adatti per la risoluzione degli stessi, adducendo ragioni
o argomenti. Alla fine di ogni sessione, i ricercatori annunciavano quali sarebbero
stati gli argomenti e i leader della sessione
successiva.
Per ogni sottogruppo, le 8-10 sedute si
sono tenute per più di 25 giorni e l’intero
programma è stato completato nel corso
di 5 mesi. Il gruppo di controllo ha completato il tirocinio clinico con consultazioni e
visite a domicilio. I ricercatori si sono recati degli studenti del gruppo sperimentale,
una volta a settimana negli ambulatori, per
consegnare nuove schede e per spiegare
eventuali possibili incomprensioni riguardanti la compilazione delle stesse. Questi
studenti hanno completato le loro schede
cliniche conformemente alle sessioni e alla valutazione delle famiglie durante le loro
visite (una scheda per ogni settimana). Gli
studenti del gruppo di controllo, al termine
del corso, hanno restituito le loro schede e
la valutazione delle famiglie. Essi sono stati invitati a contattare i ricercatori per risolvere qualsiasi problema o chiarire eventuali incomprensioni nella compilazione
delle schede. I gruppi non hanno avuto tra
di loro alcuna comunicazione o relazione.
Circa due settimane dopo l’ultima ses-
Infermiere a Pavia
sione, tutte le schede di entrambi i gruppi
sono state raccolte e riportate in un sistema singolo cieco, utilizzando una scala
progettata. Per il punteggio delle abilità di
pensiero critico negli studenti di entrambi i
gruppi, sono stati calcolati, come punteggio di ciascuna abilità, i punteggi medi delle risposte alle domande in ciascuna area
che comprendevano: la raccolta dati (1
punto), la diagnosi (2 punti), il ragionamento clinico ( 9 punti)), il giudizio clinico
(6 punti), la prognosi (1 punto) e la creatività ( 1 punto). Il range dei punteggi è stato tra 0 e 20.
risultati
I risultati hanno rivelato che la maggioranza degli studenti in entrambi i gruppi
era di sesso femminile, nubile, senza alcuna occupazione o esperienza di lavoro di
gruppo. La maggior parte di essi viveva
con i genitori. Il Chi quadrato e il test di
Mann-Whitney non mostrano una differenza significativa tra i due gruppi, nelle varia-
bili di cui sopra e nell’età, il punteggio medio del periodo precedente e degli esami
superati(P>0,05).
La tabella 1 mostra i punteggi medi dei
report delle schede cliniche di entrambi i
gruppi. I t-test corrispondenti mostrano
una significativa differenza tra i punteggi
del gruppo di controllo e quello sperimentale (P = 0,0001). Nella tabella 2 sono riportati i punteggi medi di ogni abilità di
pensiero critico di entrambi i gruppi. Il test
di Mann – Whitney e il t – test mostrano
una differenza significativa tra i punteggi
dei due gruppi, tranne che per la raccolta
dati (P = 0,0001). La tabella 3 fornisce il
punteggio totale della capacità di pensiero
critico nei due gruppi. Questi punteggi
mostrano una differenza significativa tra il
gruppo di controllo e quello sperimentale,
verificato dai corrispettivi t-test (P =
0,0001). Inoltre la figura 1 mostra la differenza di abilità di pensiero critico tra i due
gruppi.
tabella 1: punteggi medi dei report delle schede cliniche di entrambi i gruppi
tabella 2: punteggi medi di ogni abilità di pensiero critico di entrambi i gruppi
tabella 3: punteggio totale della capacità di pensiero critico nei due gruppi
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Numero 3/2011
Si può concludere che tanto più i formatori forniscono strumenti per un pensiero
migliore e profondo, più gli studenti possono meglio capire e analizzare i fenomeni
del mondo circostante più potranno essere
migliori pensatori per una vita migliore.
figura 1: differenza di abilità di pensiero critico tra i due gruppi
Discussione
Gli studi hanno dimostrato che esiste
una correlazione positiva tra età, background formativo accademico, nonché
esperienza clinica e i punteggi dell’abilità
di pensiero critico (Scheffer & Rubenfeld,
2000). Dal momento che le variabili demografiche hanno dimostrato la loro efficacia
sul pensiero critico, nel nostro studio, i
gruppi sono stati abbinati in modo tale da
evitare effetti indesiderati dati dall’influenza delle variabili.
Bowles (2000) ha trovato una relazione
positiva tra il pensiero critico e la capacità
di giudizio clinico degli studenti infermieri.
Secondo Loving (1993), il concetto di pensiero critico comprende il problem solving,
il processo decisionale, il giudizio clinico e
la creatività. Tutte queste abilità sono state
valutate e misurate con le schede dei report clinici progettate per questo studio e i
ricercatori ritengono che siano state in grado di valutare la capacità di pensiero critico. E’ stata così supportata l’ipotesi dello
studio, per quanto riguarda la differenza
significativa tra i punteggi totali di abilità di
pensiero critico tra i due gruppi.
Magnussen, Ishida, e Itano (2000) hanno dimostrato come l’inquiry-based learning, come metodologia didattica, possa
sviluppare la capacità di pensiero critico.
Inoltre, è stato evidenziato che queste capacità non sono sviluppate durante i normali programmi formativi degli infermieri, il
che, in questo senso, rivela l’inefficacia dei
modelli di insegnamento tradizionali impostati sulla lezione frontale (lecture-based)
Molti studiosi ritengono che gli strumenti generali per la valutazione del pensiero
critico negli studenti, non sono adeguati,
in quanto si tratta di una disciplina specifica e dovrebbero essere analizzati entro il
costrutto della relativa disciplina (Scheffer
& Rubenfeld, 2000; Morrison & Walsh
Free, 2001). Quindi, questo studio presenta un nuovo strumento ideato per valutare
il pensiero critico in Infermieristica, come
disciplina specifica. Il processo di assistenza, incorporato nelle domande dello
strumento, può essere considerato come
una base di riferimento per il pensiero critico con determinate abilità quali l’analisi,
l’applicazione di standard, il saper discriminare, il ragionamento logico, la prognosi e l’applicazione della conoscenza. Le
domande a risposta aperta, basate sui
concetti della famiglia nell’assistenza infermieristica per quanto riguarda la salute
della comunità, secondo gli studenti, ha
fornito una sfida, quella di utilizzare queste
competenze per migliorare le loro abilità di
pensiero critico.
I punteggi di “raccolta dei dati” dei due
gruppi non avevano una differenza significativa, mentre, trovata, invece, in tutte le
altre abilità. Ciò può essere dovuto all’assegnazione di un punteggio basso (1 punto) alla valutazione, che statisticamente
non ha portato ad alcuna differenza significativa. In realtà sono necessari studi in altri corsi di infermieristica, con un campione più numeroso e con strumenti specifici,
per avere risultati certi e conclusivi per
quanto riguarda il pensiero critico.
E’ evidente che i nuovi metodi di apprendimento devono essere applicati alla formazione infermieristica, per creare un infermiere che abbia potere di giudizio e
quindi abilità nella pratica. Il pensiero e la
pratica non sono divisibili e la seconda segue la prima. Il pensiero permette agli infermieri di scoprire che tipo di assistenza
deve essere fornita e quali interventi devono essere eseguiti in relazione alle condizioni cliniche dell’assistito. Devono essere
utilizzate tutte le abilità di pensiero durante
la pianificazione, la diagnosi e gli interventi infermieristici (Rubenfeld & Scheffer,
1995) e il pensiero critico è importante per
i diversi aspetti della professione, come la
conoscenza e la diagnosi e colmare il divario fra teoria e pratica (Clark & Hott, 2001).
ringraziamenti
Vorremmo ringraziare il personale amministrativo di Università di Tarbiat Modarres e la Facoltà di Infermieristica e Ostetricia di Shaheed Beheshti per l’assistenza e
la collaborazione. Vorremmo anche esprimere la nostra gratitudine alla signora Kamelia Rouhani, docente di infermieristica
di comunità presso la Facoltà di Infermieristica e Ostetricia di Shaheed Beheshti,
per il suo prezioso contributo durante la
realizzazione dello studio. Infine siamo
grati a tutti gli studenti che hanno partecipato allo studio con piena collaborazione.
bibliografia
– Abegglen, J., & Conger, C. (1997). Critical thinking in nursing: classroom tactics That Work. Journal of Nursing
Education, 36 (10), 452-458.
– Adams, BL (1999). Nursing education for critical thinking:
An integrative review. Journal of Nursing Education, 38
(3), 111-119.
– Bowles, K. (2000). The relationship of critical-thinking
skills and clinical-judgment skills of baccalaureate nursing
students. Journal of Nursing Education, 39 (8), 373-376.
– Gibson, D., & Campbell, R. (2000). The role of cooperative learning in the training of junior hospital doctors: a study of Paediatric senior house officers. Medical Teacher, 22
(3), 297-300.
– Magnussen, L., Ishida, D., and Itano, J. (2000). The impact of the use of inquiry-based learning as a teaching
methodology on the development of critical thinking. Journal of Nursing Education, 39 (8), 360-364.
– Marotta, S., Peters, B., & Poliokas, K. (2000) teach group
dynamics: An interdisciplinary model. Journal for Specialists in Group Work, 25 (1), 16-28.
– Thompson, C., & Rebesco, L. (1999). Critical thinking
skills of baccalaureate nursing students in entry and exit
of the program. Nursing and health care perspectives.
– Scheffer, BK, and Rubenfeld, MG (2000). A consensus
statement on critical thinking in nursing. Journal of Nursing Education, 39 (8), 352-359.
(per una bibliografia estesa: [email protected])
Gli autori
*
Giuseppina Tomaiuolo
Tutor Corso di Laurea in Infermieristica
Università degli Studi di Milano
I.R.C.C.S. Humanitas
Rozzano (Milano)
**
RN, MSN, Studente dell’Università di
Tarbiat Modarres
*** RN, MSN, Phd, Membro del Consiglio di
Facoltà di Scienze infermieristiche
e ostetriche
Università di Shaheed Beheshti
**** RN, Professore Assistente
Università di Tarbiat Modarres
14
PAGINA
Infermiere a Pavia
COMUNE DI PAVIA
ASESSORATO ALLE PARI OPPORTUNTITA’
E POLITICHE DEI TEMPI E DEGLI ORARI
Prot. Int. 49/11/Segr.
Pavia, 17 giugno 2011
Pensando di fare cosa gradita, con la presente Vi segnalo, affinché possiate darne notizia ai Vostri associati, le
possibilità offerte dall’art. 9 della Legge 53 - 8 marzo
20001 per accedere ai finanziamenti a fondo perduto finalizzati a sostenere le aziende nelle misure di conciliazione famiglia-lavoro. Il nuovo Regolamento di attuazione
recante criteri e modalità per la concessione dei contributi di cui al predetto art. 9, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 101 del 3 maggio 2011, è entrato in vigore il 18 maggio 2011. Le regole per la presentazione dei progetti sono
contenute nell’Avviso di finanziamento per l’anno 2011,
corredato dalla Guida alla compilazione del piano finanziario e alla rendicontazione e dalla modulistica necessaria2.
Si tratta di contributi a fondo perduto, erogati dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia, a favore delle imprese che, per facilitare la conciliazione famiglia-lavoro dei dipendenti con carichi familiari, presentino progetti per l’introduzione di forme di flessibilità della prestazione lavorativa, come telelavoro, lavoro a domicilio, banca delle
ore, orario flessibile, orario concentrato, flessibilità dei turni, piani formativi e infine servizi salva-tempo o di supporto alla conciliazione quali voucher baby sitter o convenzioni con strutture di accudimento per figli minori o anziani
non autosufficientí.
Sono previste due scadenze, il 13 luglio ed il 28 ottobre
2011. Sono disponibili complessivamente 15 milioni di euro. ogni progetto aziendale può essere finanziato fino a
500.000 €. Possono inoltre chiedere finanziamenti fino a
35.000 € i lavoratori autonomi con esigenze di conciliazione, a fronte dell’attivazione di una collaborazione per la
propria sostituzione, anche parziale.
Nello specifico, la Legge 53 permette di attuare misure positive tese a favorire un’organizzazione del lavoro ed un’articolazione dei tempi e degli orari capaci di conciliare le esigenze familiari dei collaboratori e delle collaboratrici, salvaguardando al tempo stesso le necessità legate alla produttività dell’azienda.
La conciliazione per i dipendenti (art. 9, comma 1)
In base alla nuova disciplina, il 90% delle risorse disponibili è riservato al finanziamento di datori di lavoro privati,
iscritti in un pubblico registro (es. registro delle imprese,
albi professionali, ecc.) e, ove residuino fondi, alle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere, anche universitarie, che intendano attivare, in favore dei propri dipendenti, una delle seguenti misure di conciliazione:
a) nuovi sistemi di flessibilità degli orari e dell’organizzazione del lavoro, quali part-time reversibile, telelavoro,
orario concentrato, orario flessibile in entrata o in uscita, flessibilità su turni, banca delle ore, ecc. (lettera A);
1
2
Spett.le
collegio infermieri Professionali di Pavia
Via Volta 25 – 27100 Pavia
b) programmi e azioni per il reinserimento di lavoratori/lavoratrici che rientrano da periodi di congedo di almeno
60 giorni (lettera B);
c) servizi innovativi ritagliati sulle esigenze specifiche dei
lavoratori e delle lavoratrici (lettera C). Quest’ultima tipologia di azione è attivabile anche da parte di una pluralità di datori di lavoro consorziati, con l’obiettivo di
promuovere lo sviluppo di reti territoriali che per un verso consentono di allargare il bacino d’utenza del servizio, abbattendone i costi, e per un altro verso permettono l’integrazione con altre politiche, aventi ricadute
sui tempi di vita, realizzate a livello locale.
I destinatari degli interventi progettati possono essere i dipendenti con figli minori o con a carico un disabile, un anziano non autosufficiente o una persona affetta da documentata grave infermità.
La conciliazione per gli autonomi (art. 9, comma 3)
Il residuo 10% delle risorse, invece, è diretto al finanziamento di titolari di impresa, liberi professionisti e lavoratori autonomi che abbiano l’esigenza di farsi sostituire, in tutto o in
parte, nell’esercizio della propria attività da un soggetto in
possesso di adeguati requisiti professionali, autonomamente selezionato.
Questa misura si caratterizza, quindi, per la peculiarità di
essere destinata ad un unico beneficiario, che è anche il
soggetto proponente.
Può essere attivata esclusivamente per esigenze legate alla genitorialità, per un periodo massimo di 12 mesi (che
può essere spalmato nell’arco di 2 anni e ripartito tra i due
genitori, laddove entrambi siano lavoratori autonomi).
Infine, qualora aziende e/o professionisti a Voi associati
fossero interessati, Vi informo che l’Assessorato alle Pari
Opportunità e Politiche dei Tempi e degli Orari del Comune di Pavia è disponibile a collaborare per promuovere
l’attivazione di una rete territoriale che faciliti la circolazione e lo scambio di esperienze, informazioni e buone prassi e/o per sostenere singoli progetti.
Con i migliori saluti.
Avv.Cristina Niutta
Assessore alle Pari Opportunità
e Politiche dei Tempi e degli Orari
Comune di Pavia
(modificata dalla Legge finanziaria per il 2007 e dalla Legge 69/2009)
http://www.politichefamiglia.it/documentazione/dossier/conciliazione-I-53/le-politiche-per-la-conciliazione.aspx
15
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Numero 3/2011
L’Infermiere di ricerca:
realtà o fantasia?
* Lara De Gaspari
Si è appena concluso a Pavia il Master
di l° livello in “NURSING DI RICERCA”: corso di formazione avanzata per l’organizzazione di competenze scientifiche in merito
alla metodologia della ricerca clinica, alla
sperimentazione dei farmaci, alla conduzione degli studi clinici e alla loro gestione,
all’empowerment dei pazienti e dei familiari.
L’obiettivo formativo del Master è costruire una figura professionale che supporti lo sperimentatore clinico e che sia in
grado di gestire i rapporti con gli stakeholders ovvero l’industria farmaceutica,
l’ospedale, l’università, i pazienti.
Gli studi clinici controllati devono essere
condotti secondo le linee guida GOOD
CLINICAL PRACTICE (GCP), standard in-
riAssunto
Il Master di l° livello in Nursing di Ricerca ha l’obiettivo di costruire una figura
nuova: ”l’infermiere di ricerca” che lavori in stretto contatto con il Team di ricerca costituito da medici, data-manager, biostatisti, che gestisca i Trials clinici secondo le linee guida GCP con la
speranza che anche in Italia l’infermiere di ricerca venga considerato come
in Europa.
AbstrAct
Master’s degree in Nursing Research
aims to build a new figure: ”The Research Nurse ” who works closely with
the research Team consisting of physicians, data-manager, biostatisticians to
handle the trials clinical according to
GCP guidelines whit the hope that even
in Italy the research nurse to be regarded as in Europe.
16
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ternazionale di aspetti etici e scientifici
conforme ai principi della dichiarazione di
Helsinki, che garantisce la tutela dei diritti,
della sicurezza e del benessere dei soggetti che partecipano allo studio e l’attendibilità dello studio.
Le fasi di sviluppo di un farmaco e della
sua valutazione in termini di attività ed efficacia comprendono:
– Test preclinici: chimica, farmacologia
animale, tossicologia (fase 1 drug oriented);
– Sperimentazione clinica: implica l’utilizzo sperimentale sull’uomo e include fasi
pre-registrtive (fase 2 disease oriented,
fase 3 patient oriented);
– Fase 4: studi di farmaco vigilanza (morbilità e mortalità) condotti nella popolazione trattata.
L’infermiere di ricerca può seguire tutte
le 4 fasi della sperimentazione; la sua responsabilità principale è di coordinare la
parte pratica dello studio clinico, assicurando sia un supporto ai soggetti che vi
partecipano in termini di tutela dei diritti e
di sicurezza, sia un supporto allo studio in
termini di attendibilità dei dati, aderenza al
protocollo, rispetto delle GCP.
L’infermiere di ricerca lavora in stretto
Infermiere a Pavia
contatto con il TEAM di ricerca costituito
da medici (sperimentatore principale e cosperimentatori), data manager, coordinatori dello studio e biostatistici:
– Gestisce i pazienti arruolati negli studi
seguendone gli aspetti organizzativi, terapeutici e di follow-up;
– Interagisce con i contenuti di bioetica,
con i monitor dello studio, con l’industria
farmaceutica.
La figura professionale formata nel Master è oggi fondamentale per la gestione di
Trials clinici secondo le regole delle GCP.
All’estero tale figura è molto rappresentata, mentre in Italia gli infermieri di ricerca
sono ancora pochi; infatti, questo Master è
il primo assoluto a livello nazionale che
permetterà di partecipare anche alle sperimentazioni internazionali.
Il diploma di Master Universitario di l° livello in “Nursing di Ricerca” consentirà all’infermiere di trovare collocazioni elettive
in cui viene condotta attività di ricerca….
Ci riusciremo? Vi terrò informati.
bibliografia
– Bando del concorso Master di l° livello
in Nursing di Ricerca (Università degli
Studi di Pavia)
– www.cbim.fad.it (La sperimentazione
clinica dei farmaci, corso FAD)
– Good Clinical Pratice e Sop (Prof. M.Regazzi)
– Corso Novartis 2010
L’autore
* Infermiera
Fondazione S. Maugeri
UO Cardiologia Riabilitativa - Pavia
17
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Numero 3/2011
Alcune considerazioni
* Mauretta Cattanei
In occasione del convegno “L’infermiere
e il territorio: problematiche emergenti” organizzato in concomitanza all’assemblea
annuale del Collegio IPASVI, presenti il
Presidente dell’Ordine dei Medici di Pavia
dott. Giovanni Belloni, il Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Pavia dott. Braschi, il dott. Ricevuti, il Direttore Sociale
ASL dott. Giorgio Scivoletto, il Presidente
del nostro Collegio dott. Enrico Frisone,
mi ha permesso di portare alcune tematiche relative alla disabilità.
Il convegno, fortemente voluto dal consiglio direttivo, aveva lo scopo di evidenziare la possibilità di nuove declinazioni rispetto alla gestione dell’assistenza sanitaria sul territorio mettendo allo stesso tavolo i responsabili degli ordini e collegi del
territorio pavese, nonché un rappresentante dei cittadini nella persona del sig. Giuseppe Tallarico, Presidente di Cittadinanzattiva e del Tribunale del malato, per determinare una strategia comune che consentisse alle varie professionalità di contribuire, in modo consono alle proprie competenze, ad una migliore assistenza integrata sul territorio
La volontà del nuovo Direttore Sociale
ASL dott. Scivoletto, in quel momento Direttore Sociale ASL e attualmente Direttore
Generale dell’ASL Milano 1, di incrementare le procedure che consentono una dimissione protetta dalle strutture ospedaliere, specie per le persone più fragili ha riscosso l’approvazione dell’assemblea degli infermieri.
Come presidente di un associazione
che raccoglie le famiglie di persone disabili, spesso alle prese con difficoltà date dalla gestione domiciliare dei propri figli, ho
sentito il dovere di portare le esigenze sa-
nitarie che mettono in difficoltà le persone
portatrici di disabilità.
Le persone con disabilità intellettiva-relazionale presentano patologie legate alle
sindromi di base molto articolate. Esse
comportano problematiche legate a disturbi del metabolismo, ormonali, dell’apparato osteo-articolare, muscolare, nervoso e
della psiche. L’ampio raggio delle patologie correlate che accompagnano i nostri figli dalla nascita alla morte è tale che costringe le famiglie ad un continuo bisogno
sanitario, bisogno che fa si che la disabilità sia da sempre considerata solo dal punto di vista sanitario e non una condizione
che coinvolge tutta la sfera della persona.
Al contrario è desiderio dei genitori e norma della Convenzione ONU sui diritti dei
disabili, che la persona disabile venga valutata dal punto di vista bio-psico-sociale.
Ai bisogni sanitari attesi in questi ultimi
anni si è aggiunta una nuova preoccupazione. I progressi della medicina che hanno aumentato l’aspettativa di vita per i genitori, hanno aumentato la durata della vita dei nostri figli assommando alle patologie già presenti quelle dovute all’invecchiamento, prima fra tutte la demenza senile. Assistiamo perciò alla comparsa di
sintomi difficilmente valutabili che necessitano di una nuova visione delle persone disabili ed ad una rivalutazione dei loro bisogni. Siamo perciò di fronte ad una nuova
sfida che amplia le necessità sanitarie.
Il nuovo assetto sociale, il Piano Sanitario Regionale e le nuove Regole di sistema
(Dgr. 937/2010) rendono ancor più necessaria la creazione di un Punto Unico d’Accesso, come da tempo chiedono le associazioni di familiari, che consenta alla persona disabile e a chi l’assiste l’accesso a
informazioni vitali senza dover ogni volta
intraprendere un odissea per cercarle nei
vari uffici degli enti preposti all’assistenza
alla persona.
Nei piani della Regione Lombardia il CeAD dovrebbe diventare il crocevia in cui si
intersecano tutti i dati utili alla persona.
Ma quale figura professionale potrebbe
gestire i casi che si presentassero?
Per assolvere questo compito è stata indicata da più parti la figura del Case Manager.
Personalmente ritengo che la figura del
case manager sia professionalmente preparata ad una relazione con l’utente accogliente, accettante e professionale, ma
non sono molte le persone che hanno effettuato un percorso di formazione in questo senso; inoltre molti di loro pur provenendo da professioni d’aiuto, non hanno
nozioni di clinica.
Ritengo che in una posizione cruciale
come quella del case manager debba esserci una persona che assommi a qualità
relazionali conoscenze tecniche, cliniche e
organizzative. L’unica figura professionale
che mi sembra rispondere a tutte queste
caratteristiche è l’Infermiere.
Quello che avrei voluto trasmettere al
convegno è la convinzione che per gestire
al meglio un punto di accesso unico occorra un professionista che conosca il territorio e le sue disponibilità, che conosca i
presidi necessari alla gestione del caso in
famiglia e le facilitazioni di legge per la
persona in difficoltà, che sia in grado di valutare la situazione abitativa e le reti di sostegno sociale che la circondano, ma soprattutto che conosca quello comporta la
gestione della patologia una volta tornato
a casa, sia esso un adulto o un bambino.
La capacità gestionale dell’assistenza
alla persona degli infermieri è sicuramente
lo strumento più idoneo a garantire una
presa in carico globale e continuativa, ma
continua ad essere sottovalutata dalle altre
professionalità.
Le nuove regole di sistema determinate
dal Dgr 937 rispetto alla gestione socio sanitaria, il Piano d’azione Regionale sulla disabilità auspicano la creazione di supporti
alle famiglie che portino un aiuto più efficace a costi minori, tra questi il Punto unico
d’accesso è il passo più qualificante e presuppone un contatto con il territorio attraverso i Piani di Zona e tutte le agenzie preposte all’assistenza alla persona. Si ricostituirebbe così una rete istituzionale di interventi in grado di guardare la persona fragile da ogni punto di vista integrando e non
sovrapponendo gli interventi.
Secondo me, come infermieri avremmo
molto da dire e da dare perché la nostra
preparazione comprende l’aspetto clinico, tecnico, legislativo ed economico del
prendersi cura. La nostra professione ha
sempre guardato alla persona in modo olistico e il nostro profilo professionale nonché il nostro codice deontologico lo confermano. Forse dovremmo farci avanti con
più forza, presentando alle istituzioni la nostra visione dell’utente dei servizi sanitari e
socio-sanitari e offrire potenziali progetti
che consentano una vera presa in carico
della persona nelle sue molteplici fragilità.
L’autore
* Infermiera
Presidente Anffas Pavia Onlus
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Infermiere a Pavia
Aggiornamento
Silvia Giudici *
AGGiornAMento in AnDAtA - itALiA
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Pavia, 8 e 9 settembre 2011
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sito web: pavia.sindacatofials.it – sezione
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Pavia, 11 e 12 novembre 2011
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Pavia, 12 novembre 2011
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Roma, 17 ottobre 2011
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Firenze, 27 e 28 ottobre 2011
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euro: contattare segreteria organizzativa
tel: 0555662545; fax: 0554221012
email: [email protected]
sito web: www.meyer.it
L’autore
* Infermiera
Neuroriabilitazione
Fondazione Salvatore Maugeri,
sede di via Boezio - Pavia
restituirecompilato
compilatocon
con30
30gg
ggdidianticipo
anticiposulla
sullascadenza
scadenzaaaGPA
GPAs.p.a
s.p.a––Strada
StradaNuova,
Nuova,86
8627100
27100Pavia
Pavia
restituire
– fax
538256
referente
convenzione:
Bosatra
– [email protected] tel.0382-301893
referente
convenzione:
PaoloPaolo
Bosatra
– [email protected]
tel.0382-301893
– fax
538256
allegare copia
copia attestato di rischio e polizza in corso
allegare
x
Contraente Polizza:
Nome Cognome:
Data di nascita:
Stato civile:
Professione:
Codice Fiscale:
Via – C.A.P. - Città - Provincia
Recapito telefonico\Cellulare
x
Proprietario del veicolo se diverso dal contraente:
Nome Cognome:
Data di nascita:
Stato civile:
Professione:
Codice Fiscale:
Via – Città - ,Prov - C.A.P.
x
Informazioni Contrattuali:
Data di scadenza annuale della polizza
Classe Di Merito: Bonus/Malus
Ha usufruito del decreto Bersani?
Conducenti inferiori ai 26 anni utilizzano il veicolo?
Il veicolo è assicurato da più di 5 anni?
Ci sono stati sinistri con colpa nell'ultimo anno?
Ci sono stati sinistri con colpa negli ultimi 5 anni?
Numero di auto in famiglia?
x
Dati del veicolo:
Marca e Modello e Allestimento
Anno Imm.ne – Anno d'acquisto
Targa:
Cilindrata – Cavalli Fiscali – KW
Ricovero notturno del veicolo:
x Garanzie A.R.D. :
Box privato Garage Proprietà privata Strada
Valore Assicurato:
Incendio – Furto
Kasko o Collisione
Atti Vandalici
Eventi Naturali e Garanzia CRISTALLI
Infortuni Cond. Max
€ 100.000
Assistenza stradale
Base
Tutela Legale
€ 50.000
FULL
Premio totale annuo attuale:
CONVENZIONE ISCRITTI COLLEGIO IP.AS.VI DI PAVIA
€
Formazione e Aggiornamento IPASVI Pavia
2° semestre 2011
• “L’Infermiere e le Scale di Valutazione: conoscenza,
opportunità e prospettive.”
1 ottobre 2011 - Vigevano - Aula Magna - Sede Amministrativa A. O. - Corso Milano, 19
Ore 8,30-17,30
• “L’Infermiere Case Manager: dizionario delle competenze e
cultura del cambiamento.”
5 novembre 2011 - Pavia Aula Magna ASP S. Margherita, Via Emilia 10/12
ore 8,30-17,30
• “Amministrare o gestire la risorsa umana? Scenario integrato e
strumenti di valutazione”
26 novembre 2011 - Pavia - Collegio S.Caterina - ore 8.30-12.30
• “L’associazione infermieristica, una risposta libero
professionale alle richieste di assistenza dei cittadini”
28 novembre 2011 - Collegio S.Caterina - ore 8.30-13
Per tutti i corsi sono stati richiesi crediti ECM per
Infermieri, Infermieri Pediatrici/Vigilatrici d’Infanzia, Assistenti Sanitari
L’iscrizione ai corsi è gratuita per gli iscritti del Collegio IPASVI di Pavia
È possibile iscriversi tramite SITO IPASVI: www.ipasvipavia.it
Tramite fax al numero 0382528589
O direttamente presso la Segreteria del Collegio in Via Volta 25 ­ Pavia
L’Istituto Clinico Humanitas, ospedale policlinico ad alta complessità, cerca:
a) COORDINATORE INFERMIERISTICO BLOCCO OPERATORIO (Rif. 1)
Il ruolo prevede l’organizzazione e il coordinamento delle risorse umane e
strutturali assegnate all’unità di appartenenza del Blocco operatorio al fine
di garantire adeguate prestazioni assistenziali; il supporto alla redazione dei
report periodici sull’andamento dell’assistenza infermieristica; la collaborazione alla pianificazione della formazione delle risorse affidategli; il mantenimento di elevati livelli qualitativi, anche in riferimento agli standard J.C.I.
Si richiede: - esperienza di almeno 24 mesi in ruolo analogo come Coordinatore di Blocchi Operatori;
- titolo formativo adeguato al ruolo di coordinamento
Si offre:
- contratto a tempo indeterminato (AIOP)
- retribuzione motivante
- incentivi e benefit variabili
Sede di lavoro: Rozzano (Milano)
b) COORDINATORE STERILIZZZAZIONE (Rif. 2)
Il ruolo prevede l’organizzazione ed il coordinamento delle risorse umane, materiali ed strutturali assegnate all’unità di appartenenza del Servizio di Sterilizzazione.
In particolare, la persona ricercata sarà responsabile dell’organizzazione
delle attività relative al processo di sterilizzazione dei dispositivi chirurgici utilizzati negli interventi al fine di evitare possibili infezioni.
Si richiede: - esperienza di almeno 24 mesi in ruolo analogo
- titolo formativo adeguato al ruolo di coordinamento
Si offre:
- contratto a tempo indeterminato (AIOP)
- retribuzione motivante
- incentivi e benefit variabili
Sede di lavoro: Rozzano (Milano)
Per candidarsi: inviare curriculum vitae a: [email protected]
citando in oggetto Rif. 1 (coordinatore blocco operatorio) e Rif. 2 (coordinatore sterilizzazione).