anarchia militare - Blog-ER

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L'anarchia militare
Nella seconda metà del III secolo aumenta la pressione
delle popolazioni barbariche lungo il limes, ed anche oltre,
a seguito di vari fattori:
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l'aumento demografico delle popolazioni barbariche
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le loro accresciute capacità organizzative
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i movimenti di altri popoli barbari dall'Asia verso l'Europa,
in cerca di spazio, che premevano con un “effetto domino”
l'indebolimento di Roma, a seguito di vari fattori, politici
(crisi militare), economici (contrazione dell'espansione
militare e dell'afflusso di ricchezze e di schiavi), sanitari
(epidemie)
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Le zone interessate dalla penetrazione di barbari
nel territorio romano sono in particolare:
la fascia renana e danubiana, con Franchi,
Alamanni, Iutungi, Quadi, Marcomanni, Iazigi,
Bastarni, Carpi, Goti
La Britannia e il nord della Gallia, con popolazioni
sassoni
l'area siriaca, con l'emergere dei persiani Sasanidi
che prendono il posto dei Parti
Invasioni barbariche nel III secolo
Conseguenze
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Le accresciute esigenze di difesa accrescono lo strapotere del ceto militare, di cui i
cosiddetti imperatori-soldati diventano precaria espressione.
Le spese militari e la conseguente tassazione abbattono il fenomeno dell'evergetismo
nelle province e più in generale il senso di coesione fra il centro e le parti dell'impero.
I notabili abbandonano le città e si ritirano nei grandi latifondi, spesso fortificati, che
vengono a costituire vere e proprie unità economiche ed amministrative
autosufficienti che esercitano potere sulle aree circostanti
La piccola proprietà agricola, in piena crisi, viene riassorbita dai latifondi, e sostituita
dal colonato, che vincolava l'agricoltore alla terra e al padrone di essa, a cui doveva
parte del raccolto.
Roma resta sempre sede simbolica dell'impero, ma perde autentica rilevanza politica,
al pari di tutte le sue istituzioni, senato in primis.
Si diffondono, contemporaneamente al cristianesimo, culti di provenienza orientale
(Iside, Mitra, Cibele, Sabazio), estranei alla tradizione romana, che promettendo una
rinascita o una vita ultraterrena, rispondono ad un senso di angoscia e di inquietudine
crescente dell'individuo di cui la coeva produzione artistica dà chiara espressione
Ritratto di Decio (part)
235-238 Iulius Verus Maximinus
Massimino detto il trace, un pastore
figlio di barbari, è il primo imperatore
che non mette piede a Roma. Noto per
la statura gigantesca (2,40 m?) e la
forza smisurata, domina con piglio
autoritario
e
spietato,
ottenendo
successi nel limes germanico e
danubiano. Nel 238 in Africa viene
proclamato imperatore Gordiano I (238),
associato al figlio Gordiano II (238),
appoggiati dal senato di Roma, ma dopo
la sconfitta e la morte del figlio,
Gordiano I si suicida. Per vendicarsi
Massimino con le legioni danubiane
scende in Italia ed assedia la ribelle
Aquileia, ma per una rivolta dei soldati
viene ucciso assieme al figlio Massimo.
Nel frattempo a Roma sono eletti imperatori i senatori
Balbino e Pupieno (238), poi uccisi dai pretoriani che
conferiscono il potere a Gordiano III.
238-244 Marcus Antonius Gordianus Pius III
Nipote
di
Gordiano
II,
Gordiano III è eletto a 13
anni.
Combatte
nell’area
danubiana
contro
le
popolazioni sarmatiche e
gote, mentre contro i Persiani
di Sapore I si mette in luce
Marco Giulio Filippo, di
origine araba, poi associato al
potere come prefetto del
pretorio. Viene ucciso dai suoi
soldati
245-249 Marcus Iulius Philippus
Filippo l'Arabo conclude la
pace con i Persiani e celebra il
millenario di Roma (248).
Adotta una politica rispettosa
del senato e mite con i cristiani.
Durante il suo impero si
moltiplicano ribellioni. Nel 248
le legioni acclamano imperatore
il senatore illirico Decio, che
aveva respinto un’invasione di
barbari nell’area danubiana.
Filippo si scontra in battaglia a
Verona, ma viene ucciso.
249-251 Gaius Messius Quintus Traianus Decius
Fautore
di
una
politica
di
restaurazione religiosa, Decio obbliga
tutti i cittadini a sacrificare agli dei
romani e all’imperatore, comminando
la pena di morte agli obiettori; ne
consegue la prima persecuzione dei
cristiani in tutto l’impero.
Si susseguono penetrazioni di
popolazioni
barbare
nel
limes
danubiano e lo stesso Decio viene
ucciso in combattimento contro i Goti.
251-253 Trebonianus Gallus
Treboniano Gallo riprende
la persecuzione contro i
cristiani, accusati di essere
origine di una pestilenza;
viene sconfitto e ucciso dal
governatore della Mesia
Emiliano (253), poi a sua
volta ucciso dalle sue
truppe, che acclamano
Valeriano
253-260 Publius Licinius Valerianus
Associa al suo impero il figlio Gallieno, a cui
affida
il
controllo
dell’Occidente.
Si
susseguono penetrazioni di barbari nel
territorio dell’impero: Goti in Dacia, Mesia e
Tracia, e nell’Asia Minore; Alemanni e
Franchi in Gallia; Persiani in Siria.
Dopo aver respinto le invasioni, nel 258
ritorna a Roma, dove riprende la
persecuzione dei Cristiani (ne sono vittime
papa Sisto II e Cipriano vescovo di
Cartagine). Affrontando una nuova offensiva
dei persiani viene fatto schiavo dal re Sapore
(Shapur) I e muore in prigionia.
Valeriano si arrende a Sapore I
scultura su roccia (Iran)
253-268 Publius Licinius Egnatius Gallienus
Gallieno, succeduto al padre,
restituisce libertà di culto ai
Cristiani. Nel 259 sconfigge a
Milano gli Alemanni. Riorganizza le
difese dei confini stanziando
truppe all’interno per controbattere
eventuali invasioni in profondità.
Durante il suo principato si creano
nell'ambito dell'impero i regni
autonomi di Postumo in Gallia
(Imperium Galliarum) e di Zenobia
(vedova del governatore Odenato)
in Siria (regno di Palmira). E’
ucciso dai suoi stessi ufficiali,
mentre assediava Milano, in mano
al ribelle Aureolo..
Palmyra
Tempio di Bel
La grande via colonnata
Il teatro romano
268-270 Marcus Aurelius Flavius Valerius Claudius (II)
Aurelio Claudio detto il Gotico
arresta l’invasione degli Alamanni e
dei Goti, arruolandoli nell’esercito o
concedendo loro di stabilirsi come
coloni nel territorio dell’Impero.
Muore a Sirmio di peste.
270-275 Lucio Domizio Aureliano
Fa costruire a Roma un
imponente complesso di mura,
dette aureliane. Riporta sotto il
potere di Roma la Siria,
conquistando e poi distruggendo
Palmira,
quindi
la
Gallia,
sconfiggendo Tetrico, successore
di Postumo. Adotta il culto del Sol
invictus, assimilabile al dio Mitra.
E’ assassinato presso Bisanzio,
mentre preparava la guerra
contro i Persiani.
Roma: le mura aureliane
Rilievo mitraico con l'uccisione del toro
Roma, Mitreo di San Clemente
275-276 Claudius Tacitus
Senatore, Claudio Tacito,
viene assassinato dopo
aver sconfitto in Asia i
Goti.
276-282 Marcus Aurelius Probus
Già collaboratore di Aureliano,
viene acclamato in Oriente,
restando solo dopo l’eliminazione
del rivale Floriano. Viene ucciso
dalle sue truppe a Sirmio in una
rivolta.
Marcus Aurelius Carus (282-283)
Marcus Aurelius Carinus (283-285) Marcus Aurelius Numerianus (283-284)
Prefetto del pretorio di origine illirica, Caro muore mentre è
impegnato in guerra in Mesopotamia; gli succedono i figli Carino in
Occidente e Numeriano in Oriente, poi assassinati anch'essi.