scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 29 gennaio 2015
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Le 139 morti nel turno dell'infermiera indagata
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29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La campagna per curare i tumori dei teenager
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29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Giglio, la tecnologia italiana per i farmaci monodose sbarca negli ospedali inglesi
8
29/01/2015 Corriere della Sera - Milano
UN'IDEA (SANA) PER VALORIZZARE I RICERCATORI
9
29/01/2015 Il Sole 24 Ore
Il software italiano che piace agli inglesi
10
29/01/2015 Il Sole 24 Ore
Roche, sale il fatturato ma l'utile cala del 16%
11
29/01/2015 La Repubblica - Bari
Bollettino dell'influenza tre morti in un giorno
12
29/01/2015 La Stampa - Torino
Non autosufficienti, le risorse saranno anticipate dalle Asl
13
29/01/2015 Il Messaggero - Roma
Medico e top lo stile in corsia
14
29/01/2015 Il Giornale - Nazionale
Ospedali da incubo Ad Avezzano l'attesa può uccidere
15
29/01/2015 Avvenire - Nazionale
Batteri "buoni" e aria aperta contro le allergie
16
29/01/2015 Avvenire - Nazionale
Percorso di bioetica per gente consapevole
17
29/01/2015 Avvenire - Nazionale
Malattia non è sinonimo di abbandono
18
29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano
Vecchie attrezzature degli ospedali«La Regione disinneschi il business»
19
29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano
Controlli sanitari nelle imprese:«Da rifare 3 giudizi medici su 4»
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29/01/2015 Il Secolo XIX - Genova
Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi
21
29/01/2015 ItaliaOggi
Il laser più potente del mondo
22
29/01/2015 ItaliaOggi
Specializzazioni mediche al restyling
23
29/01/2015 QN - La Nazione - Firenze
«L'ambulatorio è in agonia»
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29/01/2015 Panorama
La cannabis che cura l'epilessia
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
20 articoli
29/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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L'INCHIESTA DI RAVENNA
Le 139 morti nel turno dell'infermiera indagata
Andrea Pasqualetto
In due anni, dall'aprile 2012 all'aprile 2014, nel settore e durante il turno di lavoro della quarantaduenne
Daniela Poggiali, si verificarono 139 decessi «anomali»: a rivelarlo è una perizia sull'infermiera dell'ospedale
di Lugo di Romagna. a pagina 25 «Così l'infermiera sceglieva chi doveva vivere o morire» Ravenna, 139
decessi nel reparto in cui lavorava NOSTRO INVIATO BOLOGNA Scrivono di una donna crudele,
spregiudicata, diabolica. Una Jolly Jane italiana, un angelo del male. Una bionda e sorridente infermiera con
un folle pensiero nella testa: «Si era erta ad arbitro della vita e della morte dei pazienti». I giudici di Bologna
non usano mezzi termini per motivare il no alla scarcerazione di Daniela Poggiali, la quarantaduenne ex
addetta al settore C del reparto di Medicina dell'ospedale di Lugo di Romagna (Ravenna), arrestata il 9
ottobre dello scorso anno con l'accusa di aver ucciso un'anziana paziente nel modo più invisibile: iniezione di
cloruro di potassio, sostanza letale che non lascia tracce. Poggiali è accusata di un solo delitto ma nelle 25
pagine di ordinanza del Riesame si aprono scenari da serial killer. «I risultati della consulenza statistica
depongono per un'opera sistematica di eliminazione di ricoverati», annotano i giudici, definendo agghiaccianti
le conclusioni dell'Istituto di medicina legale di Verona, al quale la procura di Ravenna aveva assegnato il
compito di esaminare i decessi dei pazienti della clinica dall'aprile del 2012 al novembre 2014. Cosa dice,
dunque, questa consulenza firmata dal professor Franco Tagliaro e consegnata la settimana scorsa agli
inquirenti finendo così per piombare come un macigno sul banco del giudizio? «Dei 191 decessi nel periodo
di servizio della Poggiali all'Ospedale (dall'aprile 2012 all'aprile 2014, ndr) 139 si sono verificati nello stesso
settore in cui, in quel momento, stava lavorando l'indagata... Il tasso di mortalità settimanale, quando era in
servizio, è risultato estremamente più elevato rispetto a quello osservato nel periodo in cui non era in
servizio». Dati ritenuti quantomeno anomali. «Il numero dei morti nel reparto in cui la Poggiali prestava
servizio è superiore di due volte e mezzo rispetto a quello dei decessi osservati quando la stessa risultava
assegnata al settore opposto», aggiungono. Il caso? La sfortuna? O c'è dell'altro? L'analisi epidemiologica è
articolata e prende in considerazione in particolare gli ultimi sei mesi di attività. «Emerge un significativo
eccesso di mortalità quando c'era la Poggiali. Tale eccesso, nell'ultimo semestre, è risultato addirittura
esplosivo... Il numero di decessi eccedenti la quota "naturale" può essere stimato in 87». Gli esperti hanno
infine esaminato il periodo in cui l'infermiera non ha più messo piede in corsia, da aprile a novembre dello
scorso anno, dopo la sospensione dal servizio proprio a seguito dell'indagine. «È stata registrata una
significativa riduzione del tasso di mortalità». Fin qui, i giudici di Bologna. Il procuratore di Ravenna,
Alessandro Mancini, che chiederà il giudizio immediato, ha ieri annunciato che verificherà «se tutto questo
poteva essere evitato e, se sì, da chi non è stato evitato». La difesa cosa ne pensa? «Penso che si dovrebbe
parlare di un solo delitto, visto che la mia assistita è accusata di quello e non di altro - ha replicato l'avvocato
Stefano Dalla Valle, difensore dell'indagata - E penso che la valutazione dei fatti su base statistica lasci un
po' il tempo che trova. Bisognerebbe considerare le molte variabili che condizionano i dati, come il fatto che la
mia assistita lavorava molto più della media. Ma anche considerando il solo delitto contestato io dico una
cosa: la signora deceduta non è stata uccisa, è morta di ictus». Cioè? «Dimostrerò che la signora aveva solo
un ventricolo danneggiato. Il potassio avrebbe bruciato tutto». Per i giudici non è così: «Fu la causa
esclusiva... La Poggiali uccide in forma di veneficio, non per pietas nei confronti delle sofferenze di anziani
malati terminali». E anche nella cura avrebbe «utilizzato metodi vessatori, mortificanti e crudeli, con dosi
massicce di sedativi e purghe.... Gli anziani erano strumento di punizione delle colleghe invise». Tutti fatti che
sembrano fare a pugni con il ritratto che di lei fanno alcune colleghe: era esuberante ma anche molto brava,
generosa, veloce e grande lavoratrice. Ma da Bologna il giudizio è pesantissimo: «Dispensatrice di morte, un
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
autentico pericolo pubblico». Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA L'accusa Secondo i
giudici usava «metodi vessatori, mortificanti e crudeli, con sedativi e purghe» La vicenda Daniela Poggiali, 42
anni, di Forlì, faceva l'infermiera all'Ospedale di Lugo di Romagna (Ravenna), dove era stata assunta nel
2008 L'infermiera è stata arrestata il 9 ottobre dello scorso anno per l'omicidio di Rosa Calderoni, un'anziana
paziente Poggiali è indagata anche per vilipendio di cadavere per le foto choc (sopra) scattate con un'altra
paziente morta L'ordinanza 1 Nel documento si parla di eccesso di mortalità con la donna in servizio 2 Per i
giudici era in atto una sistematica eliminazione di ricoverati 3 La filosofia di Poggiali era, per i giudici, decidere
la vita e la morte
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Fondazione Veronesi
La campagna per curare i tumori dei teenager
Marta Ghezzi
Per diagnosticare un tumore a un bambino ci vogliono 40 giorni; 140 per un adolescente. I ragazzi
tergiversano di fronte ai segnali d'allarme del corpo. E perfino i medici di base non considerano con
attenzione i primi sintomi. In Italia si ammalano ogni anno di cancro 1.600 bambini e 1.000 adolescenti.
Guarisce il 70%, con punte del 90% per alcune leucemie. Il successo è in diagnosi veloci e cure efficaci. Con
il progetto Gold for Kids, Fondazione Veronesi sostiene l'oncologia pediatrica: nel 2014 ha raccolto 130 mila
euro e aperto 4 protocolli di cura pediatrici. «Nel 2015 puntiamo a 12 protocolli», annuncia Umberto Veronesi.
La fondazione con le associazioni Aieop, Siamo, Aiom e Fiagop, lancia dall'8 al 23 febbraio una raccolta fondi
(sms e chiamate al 45595). Il nuovo focus è sul ritardo di cura dei teenager: ai ragazzi è rivolta la campagna,
#fattivedere, con Francesco Facchinetti e Michele e Andrea di Radio Deejay. «Creeremo centri su misura per
loro» dice Andrea Ferrari dell'Istituto dei Tumori di Milano.
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Accordo a Leicester
Giglio, la tecnologia italiana per i farmaci monodose sbarca negli ospedali
inglesi
Fabio Savelli
«Niente è per caso». Stavolta verrebbe da dire suoni profetico il titolo dell'autobiografia di Bruno Giglio scritta
a quattro mani con il giornalista Paolo Gentilotti. Il caso prende le sembianze di un convegno internazionale,
un paio di anni fa, al quale partecipa il gotha della medicina inglese. Dove il presidente di Biomedica Santa
Lucia ha la fortuna di spiegare ad un parterre specializzato chi sono «Sofia» e «Mario». Sofia è un software
ideato e realizzato a Gragnanino, provincia di Piacenza, da un gruppo di giovani informatici e ingegneri
italiani. Applicazione che permette di lavorare le confezioni originali dei farmaci ricavandone dosi unitarie da
somministrare in maniera personalizzata ai pazienti in ospedale. «Mario» è invece un armadietto robotizzato,
protetto anche da un brevetto statunitense, che assiste virtualmente ogni degente assicurando che segua la
cura di cui ha bisogno. Il sistema fa innamorare gli inglesi a tal punto che Mario e Sofia sono da ieri utilizzati
nell'ospedale pubblico di Leicester, nord di Londra. Primo nosocomio estero a dotarsi di una tecnologia
totalmente italiana prodotta da una media azienda tricolore diretta emanazione dei fratelli Giglio (Bruno,
appunto, Cavaliere del lavoro e Sergio, amministratore delegato). A capo del progetto c'è un ingegnere
informatico di 36 anni di origini calabresi, Paolo Scarfone, ex consulente dell'azienda e ora trasferitosi nella
contea di Leicestershire per proseguire la «campagna d'Inghilterra». L'obiettivo è replicare altrove il sistema
di gestione che permette di eliminare sprechi perché nulla scade.
Dice Bruno Giglio, padre benzinaio la cui attività imprenditoriale è cominciata con la distribuzione di bombole
di gas metano, che «l'espansione oltreconfine di Biomedica è il sogno di una vita». Il modello d'altronde è
uscito dalle stanze di Gragnanino, quartier generale del gruppo, grazie ad altri due giovani italiani: Fulvio
Parenti, 33 anni, ingegnere piacentino, e Riccardo Schiavi, laureato in informatica. L'avvio delle attività
Oltremanica avviene attraverso una società creata ad hoc a Londra, la Ibsl Uk partecipata anche da Dimitri
Iesini, un avvocato d'affari della City. Ma al netto della struttura societaria conviene raccontare come nasce
Biomedica. I capitali certo sono dei Giglio, dopo aver liquidato una serie di partecipazioni nella finanza (dalla
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza a una quota rilevante di Unipol) e aver venduto ai francesi di Veolia
le attività di distribuzione del gasolio. Ma l'intuizione del modello basato sullo spacchettamento dei farmaci va
attribuito anche a due ingegneri che decisero di lasciare l'ospedale San Raffaele: Pierpaolo Liguori e Giorgio
Pavesi. Compresero che la somministrazione puntuale delle dosi poteva diventare una «killer application».
Soprattutto in tempi in cui la sanità pubblica è toccata dalla spending review.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La società
Ingegneria Biomedica Santa Lucia
è la società medicale del gruppo Giglio, diretta emanazione dei fratelli Bruno, insignito dell'onorificenza di
Cavaliere
del Lavoro,
e Sergio Il gruppo dal 2006 ad oggi
ha triplicato il fatturato che tocca i 140 milioni di euro. Oltre 500 i dipendenti. Informatici, farmacisti, biologi,
ingegneri con un'età media
di 29 anni Ora lo sbarco in Inghilterra grazie al contratto firmato con l'ospedale
di Leicester
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Corriere della Sera - Milano
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Aria di salute
UN'IDEA (SANA) PER VALORIZZARE I RICERCATORI
Sergio Harari
Laboratori di ricerca non solo al servizio del malato ma anche della Regione, per sviluppare e sperimentare
nuovi modelli di organizzazione sanitaria: questo potrebbe essere il futuro riservato ai 19 IRCCS lombardi. Il
primo banco di prova potrebbe essere l'istituzione di un nuovo ruolo contrattuale per i ricercatori, che possa
consentire maggiore flessibilità organizzativa, permettendo di attrarre professionalità dall'estero, ma anche di
trattenere nel nostro Paese tanti giovani di valore che oggi faticano a trovare degna collocazione. Altro
terreno di sperimentazione potrebbe essere quello dei nuovi modelli assistenziali per il malato cronico nel suo
percorso tra ospedale e territorio, valutando i risvolti scientifici e organizzativi. Un lavoro che potrebbe aprire
un ulteriore spazio di valorizzazione a queste istituzioni, che rappresentano una specificità italiana al servizio
del paziente e del nostro Servizio Sanitario.
[email protected]
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29/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 10
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il software italiano che piace agli inglesi
Natascia Ronchetti
SISTEMA INNOVATIVO
Brevetto internazionale
dell'Ingegneria Biomedica
Santa Lucia che garantisce
la somministrazione
personalizzata ai pazienti
GRAGNANINO (PIACENZA)
In Gran Bretagna è stato ribattezzato "progetto Optimed". È l'innovativo sistema di gestione dei farmaci,
contro gli sprechi sanitari e il rischio clinico, brevettato da Ingegneria Biomedica Santa Lucia, l'azienda del
gruppo Giglio che dal Piacentino si sta espandendo all'estero, grazie all'investimento sull'adeguamento del
software "Sofia", che garantisce somministrazioni medicinali personalizzate ai pazienti, azzerando il pericolo
di errori e abbattendo lo spreco di farmaci. Prima tappa la clinica universitaria di Leicester, l'ospedale
pubblico (1.800 posti letto) che dopo una valutazione durata due anni ha dato il via libera all'installazione del
sistema: permette di disporre le terapie, in automatico, direttamente in reparto. Una commessa che a regime
vale per l'impresa emiliana circa 2 milioni di sterline all'anno. E soprattutto un progetto pilota che le spalanca
le porte dei sistemi sanitari di altri Paesi. «È già partita la promozione anche in Spagna, Belgio, Francia,
Brasile e Turchia», spiega Pierangelo Liguori, ai vertici della controllata dal gruppo Giglio, quartiere generale
a Gragnanino, un fatturato in crescita costante che ha raggiunto i 134 milioni di euro e che in base al piano di
sviluppo dovrebbe raggiungere nel 2016 i 180 milioni. «I nostri brevetti - prosegue Liguori - sono riconosciuti
a livello internazionale, anche negli Stati Uniti. Questo ci consente di realizzare un programma di crescita
all'estero». Il debutto inglese - ieri a Leicester è avvenuta l'inaugurazione del nuovo sistema di
somministrazione, con la partecipazione dell'ambasciatore italiano Pasquale Terracciano - è stato preceduto
dalla costituzione da una sussidiaria, la Ibsl, con sede a Londra. Il processo automatizzato che consente di
ricavare dai blister medicinali le dosi unitarie di farmaco, si realizza attraverso il software Sofia e l'armadio
robotizzato denominato "Mario". E consente alle strutture ospedaliere di ridurre sensibilmente la spesa
farmaceutica. In Italia è già stato installato in vari ospedali, dal San Martino di Genova al San Camillo
Forlanini di Roma (complessivamente l'azienda è presente in 280 strutture sanitarie). I servizi di gestione dei
farmaci in dose unitaria e di tracciabilità dei dispositivi medici, che si affiancano alle attività storiche
dell'ingegneria clinica e della gestione energetica, vengono coordinati dalla sede centrale della Santa Lucia,
attraverso la creazione di presidi tecnologici che operano direttamente negli ospedali serviti, con personale
del posto e dipendenti dell'azienda.
Un'attività, anche di servizio, che ha lanciato l'impresa piacentina verso una crescita esponenziale seguita da
un boom di assunzioni che ha portato il gruppo, in decisa controtendenza, ad aumentare i dipendenti, tra
biologi, farmacisti, ingegneri biomedici, informatici. Erano poco più di 130 nel 2006, oggi sono 491. Adesso
l'investimento sull'espansione all'estero prosegue con l'internazionalizzazione del software, per adeguarlo ai
sistemi sanitari dei vari Paesi.
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Biomedicale. Farmaci sicuri in ospedale
29/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 24
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Roche, sale il fatturato ma l'utile cala del 16%
Balduino Ceppetelli Lino Terlizzi
Il gigante elvetico Roche nel 2014 ha registrato un calo dell'utile netto del 16%, a 9,54 miliardi di franchi. Il
giro d'affari è invece salito dell'1% a 47,46 miliardi. L'utile resta dunque consistente, ma sul risultato hanno
pesato riduzioni di valori patrimoniali immateriali, il rifinanziamento di parte dei debiti a lungo termine, i costi di
ristrutturazione. Sul fatturato si è fatto sentire il franco forte: a tassi di cambio costanti la progressione
sarebbe stata del 5%. Il ceo Severin Schwan ha precisato che il 18% dei costi operativi sono generati in
Svizzera. Non sono però previste misure particolari per far fronte all'evoluzione del cambio. «Continuiamo ad
accrescere la produttività in Svizzera e a investire qui», ha affermato Schwan.
La divisione principale, Pharma, ha aumentato le vendite dell'1% (+4% al netto degli effetti valutari) a 36,70
miliardi di franchi. In particolare il medicinale contro il cancro al seno Perjeta ha registrato un +189%;
aumento robusto anche per l'anti-influenzale Tamiflu (+54%). Il contributo maggiore al fatturato è comunque
venuto dagli antitumorali Rituximab (6,9 miliardi) e Avastin (6,4 miliardi). La divisione Diagnostics ha
registrato un fatturato di 10,77 miliardi (+6%). Nonostante il calo dell'utile, il cda proporrà un aumento del
dividendo (il 28esimo consecutivo) del 3%, a 8 franchi per titolo. I dati Rosui ricavi hanno superato le attese
(ha deluso invece l'utile) e ieri a Zurigo il titolo è sceso del 2,18%. Per il 2015 Roche si aspetta un aumento
dei ricavi, a tassi di cambio costanti, nella forchetta medio-bassa a una cifra; progressi attesi anche per l'utile
per azione.
Per quanto riguarda l'Italia, Roche ha accusato a un lieve calo del fatturato, sceso a 820,3 milioni di euro (3%). «Certo - ha commentato l'ad di Roche S.p.A. Maurizio de Cicco - il calo c'è stato, ma è avvenuto in un
contesto normativo ed economico complicato. Il dato inoltre ha scontato gli effetti dell'applicazione del
meccanismo del payback ospedaliero (si veda il sito dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ndr) , che
colpisce paradossalmente le aziende che investono maggiormente in innovazione e che offrono rivoluzionarie
opzioni terapeutiche, cambiando la storia di alcune patologie come per esempio il tumore al seno». Per
capire quando pesi questo sistema, basti pensare che il fatturato lordo di Roche Italia (ossia prima del
payback) è stato di 922 milioni di euro, +3% sul 2013. E le previsioni per l'anno in corso parlano di un
incidenza in crescita. De Cicco, pur soddisfatto delle recenti aperture del Governo verso il settore
farmaceutico, ha lanciato un allarme: senza un reale cambiamento della governance del sistema
farmaceutico nazionale, senza una certezza normativa e senza il rispetto delle regole il nostro paese perde di
credibilità e attrattività e i big potrebbero investire altrove. Per quanto riguarda Roche per esempio il piano di
sviluppo dello stabilimento di Segrate (Milano) è ancora in fase di valutazione.
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Big Pharma. In Italia pesa il «payback»
29/01/2015
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Bollettino dell'influenza tre morti in un giorno
LA PANDEMIA
ANTONELLO CASSANO
TRE nuovi decessi, casi gravi saliti a 25 e numero totale di pazienti influenzati giunto a quota 36mila, con
un'incidenza di8 malati ogni mille abitanti. Ormaii danni causati dall'influenza stagionale aumentano di ora in
ora. Ma quella di ieri è stata una giornata particolarmente negativa, visto che in 24 ore si sono contati tre
nuovi morti: si tratta di un paziente di 76 anni ricoverato al San Paolo, una 78enne al Vito Fazzi e una donna
di 62 anni al Miulli. SEGUA A PAGINA VII IN TOTALE il numero di morti causati da complicanze dovute al
virus sono così passati da 2 a 5, se si considerano anche i casi del bimbo di 15 mesi deceduto a Lecce e
della donna di 61 anni morta nei giorni scorsi al Di Venere. I dati sono confermati da Cinzia Germinario, a
capo dell'Osservatorio epidemiologico regionale: «I deceduti erano tutti soggetti non vaccinati, alcuni con
patologie pregresse.
Quindi dovevano essere i primi a fare il vaccino per evitare complicanze. Il numero di morti è elevato, la
situazione è simile alla pandemia del 2009 quando registrammo 10 decessi. L'aumento dei decessi è
direttamente proporzionale con l'aumento degli ammalati. Purtroppo la curva epidemica è ancora in ascesa,
per cui ci aspettiamo altri nuovi casi nei prossimi giorni». A preoccupare sono, infatti, anche i dati diffusi
settimanalmente dall'Istituto superiore della sanità. La curva di incidenza del virus è passata da 7,23 malati
per mille della settimana scorsaa8 per mille di questa settimana. «La curva è salita, ma piegata leggermente
verso destra - spiega Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei Medici di Bari - questo vuol dire che ci stiamo
avvicinando al picco influenzale. Man mano che aumentano i pazienti, salgono anche i casi dei pugliesi che
finiscono in rianimazione. Per questo il livello di allerta è sempre molto alto». Il numero di malati, comunque,
continua ad aumentare. Erano 30mila sette giorni fa, ora sono 36mila. In totale, sino ad ora sono stati circa
120mila i pugliesi colpiti dall'influenza: «Per sapere se abbiamo raggiunto il picco - ragiona Germinario dovremo aspettare la prossima settimana. Noi lo speriamo. Certo, se non ci fossero state tutte quelle
informazioni sbagliate sul rischio vaccino, non ci sarebbero state tante vittime e tanti malati gravi».
Anche questi ultimi sono in aumento. Due giorni fa erano 20 i pazienti in gravi condizioni ricoverati nei reparti
di rianimazione pugliesi a causa di complicanze dovute al virus influenzale H1N1. Ieri il numero è salito a 25.
Situazione difficile nell'Asl di Lecce, dove è stato disposto il blocco degli interventi programmati in tutti gli
ospedali, mentre il personale medico e infermieristico delle sale operatorie andrà in supporto alle aree
internistiche. A Lecce e provincia i casi accertati di H1N1 sono 8: «In altri 6 casi - conferma Giovanni Gorgoni,
commissario straordinario dell'Asl leccese - siamo in attesa di risposta da parte dell'istituto di Igiene di Bari.
Rinnoviamo l'invito ad effettuare la vaccinazione. Il vaccino in uso disponibile presso i medici di medicina
generale copre diversi ceppi influenzali, incluso l'H1N1. In Puglia non abbiamo ancora toccato il picco
influenzale e potrebbe crescere ancora il numero dei ricoveri per le conseguenze dell'influenza».
PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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L'EMERGENZA
29/01/2015
La Stampa - Torino
Pag. 41
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Non autosufficienti, le risorse saranno anticipate dalle Asl
ALESSANDRO MONDO
È finita nell'unico modo possibile: con le Asl richieste di anticipare le risorse destinate a garantire anche
quest'anno il pagamento degli assegni di cura per garantire l'assistenza domiciliare. Le stesse Asl che nelle
ultime settimane avevano cominciato a bloccarli, abbandonando le prime 300 famiglie alle loro difficoltà: 11
mila quelle che ine usufruiscono in Piemonte. Fondi garantiti
Siamo nel perimetro del settore assistenziale. Il Fondo nazionale per le non autosufficienze è stato
confermato anche quest'anno, e incrementato a 400 milioni (contro i 350 del 2014), ma non si sa quando
verrà ripartito tra le Regioni, che lo cofinanziano. Fino a marzo, quando sarà approvato il bilancio, il Piemonte
non è in grado di cofinanziare nulla (l'anno scorso aveva stanziato 67 milioni). Pagano le Asl
Situazione esplosiva, affrontata dagli assessori Saitta (Sanità) e Ferrari (Politiche sociali) con i direttori delle
Asl Torino 1,2,3,4. Al termine dell'incontro la decisione di ricorrere ad un'anticipazione di cassa delle aziende
sanitarie in attesa di approvare il bilancio e stanziare i fondi previsti, che comunque saranno inferiori di
qualche milione rispetto a a quelli garantiti dalla Regione nel 2014. «Gli interessati continueranno a ricevere
gli assegni di cura senza interruzioni - spiegano i due assessori -. Già da venerdì saranno erogati gli assegni
relativi al mese di gennaio». Prevista, entro l'anno, «una rivisitazione del sistema di gestione delle prestazioni
socio-assistenziali». Polemica sui posti-letto
Sul fronte della Sanità imperversano le polemiche. Forza Italia (Porchietto, Vignale) attacca la riduzione dei
posti-letto per singola Asl - rispetto al presente lo scarto è di 1.600 posti, Torino dovrà rinunciare a 240 - e
lancia una petizione contro la chiusura dell'ospedale di Lanzo: tema sul quale caricano anche i Cinque Stelle
(Bono Batzella). «Il presidio di Lanzo resterà perché Ciriè non è in grado di dare risposte complete alla
domanda di quel territorio - smentisce Saitta -. Bando alle strumentalizzazioni».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Sanità: polemica sul taglio dei posti-letto
29/01/2015
Il Messaggero - Roma
Pag. 44
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Medico e top lo stile in corsia
Valeria Arnaldi
Coreografia per bambole, fatine, nuvole e bolle di sapone, con una "spolverata" di glitter, sulle note del brano
"Alegria" del Cirque du Soleil. Tra circo, appunto, e favola, tra clown fashion e damine da carillon, è stata una
vera immersione nel fantastico, ieri, a segnare la presentazione della collezione primavera/estate "Sfere
Alchemiche della stilista Vanessa Foglia , che per il lancio dei suoi nuovi modelli" ha scelto una passerella
inusitata, l'ospedale Sant' Eugenio, all'Eur. Obiettivo, dimostrare che la moda può "limitarsi" a vestire corpi,
ma anche ambìre a raccontare l'anima. E che, soprattutto, il fashion non deve creare costrizioni, con i suoi
canoni rigorosi, ma divertirsi a giocare con se stesso e con le sue infinite tipologie di modelle. Molti i
personaggi noti che hanno voluto applaudire le creazioni e la filosofia della designer. In prima fila, Sandra
Milo che ha scelto un abito nei toni del rosa e del lilla, e Adriana Russo , in nero con gonna a righe larghe. E
ancora, le fascinose Elena Russo e Marina Occhiena. Tra le ospiti, pure Mara Parmegiani . Ideale padrone di
casa, il primario del reparto di Ematologia Paolo De Fabritiis . A sfilare nella sala affollatissima, sono state
dottoresse, infermiere ed ex pazienti ospite d'onore, la modella Alexandra Lia , che ha vinto la sua battaglia
con la malattia - decise a trasformarsi per un giorno in personaggi di un immaginario fiabesco, derivato
direttamente dall'infanzia ma trasformato a misura di adulto. Per mostrare che non è mai troppo tardi per
tornare piccoli. Ad aprire lo spettacolo, la voce di Sally Moriconi , nei panni di una bambola a carica, che ha
tessuto la trama musicale della sfilata dal vivo. Tra sagome di aquiloni e palloncini, proiezioni di nuvole e luci,
"omaggi" di farfalle e leccalecca consegnati da Massimo Ceccovecchi , di solito impegnato nella
clownterapia, ieri, nei panni di una sorta di Cappellaio Matto, a mettersi in mostra sono state molte donneprincipessa, in abiti lunghi con gonne ampie, e diverse ragazze-Alice, con dress più pratici, tutti sempre
giocati in abbinamenti di colori accesi, senza trascurare il nero, usato però per costruire forme, quasi a farsi
"fumetto". Sul carpet anche Fabrizio Coniglio , che ha recitato una poesia sulla libertà di essere, crescere e
sperare. Dalla moda all'arte. Cuore della serata è stato il live painting di Itto che ha dipinto un abito,
trasformandolo in un monumento alla gioia, composto dalle parole "amare, vivere, nascere, essere". E, forse,
sfilare. Ogni giorno sotto i riflettori della vita.
Foto: In alto a sinistra e nelle foto qui accanto, alcuni momenti della sfilata con live painting all'interno
dell'ospedale Sant'Eugenio In alto a destra, Mara Parmegiani con Vanessa Foglia e Paolo De Fabritiis
Foto: FOTO CAPRIOLI/TOIATI
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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La moda primavera-estate con modelle e location d'eccezione: sono dottoresse ed ex pazienti di Ematologia
del Sant'Eugenio INIZIATIVA CHARITY
29/01/2015
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Ospedali da incubo Ad Avezzano l'attesa può uccidere
Dani Lucangeli*
Venerdì 16 gennaio ore 18:30, siamo andati in gita da CARSOLI ad AVEZZANO breve sosta a PESCINA per
andare a SULMONA per poi andare a POPOLI e ritornare nuovamente a SULMONA, accompagnati da una
Appendicite in Peritonite, e finalmente alle ore 10 del 17 Gennaio abbiamo abbandonato l'Appendicite.
Raccontata così sembra già una situazione anomala ma, se vi racconto come è andata, converrete con me
che è stata terrificante. La racconto; affinché nessun altro possa trovarsi più in queste situazioni imbarazzanti
avvenute all'ospedale di AVEZZANO. A Carsoli, il nostro medico diagnostica a mio figlio, che si piegava dai
forti dolori all'addome, una influenza tipica di questi giorni, fatte le cure prescritte e passata una mezzora i
dolori erano ancora più lancinanti e decidiamo di portarlo al pronto soccorso. Arrivati «al non pronto soccorso
di Avezzano» viene codificato con codice Giallo e, visitato con tutta calma tra un panino e l'altro, mentre lui si
torceva dal dolore, viene esclusa l'Appendicite, eventualità riemersa dopo una successiva diagnosi seguita
da richiesta di ricovero. Ma mancando i posti, viene suggerito il trasferimento all'ospedale di Sulmona. A
questo punto il paradosso: una sosta a Pescina per «recuperare» un'altra paziente di 86 anni. A Pescina
medici e infermieri, incapaci di gestire le priorità in base alla gravità suggeriscono la seguente procedura:
«Scendiamo suo figlio dall'ambulanza, portiamo l'anziana a Sulmona poi torniamo e prendiamo suo figlio con
sospetta Appendicite». Mentre scoppia la ovvia lite tra parenti dei due pazienti, io chiedo di portare con la mia
auto mio figlio, nel frattempo rimasto al freddo in ambulanza senza assistenza per oltre 30 minuti. Alla fine il
medico risolve suggerendo di far salire l'anziana su un'altra ambulanza che era lì ferma da ore. Arrivati a
Sulmona alle 24 il medico di turno del reparto chirurgia visitava mio figlio che urlava dal dolore dicendomi,
che lui non era in grado di diagnosticare nulla perché l'addome era tutto indurito senza la tac che ad
Avezzano non avevano fatta: «Come mai vi hanno inviato qui? Non sanno che la nostra tac non funziona?».
Viene attivata la richiesta di una nuovo trasporto in ambulanza per l'ospedale Popoli. Vengono finalmente
somministrati antibiotici e anti dolorifici e dopo altre 2-3 ore si arriva a Popoli dove il personale specializzato
per la Tac, pur avvisato per tempo, ancora non c'era, poi bisognava far scaldare la macchina, poi nella Tac
non si vede bene l'appendice ma quella a contrasto non si può fare. Si riparte per Sulmona arrivando intorno
alle 3, con i globuli bianchi saliti a 24.000: il chirurgo annuncia un'operazione d'urgenza se il valore sale
ancora. Tra le 8 e le 9, un nuovo chirurgo dà il via libera. Alla fine possiamo dire di essere stati fortunati,
l'appendice era andata in peritonite ma l'operazione è riuscita. La morale? Non andare al Pronto Soccorso di
Avezzano perché rischiate di morire d'attesa. Ma non rassegnamoci a questa superficialità e scarsa
organizzazione di chi è pagato per assistere le persone.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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la lettera
29/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
A Roma le nuove linee guida internazionali indicate dal Bambino Gesù
ALESSIA GUERRIERI
Aria aperta, contatto con gli animali, esposizione al sole e latte non pastorizzato. Insomma fare con i bambini
d'oggi come si faceva un tempo. Aggiungendo in più probiotici e vitamina D sin dalla gravidanza. Faranno
sgranare gli occhi a molti genitori (e pediatri) i risultati di quindici anni di ricerca su cui si basano le Linee
guida mondiali per la prevenzione delle allergie, presentate a Roma alla vigilia del congresso internazionale
promosso dall'Organizzazione mondiale per le allergie (Wao) e Bambino Gesù. Raccomandare così cibi con
microrganismi vivi (si trovano anche in yogurt e latticini) a donne in attesa d'un figlio, durante l'allattamento e
nei primi anni di vita del neonato riduce il rischio di sviluppare allergie pediatriche - soprattutto eczemi rispettivamente del 9,15 e 5%. Se ai probiotici poi si aggiungono prebiotici (fibre) e alimenti ricchi di vitamina
del sole, il pacchetto difesa è completo. Straprotetti, iper-igienizzati, supernutriti non è quindi la triade migliore
per preservare i figli da asma, riniti e intolleranze alimentari. E nemmeno per far risparmiare il sistema
sanitario. Le allergie, infatti, interessano un bambino su tre nel mondo e il 25% dei piccoli italiani, tre volte in
più rispetto a 20 anni fa. La spesa media per ogni paziente, solo per le visite, oscilla tra 150 e 300 euro l'anno
(il costo a carico del Ssn, secondo le stime Assobiomedica, sarebbe addirittura tra 1.000 e 1.400 euro).
Applicare le linee guida, ammette Alessandro Fiocchi, responsabile Allergologia del Bambino Gesù, uno dei
25 autori del vademecum, «ridurrebbe del 9% le allergie pediatriche» e, visto che i bimbi fino a 10 anni con
questa malattia in Italia sono 2 milioni, «i risparmi in termini di spesa pubblica» e tranquillità dei genitori
sarebbero «importanti».Via libera dunque al contatto con gli animali, con il terreno, alla convivenza con i
coetanei senza più la paura dei germi. Queste raccomandazioni «sono un punto di arrivo, ma anche di
partenza» per tracciare un percorso di prevenzione, dice il presidente del nosocomio pediatrico romano
Giuseppe Profiti, e «aumentare la sostenibilità» del sistema di cura. Ridurre l'incidenza delle allergie e i suoi
effetti perciò, per il presidente della World Allergy Organization, Lanny J. Rosenwasser, è fondamentale
soprattutto perché c'è una crescita di casi «nei Paesi occidentali o che si stanno occidentalizzando». Lo si è
fatto con linee guida «adattabili a tutti i contesti geografici e svincolate da influenze commerciali». A pesare
sull'aumento di queste patologie «i cambiamenti climatici e i differenti stili di vita», ricorda inoltre Ruby
Pawankar, docente di Allergologia della Nippon medical school, per la quale nel 2025 «ci saranno 400 milioni
di bambini allergici nel mondo», 100mila in più di adesso. Per questo serve «il coinvolgimento dei decisori
politici» per fare prevenzione e risparmiare un piccolo tesoretto.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Batteri "buoni" e aria aperta contro le allergie
29/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Percorso di bioetica per gente consapevole
MARINA TOMARRO
In Italia esistono profonde differenze nell'assistenza infantile e le condizioni di rischio per la salute di tanti
bambini, presenti soprattutto nelle regioni centromeridionali, sono molto alte. È questo il punto di partenza del
convegno «Bambini e diseguaglianze», che si svolgerà sabato a Roma dalle 8.30 presso l'Aula Magna della
Clinica pediatrica del Policlinico Umberto I. L'incontro, promosso dalla sezione Lazio della Società italiana di
neonatologia e dall'Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria, si inserisce nel calendario di eventi
promosso dalla diocesi in occasione della 37ª Giornata per la vita che sarà celebrata domenica. «Purtroppo
le carenze dell'organizzazione sanitaria verso l'infanzia - spiega Mario De Curtis, ordinario di Pediatria alla
Sapienza - sono davvero tante. Basti pensare che le cure palliative per i tumori infantili sono previste solo da
tre regioni». E sempre sabato mattina presso il Gemelli i dipartimenti di ginecologia e ostetricia di Roma
hanno promosso il convegno «Le nuove frontiere della diagnosi genetica». «Grazie alle nuove conoscenze
del dna umano - illustra Domenico Arduini, direttore del dipartimento di ginecologia ed ostetricia
dell'Università Tor Vergata - si possono fare diagnosi prenatali molto precise, che ci consentono di capire
prestissimo le malattie del nascituro». Ma tutto ciò però può sollevare anche una serie di problemi etici:
«Bisogna sempre capire - continua Arduini - come comunicare alla coppia che vuole avere un bambino
notizie chiare, tenendo conto tuttavia che la certezza su possibili trasmissioni di malattie genetiche, non c'è
mai». Altro tema etico di stretta attualità sarà al centro del convegno «Il fine vita senso e prassi» che si
svolgerà il 3 febbraio alle 15 presso il Policlinico Tor Vergata, promosso dalle università Tor Vergata La
Sapienza e Cattolica. Domenica alle 10.30, presso la chiesa di Santa Maria in Traspontina il vescovo
ausiliare Lorenzo Leuzzi presiederà la celebrazione eucaristica per la vita. Al termine i partecipanti si
recheranno insieme con il cardinale vicario Agostino Vallini in piazza San Pietro, dove si uniranno alle altre
rappresentanze del «popolo della vita» per l'Angelus col Papa.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Roma. / SUL CAMPO
29/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Malattia non è sinonimo di abbandono
LNell'elenco delle prestazioni garantite, aggiornate dopo 15 anni, anche 110 patologie rare, la maternità in
provetta e i sistemi per far comunicare i malati di Sla
Viviana Daloiso
La questione delle coperture (quasi mezzo miliardo) è forse la meno importante, anche se alla fine sarà
decisiva in Conferenza StatoRegioni, dove i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) saranno presentati a
breve. In ogni caso, lo sforzo compiuto dal ministero della Salute per riorganizzare le prestazioni ospedaliere
a carico del Servizio sanitario nazionale è certamente notevole. I lavori erano fermi al 2001, ed è evidente
come in quasi 15 anni di tempo medicina e assistenza protesica abbiano fatto passi da gigante. Così come è
evidente la necessità di prendere atto di alcuni cambiamenti radicali, a cominciare da quello traumatico dello
scorso anno nel campo della procreazione assistita, con l'ingresso «per sentenza» dell'eterologa anche nel
nostro Paese. Ecco allora, come anticipato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l'ingresso nei nuovi
Lea della provetta, sia omologa che eterologa: le coppie potranno usufruirne gratuitamente nelle strutture
pubbliche, che dunque dovranno attrezzarsi per eseguirle entrambe rispettando i parametri di sicurezza ed
efficienza fissati dal ministero. Il che scongiura sì la possibilità di un Far West «privato» della fecondazione
artificiale, ma nello stesso tempo apre a non pochi rischi: primo fra tutti, quello che negli ospedali - a secco di
risorse e personale - quella sicurezza non sia garantita (vedi lo scambio di embrioni al Pertini). Novità meno
problematiche, sempre nel campo della procreazione, il parto con l'anelgesia epidurale (che d'ora in poi dovrà
essere offerta alle donne che la richiedono non solo per problemi clinici) e lo Stato lo screening neonatale
(ovvero la serie di test effettuati alla nascita per diagnosticare gravi anomalie genetiche che troppo spesso
vengono riconosciute tardi, quando intervenire risulta più difficile). Una rivoluzione arriva invece sul fronte
della malattie rare, per cui si invocava da anni un intervento del governo: tra le patologie esenti da ticket ne
sono state inserite 110, di cui ancora non è disponibile l'elenco. La fine di un incubo per i pazienti, «che come ha ricordato la deputata di area Popolare Paola Binetti, presidente dell'Intergruppo malattie rare hanno già dovuto affrontare sofferenze enormi per ottenere una diagnosi esatta. Ora potranno finalmente
accedere alle risorse previste dal nuovo Patto per la Salute e, quindi, all'insieme delle misure socio-sanitarie
a cui hanno diritto». Esenti da ticket anche nuove patologie tra cui le broncopneumopatie croniche ostruttive
moderate, gravi o molto gravi, le patologie renali croniche, la sindrome da Talidomide, l'endometriosi. E i
donatori di organi. Svolta per i disabili gravissimi nel campo delle protesi e degli ausili di ultima generazione:
nei Lea vengono inseriti i computer che permettono ai malati di Sla o di altre patologie neurologiche di
comunicare e che le famiglie dovevano pagarsi. Andranno assicurati a chi è in condizioni particolarmente
invalidanti apparecchi acustici digitali, barelle per la doccia, carrozzine con sistema di verticalizzazione,
scooter a quattro ruote, kit di motorizzazione per carrozzine, sollevatori fissi e per vasca da bagno, sistemi di
sostegno per il bagno e carrelli servoscala. Tutti «lussi» che finora erano a carico delle famiglie, spesso
impossibilitate a garantirli, ma che avrebbero offerto ai malati la qualità della vita senza la quale una patologia
diventa fonte di umiliazione. Un tema più volte denunciato su questa pagine. A fronte di tante nuove
prestazioni c'è anche la volontà di tagliare gli sprechi. E questa sì è la vera sfida che il Sistema sanitario si
appresta ad affrontare d'ora in avanti tra esami di troppo, fiumi di parti cesarei, lungodegenze inutili.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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i nuovi «Livelli essenziali di assistenza»
29/01/2015
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 14
(diffusione:69063, tiratura:107480)
I consiglieri: devono andare al no profit, la Giunta cambi le regole
GIULIA BONEZZI
di GIULIA BONEZZI MILANO CAMBIARE le regole stabilite l'anno scorso per la dismissione dei beni «mobili»
degli ospedali - arredi, ma anche costose apparecchiature biomedicali e informatiche : lo chiedono alla Giunta
lombarda i consiglieri del Pirellone, con l'obiettivo di blindare l'assegnazione delle attrezzature ancora
funzionanti a fini umanitari. Come prevede peraltro una legge regionale, sempre del 2014, intervenuta sulla
materia (che è disciplinata fin dal 2001 in Lombardia) proprio per facilitare l'accesso gratuito ai beni da parte
di enti, associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro. L'INTENTO della commissione Sanità è
disinnescare certi effetti potenziali di una delibera approvata a settembre dall'esecutivo per definire la nuova
procedura. Una procedura che introduce l'obbligo di disporre una valutazione economica delle attrezzature
anche quando sono già ammortizzate a bilancio; e lascia ai dirigenti degli ospedali, accanto alla facoltà di
donarle direttamente o con l'aiuto della Regione, quella di metterle a gara pubblica «per il residuo valore».
Insomma, di venderle. Aprendo una partita diversa, nella quale, osservano i consiglieri regionali in una
proposta di risoluzione approvata ieri in commissione, «gli enti di volontariato e con fini filantropici non
sarebbero in condizione di competere». E imprenditori «profit», invece, potrebbero accaparrarsi a poco
prezzo le attrezzature, sistemarle e rivenderle, realizzando ampi margini. Il rischio è «alimentare un mercato
parallelo milionario», chiarisce Angelo Capelli del Ncd, autore della risoluzione che è stata votata da tutti i
partiti tranne i 5 Stelle (astenutisi chiedendo più controlli sulla destinazione effettivamente al no profit). Il
documento impegna la Giunta a modificare la procedura, imponendo che i beni possano esser messi all'asta
solo dopo «un congruo periodo di tempo, non inferiore a 90 giorni», durante il quale l'ospedale dia «ampia
pubblicità, anche a mezzo degli organi di comunicazione e di internet» alla disponibilità delle attrezzature; e
solo se, in questo intervallo, nessun ente senza scopo di lucro si sarà fatto avanti per averle gratis. «Andiamo
a correggere un grave errore commesso dalla Giunta - commenta Capelli - e a rispettare pienamente lo
spirito della normativa regionale» che, ricorda, prevede l'obbligatorietà della dismissione gratuita per le
apparecchiature già ammortizzate a bilancio. «Noi avevamo sollevato questo problema per primi - ricorda
Carlo Borghetti del Pd -. Siamo soddisfatti, ma lo saremo del tutto solo quando la Giunta avrà effettivamente
modificato le la procedura». [email protected] Image: 20150129/foto/973.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Vecchie attrezzature degli ospedali«La Regione disinneschi il business»
29/01/2015
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 15
(diffusione:69063, tiratura:107480)
I dati 2014 dell'Asl. La Filcams: serve più prevenzione
MILANO SORVEGLIANZA sanitaria nelle imprese, la Filcams Cgil lancia l'allarme. Numeri alla mano. Sì,
perché, secondo i dati 2014 raccolti dall'Asl Città di Milano, la gran parte dei giudizi di idoneità emessi dai
medici aziendali (e poi impugnati dai dipendenti) va riscritta. Ecco le statistiche nel dettaglio, presentate ieri
mattina nel corso dell'assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls): nel 9% il
parere del camice bianco di turno viene revocato dall'organo di vigilanza (l'Asl competente per territorio),
mentre nel 68% nei casi viene riformato; solo il 23% passa indenne l'esame. Tradotto: più di 3 certificati su 4
vengono rivisti o cancellati, nella peggiore delle ipotesi. Così capita che un'addetta alla panetteria di un centro
commerciale venga licenziata a seguito di un giudizio di inidoneità totale emesso dal medico competente
sulla base di un'allergia ai farinacei, salvo poi essere reintegrata perché perfettamente in grado di svolgere
un'altra mansione. Oppure succede che un'altra lavoratrice del reparto pescheria affetta da osteoporosi
venga lasciata a casa perché non più capace di sollevare carichi superiori ai 10 chili di peso. La motivazione:
impossibile ricollocarla in un altro posto più adatto alla sua parziale inidoneità. Sono solamente due dei casi
di una lunga serie, fa sapere Giorgio Ortolani, segretario della Filcams, la sigla della Cgil che si occupa dei
lavoratori di commercio, turismo e servizi: «Ormai la tendenza è consolidata», sottolinea. AFFERMAZIONE
suffragata dai dati Asl del 2013, che riportano percentuali del tutto analoghe: 7% di giudizi revocati, 67%
modificati e 26% confermati. Non basta. Ortolani parla pure delle patologie in crescita tra i dipendenti della
grande distribuzione, come certificato da diverse indagini delle Asl di mezza Italia: «Eppure ragiona il numero
uno della Filcams Cgil in tutte le aziende oggetto delle indagini sono presenti uno o più medici competenti che
non hanno mai, o quasi mai, segnalato la presenza di malattie professionali legate all'attività lavorativa».
Conseguenza: «È ovvio che qualcosa nella sorveglianza sanitaria non quadra». Ecco la ricetta: «Serve più
prevenzione da parte delle imprese per anticipare i problemi». Nicola Palma [email protected]
Image: 20150129/foto/984.jpg
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Controlli sanitari nelle imprese:«Da rifare 3 giudizi medici su 4»
29/01/2015
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 17
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi
Consegnati 2 milioni di euro a 66 camici bianchi
CLAUDIO CABONA
«LA PRIMA parte di una lunga battaglia si è chiusa. In Liguria potenzialmente ci potranno essere fra i 3.500 e
4.500 nuovi ricorsi. Sta per iniziare una seconda partita», spiega Enrico Bartolini, presidente dell'Ordine dei
Medici di Genova. Nella giornata di ieri sono stati consegnati, come risarcimento, assegni per un totale di 2
milioni di euro a 66 medici liguri che hanno frequentato le scuole di specializzazione post-laurea, ma a cui lo
Stato italiano non ha riconosciuto la borsa di studio prevista dalle direttive europee. Una cifra che fotografa un
successo ottenuto dopo tre anni di battaglie legali in Liguria, più di dieci in tutta Italia, e che potrebbe creare
un effetto domino, portando migliaia di medici a intraprendere la strada legale per veder riconosciuto un loro
diritto. Un nuovo fiume di ricorsi che si appresta a rompere gli argini. «I tribunali di tutta Italia, compreso
quello di Genova, continuano a dar ragione ai camici bianchi a cui è stata negata la borsa di studio durante la
scuola post laurea tra il 1982 e il 2006 - spiega Sara Saurini, avvocato responsabile dell'area legale di
Consulcesi - il caso ligure è arrivato a un punto di svolta. Su scala nazionale si prevede che lo Stato, nei
prossimi anni, possa arrivare a risarcire oltre 4 miliardi di euro». Il popolo degli ex specializzandi è uno
spaccato umano e sociale fatto di sacrifici economici, di rinunce e di mancanza di tutele. E tutto questo
nonostante orari di lavoro che potevano anche superare le dieci ore giornaliere. Un caso emblematico è
quello di Italo Francesco Borini, chirurgo, 58 anni, che dopo due specializzazioni, una all'ospedale San
Martino e l'altra all'Istituto Gaslini, è emigrato all'estero, rendendosi subito conto della differenza di
trattamento. «Dopo anni e anni di specializzazioni non retribuite in Italia, sono andato in Francia, in Belgio e
anche in America - racconta con amarezza Borini - mi sono sentito un medico di serie b, constatando sin da
subito il solco che ci differenzia dalle normative degli altri Paesi. All'estero, per le specializzazioni, ci sono
compensi, orari e mansioni precise, questo è uno dei motivi per cui tantissimi giovani si specializzano, ancora
oggi, fuori dai confini italiani. Questo risarcimento è una piccola grande vittoria». Anche Emilia Cannata,
pediatra, ricorda quegli anni di sacrifici e abnegazione. «Negli anni '80 ho seguito due corsi di
specializzazione, passando otto anni al Gaslini - racconta Cannata - per farlo mi sono traferita da Savona a
Genova, prendendo una casa in affitto. Lavoravamo senza ricevere compensi, turni anche da dodici ore al
giorno, con le stesse mansioni e responsabilità di un assistente regolarmente pagato. Per provare a
racimolare qualche soldo diventai guardia medica. Poi a 29 anni sono rimasta incinta, mi stavo
specializzando presso il reparto di malattie infettive e dall'ospedale mi dissero: "non hai copertura
assicurativa, per evitare infezioni è meglio se per un po' resti a casa". Ecco le condizioni in cui operavamo. Il
risarcimento ottenuto, finalmente, mi fa pensare a quegli anni con meno amarezza».
Foto: Enrico Bartolini
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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L'ASL RISCHIA DI DOVER PAGARE ALTRI RISARCIMENTI
29/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 13
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Il laser più potente del mondo
Colpisce per un miliardesimo di milionesimo di secondo
ETTORE BIANCHI
Si chiama Apollo, è in fase di realizzazione in Francia e sarà il laser più potente del mondo. Gli scienziati
stanno lavorando a questo progetto nei sotterranei del Cea, il commissariato dell'energia atomica, tra le mura
del vecchio acceleratore lineare di Saclay, che venne smantellato una decina d'anni fa. Lo spazio di lavoro
poggia su un pavimento in cemento alto due metri. Esso, spiega François Amiranoff, direttore del Centro
nazionale francese di ricerca, permette di avere una stabilità assoluta, ideale per sperimentare nell'ottica di
alta precisione. Inoltre alcuni esperimenti possono generare radiazioni pericolose e, per proteggersi, è suffi
ciente chiudere le porte di cemento che hanno uno spessore di 5 metri. L'insieme delle installazioni d'Oltralpe
è costato circa 50 milioni di euro, stipendi del personale esclusi: la somma comprende invece le spese di
funzionamento fi no al 2019. I vari elementi del laser vengono costruiti in pezzi che vengono staccati in vari
laboratori della piattaforma di Saclay. Essi con uiranno gradualmente nella grande sala di 700 metri quadrati
riservata ad Apollo, che sarà 100 volte più potente del suo predecessore. D'altro canto, ricordano gli
scienziati, un laser molto potente necessita di un'area molto ampia. Apollo è classifi cato come laser a elevata
intensità: si tratta di concentrare una notevole energia in un tempo molto breve per guadagnare potenza. Ciò
avviene attraverso la realizzazione di un fascio di luce omogeneo del diametro di 40 centimetri, che viene
amplifi cato in speciali cristalli da parte di laser ausiliari. Questa luce è concentrata contemporaneamente
nello spazio e nel tempo per farne un impulso micrometrico estremamente breve. Si parla dunque di qualche
femtosecondo, cioè alcuni miliardesimi di milionesimi di secondo: un tempo così corto da poter raggiungere
una potenza astronomica di 10 petawatt, l'equivalente di un milione di reattori nucleari. Ciò corrisponde a
dieci volte Bella, l'attuale laser più potente funzionante sul pianeta. Gli impulsi di questo laser non possono
essere diffusi nell'aria perché eliminerebbero tutti gli elettroni delle molecole incontrate sul loro cammino,
facendo un rumore assordante. Perciò la compressione avviene in un grande contenitore sottovuoto, che nel
caso di Apollo avrà diversi metri di diametro. L'avvio degli esperimenti è atteso nel 2016. Grazie a questa sofi
sticata apparecchiatura, gli scienziati potranno esplorare territori finora sconosciuti nell'ambito dell'interazione
fra luce e materia. Si tratta di conoscenze molto preziose soprattutto nel campo astronomico, per analizzare
alcuni fenomeni particolari come la nascita delle stelle e i buchi neri. Ma Apollo sarà utile anche nelle
applicazioni medicali: è il caso della protonterapia, una forma particolare di radioterapia impiegata nella cura
dei tumori. Inoltre sarà possibile creare fonti di raggi X molto brevi e ben controllati, che potranno essere
impiegati in medicina, nell'archeologia e nella fi sica dei materiali. Del resto, il laser è ormai ovunque: nelle
trasmissioni di dati in fi bra ottica (Internet), nel taglio laser a livello industriale e nella microinformatica, dal cd
al dvd. © Riproduzione riservata
Foto: I primi esperimenti con il nuovo laser sono attesi nel 2016
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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Si chiama Apollo, è in costruzione in Francia e può produrre un fascio di 10 petawatt
29/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 19
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Scuole di specializzazione mediche al restyling. Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca
Stefania Giannini ha fi rmato l'atteso decreto. La durata delle scuole viene ridotta mediamente di un anno.
Non esisteranno più percorsi di studio di 6 anni: potranno essere di 3, 4 o 5 anni al massimo. Per diventare
chirurghi generali o neurochirurghi, per esempio, serviranno 5 anni di formazione e non più 6. Scuole come
geriatria, dDermatologia, oOftalmologia, dureranno 4 anziché 5 anni. La riduzione del percorso di studio
riguarda oltre 30 Scuole su 55. È previsto anche l'accorpamento di cinque scuole precedentemente esistenti,
mentre due (medicina aeronautica e spaziale e odontoiatria clinica generale) vengono soppresse. Le scuole
di specializzazione passano dalle attuali 61 a 55. Gli specializzandi assumeranno una progressiva
responsabilità durante il periodo di formazione, soprattutto nell'ultimo anno di corso. Il provvedimento rafforza
l'integrazione fra il sistema sanitario e quello universitario. Dopo la fi rma del ministro Giannini ora il decreto
passa alla fi rma del ministro della salute Beatrice Lorenzin.
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Specializzazioni mediche al restyling
29/01/2015
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 24
(diffusione:136993, tiratura:176177)
«L'ambulatorio è in agonia»
«CHE LE PROMESSE della Asl fatte lo scorso settembre ai sindaci della Valdisieve siano state solo un'altra
perdita di tempo lo si vede da come è stato condotto l'ambulatorio in questi ultimi mesi. Dal primo giugno al
31 dicembre 2014 all'ambulatorio, che dallo scorso maggio permetteva anche ai pazienti diabetici insulinodipendenti di accedere in due ogni quindici giorni, si sono presentate 27 persone». A dirlo è Marco Passerotti,
presidente dell'associazione Diabetici della Valdisieve, in relazione alla riorganizzazione dell'ambulatorio
diabetologico della zona. «Di queste persone, tre sono insulino-dipendenti, altre tre in terapia orale e quattro
in terapia mista. La somma non fa 27 e degli altri non si sa che fine abbiano fatto. Per certo si sa soltanto che
almeno 350 si servono ora dell'ospedale di Borgo San Lorenzo e gli altri si sono indirizzati a Careggi o
Torregalli. All'ambulatorio in questo periodo sono andati i diabetologi di Torregalli e quelli di Borgo San
Lorenzo e Ponte a Niccheri. Quindi ogni quindici giorni medici ospedalieri venuti apposta a San Francesco a
prestare un servizio non rispondente alla vera richiesta. Ragione per la quale, da gennaio, all'ambulatorio
diabetologico si presenta solo la dottoressa Baggiore, responsabile della diabetologia della Asl 10, anche se
non c'è nessun paziente prenotato». Il riassunto, per Passerotti, è chiaro: «Siamo di fronte all'agonia di un
servizio, premeditata e reiterata da una Asl che bada solo a far apparire piuttosto che a rendersi efficiente ed
efficace. Ai diabetici della Valdisieve che fanno insulina non resta che aspettare la famosa convenzione con
la quale i servizi sanitari territoriali verranno ridefiniti tra sindaci e Asl». Leonardo Bartoletti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015
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DIABETICI A SAN FRANCESCO
29/01/2015
Panorama - N.5 - 4 febbraio 2015
Pag. 30
(diffusione:446553, tiratura:561533)
Un nuovo farmaco a base di cannabinoidi si è dimostrato efficace nelle crisi gravi e resistenti alle terapie.
(Paolo Papi)
Tutto iniziò nel 2012, in Colorado, uno dei primi Stati americani a legalizzare la marijuana. Charlotte Figi,
cinque anni e affetta da una grave forma di epilessia, riprese una vita quasi normale grazie ai farmaci a base
di cannabinoidi Cbd, che presero a circolare informalmente nelle famiglie delle persone colpite da crisi
epilettiche resistenti alle terapie tradizionali. Oggi siamo alla fase finale, all'ultimo trial clinico, quello che viene
effettuato su un campione vasto di pazienti prima della messa in commercio del farmaco: l'Epidiolex,
costituito al 98 per cento da cannabidiolo puro e privo di Thc (la sostanza stupefacente) potrebbe essere
messo presto in vendita negli Stati Uniti e in Inghilterra. E, successivamente, in altri paesi tra cui l'Italia. Una
speranza per quel 20-30 per cento di pazienti con epilessia grave e farmaco-resistente: nel nostro Paese
sono 100 mila persone su un totale di 350 mila con questa malattia (lo 0,6 per cento della popolazione).
«Bisogna avere tutte le evidenze scientifiche, ma i test sugli animali e le esperienze cliniche sulle sostanze a
base di cannabinoidi Cbc sono incoraggianti: il farmaco potrebbe costituire un valido aiuto» conferma
Antonino Romeo, uno tra i massimi esperti italiani di epilessia nell'età evolutiva e direttore del Centro
regionale per l'epilessia e neurologia pediatrica dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il rischio semmai è
un altro, ora che il farmaco non è ancora sul mercato e crescono le aspettative: il fai-da-te, ossia genitori di
bambini epilettici (e nei quali le cure tradizionali non funzionano) che si organizzano da soli e si fanno
preparare la sostanza dal farmacista «amico». «Questi prodotti sono comunque medicamenti e vanno
somministrati a dosi adeguate, sotto il controllo di un esperto in epilettologia e in farmacologia» conclude
Romeo. (Paolo Papi)
Foto: 20-30 per centO dei pazienti Con epiLessia resistente ai farMaCi.
Foto: In Italia 350 mila persone soffrono di epilessia. Ogni anno ci sono 25 mila nuovi casi, tra cui soprattutto
bambini e adolescenti.
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La cannabis che cura l'epilessia