scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 29 gennaio 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Le 139 morti nel turno dell'infermiera indagata 5 29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale La campagna per curare i tumori dei teenager 7 29/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale Giglio, la tecnologia italiana per i farmaci monodose sbarca negli ospedali inglesi 8 29/01/2015 Corriere della Sera - Milano UN'IDEA (SANA) PER VALORIZZARE I RICERCATORI 9 29/01/2015 Il Sole 24 Ore Il software italiano che piace agli inglesi 10 29/01/2015 Il Sole 24 Ore Roche, sale il fatturato ma l'utile cala del 16% 11 29/01/2015 La Repubblica - Bari Bollettino dell'influenza tre morti in un giorno 12 29/01/2015 La Stampa - Torino Non autosufficienti, le risorse saranno anticipate dalle Asl 13 29/01/2015 Il Messaggero - Roma Medico e top lo stile in corsia 14 29/01/2015 Il Giornale - Nazionale Ospedali da incubo Ad Avezzano l'attesa può uccidere 15 29/01/2015 Avvenire - Nazionale Batteri "buoni" e aria aperta contro le allergie 16 29/01/2015 Avvenire - Nazionale Percorso di bioetica per gente consapevole 17 29/01/2015 Avvenire - Nazionale Malattia non è sinonimo di abbandono 18 29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano Vecchie attrezzature degli ospedali«La Regione disinneschi il business» 19 29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano Controlli sanitari nelle imprese:«Da rifare 3 giudizi medici su 4» 20 29/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi 21 29/01/2015 ItaliaOggi Il laser più potente del mondo 22 29/01/2015 ItaliaOggi Specializzazioni mediche al restyling 23 29/01/2015 QN - La Nazione - Firenze «L'ambulatorio è in agonia» 24 29/01/2015 Panorama La cannabis che cura l'epilessia 25 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 20 articoli 29/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INCHIESTA DI RAVENNA Le 139 morti nel turno dell'infermiera indagata Andrea Pasqualetto In due anni, dall'aprile 2012 all'aprile 2014, nel settore e durante il turno di lavoro della quarantaduenne Daniela Poggiali, si verificarono 139 decessi «anomali»: a rivelarlo è una perizia sull'infermiera dell'ospedale di Lugo di Romagna. a pagina 25 «Così l'infermiera sceglieva chi doveva vivere o morire» Ravenna, 139 decessi nel reparto in cui lavorava NOSTRO INVIATO BOLOGNA Scrivono di una donna crudele, spregiudicata, diabolica. Una Jolly Jane italiana, un angelo del male. Una bionda e sorridente infermiera con un folle pensiero nella testa: «Si era erta ad arbitro della vita e della morte dei pazienti». I giudici di Bologna non usano mezzi termini per motivare il no alla scarcerazione di Daniela Poggiali, la quarantaduenne ex addetta al settore C del reparto di Medicina dell'ospedale di Lugo di Romagna (Ravenna), arrestata il 9 ottobre dello scorso anno con l'accusa di aver ucciso un'anziana paziente nel modo più invisibile: iniezione di cloruro di potassio, sostanza letale che non lascia tracce. Poggiali è accusata di un solo delitto ma nelle 25 pagine di ordinanza del Riesame si aprono scenari da serial killer. «I risultati della consulenza statistica depongono per un'opera sistematica di eliminazione di ricoverati», annotano i giudici, definendo agghiaccianti le conclusioni dell'Istituto di medicina legale di Verona, al quale la procura di Ravenna aveva assegnato il compito di esaminare i decessi dei pazienti della clinica dall'aprile del 2012 al novembre 2014. Cosa dice, dunque, questa consulenza firmata dal professor Franco Tagliaro e consegnata la settimana scorsa agli inquirenti finendo così per piombare come un macigno sul banco del giudizio? «Dei 191 decessi nel periodo di servizio della Poggiali all'Ospedale (dall'aprile 2012 all'aprile 2014, ndr) 139 si sono verificati nello stesso settore in cui, in quel momento, stava lavorando l'indagata... Il tasso di mortalità settimanale, quando era in servizio, è risultato estremamente più elevato rispetto a quello osservato nel periodo in cui non era in servizio». Dati ritenuti quantomeno anomali. «Il numero dei morti nel reparto in cui la Poggiali prestava servizio è superiore di due volte e mezzo rispetto a quello dei decessi osservati quando la stessa risultava assegnata al settore opposto», aggiungono. Il caso? La sfortuna? O c'è dell'altro? L'analisi epidemiologica è articolata e prende in considerazione in particolare gli ultimi sei mesi di attività. «Emerge un significativo eccesso di mortalità quando c'era la Poggiali. Tale eccesso, nell'ultimo semestre, è risultato addirittura esplosivo... Il numero di decessi eccedenti la quota "naturale" può essere stimato in 87». Gli esperti hanno infine esaminato il periodo in cui l'infermiera non ha più messo piede in corsia, da aprile a novembre dello scorso anno, dopo la sospensione dal servizio proprio a seguito dell'indagine. «È stata registrata una significativa riduzione del tasso di mortalità». Fin qui, i giudici di Bologna. Il procuratore di Ravenna, Alessandro Mancini, che chiederà il giudizio immediato, ha ieri annunciato che verificherà «se tutto questo poteva essere evitato e, se sì, da chi non è stato evitato». La difesa cosa ne pensa? «Penso che si dovrebbe parlare di un solo delitto, visto che la mia assistita è accusata di quello e non di altro - ha replicato l'avvocato Stefano Dalla Valle, difensore dell'indagata - E penso che la valutazione dei fatti su base statistica lasci un po' il tempo che trova. Bisognerebbe considerare le molte variabili che condizionano i dati, come il fatto che la mia assistita lavorava molto più della media. Ma anche considerando il solo delitto contestato io dico una cosa: la signora deceduta non è stata uccisa, è morta di ictus». Cioè? «Dimostrerò che la signora aveva solo un ventricolo danneggiato. Il potassio avrebbe bruciato tutto». Per i giudici non è così: «Fu la causa esclusiva... La Poggiali uccide in forma di veneficio, non per pietas nei confronti delle sofferenze di anziani malati terminali». E anche nella cura avrebbe «utilizzato metodi vessatori, mortificanti e crudeli, con dosi massicce di sedativi e purghe.... Gli anziani erano strumento di punizione delle colleghe invise». Tutti fatti che sembrano fare a pugni con il ritratto che di lei fanno alcune colleghe: era esuberante ma anche molto brava, generosa, veloce e grande lavoratrice. Ma da Bologna il giudizio è pesantissimo: «Dispensatrice di morte, un SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 5 29/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato autentico pericolo pubblico». Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA L'accusa Secondo i giudici usava «metodi vessatori, mortificanti e crudeli, con sedativi e purghe» La vicenda Daniela Poggiali, 42 anni, di Forlì, faceva l'infermiera all'Ospedale di Lugo di Romagna (Ravenna), dove era stata assunta nel 2008 L'infermiera è stata arrestata il 9 ottobre dello scorso anno per l'omicidio di Rosa Calderoni, un'anziana paziente Poggiali è indagata anche per vilipendio di cadavere per le foto choc (sopra) scattate con un'altra paziente morta L'ordinanza 1 Nel documento si parla di eccesso di mortalità con la donna in servizio 2 Per i giudici era in atto una sistematica eliminazione di ricoverati 3 La filosofia di Poggiali era, per i giudici, decidere la vita e la morte SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 6 29/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 27 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fondazione Veronesi La campagna per curare i tumori dei teenager Marta Ghezzi Per diagnosticare un tumore a un bambino ci vogliono 40 giorni; 140 per un adolescente. I ragazzi tergiversano di fronte ai segnali d'allarme del corpo. E perfino i medici di base non considerano con attenzione i primi sintomi. In Italia si ammalano ogni anno di cancro 1.600 bambini e 1.000 adolescenti. Guarisce il 70%, con punte del 90% per alcune leucemie. Il successo è in diagnosi veloci e cure efficaci. Con il progetto Gold for Kids, Fondazione Veronesi sostiene l'oncologia pediatrica: nel 2014 ha raccolto 130 mila euro e aperto 4 protocolli di cura pediatrici. «Nel 2015 puntiamo a 12 protocolli», annuncia Umberto Veronesi. La fondazione con le associazioni Aieop, Siamo, Aiom e Fiagop, lancia dall'8 al 23 febbraio una raccolta fondi (sms e chiamate al 45595). Il nuovo focus è sul ritardo di cura dei teenager: ai ragazzi è rivolta la campagna, #fattivedere, con Francesco Facchinetti e Michele e Andrea di Radio Deejay. «Creeremo centri su misura per loro» dice Andrea Ferrari dell'Istituto dei Tumori di Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 7 29/01/2015 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 39 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Accordo a Leicester Giglio, la tecnologia italiana per i farmaci monodose sbarca negli ospedali inglesi Fabio Savelli «Niente è per caso». Stavolta verrebbe da dire suoni profetico il titolo dell'autobiografia di Bruno Giglio scritta a quattro mani con il giornalista Paolo Gentilotti. Il caso prende le sembianze di un convegno internazionale, un paio di anni fa, al quale partecipa il gotha della medicina inglese. Dove il presidente di Biomedica Santa Lucia ha la fortuna di spiegare ad un parterre specializzato chi sono «Sofia» e «Mario». Sofia è un software ideato e realizzato a Gragnanino, provincia di Piacenza, da un gruppo di giovani informatici e ingegneri italiani. Applicazione che permette di lavorare le confezioni originali dei farmaci ricavandone dosi unitarie da somministrare in maniera personalizzata ai pazienti in ospedale. «Mario» è invece un armadietto robotizzato, protetto anche da un brevetto statunitense, che assiste virtualmente ogni degente assicurando che segua la cura di cui ha bisogno. Il sistema fa innamorare gli inglesi a tal punto che Mario e Sofia sono da ieri utilizzati nell'ospedale pubblico di Leicester, nord di Londra. Primo nosocomio estero a dotarsi di una tecnologia totalmente italiana prodotta da una media azienda tricolore diretta emanazione dei fratelli Giglio (Bruno, appunto, Cavaliere del lavoro e Sergio, amministratore delegato). A capo del progetto c'è un ingegnere informatico di 36 anni di origini calabresi, Paolo Scarfone, ex consulente dell'azienda e ora trasferitosi nella contea di Leicestershire per proseguire la «campagna d'Inghilterra». L'obiettivo è replicare altrove il sistema di gestione che permette di eliminare sprechi perché nulla scade. Dice Bruno Giglio, padre benzinaio la cui attività imprenditoriale è cominciata con la distribuzione di bombole di gas metano, che «l'espansione oltreconfine di Biomedica è il sogno di una vita». Il modello d'altronde è uscito dalle stanze di Gragnanino, quartier generale del gruppo, grazie ad altri due giovani italiani: Fulvio Parenti, 33 anni, ingegnere piacentino, e Riccardo Schiavi, laureato in informatica. L'avvio delle attività Oltremanica avviene attraverso una società creata ad hoc a Londra, la Ibsl Uk partecipata anche da Dimitri Iesini, un avvocato d'affari della City. Ma al netto della struttura societaria conviene raccontare come nasce Biomedica. I capitali certo sono dei Giglio, dopo aver liquidato una serie di partecipazioni nella finanza (dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza a una quota rilevante di Unipol) e aver venduto ai francesi di Veolia le attività di distribuzione del gasolio. Ma l'intuizione del modello basato sullo spacchettamento dei farmaci va attribuito anche a due ingegneri che decisero di lasciare l'ospedale San Raffaele: Pierpaolo Liguori e Giorgio Pavesi. Compresero che la somministrazione puntuale delle dosi poteva diventare una «killer application». Soprattutto in tempi in cui la sanità pubblica è toccata dalla spending review. © RIPRODUZIONE RISERVATA La società Ingegneria Biomedica Santa Lucia è la società medicale del gruppo Giglio, diretta emanazione dei fratelli Bruno, insignito dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro, e Sergio Il gruppo dal 2006 ad oggi ha triplicato il fatturato che tocca i 140 milioni di euro. Oltre 500 i dipendenti. Informatici, farmacisti, biologi, ingegneri con un'età media di 29 anni Ora lo sbarco in Inghilterra grazie al contratto firmato con l'ospedale di Leicester SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 8 29/01/2015 Corriere della Sera - Milano Pag. 10 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Aria di salute UN'IDEA (SANA) PER VALORIZZARE I RICERCATORI Sergio Harari Laboratori di ricerca non solo al servizio del malato ma anche della Regione, per sviluppare e sperimentare nuovi modelli di organizzazione sanitaria: questo potrebbe essere il futuro riservato ai 19 IRCCS lombardi. Il primo banco di prova potrebbe essere l'istituzione di un nuovo ruolo contrattuale per i ricercatori, che possa consentire maggiore flessibilità organizzativa, permettendo di attrarre professionalità dall'estero, ma anche di trattenere nel nostro Paese tanti giovani di valore che oggi faticano a trovare degna collocazione. Altro terreno di sperimentazione potrebbe essere quello dei nuovi modelli assistenziali per il malato cronico nel suo percorso tra ospedale e territorio, valutando i risvolti scientifici e organizzativi. Un lavoro che potrebbe aprire un ulteriore spazio di valorizzazione a queste istituzioni, che rappresentano una specificità italiana al servizio del paziente e del nostro Servizio Sanitario. [email protected] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 9 29/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 10 (diffusione:334076, tiratura:405061) Il software italiano che piace agli inglesi Natascia Ronchetti SISTEMA INNOVATIVO Brevetto internazionale dell'Ingegneria Biomedica Santa Lucia che garantisce la somministrazione personalizzata ai pazienti GRAGNANINO (PIACENZA) In Gran Bretagna è stato ribattezzato "progetto Optimed". È l'innovativo sistema di gestione dei farmaci, contro gli sprechi sanitari e il rischio clinico, brevettato da Ingegneria Biomedica Santa Lucia, l'azienda del gruppo Giglio che dal Piacentino si sta espandendo all'estero, grazie all'investimento sull'adeguamento del software "Sofia", che garantisce somministrazioni medicinali personalizzate ai pazienti, azzerando il pericolo di errori e abbattendo lo spreco di farmaci. Prima tappa la clinica universitaria di Leicester, l'ospedale pubblico (1.800 posti letto) che dopo una valutazione durata due anni ha dato il via libera all'installazione del sistema: permette di disporre le terapie, in automatico, direttamente in reparto. Una commessa che a regime vale per l'impresa emiliana circa 2 milioni di sterline all'anno. E soprattutto un progetto pilota che le spalanca le porte dei sistemi sanitari di altri Paesi. «È già partita la promozione anche in Spagna, Belgio, Francia, Brasile e Turchia», spiega Pierangelo Liguori, ai vertici della controllata dal gruppo Giglio, quartiere generale a Gragnanino, un fatturato in crescita costante che ha raggiunto i 134 milioni di euro e che in base al piano di sviluppo dovrebbe raggiungere nel 2016 i 180 milioni. «I nostri brevetti - prosegue Liguori - sono riconosciuti a livello internazionale, anche negli Stati Uniti. Questo ci consente di realizzare un programma di crescita all'estero». Il debutto inglese - ieri a Leicester è avvenuta l'inaugurazione del nuovo sistema di somministrazione, con la partecipazione dell'ambasciatore italiano Pasquale Terracciano - è stato preceduto dalla costituzione da una sussidiaria, la Ibsl, con sede a Londra. Il processo automatizzato che consente di ricavare dai blister medicinali le dosi unitarie di farmaco, si realizza attraverso il software Sofia e l'armadio robotizzato denominato "Mario". E consente alle strutture ospedaliere di ridurre sensibilmente la spesa farmaceutica. In Italia è già stato installato in vari ospedali, dal San Martino di Genova al San Camillo Forlanini di Roma (complessivamente l'azienda è presente in 280 strutture sanitarie). I servizi di gestione dei farmaci in dose unitaria e di tracciabilità dei dispositivi medici, che si affiancano alle attività storiche dell'ingegneria clinica e della gestione energetica, vengono coordinati dalla sede centrale della Santa Lucia, attraverso la creazione di presidi tecnologici che operano direttamente negli ospedali serviti, con personale del posto e dipendenti dell'azienda. Un'attività, anche di servizio, che ha lanciato l'impresa piacentina verso una crescita esponenziale seguita da un boom di assunzioni che ha portato il gruppo, in decisa controtendenza, ad aumentare i dipendenti, tra biologi, farmacisti, ingegneri biomedici, informatici. Erano poco più di 130 nel 2006, oggi sono 491. Adesso l'investimento sull'espansione all'estero prosegue con l'internazionalizzazione del software, per adeguarlo ai sistemi sanitari dei vari Paesi. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Biomedicale. Farmaci sicuri in ospedale 29/01/2015 Il Sole 24 Ore Pag. 24 (diffusione:334076, tiratura:405061) Roche, sale il fatturato ma l'utile cala del 16% Balduino Ceppetelli Lino Terlizzi Il gigante elvetico Roche nel 2014 ha registrato un calo dell'utile netto del 16%, a 9,54 miliardi di franchi. Il giro d'affari è invece salito dell'1% a 47,46 miliardi. L'utile resta dunque consistente, ma sul risultato hanno pesato riduzioni di valori patrimoniali immateriali, il rifinanziamento di parte dei debiti a lungo termine, i costi di ristrutturazione. Sul fatturato si è fatto sentire il franco forte: a tassi di cambio costanti la progressione sarebbe stata del 5%. Il ceo Severin Schwan ha precisato che il 18% dei costi operativi sono generati in Svizzera. Non sono però previste misure particolari per far fronte all'evoluzione del cambio. «Continuiamo ad accrescere la produttività in Svizzera e a investire qui», ha affermato Schwan. La divisione principale, Pharma, ha aumentato le vendite dell'1% (+4% al netto degli effetti valutari) a 36,70 miliardi di franchi. In particolare il medicinale contro il cancro al seno Perjeta ha registrato un +189%; aumento robusto anche per l'anti-influenzale Tamiflu (+54%). Il contributo maggiore al fatturato è comunque venuto dagli antitumorali Rituximab (6,9 miliardi) e Avastin (6,4 miliardi). La divisione Diagnostics ha registrato un fatturato di 10,77 miliardi (+6%). Nonostante il calo dell'utile, il cda proporrà un aumento del dividendo (il 28esimo consecutivo) del 3%, a 8 franchi per titolo. I dati Rosui ricavi hanno superato le attese (ha deluso invece l'utile) e ieri a Zurigo il titolo è sceso del 2,18%. Per il 2015 Roche si aspetta un aumento dei ricavi, a tassi di cambio costanti, nella forchetta medio-bassa a una cifra; progressi attesi anche per l'utile per azione. Per quanto riguarda l'Italia, Roche ha accusato a un lieve calo del fatturato, sceso a 820,3 milioni di euro (3%). «Certo - ha commentato l'ad di Roche S.p.A. Maurizio de Cicco - il calo c'è stato, ma è avvenuto in un contesto normativo ed economico complicato. Il dato inoltre ha scontato gli effetti dell'applicazione del meccanismo del payback ospedaliero (si veda il sito dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ndr) , che colpisce paradossalmente le aziende che investono maggiormente in innovazione e che offrono rivoluzionarie opzioni terapeutiche, cambiando la storia di alcune patologie come per esempio il tumore al seno». Per capire quando pesi questo sistema, basti pensare che il fatturato lordo di Roche Italia (ossia prima del payback) è stato di 922 milioni di euro, +3% sul 2013. E le previsioni per l'anno in corso parlano di un incidenza in crescita. De Cicco, pur soddisfatto delle recenti aperture del Governo verso il settore farmaceutico, ha lanciato un allarme: senza un reale cambiamento della governance del sistema farmaceutico nazionale, senza una certezza normativa e senza il rispetto delle regole il nostro paese perde di credibilità e attrattività e i big potrebbero investire altrove. Per quanto riguarda Roche per esempio il piano di sviluppo dello stabilimento di Segrate (Milano) è ancora in fase di valutazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Big Pharma. In Italia pesa il «payback» 29/01/2015 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Bollettino dell'influenza tre morti in un giorno LA PANDEMIA ANTONELLO CASSANO TRE nuovi decessi, casi gravi saliti a 25 e numero totale di pazienti influenzati giunto a quota 36mila, con un'incidenza di8 malati ogni mille abitanti. Ormaii danni causati dall'influenza stagionale aumentano di ora in ora. Ma quella di ieri è stata una giornata particolarmente negativa, visto che in 24 ore si sono contati tre nuovi morti: si tratta di un paziente di 76 anni ricoverato al San Paolo, una 78enne al Vito Fazzi e una donna di 62 anni al Miulli. SEGUA A PAGINA VII IN TOTALE il numero di morti causati da complicanze dovute al virus sono così passati da 2 a 5, se si considerano anche i casi del bimbo di 15 mesi deceduto a Lecce e della donna di 61 anni morta nei giorni scorsi al Di Venere. I dati sono confermati da Cinzia Germinario, a capo dell'Osservatorio epidemiologico regionale: «I deceduti erano tutti soggetti non vaccinati, alcuni con patologie pregresse. Quindi dovevano essere i primi a fare il vaccino per evitare complicanze. Il numero di morti è elevato, la situazione è simile alla pandemia del 2009 quando registrammo 10 decessi. L'aumento dei decessi è direttamente proporzionale con l'aumento degli ammalati. Purtroppo la curva epidemica è ancora in ascesa, per cui ci aspettiamo altri nuovi casi nei prossimi giorni». A preoccupare sono, infatti, anche i dati diffusi settimanalmente dall'Istituto superiore della sanità. La curva di incidenza del virus è passata da 7,23 malati per mille della settimana scorsaa8 per mille di questa settimana. «La curva è salita, ma piegata leggermente verso destra - spiega Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei Medici di Bari - questo vuol dire che ci stiamo avvicinando al picco influenzale. Man mano che aumentano i pazienti, salgono anche i casi dei pugliesi che finiscono in rianimazione. Per questo il livello di allerta è sempre molto alto». Il numero di malati, comunque, continua ad aumentare. Erano 30mila sette giorni fa, ora sono 36mila. In totale, sino ad ora sono stati circa 120mila i pugliesi colpiti dall'influenza: «Per sapere se abbiamo raggiunto il picco - ragiona Germinario dovremo aspettare la prossima settimana. Noi lo speriamo. Certo, se non ci fossero state tutte quelle informazioni sbagliate sul rischio vaccino, non ci sarebbero state tante vittime e tanti malati gravi». Anche questi ultimi sono in aumento. Due giorni fa erano 20 i pazienti in gravi condizioni ricoverati nei reparti di rianimazione pugliesi a causa di complicanze dovute al virus influenzale H1N1. Ieri il numero è salito a 25. Situazione difficile nell'Asl di Lecce, dove è stato disposto il blocco degli interventi programmati in tutti gli ospedali, mentre il personale medico e infermieristico delle sale operatorie andrà in supporto alle aree internistiche. A Lecce e provincia i casi accertati di H1N1 sono 8: «In altri 6 casi - conferma Giovanni Gorgoni, commissario straordinario dell'Asl leccese - siamo in attesa di risposta da parte dell'istituto di Igiene di Bari. Rinnoviamo l'invito ad effettuare la vaccinazione. Il vaccino in uso disponibile presso i medici di medicina generale copre diversi ceppi influenzali, incluso l'H1N1. In Puglia non abbiamo ancora toccato il picco influenzale e potrebbe crescere ancora il numero dei ricoveri per le conseguenze dell'influenza». PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'EMERGENZA 29/01/2015 La Stampa - Torino Pag. 41 (diffusione:309253, tiratura:418328) Non autosufficienti, le risorse saranno anticipate dalle Asl ALESSANDRO MONDO È finita nell'unico modo possibile: con le Asl richieste di anticipare le risorse destinate a garantire anche quest'anno il pagamento degli assegni di cura per garantire l'assistenza domiciliare. Le stesse Asl che nelle ultime settimane avevano cominciato a bloccarli, abbandonando le prime 300 famiglie alle loro difficoltà: 11 mila quelle che ine usufruiscono in Piemonte. Fondi garantiti Siamo nel perimetro del settore assistenziale. Il Fondo nazionale per le non autosufficienze è stato confermato anche quest'anno, e incrementato a 400 milioni (contro i 350 del 2014), ma non si sa quando verrà ripartito tra le Regioni, che lo cofinanziano. Fino a marzo, quando sarà approvato il bilancio, il Piemonte non è in grado di cofinanziare nulla (l'anno scorso aveva stanziato 67 milioni). Pagano le Asl Situazione esplosiva, affrontata dagli assessori Saitta (Sanità) e Ferrari (Politiche sociali) con i direttori delle Asl Torino 1,2,3,4. Al termine dell'incontro la decisione di ricorrere ad un'anticipazione di cassa delle aziende sanitarie in attesa di approvare il bilancio e stanziare i fondi previsti, che comunque saranno inferiori di qualche milione rispetto a a quelli garantiti dalla Regione nel 2014. «Gli interessati continueranno a ricevere gli assegni di cura senza interruzioni - spiegano i due assessori -. Già da venerdì saranno erogati gli assegni relativi al mese di gennaio». Prevista, entro l'anno, «una rivisitazione del sistema di gestione delle prestazioni socio-assistenziali». Polemica sui posti-letto Sul fronte della Sanità imperversano le polemiche. Forza Italia (Porchietto, Vignale) attacca la riduzione dei posti-letto per singola Asl - rispetto al presente lo scarto è di 1.600 posti, Torino dovrà rinunciare a 240 - e lancia una petizione contro la chiusura dell'ospedale di Lanzo: tema sul quale caricano anche i Cinque Stelle (Bono Batzella). «Il presidio di Lanzo resterà perché Ciriè non è in grado di dare risposte complete alla domanda di quel territorio - smentisce Saitta -. Bando alle strumentalizzazioni». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità: polemica sul taglio dei posti-letto 29/01/2015 Il Messaggero - Roma Pag. 44 (diffusione:210842, tiratura:295190) Medico e top lo stile in corsia Valeria Arnaldi Coreografia per bambole, fatine, nuvole e bolle di sapone, con una "spolverata" di glitter, sulle note del brano "Alegria" del Cirque du Soleil. Tra circo, appunto, e favola, tra clown fashion e damine da carillon, è stata una vera immersione nel fantastico, ieri, a segnare la presentazione della collezione primavera/estate "Sfere Alchemiche della stilista Vanessa Foglia , che per il lancio dei suoi nuovi modelli" ha scelto una passerella inusitata, l'ospedale Sant' Eugenio, all'Eur. Obiettivo, dimostrare che la moda può "limitarsi" a vestire corpi, ma anche ambìre a raccontare l'anima. E che, soprattutto, il fashion non deve creare costrizioni, con i suoi canoni rigorosi, ma divertirsi a giocare con se stesso e con le sue infinite tipologie di modelle. Molti i personaggi noti che hanno voluto applaudire le creazioni e la filosofia della designer. In prima fila, Sandra Milo che ha scelto un abito nei toni del rosa e del lilla, e Adriana Russo , in nero con gonna a righe larghe. E ancora, le fascinose Elena Russo e Marina Occhiena. Tra le ospiti, pure Mara Parmegiani . Ideale padrone di casa, il primario del reparto di Ematologia Paolo De Fabritiis . A sfilare nella sala affollatissima, sono state dottoresse, infermiere ed ex pazienti ospite d'onore, la modella Alexandra Lia , che ha vinto la sua battaglia con la malattia - decise a trasformarsi per un giorno in personaggi di un immaginario fiabesco, derivato direttamente dall'infanzia ma trasformato a misura di adulto. Per mostrare che non è mai troppo tardi per tornare piccoli. Ad aprire lo spettacolo, la voce di Sally Moriconi , nei panni di una bambola a carica, che ha tessuto la trama musicale della sfilata dal vivo. Tra sagome di aquiloni e palloncini, proiezioni di nuvole e luci, "omaggi" di farfalle e leccalecca consegnati da Massimo Ceccovecchi , di solito impegnato nella clownterapia, ieri, nei panni di una sorta di Cappellaio Matto, a mettersi in mostra sono state molte donneprincipessa, in abiti lunghi con gonne ampie, e diverse ragazze-Alice, con dress più pratici, tutti sempre giocati in abbinamenti di colori accesi, senza trascurare il nero, usato però per costruire forme, quasi a farsi "fumetto". Sul carpet anche Fabrizio Coniglio , che ha recitato una poesia sulla libertà di essere, crescere e sperare. Dalla moda all'arte. Cuore della serata è stato il live painting di Itto che ha dipinto un abito, trasformandolo in un monumento alla gioia, composto dalle parole "amare, vivere, nascere, essere". E, forse, sfilare. Ogni giorno sotto i riflettori della vita. Foto: In alto a sinistra e nelle foto qui accanto, alcuni momenti della sfilata con live painting all'interno dell'ospedale Sant'Eugenio In alto a destra, Mara Parmegiani con Vanessa Foglia e Paolo De Fabritiis Foto: FOTO CAPRIOLI/TOIATI SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La moda primavera-estate con modelle e location d'eccezione: sono dottoresse ed ex pazienti di Ematologia del Sant'Eugenio INIZIATIVA CHARITY 29/01/2015 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:192677, tiratura:292798) Ospedali da incubo Ad Avezzano l'attesa può uccidere Dani Lucangeli* Venerdì 16 gennaio ore 18:30, siamo andati in gita da CARSOLI ad AVEZZANO breve sosta a PESCINA per andare a SULMONA per poi andare a POPOLI e ritornare nuovamente a SULMONA, accompagnati da una Appendicite in Peritonite, e finalmente alle ore 10 del 17 Gennaio abbiamo abbandonato l'Appendicite. Raccontata così sembra già una situazione anomala ma, se vi racconto come è andata, converrete con me che è stata terrificante. La racconto; affinché nessun altro possa trovarsi più in queste situazioni imbarazzanti avvenute all'ospedale di AVEZZANO. A Carsoli, il nostro medico diagnostica a mio figlio, che si piegava dai forti dolori all'addome, una influenza tipica di questi giorni, fatte le cure prescritte e passata una mezzora i dolori erano ancora più lancinanti e decidiamo di portarlo al pronto soccorso. Arrivati «al non pronto soccorso di Avezzano» viene codificato con codice Giallo e, visitato con tutta calma tra un panino e l'altro, mentre lui si torceva dal dolore, viene esclusa l'Appendicite, eventualità riemersa dopo una successiva diagnosi seguita da richiesta di ricovero. Ma mancando i posti, viene suggerito il trasferimento all'ospedale di Sulmona. A questo punto il paradosso: una sosta a Pescina per «recuperare» un'altra paziente di 86 anni. A Pescina medici e infermieri, incapaci di gestire le priorità in base alla gravità suggeriscono la seguente procedura: «Scendiamo suo figlio dall'ambulanza, portiamo l'anziana a Sulmona poi torniamo e prendiamo suo figlio con sospetta Appendicite». Mentre scoppia la ovvia lite tra parenti dei due pazienti, io chiedo di portare con la mia auto mio figlio, nel frattempo rimasto al freddo in ambulanza senza assistenza per oltre 30 minuti. Alla fine il medico risolve suggerendo di far salire l'anziana su un'altra ambulanza che era lì ferma da ore. Arrivati a Sulmona alle 24 il medico di turno del reparto chirurgia visitava mio figlio che urlava dal dolore dicendomi, che lui non era in grado di diagnosticare nulla perché l'addome era tutto indurito senza la tac che ad Avezzano non avevano fatta: «Come mai vi hanno inviato qui? Non sanno che la nostra tac non funziona?». Viene attivata la richiesta di una nuovo trasporto in ambulanza per l'ospedale Popoli. Vengono finalmente somministrati antibiotici e anti dolorifici e dopo altre 2-3 ore si arriva a Popoli dove il personale specializzato per la Tac, pur avvisato per tempo, ancora non c'era, poi bisognava far scaldare la macchina, poi nella Tac non si vede bene l'appendice ma quella a contrasto non si può fare. Si riparte per Sulmona arrivando intorno alle 3, con i globuli bianchi saliti a 24.000: il chirurgo annuncia un'operazione d'urgenza se il valore sale ancora. Tra le 8 e le 9, un nuovo chirurgo dà il via libera. Alla fine possiamo dire di essere stati fortunati, l'appendice era andata in peritonite ma l'operazione è riuscita. La morale? Non andare al Pronto Soccorso di Avezzano perché rischiate di morire d'attesa. Ma non rassegnamoci a questa superficialità e scarsa organizzazione di chi è pagato per assistere le persone. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato la lettera 29/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:105812, tiratura:151233) A Roma le nuove linee guida internazionali indicate dal Bambino Gesù ALESSIA GUERRIERI Aria aperta, contatto con gli animali, esposizione al sole e latte non pastorizzato. Insomma fare con i bambini d'oggi come si faceva un tempo. Aggiungendo in più probiotici e vitamina D sin dalla gravidanza. Faranno sgranare gli occhi a molti genitori (e pediatri) i risultati di quindici anni di ricerca su cui si basano le Linee guida mondiali per la prevenzione delle allergie, presentate a Roma alla vigilia del congresso internazionale promosso dall'Organizzazione mondiale per le allergie (Wao) e Bambino Gesù. Raccomandare così cibi con microrganismi vivi (si trovano anche in yogurt e latticini) a donne in attesa d'un figlio, durante l'allattamento e nei primi anni di vita del neonato riduce il rischio di sviluppare allergie pediatriche - soprattutto eczemi rispettivamente del 9,15 e 5%. Se ai probiotici poi si aggiungono prebiotici (fibre) e alimenti ricchi di vitamina del sole, il pacchetto difesa è completo. Straprotetti, iper-igienizzati, supernutriti non è quindi la triade migliore per preservare i figli da asma, riniti e intolleranze alimentari. E nemmeno per far risparmiare il sistema sanitario. Le allergie, infatti, interessano un bambino su tre nel mondo e il 25% dei piccoli italiani, tre volte in più rispetto a 20 anni fa. La spesa media per ogni paziente, solo per le visite, oscilla tra 150 e 300 euro l'anno (il costo a carico del Ssn, secondo le stime Assobiomedica, sarebbe addirittura tra 1.000 e 1.400 euro). Applicare le linee guida, ammette Alessandro Fiocchi, responsabile Allergologia del Bambino Gesù, uno dei 25 autori del vademecum, «ridurrebbe del 9% le allergie pediatriche» e, visto che i bimbi fino a 10 anni con questa malattia in Italia sono 2 milioni, «i risparmi in termini di spesa pubblica» e tranquillità dei genitori sarebbero «importanti».Via libera dunque al contatto con gli animali, con il terreno, alla convivenza con i coetanei senza più la paura dei germi. Queste raccomandazioni «sono un punto di arrivo, ma anche di partenza» per tracciare un percorso di prevenzione, dice il presidente del nosocomio pediatrico romano Giuseppe Profiti, e «aumentare la sostenibilità» del sistema di cura. Ridurre l'incidenza delle allergie e i suoi effetti perciò, per il presidente della World Allergy Organization, Lanny J. Rosenwasser, è fondamentale soprattutto perché c'è una crescita di casi «nei Paesi occidentali o che si stanno occidentalizzando». Lo si è fatto con linee guida «adattabili a tutti i contesti geografici e svincolate da influenze commerciali». A pesare sull'aumento di queste patologie «i cambiamenti climatici e i differenti stili di vita», ricorda inoltre Ruby Pawankar, docente di Allergologia della Nippon medical school, per la quale nel 2025 «ci saranno 400 milioni di bambini allergici nel mondo», 100mila in più di adesso. Per questo serve «il coinvolgimento dei decisori politici» per fare prevenzione e risparmiare un piccolo tesoretto. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Batteri "buoni" e aria aperta contro le allergie 29/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:105812, tiratura:151233) Percorso di bioetica per gente consapevole MARINA TOMARRO In Italia esistono profonde differenze nell'assistenza infantile e le condizioni di rischio per la salute di tanti bambini, presenti soprattutto nelle regioni centromeridionali, sono molto alte. È questo il punto di partenza del convegno «Bambini e diseguaglianze», che si svolgerà sabato a Roma dalle 8.30 presso l'Aula Magna della Clinica pediatrica del Policlinico Umberto I. L'incontro, promosso dalla sezione Lazio della Società italiana di neonatologia e dall'Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria, si inserisce nel calendario di eventi promosso dalla diocesi in occasione della 37ª Giornata per la vita che sarà celebrata domenica. «Purtroppo le carenze dell'organizzazione sanitaria verso l'infanzia - spiega Mario De Curtis, ordinario di Pediatria alla Sapienza - sono davvero tante. Basti pensare che le cure palliative per i tumori infantili sono previste solo da tre regioni». E sempre sabato mattina presso il Gemelli i dipartimenti di ginecologia e ostetricia di Roma hanno promosso il convegno «Le nuove frontiere della diagnosi genetica». «Grazie alle nuove conoscenze del dna umano - illustra Domenico Arduini, direttore del dipartimento di ginecologia ed ostetricia dell'Università Tor Vergata - si possono fare diagnosi prenatali molto precise, che ci consentono di capire prestissimo le malattie del nascituro». Ma tutto ciò però può sollevare anche una serie di problemi etici: «Bisogna sempre capire - continua Arduini - come comunicare alla coppia che vuole avere un bambino notizie chiare, tenendo conto tuttavia che la certezza su possibili trasmissioni di malattie genetiche, non c'è mai». Altro tema etico di stretta attualità sarà al centro del convegno «Il fine vita senso e prassi» che si svolgerà il 3 febbraio alle 15 presso il Policlinico Tor Vergata, promosso dalle università Tor Vergata La Sapienza e Cattolica. Domenica alle 10.30, presso la chiesa di Santa Maria in Traspontina il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi presiederà la celebrazione eucaristica per la vita. Al termine i partecipanti si recheranno insieme con il cardinale vicario Agostino Vallini in piazza San Pietro, dove si uniranno alle altre rappresentanze del «popolo della vita» per l'Angelus col Papa. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Roma. / SUL CAMPO 29/01/2015 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:105812, tiratura:151233) Malattia non è sinonimo di abbandono LNell'elenco delle prestazioni garantite, aggiornate dopo 15 anni, anche 110 patologie rare, la maternità in provetta e i sistemi per far comunicare i malati di Sla Viviana Daloiso La questione delle coperture (quasi mezzo miliardo) è forse la meno importante, anche se alla fine sarà decisiva in Conferenza StatoRegioni, dove i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) saranno presentati a breve. In ogni caso, lo sforzo compiuto dal ministero della Salute per riorganizzare le prestazioni ospedaliere a carico del Servizio sanitario nazionale è certamente notevole. I lavori erano fermi al 2001, ed è evidente come in quasi 15 anni di tempo medicina e assistenza protesica abbiano fatto passi da gigante. Così come è evidente la necessità di prendere atto di alcuni cambiamenti radicali, a cominciare da quello traumatico dello scorso anno nel campo della procreazione assistita, con l'ingresso «per sentenza» dell'eterologa anche nel nostro Paese. Ecco allora, come anticipato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l'ingresso nei nuovi Lea della provetta, sia omologa che eterologa: le coppie potranno usufruirne gratuitamente nelle strutture pubbliche, che dunque dovranno attrezzarsi per eseguirle entrambe rispettando i parametri di sicurezza ed efficienza fissati dal ministero. Il che scongiura sì la possibilità di un Far West «privato» della fecondazione artificiale, ma nello stesso tempo apre a non pochi rischi: primo fra tutti, quello che negli ospedali - a secco di risorse e personale - quella sicurezza non sia garantita (vedi lo scambio di embrioni al Pertini). Novità meno problematiche, sempre nel campo della procreazione, il parto con l'anelgesia epidurale (che d'ora in poi dovrà essere offerta alle donne che la richiedono non solo per problemi clinici) e lo Stato lo screening neonatale (ovvero la serie di test effettuati alla nascita per diagnosticare gravi anomalie genetiche che troppo spesso vengono riconosciute tardi, quando intervenire risulta più difficile). Una rivoluzione arriva invece sul fronte della malattie rare, per cui si invocava da anni un intervento del governo: tra le patologie esenti da ticket ne sono state inserite 110, di cui ancora non è disponibile l'elenco. La fine di un incubo per i pazienti, «che come ha ricordato la deputata di area Popolare Paola Binetti, presidente dell'Intergruppo malattie rare hanno già dovuto affrontare sofferenze enormi per ottenere una diagnosi esatta. Ora potranno finalmente accedere alle risorse previste dal nuovo Patto per la Salute e, quindi, all'insieme delle misure socio-sanitarie a cui hanno diritto». Esenti da ticket anche nuove patologie tra cui le broncopneumopatie croniche ostruttive moderate, gravi o molto gravi, le patologie renali croniche, la sindrome da Talidomide, l'endometriosi. E i donatori di organi. Svolta per i disabili gravissimi nel campo delle protesi e degli ausili di ultima generazione: nei Lea vengono inseriti i computer che permettono ai malati di Sla o di altre patologie neurologiche di comunicare e che le famiglie dovevano pagarsi. Andranno assicurati a chi è in condizioni particolarmente invalidanti apparecchi acustici digitali, barelle per la doccia, carrozzine con sistema di verticalizzazione, scooter a quattro ruote, kit di motorizzazione per carrozzine, sollevatori fissi e per vasca da bagno, sistemi di sostegno per il bagno e carrelli servoscala. Tutti «lussi» che finora erano a carico delle famiglie, spesso impossibilitate a garantirli, ma che avrebbero offerto ai malati la qualità della vita senza la quale una patologia diventa fonte di umiliazione. Un tema più volte denunciato su questa pagine. A fronte di tante nuove prestazioni c'è anche la volontà di tagliare gli sprechi. E questa sì è la vera sfida che il Sistema sanitario si appresta ad affrontare d'ora in avanti tra esami di troppo, fiumi di parti cesarei, lungodegenze inutili. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato i nuovi «Livelli essenziali di assistenza» 29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano Pag. 14 (diffusione:69063, tiratura:107480) I consiglieri: devono andare al no profit, la Giunta cambi le regole GIULIA BONEZZI di GIULIA BONEZZI MILANO CAMBIARE le regole stabilite l'anno scorso per la dismissione dei beni «mobili» degli ospedali - arredi, ma anche costose apparecchiature biomedicali e informatiche : lo chiedono alla Giunta lombarda i consiglieri del Pirellone, con l'obiettivo di blindare l'assegnazione delle attrezzature ancora funzionanti a fini umanitari. Come prevede peraltro una legge regionale, sempre del 2014, intervenuta sulla materia (che è disciplinata fin dal 2001 in Lombardia) proprio per facilitare l'accesso gratuito ai beni da parte di enti, associazioni e organizzazioni senza scopo di lucro. L'INTENTO della commissione Sanità è disinnescare certi effetti potenziali di una delibera approvata a settembre dall'esecutivo per definire la nuova procedura. Una procedura che introduce l'obbligo di disporre una valutazione economica delle attrezzature anche quando sono già ammortizzate a bilancio; e lascia ai dirigenti degli ospedali, accanto alla facoltà di donarle direttamente o con l'aiuto della Regione, quella di metterle a gara pubblica «per il residuo valore». Insomma, di venderle. Aprendo una partita diversa, nella quale, osservano i consiglieri regionali in una proposta di risoluzione approvata ieri in commissione, «gli enti di volontariato e con fini filantropici non sarebbero in condizione di competere». E imprenditori «profit», invece, potrebbero accaparrarsi a poco prezzo le attrezzature, sistemarle e rivenderle, realizzando ampi margini. Il rischio è «alimentare un mercato parallelo milionario», chiarisce Angelo Capelli del Ncd, autore della risoluzione che è stata votata da tutti i partiti tranne i 5 Stelle (astenutisi chiedendo più controlli sulla destinazione effettivamente al no profit). Il documento impegna la Giunta a modificare la procedura, imponendo che i beni possano esser messi all'asta solo dopo «un congruo periodo di tempo, non inferiore a 90 giorni», durante il quale l'ospedale dia «ampia pubblicità, anche a mezzo degli organi di comunicazione e di internet» alla disponibilità delle attrezzature; e solo se, in questo intervallo, nessun ente senza scopo di lucro si sarà fatto avanti per averle gratis. «Andiamo a correggere un grave errore commesso dalla Giunta - commenta Capelli - e a rispettare pienamente lo spirito della normativa regionale» che, ricorda, prevede l'obbligatorietà della dismissione gratuita per le apparecchiature già ammortizzate a bilancio. «Noi avevamo sollevato questo problema per primi - ricorda Carlo Borghetti del Pd -. Siamo soddisfatti, ma lo saremo del tutto solo quando la Giunta avrà effettivamente modificato le la procedura». [email protected] Image: 20150129/foto/973.jpg SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Vecchie attrezzature degli ospedali«La Regione disinneschi il business» 29/01/2015 QN - Il Giorno - Milano Pag. 15 (diffusione:69063, tiratura:107480) I dati 2014 dell'Asl. La Filcams: serve più prevenzione MILANO SORVEGLIANZA sanitaria nelle imprese, la Filcams Cgil lancia l'allarme. Numeri alla mano. Sì, perché, secondo i dati 2014 raccolti dall'Asl Città di Milano, la gran parte dei giudizi di idoneità emessi dai medici aziendali (e poi impugnati dai dipendenti) va riscritta. Ecco le statistiche nel dettaglio, presentate ieri mattina nel corso dell'assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls): nel 9% il parere del camice bianco di turno viene revocato dall'organo di vigilanza (l'Asl competente per territorio), mentre nel 68% nei casi viene riformato; solo il 23% passa indenne l'esame. Tradotto: più di 3 certificati su 4 vengono rivisti o cancellati, nella peggiore delle ipotesi. Così capita che un'addetta alla panetteria di un centro commerciale venga licenziata a seguito di un giudizio di inidoneità totale emesso dal medico competente sulla base di un'allergia ai farinacei, salvo poi essere reintegrata perché perfettamente in grado di svolgere un'altra mansione. Oppure succede che un'altra lavoratrice del reparto pescheria affetta da osteoporosi venga lasciata a casa perché non più capace di sollevare carichi superiori ai 10 chili di peso. La motivazione: impossibile ricollocarla in un altro posto più adatto alla sua parziale inidoneità. Sono solamente due dei casi di una lunga serie, fa sapere Giorgio Ortolani, segretario della Filcams, la sigla della Cgil che si occupa dei lavoratori di commercio, turismo e servizi: «Ormai la tendenza è consolidata», sottolinea. AFFERMAZIONE suffragata dai dati Asl del 2013, che riportano percentuali del tutto analoghe: 7% di giudizi revocati, 67% modificati e 26% confermati. Non basta. Ortolani parla pure delle patologie in crescita tra i dipendenti della grande distribuzione, come certificato da diverse indagini delle Asl di mezza Italia: «Eppure ragiona il numero uno della Filcams Cgil in tutte le aziende oggetto delle indagini sono presenti uno o più medici competenti che non hanno mai, o quasi mai, segnalato la presenza di malattie professionali legate all'attività lavorativa». Conseguenza: «È ovvio che qualcosa nella sorveglianza sanitaria non quadra». Ecco la ricetta: «Serve più prevenzione da parte delle imprese per anticipare i problemi». Nicola Palma [email protected] Image: 20150129/foto/984.jpg SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Controlli sanitari nelle imprese:«Da rifare 3 giudizi medici su 4» 29/01/2015 Il Secolo XIX - Genova Pag. 17 (diffusione:103223, tiratura:127026) Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi Consegnati 2 milioni di euro a 66 camici bianchi CLAUDIO CABONA «LA PRIMA parte di una lunga battaglia si è chiusa. In Liguria potenzialmente ci potranno essere fra i 3.500 e 4.500 nuovi ricorsi. Sta per iniziare una seconda partita», spiega Enrico Bartolini, presidente dell'Ordine dei Medici di Genova. Nella giornata di ieri sono stati consegnati, come risarcimento, assegni per un totale di 2 milioni di euro a 66 medici liguri che hanno frequentato le scuole di specializzazione post-laurea, ma a cui lo Stato italiano non ha riconosciuto la borsa di studio prevista dalle direttive europee. Una cifra che fotografa un successo ottenuto dopo tre anni di battaglie legali in Liguria, più di dieci in tutta Italia, e che potrebbe creare un effetto domino, portando migliaia di medici a intraprendere la strada legale per veder riconosciuto un loro diritto. Un nuovo fiume di ricorsi che si appresta a rompere gli argini. «I tribunali di tutta Italia, compreso quello di Genova, continuano a dar ragione ai camici bianchi a cui è stata negata la borsa di studio durante la scuola post laurea tra il 1982 e il 2006 - spiega Sara Saurini, avvocato responsabile dell'area legale di Consulcesi - il caso ligure è arrivato a un punto di svolta. Su scala nazionale si prevede che lo Stato, nei prossimi anni, possa arrivare a risarcire oltre 4 miliardi di euro». Il popolo degli ex specializzandi è uno spaccato umano e sociale fatto di sacrifici economici, di rinunce e di mancanza di tutele. E tutto questo nonostante orari di lavoro che potevano anche superare le dieci ore giornaliere. Un caso emblematico è quello di Italo Francesco Borini, chirurgo, 58 anni, che dopo due specializzazioni, una all'ospedale San Martino e l'altra all'Istituto Gaslini, è emigrato all'estero, rendendosi subito conto della differenza di trattamento. «Dopo anni e anni di specializzazioni non retribuite in Italia, sono andato in Francia, in Belgio e anche in America - racconta con amarezza Borini - mi sono sentito un medico di serie b, constatando sin da subito il solco che ci differenzia dalle normative degli altri Paesi. All'estero, per le specializzazioni, ci sono compensi, orari e mansioni precise, questo è uno dei motivi per cui tantissimi giovani si specializzano, ancora oggi, fuori dai confini italiani. Questo risarcimento è una piccola grande vittoria». Anche Emilia Cannata, pediatra, ricorda quegli anni di sacrifici e abnegazione. «Negli anni '80 ho seguito due corsi di specializzazione, passando otto anni al Gaslini - racconta Cannata - per farlo mi sono traferita da Savona a Genova, prendendo una casa in affitto. Lavoravamo senza ricevere compensi, turni anche da dodici ore al giorno, con le stesse mansioni e responsabilità di un assistente regolarmente pagato. Per provare a racimolare qualche soldo diventai guardia medica. Poi a 29 anni sono rimasta incinta, mi stavo specializzando presso il reparto di malattie infettive e dall'ospedale mi dissero: "non hai copertura assicurativa, per evitare infezioni è meglio se per un po' resti a casa". Ecco le condizioni in cui operavamo. Il risarcimento ottenuto, finalmente, mi fa pensare a quegli anni con meno amarezza». Foto: Enrico Bartolini SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ASL RISCHIA DI DOVER PAGARE ALTRI RISARCIMENTI 29/01/2015 ItaliaOggi Pag. 13 (diffusione:88538, tiratura:156000) Il laser più potente del mondo Colpisce per un miliardesimo di milionesimo di secondo ETTORE BIANCHI Si chiama Apollo, è in fase di realizzazione in Francia e sarà il laser più potente del mondo. Gli scienziati stanno lavorando a questo progetto nei sotterranei del Cea, il commissariato dell'energia atomica, tra le mura del vecchio acceleratore lineare di Saclay, che venne smantellato una decina d'anni fa. Lo spazio di lavoro poggia su un pavimento in cemento alto due metri. Esso, spiega François Amiranoff, direttore del Centro nazionale francese di ricerca, permette di avere una stabilità assoluta, ideale per sperimentare nell'ottica di alta precisione. Inoltre alcuni esperimenti possono generare radiazioni pericolose e, per proteggersi, è suffi ciente chiudere le porte di cemento che hanno uno spessore di 5 metri. L'insieme delle installazioni d'Oltralpe è costato circa 50 milioni di euro, stipendi del personale esclusi: la somma comprende invece le spese di funzionamento fi no al 2019. I vari elementi del laser vengono costruiti in pezzi che vengono staccati in vari laboratori della piattaforma di Saclay. Essi con uiranno gradualmente nella grande sala di 700 metri quadrati riservata ad Apollo, che sarà 100 volte più potente del suo predecessore. D'altro canto, ricordano gli scienziati, un laser molto potente necessita di un'area molto ampia. Apollo è classifi cato come laser a elevata intensità: si tratta di concentrare una notevole energia in un tempo molto breve per guadagnare potenza. Ciò avviene attraverso la realizzazione di un fascio di luce omogeneo del diametro di 40 centimetri, che viene amplifi cato in speciali cristalli da parte di laser ausiliari. Questa luce è concentrata contemporaneamente nello spazio e nel tempo per farne un impulso micrometrico estremamente breve. Si parla dunque di qualche femtosecondo, cioè alcuni miliardesimi di milionesimi di secondo: un tempo così corto da poter raggiungere una potenza astronomica di 10 petawatt, l'equivalente di un milione di reattori nucleari. Ciò corrisponde a dieci volte Bella, l'attuale laser più potente funzionante sul pianeta. Gli impulsi di questo laser non possono essere diffusi nell'aria perché eliminerebbero tutti gli elettroni delle molecole incontrate sul loro cammino, facendo un rumore assordante. Perciò la compressione avviene in un grande contenitore sottovuoto, che nel caso di Apollo avrà diversi metri di diametro. L'avvio degli esperimenti è atteso nel 2016. Grazie a questa sofi sticata apparecchiatura, gli scienziati potranno esplorare territori finora sconosciuti nell'ambito dell'interazione fra luce e materia. Si tratta di conoscenze molto preziose soprattutto nel campo astronomico, per analizzare alcuni fenomeni particolari come la nascita delle stelle e i buchi neri. Ma Apollo sarà utile anche nelle applicazioni medicali: è il caso della protonterapia, una forma particolare di radioterapia impiegata nella cura dei tumori. Inoltre sarà possibile creare fonti di raggi X molto brevi e ben controllati, che potranno essere impiegati in medicina, nell'archeologia e nella fi sica dei materiali. Del resto, il laser è ormai ovunque: nelle trasmissioni di dati in fi bra ottica (Internet), nel taglio laser a livello industriale e nella microinformatica, dal cd al dvd. © Riproduzione riservata Foto: I primi esperimenti con il nuovo laser sono attesi nel 2016 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Si chiama Apollo, è in costruzione in Francia e può produrre un fascio di 10 petawatt 29/01/2015 ItaliaOggi Pag. 19 (diffusione:88538, tiratura:156000) Scuole di specializzazione mediche al restyling. Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Stefania Giannini ha fi rmato l'atteso decreto. La durata delle scuole viene ridotta mediamente di un anno. Non esisteranno più percorsi di studio di 6 anni: potranno essere di 3, 4 o 5 anni al massimo. Per diventare chirurghi generali o neurochirurghi, per esempio, serviranno 5 anni di formazione e non più 6. Scuole come geriatria, dDermatologia, oOftalmologia, dureranno 4 anziché 5 anni. La riduzione del percorso di studio riguarda oltre 30 Scuole su 55. È previsto anche l'accorpamento di cinque scuole precedentemente esistenti, mentre due (medicina aeronautica e spaziale e odontoiatria clinica generale) vengono soppresse. Le scuole di specializzazione passano dalle attuali 61 a 55. Gli specializzandi assumeranno una progressiva responsabilità durante il periodo di formazione, soprattutto nell'ultimo anno di corso. Il provvedimento rafforza l'integrazione fra il sistema sanitario e quello universitario. Dopo la fi rma del ministro Giannini ora il decreto passa alla fi rma del ministro della salute Beatrice Lorenzin. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Specializzazioni mediche al restyling 29/01/2015 QN - La Nazione - Firenze Pag. 24 (diffusione:136993, tiratura:176177) «L'ambulatorio è in agonia» «CHE LE PROMESSE della Asl fatte lo scorso settembre ai sindaci della Valdisieve siano state solo un'altra perdita di tempo lo si vede da come è stato condotto l'ambulatorio in questi ultimi mesi. Dal primo giugno al 31 dicembre 2014 all'ambulatorio, che dallo scorso maggio permetteva anche ai pazienti diabetici insulinodipendenti di accedere in due ogni quindici giorni, si sono presentate 27 persone». A dirlo è Marco Passerotti, presidente dell'associazione Diabetici della Valdisieve, in relazione alla riorganizzazione dell'ambulatorio diabetologico della zona. «Di queste persone, tre sono insulino-dipendenti, altre tre in terapia orale e quattro in terapia mista. La somma non fa 27 e degli altri non si sa che fine abbiano fatto. Per certo si sa soltanto che almeno 350 si servono ora dell'ospedale di Borgo San Lorenzo e gli altri si sono indirizzati a Careggi o Torregalli. All'ambulatorio in questo periodo sono andati i diabetologi di Torregalli e quelli di Borgo San Lorenzo e Ponte a Niccheri. Quindi ogni quindici giorni medici ospedalieri venuti apposta a San Francesco a prestare un servizio non rispondente alla vera richiesta. Ragione per la quale, da gennaio, all'ambulatorio diabetologico si presenta solo la dottoressa Baggiore, responsabile della diabetologia della Asl 10, anche se non c'è nessun paziente prenotato». Il riassunto, per Passerotti, è chiaro: «Siamo di fronte all'agonia di un servizio, premeditata e reiterata da una Asl che bada solo a far apparire piuttosto che a rendersi efficiente ed efficace. Ai diabetici della Valdisieve che fanno insulina non resta che aspettare la famosa convenzione con la quale i servizi sanitari territoriali verranno ridefiniti tra sindaci e Asl». Leonardo Bartoletti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DIABETICI A SAN FRANCESCO 29/01/2015 Panorama - N.5 - 4 febbraio 2015 Pag. 30 (diffusione:446553, tiratura:561533) Un nuovo farmaco a base di cannabinoidi si è dimostrato efficace nelle crisi gravi e resistenti alle terapie. (Paolo Papi) Tutto iniziò nel 2012, in Colorado, uno dei primi Stati americani a legalizzare la marijuana. Charlotte Figi, cinque anni e affetta da una grave forma di epilessia, riprese una vita quasi normale grazie ai farmaci a base di cannabinoidi Cbd, che presero a circolare informalmente nelle famiglie delle persone colpite da crisi epilettiche resistenti alle terapie tradizionali. Oggi siamo alla fase finale, all'ultimo trial clinico, quello che viene effettuato su un campione vasto di pazienti prima della messa in commercio del farmaco: l'Epidiolex, costituito al 98 per cento da cannabidiolo puro e privo di Thc (la sostanza stupefacente) potrebbe essere messo presto in vendita negli Stati Uniti e in Inghilterra. E, successivamente, in altri paesi tra cui l'Italia. Una speranza per quel 20-30 per cento di pazienti con epilessia grave e farmaco-resistente: nel nostro Paese sono 100 mila persone su un totale di 350 mila con questa malattia (lo 0,6 per cento della popolazione). «Bisogna avere tutte le evidenze scientifiche, ma i test sugli animali e le esperienze cliniche sulle sostanze a base di cannabinoidi Cbc sono incoraggianti: il farmaco potrebbe costituire un valido aiuto» conferma Antonino Romeo, uno tra i massimi esperti italiani di epilessia nell'età evolutiva e direttore del Centro regionale per l'epilessia e neurologia pediatrica dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il rischio semmai è un altro, ora che il farmaco non è ancora sul mercato e crescono le aspettative: il fai-da-te, ossia genitori di bambini epilettici (e nei quali le cure tradizionali non funzionano) che si organizzano da soli e si fanno preparare la sostanza dal farmacista «amico». «Questi prodotti sono comunque medicamenti e vanno somministrati a dosi adeguate, sotto il controllo di un esperto in epilettologia e in farmacologia» conclude Romeo. (Paolo Papi) Foto: 20-30 per centO dei pazienti Con epiLessia resistente ai farMaCi. Foto: In Italia 350 mila persone soffrono di epilessia. Ogni anno ci sono 25 mila nuovi casi, tra cui soprattutto bambini e adolescenti. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 29/01/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La cannabis che cura l'epilessia