L`animale che dunque sono
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L`animale che dunque sono
L'animale che dunque sono - J. Derrida Ipotesi: l’animale reagisce, manca di riposta -> ontological gap Derrida [D]: è necessario riscrivere il rapporto tra risposta e reazione, per tutti i viventi l’animale è come il testo [Platone]: non risponde L’Altro, l’an-umano (Dio o animale che sia) è l’elemento razionale dispensable affinché l’uomo si riconosca come tale, come soggetto l’Io è il proprio mancante dell’uomo: “chi sono?”, si chiede proprietà umana come mancanza di proprietà p.19 uomo: animale mancante di sé (Nietzsche) mito di Prometeo: la mancanza di proprietà è ciò che eleva l’uomo al di sopra della Natura -> tecnica Heidegger [H]: "l’animale ha tempo?” - anziché chiedersi se abbia parola disamina del rapporto col mondo per capire che cosa sia l’animale che cos’è il mondo? - animale povero di mondo D. “animale” in opposizione negativa a “uomo” l’animale diviene "tutto ciò che non caratterizza l’uomo" -> a-logon coniato il neologismo animot mantenere la pluralità del regno animale [francese: leggi animaux] (in opposizione all’omologazione del singolare, animale, tutto ciò che non è uomo) Chimera contro l’esemplificazione del confine uomo-animale ricordare che si tratta solo di una parola, di un termine facoltà di nominare è tipica dell’uomo, designa l’ente in quanto tale animale non cosciente della nudità (=incosciente del bene e del male) paradosso: animale: nudo, eppure in condizione di non-nudità (non ne è consapevole) uomo: vestito, eppure in condizione di nudità (egli sa di essere nudo) esplorazione della vergogna, e della vergogna di vergognarsi -> pudore l’uomo è presso l’animale - l’uomo segue l’animale: l’animale viene prima rimprovero a filosofi e teorici: guardano l’animale senza prendere in considerazione lo sguardo che l’animale rivolge loro (Genesi) L’uomo nomina l'animale, mentre Dio lo osserva finitezza di Dio l’uomo segue l’animale nel tempo della creazione; è con l’uomo, tuttavia, che nasce il tempo nominare l’animale = sacrificare l’animale = avere l’accesso a Dio sacrificio dell’animale esemplificato nello sfruttamento industriale contemporaneo Benjamin, Heidegger tristezza ed ebetitudine dell’animale: esso non possiede il linguaggio animale triste per essere stato nominato ricevere un nome significa sapersi mortale, votato alla morte D. Genesi, il dovere della verità (verità come svelamento, aletheia); nascondere la verità = errore, colpa, male uomo animale autobiografico: l’io si ripiega su se stesso, per percepirsi autobiografia luogo in cui l’uomo può svelarsi, rivelare i fatti, la verità Domanda: il nascondersi animale può preludere a una forma di pudore? Bentham: “Can they suffer?" primo filosofo a chiedersi se l’animale possa soffrire, anzichè chiedersi se abbia il logos (tradizione cartesiana) viene presa in esame, la passività, il non-potere; animale e uomo condividono per la prima volta una proprietà, quella della finitezza, della fragilità, dell’angoscia limitrofia: indagine di ciò che sta ai limiti, che vive sui e grazie ai limiti -> complessità del limite (cfr. animot) Derrida su Descartes nel dubbio iperbolico, è il primo filosofo a sospendere la nozione di uomo come “animale razionale" ciononostante, per quanto l’animale sia simile all’uomo nei comportamenti (animale-macchina, automa), non può dire che abbia sentimenti esso non risponde, possiede ‘un’evidente mancanza’ ‘io sono’ non segue dall’esistenza, bensì dal pensiero - ‘io penso' Derrida su Kant l’uomo deriva l’essenza del proprio Io dal potere sull’animale “L’ ‘io penso’ che deve accompagnare tutte le rappresentazioni è questa autoreferenza come condizione del pensiero, come lo stesso pensiero; ed ecco il proprio dell’uomo, ecco ciò di cui l’animale sarebbe privo.” nascita della società imprescindibile dall’addomesticamento dell’animale l'autodeterminazione è ciò che rende l’uomo degno, non mercificabile mancanza di autodeterminazione animale = mancanza di dignità giustificato il sacrificio, la violenza (tradizione giudaico-cristiana -> cartesiana -> kantiana) Critica di Adorno: l’idealismo, denigrando il materialismo, denigra l’animale carattere maschile della sopraffazione Derrida su Levinas malgrado egli designi il soggetto in virtù del rapporto con l’altro (volto), l’altro non è mai l’animale l’animale non risponde = non è responsabile = non è una persona (volto) = non muore Derrida su Lacan Lacan: opposizione reazione (regno animale) - risposta (regno umano) D: la linea di confine è meno marcata e chiara di quanto si voglia far sembrare (cfr. animot) Lacan: l’animale finge, ma non sa fingere di fingere innocenza originaria, precedente al concetto bene-male Animale/Dio (an-umano) come fondamento dell’uomo, l’Altro più lontano D: labilità logica della distinzione finta - finta della finta labilità logica della distinzione lasciare tracce - cancellare tracce Derrida su Heidegger H: l’ ‘in quanto’ è la determinazione essenziale della struttura del mondo l’animale non conosce la cosa in quanto tale, quindi è povero di mondo la finitezza è una caratteristica comune all’uomo e all’animale, non alla pietra [la pietra, non vivendo, non è assoggettata a limiti temporali] la finitezza animale è però diversa da quella dell’uomo per definire l’animalità dell’animale, è necessario indagare la vitalità del vivente “l’animale muore” (vivente) [NB: Heidegger dice che l’animale ‘crepa’, non ‘muore’] <-> Dasein (uomo; esistente, non essenzialmente vivente) privazione “L’animale è ‘privato’ e questa privazione implica che abbia una capacità di sentire: ‘sentirsi povero’.” “Dire dell’animale che è povero di mondo è mostrare che ha mondo." l’animale domestico vive con noi, ma noi non viviamo con lui noi siamo con lui, non esistiamo con lui (con-essere, non con-esistere) l’animale vive, non esiste ( ≠ Dasein) Capacità dell’uomo di 'lasciar essere’ condizione necessaria per la conoscenza oggettiva, rapporto con ‘l’in quanto tale’ assente nell’animale “La mia presenza serve solo a rilevare ciò che la cosa sarà in mia assenza." D: Nietzsche direbbe che non v’è un rapporto completamente oggettivo con l’ente in quanto tale, v’è sempre una qualche prospettiva; in tal senso, la privazione dell’uomo si avvicinerebbe a quella dell’animale, in un continuum difficilmente divisibile