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WWW.FAILPBRESCIA.IT [email protected] VIA M. DUCCO, 42 – 25123 BRESCIA TEL/FAX. 030-3099815 G I O R N A L I La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori "Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento". è una festività mondiale celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte. La festa ricorda le battaglie operaie, in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. L'origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor ),a New York il 5 settembre 1882 . Due anni dopo, nel 1884 , in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale come data della festività il primo maggio. Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA ) e conosciuti come rivolta di Haymarket . Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l'assembramento sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell'ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell'Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime. In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo. SOMMARIO N F O B A I L P R E S C I A • RSU – RSA “Essere, o non Essere, questo è il dilemma” • SDP “Il Blocco continua...” • SERVIZI POSTALI “Cosa bolle in pentola...” • ART. 18 “Tante belle novità dalla Fornero” • ESODATI “Scandaloso il governo italiano” NOTIZIARIO N°1 ANNO 15 MAGGIO 2012 RSU – RSA “Essere, o non essere, questo è il dilemma.” Una delle questioni su cui si stanno incentrando le controversie fra sindacati é sicuramente l'elezione delle RSU-RLS. Sappiamo infatti che il mandato di queste ultime scadevano a fine 2011 e che le nuove elezioni erano da concordarsi. La SLC CGIL ha pero' cercato di forzare i tempi per andare subito ad elezioni questa primavera , ricevendo cosi' un netto rifiuto dalla SLP CISL & C. che decidono di disdettare il protocollo d'intesa sulle RSU/RLS e di tornare alle “obsolete” RSA. A questo punto c'e' da chiedersi :“quali sono le differenze tra RSU ed RSA?” RSU vuol dire Rappresentanza Sindacale Unitaria. Il modello delle RSU è relativamente recente (risale agli accordi del 1993): ed é un modello sindacale “espressione di tutti i lavoratori” e forma con le elezioni. I componenti delle RSU sono eletti su liste del sindacato ma possono anche essere non iscritti ad alcun sindacato. Chi è eletto nella RSU, dunque, non è un funzionario del sindacato, ma un lavoratore che svolge un preciso ruolo: rappresenta le esigenze dei lavoratori senza con ciò diventare un sindacalista di professione . La RSU svolge il suo ruolo a tempo determinato. Infatti, rimane in carica tre anni, alla scadenza dei quali decade automaticamente e si devono fare nuove elezioni. L'RSA ( Rappresentanza Sindacale Aziendale) è invece eletta dagli iscritti del singolo sindacato e/o designata dall'organizzazione sindacale. Come potete capire, la differenza è sostanziale. La RSU risponde a tutti i lavoratori del proprio operato, mentre la RSA si confronta esclusivamente all'interno della propria Organizzazione Sindacale,( un rappresentante del rappresentante per essere chiari!!!) .Gran parte delle funzioni delle due rappresentanze sono simili ma esistono due fondamentali differenze: l' RSU, essendo eletta da tutti i lavoratori, ha la rappresentanza generale dei lavoratori e partecipa alla contrattazione aziendale, l' RSA, essendo eletta soltanto dagli iscritti, tutela soltanto gli iscritti a quel singolo sindacato e non è titolare della contrattazione aziendale. A questo punto sono chiari gli intenti della SLP CISL e company , ovvero quello di rappresentare soltanto chi paga una tessera e non assicurare gli stessi diritti a tutti i lavoratori, una sorta di invito forzato:” se non ti tesseri sei senza rappresentanza!!” ,(tutela). Sicuramente non un bell'esempio di democrazia questo!.Oltretutto il ritorno all'RSA comporterebbe “l'estinzione “della figura RLS (Responsabile per la sicurezza sul lavoro), importantissima nei luoghi di lavoro dove i lavoratori svolgono la propria attivita' in situazioni non sempre “sicure”. L' RSA e' dunque a nostro parere, una figura inutile ,non avendo potere di contrattazione a livello territoriale e creando un vuoto di rappresentanza tra i lavoratori. Una figura che creerebbe altre disuguaglianze tra lavoratori che ,in questo momento di riorganizzazioni e cambiamenti nell'azienda, devono essere piu' uniti che mai. Tornando alla questione della “rappresentanza”, non fatevi ingannare da chi dice che RSU ed RSA sono la stessa cosa , la scelta e' chiara :l' RSU e' un modello democratico , l' RSA e' un modello demagogico!! “La differenza tra una democrazia e una dittatura è che in una democrazia prima voti e poi prendi le decisioni; in una dittatura non devi perdere tempo a votare!” by Marco Mattei SDP “Il blocco continua...” SDP (Service Delivery Platform ) è l'acronimo della nuova piattaforma informatica adottata da Poste italiane soppiantando la vecchia PGO. L’architettura centralizzata di Poste Italiane “in the Cloud” (targata Ibm e Hp) offre alcune opportunità ma presenta anche seri rischi. Si fa un gran parlare di "Cloud Computing" di questi tempi, ma cosa vuol dire di preciso e dove si trova? Cloud Computing significa semplicemente gestire esternamente (online) le applicazioni e le attività, invece che all'interno delle tue quattro mura. I vantaggi non sono pochi ma, il difetto principale e che se il server centrale ha problemi, tutti gli uffici collegati con il loro data base , non potranno fare alcuna operazione. Questo perchè se si è “in the cloud” tutto è accessibile solo via Internet. Il sistema si è bloccato in vari punti perché il bug si è propagato. Ciò succede quando i software sui sistemi periferici non godono di autonomia, bensì funzionano connessi via Rete al “cervellone” centrale. I tecnici sono a lavoro per capire se si tratta di un problema di rete o di software. Ma è l’intera infrastruttura digitale che non va bene. In pratica, è che a controllare il sistema di monetizzazione dei pagamenti e tutti i dati relativi a utenti e servizi digital è una sorta di “maxi cervellone” che collega server, piattaforma, data-base e in generale tutti gli oggetti che servono all’informatizzazione. Succede che la memoria spesso si intasi e crei dei rallentamenti in tutto il sistema operativo generando errori e disservizi che nessuno è in grado di risolvere tempestivamente. POVERI IMPIEGATI!!! “Il problema è che è stata progettata male l’intera infrastruttura digitale e c’è una cattiva comunicazione tra i data-base e il server. Da tempo sono in corso indagini per ottimizzare l’infrastruttura, ma quello che servirebbe è una rigenerazione dell’intero progetto per il quale sono stati spesi un sacco di soldi, solo che come spesso accade nessuno vuole prendersi la colpa e quindi si procede mettendo delle pezze… solo che sapete come si dice, no? Si tappa da una parte per fare un buco più grande dall’altra!” . Massimiliano Faccio ART. 18 “Tante belle novità!” In commissione Lavoro al Senato sono circa 800 gli emendamenti presentati sul ddl di Riforma del Mercato del Lavoro. Circa il calendario dei lavori, rispetto a quanto inizialmente previsto, "sarà difficile iniziare a votare gli emendamenti il 30 aprile" a causa delle difficoltà della commissione Bilancio a esprimere per quel termine i pareri necessari. Si verificherà dunque uno slittamento dei tempi. Sull'articolo 18 potrebbero arrivare novità sui licenziamenti disciplinari e economici. Verso ritocchi all'art.18 sul fronte dei licenziamenti disciplinari, limitando i poteri dei giudici, e modifiche alle norme che rischiano di introdurre minori tutele durante l'appello per i lavoratori licenziati … segue p.3 ART. 18 segue da pag.2 “Tante belle novità!” Ad oggi il nuovo Disegno di Legge distingue tre macro regimi sanzionatori applicabili, in relazione ai vizi del licenziamento. 1. La natura discriminatoria o illecita, cioè se sei di colore, mussulmano, ecc. 2. L’inesistenza del giustificato motivo soggettivo o della giusta causa, cioè per motivi disciplinari gravi o gravissimi 3. L’inesistenza del giustificato motivo oggettivo (delle ragioni economiche). È qui che si trovano le modifiche più rilevanti della proposta originaria del Governo e poi smussate nel Disegno di Legge. Nel testo all’esame si legge che quando il giudice accerta «che non ricorrono gli estremi» del giustificato motivo oggettivo, dichiara risolto il rapporto con effetto dalla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità da 12 a 24 mesi. Tuttavia se il giudice dovesse ritenere «la manifesta insussistenza del fatto posto alla base del giustificato motivo oggettivo» potrà (attenzione: potrà e non dovrà) reintegrare il lavoratore e condannare al risarcimento (con il limite delle 12 mensilità). Ma poi, fanno bene i lavoratori ad affidare ai giudici la tutela dei loro diritti? Ma la nostra impressione è che questo stato di cose serva solo ad arricchire gli avvocati e costringa i giudici ad occuparsi di controversie che potrebbero benissimo essere risolte in altro modo: ad esempio stabilendo un prezzo adeguato per la possibilità di licenziare, quando ovviamente il motivo non sia discriminatorio e il lavoratore non abbia commesso colpa grave. In ogni caso, se davvero la disciplina attuale dei licenziamenti fosse posta a protezione di un diritto fondamentale della persona, come può ammettersi che questa protezione sia affidata alla roulette russa che si attiva con l’assegnazione casuale dei processi a giudici così diversi tra loro per tempi e orientamento della decisione? “Dulcis in fundo” il nuovo decreto che non sappiamo quando e se verrà approvato ha perso per strada la revisione della disciplina del licenziamento individuale del pubblico impiego. A stare a quanto prevede un’intesa raggiunta tra il ministro Filippo Patroni Griffi e le organizzazioni sindacali confederate “ cgil-cisl-uil” ai dipendenti pubblici continueranno a essere applicate, in caso di recesso dal rapporto di lavoro, le regole vigenti. Pertanto, se il giudice adito dovesse ritenere ingiustificato il licenziamento potrà ordinare solo il reintegro nel posto di lavoro. Questa regola dovrebbe essere inserita in un disegno di legge delega a modifica di taluni aspetti della riforma Brunetta, riportando importanti materie nel dominio esclusivo di quella contrattazione collettiva il cui ambito era stato ridotto e orientato nei provvedimenti del governo precedente. Eppure l’articolo 2 del disegno di legge Fornero indicava, in materia di licenziamento, un percorso diverso, laddove prevedeva che le disposizioni contenute nel disegno di legge, costituissero “principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni”. Ma come ! La legge non è uguale per tutti in questo paese? Si vogliono creare due classi di lavoratori: quelli che si possono licenziare ingiustamente, “lavoratori privati” e chi invece difronte al giudice se la cava con la reintegra “lavoratori pubblici”. Ovviamente la cosa non poteva passare inosservata. Persino i grandi quotidiani che non hanno ancora smesso - nonostante tutto - di reggere la coda a Mario Monti se ne sono accorti e lo hanno fatto notare. Così, colto in castagna, nei giorni scorsi, Patroni Griffi ha brandito carta e penna e ha inviato una lettera, pubblicata il 6 maggio, nella quale spiega i motivi della scelta compiuta e dà conto degli argomenti a sostegno. A volerne commentare sinteticamente il contenuto si potrebbe parlare di un evidente tentativo di arrampicarsi sugli specchi, ma noi della FAILP che siamo più cattivi diciamo soltanto:leggete le cretinate che si inventa questo ministro “tecnico” che dice “i dipendenti pubblici sono diversi da quelli privati, tanto che i primi hanno più doveri dei secondi “perché servono la nazione e non un singolo imprenditore”, cose dell'altro MONDO!!! Proprio così. Ma non è finita... segue p.4 Orari apertura sede: dal lunedì al sabato 16-20 mattino rivolgersi al 320 1916531 ESODATI “Macelleria Sociale.” Mercoledì 08 maggio 2012 ci sarà il confronto tra il ministro Elsa Fornero e i sindacati sul tema dei cosiddetti esodati. Riterremmo opportuno che l’emanazione del decreto avvenisse dopo il confronto con le parti sociali per evitare il rischio di sottovalutare il problema o di commettere errori. In verità le notizie che ci giungono non sono delle migliori. Ebbene il ministro avrebbe già costruito ad “hoc” un decreto che a detta di molti risulterebbe già privo delle dovute soluzioni per aiutare e permettere ai tanti esodati prossimi e futuri alla pensione di tirare un sospiro di sollievo. Noi della Failp in merito alla questione abbiamo fin dal principio: era il 04 dicembre 2011 quando fu emesso il decreto “Salva Italia”, contestato e combattuto questa penalizzante legge. Sarebbe necessaria una soluzione strutturale, non limitata ai primi 65 mila casi per i quali è già prevista una copertura finanziaria, ma anche su questa abbiamo dei dubbi. Invece si dovrebbe non legarsi ad alcun numero, ma prevedere clausole di adeguamento automatico delle risorse che siano in grado di coprire le necessità che derivano dai numeri reali dei lavoratori che sono rimasti intrappolati, cioè senza stipendio e senza pensione. Occorre ricordare che questa platea comprende lavoratori in mobilità, lavoratori che si sono licenziati individualmente dalle piccole imprese, esodati da Poste, Eni e Telecom, lavoratori della scuola e persone che continuano a versare contributi volontari per il raggiungimento della pensione. Così come non va dimenticato che esistono casi di lavoratori che hanno maturato i quarant’anni di contributi e che, a causa dell’aggancio all’aspettativa di vita, non riscuotono l’assegno pensionistico per uno scarto di pochi giorni o settimane. SCANDALOSO L'ATTEGGIAMENTO DEL GOVERNO ITALIANO. Nino D'Angelo Mod. 730 Unico Ise Isee 2012 Consegna entro il 20.06.2012 ART. 18 “Tante belle novità!” segue da pag.3 Ci stavamo ancora interrogando sulle sue parole, quando il titolare della Pubblica amministrazione ci appioppa un’altra considerazione shock. “Mentre il datore di lavoro privato - scrive Patroni Griffi con un formalismo troppo ingenuo per non apparire ingannevole - ha il diritto di pagare di tasca propria un lavoratore licenziato anche ingiustamente anzi che riassumerlo, questo non vale e non può valere per lo Stato”. Tali affermazioni, tuttavia, non sono soltanto temerarie sul piano politico, ma anche del tutto infondate su quello tecnico-giuridico, in quanto nel disegno di legge Fornero è sempre prevista la possibilità di ricorrere al giudice, al quale compete comunque la scelta, nei casi previsti, di sanzionare il datore o con il reintegro o con la corresponsione dell’indennizzo (poi ridotto - si fa per dire - nel caso di licenziamento economico a un range compreso tra 15 e 24 mesi). Inoltre, nessuno ha mai messo in discussione che le regole del recesso per motivi economici, indicate nel disegno di legge, non dovessero valere automaticamente nel pubblico impiego, per ovvi motivi di diverso contesto e per il fatto che è già prevista una disciplina specifica per le amministrazioni pubbliche, ancorché non applicata. Inoltre, escludendo il caso del licenziamento discriminatorio, il problema si pone, anche nel pubblico impiego, solo alla fattispecie del licenziamento disciplinare, per la quale veramente non si comprendono i motivi che impediscono di adottare la “soluzione tedesca” anche per i dipendenti pubblici, in analogia con quanto previsto per quelli privati. È a questo punto che il ministro cala l’asso: se i dirigenti pubblici potessero essere licenziati previo indennizzo come i privati - secondo Patroni Griffi - i padri costituenti si rivolterebbero nella tomba e verrebbe esposta “la dirigenza all’arbitrio del politico di turno (e le casse pubbliche a qualche problema)”. Ma come? Non c’è sempre di mezzo un giudice? O forse il ministro pensa ancora che la “soluzione tedesca” non si applichi al licenziamento cosiddetto economico (la cui normativa, comunque, non varrebbe in alcun modo per pubblici dipendenti)? Insomma, un grande pasticcio. Intanto, corre voce che il voto del Senato sulla riforma Fornero slitti in avanti dovendo cedere il passo, in Aula, al disegno di legge costituzionale sul riordino della governance della Repubblica, onde consentirgli di ottenere la doppia lettura entro la fine della legislatura. Speriamo che ciò avvenga e che rappresenti un primo segno del destino di questo provvedimento. Se dovesse finire su di un binario morto risparmieremmo non pochi problemi al futuro di questo sventurato Paese. Massimiliano Faccio – Nino D'Angelo SERVIZI POSTALI “Cosa bolle in pentola.” Il 17 aprile 2012 Poste Italiane con la sua bella faccia di bronzo che ormai la contraddistingue, annunciava esuberi per 1750 unità in 5 regioni italiane (Piemonte, Emilia – Romagna, Marche,Toscana e Basilicata). Appena qualche giorno prima si congratulava con i propri dirigenti per l'ottimo risultato conseguito con il progetto 8/20 e la piena funzionalità dei servizi postali “clamorosa bugia!!!” viste le condizioni in cui versano i CPD e i CMP. Oggi molte domande andrebbero indirizzate a Poste Italiane tra cui: • • • • Se il progetto 8/20 è perfettamente riuscito, perchè si vuole tagliare il personale in queste regioni? Perchè si prospetta nel corso del 2013 una colossale “mattanza” esuberi pari a 12.000 unità in tutta Italia? Perchè nonostante utili per 846 milioni di euro Poste si inventa “la nuova evoluzione dei servizi postali o meglio l'involuzione?” Perchè Poste vuole tagliare la “coda/lavoratori” e non la “testa/dirigenti” che sono i veri responsabili dei ripetuti fallimenti delle “evoluzioni-involuzioni” dei servizi postali in questi anni? Sarà, ma dopo pochi giorni le OO.SS. Convocate dal presidente e dall'A.D. hanno stabilito che fino al 15 giugno non saranno effettuati tagli al personale. Questo dev'essere l'inizio di un lungo braccio di ferro contro Poste Italiane per ottenere il maggior numero di risultati utili ai lavoratori per migliorare la propria condizione economica e lavorativa . Le OO.SS. devono svolgere una volta per tutte il loro compito nel pieno dei propri poteri senza scendere a compromessi con un'Azienda, che ha fatto ben capire che ” la troppa confidenza induce in mala creanza.” Bisogna ottenere il massimo risultato che non sarà certo uno sconto sugli esuberi . Nei prossimi giorni ne vedremo delle belle! Nino D'Angelo LA “CASTA” ALLE POSTE! I conti in tasca a chi si è appropriato in larga parte dei benefici della riorganizzazione aziendale! QUANTO COSTIAMO ALLE POSTE NOI DEL PERSONALE? (Costo medio = stipendi + contributi + imposte) 40.600 euro QUANTO COSTANO INVECE I DIRIGENTI ALLE POSTE? (Costo medio = stipendi + contributi + imposte) 220.000 euro 5 VOLTE PIU' DI NOI MARTIRI DEL LAVORO POSTALE!!!